IL PATTO di Miss Black

IL PATTO di Miss Black

Titolo: Il patto
Autore: Miss Black
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 13 Agosto 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Tra le ventiquattro tribù delle Forze Congiunte dell’Alleanza è stato stipulato un Patto: tutti i primogeniti si impegnano a sposare il membro di un’altra tribù, sorteggiato in modo casuale tra persone “compatibili”, e a generare due figli di sangue misto. Il sistema è nato per rafforzare i legami tra popoli un tempo nemici, ma ora impegnati in una sanguinosa guerra interplanetaria contro un avversario comune, una specie aliena e spietata.

I matrimoni combinati del Patto non sono privi di svantaggi, ma sono anche matrimoni a tempo. Una volta fatto il proprio dovere, i due componenti della coppia possono tornare alla propria vita.

Sarebbe anche il piano di Risah, a cui è stato assegnato come marito un soldato di Surraja, pianeta desertico e culturalmente arretrato, che però ha almeno il pregio di essere impegnato in guerra e avere poco tempo per lei. Al di là di questo, Maren è moralista, tradizionalista e pieno di pregiudizi sulle donne, specie sulle donne indipendenti come Risah.

Certo, è bello, sexy, virile. Ma la virilità non basta a renderlo un partner passabile, anzi è solo un altro problema.

La loro unione a distanza è scandita da incontri rari e disastrosi, che sembrano preludere a uno scioglimento ben prima che il Patto sia rispettato. Come possono trovare un equilibrio due persone così diverse, che presto arrivano a detestarsi a vicenda?

RECENSIONE


Leggere Miss Black è sempre interessante, non solo perchè le sue storie sono originali e condite a dovere di un gusto piccante sopraffino, ma anche per la viva sensazione che tutte le sue opere siano accomunate dall’essere frutto di una profonda ricerca che spazia in molti ambiti: sociali, storici, culturali, politici. Approfondimenti che emergono ai suoi appassionati lettori, e non solo, mediante trame sofisticate e personaggi sempre moderni.

Ad aggiungere intrigo e mistero, quel non so che di vissuto sulla pelle che pervade i suoi libri, che pone domande, incuriosisce il lettore ma che, al di là di tutto, rende credibile a autentico tutto il pacchetto.


«Onorevole famiglia Andorr della tribù dei Narja… Onorevole Risah Andorr, mia legittima consorte. Mi rivolgo a voi secondo le usanze dell’Antico Popolo, per rendere definitivo e vincolante il legame tra le nostre due famiglie». Risah si rese conto che aveva qualcosa tra le mani e che stava leggendo. Il che era confortante, perché significava che sapeva leggere.


In questa storia l’autrice ci porta lontano, in una dimensione futuristica affascinante in cui l’universo è diventato un enorme insieme di pianeti in cui vivono popolazioni che si differenziano per cultura e tradizioni diverse, tramandate secondo le specifiche caratteristiche degli ambienti di vita, alcuni contraddistinti da atmosfere letali, condizioni meteo al limite dell’assurdo, temperature inumane e dimensioni territoriali che fanno impallidire quella del nostro pianeta.

Immaginare questi mondi è stato interessante come vedere un film, in cui Miss Black porta la mente del lettore altrove:


“La lunga fenditura frastagliata della valle si estendeva sotto i suoi occhi come un solco blu-verde, i fianchi delle montagne coperti da una vegetazione fitta, ostile e magnifica.”

“Il sole al tramonto ora disegna ombre dorate sulla pietra della rocca. Non so se ti piacerebbe, qua, forse lo troveresti troppo freddo, per quanto non freddo come la luna priva di atmosfera.”


A descrivere il suo rigoglioso pianeta è Risah, protagonista femminile del racconto che si presenta senza sfuocature al lettore: cristallina come un vetro tirato a lucido, indipendente e libera come il suo amico falco, Kor, con cui vola fiera nel cielo.


Un marito. Risah non sentiva la minima necessità di un marito, per lo più di un marito sconosciuto e di un mondo lontano. Ma era suo dovere, quindi si sarebbe adattata.


Miss Black si è divertita a sfidare la tolleranza e la capacità di resistenza di questa giovane donna tosta e determinata facendole capitare come promesso sposo la sua nemesi, Manar, bello e virile ma dalla cultura primitiva e tradizionale.


«Se intendi proseguire, vediamo di farlo. In caso contrario mi sono portata un libro.»

«Sei senza pudore».

«Sì, è terribile: mi piace leggere».


Il contratto che li costringe a legarsi anche se a tempo determinato mette a dura prova entrambi, forzando i reciproci limiti personali e capire, comprendere e vedere oltre l’apparenza.

