GEOMETRIE VARIABILI di Pitti Duchamp

GEOMETRIE VARIABILI di Pitti Duchamp

Titolo: Geometrie variabili
Autore Pitti Duchamp
Serie: autoconclusivo
Genere: Narrativa, Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Ottobre 2022
Editore: Words Edizioni

TRAMA


Cosa succede se, all’improvviso, vengono meno tutti i punti di riferimento della tua vita?

Viviana, manager in carriera, da un giorno all’altro si trova costretta a fare i conti con tutto ciò che ha lasciato in Italia quando, otto anni prima, è andata via. Soprattutto con la figlia Atena, una dodicenne troppo perfetta per avere la normale vita di un’adolescente, che viene seguita come un’ombra dall’amica Celeste, talentuosa ma troppo ingenua, a sua volta provata dalla perdita della madre e dal rapporto col padre Silvano.

I quattro si trovano così a dover circoscrivere un nuovo concetto di famiglia, perdendo pezzi e guadagnandone altri, ricomponendosi in figure geometriche più solide e sfaccettate. E se la sfortuna, per una volta, lasciasse il passo al destino e a una seconda occasione per essere felici?

RECENSIONE


L’amore concede sempre seconde possibilità.


Il significato di questo romanzo potrebbe racchiudersi in questa frase, un richiamo a pochi ma fondamentali concetti. Da una parte l’amore, da concepire nelle sue estensioni più ampie, ovvero l’amore genitoriale, quello tra marito e moglie, tra amiche, ma anche l’amore verso la vita, verso sé stessi.

Geometrie variabili, ultima opera di Pitti Du Champ, conferma con semplicità la complessa e raffinata sensibilità di un’autrice bravissima, capace di offrire una storia che riassume moltissimi aspetti che segnano la vita di tutti noi, quasi come fosse il percorso simbolico di tutte le fasi che un individuo è chiamato a percorrere durante la propria esistenza: la crescita, l’evoluzione personale, la perdita di chi amiamo, la faticosa elaborazione del lutto, il primo amore, le prime delusioni, i laceranti sensi di colpa, la gioia di poter ricredere alle proprie certezze, il bruciore del tradimento, la rinascita emotiva, il valore incommensurabile dell’amicizia, il complesso universo della famiglia, l’umiliazione sociale, il senso di protezione verso chi ha più bisogno di noi, la solitudine, l’incapacità di amarsi, l’inganno delle apparenze, il pregiudizio e l’incomunicabilità.
Quante emozioni in questa storia così vera, così toccante e autentica, che offre quattro personaggi disegnati ad arte, in grado di rispecchiare le molteplici sfumature della dimensione umana.


«Atena finirà per odiarti se non ti deciderai a stare un po’ con lei. Io e te ormai non cambieremo, ma abbiamo lei a cui pensare. Se non vuoi farlo per me, smetti con le trasferte almeno per lei» le sussurrò Cristiano dopo l’amplesso.


Viviana, Atena e Cristiano. Madre, figlia e padre, rispettivamente. Una famiglia disfunzionale, come tante. Un matrimonio intiepidito dalla distanza fisica e emotiva; il profondo legame di una figlia con un padre amato e sempre disponibile ma, purtroppo, poco in ascolto; un rapporto madre figlia inesistente.  Se si dovesse riassumere in poche parole, una famiglia mancante delle basi, che non riesce a soddisfare i bisogni primari e basilari dei suoi componenti, e che lascia più spazio al conflitto che alla comunicazione, o al senso di protezione e accudimento. Eppure, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, i silenzi e le assenze una famiglia a cui si riesce a volere bene, soprattutto grazie al personaggio di Atena, adolescente orgogliosa e coriacea, capace di odiare la madre quanto di sacrificarsi per proteggere l’amica Celeste.


Amare è da gente forte, e più persone e cose si amano, più si diventa potenti.


Celeste, tanto fragile e insicura, forse il personaggio che intenerisce e commuove di più in questa storia meravigliosa. Accade di commuoversi per le sue paure, il dolore di ragazzina ancora troppo acerba e indifesa per elaborare una perdita troppo grossa per lei.


