OLTRE LA RECENSIONE

OLTRE LA RECENSIONE

Riflessioni su “Playing love” di Moloko Blaze

Abbiamo deciso di offrire due approfondimenti ad un romanzo che sconfina in molti modi e per questo ci è sembrato interessante analizzarne alcune tematiche. Un libro non solo erotico, ma neppure non solo un romanzo d’amore. Una rinascita condensata da mille sfumature che Paola Pegurri e Annalisa Sinopoli hanno voluto raccontare mediante due punti di vista su argomenti complessi che l’autrice propone in questa storia potente.

LA VIOLENZA SULLE DONNE di Paola Pegurri

Quando una donna è vittima di violenza, fisica o psicologica o entrambe dal proprio partner, spesso non è consapevole di essere una vittima perché vive in una condizione di isolamento ideologico e sociale. Jolene, la protagonista di Playing Love, subisce la violenza nel silenzio della sua casa e nell’indifferenza generale della sua famiglia. Crede di esserselo meritato quel rimprovero, dapprima assurdo poi giustificato; o quello schiaffo che arriva all’improvviso e fa bruciare la guancia e ingoiare senso di colpa e sangue.

Quando Jolene incontra Rhys, un attraente e magnetico fotografo di celebrità, si è liberata del peso delle aggressioni e ha iniziato il lungo processo di empowerment: ha riacquistato un briciolo di autostima, ha ripreso il controllo della sua vita, ha un lavoro che la rende indipendente, ha preso coscienza di sé e delle sue capacità. Ma è ancora fragile, debole, insicura e troppo giovane per sopportare tutto questo da sola. Per Jolene è difficile accettarsi e andare avanti perché, ogni volta che passa davanti allo specchio o cammina per strada, i suoi occhi e quelli degli altri riflettono le cicatrici che deturpano il suo volto. E le ricordano le violenze subite. Ma Jolene è determinata a riprendersi la sua vita, anche se copre il viso con i capelli e si nasconde dietro un lavoro anonimo in un piccolo paese. Con Rhys è subito attrazione fisica, tenuta a freno per paura del contatto, del giudizio, per non dover essere guardata solo per compassione e pietà. Quando si lascerà andare alla passione sarà un sesso spinto, duro e violento quello che cerca Jolene e quello che Rhys le offrirà. Per lei non è voler rivivere le violenze o credere di meritare solo quelle; piuttosto, si tratta di voler invece esorcizzare la paura passando attraverso il dolore per arrivare al brividi del piacere. In questo caso i lividi, i rossori sono esibiti come ricordi piacevoli e senso di libertà; i capelli tirati, i morsi, la stretta alla gola vengono vissuti da Jolene come sensazioni di dolore finalizzate al piacere dell’orgasmo. Adesso è lei a decidere, a controllare il dolore, a sopportarlo, a cercarlo e sa che può fermarlo e fermarsi quando vuole.

E, cosa più importante, il tutto avviene in modo consensuale per arrivare a rincorrere sensazioni di piacere e libertà che le mancavano da tempo.

“Mi sentii femminile, sexy, libera dal senso di colpa, dalla vergogna. Mi sentii donna. Mi sentii sensuale, attraente”.

Jolene proverà anche il sesso romantico con un ragazzo conosciuto durante il suo viaggio alla ricerca di sé; ma le carezze, le spinte lente, i movimenti misurati non la soddisfano come gli incontri con Rhys; avere i polsi bloccati, essere intrappolata e non potersi muovere, vedere il desiderio di possesso negli occhi di Rhys durante i loro incontri di sesso spinto la ripagano di tutto. Anche perché Jolene si renderà conto di poter finalmente amare e fidarsi di un uomo. E quando accadrà non sarà solo istinto e passione ma puro amore.

A questo punto diteci, voi quale sesso preferite? Quello romantico, tantrico o quello passionale e istintivo o magari un mix di tutte e due?

TEMA DEL VIAGGIO di Annalisa Sinopoli

Se apriamo il dizionario e cerchiamo il significato della parola viaggio leggeremo una moltitudine di definizioni, che partendo dal concetto di spostamento virano poi a quelle più simboliche accostabili ad esperienze di tipo formativo e fonte di emozioni: itinerario, pellegrinaggio,cammino…

Una parola che racchiude in sé quindi molti significati a seconda di come lo si vive, lo si interpreta e delle motivazioni che spingono ad intraprenderlo.

Fuga? Pausa? Scoperta? Raggiungimento di un obiettivo?

A volte può essere tutte queste cose insieme.

È questo il caso della protagonista dell’ultimo lavoro di Moloko Blaze, Playing Love, che riprende le vicende del bello e tormentato fotografo Rhys Aglukark, già conosciuto in Playing Time, introducendogli accanto un nuovo personaggio, Jolene.

Una ragazza che nonostante i suoi 25 anni deve ancora capire chi è e cosa desidera, guidata dalla paura per quasi tutto il corso della sua vita.

Moloko Blaze ha mostrato in questo lavoro la capacità di fondere due generi, che è capace di vestire perfettamente attraverso la sua penna, creando una ricetta contenente entrambi in perfetto equilibrio.

Motivo per cui tratteggia una protagonista talmente imperfetta, insicura, e inesperta da renderla distante sia dagli stereotipi del romance che da quelli dell’erotico.

Jolene inizia il suo percorso nel romanzo come una creatura per niente romantica, al contrario è scontrosa e scostante e tanto meno incarna la sensualità e la seduzione tipiche delle protagoniste che fanno dell’eros il loro punto di forza.

