Giorgio Panariello custodisce una storia. Lui e il suo fratello minore sono stati entrambi abbandonati dalla madre subito dopo la nascita. Giorgio viene affidato ai nonni materni, Franco invece finisce in un istituto. Mentre Giorgio cresce e diventa uno degli uomini di spettacolo più amati d’Italia, Franco cade nella tossicodipendenza. Fino alla tragica fine. In questo libro per la prima volta Panariello ha deciso di raccontare il filo nascosto (la preoccupazione costante, il senso di colpa) che da sempre corre nella sua vita. Un libro straziante e dolcissimo, che grazie all’onestà e all’accuratezza dei sentimenti sa muovere le corde più profonde delle nostre emozioni
RECENSIONE
Ho sempre pensato, e sono sicura che in molti saranno d’accordo con me, che la vita dei personaggi famosi fosse perfetta; tanti soldi per realizzare qualsiasi desiderio e poche preoccupazioni.
Forse perché ci mostrano solo il lato positivo delle loro esistenze, quello dove si ride e si gioisce dei successi che la carriera regala loro.
Giorgio Panariello con questo libro ha deciso di portarci dietro le quinte, svelando i retroscena e raccontando chi era prima di diventare famoso.
Una famiglia povera con tante bocche da sfamare, come era facile trovare un tempo, Giorgio cresce con i nonni abbandonato dalla madre, scoprendo solo più tardi di avere un fratello minore, Franco un’anima fragile che capisce di dover difendere da tutto e tutti.
Crescere senza affetto è come stare senza un tetto sopra la testa, non ci si sente mai protetti, difesi,mai a casa. È stata solo una questione di culo. Potevo nascere un anno dopo di lui e mio fratello sarei stato io. E invece è toccato a lui sentirsi addosso un anno di meno, un anno di troppo.
Le loro vite vanno avanti in maniera parallela, ma mentre per Giorgio si aprono le strade del successo, Franco di perde nella tossicodipendenza e inizia a vivere in maniera dissoluta e irrecuperabile.
Era da tempo che volevo leggere questo libro, spinta dalla curiosità e dal desiderio di conoscerne la storia, e devo dire che l’ho vissuto con molto entusiasmo lasciandomi travolgere pagina dopo pagina.
Raccontato in prima persona dalla voce dell’autore, all’apparenza potrà sembrare la classica storia dove un attore famoso ci parla di sé e dei suoi successi ma vi assicuro che è molto di più; Giorgio Panariello ci regala uno spaccato di vita vissuta parlando dei suoi esordi, e mentre lui diventa celebre, Franco cade sempre più in un vortice da cui non potrà uscire facilmente.
Mio fratello ha sempre preteso di essere amato, credeva gli spettasse di diritto, per la sua condizione, per quello che aveva passato, per il male che gli era stato fatto e il bene che gli era stato negato. E chiunque non potesse o non volesse dimostrargli amore aveva un posto assicurato dentro il girone dei dannati del suo personale Inferno.
Ecco, in questo preciso momento ho davvero compreso la vera essenza di questa storia, un fratello è una parte del nostro cuore che batte per lui, una delle persone da tenere sempre accanto con cui gioire e affrontare le prove difficili della vita.
Giorgio mette da parte tutto per aiutare Franco, senza paure e pregiudizi, solo vedendo nei suoi occhi la voglia di farcela come richiesta di aiuto.
Non pensa alla sua fama, né che il pubblico possa fraintendere le sue azioni, mette davanti ad ogni cosa il bene di suo fratello festeggiando con lui i piccoli traguardi di ogni giorno.
La distanza tra noi si era colmata e lo sentivo più vicino. Avevo provato quello che si può provare con un vero fratello: orgoglio, rabbia, amicizia, odio, complicità, intesa, divertimento, affetto, gioia e apprensioni. Non eravamo più fratelli unici. Non riuscivo a rassegnarmi al fatto che tutto sarebbe finito come doveva, che un finale diverso fosse impossibile.
Ho vissuto questa storia facendola mia e pensando al mio fratello minore, che si trova ad attraversare un momento molto difficile; l’ho protetto da quando è nato e sarò sempre pronta ad aiutarlo a rialzarsi, e a sorridere di ogni gioia quotidiana; donandogli amore incondizionato ad ogni costo.
Consiglio questo libro a tutti, rimarrete sopresi da come una persona abituata di solito a farvi ridere, possa farvi scendere una lacrima regalandovi emozioni uniche.
Daniele è un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, “una malattia invisibile all’altezza del cuore, o del cervello”. Si rifiuta di obbedire automaticamente ai riti cui sembra sottostare l’umanità: trovare un lavoro, farsi una famiglia… la sua vita è attratta piuttosto dal gorgo del vuoto, e da quattro anni è in caduta “precisa come un tuffo da olimpionico”. Non ha più nemmeno la forza di scrivere, e la sua esistenza sembra priva di uno scopo. È per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un contratto con una cooperativa legata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. In questa “casa” speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l’unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con deflagrante potenza, dall’esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l’essenza della vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza. Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere gli occhi, e lo accoglierà come un dono. Con la lingua precisa e affilata del poeta, Daniele Mencarelli ci offre con grazia cruda il racconto coraggioso del rifugio cercato nell’alcol, della spirale di solitudine, prostrazione e vergogna di quegli anni bui, e della progressiva liberazione dalla sofferenza fino alla straordinaria rinascita.
RECENSIONE
La ricerca di un lavoro per ognuno di noi è stata e sarà sempre una priorità.
Lavorare per garantirsi un sostegno economico, per mantenere una famiglia ma anche per la semplice soddisfazione e realizzazione personale.
Ne sa qualcosa Daniele, un ragazzo romano da sempre insoddisfatto della vita che conduce ma ancora incerto sul fatto di volerla davvero cambiare; tanto da cadere nella dipendenza trovando nell’alcool il suo unico momento di benessere.
Ignavia. La povertà d’animo di chi non vuole affondare veramente nella vita e nel dolore degli altri. Sono solo le prime cose di cuimi accuso.
Gli propongono di lavorare come addetto alle pulizie presso l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, e accetta anche per dimostrare ai suoi genitori di non essere così fallito come tutti pensano.
Ma Daniele ancora non sa che quello non è un impiego qualsiasi, e che entrando per la prima volta in quell’ospedale dovrà essere pronto ad affrontare qualsiasi sfida, mettendo in gioco una forza che nemmeno lui pensa di avere.
Basta osservare con cura, farsi portare nella vita degli altri. Lungo questo corridoio è offerta l’intera gradazione del dolore che attecchisce sui bambini. I più fortunati, animati da una salute di ferro, passeranno qui dentro una mattinata, poi via verso la propria vita, fatta di giochi e divertimenti. Quelli meno, invece, combatteranno con ben altro male e futuro, ad alcuni basta il colorito per dimostrarlo, su altri le cicatrici sono più evidenti, su qualcuno immonde.
Leggere questo libro è stata per me un’esperienza unica, toccante e intensa, che mi ha travolta fin da subito lasciandomi vivere senza fatica ogni dettaglio insieme al protagonista.
E’ raccontato in prima persona e i dialoghi in dialetto romano rendono la lettura scorrevole e a tratti ironica, avvicinandola facilmente a chiunque vi si approcci, spicca di sicuro la figura del protagonista, supportato costantemente dai suoi colleghi di lavoro figure secondarie che restano in disparte ma che arricchiscono la storia del meraviglioso dono dell’amicizia come supporto e dono in ogni momento della vita.
Daniele arriva al “Bambino Gesù” pieno di paure, sentendosi inadeguato per quell’incarico, incontra diverse figure che diventeranno per lui compagni di viaggio, ma da subito deve fare i conti soprattutto con la sofferenza.
Non so perché sono qui, cosa stia cercando, ho soltanto una certezza: quel che ho visto mi parla come fosse una cosa nuova. Non pensavo esistessero ancora primizie da vivere.