Il dolore aveva preso così tanto spazio nel suo corpo, che solo il cibo liquido riusciva a trovare pertugi per passare allo stomaco. Era questione di misure.


Accanto a lei, il padre Silvano, “comodo” per il suo stile di vita, le sue leggerezze, il suo amore per una figlia da accudire e poco accudita, il suo amore per le piante. Lo si potrebbe anche detestare, ma Silvano si ama lo stesso, perché tanto ingenuo quanto accogliente.


Celeste scosse la testa. «Se io avessi ancora mia madre non mi staccherei da lei neanche cinque minuti» la rimproverò. «Se io avessi mio padre, idem. Ma non ci sono più, facciamocene una ragione e proviamo a sopravvivere.»


Due adolescenti rimaste prive degli affetti centrali, due adulti incapaci di capirle. Eppure, a volte la vita mette di fronte a noi dei cambiamenti che stravolgono, ribaltano ciò che conoscevamo gettandoci nell’incertezza, prove durissime in grado di spostare sicurezze, e forse per questo così potenti da creare nuovi equilibri, far crescere, evolvere.

Un processo che coinvolge tutti i quattro protagonisti, uniti tra loro da legami sempre più indissolubili, formati da perdite e arricchiti di nuovi elementi: Atena che perderà sempre più strati della spessa corazza imparando a fidarsi del cuore; Celeste che raccoglierà quei pezzi, frammenti preziosi di un nuovo corpo e una maggiore consapevolezza; Viviana che cambierà pelle, divenendo più mamma e compagna; Silvano che imparerà l’arte dell’accudimento verso gli esseri umani, oltre che quello del suo mondo fatto di terra ed esperimenti botanici. Ognuno di loro accorcerà distanze, testerà terreni impervi fino a entrare, ognuno a proprio modo, nella bellezza della vita, aprendo il cuore e schiudendo porte rimaste chiuse.

Le geometrie del cuore è vero variano, non hanno una forma prestabilita, assumono dimensioni e contorni tutti loro, che riempiono spazi lasciati vuoti, innescano incastri anche improbabili ma non per questo meno credibili, fino a creare un universo nuovo, colorato e tridimensionale.


Lei voleva essere al centro del mondo di sua madre. Per una volta si concesse un capriccio.


A rendere questo libro assolutamente sublime lo stile elegante di Pitti Duchamp, esploratrice dell’animo umano come poche, attenta indagatrice del mondo di complicati adolescenti ma anche ingenui adulti. I quattro punti di vista di Atena, Celeste, Silvano e Viviana raccontano con acume ogni tonalità, spigolo, lato, avvallamento della sfera emotiva dei protagonisti.
Un viaggio da non farsi mancare, assaporando ogni pagina, dialogo, parola, silenzio ed emozione.

RUSHMORE di Elle Eloise

RUSHMORE di Elle Eloise

Titolo Rushmore
Autore Elle Eloise
Serie: auto conclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 7 luglio 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


«Mi piaci. Ho tentato di negarlo in tutti i modi ma era come negare l’esistenza del buco dell’ozono. Anche se fingiamo che non ci sia, i ghiacci continuano a sciogliersi. Il livello degli oceani continua a salire. Le terre a ritirarsi. Mi sembra una cosa piuttosto inarrestabile, Big Eyes.»
«Non mi diventerà romantico, Signor Rush?»
«Ci mancherebbe, signorina Eagger.»
Trattenni un sorriso. «Cominciavo a preoccuparmi.»

NEW YORK – 2017
La misteriosa Ophelia Eagger è fuggita da Bath, da Londra, da Rochester e infine da Hollywood, dove era l’assistente personale della star planetaria Chester Mansfield, per approdare nella Grande Mela. Il suo prossimo cliente? Darren Rush, vittima di se stesso e dei propri eccessi, famoso stand up comedian all’alba del successo del suo primo show televisivo, “RushMore”. Dagli inevitabili attriti iniziali alla profonda amicizia che rischierà più volte di incendiarsi in un’intensa passione il passo sarà breve. Tra dirette televisive, interviste indiscrete e red carpet, la giovane britannica e il comico dal cinico umorismo si troveranno al centro dei rumors della scena newyorkese, che finiranno per rivelare la vera identità dell’efficientissima Ophelia. Lei e Darren saranno disposti a gettare la maschera per essere finalmente sinceri l’una con l’altro?