“Il patto” offre un ampio respiro sul tema della diversità permettendo un viaggio nel futuro, immaginando popoli che vivono in ambienti di vita opposti che spaziano dal deserto alle montagne, dal caldo al freddo, tali da impattare sulla cultura, sugli atteggiamenti, fino a modificare i pensieri.

Questa eclettica autrice regala con la sua infinita fantasia un’indagine profonda sulla mente umana per scovarne difetti ma anche potenzialità nascoste, fino a rimettere in discussione credenze, convinzioni, perfino le leggi di un patto da cui si originano dinamiche perfette fino a generare sentimenti non ammissibili ma intensamente reali.

Viene da domandarsi se il futuro possa riservarci una prospettiva di questo genere, e per quanto possa essere anche a tratti inquietante includere ogni aspetto della storia, perlomeno vi sarebbe la confortante possibilità di confidare che l’amore sia ancora la forza in grado di unire, superando l’ignoranza e l’ottusa convinzione di sapere senza aver mai sperimentato. Chissà.


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SCHELETRI NELL’ARMADIO di Nicola Rocca

SCHELETRI NELL’ARMADIO di Nicola Rocca

Titolo: Scheletri nell’armadio
Autore: Nicola Rocca
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 28 Novembre 2019
Editore: Enneerre

TRAMA


Una vita normale.

Una fervida passione.

Un tradimento inconfessabile.

Un successo inaspettato.

Una giovane donna assassinata.

Una serie di prove schiaccianti.

Così, per Roberto Marazzi, si aprono le porte del carcere.

Roberto Marazzi, quarant’anni, sposato, un posto fisso. E un sogno nel cassetto: sfondare con la sua passione, la scrittura, che finora gli ha procurato qualche riconoscimento, ma non lo ha messo a contatto con il grande pubblico. Inaspettatamente, il nuovo thriller, Scheletri nell’armadio, scala le classifiche della più famosa piattaforma on-line, tenendo testa ai grandi nomi della narrativa internazionale. I colossi dell’editoria fanno la fila per mettere le mani su quello che ha tutte le carte in regola per diventare il best-seller dell’anno. Dopo un’attenta valutazione, Roberto firma il contratto con il più grande editore italiano. Scheletri nell’armadio continua a scalare le classifiche, mentre l’autore, a poco a poco, si fa strada nell’olimpo degli scrittori affermati. Proprio mentre Roberto si sta godendo il successo, un errore commesso quando ancora non era “famoso” viene a tormentarlo. Qualcuno lo ricatta: l’adulterio potrebbe costargli caro, se venisse a conoscenza della moglie. Certo, se si trovasse all’interno di uno dei suoi romanzi, Roberto saprebbe come comportarsi: un colpo di pistola in testa. O un coltello dritto nel cuore. E tutto sarebbe risolto. Purtroppo, questa non è una fiction noir. È la realtà. La situazione precipita quando viene scoperto un cadavere. Non ci sono dubbi: si tratta di omicidio. Qualche settimana di indagini e la polizia ha il nome dell’assassino: Roberto Marazzi. Per lo scrittore viene disposto un fermo, in attesa del processo. I giorni in carcere sono lunghi; molti sono i dubbi che attanagliano il presunto assassino. I problemi di memoria, che lo hanno tormentato per anni, tornano alla ribalta, arrivando al punto di fargli dubitare perfino della propria innocenza. L’unica persona a credere in lui è la moglie Sonia, che farà di tutto per restituirgli la libertà. Sarà un’ardua impresa, ostacolata da persone ostili, prove inconfutabili, accuse schiaccianti, menzogne, minacce, ma alla fine Roberto Marazzi potrà uscire dal carcere, grazie alla tenacia di Sonia. La vicenda sembra conclusa nel migliore dei modi, ma in questo romanzo, così come nella vita reale, nulla è mai come sembra. Perché il genere umano è più imprevedibile e crudele di quanto si pensi. Scheletri nell’armadio è un thriller psicologico che vi fa sprofondare nell’angoscia più profonda. L’intreccio tiene alta la suspense e vi accompagna fino all’inaspettata e crudele verità. Questa storia mette in mostra le debolezze, le paure e, soprattutto, le imperfezioni del genere umano. Perché, tutti quanti abbiamo degli scheletri dentro l’armadio. E se qualcuno pensa di non averne… be’, si sbaglia di grosso.

RECENSIONE


“In ogni istante, ciascuno di noi è messo di fronte a un bivio. Ha di fronte due strade, e soltanto lui può decidere quale imboccare. Le due strade, però, portano a nuove biforcazioni. E così via, per tutta la vita.”


