Intervista a Mary Lin

Intervista a Mary lin

Una delle autrici che ha reso il genere Dark Romance più profondo e oscuro dell’abisso scavando l’animo umano di personaggi controversi e oscuri per sondare le loro paure e loro fragilità e farcele comprendere fino in fondo. Mary Lin con questa intervista ci ha raccontato un pò di sè, del suo legame con la scrittura e dei suoi protagonisti che, letteralmente, non la mollano mai. Un ragazza timida e dolcissima, ma capace di scrivere storie di una potenza magnetica che lascia il segno fino ad essere stata consacrata una delle più talentuose autrici nel panorama del self italiano. Un onore averla con noi, come Special Guest del nostro blog.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Se dovessi definirti con tre aggettivi, quali sceglieresti?

Le prime parole che mi saltano alla mente sono emotività e ansia. Sono estremamente emotiva e ansiosa, tanto che fino a qualche anno fa scoppiavo a piangere in reazione a ogni emozione che mi travolgeva, soprattutto la rabbia. Quando mi arrabbiavo, puntualmente mi salivano le lacrime agli occhi. Per fortuna, crescendo sono riuscita a modulare un po’ questo tratto del carattere e a distaccarmi quando è necessario; ma confesso che mi commuovo per le situazioni più disparate, e che provo ansia pure per delle sciocchezze non sempre comprensibili agli altri. Mi dicono che sono strana; ma forse questo mi rende anche particolarmente empatica.

Ultimo aggettivo col quale mi descriverei, ma non ultimo per importanza, è sognatrice. Non sarei quella che sono senza i sogni ad affollarmi la mente.

Quale è stato il nome del primo libro che hai scritto?

Nome nel senso di titolo? Il primo romanzo che ho pubblicato è stato Monster, il primo volume della Rebels Series. Mentre se dovessi ricordare il primo libro che ho scritto in assoluto… mi risulta difficile. In realtà, ho tante storie non pubblicate, alcune già complete, altre lasciate a metà. La prima completa che ho scritto, non ancora pubblicata, fa parte di una serie urban fantasy dai toni dark. È ambientata in Irlanda. Mi piace l’Irlanda, non so si è compreso.

Quanto è complicato farsi conoscere da autrice self?

Sicuramente non è facile, soprattutto quando si è poco “social” come me. Non scrivo spesso su Facebook e ho faticato a prendere confidenza con Instagram, ma mi rendo conto che sono mezzi necessari per farsi conoscere. C’è da dire che non ho mai negato una chiacchierata in privato a nessuno, anzi, mi piace dialogare con chi mi contatta e ha letto un mio romanzo.

Comunque sia, ho avuto la fortuna che a parlare fossero i miei libri e che i lettori e i blogger facessero da portavoce. Col passaparola sono riusciti laddove io ancora faccio fatica, e sono grata a ognuno di loro.

Che consiglio daresti a chi vuole iniziare a entrare nel mondo della scrittura?

Non arrendersi. Studiare. Affidarsi a professionisti capaci di prenderti per mano e di curare il tuo lavoro in ogni dettaglio. Coccolarlo, senza avere fretta.

Quando ho iniziato, sarò onesta, l’ho fatto con ingenuità. Mi sono lasciata trasportare dalla storia, l’ho scritta di getto, poi letta, riletta, e mi sono buttata. Col senno di poi mi sarei concessa più tempo, ma in quel momento avevo bisogno di scrivere, per cercare me stessa. Alla fine, ho trovato un maggiore equilibrio.

In entrambe le serie dei bikers i personaggi sono molto controversi eppure hanno riscontrato enorme successo tra il pubblico femminile. Qual è secondo te la formula vincente che ha fatto sì che questi personaggi fossero così amati nonostante il loro lato oscuro?