RECENSIONE


Appena le luci illuminarono Darren capii subito due cose: la prima era che lui fosse nato per stare sul palco televisivo. La seconda era che la mia vita lavorativa e quella personale, già in precario equilibrio, avrebbero avuto il colpo di grazia.


Si accendono le luci sul palco, lo spettatore è in trepida attesa, lì per poter vivere una serata speciale.
E il tutto inizia: la musica, le persone sul palco che recitano e interpretano lo spettacolo. Dietro a tutto questo scintillio, a tutto questo movimento di corpi c’è un lavoro che solitamente è reso possibile da un pool di persone, ad eccezione di questo romanzo, dove a dirigere le maestranze vi è una sola persona.

Regista, sceneggiatrice, produttrice, scrittrice, autrice, difficile trovare un’unica definizione per Elle Eloise, che segna il suo ritorno sulla scena letteraria del panorama del self italiano con Rushmore.

Un libro che traccia, senza alcun dubbio, un percorso di crescita personale straordinario, confermando il raggiungimento di una profonda maturità autoriale, uno stile narrativo oramai distintivo e una voglia di sperimentare inarrestabile.
Una combinazione che convince sempre più lettori e addetti ai lavori, come in questa sua nuova uscita, Rushmore, che già dal titolo trasporta nello sfavillante mondo dello spettacolo, tra luci, palchi, camerini e trucchi di scena. Una cornice dorata e intrigante che da una parte consente allo spettatore di evadere, sognare e allontanarsi dalla realtà mentre, dall’altra, farne parte è un’altra questione.
Non è un mistero, infatti, che la dimensione mediatica e l’esposizione che ne consegue nascondino spesso trappole, inganni, stress e bugie. Un mondo al quale appartenere richiede moltissimo in termini personali e di vita privata, e sopravviverci non lascia scelta se non offrire altrettante menzogne, simulazioni che diano un’immagine falsata di sé, performante, di successo per soddisfare le aspettative altrui, congegnando maschere perfette, proprio come accade al magnetico protagonista maschile, Darren Rush.


Lui sorrise e il mio cuore si fermò per un istante. Non avevo mai visto nulla di più bello. Peccato che quel sorriso fosse appiccicato alla faccia di uno stronzo.

Gli occhi avevano una sfumatura blu, molto tenue, come se la sua faccia fosse rivolta verso un cielo nuvoloso piuttosto che essere al cospetto di una decina di riflettori.


Dotato di un fascino indiscutibile, di Darren Rush è impossibile non innamorarsi. Le ragioni? Un’indiscussa bellezza, una voce penetrante e un corpo perfetto che lo rendono senza dubbio un vero uomo. Ma l’irresistibile qualità che gli consente di aggiudicarsi il primo posto sul podio dei protagonisti maschili finora nati dalla penna di Elle Eloise è il sarcasmo graffiante, mordace, così provocatorio da tagliare a pezzi l’ironia e trasformarla in cinismo. Un personaggio seducente che non si può non amare:


«Ti assicuro, signor Rush, che non vivo per prepararti la colazione e per comprare completini un po’ porno…» Mimò le virgolette con le dita. «da Victoria’s Secret per quelle povere menomate che tu chiami amanti. Ho degli obiettivi, io!» «Quali? Diventare una delle mie povere amanti menomate?»


Uno showman dal piglio sicuro, il sorriso ammaliante, un mattatore esperto, abile a tenere la scena grazie a monologhi travolgenti con sublimi battute al vetriolo che si alternano al racconto, rendendolo perfetto nel ritmo narrativo e confermando la bravura e l’elasticità dell’autrice, capace di divertire e divertirsi, sperimentando una vena fino ad oggi inespressa.

Ma dietro ad un sorriso possono nascondersi abissi oscuri, fatti di sofferenza e dolore. La comicità è, spesso, maschera della tristezza, del male di vivere. Quella maschera che si frappone tra l’infelicità e l’apparente allegria, che costringe a mostrarsi nei confronti degli altri.


