
MY BITTER SWEET SIMPHONY di Paola Garbarino
Titolo: My bitter sweey simphony | |
Autore: Paola Garbarino | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: Prima persona | |
Tipo di finale: Concluso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 5 Aprile 2018 | |
Editore: Self-Publishing |
TRAMA
Ero lì con Lestat interamente, col cuore in vista oltre che la pelle. Ed era magnifico, era potentissimo e al tempo stesso m’impauriva perché capivo quanto tutto ciò mi stesse rendendo vulnerabile: lui avrebbe potuto prendere il mio cuore e posarlo accanto al proprio o avrebbe potuto schiacciarmelo sotto alle scarpe e io non sarei mai più stata integra.”
Se il nostro posto è nel cuore della persona che amiamo, cos’è che ci riporta a casa?
Lestat è un giovane violinista prodigio, Stella una ragazzina folgorata dalla sua esibizione. Lui è cresciuto in orfanotrofio, lei tra i privilegi di una famiglia importante, eppure le loro anime affini s’incontrano sulle note di un’ipnotica melodia. L’attrazione è immediata ed esplode in poche ore, ostacolata però dai genitori di Stella.
Dopo quella notte, la vita li porta su due strade lontane, la separazione è una ferita che fatica a rimarginarsi. Quell’incontro però lascia una scia bruciante nel loro cuore.
Undici anni dopo, Lestat vive a New York, è sposato e alla ricerca di un figlio che non arriva. Stella, ancora ribelle e selvaggia, ha mollato l’università, diradato i rapporti con la sua ingombrante famiglia e lavora in un resort di lusso nella campagna toscana.
Un evento traumatico sprona Lestat a fuggire da New York, in cerca di serenità e di un luogo dove comporre in pace. Il Destino lo porta proprio in Toscana, dove la luce della sua Stella riesce a compiere di nuovo una magia.
Può la scintilla di un’attrazione bruciata in gioventù divampare ancora, dopo anni di lontananza?
RECENSIONE
Quando letteratura e musica si intersecano a raccontare i sentimenti umani io sono già per metà conquistata perché entrambe possono toccare corde che se pizzicate nel modo giusto danno maggior enfasi alle emozioni suscitate.
Paola Garbarino è riuscita in questo caso a far vibrare molteplici sensazioni con una sensibilità profonda ma delicata insieme che mi hanno coinvolta intimamente.
My bitter sweet simphony racconta con semplicità e verità gli aspetti forse più importanti ma anche i più complicati dell’esistenza, quali il desiderio di avere un figlio, la genitorialità, il senso della famiglia, la realizzazione dei sogni, tutti aspetti che a seconda delle esperienze possono avere per ognuno di noi un sapore dolce o amaro, come il brano dei Verve a cui si ispira il titolo del libro.
Pezzo che ho riascoltato con piacere e nel quale ho ritrovato tutto il ventaglio delle emozioni suscitatemi dalla lettura con le sue molte sfumature dalle più lievi alle più intense.
Vi è mai capitato di sentirvi inquieti, insoddisfatti, fuori posto nonostante tutto?
Credo che le nostre radici giochino un ruolo fondamentale in questo senso, gettando i semi di una irrequietezza dell’anima che come un rampicante poi cresce a volte inconsapevolmente dentro di noi.
Il passato non va mai via. Non è soltanto alle nostre spalle, è il fondamento di dove teniamo i piedi oggi.
Così accade ad entrambi i protagonisti del romanzo, Lestat violinista prodigio, cresciuto in orfanotrofio, diventato un uomo affermato, ricco e famoso, sposato alla ricerca di un figlio che tarda ad arrivare.
Un desiderio di paternità che ha il sapore del riscatto dalla sua infanzia vissuta in istituto, un sogno che appare irrealizzabile.
Nonostante i traguardi raggiunti Lestat sente sempre che gli manca qualcosa, dei vuoti che lo fanno sentire ancora quel bambino che non aveva niente, nemmeno una famiglia.
Io no, sapevo che non sarei stato felice al cento per cento neppure se avessi fatto una vita agiata per il resto dell’esistenza. A me mancava sempre qualcosa. A tutti quelli come me sarebbe sempre mancato qualcosa. E non era niente che si potesse acquistare.
A me mancava mia madre.
Mi mancava una famiglia normale.
Mi erano mancate troppe cose e certi buchi non li puoi riempire. Neppure la Musica poteva colmare quelle voragini, poteva soltanto passarvi attraverso, lenendo la sofferenza come un balsamo su una ferita.
Ed ecco che la musica del suo violino diventa l’espressione del suo tormento e nello stesso tempo la sua cura.