Il nostro destino non è stato già scritto, ogni giorno ci troviamo ad affrontare situazioni e a compiere scelte che, inevitabilmente, avranno conseguenze e cambieranno il corso della nostra vita. Anche per il protagonista di questo libro sarà così. La storia di Roberto la conoscerete leggendo la trama dettagliata che l’autore ha preparato per voi ma, prestate attenzione a tutti i particolari della vicenda narrata.

Ogni personaggio inserito ha un ruolo e una storia trasversale che si incastra, come tessere di un puzzle, con la principale. Vi sembrerà di aver capito tutto, di essere arrivati alla soluzione del caso, invece, ogni personaggio ha qualcosa da nascondere e da farsi perdonare; ognuno ha un movente valido, fino al momento in cui viene smontato dall’autore. E si ricomincia tutto daccapo. Chi sarà il vero colpevole allora? E perché ci si accanisce solo su uno? Gli investigatori accusano subito Roberto nel momento in cui ha raggiunto l’apice del successo, essendo il suo libro diventato in poco tempo un best seller. Man mano che procedono le indagini, ci si rende conto che sono tante le persone coinvolte. Roberto è confuso, ha vuoti di memoria e cerca di sopravvivere alla solitudine del carcere continuando a scrivere. Perché avrebbe commesso un delitto rischiando di rovinare la sua vita attuale?

Immaginate come possa essere disorientato anche il lettore che trova indizi che hanno riscontri in più persone, roba da perderci la testa. Lo stile dell’autore è scorrevole e molto avvincente, malgrado la mole di pagine e la complessità degli intrecci. Il merito va ai dialoghi e alle battute veloci, ai capitoli brevi che ripercorrono avvenimenti del presente e flashback del passato, invogliando la lettura. Roberto è un marito distratto che dedica le sue giornate al sogno di veder pubblicato il suo libro. Sarebbe stato disposto a tutto, anche vendere l’anima al diavolo pur di diventare uno scrittore famoso. Lo seguiamo mentre crea e scrive e quando finalmente viene contattato da una casa editrice che gli dà fiducia e gli propone un contratto. Questa parte l’ho apprezzata e mi ha fatto anche sorridere. L’autore ha creato un libro nel libro, quasi una premonizione o un voler esorcizzare il successo del suo libro reale che, casualmente, ha stesso titolo e cover di quello del protagonista Roberto. Tra i tanti personaggi spicca la moglie Sonia che battagliera combatterà per cercare di salvare il marito da una condanna che sembra certa. I temi trattati nel romanzo spaziano dall’invidia, all’odio, dall’amore, alla gelosia, dall’amicizia, alla giustizia.

Ci sarà giustizia in questa storia? Il colpevole pagherà?

Leggetela e rimarrete sconcertati.


Ognuno di noi custodisce i propri scheletri nell’armadio, nascondendoli segretamente. Ciò che conta è avere il coraggio di affrontarli giorno dopo giorno. Quella è veramente la parte più dura. Chiunque riesce a peccare. Ma non tutti riescono a perdonarsi il male che hanno commesso…”


Ricordatevi che si può mentire agli altri ma non a se stessi e che la vita, prima o poi, ti presenta il conto da pagare.

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ENTROPIA di Rebecca Quasi

ENTROPIA di Rebecca Quasi

Titolo: Entropia
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 6 Agosto 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Virginia, di professione ostetrica, è sposata da oltre vent’anni con Ruggero, affascinante pilota di linea. La loro relazione si trascina da sempre in un placido limbo emotivo, costellato da sporadiche notti di passione. Allo scoppio della pandemia, le abitudini di entrambi vengono sovvertite. Virginia si trova catapultata nel settore Covid delle gestanti, alle dipendenze del suo ex, Corrado Valli. Ruggero, al contrario, rimane a terra, a causa della riduzione nei voli della compagnia per cui lavora.
Con il mondo che va a fuoco, rendendo imperativo vivere un minuto alla volta, Virginia si troverà a combattere in prima linea, mentre nella vita privata sarà divisa tra il riaffiorare di un passato mai sopito e la novità casalinga della costante e premurosa presenza del marito. Il mondo muta in un baleno e, si sa, ogni trasformazione porta con sé un rischio e anche un… aumento dell’entropia.


RECENSIONE


«In questi giorni non faccio che chiedermi che differenza ci sia tra l’abitudine e l’amore.»


Cosa permette a due persone di continuare a stare insieme dopo tanti anni?

Rispondere è difficile perché il rischio di cadere in facili approssimazioni è dietro l’angolo e le modalità di stare in coppia, perlomeno in modo appagante, sono molteplici.
Resta il fatto che condividere un percorso di vita insieme richiede un equipaggio ben fornito, in cui trovare compromessi, concordare patti e mantenere equilibri sono parti fondamentali a intraprendere un lungo viaggio a due.