Erano anni che vivo al buio, meritavo col buio. Lo volevo. Ne avevo bisogno.


Darren Rush è uno stand-up comedian irriverente, acuto, di successo eppure fuori dalla scena non fa mistero di essere un uomo oppresso da minanti sensi di colpa, vittima di dipendenze come droga e alcol (i suoi “lubrificanti sociali”), divenuti per lui rifugio e sostegno per sopravvivere al buio che lo avvolge, rendendolo un debole in balia di una vita pubblica rumorosa, affollata, frenetica.


Se la mia vita fosse stata una canzone sarebbe stata Don’t Stop Me Now dei Queen. Sembrava tutto folle, tutto un gran divertimento, ma raramente avevo l’occasione di fermarmi a pensare davvero a ciò che stessi facendo.


Da qui l’inequivocabile richiamo al geniale titolo dell’opera, Rushmore, che oltre a riferirsi chiaramente al nome dello show in questa prospettiva acquisisce ulteriori significati: più di fretta, oltre che ancora più Rush, ad indicare l’incitazione a premere sull’acceleratore e anche a scoprire di più, andare oltre la superficie. Tutti significati congeniali a quanto il romanzo offre, senza dimenticare che Rushmore è il nome dell’omonimo Monte Rushmore, celebre monumento nazionale situato nello stato del Dakota del sud, una montagna rocciosa imponente in cui sono stati scolpiti i volti di quattro tra i più famosi presidenti degli Stati Uniti. Un riferimento monumentale in senso letterale, che ben si accosta all’altezza sociale del libro, ambientato nel patinato mondo delle celebrity. Con i suoi ritmi, le sue regole e contraddizioni.

Una scenografia narrativa raccontata alla perfezione, ricca di dettagli accurati, scenari fedeli alla realtà che denotano una profonda ricerca da parte dell’autrice, che conferma così la sua inequivocabile passione per il mondo del cinema, con il suo indiscutibile fascino e le sue innegabili deviazioni. Un sistema, quello dello showbusiness, a cui Darren è più avvezzo, ormai assuefatto ad un sistema perverso che ben conosce e che può gestire meglio essendo uomo.
Molto diversa è la faccenda per Ophelia, la sua assistente:


E ovviamente Ophelia Eagger, la mia giovane, fastidiosa ed efficientissima assistente, colei che passava con me quasi sedici ore al giorno senza lamentarsi. Lentamente, stavo imparando a conoscere quello strano garbuglio di riserbo, serietà e vulnerabilità.


Ophelia è l’originale protagonista femminile di Rushmore. Un concentrato di efficienza, pragmatismo, ma anche mistero e fragilità, aspetti ben celati dietro un rivestimento protettivo di freddo rigore professionale. Una giovane donna apparentemente imperturbabile e inscalfibile, attanagliata nel profondo da un alone di segretezza, che la rende un enigma. Chi è davvero Ophelia Egger? “Nessuno – risponderebbe lei – ti basti sapere solo che io sia un’assistente ineccepibile, disciplinata e che non manchi di spuntare la check list ogni venerdì, oltre a far sparire tutte le bottiglie di alcol dalle tasche di Darren!”.

Come darle torto, ma resta il fatto che il suo atteggiamento freddo e meticoloso è severamente messo in discussione da due occhi profondi e sinceri, capaci di scandagliare l’anima di chi li guarda, come accade a Darren.


A parte la sfera lavorativa, per me Ophelia Eagger rimaneva un vero mistero. Era come se avesse calato davanti alla sua faccia una veletta, da cui riuscivo a intravedere solo i contorni sfumati. 


Chiunque di noi ha dei segreti e paradossalmente a stressare non è il fatto di mantenerli piuttosto il vissuto emotivo che suscita dentro di noi quell’esperienza inconfessabile e la percezione di pericolo o vergogna che si attiva nella mente.

Cosa tormenta Ophelia nel profondo? La mancanza di accettazione di un passato che nasconde segretamente ma anche il fatto stesso di possedere un fardello emotivo che la fa sentire colpevole di non essere del tutto autentica, sentendosi così in trappola. Di questo travaglio interiore non farà trapelare nulla, nessuna crepa a intaccare la sua corazza esterna, forgiata ad arte dall’invenzione di un’altra identità.