Quando in un ospedale i protagonisti sono i bambini, ad un occhio esterno ogni situazione appare fuori luogo e innaturale ma non per loro, che giocano a fare finta, che vedono in una flebo la polvere di stelle che li rende invincibili, che regalano un sorriso a tutti anche se stanno vivendo i dolori più grandi di loro.
Daniele resta affascinato dalla loro forza unica e spiazzante e sente di dover prenderne esempio.
Inizia ad accettare gli incarichi che gli altri rifiutano e che lo costringono ad entrare nei reparti più impegnativi, grazie a questo comprende di trovarsi nel posto giusto, e spinto da una forza inaspettata sente di dover fare di più.
L’attaccamento al mio lavoro è cresciuto di giorno in giorno, come l’inspiegabile attrazione che provo per questo posto, capace di uccidermi ad ogni passo e allo stesso modo di farmi ridere di una spensieratezza mai provata prima.
È stato bello rendersi conto che pagina dopo pagina quel luogo che inizialmente lo terrorizzava, diventa per lui un porto sicuro, dove non esiste la paura ma solo la voglia di provare a star bene, al di là di tutto.
In fondo lì dentro sono ritornato a saper vivere senza alcol. Rido e faccio ridere. Parlo e ascolto.
In realtà ho tutto.
È questo che dovremmo fare ogni giorno, cercare di affrontare ogni prova con coraggio, consapevoli che solo così ne usciremo vittoriosi e felici di aver fatto qualcosa per noi stessi e per gli altri.
Consiglio la lettura di questo libro a chiunque, aprite il cuore alla vostra felicità e cercate sempre il bello in ogni cosa, riuscirete davvero ad essere felici a dispetto di tutto.
Il giudice Arrigo Accorsi è un uomo tutto d’un pezzo. Svolge il suo lavoro diligentemente e si tiene lontano dalle donne. Del resto, a cosa serve la compagnia del gentil sesso quando può passare le serate con Sally, il suo adorato cane? Quando sua nipote gli prende un appuntamento dalla nota sarta Delia Toschi, però, tutte le sue certezze saltano. Arrigo e Delia si rincorreranno dal primo momento, in una schermaglia amorosa che non risparmierà colpi e che insegnerà a entrambi il valore profondo della passione e dell’affetto.
RECENSIONE
Ho sempre pensato che scegliere un libro è come provare un vestito, ci sono quelli poco adatti alla stagione, quelli troppo larghi o troppo stretti oppure i libri che ti scaldano come una coperta morbida e confortevole.
E poi ci sono i libri di Rebecca Quasi, che ti calzano a pennello come un abito rifinito e si adattano perfettamente al periodo che stai attraversando riuscendo a darti il brio e la distrazione necessari per provare ad uscirne.
Questa storia in particolare parla del giudice Arrigo Accorsi, un uomo gelido e solitario che di punto in bianco si mette “a nudo” davanti a Delia, la sarta scelta per farsi confezionare un abito elegante adatto ad una serata di gala.
Beh si, avete capito bene, è proprio in quel laboratorio mentre si trova in mutande davanti a quell’affascinante professionista, che Arrigo sente il desiderio di dare una svolta alla sua vita, che fino a quel momento era rimasta riservata e dedita esclusivamente al lavoro.
Arrigo si rese conto che il fatto di essere in mutande intralciava moltissimo l’obiettivo di passarealtro tempo con lei. Andava bene ovunque, a fare qualsiasi cosa: mangiare, bere, guidare, stare zitti, camminare. Non importava cosa, aveva il bisogno impellente di protrarre la cosa.
E così, coadiuvato dai consigli di Sally, un alano fedele e saggio che il giudice, pur restando alla giusta distanza da lei capisce che Delia potrebbe essere la donna capace di stravolgere la sua vita completamente.
Rebecca Quasi colpisce ancora!
Anche stavolta mi sono trovata davanti ad una storia fresca e piacevole, che ho letto tutta d’un fiato e col sorriso sulle labbra.
La qualità più bella che caratterizza lo stile di quest’autrice è di certo l’ironia, che rende ogni personaggio unico nel suo genere, riusciranno infatti pur non prendendosi sul serio ad essere profondi facendo breccia nel cuore nei vostri cuori.
Conoscendo Arrigo e Delia, vi troverete subito coinvolti in un gioco di seduzione involontaria, condotto da due persone poco abituate ad amare ma forse proprio per questo bisognose l’uno dell’altra.
Ma era legittimo sospettare che indulgere in tali piaceri avrebbe annebbiato notevolmente il controllo di sé. E lui adorava il controllo di sé.
E proprio grazie alla loro singolarità i nostri protagonisti, anche se apparentemente molto diversi tra loro daranno vita ad una vicenda esilarante che vi regalerà momenti spensierati ma anche tanti spunti per riflettere.
È davvero così complicato amare?
Vale la pena abbandonare una vita tranquilla, per condividere il proprio cuore con un’altra persona?
Come si fa quando pensieri, desideri, certezze, dovere e prudenza vanno in collisione? Bisticciano, si spintonano, fanno a chi grida più forte e tu stai lì in mezzo e non sai a chi dare ascolto. Come si fa quando non si sa cosa fare? O meglio si sa cosa si deve fare, ma si vorrebbe fare l’esatto opposto.
Arrigo e Delia hanno paura e non fanno niente per nasconderlo, ma ci provano perché sentono che in due si sta meglio e che insieme possono raggiungere la vera felicità.
La reciproca presenza era come un vento che scompigliava le cose non dette e non fatte, le tirava fuori dai cassetti e le agitava come panni stesi.
Dovremmo prendere esempio da loro, lottare, provarci e riuscire ad ottenere quello che desideriamo davvero, senza permettere a nessuno di ostacolare i nostri sogni.
La storia è animata da molti personaggi secondari, che la arricchiscono rimanendo però in secondo piano lasciando ad Arrigo e Delia la scena principale.
Mi è rimasta nel cuore la presenza di Sally, il fido amico a quattro zampe del giudice a cui è simpaticamente affidata la narrazione dell’epilogo.
Lo vedrete come un vero e proprio grillo parlante, che resta sempre accanto al suo padrone che a sua volta trae da lui forza e consigli indiretti ma molto utili a muovere qualsiasi passo.
Consiglio questo libro a chiunque desideri un piacevole passatempo, per un’estate all’insegna del relax e del buonumore; sono sicura che vi rimarrà cucito addosso in maniera perfetta.
Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale.
Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.
RECENSIONE
I cimiteri sono luoghi di culto e di preghiera dove trovano sepoltura i defunti, da sempre accolgono parenti e amici addolorati che si recano a visitare le tombe dei loro cari persi per sempre.
A volte sono anche luoghi culturali, che per la presenza di monumenti antichi e di storie affascinanti diventano addirittura meta di visite turistiche.
In un paesino della Borgogna, con pochi abitanti che si conoscono tutti tra loro, il cimitero è arricchito dalla curiosa figura di Violette.
Violette ne diventa la guardiana ereditando il ruolo da Sasha, il suo predecessore, e facendo tesoro dei suoi insegnamenti.
Mi piace ridere della morte, prenderla in giro. È il mio modo di esorcizzarla, così si da meno arie. Burlandomi di lei permetto alla vita di prendere il sopravvento, di avere il potere.
Da subito si rende conto che non sarà semplice, ma se state pensando a qualcosa di macabro sono pronta a smentirvi; Violette giorno dopo giorno impara a coltivare l’orto, ad aiutare i fiori a sbocciare a curare le tombe ma soprattutto ad ascoltare i vivi, mantenendo un grande rispetto per ogni tipo di dolore che le capita di incontrare.
D’abitudine non chiude mai la porta della sua casa, e ogni pomeriggio sorseggia il thè insieme ad un uomo che ha da poco perso sua moglie o ad una madre che piange la morte di suo figlio, parlando dei loro cari, e cercando insieme motivi per ricordarli sorridendo.
