ANDANTE CON MOTO di Vera Demes

ANDANTE CON MOTO di Vera Demes

Titolo: Andante con moto
Autore: Vera Demes
Serie: Autoconculsivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 28 Maggio 2017
Editore: Self-publishing

TRAMA


“L’amore non è compassione e neppure pietà e io non ho bisogno della tua pietà, non mi interessa. Non voglio che mi guardi come se avessi paura di me. Voglio che mi ami,. Voglio che mi desideri. Voglio la nostra storia”.

Un ragazzo simpatico e spavaldo, un vero talento calcistico, uno sciupafemmine dal cuore romantico.

E una ragazza bionda e gentile. Una musicista introversa e malinconica, con un’anima libera, coraggiosa e selvatica, ricca di pensieri segreti, di dolcezza e di sensualità rivelata.

Può l’amore superare il tempo, lo spazio e l’ineluttabilità del destino?

Matteo non ama complicarsi la vita. È un ragazzo semplice e deciso e ha molto chiari gli obiettivi da raggiungere. Gioca a calcio da quando era un bambino e, nella sua vita, non ha mai impedito all’istinto di indicargli la strada.

Così, quando, grazie ad un incontro fortuito, sul suo cammino compare Euridice, ancora una volta l’istinto decide per lui tracciando chiaramente la parabola dei suoi sentimenti.

Ma la realtà è più complicata di una partita di calcio.

Euridice è taciturna, misteriosa e introversa e dietro al proprio violoncello e al suo modo esitante di affrontare la vita nasconde terribili verità.

In un percorso di passione e desiderio, rinuncia, espiazione e struggente lotta contro il tempo, lui cercherà di salvarla.

Per salvare sé stesso.

RECENSIONE


Ascoltando il brano di Schubert da cui prende il nome l’opera di Vera Demes ho pensato che per una narrazione con così tante sfumature, non avrebbe potuto scegliere un titolo migliore, le parole messe in fila dalla scrittrice creano il corrispettivo cartaceo delle note messe sullo spartito dal compositore.
Un’opera struggente, malinconica, a tratti vibrante, che alterna toni drammatici ad altri gioiosi, la felicità di un amore sbocciato al terrore di perderlo.
Andante nella terminologia musicale può essere interpretato come un tempo più tranquillo, oppure più rapido, un andamento moderato, collocabile tra l’adagio e l’allegro e sono proprio questi i chiaroscuri che l’autrice ha delineato in modo perfettamente equilibrato, alternando come in una partitura musicale battute dai toni più drammatici ad altri struggenti e romantici.
Per questa ragione non è una lettura che trasmette leggerezza, tutt’altro, ma tratta tematiche molto importanti, il rapporto con i genitori, l’impegno nel perseguire le proprie passioni, i pregiudizi e molti altri ancora, senza però appesantire la lettura, in modo riflessivo e profondo, a tratti poetico, dando spazio alla storia d’amore dei protagonisti in modo coerente con gli eventi raccontati.
Un amore che si respira con intensità in ogni pagina, di cui ho molto apprezzato la descrizione oltre che fisica sempre molto raffinata e appassionata, anche nelle sue forme più alte e spirituali, capaci di farmi sentire sulla pelle i sentimenti dei personaggi.
La trama è chiaramente ispirata al mito di Orfeo ed Euridice a cominciare proprio dal nome della protagonista femminile.
Euridice è una ragazza intorno alla quale aleggia un’aurea un po’ misteriosa, sensuale ed eterea, è una giovane chiusa, introversa, ammantata insieme da un alone di energia, forza, e impulsività tipiche della giovinezza, ma anche di malinconia, tristezza e tormento, così saldamente espresse dalla sua creatrice che nemmeno io come lettrice sono riuscita completamente a infrangere la barriera che la avvolge, percependola anche io come un personaggio sfuggente.


Non aveva mai amato parlare di sé e neppure fare conversazione e spesso questa sua chiusura emotiva l’aveva resa antipatica o le era valsa l’attributo di persona fredda e anaffettiva. Ma non era così. Lei sapeva cosa volesse dire emozionarsi e provare sentimenti forti e struggenti. E conosceva il dolore, quello intenso e straziante.



È attraverso la sua passione per la musica che Euridice lascia scorgere le emozioni che prova, uno spiraglio di sé che viene fuori attraverso le note prodotte con l’archetto, quando suona il suo amato violoncello, in una comunione con lo strumento attraverso cui lasciar andare il presente per immergersi nelle sensazioni contrastanti che la animano.
Perché suonando lei esprime tutto il suo mondo, la forza, la caparbietà, l’istintività che caratterizza la sua giovane età, ma anche la sensibilità, la paura del futuro, l’angoscia, la malinconia.