Tutto sembra funzionare alla perfezione, fino a quando a ingarbugliare mente e cuore sopraggiungono delle pericolose complicazioni, come un risveglio sentimentale quasi istantaneo così intenso da fare paura e l’inevitabile (quanto familiare) senso di riconoscimento in chi, come lei, offre di sé solo un’immagine mascherata.


Eppure, con lui non mi stavo congelando. Al contrario, dentro stava andando tutto a fuoco. Con lui stava accadendo qualcosa, sentivo qualcosa. Sentivo tutto. Erano brividi di freddo che poi diventavano caldi, incandescenti.


Un progressivo scongelamento, seducente e inesorabile, che se da una parte fa riaffiorare in superficie emozioni date ormai per perdute, sotterrate da una coltre di delusioni e paure, dall’altra l’imminente pericolo che lo scioglimento emotivo rischi di travolgere come un’onda anomala. Saper stare a galla diverrà quindi essenziale, soprattutto per chi come Ophelia è troppo fragile per resistere ad un’altra sferzata di dolore, troppo minuta per raggiungere la riva da sola.

A porgerle la mano sarà Darren, che si metterà in gioco in ogni modo possibile, mettendosi al centro di un’evoluzione personale meravigliosa, accogliendo paure, placando il dolore, lenendo ferite ancora aperte, mostrando un amore raro, paziente. Tutto solo per lei, per la sua Big Eyes.


La ragazza che aveva acceso la luce nelle mie stanze più buie.


Darren e Ophelia, così diversi ma così affini, complici, amanti, accomunati da un passato doloroso, pervasi da un senso simile di inadeguatezza e legati dalla passione segreta per la scrittura.

Due protagonisti caratterizzati in modo magistrale, delineati come la luce e il buio che si compenetrano, che dipendono l’uno dall’altra fino a determinare la reciproca esistenza.
“Stelle, nascondete i vostri fuochi! Non lasciate che la luce veda i miei profondi e tenebrosi desideri.”
Un passaggio celebre di William Shakespeare, che tra l’altro riscuote in quest’opera un elegante omaggio da parte dell’autrice. Una frase che racchiude l’intimo significato di come la luce abbia anche il potere di rivelare desideri nascosti, tentazioni a cui non poter resistere, come quelle che si innescheranno tra Ophelia e Darren, e che entrambi cercheranno di combattere per paura di essere sbagliati l’uno per l’altra.

Una giovane donna e un uomo, entrambi adulti, con un vissuto che li ha segnati, coinvolti in una concatenazione crescente di attrazione, curiosità, gelosie, conflitti, innegabile affinità intellettuale ed enigmatici lati oscuri che sarà sempre più complicato gestire, fino a che fare a meno l’uno dell’altra sarà impossibile, fino a che per sopravvivere luce e buio dovranno convivere insieme.


Perché al posto di soffermarmi sulla superficie come il resto del pubblico, avevo provato a indagare oltre la battuta, oltre il sorriso sornione, oltre gli occhi da conquistatore.


Un intreccio emotivo fatto di fraintendimenti, paure, follia che accenderà la miccia di una passione così irrefrenabile da spaventare. Togliersi la maschera sarà l’unica soluzione possibile per oltrepassare la superficie e connettersi totalmente, senza protezione, nudi, fuori dalla propria comfort zone e soprattutto fuori da New York, laddove tutto è iniziato e dove hanno rischiato di andare in pezzi.

Solamente lontani, fuori dalla scena, a riflettori spenti e sipario chiuso sarà possibile raccogliere i frammenti e rimetterli insieme, vedersi davvero ed essere autentici, deporre finalmente le maschere e cedere ogni difesa, con un estremo atto di coraggio, precipitando in volo per rischiare insieme:


Stavamo precipitando, ma l’aria sembrava tenerci sospesi, come se il cielo ci stesse tenendo in braccio. A un certo punto lui girò i palmi e mi strinse entrambe le mani, per poi forzarmi ad aprire le braccia come se fossero le ali di un uccello. Urlai ancora, anche lui gridava, ma di felicità. E rideva, come non l’avevo mai sentito ridere.


