DILOGIA “COLORS” di Mary Lin

DILOGIA “COLORS” di Mary Lin

Titolo: Dilogia “Colors”
Autore: Mary Lin
Serie: Colors, vol. 1 e 2
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternati (Mansel, Melody, Arden, Hannah)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 26 Maggio e 30 Giugno 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Vol. 1

Melody nasconde il suo passato sotto la maschera da ribelle, una spessa armatura di irriverenza e aggressività.
Insieme ai suoi migliori amici, Junior, Arden e Dustin, crea scompiglio tra i corridoi della scuola, fino al giorno in cui si spinge troppo oltre ed è costretta a scappare.
È un giorno di pioggia quello in cui Mansel inchioda con il suo pick-up, per evitare di investire la ragazza che sfreccia tra le auto in corsa. Quel momento cambierà ogni cosa. Per Melody, la ragazzina sfrontata che dissimula la gamma di grigi che macchiano il suo animo. Per Mansel, che è disorientato dal suo atteggiamento provocatorio e si sentirà, di volta in volta, sempre più responsabile per lei.
Per un cuore che ha finora vissuto nelle tenebre, il mondo inizierà a colorarsi di mille diverse sfumature.

Vol.2

Melody, Arden, Junior, Dustin. Quattro ragazzi uniti contro tutti, temuti, isolati, decisi ad affrontare insieme il mondo che li aveva spezzati. Legati da un filo nero che li ha stretti fino a consumare i pochi attimi di pallida felicità.
Finché la vita ha presentato loro il conto più salato.
Da quella terribile notte, ogni cosa è cambiata e nulla sarà più lo stesso.
Quel filo si è rotto. Le scaglie sono esplose, aprendo una ferita che non potrà rimarginarsi.
Melody è caduta in un baratro nero che ha inghiottito ogni altra tinta. Rinchiusa nel suo bozzolo di dolore, non ha più la forza di combattere. Qualcun altro combatterà per lei, per spingerla ad affacciarsi nuovamente alla vita. Per spronarla a respirare, a sentire e a ridare voce ai suoi colori.


RECENSIONE


Noi quattro siamo un’unica cosa, e farei di tutto per loro.


Quattro giovani ragazzi, un legame indissolubile. E’ in questa citazione che si racchiude il senso profondo della dilogia “Colors” di Mary Lin, ovvero l’amore come sentimento universale, che supera il tempo e la distanza, di cui si ha bisogno per vivere con totale pienezza.
Viviamo e dipendiamo da questa esperienza nelle sue diverse forme: dall’essere innamorati, all’amore che nasce in un’amicizia, quello tra fratelli di sangue e non, fino a quello che i genitori provano per i propri figli.

Un sentimento che non si sceglie, è lui a farlo per noi, che non ha regole e su cui non abbiamo controllo, e che spesso è capace di unire persone a volte tanto diverse. Come può accadere? Rispondere è complicato, potrebbe trattarsi di semplice casualità, un disegno del destino, oppure la credenza che due persone sono legate fin dalla nascita da una forza invisibile, un filo magico che tiene due anime connesse nonostante il passare del tempo e la lontananza.

Questa storia richiama a questo tipo di legame, espandendo il significato dell’amore più totalizzante e viscerale che rapisce, strattona, ferisce fino a corrodere l’anima, in un percorso di rinascita di originale intensità. Un romanzo da vivere come un viaggio coinvolgente, nella piena consapevolezza di dover sopportare le vertigini e la fatica di raggiungere le cime emotive più alte, in cui il respiro si fa corto per la mancanza di ossigeno e il cuore a tratti perde il battito.


È perché… sono aggrovigliata a lui. E sono legata a Junior. E sono legata a Dustin. Danneggiarli, deluderli, anche solo contrariarli mi spaventa, mi ferisce, e mi ammazza. Ciò nonostante, non riesco a fare altro che questo. Io… sbaglio sempre.


Al centro del racconto Melody, una ragazzina che a soli 17 anni la vita ha già inferto ferite insanabili. Una protagonista femminile scomoda, difficile, ostile, danneggiata al limite dell’umanamente pensabile; a parlare per lei sono i suoi atteggiamenti da bulla, i silenzi improvvisi, i tagli sulla pelle, la totale assenza di rispetto per il suo corpo e due occhi capaci di gridare senza voce. L’autrice non risparmia nulla al lettore, raccontando con autenticità dove possa spingersi la ferocia umana per strappare dalla realtà e catapultare chi legge nel buio dell’inferno di questa giovane ragazza e mostrarne tutto l’abisso che la avvolge, un groviglio di dolore, paura, inadeguatezza, irriverenza, rabbia e dipendenza.
Da cosa o da chi Melody è dipendente? Dal bisogno di essere protetta, dalla necessità di fuggire dal vuoto ed essere salvata, dall’unica forma di amore che ha mai conosciuto e che la lega profondamente ai suoi 3 amici, e in particolar modo a suo “fratello” Arden.


«Finché rimarremo insieme, potremo funzionare meglio. Se unisci due metà rotte in un unico cuore, forse questo batterà di nuovo.»