Impugnai l’archetto, appoggiai il violino sulla spalla e iniziai a suonare e, come tutte le volte, mi persi nelle note. Era un perdersi ma allo stesso tempo io ritrovavo me stesso, la parte di me più vera, più profonda e istintiva. Io ero questo: ero fuoco. Ma ero anche aria, terra e acqua. La Musica mi portava in ogni dove e al tempo stesso mi conduceva in una dimensione nuova, che non mi apparteneva ma a cui mi era stato concesso di accedere. Era come essere condotti in volo ai cancelli dell’Eden e poterlo guardare.
Un destino quello di Lestat legato da fili invisibili ma intrecciati tra loro a quello di Stella una ragazza incontrata in gioventù, con una storia personale del tutto opposta alla sua ma che lo attira come un magnete.
Tra i due esplode un’attrazione irresistibile ed immediata che nella giovinezza non avrà il tempo di consumarsi ma il ricordo del loro incontro e di questa inspiegabile quanto irresistibile attrazione li accompagnerà nell’avanzare degli anni prendendo la consistenza di un sogno, di quelli che nascono nell’adolescenza ed hanno il sapore della magia, ma che col passare del tempo sembrano diventare irrealizzabili.
Cosa accomuna questi due ragazzi?
Molto di più di quello che sembra ma prima di tutto due elementi fondamentali che aiutano a comprenderli appieno: i loro sogni appunto, che con la maturità e una diversa consapevolezza assumeranno un significato diverso da quello immaginato e idealizzato e l’irrequietezza dell’anima di cui la musica del violino è nello stesso tempo espressione e lenimento.
Stella pur con alle spalle una famiglia solida, ricca e apparentemente unita, vive lo stesso senso di inquietudine di Lestat, una ribellione interiore che non trova mai soddisfazione facendola sentire incompleta, sbagliata, mai nel posto giusto.
Mi mancava qualcosa a cui non sapevo nemmeno dar nome, nella mia anima, un pezzo, grande, che avvertivo ma che non riuscivo mai ad afferrare, a rimirare. Quelli come me nascono forse così, con l’anima tarlata, corrosa, sempre inquieti, peccato che non fossi diventata una grande artista, tutta questa inquietudine sarebbe sfociata in meravigliose opere d’arte.
Non è poi così lontano dalla verità che l’arte nasce molto spesso dal tormento.
Ho amato questi due giovani con vite opposte ma uguali, che traggono dalla musica e dai sogni di gioventù la cura ai loro tumulti e la forza di conviverci.
In un’altalena tra passato e presente attraverso le storie personali di Lestat e Stella, Paola Garbarino tratta temi solidi.
Come ci trasformano i sogni adolescenziali una volta diventati adulti?
È giusto serbarli nel cuore e quindi alimentarli nonostante la realtà ci ponga di fronte all’evidenza che tali resteranno o che forse non stiamo percorrendo la strada giusta per realizzarli?
“Certe cose non se ne vanno. Gli amori impossibili restano dentro, ti restano dentro per sempre, ti accompagnano ogni giorno. I sogni non se ne vanno, Stella. Forse li metti via, li nascondi perché guardarli ti ferisce ma non se ne vanno.”
Quanto è difficile e nello stesso tempo illuminante essere genitori?
L’autrice mostrerà molti modi differenti dell’essere genitori che si riflettono poi in altrettanti modi di essere famiglia.
Quest’ultima è infatti l’altro importante tasto toccato nel libro, Paola Garbarino racconta come una famiglia può avere forme e dimensioni diverse ma la sostanza di cui è composta che è ovviamente l’amore, non cambia.
Questo è il messaggio che più mi ha commossa per come l’autrice lo lascia affiorare in superficie, perché lo fa in maniera molto onesta senza dare alle vicende quell’aurea “arcobaleno” per cui le relazioni tra genitori, figli e fidanzati appaiono tutte facili, indolori e serene.
Tutt’altro, la scrittrice dà una bella e sincera testimonianza di quanto in realtà l’amore comporti sacrificio e inevitabilmente anche sofferenza.
L’epilogo è tenero e carico di speranza, degno finale di un libro che è un ritratto sull’essere famiglia nel suo significato più profondo e toccante, con tutte le difficoltà e le gioie che la vita pone sulle nostre strade, e soprattutto di come i sogni alla fine si possano realizzare nonostante le proprie imperfezioni, grazie alla capacità di accettarle e mantenendo l’onestà verso se stessi prima di tutto. Lasciatevi trasportare da questa melodia fatta di parole scritte, una sinfonia dolce e amara, proprio come la vita.
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