Prendersi cura del cimitero vuol dire prendersi cura dei morti che vi riposano e rispettarli. Nel caso non siano stati rispettati da vivi, che almeno lo siano dopo morti. Sono sicura che vi sono sepolti anche molti stronzi, ma la morte non fa distinzione fra buoni e cattivi. E poi, chi non è stato un po’ stronzo almeno una volta nella vita?
Mi sono lasciata finalmente incuriosire da questo libro, che stato un vero e proprio caso editoriale, e devo dire che sono stata travolta da un’avventura intensa e molto coinvolgente.
Grazie alle descrizioni particolareggiate, è stato facile immaginare Violette nella serietà del suo ruolo, vederla coltivare i suoi fiori, e restare stupita dalla potenza delle parole dette e non dette che mi hanno regalato emozioni contrastanti ed autentiche.
La narrazione si estende tra passato e presente, legando al meglio ogni episodio e portando con sé un intreccio di esistenze l’una complementare all’altra raccontate in modo perfetto, che fanno di questo libro una storia davvero da ricordare.
Perdere una persona cara è un dolore grande, si fa fatica ad accettarlo, tanto che a volte diventa difficile reagire e comprendere che la vita deve andare avanti; non importa a che età il nostro amato ci lascia, sarà sempre una perdita che influisce nell’andamento della nostra esistenza.
Violette ha un trascorso molto triste, e lei stessa porta nel cuore il dolore della perdita, ma decide di provare ad usarlo come forza per aiutare gli altri.
Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.
E con i suoi abiti colorati, indossati sotto cappotti a tinta unita lascia capire che nonostante le esperienze negative è pronta a voltare pagina provando ad essere di nuovo felice.
Ogni giorno invita i parenti a raccontarle degli aneddoti sul defunto così da tenere un diario che possa fungere da memoriale e fare in modo che questa persona non venga mai dimenticata.
Nei primi anni era devastata. Il dolore toglie la parola. Oppure fa fare sciocchezze. Poco a poco aveva ritrovato la strada per comporre frasi semplici, chiedere notizie degli altri, notizie dei vivi.
Noi possiamo essere questo memoriale, i ricordi delle persone che se ne vanno, se lo vogliamo potranno essere sempre vividi dentro di noi, e ogni loro sorriso, parola o insegnamento diventare parte della nostra vita.
Solo così resteranno vive nel nostro cuore, per sempre, e solo così potremmo avere la nostra serenità.
Vi consiglio di immergervi in questa storia che apparentemente vi potrà sembrare triste e malinconica, ma leggendo vi accorgerete quanto possa trasmettere forza e speranza, per trascorrere al meglio ogni giorno, guardando al futuro con sguardo puro e avido di vita.
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Mi basterà un respiro per dirti che ti amo. Un fremito d’aria tra le mie labbra che sfiorano le tue.
Un furgoncino azzurro, una tavola da surf caricata sul tetto, un ragazzo biondo e un cane esuberante.
L’incontro tra Camilla Cipriani ed Evan Cornell avviene così, un pomeriggio di fine luglio, sulla spiaggia ventosa di Nazaré, in Portogallo.
Lei studia Giurisprudenza a Bologna, è cresciuta senza scossoni, ha paura di tutto e cerca di pianificare ogni aspetto della sua vita, lui è americano, ascolta vecchie canzoni, legge poesie e viaggia per l’Europa con una videocamera.
Una diffidenza iniziale, la voglia di libertà e un viaggio che cambierà le loro vite.
Da Lisbona a Bilbao, da Madrid a Cadice, da Barcellona alla Camargue fino all’Italia.
Percorsi struggenti in spiagge a perdita d’occhio, tra onde roboanti, barrios antichi, dimore arabeggianti, distese di lavanda e villaggi sperduti nell’afa estiva.
Un bilancio di memorie che parla di gioia e di bellezza.
Ma se la realtà irrompe senza riguardo, un sentimento appena sbocciato può uscirne a pezzi.
Evan è impulsivo, figlio di un orgoglio che lo ha sempre messo nei guai. E Camilla ha imparato che affezionarsi può far male.
Nei silenzi ostinati tutto sembra perduto.
Eppure qualcosa è cambiato.
Nell’ora dorata di un pomeriggio d’estate la vita si è svelata insieme all’amore.
Un piccolo istante di felicità, lieve come un respiro. Eppure tenace. Più del destino.
RECENSIONE di Alessia
Amo viaggiare, per me è sempre stata necessità e lo è tutt’ora. Viaggiare significa sperimentare, scoprire, adattarsi e cambiare. Sì, il cambiamento forse è la parte più affascinante di questa esperienza che fa della vita un percorso difficile che spesso offre anche l’opportunità di capirci meglio e trovare la nostra vera identità, nascosta sotto strati di maschere, abitudini, paure, fragilità. E proprio il viaggio è il tema centrale di questo libro, “Breath, nel tuo respiro”, in cui l’autrice Vera Demes si è superata al di là di ogni previsione, scrivendo un romanzo intenso, poetico, struggente, a mio avviso un capolavoro indimenticabile.
Evan e Camilla ne sono i due protagonisti, così intensi e veri da restare addosso come il sale sulla pelle fino a lasciare il profumo del mare per ricordarci la magia dell’estate, un insieme unico di sensazioni e sentimenti. Mai come in questo romanzo l’essenza di questa stagione così desiderata amplifica il suo significato: sole, caldo, notti all’aria aperta a guardare le stelle, tramonti dai mille colori e quell’immensa voglia di libertà che si propaga con la spensieratezza della giovinezza, rendendo ogni attimo eterno ed innamorarsi perdutamente può essere facilissimo. Mai come in questo romanzo il viaggio assume la forma di un’esperienza di vita, immergendo il lettore in una nuova realtà, in cui le comodità sono bandite ed uscire dalla propria comfort zone diventa una necessità, dimostrando che è proprio quando si affrontano e superano le difficoltà che la strada ci mette davanti che si sta vivendo davvero.
Un bellissimo viaggio on the road, ambientato tra le meravigliose coste del Portogallo e quelle della Spagna settentrionale, che farà incontrare due ragazzi, entrambi giovani ma con approcci alla vita diametralmente opposti. Camilla, ventiduenne studentessa italiana, in viaggio con due amiche e poco avvezza a cavarsela da sola:
Non si era mai preoccupata di niente. Non aveva mai mosso un dito. Si era fatta trasportare qua e là con leggerezza, una principessina indolente intenta a guardare il mondo da un oblò.
Evan, video maker californiano e surfista per passione, in viaggio per l’Europa da qualche mese con un furgone in compagnia dell’amato cane e l’inseparabile tavola da surf:
Lui era un danzatore. Un ballerino che sapeva attraversare l’inferno in equilibrio sulla sua tavola da surf.
Evan che ama vivere libero, che vive ogni giorno come fosse l’ultimo, con un animo romantico e dallo spiccato orgoglio; Camilla che si sente inadeguata, oppressa dalle aspettative degli altri e dalla paura di sbagliare, che non riesce a lasciarsi andare e non si fida di nessuno.
Intorno a loro la natura e il mare, le spiagge e un cielo senza fine, luoghi in cui perdersi sarà catartico. Entrambi in viaggio ma per motivi diversi, fino a che il destino metterà sulla stessa strada fino a trascinarli in mare, in mezzo alle irruente onde dell’oceano, per poi cambiarli per sempre.
E surfare lo aveva sempre aiutato a comprendere ciò che in apparenza non aveva spiegazione. Cavalcare le onde su una tavola da surf era più facile che porsi domande o lasciare che la testa iniziasse a scavare percorsi labirintici, una circolarità malata che attentava ogni giorno al suo autocontrollo rendendo difficile persino respirare.
Si dice che il surf possa divenire una struggente ragione di vita, fisicamente estenuante e intrisa di gioia. La ricerca errante della cresta d’onda perfetta, che inonda di attesa e pompa adrenalina, implica però un profondo rispetto della natura. Il rapporto con l’oceano è un processo lungo che va costruito con il tempo, adattandosi alle cadute, alla mancanza di ossigeno per allenarsi ad avere a che fare con l’imprevedibile, come può capitare nella vita.