L’umanità. I miei personaggi sono sicuramente controversi, da galera, ma ho cercato di mettere in mostra il loro lato umano, le loro debolezze, i loro bisogni, le loro paure, fino al punto da fare intravedere dietro le loro ombre, fatte di violenza, quello spiraglio di luce che pulsa con l’intensità di dieci soli. La psicologia del male, le menti deviate, trattate in un contesto, lasciatemi dire, amoroso, non sempre sono ben accette ai lettori. Anzi, credo siano le più condannate nella letteratura rosa, nonostante l’intento spesso non sia quello di giustificare le azioni dei personaggi, ma di mostrare un lato più complicato dell’animo umano. Che esiste, c’è, non dimentichiamolo.

Sembri conoscere bene il mondo dei motociclisti. È un ambiente che conosci direttamente o è il frutto di un’accurata ricerca?

Ricerca! Impiego ore interminabili per la ricerca. Mi perdo perfino su Google Maps, per camminare per le strade in cui ambiento i miei romanzi, e controllo l’ora in cui sorge o tramonta il sole. Con i motociclisti ho letto di tutto e ho acquistato libri che parlano dei club esistenti nel mondo, soprattutto quelli sugli Hell’s Angels.

Ammetto di aver parlato anche con donne vicine ai bikers, che mi hanno aiutata con una bella chiacchierata ad approcciarmi al loro mondo in maniera più chiara.

Qual è stato il personaggio più complicato da delineare tra i bikers? E quale quello a cui sei più affezionata?

Sicuramente Reel, il più complicato. Entrare nella sua mente è stato come viaggiare sulle montagne russe. Reel non filtra le emozioni, le vive di petto, senza alcuna sfumatura. Per lui è tutto o bianco o nero.

Mentre per quanto riguarda il personaggio al quale sono più affezionata, be’, difficilissimo scegliere! Sono legata a tutti. Se fossi costretta a fare soltanto alcuni nomi – me lo concedete, non è vero? – sarebbero quello di Matt, col quale ho iniziato e con cui ho rapporto di odio e amore, seguito a ruota da Lonan, che è colui che mi ha presa di più a livello emotivo, e per finire Reel, per i motivi citati sopra.

Credi un giorno di poter approcciarti alla scrittura di un genere diverso dal dark e il contemporary romance? Se sì quale?

Mi sono già affacciata al genere Young Adult: scriverlo non è così semplice come si potrebbe pensare. Così per la dilogia Colors che è uno Young/New Adult, anche se qualcuno l’ha definita narrativa romantica di formazione. Sicuramente mi vedrete anche nelle vesti di autrice fantasy, come vi ho anticipato; ho qualcosa che bolle in pentola da moltissimo tempo. Inoltre, nel mio cassetto ci sono anche romanzi storici – liberamente ispirati – dei New Adult e, sì, anche un Dark Contemporary, nudo e crudo.

Mi piace spaziare tra i generi, senza alcun limite o vincolo né etichette.

Raccontaci come nascono le cover dei tuoi libri. Le realizzi da sola? Prima o dopo la fine della stesura?

Mi affido alla mia grafica, che cura le mie cover sin da Monster. Mi fido di lei e lei si fida di me. Riesce a capire, con poche descrizioni, l’essenza del romanzo e poi insieme rifiniamo il tutto, fino alla completa soddisfazione. Ha molta pazienza con me.

Di solito, la cover nasce quando ho superato la metà del lavoro, in modo da avere chiaro quell’elemento chiave che descriva al meglio il romanzo.

La dilogia “Scaglie di colore” tratta temi molto difficili che sono stati affrontati con grande consapevolezza. Lo hai scritta per dare un messaggio particolare? E’ stato complesso scriverla oppure è stato un percorso scorrevole?

Una volta conclusa la dilogia dei Colori, ho sperato che il messaggio che trapelasse dalle mie parole fosse di speranza. Non mollare mai, nonostante il male che si sta provando. Speravo che potesse essere di conforto a coloro che soffrono, per dare voce al loro dolore e, infine, un abbraccio. Dir loro che non sono soli, che non sono sbagliati.

Scriverla è stato naturale, per me. Il difficile è stato invece provare addosso quelle emozioni, e l’ansia di riuscire a dare il giusto rispetto a tematiche importanti come la depressione, il bullismo, la solitudine, senza banalizzare nulla.

