
AL DI LA’ DELLE COSE SCONTATE di Emanuele Mazzocco
Titolo: Al di là delle cose scontate | |
Autore: Emanuele Mazzocco | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Narrativa | |
Narrazione: Prima persona | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 4 Febbraio 2018 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
In un giorno di luglio, Samuele dà l’ultimo addio a Mario, suo migliore amico e compagno di escursioni. Il racconto riprende poi dagli eventi del dicembre precedente, quando il ragazzo si laurea a pieni voti in economia aziendale. Un senso di angoscia lo opprime riflettendo sul futuro da affrontare e sul minor tempo che potrà dedicare alla montagna, per lui sinonimo di pace e ritmi di vita umani. Mario gli consegna il suo regalo di laurea: i biglietti per andare insieme a Buenos Aires. Sull’aereo, Samuele conosce Ana, una bellissima ragazza italo-argentina che studia a Napoli e condivide la sua passione per Springsteen, e lo accompagnerà per le vie più vivaci di Baires. Tornato in patria, Samuele si dedica esclusivamente alla ricerca di lavoro. I colloqui lo lasciano sempre più spaesato, facendolo sentire come una cavia in un esperimento scientifico. Intanto, lui e Ana sfruttano ogni occasione per vedersi. Per il ragazzo arriva la possibilità di lavorare tre mesi in Belgio, dove Ana lo raggiunge. I due però non riescono a stare molto insieme, perché l’ufficio assorbe tutto il tempo e le energie di Samuele, trascinandolo in una grigia routine. Ma il destino è in agguato in modi imprevedibili, che metteranno Samuele davanti a bivi fondamentali per la sua vita…
RECENSIONE
Non voglio affrontare il futuro, Mario, mi capisci? Provo angoscia perché questo mondo non fa per me. I suoi canoni, i suoi ritmi. Io amo la montagna, e la montagna ha il ritmo della pace. Penso al futuro e tremo. Che cazzo farò?
Quanti di noi hanno ricordo di quei momenti della giovinezza in cui si è sopraffatti dall’incertezza del futuro, chi non ha pensato almeno una volta ad esso e non ha tremato come il protagonista di questo romanzo?
Samuele incarna ahimè una grande fetta dei giovani neolaureati del nostro paese che sempre più tardi e con sempre maggiore difficoltà cercano uno sbocco lavorativo che faticano a trovare e che spesso li costringe ad allontanarsi dalle piccole provincie se non proprio dall’Italia.
Questo libro non vuole essere una difesa a spada tratta delle generazioni di giovani, infelicemente definiti choosy da politici del passato, né vuole avere la falsa pretesa di affrontare la complessa questione dell’occupazione nel nostro paese.
Emanuele Mazzocco regala semplicemente un diario, la messa per iscritto di tutte le emozioni, le paure, le incertezze che tutti noi almeno una volta abbiamo provato di fronte alla prospettiva del futuro, non solo lavorativo.
Sono pagine che disegnano quei passaggi che si devono affrontare nella vita perché fanno parte della crescita, dell’evoluzione come individui, di una presa di coscienza sui nostri obiettivi e desideri.
Il domani raccontato nel libro spaventa non solo perché ha tutta la sostanza del cosiddetto passo verso l’ignoto, ma perché questo passo potrebbe facilmente diventare una catena.
Quella che ci imprigiona ad un sistema che finisce per renderci tutti uguali, schiavi di ritmi che non hanno niente a che vedere con la realizzazione personale ma con l’ uniformarsi ad una società che corre, spersonalizza, appiattisce, in nome del profitto, dell’apparenza, della forma a discapito della sostanza .
Ripensai ai colloqui del mese precedente. Al linguaggio utilizzato, alla competizione, alla corsa tramutata in affanno, alla meccanizzazione della vita, agli schemi, alla maledetta matassa ingarbugliata del mondo moderno.
L’irrequietezza che manifesta Samuele è non solo infatti il timore che può provare un giovane che si trova a dover oltrepassare definitivamente la soglia della spensieratezza per entrare a tutti gli effetti nel mondo adulto.
Oltre a ciò, con grandi spunti filosofici e pensieri riflessivi Emanuele Mazzocco esplora anche un altro tipo di inquietudine in cui mi sono perfettamente identificata in tempi passati, che è quella dell’essere schiacciati dai ritmi frenetici, competitivi, opprimenti di un modo di vivere che non lascia più spazio alle cose che contano.