Ogni giorno una rivelazione, immagini capaci di riconnetterlo a ciò che era importante, lezioni di vita, fotogrammi di esistenze semplici, la natura sullo sfondo e l’insegnamento più grande. Vivere senza respiro, assaporando l’attimo.
Tutto sta nel pensare a che cosa farà poi l’oceano: essere nel posto giusto, sulla costa giusta al momento giusto. Ma anche nel punto esatto in acqua per comprendere il posto, fino a che l’ambiente diventa quasi un’estensione anatomica del surfista.
Un crepuscolo dorato si stava spegnendo sull’oceano irrorandolo di luce. Era incredibile quanto i colori fossero netti in quel momento. Sembravano di vetro. Sarebbe durato pochi secondi. L’attimo sospeso in cui quel fulgore rossastro avrebbe tracimato oltre la linea netta color piombo e poi si sarebbe spento lasciando il posto a una quiete irreale e a un volo arruffato di gabbiani in cerca di un riparo.
A fare da sontuosa cornice a questo romanzo le ambientazioni, descritte con poesia e accutarezza, in cui la natura sovrasta indiscussa il viaggio di Evan e Camilla, alla scoperta di spiagge e scogliere meravigliose oltre al magico fascino delle città europee che guardano la costa atlantica, come Lisbona e Bilbao, piene di storia e tradizione.
Infine, come sempre, la magnifica prosa di questa autrice dal talento raffinato che regala attimi di intensa suggestione a questo viaggio, consentendo al lettore di divenirne parte, coinvolgendo i sensi, come la vista per scrutare ogni vicolo, l’olfatto per respirare il profumo del mare e l’udito per sentire il frinire dei grilli.
“Breath, nel tuo respiro” è un’esperienza sensoriale, un inno alla vita e alla ricerca della nostra essenza tramite un viaggio introspettivo che insegna a lottare per i propri sogni, godere sempre di ogni istante, vivendo ogni attimo come fosse l’ultimo. Una storia romantica, commuovente, che solca il mare come una tavola da surf sfiorando leggera la cresta dell’onda e lasciando la scia profonda della pinna, fino a far raggiungere l’estasi, l’attimo in cui si entra in sintonia con il mare connettendoci con noi stessi, con lo sguardo all’orizzonte pieni di gratitudine e speranza.
In fondo anche la vita era così. Un galleggiare precario in equilibrio su una tavola da surf. Il segreto era tenere il ritmo, assecondare il tempo, il vento, il moto, la forza e la velocità.
Mi auguro che questa autrice non smetta mai di scrivere, perchè c’è bisogno di storie così, capaci di dare alla lettura un senso più alto, quasi fosse un viaggio mistico che trascina via in una dimensione speciale in cui luoghi, ricordi, sensazioni, vissuti, siano essi sconosciuti o dimenticati, prendono nuova vita ampliando il nostro respiro e riportarci alla realtà migliori di prima.
Grazie Vera Demes, mi hai ricordato quello in cui credo profondamente: “Leggo per non smettere mai di viaggiare.”
RECENSIONE di Sara
Sono sicura che ognuno di voi, durante l’impegnativo anno di lavoro appena trascorso, ha desiderato almeno una volta di stare in vacanza, lontano dallo stress e dalle pressioni quotidiane.
Questo è il libro adatto allo scopo, dalla comodità del mio divano infatti mi ha trascinata in un’avventura unica nel suo genere.
Vi va di provare?
Chiudete gli occhi, fate un bel respiro e sentirete il calore di una storia che profuma d’estate, forte e coraggiosa come i suoi protagonisti.
Evan è americano, e a bordo di un furgone azzurro gira le più belle spiagge europee per fare surf e raccogliere filmati utili al suo lavoro di videomaker.
Sperò che la videocamera riprendesse tutto, anche se le immagini non avrebbero mai potuto sostituire la realtà.
Quella consapevolezza.
Il qui e ora.
Esserci.
Vivere.
Soffrire.
Il surf era questo.
Morte e resurrezione.
Ogni volta.
Fottendosene di tutto.
È abituato alla libertà, a mordere la vita godendo di ogni momento, per lui non ci sono regole ma solo giornate da vivere a pieno cavalcando ogni volta un’onda più alta.
Camilla è italiana, si trova in Europa in vacanza consapevole di non essere a proprio agio, lei abituata ad avere regole, lei con troppe paure da superare generate da una vita che giorno dopo giorno sente di dover cambiare.
Sarebbe bastato un po’ di coraggio, solo un po’, e la vita avrebbe potuto diventare bellissima, regalarle spirargli di verità, la stupefacente armonia di quel paesaggio selvatico e struggente, la perfezione del creato, la sua giovinezza che chiedeva solo di esprimersi libera, senza condizionamenti e senza paure, seguendo i sogni e i desideri inviolati.
Le storie dei due ragazzi si incrociano all’improvviso, e inevitabilmente si uniscono trasformandosi in un’avventura unica che diventerà un vero e proprio bagaglio di vita.
Come in ogni opera a cui Vera Demes ci ha abituati, anche stavolta vi troverete davanti ad un libro capace di regalarvi molteplici emozioni tutte diverse tra loro, ma soprattutto leggerete una storia pura, qualcosa da vivere dimenticando tutto il resto e facendone tesoro.
Lasciati andare, vivi senza freni e cerca di essere felice.
Il calore delle spiagge assolate, il profumo del mare, il fascino di un’estate che sa di libertà si percepiscono fin dalla prima pagina e vi assicuro che vi accompagneranno per tutta la lettura lasciandovi la voglia di fare i bagagli e partire immediatamente.
La cover, con il suo perfetto tripudio di colori arricchisce il libro ed è uno stupendo biglietto da visita per qualcosa di indimenticabile.
Sembrerà una frase fatta, ma questa storia mi ha trasmesso da subito che la vita è una sola e va vissuta a pieno, ridendo, piangendo ma soprattutto amandola; accogliendo ogni difficoltà con la giusta forza utile a trasformare il pianto in sorriso e la tristezza in gioia.
Perché vivere davvero significa non lasciare niente al caso seguendo i desideri del nostro cuore, solo così nulla potrà finire, ma restare gelosamente conservato nel meraviglioso cammino della nostra esistenza.
Programmare il futuro era uccidere l’istinto. E lei lo aveva sempre fatto. Ammazzare le pulsioni per evitare di bruciarsi. I salti nel vuoto erano spaventosi se non si sapeva dove atterrare. Ed Evan era un salto nel vuoto.
Evan e Camilla si prendono per mano, e insieme imparano a mettersi in gioco dando la possibilità alla gioia di vincere sulla paura che per troppo tempo ha fatto vivere loro qualcosa che non li rispecchiava a pieno.
Viveva e basta, assaporando l’attimo, cercando di vincere le sue paure, riprendendo il contatto con la parte più profonda di sé e con i suoi desideri più intimi.
Il mio augurio più grande è che la loro forza diventi la nostra, e che ognuno di noi possa cogliere il bello nel dono prezioso della vita, che per quanto complicata e a tratti impossibile è la cosa più perfetta che possediamo.
È morta nel suo appartamento Sofia Martinet, colpita alla testa con un oggetto pesante. Mentre Rocco Schiavone porta avanti una nuova inchiesta, alcuni ritorni dal passato scuotono emotivamente il vicequestore, che si sorprende quasi quasi a pentirsi della propria scorza di durezza: forse perché aleggia dappertutto un’invitante allusione alla forza emancipatrice dell’amore. Amore di qualunque tipo.
RECENSIONE
L’ombra di un nuovo efferato omicidio si staglia sulla fredda città di Aosta, in una mattina come le altre viene ritrovato infatti il cadavere di Sofia Martinet, una professoressa in pensione che viveva in una misteriosa solitudine portando avanti i suoi studi.
Il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto romano in forza nel capoluogo Valdostano e la sua squadra di “strampalati” agenti, si trovano a condurre le indagini cercando di capire chi voleva la morte della povera insegnante.