Pur non capendo molto di musica, Matteo intuiva che lei, attraverso l’armonia delle note, stava parlando di sé in modo struggente e vero, senza artifici e senza veli, incurante di tutto, come se attraverso quel mezzo espressivo potesse rivelarsi al mondo con sincerità disarmante.


Infatti la musica è per lei oltre che un mezzo per esprimersi, anche un appiglio, un approdo a cui ancorarsi per sfuggire alla realtà nella quale Euridice è oppressa da un pesante fardello da cui si sente meno schiacciata quando si immerge in questa dimensione, quando lascia uscire le paure e le speranze che la animano attraverso la musica, una dimensione in cui si sente più leggera, riappacificata, “normale”.


L’Andante con moto di Schubert. L’aveva sempre affascinata e intimorita. Ma non era solo per la difficoltà del brano. La verità era che ogni volta che lo suonava si sentiva diversa come se, per una favolosa e immaginifica fuga dalla realtà, la dimensione carnale e quella temporale potessero essere spazzate via e lei potesse misteriosamente trasformarsi in qualcosa di diverso.


La stessa dimensione che è per Matteo, il protagonista maschile, quella del gioco del calcio, una passione coltivata sin da piccolo che lo ha portato a diventare un calciatore di professione ai vertici della sua carriera.
Tanto Euridice è silenziosa e criptica, tanto Matteo è vitale, pieno di energia, sicuro e spavaldo nel suo approccio al mondo.



Lui era così sicuro di sé e così pieno di vita. Era bello guardarlo e immaginarsi insieme a lui, in un futuro incoerente e impossibile, sperando che quella sua straripante energia si trasmettesse un po’ anche a lei e le desse la forza per guardare avanti, accettando il verdetto del destino.


Un concentrato di energia e istinto, lo stesso che inesorabilmente lo attira verso questa ragazza così diversa ai suoi occhi da quelle che è solito frequentare, di una bellezza non solo fisica che lo cattura nel profondo, facendogli provare emozioni intense ma sopite, sotterrate da uno stile di vita che non lo appaga più.


Euridice era una creatura strana, misteriosa, dolcissima. E aveva molte facce, molti segreti, molti pensieri nascosti nella profondità della sua anima, parti di lei che sapevano sbocciare all’improvviso lasciandolo spiazzato, senza parole, in preda a un disorientamento piacevole, preludio del desiderio fisico e carnale ma anche di una condivisione di anime, in una sintonia perfetta e irripetibile.



Un incontro casuale tra questi due ragazzi così agli antipodi sarà il seme che, nonostante la reticenza iniziale di lei, Matteo saprà coltivare con tenacia fino a veder crescere ed esplodere l’ amore con la A maiuscola.
Una passione incontrastabile che li travolge con emozioni così intense e avvolgenti che la prosa dell’autrice rende in maniera totalizzante, tanto che ho percepito vividamente i respiri, le carezze, i silenzi, i sorrisi, il desiderio, la passione tra i due ragazzi, ma anche la paura, la disperazione, la tristezza per le difficoltà terrene che si troveranno a dover affrontare.
Vera Demes vi farà toccare tanti sentimenti contrapposti, eccitazione, passione, desiderio, voglia di progetti, di sogni condivisi, inframmezzati però da paura, precarietà, sofferenza, impotenza, e lo farà fino all’ultima pagina con una prosa di rara eleganza e profondità.
Anche i personaggi che gravitano intorno ai protagonisti, a partire dalle famiglie dei due ragazzi, gli amici, i compagni di studio, di gioco, sono caratterizzati alla perfezione.
Un romanzo questo che non lascia intravedere quale sarà il destino dei due ragazzi fino quasi all’ultima riga in un crescendo di tensione che mi ha provocato un po’ di palpitazioni, infatti colpisce dritto al cuore, facendo scorrere lacrime, crescere l’incertezza, affiorare sorrisi, sospirare.
Avvolge i sensi evocando il profumo di un agrumeto, la melodia di una sonata, la sensazione di stendersi su un prato e vedere fondersi il blu del cielo con quello del mare.
Perché anche i luoghi parlano al lettore, in un cambiamento di ambientazioni dalle caratteristiche opposte e che per questo si intrinsecano alla perfezione alle tonalità diverse degli eventi.
L’amore può condannare oppure salvare, in questo romanzo farà entrambe le cose: la sua potenza salvifica però sarà più forte, riuscirà ad avere la meglio sul destino, sulla paura, sulla disperazione?
Per saperlo dovrete lasciarvi trasportare da questa lettura come lo fareste dalla melodia di una sonata, e credere che la speranza non si deve abbandonare mai, fino all’ultima nota suonata.


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