Complesso, enigmatico, oscuro, Arden è un personaggio che emerge tra le pagine come un’ombra nera e costante, che segue silente, osserva minaccioso. Una figura carismatica che incute timore fino a rendersi odioso, che disturba e inquieta, capace di plagiare. Il legame che ha costruito con gli anni con sua “sorella” Melody ricalca alla perfezione le sembianze di una relazione tossica, in cui la dipendenza affettiva si alimenta su un senso di protezione e controllo patologici che logora, ricatta e nuoce fino a creare un vortice di sensi di colpa, astinenza, assuefazione, negazione fino alla violenza emotiva.

Nonostante i tratti oscuri e deviati che connotano Arden come il cattivo della storia, resta il fatto che la sua personalità è così stratificata e ben delineata da non mettere d’accordo nessuno, fino a far discutere chi lo vuole salvare e chi solo condannare. In questo giudizio altalenante si racchiude la bravura dell’autrice nell’aver reso credibile un personaggio così impenetrabile. A mio avviso, ogni tipo di giudizio su di lui va sospeso, in attesa di arrivare alla fine della dilogia, quando si sciolgono i nodi che hanno azionato le sue scelte, mosso le sue decisioni, sviluppato i suoi pensieri per capirne fino in fondo la psiche, laddove possibile.


Quest’uomo… è un’immensa distesa di colori. E sono così sopraffatta da ciò che provo per lui anche solo guardandolo, che il cuore mi batte così forte che mi manca il respiro.


A scardinare il legame tra Arden e Melody sopraggiunge Mansel, 28 anni, fratello maggiore di Hannah, compagna di scuola di Melody. Caparbio, a volte brutale e poco avvezzo ai sentimentalismi, il suo destino incrocia quello di Melody in una fase della sua vita molto critica, dove pesanti rinunce personali e grosse responsabilità lo stanno logorando fino allo sfinimento.
In un graduale percorso costellato da irriverenza e pregiudizio, l’incontro tra Mansel e Melody sparpaglia le carte dei loro destini incuneandosi nel profondo fino a stravolgere, quasi inconsapevolmente, le vite di questo gruppo di giovani ragazzi e rivelando soprattutto le contorte dinamiche della torbida relazione che lega lei e suo fratello Arden, fino a svelare il filo nero che da anni li unisce in un connubio perverso di controllo e sottomissione.

Gli effetti collaterali sono devastanti per entrambi ma soprattutto per lei, abituata a vivere al buio, nell’ombra, nell’oscurità profonda di chi ha paura e ha conosciuto la sofferenza, dotata da sempre di una maschera inscalfibile per anestetizzare il dolore. Tutte le sue emozioni traspaiono vive da dialoghi, pensieri e atteggiamenti narrati con enfasi fino a che Mansel le offrirà un risveglio emotivo profondo tale da dare forma ai sogni e coltivare desideri finora repressi.

L’autrice non sbaglia un colpo nel raccontare con grande accuratezza il loro rapporto.

Una relazione complessa che rifugge da ogni tipo di etichetta, perché non ci sono promesse, non si offre fiducia, non ci si tiene per mano. Melody e Mansel lottano e si cercano disperatamente come due poli opposti legati da un filo invisibile che si allenta e si accorcia di continuo, in un duello struggente senza sapere, fino alla fine, chi salva chi.

Lo stile di scrittura è evocativo e ricco di pathos, in cui le voci narranti trasmettono pienamente le loro emozioni fino a scomporle in immagini, suoni, odori e renderle incredibilmente realistiche.

La dilogia “Colors” di Mary Lin è una storia di rinascita difficile, straziante, che traccia solchi profondi, particolarmente nel primo volume, senza lasciare alcuna tregua al lettore in un susseguirsi di accadimenti a volte difficili anche da immaginare. Una narrazione che a tratti toglie il fiato senza far prevedere cosa accadrà, tra lacrime e sollievo, rabbia e commozione.

Nella seconda parte il racconto perde un po’ di ritmo sull’azione lasciando campo ad una narrazione a 4 voci che scorre più lentamente mediante un flusso di coscienza che rende il romanzo più introspettivo. Una scelta che, a mio avviso, offre meno emozioni rispetto alla prima parte ma che, d’altra parte, mostra come l’avanzare del tempo possa generare per alcuni un percorso di maturità che coadiuva la crescita personale, facendo sedimentare esperienze e permettendo a nuovi equilibri di attecchire. Per altri, invece, il tempo ha il sadico potere di irrigidire posizioni e incuneare convinzioni, in un circolo nocivo di silenzio, errori e solitudine.
Un tipo di racconto meno incentrato sull’azione e più sull’elaborazione, che ripercorre il passato e spiega il presente per mostrare le mille sfumature dei vari personaggi, nascoste dagli eventi sotto una coltre oscura di tonalità, che solo sul finale iniziano a distinguersi in modo nitido.

“Colors” è un viaggio tortuoso che non si dimentica perché graffia e scuote, ma insegna anche a volare attraverso i sogni, gli sbagli, il dolore e quel senso straordinario di rinascita che ripaga ogni lacrima versata.
Melody, Mansel, Arden, Junior, Dustin e Hannah resteranno per lungo tempo indelebili ricordi di un romanzo tra i più belli letti ultimamente.


L’amore fa male, e più fa male più ami, e più ami più soffri. Il dolore ti porta a fare scelte stupide, sbagli che si pagano, finendo col dare la colpa a lui, e col dare la colpa a se stessi; ma prima o poi si smette la conta delle colpe, perché non si sceglie di amare. È l’amore che ti sceglie.


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