Una vita passata a mettere flebo, lavare pazienti, disinfettare le ferite le chiarì subito le idee. Quella non era marmellata. Si chinò con prudenza aggrappandosi alla maniglia della porta di casa Martinet. Passò un dito sul liquido e lo annusò. L’ex infermiera Rebecca Fosson dell’ospedale Parini di Aosta non ebbe dubbi. Quello che macchiava il polpastrello del suo indice era sangue.
Coadiuvati dal fido dottor Fumagalli, illustre anatomopatologo, e dalla polizia scientifica cercano di ricostruire gli ultimi momenti di vita della vittima per poter farle giustizia; e al tempo stesso affrontano il ritorno di Enzo Baiocchi, un latitante che Schiavone conosce fin troppo bene è che è coinvolto nell’omicidio della moglie Marina, il suo unico grande amore.
Il gelo di una città fredda come Aosta, farà da contrasto al calore di questa nuova avventura, unica e divertente che vi assicuro non vorrete terminare tanto presto.
Aspetto sempre con trepidazione ogni libro che Antonio Manzini decide di scrivere, per raccontarci un nuovo capitolo della vita di Rocco Schiavone, un poliziotto burbero ma dal cuore grande, sono decisamente la mia dose di serenità e buonumore e spero di non doverne mai fare a meno.
Rocco è un romano verace, che per alcune incomprensioni con le alte sfere della polizia, viene trasferito ad Aosta, il più lontano possibile dalla sua città e da tutto ciò che più lo rappresenta.
La faccia, quella ce la disegna il tempo, ogni ruga per ogni sorriso strappato, le diottrie in meno per ogni riga che non volevamo leggere, i capelli abbandonati chissà dove insieme al loro colore, e quello che vediamo spesso non ci piace, ma è soltanto l’inizio di un nuovo capitolo della nostra esistenza.
Con il cuore ferito dalla perdita dell’unica persona che per lui contava, arriva presso la sua nuova destinazione completamente impreparato, con un cappotto troppo leggero, scarpe poco adatte alla neve e tanta malinconia.
Trova però una colorita squadra di agenti, che a modo loro gli regalano calore e vicinanza, e giorno dopo giorno provano a sciogliere la sua impenetrabile freddezza.
La scrittura di Antonio Manzini, ironica e coinvolgente vi accompagnerà durante una lettura unica nel suo genere, che unisce il mistero di un giallo al piacere di una storia capace di regalare momenti spensierati.
Perché Rocco Schiavone non è solo il poliziotto irriverente che dice parolacce e fuma spinelli di nascosto, è anche colui che ha trasformato cinque poliziotti combinaguai in un gruppo di amici veri, aiutandoli nelle difficoltà e rendendoli una squadra vincente al di là di tutto.
Lui che ha conosciuto il vero dolore, ha aperto loro il suo cuore trasformandoli in uomini forti che riescono ad alzare la testa e a guardare il mondo senza nascondere le loro imperfezioni.
<<Che penso della realtà? Puzza>>. Riaccese la canna che s’era spenta. <<Puzza di sudore, di roba andata a male, puzza di gente marcia, che ti tradisce, ammazza, stupra, violenta. Pochi gli odori buoni. La maria, il vino, voi. Stop.>>
Vecchie conoscenze è un libro autoconclusivo, ma di certo lo apprezzerete con più diversamente leggendo l’intera serie di cui fa parte, per collocare più facilmente ogni particolare all’interno della storia.
Vi consiglio di alternare la lettura godendovi anche qualche puntata della serie tv ispirata ai libri, un’ottima trasposizione televisiva che mette in ancora di più in luce la perfezione degli scritti di Antonio Manzini.
Saranno di certo un’ottima combinata che vi terrà compagnia e renderà la vostra estate serena e divertente.
NON POSSO ESISTERE SENZA DI TE di Virginia Dellamore
Titolo: Non posso esistere senza di te
Autore: Virginia Dellamore
Serie: Autoconclusivo
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 29 Novembre 2016
Editore: Self Publishing
TRAMA
Inghilterra, 1814. È una gelida notte di novembre, nel Northumberland, quando Ophelia Northon, sedici anni, lunghi capelli rossi, un’aria da folletto e un’anima romantica, sgattaiola fuori dalla sua camera in segreto. Il batticuore del primo amore la accompagna mentre raggiunge Joshua, il ragazzo dei suoi sogni, in procinto di partire per un paese lontano. Intende fargli un giuramento, assicurargli che lo aspetterà fino al suo ritorno, e donargli se stessa come pegno della propria promessa. Purtroppo non arriva a destinazione: lungo la strada, un incidente imprevisto infrange ogni suo sogno, trasformando le speranze in chimere. Per giunta, il responsabile della sciagura che si abbatte sulla sua vita è qualcuno che lei già detesta: Lord Philip Percy, nipote ed erede del conte di Alnwick, un ragazzo arrogante, superbo e scontroso. A distanza di otto anni da quella tragica notte, Ophelia è una giovane donna disillusa che vive isolata in un remoto villaggio scozzese. Non ha mai smesso di pensare a ciò che è accaduto, immaginando la vita desiderata insieme a Joshua e detestando Philip con tutta l’anima. Ma cosa accade se il destino decide di rimescolare le carte? Inaspettatamente, in forza di una strana disposizione testamentaria, Ophelia deve tornare in Inghilterra. Ad Alnwick si ritrova ad affrontare i fantasmi del passato: incontra di nuovo Joshua, appena rientrato dall’America, e Philip, ormai diventato conte, sempre più sprezzante e perfino più detestabile di quando era ragazzo. Riuscirà, Ophelia, a colmare il tempo perduto, recuperando i propri sogni, nonostante le profonde ferite impresse nella sua anima e nel suo corpo? E se, nel frattempo, i sogni fossero cambiati? Se l’amore, quello vero, avesse altri progetti per il cuore? Un romanzo sul valore delle prime impressioni, sul senso di colpa, il perdono e il riscatto. La storia di una passione fortissima e di un sentimento assoluto che travalica il tempo e l’apparenza.
RECENSIONE
È risaputo che la condizione della donna nell’Inghilterra del 1800 era molto difficile, le conquiste di cui oggi possiamo godere sono il frutto del coraggio e della personalità che ritroviamo anche nella protagonista di questo romanzo.
Se voglio rimanere eterna nella sua anima, devo fare qualcosa che abbia un sapore di prima volta e di per sempre.
Non solo il genere femminile aveva la sola funzione procreativa, e la scelta della moglie ideale ricadeva spesso sul lustro che poteva dare alla famiglia e all’appetibilità della dote.
Ma anche, l’aspetto esteriore doveva essere adeguato ad eventi o a serate speciali in cui era necessario apparire.
La bellezza è un bene fragile, dura troppo poco per farci affidamento, è più effimera di un sogno.
Restare nubili significava portare sventura alle famiglie che non avrebbero avuto la sicurezza di dare un futuro al loro buon nome.
Quasi sempre ci si sposava per convenienza, raramente per amore. Le unioni erano organizzate dalle rispettive famiglie quando i futuri sposi erano molto piccoli o addirittura ancora nel grembo materno.
Tutto questo soffocava i sentimenti rendendo uomini e donne schiavi di regole sociali che nulla avevano a che vedere con l’amore.
Ne sa qualcosa Lord Philip Percy, erede del conte di Alnwick, costretto per una volontà testamentaria di suo nonno, a sposare Ophelia una ragazza all’apparenza fragile, spezzata da un tragico incidente che trasforma la sua esistenza lasciando che le paure prevarichino sui suoi sogni.
Eppure, nonostante il peso della coscienza che talvolta affiora e mi pungola, non posso fare a meno di affrontare queste piccole evasioni come avventure alle quali non vorrei in alcun modo rinunciare.
Tra i due inizialmente non scorre buon sangue, il conte sopraffatto dal suo titolo nobiliare, tiene distante Ophelia in maniera altezzosa e non la considera adatta al suo rango.
La ragazza dal canto suo detesta Philip, considerandolo l’emblema di una classe sociale che ritiene donne come lei non alla propria altezza.