Dallo stesso aereo si è lanciata (metaforicamente, sì, anche perché pare che abbia terrore di sport estremi) anche la stessa scrittrice, offrendo questo romanzo bellissimo, con cui ha collaudato nuovi confini di genere, il celebrity romance, e tonalità stilistiche arricchite di una fine ironia che convince e trascina via il lettore.

Rushmore è un romance perfetto, che miscela ad arte diversi livelli di emozioni e sensazioni: evasione, ironia, intensa sensualità, romanticismo. Il tutto arricchito da uno stile di narrazione proprio del linguaggio cinematografico, in cui convivono in armonia sceneggiatura, inquadratura, fotografia, luci, movimenti di macchina, dialoghi, montaggio e colonna sonora. La musica, tra l’altro, è come sempre nei libri di questa autrice protagonista, pervadendo il racconto con accurata coerenza, grazie a sonorità soul come Amy Winehouse, Marvin Gaye, Steve Wonder e Aretha Franklin, che amplificano la percezione dell’ambientazione della Grande Mela.

Un piccolo capolavoro che premia a pieno titolo l’evoluzione di questa talentuosa autrice, che nelle sue storie non manca mai di andare in profondità, toccando con sensibilità e consapevolezza argomenti non semplici, come il meccanismo perverso dello showbusiness e lo spietato mondo dei media, temi quanto mai attuali di cui si occuperà Annalisa, con “Oltre la recensione”, domani.

L’emozione è un ingrediente essenziale della narrazione e se non sperimentiamo emozioni siamo meno coinvolti nella storia, o addirittura la respingiamo.

Leggere le storie di Elle Eloise è un’esperienza emotiva immancabile, perché mediante esse il lettore riesce ad immedesimarsi al suo interno, riuscendo a percepire e, di conseguenza, a comprendere le emozioni dei suoi protagonisti semplicemente perché lo facciamo già nella vita reale. Un effetto potente e straordinario, una magia che permette di reagire al racconto come se ciò che leggiamo, in realtà, stesse accadendo sul serio.

Questa lettura emana un senso di appartenenza da godere ad ogni pagina e comprensibile solo leggendo e, a dirla tutta, mi ha consentito di avverare un sogno, lanciarmi in volo col paracadute, immaginando di urlare di felicità e respirare a perdifiato un senso di libertà estremo, folle. Precipitare con Darren e Ophelia è stato catartico, liberatorio. C’è qualcosa di profondo nello scoprire che puoi superare le tue paure e improvvisamente capisci di aver solo pensato di avere dei limiti.

Auguro a molti altri lettori e lettrici di vivere la stessa meravigliosa esperienza, e continuare a seguire questa inarrestabile penna del panorama del romance italiano, che pare non averne di limiti.

Alla prossima.


Chapeau.

JOEL & SUE di Laura Nottari

JOEL & SUE di Laura Nottari

Titolo: JOEL & SUE
Autore: Laura Nottari
Serie: autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV singolo (Sue)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 6 Aprile 2022
Editore: Words Edizioni

TRAMA


Terreno di caccia: Manhattan, Greenwich Village.
Cacciatrice: Mary Sue Clarke, pasticciera ventisettenne, mamma di due gatti.
Preda: maschio etero di bell’aspetto, da sposare prima dei trent’anni.

Trovare l’amore a New York è più facile a dirsi che a farsi. Durante una festa, però, Mary Sue conosce Jason, giovane, sexy e simpatico, che ricambia le sue attenzioni. Il principe azzurro ha un solo, grosso difetto: il suo migliore amico Joel, un buco nero umano, caustico e scontroso. Complici un imbarazzante malinteso, un patto e il suddetto principe azzurro partito per chissà dove, Mary Sue e Joel saranno costretti a frequentarsi, tra alti e bassi tutt’altro che amichevoli. Tra loro è odio a pelle, mal sopportazione a prescindere, guerra all’ultima parola.

A lei, Joel non piace per niente… le ha anche dimezzato il nome e si ostina a chiamarla Sue!
A lui dà sui nervi quella sguaiata che si struscia addosso al suo amico.
Al destino, invece, “Joel & Sue” sembra davvero andare a genio.