La storia di Mansel, Melody e Arden intreccia fragilità, debolezza e dolore fino a farli divenire un unico filo che intesse la trama dei sentimenti più devastanti e profondi, che variano dall’amore salvifico a quello capace di cambiare la vita. Aspetti della vita tanto complessi quanto reali, che puoi dirci in merito?

Melody non credeva di meritare l’amore, non ci sperava neppure, non si sentiva degna, ma una volta che Mansel è entrato nella sua vita, il loro legame ha messo in moto ogni cosa.

L’amore può condurre a un cambiamento; certo, il più delle volte lieve, ma apre gli occhi e, se siamo fortunati, può riuscire a farci vedere il mondo da una prospettiva diversa. I sentimenti spingono a fare scelte irrazionali, stupide, che in quel momento possono sembrarci giuste e rivelarsi tutt’altro; ma è innegabile che sia il motore per tantissime cose.

Tuttavia, il vero cambiamento, la vera forza risiede dentro ognuno di noi. Non bisogna affidarsi all’amore per essere felici, la felicità va cercata da soli. Per uscire dal baratro una mano che ci tira su può risultare vitale, ma è fondamentale che siamo noi a voler rimanere a galla e a non lasciarci andare di nuovo a fondo. E una volta usciti, una volta che camminiamo da soli, sulle nostre gambe, allora sì che l’amore ci può dare quell’ultima pennellata che magari mancava a un quadro perfetto di felicità.

Che tipo di rapporto hai con i tuoi personaggi quando scrivi: ci parli, li sogni, ti fai guidare dalla loro voce oppure dalla tua immaginazione? E una volta che ha concluso, sei nostalgica oppure ti butti subito su altro per lasciarteli alle spalle?

Ah, i miei personaggi mi parlano, in continuazione. Sono loro che muovono le mie dita sopra la tastiera, mi sussurrano la loro storia e protestano quando voglio farle prendere una piega che a loro non sta bene. E, lo ammetto, vincono sempre loro. Mi sono ritrovata spessissimo a fissare la timeline che i miei personaggi puntualmente buttano all’aria, ma va bene così. Significa che sono diventati reali e spero che questo trapeli dalle pagine.

Dopo aver concluso una storia, mi prendo un pochino di tempo per carburare e ricaricarmi di energie; anche perché ogni storia mi prende tanto dal punto di vista emotivo e non è immediato staccarmene.

Quali sono gli autori che ammiri particolarmente? Ti sei mai ispirata a loro per le tue idee?
Amo Penelope Douglas, non mi perdo un’uscita di Colleen Hoover e ho la libreria invasa dai romanzi di Stephen King. Non so se mi sono lasciata ispirare dalle loro idee, le mie storie sono molto diverse da quelle contenute nei loro romanzi, ma sono certa che ognuno di loro, con le loro parole, e con quelle di tantissimi altri autori che leggiamo, ci ispirino inconsapevolmente. È il bello della lettura.

Qual è tra i tuoi tanti personaggi quello che ami di più? E quello che potendo tornare indietro descriveresti in maniera diversa?
Nonostante sia entrato nella cerchia dei miei personaggi da poco, posso dire che quello che amo di più per ora è Arden. Molto odiato in Scaglie di colore, ma si è riscattato in La voce dei colori. Avrei voluto abbracciarlo più e più volte.
Anche Lonan, però, ha un posto speciale nel mio cuore.

Puoi darci qualche anticipazione su progetti a cui stai lavorando?
Attualmente sto lavorando al mio romanzo per la Red Oak Manor Collection, il progetto che vede unite dieci autrici, con generi diversi, che vedrà la luce nel 2022. Il mio sarà uno Hate to Love, Young Adult: anche questa volta ho voluto mettermi in gioco e scrivere qualcosa di diverso dal solito.
Dopodiché, mi ributterò a capofitto nelle acque torbide del dark, che vedrà come protagonista Mikael, il personaggio manipolatore e meschino che abbiamo incontrato in Le ombre del Cigno, e non vedo l’ora!


Grazie Mary.