Ma è soprattutto l’orgoglio a tenerli distanti, offuscando i loro occhi e guidando i loro gesti per nascondere quello che provano davvero.
Il destino era sempre un nemico, concedeva brevi illusioni, parentesi di amore, variazioni di sole e speranza, per poi far calare ogni sipario e seminare inganni, solitudine e tempesta.
Ho accettato volentieri la sfida, e con piacere mi sono trovata catapultata indietro nel tempo, grazie anche ad una scrittura scorrevole e accattivante, per vivere una storia romantica e a tratti ironica che mi ha aiutata a sognare e a riflettere molto su come pur essendo ambientata nel diciannovesimo secolo, possa richiamare a tematiche dei nostri giorni.
Troppo spesso, le donne sono costrette a vivere situazioni che le portano ad apparire piuttosto che ad essere, per trovarsi all’altezza di una società che pretende un fisico perfetto o un viso che non vada incontro allo scorrere del tempo.
Donne rese insicure da rapporti malati o da situazioni lavorative che le costringono per lo più ad essere quello che non sono.
Quasi venticinque anni, per una donna, rappresentano pressochè la fine di ogni speranza di matrimonio. Soprattutto con questa faccia. Denaro non ne ho mai posseduto e sono stanca di vivere in ristrettezze. Dunque, desidero diventare contessa più di ogni altra cosa; non avrete possibilità di liberarvi di me se non uccidendomi.
L’aspetto esteriore di certo non offre la chiave dell’anima di una persona, a volte ci si basa su un giudizio troppo superficiale.
Questo emerge anche dall’iniziale atteggiamento dei due protagonisti, influenzato dai pregiudizi di classe, dall’orgoglio, dal senso di inadeguatezza e dalla loro giovane età.
Le stupende ambientazioni capaci di trascinare il lettore nel vivo della storia mi hanno aiutata ad immaginare ogni scena senza fatica, passando dallo sfarzo dei palazzi nobiliari alla modestia delle abitazioni più semplici ma riscaldate dal cuore dei suoi abitanti, dandomi il privilegio di emozionarmi e di sorridere insieme ai molti personaggi, che sebbene fungano solo da contorno lasciando spazio a Philip e Ophelia saranno decisivi nell’evoluzione della loro relazione.
Voglio essere all’altezza di Ophelia e diverso da mio padre e dalle lezioni di egoismo che mi ha sempre impartito.
Concludo augurandomi che ogni donna possa essere sempre amata sinceramente, trovando in ogni momento della vita solo motivi per sorridere annullando ogni paura.
Consiglio questa lettura agli amanti dei romanzi storici, vi troverete davanti ad una protagonista forte e coraggiosa che non rinuncia alla propria dignità, e a un conte capace di rendere il suo cuore nobile degno del titolo di cui è investito.
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Nonostante il suo innato talento, Daisy si è sempre tenuta lontana dai riflettori a causa del suo carattere timido. Nel momento in cui poggia le mani su una tastiera, però, diventa parte della melodia e si spoglia di ogni insicurezza. Sente che tutto sta per cambiare quando la manager dei Poison Dust ascolta la sua esibizione in un pub e le propone un contratto. È l’opportunità per far conoscere al mondo la sua musica, ma è anche l’inizio di qualcosa di più. Scoprirà di dover condividere l’appartamento con l’intera band, compreso il vocalist: Yukine Kimura, dai delicati lineamenti orientali e dall’animo tormentato. Lei lo detesta da otto anni. Lui ha promesso di dedicare la sua vita esclusivamente alla musica. Ma Yukine e Daisy impareranno che il filo rosso del destino è impossibile da spezzare.
RECENSIONE
La neve è di certo il fenomeno atmosferico che maggiormente affascina adulti e bambini, creando momenti unici da vivere in paesaggi da sogno.
La particolarità più suggestiva di una nevicata è il surreale silenzio che si crea subito dopo, quasi sacro, da godere senza infrangerlo.
Ma la neve, se incontrollata, può fare anche tanto rumore generando situazioni difficili da gestire e suoni rari da percepire.
Lo stesso rumore che ha dentro Daisy, una timida ventitreenne inglese, amante della musica ma costretta a tenere i suoi sogni nel cassetto perché da sempre bullizzata per il suo aspetto esteriore e quindi piena di paure.
Secondo le sue compagne di classe infatti, essendo di corporatura robusta e poco alla moda non poteva permettersi di guardare un ragazzo carino ne di sognare in grande per il proprio futuro.
Daisy adora suonare, lo fa di continuo anche quando sa che nessuno la ascolta; e la sua voglia di esplodere è talmente forte che si trasforma in una valanga quando accetta di diventare tastierista e seconda voce dei “Poison dust”, una band molto acclamata di cui è membro suo fratello Liam.
Come ogni volta in cui le sue dita sfioravano lo strumento, le sembrò di essere nata per quello. Le parole delle sue ballate o delle cover di altri artisti le scivolavano dalle labbra con una naturalezza incredibile, riempiendo l’ambiente. Dimenticava qualsiasi cosa, esisteva solo per la musica.
Daisy ci mette tutta la sua grinta, affrontando le sue paure e ascoltando i consigli degli altri ragazzi del gruppo, tira fuori la voce per far tacere una volta per tutte quelle persone che l’avevano derisa, umiliata e resa incapace di rincorrere i propri sogni.
Il bullismo è un fenomeno che ancora oggi purtroppo, colpisce ragazzi fragili rendendoli incapaci di difendersi che vengono presi di mira per le loro caratteristiche fisiche o per l’orientamento sessuale, da coetanei convinti di essere perfetti e migliori.
Lei non brillava, passava inosservata. Era un frammento di cielo buio che osservava le stelle scintillare in lontananza.
Queste situazioni, se mal gestite o sottovalutate possono portare a conseguenze davvero disastrose; soprattutto perchè i ragazzi colpiti non condividono le proprie paure e difficilmente chiedono aiuto a chi gli è vicino.
Daisy trova la forza di reagire, ed entrando a far parte della band ritrova Yukine, il vocalist del gruppo, un ragazzo di origini giapponesi che fu il suo primo grande amore.
Lo scopre diverso però da come lo ricordava, devastato da qualcosa che non può rivelare e che gli impedisce di lasciarsi andare.
Sarà una canzone, composta come una nevicata che cade all’improvviso, a sciogliere il ghiaccio nel cuore del ragazzo, aiutandolo a condividere quello che fino a quel momento gli aveva impedito di essere sé stesso.
Non ci sono colori. Il nero dipinge le mie giornate
Lo senti il vuoto che ho nel petto? Non trovo la mia luce
L’ho persa nell’oscurità.
La musica è sicuramente il filo conduttore di questa storia, che mi ha travolta coinvolgendomi in maniera sorprendente.
Musica che unisce, fortifica e rende liberi da paure e pregiudizi, musica che salva.
La musica parve provenire direttamente dalle sue mani delicate ed esperte, ed era come l’aveva sempre immaginata: struggente, dolce, malinconica.
Incontrerete molti personaggi durante la lettura, che fanno da contorno alle storie dei due protagonisti arricchendole ma comunque restano sempre un passo indietro per lasciare a loro la scena principale.
Colpisce da subito lo stile delicato con cui vengono narrati i fatti, ogni avvenimento infatti si lega al precedente in maniera perfetta, come i fiocchi di neve che scendono soffici creando un suggestivo manto immacolato.
Consiglio questo libro agli amanti della musica, e delle storie sincere e toccanti.
Leggendolo farete vostre le emozioni dei protagonisti, coglierete senza fatica i loro sguardi reciproci, trovando insieme a loro la bellezza di essere forti come l’impercettibile suono della neve.
