Intervista a Enrico Galiano

Intervista a Enrico Galiano

Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie.

Tra i suoi romanzi ricordiamo Eppure cadiamo felici (2017), Tutta la vita che vuoi (2018), Più forte di ogni addio (2019), L’ arte di sbagliare alla grande (2020), Felici contro il mondo (2021) tutti editi da Garzanti.

Intervistato per noi da Annalisa Sinopoli in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo SCUOLA DI FELICITA’ PER ETERNI RIPETENTI ( ecco di seguito il link alla recensione https://readingmarvels.com/2022/12/05/scuola-di-felicita-per-eterni-ripetenti-di-enrico-galiano/ ) presso la biblioteca comunale “Villa Dora” a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Enrico Galiano insieme a Annalisa

La felicità è un tema che ti sta a cuore, è una parola presente in alcuni dei tuoi titoli. Perché? Credi che le persone non sappiano più riconoscere e inseguire la felicità?

Beh, si parla di quello che non si ha, di quello che si sogna, di quello che si vorrebbe no? La felicità è una di quelle cose che ti sfuggono continuamente e spesso siamo proprio noi stessi i primi a ostacolarci nella sua ricerca.

Siamo noi i nostri primi antagonisti, per usare un termine proprio della narrativa; quindi, cerco di raccontare come questa felicità sia difficile, sia ostica, sia ardua.

Spero che i miei libri possano aiutare anche chi li legge a fare un po’ la pace con questo antagonista e smetterla di mettersi continuamente da soli i bastoni fra le ruote.

Nel tuo libro fai intendere che la felicità è uno stato emotivo fatto di scossoni e non di tranquillità, dici: la felicità è per i coraggiosi. Secondo te perché la felicità fa paura?

Perché ti vuole portare fuori dalla tua zona quieta, dalla tua zona di sicurezza, dalla tua placidità, ti vuole trascinare fuori da lì.

È un martello pneumatico alle 7 della domenica mattina, è un rumore più che un suono, perché la felicità all’inizio proprio ti disturba e appunto richiede molto coraggio, mettersi alla sua ricerca non è esattamente una pratica in discesa anzi è fatta di molte salite.

Nella tua esperienza personale hai incontrato più insegnanti “minatori” o “gioiellieri”? E che influenza hanno avuto nella tua formazione?

Ho incontrato più insegnanti impiegati, che è la cosa peggiore che ti possa capitare, perché l’insegnante impiegato alla fine sì ti fa la sua lezione, ti porta anche a un certo grado di conoscenza, ma purtroppo lascia come eredità il messaggio che quella disciplina che lui insegna sia una cosa impiegatizia, sia una cosa che si fa per dovere.

Invece l’opportunità grandissima che un’insegnante ha è anche quella di passare l’amore per la curiosità per una certa disciplina e se trovi l’insegnante giusto poi ti resta tutta la vita.

C’è una parte del tuo libro con riferimento al visto fatto dalla maestra Maria che racconta dell’importanza di essere visti. Secondo te che utilizzi i social e sei a contatto con gli adolescenti, che ne sono i maggiori fruitori, l’utilizzo che si fa adesso di questi strumenti risponde a un disperato bisogno di essere visti in una società che ha sempre gli occhi puntati sullo schermo?

Ma da un lato sì, c’è questo bisogno, ce l’abbiamo tutti.

Ma è anche un veicolo importante di espressione, per buttare fuori quello che hai dentro.

Spesso si parla poco di quanto i social abbiano aiutato gli introversi, che non hanno vita sociale normalmente proprio perché vivono la propria introversione come un ostacolo.

I social permettono invece loro di esprimersi anche quasi con un carattere istrionico a volte, ed è uno degli aspetti più positivi di questa forma di comunicazione; quindi, sì il bisogno di essere visti riguarda un po’ tutti noi, anche me.

Ti senti 50 % insegnante e 50 % scrittore? O c’è uno dei due che prevale rispetto all’altro per cui potresti decidere di intraprendere solo un’unica strada in futuro?

Mi sento 100% insegnante – scrittore, cioè mentre insegno io sto scrivendo, sono fusi insieme.

Qualsiasi cosa faccia io sto sempre scrivendo, forse anche mentre dormo e, come tutti gli insegnanti sanno, nel nostro lavoro non stacchi mai.

Tutti i miei colleghi lo sanno che funziona così e questa è la particolarità: anche in ferie la tua testa è sempre là, ecco vedi quindi alla fine no non riesco a scindere le due cose, anche perché si assomigliano alla fine come attività.

Non è un caso che molti insegnanti siano anche autori di romanzi perché la scrittura ha a che fare col tirar fuori qualcosa da te e dal tuo lettore, e l’insegnamento quando è nella sua versione più nobile è sempre un tirare fuori.

Che lettore sei? Hai un autore preferito?

Ho alcuni autori che leggo voracemente, molto volentieri, però per il resto mi faccio prendere dai temi innanzitutto.

Per esempio, in questo momento mi sono riappassionato di mitologia, quindi vado a cercare tutti i libri che parlano di questo tema e mi piacciono le storie personali, di biografie, autobiografie perché il racconto, comunque, della vita è sempre per me la fonte principale di ispirazione, vedere come hanno fatto gli altri, mi piace questa cosa.

Qual è la lezione più importante che vorresti imparasse tua figlia quando avrà l’età dei tuoi alunni? O di cui potrebbe avere bisogno più bisogno rispetto alle altre?

Io credo che visto anche il periodo storico che la attende, la lezione imprescindibile per lei sarà non ce la puoi fare tu da sola se non ce la fanno tutti intorno a te, cioè se non c’è lo spirito di collaborazione per cui il sogno dell’individuo si realizza solo se si realizza anche quello di una collettività.

Io sono cresciuto purtroppo in una cultura molto individualista anni ‘80 hai presente no, ecco, quegli anni lì erano gli anni del “mors tua, vita mea” io invece vorrei che mia figlia imparasse la lezione del “vita tua, vita mea”.

Stai già lavorando a qualche nuovo libro?

Sì, sono all’opera col prossimo romanzo per Garzanti, l’unico libro che ho fatto per i ragazzi La società segreta dei salvaparole è stato con Salani, mentre il prossimo sarà di nuovo un romanzo per adulti sempre con Garzanti, perché come dicevo se non scrivo sto male.