BUSKASHI’: VIAGGIO DENTRO LA GUERRA di Gino Strada

BUSKASHI’: VIAGGIO DENTRO LA GUERRA di Gino Strada

Titolo: Buskashì: Viaggio dentro la guerra
Autore: Gino Strada
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 11 Dicembre 2013
Editore: Feltrinelli Editore

TRAMA


La buskashi è il gioco nazionale afghano: due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata. È violento, senza regole. L’unica cosa che conta è il possesso della carcassa, o almeno di quello che ne resta al termine della gara. È come il tragico gioco a cui partecipano i numerosi protagonisti del conflitto afghano. Una partita ancora in corso, solo che al posto della capra c’è il popolo dell’Afghanistan.Buskashi è la storia di un viaggio dentro la guerra, che inizia il 9 settembre 2001 con l’assassinio del leader Ahmad Shah Massud, due giorni prima dell’attentato di New York. Un viaggio “clandestino” per raggiungere l’Afghanistan nel momento in cui il paese viene abbandonato da tutte le organizzazioni internazionali e si chiudono i confini. L’arrivo nella valle del Panchir, l’attraversamento del fronte sotto i bombardamenti per raggiungere Kabul alla vigilia della disfatta dei Talebani, la conquista della capitale da parte dei mujaheddin dell’Alleanza del Nord, la Kabul “liberata”: l’esperienza della guerra vista dagli unici testimoni occidentali della presa di Kabul.Un viaggio nella tragedia delle vittime, e insieme una riflessione sulla guerra, sulla politica internazionale, sull’informazione e sul mondo degli aiuti umanitari. 

RECENSIONE


Qui, nella vita degli afgani è il vero confine, il territorio della mente che dobbiamo ancora esplorare per capire la guerra, e per odiarla. Con le pietraie del passo, bisogna lasciare alle spalle anche il pensiero occidentale. Siamo in Afghanistan. “Vivo o morto” è diverso, ora. Ora siamo dentro la guerra.


Lo spiega molto chiaramente Gino Strada in questa sua opera dal titolo Buskashi`: il tentativo di raggiungere e superare il confine afgano nel settembre 2001 per riaprire l’ospedale Emergency di Kabul, di cui questa opera è il resoconto, è in realtà il simbolo del superamento della mentalità occidentale.

Quella che ritiene la guerra un male necessario, nonostante poi a pagarne il prezzo siano i civili indifesi soprattutto bambini, e che si creda non ci riguardi perchè infesta luoghi molto lontani da noi.
Perché di questo si tratta, superare un limite mentale, un confine ideologico che va oltrepassato, espresso alla perfezione in questo passo, uno dei più conosciuti.


Questo è il vero confine, quello più difficile da attraversare. Fare propria, rispettare l’esperienza degli altri, quello che stanno provando, non ignorarla solo perché riguarda “altri” anziché noi stessi. Perché se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.


L’autore di questo libro ha passato la sua intera esistenza dentro i conflitti, un argomento di cui non è semplice parlare, si corre il rischio di cadere in una retorica spiccia, perché diciamocelo che ne sappiamo noi della guerra?

Al di là delle ovvie considerazioni astratte sugli orrori che porta con sé, per noi che la vediamo filtrata dai media, dall’informazione, dai racconti di popoli lontani, resta una realtà che possiamo provare ad immaginare ma che in realtà non conosciamo e forse ancor meno comprendiamo.

Paradossale se pensiamo invece che per chi la vive sulla propria pelle è invece quanto di più concreto si possa toccare : paura, violenza, sofferenza, dolore, povertà e incertezza sono molto concrete per chi le deve vivere ogni giorno. Così ho voluto provare a toccare un po’ di questa concretezza attraverso le parole scritte di chi la guerra la conosce bene, perché l’ha vissuta da molte angolazioni, l’ha provata sulla propria pelle, l’ha dovuta inserire nelle trame della vita propria e della propria famiglia.


Mi sono trovato a parlare con me stesso. Un déjà vu, e insieme una situazione nuova, imbarazzante. Che cosa fai qui? Come lo spieghi a Cecilia, a Teresa? Che cosa dici loro, per convincerle che è giusto che tu sia qui, per far credere che tutto ciò valga il loro rischio di non rivederti?


Nasce così questo piccolo omaggio al compianto Gino Strada, in ricordo del primo mese trascorso senza di lui. Un personaggio di una caratura morale tale da ispirare molto più che ammirazione e forse anche un senso di riverenza per la forza del messaggio che ha costituito la sua intera esistenza. Buskashi` racconta eventi passati ma purtroppo molto attuali, nonostante siano trascorsi vent’anni dagli accadimenti in esso descritti. Il fondatore di Emergency non delude nemmeno in qualità di scrittore : emerge prepotente lo spessore di questo essere umano che ha votato la propria esistenza alla cura e al sostegno dei deboli e degli indifesi.