Dopo il tragico evento che ha coinvolto le sue amiche Sara e Monica, le giornate di Paolo procedono in totale apatia e distacco, sullo sfondo di una piovosa Torino. La svolta arriva con Noemi, la nuova affittuaria della camera lasciata vuota da Sara, dopo la sua partenza per l’Austria. Svampita runner affetta da diabete mellito di tipo uno, Noemi è dotata di una determinazione senza pari e che poco si concilia con l’inconscio bisogno di Paolo di “salvare” tutte le donne in difficoltà. Dopo Cuore d’inverno, un nuovo romanzo sul senso di colpa e sulla redenzione, un invito a cogliere l’attimo per non sprecare neanche un secondo della propria esistenza, perché La vita non è un accumulo di tempo, è l’intensità dei nostri respiri.
RECENSIONE
“La vita non è un accumulo di tempo, è l’intensità dei nostri respiri.”
Ho avuto la fortuna di leggere e apprezzare di nuovo il secondo libro della serie “How to disappear completely”, è stata una nuova travolgente esperienza, mi sono emozionata più della prima volta e soprattutto mi sono riscoperta irrimediabilmente innamorata di questa storia intensa e coinvolgente.
Paolo è appena tornato dall’Austria, dove insieme a Ozzy e Sofy i suoi coinquilini, è andato a trascorrere le vacanze di Natale nel tentativo di riportare a casa Sara (la protagonista di Cuore d’inverno); la ragazza infatti ha deciso di cambiare vita, dopo essere sopravvissuta ad un terribile incidente automobilistico che purtroppo ha ucciso quattro dei loro migliori amici.
Paolo torna a Torino svuotato, privato delle sue certezze, quindi si chiude in se stesso rifiutando l’aiuto della sua famiglia e delle persone a lui più vicine.
“Non sei tu…” Sono io. Sono io che non riesco ad andare a letto con una ragazza da più di un anno. Sono io che non riesco più ad avvicinarmi a nessuna. Sono io che sto mandando tutto a puttane per un fantasma.
La vera svolta arriva dall’unica luce nel passato burrascoso del ragazzo, ritrova infatti Noemi, sua vicina di casa da sempre invaghita di lui, e dopo l’insistenza di Ozzy e Sofy accetta di affittarle la stanza di Sara.
Questa sensazione di necessità è quasi terrificante; mi spaventa aver così bisogno di qualcosa, di qualcuno, eppure allo stesso tempo mi attrae. Non riesco a farne a meno. Le mie mani stringono forte la sua maglietta, attirandolo ancora verso di me, per far ricongiungere le nostre labbra. Si incastrano in modo naturale ora, senza imbarazzo, come se avessero bisogno l’una dell’altra per esistere.
La ragazza, socievole e allegra, porta una ventata di positività in casa, soprattutto quando, essendo molto brava a disegnare, decide di decorare i soffitti delle loro stanze.
E’ proprio questo semplice gesto che riaccende qualcosa nel cuore di Paolo, quello che la sua nuova coinquilina decide di creare per lui infatti riesce a leggerlo dentro come nessuno ha fatto per tutta la sua vita.
Stringe i pugni sulle cosce abbassando lo sguardo verso il pavimento. Mi siedo accanto a lui tentando di sedare la sua rabbia e avvolgendolo con un abbraccio. Ascolto il suo cuore che galoppa come un cavallo imbizzarrito, gli accarezzo la schiena, la nuca, i capelli. Lui si lascia andare sulla mia spalla, i muscoli si rilassano sotto il tocco leggero della mia mano.
“Dio, come fai ad essere così meravigliosa con me? Io non faccio altro che farti del male.”
“Tu mi salvi tutti i giorni, Paolo.”
Noemi fa una “magia”, riesce dove altri avevano fallito, e nei vari capitoli, dove i due protagonisti raccontano in prima persona il loro punto di vista, la figura di Paolo sboccia passando dal ragazzo burbero e un po’ antipatico alla persona dolce e premurosa pronta a difendere e sostenere i suoi affetti più cari.
Credo fermamente che Paolo e Noemi siano la prova che insieme si supera ogni difficoltà, anche se spesso la vita ci mette davanti troppi ostacoli; e soprattutto che anche le persone più dure e introverse possono tornare a sorridere accanto a chi è davvero giusto per loro.
Bellissima l’importanza che la storia dà all’amicizia, si respira aria di famiglia con la sicurezza che nessuno resterà mai solo.
I libri inoltre, pur essendo autoconclusivi, sono tutti collegati tra loro, ed è bello come le storie dei vari personaggi si intreccino dando vita a letture che ti restano nel cuore.
Leggere un libro per la seconda volta significa assaporarlo con calma, e apprezzarne meglio ogni piccolo particolare, questa storia mi resterà dentro per sempre.
Lo consiglio a tutti, amatelo e fatene tesoro! È un libro che fa bene al cuore e all’anima.
E’ pura energia. E’ vento. E’ sole. E’ acqua scrosciante. E’ la tempesta che si abbatte su di me. Sento che potrei perdermi davvero dentro di lui, nella sua bocca, nei suoi occhi, nelle sue mani, ma so che lui mi ritroverebbe e saprebbe come riportarmi indietro.
Nina Ferretti, ventisei anni, ha sempre dovuto fare i conti con il proprio corpo. Un corpo a cui manca qualcosa, un corpo a cui è stata preclusa la possibilità di scegliere. Da anni colleziona una serie di relazioni con la data di scadenza, senza futuro e senza promesse. Lavora di notte e dorme quando fuori la città si sveglia, incastrata in un eterno presente che la tiene al sicuro dalle sofferenze e dalle paure ma che non le fa neanche battere il cuore. Tranne quando incontra Mattia Bernini, trent’anni, affascinante fotografo con il quale instaura subito una delle sue relazioni senza futuro. E quando sembra che i due non riescano a fare a meno l’uno dell’altra, i fantasmi del loro passato rischiano di compromettere tutto ciò che stanno faticosamente costruendo insieme.
Dopo la serie “How to disappear completely” e gli autoconclusivi “Invisible Sun” e “Close to me”, Elle Eloise torna con “Cosmic Love”, non soltanto una storia d’amore, ma una storia sull’amore.
RECENSIONE di Sara
Di certo ognuno di voi, almeno una volta nella vita si sarà sentito imperfetto o poco adatto a condividere con gli altri emozioni o sensazioni ritenute importanti.
Questo perché quasi sempre, i nostri difetti e le nostre mancanze prendono il sopravvento sul resto rendendoci incapaci di trovare il nostro posto nel mondo.
È quello che succede a Nina, una ragazza di 26 anni, provata e ferita dalla vita tanto da essere costretta a nascondersi dietro abiti informi e comportamenti che non le rendono giustizia.
Una vacanza, ecco cosa potevo essere per loro. Ecco cos’erano i ragazzi per me. Una breve vacanza dalla monotonia della mia vita.
Le sue certezze crollano quando incontra Mattia, un ragazzo diventato uomo troppo in fretta, che la colpisce da subito ma che come d’abitudine cerca in tutti i modi di tenere lontano.
Stavolta però è diverso, Mattia è un fotografo, un professionista capace di cogliere il bello in ogni cosa, di mettere in evidenza particolari che agli potrebbero rivelarsi insignificanti.
Allora non lo sapevo ancora, ma alcune creature hanno bisogno del buio per brillare.
Conosce Nina e trova il bello in lei, la aiuta a sentirsi compresa, sicura di sé, finalmente completa.
E aiuta sè stesso finalmente ad amare senza riserve, a donarsi completamente ad un altra persona accogliendola in maniera completa.
Da quando c’era lei non avevo più sentito quell’urgenza, quel bisogno di andare dall’altra parte del mondo per essere felice. Stavo bene ovunque, anche nel giardino di casa mia.
Ormai seguo e stimo Elle Eloise da anni, aspettando in trepidante attesa ogni storia che ci regala grazie alla sua brillante penna.
Dopo “Invisible sun” pensavo che nessun’altro libro potesse toccarmi tanto nel profondo, emozionandomi in modo delicato e unico.
“Cosmic love” ha smentito le mie convinzioni, e ancora una volta mi sono trovata di fronte ad una storia talmente vera da sentirla mia dalla prima all’ultima parola.