Una inquietudine che viene ben rappresentata nel libro dalla contrapposizione alla passione per la montagna dove tutto è più lento, in connubio con la natura, riflessivo, rigenerante.
Ma la montagna è così, non ti aspetta. Devi essere pronto a un piccolo sacrificio per godere di un tesoro più grande. Non sei tu a dettare i ritmi ma è lei che ti condiziona, inevitabilmente.
Per raccontare questo viaggio di crescita, di consapevolezza e di maturazione del giovane Samuele, la prosa semplice ma profonda dell’autore si avvale in modo egregio del simbolismo proprio con la montagna e con il viaggio.
Il romanzo è diviso in tre parti all’interno delle quali osserviamo il cammino del giovane connesso con i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue paure, in cui è immediato e spontaneo ritrovarsi.
Sarà un vero e proprio viaggio in Argentina a diventare la soglia che egli dovrà attraversare per iniziare questo percorso di presa di consapevolezza, quasi una sorta di portale.
La descrizione dei luoghi, degli abitanti e delle usanze di questo paese è talmente vivida da sentirsi dentro ad una serie di cartoline suggestive e colorate.
Un incontro fortunato proprio in questo paese sarà un raggio di sole nel buio dell’incertezza nei confronti del futuro e del tipo di vita che si desidera.
Era lei. Nessun dubbio, era lei. Era lì che mi aspettava. Era lì su quell’aereo che non avrei mai preso se il mio migliore amico non avesse deciso di portarmi con sé in Argentina.
E poi c’è l’altra grande e silenziosa protagonista del romanzo che è la montagna con la sua forza, la sua tranquillità, la bellezza dei paesaggi e la sfida della salita che simbolicamente è proprio quella da intraprendere per arrivare a trovare il proprio posto nel mondo, raggiungere la cima.
Una passione questa per la montagna di cui le pagine sono talmente dense da oltrepassarne la superficie per arrivare al cuore, sentendoci anche noi immersi nella bellezza e nella pace di questi luoghi impervi ma che proprio per questo mettono alla prova non solo il corpo ma anche lo spirito.
«È poesia. È libertà. Una libertà comoda e intangibile. Che ti prende e ti culla offrendoti un’esperienza estrema. Lassù sei solo tu con la natura, con i tuoi limiti da sorpassare e gli occhi da spalancare».
Il mare fa sognare. La montagna fa riflettere.
Di riflessioni il protagonista ne fa tante e ispira quindi il lettore a fare altrettanto, e saranno generate oltre che da questo momento di passaggio così spaventoso, anche dai rapporti che il protagonista intesse con gli altri personaggi di contorno con cui è stato immediato empatizzare per il realismo e l’umanità con cui sono tratteggiati.
Il gruppo di amici detti i “furbetti” , il migliore amico Mario di una saggezza unica, un padre assente, una fidanzata lontana.
Tutte relazioni che formano, modellano, arricchiscono, insegnano.
Perché in questo libro c’è veramente tutto quello che conta nell’esistenza e che allo stesso tempo però ci mette alla prova, mettendoci davanti alle difficoltà, le imperfezioni, le insicurezze che caratterizzano l’essere umano e da cui poi scaturiscono errori che chiunque può trovarsi a compiere.
Un’amicizia meravigliosa che è il cardine dell’intera narrazione merita una menzione speciale perché diventa un faro che illumina il buio in cui si trova Samuele davanti alla decisione di quale strada intraprendere, un rapporto con i genitori conflittuale, una relazione amorosa intensa ma da costruire, tutti elementi decisivi nel processo di ricerca di sé che intraprende il giovane.
«Vedi, Samuele, un vecchio professore mi disse che la vita non è sempre facile. Non sempre va come ce la immaginiamo. Ma nell’esistenza di ognuno di noi esiste un’asticella. Quella è l’asticella della felicità. Un giorno potrà essere alta, altissima. Tanto alta da farci uscire il cuore dal petto per la gioia. Un altro giorno invece sarà talmente bassa che altri potranno camminarci sopra. In realtà quello che importa è cercare di mantenere l’asticella in equilibrio, possibilmente verso l’alto, bilanciando i momenti grandiosi con quelli bui. Solo in questo modo potremo vivere in serenità con noi stessi.»
Che poi in realtà si tratta proprio di questo, nella rincorsa quotidiana a cui assomiglia sempre di più il vivere, al di là delle cose scontate quello che tutti desideriamo trovare è la serenità, prima di tutto con noi stessi.
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