Eppure al termine del libro diventerà una donna più consapevole sia dal punto di vista emotivo che sessuale grazie ad un viaggio che non sarà solo fisico.

Non mi ero mai sentita così prima del viaggio, ma cominciavo a comprendere che la mia paura talvolta era anche la mia forza. Forse sarebbe bastato incanalarla nel modo giusto. Li ringraziai, li salutai e misi in moto con un’altra esperienza che avrei custodito per sempre nel mio cuore.

Un passato difficile, fatto di dolore e paura, scolpite sul viso come un marchio a ricordarle di non meritare di essere felice,  decide di realizzare un sogno giovanile rimasto irrealizzato, ma che si rivela in realtà molto di più di questo.

Mi lasciai trasportare dalla musica , i pensieri ad affastellarsi come libri di fronte a una porta d’uscita. Avrei dovuto sentirmi libera, invece mi sembrava di avere decine di catene addosso a tenermi ferma: mia madre, mio padre, Bobby, i Donovan. Zavorre che mi avrebbero portato a fondo se non me ne fossi liberata.

Per liberarsi della zavorra a volte bisogna tentare di prendere il volo.

Un volo che Jolene avrà il coraggio di intraprendere da sola per conoscere finalmente sé stessa, mettersi alla prova e concedersi di conoscere che sapore ha vivere.

Un volo che nel libro acquista le sembianze proprio di un viaggio on the road, lungo e variegato a bordo di un camper rosso ciliegia.

Il camper è sinonimo di libertà, nessuna meta prestabilita, nessuna fondamenta a tenerti fermo ancorato al terreno ma solo quattro ruote che ti permettono di muoverti quando e dove vuoi, quando ne senti il bisogno, mete e percorsi da scegliere a piacere sul momento, andando dove la strada ti porta.

Dal Vermont per raggiungere Texas, North Carolina e California incontrando il mare, tramonti che parlano, deserti e canyon.

Queste le tappe di un percorso che diventa per la protagonista un cammino per conoscere e prendere consapevolezza di sé stessa, venire a patti con i propri demoni, fare chiarezza sui desideri per il futuro, sconfiggere la paura.

È un taglio con la propria vita che ti prende di sorpresa durante la lettura, che non ti aspetti è che è testimoniato dalla divisione del libro in due parti che stanno a simboleggiare il prima e il dopo, la cui linea di demarcazione è proprio questo viaggio.

Un taglio così netto e frettoloso tanto che viene da chiedersi perché Jolene prenda una decisione così radicale?

Perché spesso la visione cambia a seconda del punto di vista.

«Forse mi farà guardare le cose da una prospettiva diversa. Da lontano tutto sembra più chiaro, più codificabile. Più risolvibile.»

Ho sempre pensato che viaggiare sia vedere le cose in un’altra prospettiva, influenzati dal respirare un’aria diversa, dall’allontanarsi dalla quotidianità a noi conosciuta, dal vedere posti nuovi e rapportarsi a persone di disparate provenienze.

Lo paragonerei al passare dal vedere le cose in bianco e nero all’indossare lenti colorate.

Jolene ha bisogno di questo, di non vedersi più solo in “bianco e nero”, di osservare sé stessa da un punto di vista differente che non sia l’immagine che, come uno specchio, le rimanda una cittadina di provincia sempre uguale, teatro di un passato che la incatena a sentimenti di paura e insicurezza dovuti a un matrimonio infelice e alla mancanza di esperienze.

Ero sempre io, ma in una versione…“diversa”. Aveva ragione, stavo cambiando. Non nell’aspetto. Nel profondo, come se stessi conoscendo una parte rimasta nascosta anche a me stessa.

Paesaggi e colonne sonore che accompagnano Jolene durante il suo viaggio sono aderenti ai suoi stati d’animo e ai piccoli traguardi che raggiunge, alla sua evoluzione interiore e il lettore ne diventa spettatore diretto come fosse un compagno di viaggio.

Moloko Blaze con lo stile introspettivo che la contraddistingue vi farà sedere al fianco di Joy sul suo camper permettendovi di vivere ogni tappa, ogni chilometro percorso, come fosse una lente che rende la visione più chiara, un pezzetto del suo animo martoriato, forse più del corpo, ricucito.

A volte i confini che racchiudono il nostro quotidiano possono diventare anche delle sbarre, dalle quali bisogna liberarsi proprio allontanandoci da quello che conosciamo.

Secondo Danielle avevo bruciato così tante tappe che in quel momento della mia vita avevo avuto bisogno di mettere tutto in pausa, di recuperare un po’ del mio tempo, del mio spazio, della mia consapevolezza , per capire quale fosse la direzione giusta per me e quali fossero i miei confini, per non confonderli con quelli di qualcun altro.

Viaggiare è un modo meraviglioso di aprire la mente e di imparare,di fare esperienze e di mettersi in gioco, quale scuola migliore del mondo che c’è fuori dalle nostre realtà.

Un po’ la stessa sensazione che si prova leggendo un libro tanto che spesso si dice che leggere è come viaggiare.

E allora concedetevelo questo viaggio con un romanzo che non può essere incasellato in un genere specifico, in cui eros e sentimento si fondono come due colori diversi  fino a non riuscire a vedere dove inizia uno e dove l’altro, dando vita a una tonalità a sé stante, non etichettabile.

Ma il bello del viaggio a volte è proprio questo, godere di sfumature che non ti aspetti.

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