Durante la lettura colpisce come la semplicità del vissuto di due ragazzi fragili come Nina e Mattia, possa diventare il loro punto di forza per provare a ripartire cercando insieme la vera felicità.
Ero perfettamente consapevole di essere nei guai. Ero perfettamente consapevole che il treno della mia vita stava per deragliare. Ero perfettamente consapevole che mi sarei schiantata. Ciò nonostante, da quel momento in poi non fui più in grado di governarne la rotta e decisi di godermi almeno il viaggio.
È proprio questo il segreto della scrittura di Elle Eloise, storie mai banali, personaggi straordinariamente veri, e talmente reali da riuscire senza fatica a sentirli, a immaginarli e a condividere con loro ogni momento.
È difficile vivere con un vuoto dentro, e soprattutto con la consapevolezza di non poterlo colmare mai; ti senti fuori luogo, inadeguato a stare con gli altri, incapace di provare le loro stesse emozioni e sensazioni.
Fino a che non ti fermi ad analizzare il motivo di quella mancanza, e ti rendi conto che la vita ti ha dato comunque un’altra possibilità, per sorridere, per amare, per godere a pieno di ogni momento; solo apprezzando questo si riesce davvero ad accettare quello che purtroppo mancherà per sempre.
Forse ci piaceva quel brivido, il non sapere esattamente cosa stessimo facendo e perché. Era bello, quello era tutto ciò che contava. E ce lo facevamo bastare.
Consiglio questo libro a chi a voglia di emozionarsi davvero, mettendo a nudo la propria anima per ritrovare la fiducia in sé stessi e la voglia di amare davvero.
RECENSIONE di Alessia
“Allora non lo sapevo ancora, ma alcune creature hanno bisogno del buio per brillare. “
E’ in questa citazione che si racchiude una delle più belle immagini simbolo di questo libro, parole suggestive che evocano il potere dei ricordi come fossero flash indelebili in grado di predire il nostro destino.
Ed è quello che avviene a Mattia, protagonista maschile dell’ultimo romanzo di Elle Eloise, autrice che attraverso i suoi libri ci ha fino ad oggi abituati a metterci lo zaino in spalla per esplorare i sentieri tortuosi dell’animo umano.
Stavolta però siamo difronte ad una storia più intima e matura, in cui il filo conduttore che detta l’itinerario del viaggio è l’evoluzione dei sentimenti che si sviluppano all’interno di una coppia. Un percorso che in questo libro mette a fuoco con estrema lucidità le fasi della nascita di un amore in cui si alternano luci ed ombre, salite e discese, equilibri e squilibri.
Una storia dalla struttura essenziale, senza fronzoli, che per questo lascia spazio ad un percorso introspettivo di rara intensità. Un racconto potente amplificato da uno stile di narrazione scandito ad arte dai punti di vista dei due protagonisti, Mattia e Nina, che alternano riflessioni interiori e flashback portando il lettore ad un coinvolgimento crescente della storia.
“Cosmic love” prende il titolo da una canzone di Florence & the Machine, gruppo britannico dalle sonorità sofisticate tipiche dell’indie rock, scelta che conferma la passione dell’autrice verso le arti visive e sonore, come la musica e la fotografia, professione del protagonista del romanzo.
Ero cresciuto abbastanza in fretta da eliminare in modo precoce e permanente alcuni atteggiamenti del tipico “scazzo adolescenziale”. Mai stato quel tipo di adolescente, e sicuramente non sarei stato quel tipo d’uomo.
Mattia è un ragazzo cresciuto più in fretta dei suoi coetanei a causa della prematura morte del padre. Di professione fotografo, fin da adolescente è abituato a occuparsi di sé stesso fino a divenire col tempo un uomo solido e sicuro, un porto in cui rifugiarsi nelle giornate di tempesta, capace di offrire un abbraccio di conforto e una protezione dal dolore.
A un certo punto, notai che aveva abbassato la testa di scatto, lasciando scivolare in avanti quei capelli lunghissimi, a chiuderla dietro una tenda.
Nina è una ragazza in fuga da sé stessa e in perenne ricerca dell’anonimato, dopo un evento del passato che l’ha segnata in modo irreparabile. Una creatura notturna che vive sentendosi a proprio agio solo nel buio e che ho sentito profondamente per la sua estrema fragilità e per la consapevolezza della sua diversità, aspetti che la rendono un personaggio sfaccettato e di grande spessore umano.
Due ragazzi con bagagli di esperienze profondamente diversi e che, nonostante opposte visioni della vita, intraprendono una relazione inizialmente dominata dalla passione e dall’attrazione fisica, prima ancora di frequentarsi.
Come può una storia nata con questi presupposti diventare amore, soprattutto se il futuro non è contemplabile? Se da una parte non tutti gli amori sono uguali come non lo sono tutti i legami, dall’altra è utile ricordare quanto sia importante cogliere le sfumature, capire le differenze, distinguere i contesti in cui l’attrazione si mischia alla paura, la passione ai dubbi, l’infatuazione alle preoccupazioni su un futuro da condividere.
Con Mattia c’era stata una scintilla. Un momento. Uno sguardo, un tocco diversi.
La scintilla che nasce improvvisa tra Mattia e Nina ha i colori straordinari dell’alba e del tramonto, attimi ordinari in cui la natura sfoggia il suo abito più bello attraverso il mistico sfioramento della notte con il giorno e viceversa, creando così istanti di pura e solenne magia.
Ma come questi fenomeni tanto meravigliosi quanto fugaci possono durare?
Scoprirlo è possibile leggendo questo romanzo che esplora la particolare dimensione che si crea quando nasce un legame difficile da ignorare e che cresce, per poi fermarsi e poi ripartire fino a costruire patti, a negoziare, imparando a fare pace anche con sé stessi.
Mattia e Nina sono come una coppia di ballerini che devono controllare i propri passi senza trascinare l’altro in una danza in cui l’empatia, la reciprocità, la cura e la tolleranza devono brillare per celebrare l’amore, oltre la paura e la sofferenza. Solo se si eseguono questi passi con efficacia e intelligenza si potrà creare le basi necessarie ad affrontare le fasi seguenti, seppur sia difficile ballare con un dolore invalidante che blocca gli arti.
La mia era una malattia, che mi rendeva zoppa nel vorticoso balletto della vita.
Un romanzo maturo, ricco di tenerezza in cui identificarsi è facile, ricordando quanto l’evoluzione dei sentimenti non dipende dal tempo e che le modalità in cui le varie fasi si susseguono non sono regolamentati. L’amore richiede un lavoro artigianale che compromette e arricchisce, in cui lo sguardo comprende, l’udito ascolta e il cuore capisce, cede e accoglie. Non di meno, una storia come simbolo della difficile condizione in cui molte donne si ritrovano a vivere sulla loro pelle per molteplici motivi e che lascia la profonda amarezza della mancanza di libertà, quella di poter scegliere.
Il percorso di Nina non offre sconti ma lancia un messaggio universale di coraggio e speranza verso le donne come lei: credere di valere la pena e di essere amate fino a costruire un futuro con qualcuno, al di là di tutto.
Sollevai il braccio a indicarla. Anche Nina l’aveva vista, ne ero certo. Eppure, nessuno dei due disse nulla. Io però espressi il mio desiderio. Anche se erano tutte bugie, anche se la donna accanto a me era convinta di farmi del male, io l’avrei voluta lo stesso. Preferivo soffrire con lei per le nostre mancanze che star bene con un’altra che non amavo.
Non vi è luce più bella di quella di una cometa che spruzza nel cielo milioni di stelle, quella di una lucciola da inseguire in un prato d’estate, visioni che ci ricordano la magia di quando siamo stati bambini, ancora pieni di sogni e con lo stupore negli occhi. Perchè spesso la luce più bella è quella che ci illumina dentro e che ci fa brillare.
Un romanzo che porta lontano nel cuore di tutte le donne e di tutti coloro che hanno scelto di amarsi nella loro unicità.
In the shadow of your heart
I took the stars from my eyes, and then I made a map