RECENSIONE


Era da tempo che volevo leggere una storia di Laura Nottari e mai occasione più ghiotta è stata quella di questo libro non solo dalla copertina spassosa e coloratissima, ma anche dall’ambientazione affascinante.
A fare da scenario a questo romanzo è New York, città che conosco e che amo moltissimo per le sue strade intasate dal traffico, i suoi grattacieli luccicanti che si confondono con quelli più datati, il caos frenetico dei semafori, i suoi parchi suggestivi, alcuni dei quali capaci di apparire all’improvviso come piccole oasi verdi in una distesa di modernità.

Una piccola ma bellissima fuga dalla realtà che grazie alla lettura di “Joel & Sue” ho potuto intraprendere immergendomi nell’atmosfera cosmopolita ma anche accogliente di questa città bellissima e mai uguale, con i suoi angoli privati conosciuti solo da chi ci abita, o chi ha deciso di venirci a vivere, come i due protagonisti di questa storia, Joel e Sue.
Joel e Sue, per il momento perché prima di poter usare il logogramma “&” ed unire i due nomi ci vorrà un po’ di tempo.

Quanto? Difficile rispondere senza leggere questo libro, ma fidatevi ogni pagina merita di essere assaporata come i fantasiosi dolci che prepara Mary Sue (usiamo il nome completo per il momento, sai mai si offendesse), pasticcera per passione e dalla personalità spumeggiante (evitiamo “frizzante” altrimenti qualcuno potrebbe irritarsi), alla ricerca della sua anima gemella alla soglia dei trent’anni:


Brividi serpeggiano lungo la mia schiena, trascinati dalla visione di una fila di bottoni chiari, e poi su, su, fino a un colletto dritto come un’autostrada, con due asole aperte. Dopo, ahimè, è il turno della creatura. Mento rasato dal più rasoio dei rasoi, mandibola serrata, bocca dritta e seria. Zigomi alti, viso squadrato, occhi cupi e severi che danno il benvenuto ai miei senza mostrare il minimo accenno di vita, di gioia, di nulla. Capelli scuri, cortissimi ai lati e…


Descrivere Joel non è facile, ma sicuramente in questo passaggio è evidente quanto il suo aspetto impeccabile e perfetto si conformi al suo carattere, rigido, cinico e dissacrante. Ammetto che non vi è stata pagina in cui non abbia ammirato questo personaggio tanto odioso quanto fantastico, e quindi assolutamente autentico. Pieno di manie, ossessionato dall’igiene, intollerante al lattosio quanto ad ogni forma di socializzazione, Joel, detto Naziel per i suoi approcci al limite del sadico, è davvero un “buco nero” come spesso lo parafrasa nella sua mente Sue, perché impenetrabile e oscuro, incapace perfino di sorridere.


«Ecco, Joel è il mio cagacazzo con reso» dico, tirando su con il naso. Ho lacrime ovunque, dentro e fuori. «È stronzo, supponente, problematico e asettico. Ha messo il suono della papera ai miei messaggi! Io voglio un uomo tenero e comprensivo, non uno che sterilizzerebbe l’aria che respira.»


Fino all’epilogo ho voluto riservarmi il beneficio del dubbio nel giudicare frettolosamente Joel e le sue crudeli quanto dichiarate mancanze emotive, non solo perché convinta che mi avrebbe in qualche modo sorpreso e fatto assistere ad un’evoluzione ma soprattutto perché è la versione di Sue che conosciamo. La storia infatti è raccontata solo dal punto di vista di lei, una scelta narrativa che se da un lato coadiuva la forte chiave ironica del racconto dall’altro amplifica l’aurea di mistero che avvolge il protagonista maschile, rendendolo perfetto proprio per essere imperfetto.


«Perché mi hai dato la tua email? Sii sincero, avanti.» «Curiosità, suppongo, che poi è mutata in qualcos’altro, diciamo una missione.

«Con il giusto impegno» spiega, «riuscirò a tirare fuori la Sue meno cretina che è in te. So che c’è, ma dal vivo, non so per quale assurdo motivo, tende a ritirarsi come una lumaca nel guscio.»