Attraverso di esso lascia ai lettori messaggi molto chiari, che non si riconducono solo al desiderio di pace ma a molto di più. Pensieri e posizioni espresse consapevolmente perché  frutto di esperienze vissute in prima persona, che personalmente condivido, tra i quali spicca una verità che in molti paesi non è realtà: i diritti umani vanno costruiti non declamati. Un messaggio molto potente e sicuramente nitido: tutti hanno diritto ad una vita dignitosa, libertà e cure mediche, che non si ottengono con politiche astratte e discorsi filosofici ma con azioni concrete, tradotte in istruzione, assistenza medica, lavoro.

Buskashi` è un libro diviso in due parti, la prima appunto un diario di viaggio, difficile, faticoso, impervio dentro un paese violentato da ideologie, interessi e giochi di potere prima e dalla guerra poi. La seconda la cronaca degli eventi vissuti una volta raggiunta la città in questione, prima della sconfitta dei talebani. Un resoconto autentico e tangibile di cosa significa sfidare le difficoltà, non arrendersi, mettere in gioco tutti se stessi nell’intento di aiutare chi soffre a costo della propria incolumità, al termine del quale il lettore prenderà consapevolezza che nascere in luoghi dove regnano democrazia, uguaglianza, libertà e soprattutto pace non è un merito ma una fortuna. Se la guerra incombe su popoli lontani da noi per posizione e cultura è solamente un puro caso.


Perché non si tratterà più di essere musulmani, ebrei o cristiani, né di essere di destra, di centro o di sinistra, per farsi un’opinione sulla guerra. Basterà ricordare quelle storie, e mettere Anna al posto di Jamila, e Mario invece di Waseem.


Un titolo volutamente simbolico: Buskashi` è il nome di un gioco afgano dove ci si contende la carcassa di un animale. Ecco che l’Afganisthan diventa come questa carcassa, un territorio conteso tra i partecipanti ad una guerra che prende ufficialmente il via in seguito a due attentati di natura diversa, ma che in realtà è l’ennesimo tentativo di trarre profitto in un gioco geopolitico che nulla ha a che vedere né con la religione né con la giustizia. Non fosse per il fatto che il libro narra eventi reali durante i quali la sicurezza di Gino Strada e collaboratori è messa in serio pericolo, si potrebbe definire quasi un racconto avvincente, dallo stile incalzante, anche avventuroso. Ma in realtà attraverso queste pagine Gino Strada vuole dire molto di più: ci lascia dei mattoni con cui egli stesso ha iniziato a costruire la pace, un’eredità che tocca a noi continuare.

Mattoni composti da umanità, senso del dovere, generosità, amore per il prossimo, desiderio di aiutare chi soffre, senso della giustizia, tutte qualità di quest’uomo straordinario, incarnate nella sua creatura più importante e più bella, gli uomini e le donne di Emergency.
Questo libro mette inevitabilmente in moto i pensieri, perché è impossibile restare impassibili di fronte al racconto dei giochi di potere, delle ideologie estreme, dell’efferatezza delle azioni umane, di tutte quelle mostruosità che costituiscono la guerra.Una lettura che si è rivelata un forziere con molti tesori, che risplendono soprattutto per lo stile con cui l’autore li ha portati alla luce, facendoli emergere dalle macerie di una bomba esplosa, dalle ferite di bambini mutilati, dalle lacrime di famiglie distrutte.

Un paese martoriato raccontato con uno stile personale, che come in un’altalena alterna cronaca e riflessioni ad un lieve tocco di umorismo. Quasi un’” italianità” dei protagonisti, come un’impronta dello spirito che li contraddistingue, che non solo stempera il dramma che si trovano ad affrontare ma lascia passare in mezzo alle crepe dovute alla distribu anche molto cuore.
Regalatevi la lettura di un libro che è innanzitutto la condanna dei poteri politici che direttamente o no sono di fatto i promotori e i finanziatori dei conflitti, di un’informazione asservita alla politica molto lontana dalla trasparenza e dalla verità. Il racconto dello scontrarsi con l’estremismo, con la perdita di umanità, uno sguardo attento alla disparità di diritti tra i popoli del mondo. E infine una dichiarazione d’amore alla moglie Teresa e alla figlia Cecilia.


Teresa è una sorpresa, ogni giorno. Sorprende tutti coloro che la conoscono, per l’intelligenza e la simpatia, perché è bellissimo ascoltarla, e guardarla. Sorprende per la sua capacità, unica, di capire le persone, di tenere insieme un gruppo, dando molto a tanti, anche nei momenti difficili.


Incontrerete persone autentiche e non personaggi, conoscerete teorie poco ortodosse ma provate sul campo, come il “rischio pecora”. Gino Strada ci ha lasciato tanto, le sue parole scritte sono un ulteriore dono di cui consiglio di avvalersi. Perché con questa testimonianza e soprattutto con il suo esempio ci ha dimostrato che il concetto di utopia è solo nella nostra mente, qualcosa che non è stato ancora fatto ma che si può realizzare se ci si crede. E forse allora un giorno l’espressione “Al salam alekkum” –  “Che la pace sia con te” potrà diventare finalmente una realtà e non più solo un’idea.

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