
CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin
Titolo: Cambiare l’acqua ai fiori | |
Autore: Valérie Perrin | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Narrativa | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 10 luglio 2019 | |
Editore: Edizioni e/o |
TRAMA
Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale.
Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.
RECENSIONE
I cimiteri sono luoghi di culto e di preghiera dove trovano sepoltura i defunti, da sempre accolgono parenti e amici addolorati che si recano a visitare le tombe dei loro cari persi per sempre.
A volte sono anche luoghi culturali, che per la presenza di monumenti antichi e di storie affascinanti diventano addirittura meta di visite turistiche.
In un paesino della Borgogna, con pochi abitanti che si conoscono tutti tra loro, il cimitero è arricchito dalla curiosa figura di Violette.
Violette ne diventa la guardiana ereditando il ruolo da Sasha, il suo predecessore, e facendo tesoro dei suoi insegnamenti.
Mi piace ridere della morte, prenderla in giro. È il mio modo di esorcizzarla, così si da meno arie. Burlandomi di lei permetto alla vita di prendere il sopravvento, di avere il potere.
Da subito si rende conto che non sarà semplice, ma se state pensando a qualcosa di macabro sono pronta a smentirvi; Violette giorno dopo giorno impara a coltivare l’orto, ad aiutare i fiori a sbocciare a curare le tombe ma soprattutto ad ascoltare i vivi, mantenendo un grande rispetto per ogni tipo di dolore che le capita di incontrare.
D’abitudine non chiude mai la porta della sua casa, e ogni pomeriggio sorseggia il thè insieme ad un uomo che ha da poco perso sua moglie o ad una madre che piange la morte di suo figlio, parlando dei loro cari, e cercando insieme motivi per ricordarli sorridendo.
Prendersi cura del cimitero vuol dire prendersi cura dei morti che vi riposano e rispettarli. Nel caso non siano stati rispettati da vivi, che almeno lo siano dopo morti. Sono sicura che vi sono sepolti anche molti stronzi, ma la morte non fa distinzione fra buoni e cattivi. E poi, chi non è stato un po’ stronzo almeno una volta nella vita?
Mi sono lasciata finalmente incuriosire da questo libro, che stato un vero e proprio caso editoriale, e devo dire che sono stata travolta da un’avventura intensa e molto coinvolgente.
Grazie alle descrizioni particolareggiate, è stato facile immaginare Violette nella serietà del suo ruolo, vederla coltivare i suoi fiori, e restare stupita dalla potenza delle parole dette e non dette che mi hanno regalato emozioni contrastanti ed autentiche.
La narrazione si estende tra passato e presente, legando al meglio ogni episodio e portando con sé un intreccio di esistenze l’una complementare all’altra raccontate in modo perfetto, che fanno di questo libro una storia davvero da ricordare.
Perdere una persona cara è un dolore grande, si fa fatica ad accettarlo, tanto che a volte diventa difficile reagire e comprendere che la vita deve andare avanti; non importa a che età il nostro amato ci lascia, sarà sempre una perdita che influisce nell’andamento della nostra esistenza.
Violette ha un trascorso molto triste, e lei stessa porta nel cuore il dolore della perdita, ma decide di provare ad usarlo come forza per aiutare gli altri.
Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.
E con i suoi abiti colorati, indossati sotto cappotti a tinta unita lascia capire che nonostante le esperienze negative è pronta a voltare pagina provando ad essere di nuovo felice.
Ogni giorno invita i parenti a raccontarle degli aneddoti sul defunto così da tenere un diario che possa fungere da memoriale e fare in modo che questa persona non venga mai dimenticata.
Nei primi anni era devastata. Il dolore toglie la parola. Oppure fa fare sciocchezze. Poco a poco aveva ritrovato la strada per comporre frasi semplici, chiedere notizie degli altri, notizie dei vivi.
Noi possiamo essere questo memoriale, i ricordi delle persone che se ne vanno, se lo vogliamo potranno essere sempre vividi dentro di noi, e ogni loro sorriso, parola o insegnamento diventare parte della nostra vita.
Solo così resteranno vive nel nostro cuore, per sempre, e solo così potremmo avere la nostra serenità.
Vi consiglio di immergervi in questa storia che apparentemente vi potrà sembrare triste e malinconica, ma leggendo vi accorgerete quanto possa trasmettere forza e speranza, per trascorrere al meglio ogni giorno, guardando al futuro con sguardo puro e avido di vita.
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