Bionda, sexy, incostante, insicura, dolcissima, sognatrice, amante dei gatti e cuoca provetta. E’ così che Mary appare ai suoi amici.
Sbadata, sguaiata, superficiale, volgare, inconcludente, appariscente, chiassosa. Questa è invece Sue, per Joel.

Sarà davvero così frivola e leggera come appare agli occhi di Joel lei, Sue, ragazza di provincia venuta nella grande metropoli per inseguire chimere fuori dalla sua portata? Joel sarà davvero così l’intoccabile e algido, affermato professionista, incapace di scomporsi e sorridere?

Una missione per scoprire quale parte predomina sull’altra sarà l’inizio di un complesso rapporto tra due personalità così antitetiche da trasformare la loro conflittuale conoscenza in un’esilarante competizione tra chi resisterà più a lungo con la propria armatura addosso, una spessa corazza fatta di convinzioni, certezze, paure, limiti.
Chi scompiglierà per prima la perfetta acconciatura dell’altro e chi rimuoverà ogni residuo di make up (incluso il mascara waterproof) dell’altra?

Un romanzo che intrattiene con acume, divertendo moltissimo ma anche offrendo spunti di riflessione per nulla banali:


«Ma un rapporto tra due persone è inutile, se queste non traggono miglioramento l’uno dall’altra. E il non voler cambiare è un’illusione. Cambiamo ogni giorno che passa, purtroppo.»


Capire chi uscirà per primo dalla propria comfort zone sarà una delle sfide che i due protagonisti di questa storia bellissima e originale dovranno capire di dover affrontare.
Una lettura in cui primeggiano non solo personaggi (umani e felini) finemente caratterizzati, così sfaccettati e ricchi di sfumature da essere totalmente credibili, ma anche dove predomina lo stile di un’autrice dal talento profondo, capace di alternare spassose battute a momenti di grande emozione:


Sognavo un dolce principe in armatura, ma sono stata rapita da un cavaliere nero polemico, irrispettoso e cinico. Uno che non ama la vita di corte, non invita la principessa a ballare, disapprova i suoi vestiti e i modi frivoli, salvo poi rapirla e mostrarle il mondo come fosse qualcosa di nuovo. E il mondo, visto dagli occhi di un antieroe e vissuto attraverso la sua pelle, è tutta un’altra storia. L’antieroe è la vita, è l’autocritica, i piedi per terra che mancavano alla principessa scema. Il valore aggiunto reale, in una realtà inventata da lei stessa.


Laura Nottari con abilità e intelligenza consegna una storia che parla di cambiamento personale, di trasformazione, evoluzione in parte conscia e in parte non, che avvolge le vite di due ragazzi così diversi da essere simili. Una storia che si innesca sulla miccia dell’odio e che evolve in modo progressivo fino a trasformarsi in un legame tanto complesso quanto irrinunciabile.

Joel e Sue sperimenteranno un processo catartico che li aiuterà a rivelarsi nella loro essenza e accettare i loro difetti, imperfezioni, come anche i propri desideri. Si sveleranno lentamente, ed è questo che rende questa storia davvero bella e profonda, come fossero entrambi intenti a spogliarsi l’uno difronte all’altra con metodo e accurata lentezza , senza rinunciare all’impeto di lanciare i vestiti arruffati sul letto, e rimanere nudi davanti allo specchio per volersi reciprocamente con tutto il pacchetto completo (gatti inclusi).

Uno spettacolo intrigante a cui è stato bellissimo assistere e che raccomando di scoprire a chiunque voglia sorridere con gusto, scoprendo le infinite gioie che possono riservare le pareti di una doccia.


Ci chiedevamo: voi due siete amici e basta, o c’è dell’altro? Del tenero intendo. Se non volete rispondere, capiremo benissimo, ma dato che siamo tra di noi e che vi vediamo così affiatati, insomma, saremmo curiosi di sapere se c’è un Joel & Sue, o siete solo Joel e Sue.»


Credetemi, arrivare a mettere quella “&” sarà un viaggio indimenticabile.

Chapeau Laura.