Equilibrio è anche parte del significato di “Entropia”, titolo di questo romanzo nonchè termine proprio dei principi della termodinamica indicante “la grandezza fisica che misura lo stato di disordine di un sistema”.

Un concetto sicuramente complesso che pervade di valore l’ultima opera di Rebecca Quasi, autrice che conferma un’impareggiabile bravura ad esplorare l’animo umano e interpretare, con un approccio quasi scientifico, le dinamiche dell’amore.

Un libro profondo, velato da una costante malinconia che racconta la storia di un matrimonio incrinato, in cui i due protagonisti, Ruggero Eller e Virginia Fabbri, si trovano a fare i conti con una ventennale relazione ammantata di silenzi, costruita sulla distanza, fisica ed emotiva, e pervasa di mancanze in cui il collante principale sembra ridursi all’incastro perfetto di due personalità antitetiche e ad una chimica potente, capace di intralciare le parole e annientare i sensi.


Ruggero cinico? C’era da non crederci. Il più delle volte sfoggiava un equilibrio e una leggerezza che passavano erroneamente per superficialità.


Ruggero è un pilota di aerei, ama volare; è organizzato, preciso e dotato di una personalità magnetica e di un fascino intrinseco che lo rende attraente da più punti di vista. Calmo, sicuro di sé, quasi imperturbabile fino ad essere, apparentemente, inscalfibile e dotato, peraltro, di un innato spirito paterno.


Non che Virginia fosse invecchiata male. Era solo un po’ spenta. Vestiva con sobrietà, ma senza eleganza, si truccava pochissimo e tendeva a scomparire confondendo l’incarnato pallido con le tinte neutre che indossava. Sempre calma, pacata, silenziosa, viveva senza eccessi più o meno da quando era venuta al mondo.


Virginia è un eccellente ostetrica, lavora in ospedale da sempre, in balia di turni massacranti. Una donna emotivamente glaciale ed apparentemente anafettiva, con un’innata inadeguatezza per le relazioni sociali. Fin dalle prime pagine traspare la sua rassegnata infelicità, originata da un intreccio articolato di abitudini, distanze, mancanze e solitudine, che hanno reso la sua vita compassata, nonostante l’esistenza di un figlio presente ed amato, Luca.

A sconvolgere le carte delle loro vite sopraggiungono due eventi contingenti: l’improvvisa ricomparsa di un ingombrante ex di lei e il propagarsi della pandemia di Covid.
Due cataclismi tanto devastanti da trascinare un legame già fragile e sfilacciato verso estremi livelli di caos, fino a decretare una crescente entropia.


Vicini ed equidistanti, come le rotaie di uno stesso binario, dirette nello stesso posto, una all’insaputa l’una dell’altra.


Se da una parte innamorarsi di Ruggero è pressochè immediato, Virginia è un personaggio più stratificato, e forse per questo profondamente autentico. Le sue insicurezze, esitazioni e debolezze sono così umane e realistiche che scavano e avvolgono il lettore con un sottile e perenne struggimento.
Il processo che si scatena è quello di un’intima empatia che colpisce perchè parla al cuore di tutti quelli che come lei hanno subito dei traumi e che si sono ritrovati inconsapevolmente intrappolati in gabbie che li hanno resi prigionieri di loro stessi, lasciando segni indelebili fino a tracciare il corso del destino.


E Virginia si era dimostrata ancora una volta la numero uno. Nessuna recriminazione o crociate inutili. A L’aura piacevano le persone così, e non ce n’erano molte in giro.


La bellezza di questo libro è quella di offrire il racconto di come un dolore, un umiliazione possano essere così invalidanti da congelare il cuore e anestetizzare le emozioni. Una lettura potente in grado di far mettere il lettore difronte ad uno specchio per porsi domande, vagliare ricordi e reinterpretare le esperienze vissute, provando a decodificare le emozioni come fossero particelle di ossigeno, indispensabili a respirare.


Toccarlo, annusare il suo profumo, noto e familiare, sentire che era lui, vivo e in salute, stava generando una serie di emozioni ignote, sconosciute e profonde alle quali Virginia era del tutto impreparata.


L’amore influisce sui nostri neurotrasmettitori, ovvero la serotonina, endorfina, ossitocina. Ed è così che questo meraviglioso meccanismo trasforma l’amore in un vettore energetico facendo tendere verso l’entropia negativa.

E’ oltremodo affascinante intuire, leggendo un libro così profondo, il funzionamento scientifico delle dinamiche dell’amore e il tortuoso percorso a cui le emozioni ci sottopongono, per trasportarci al di là della nostra comprensione. Una lettura che mi ha ricordato un altro originale romanzo di questa autrice, “Endorfine”, che offre un’interessante interpretazione su come si possa amare anche a distanza, senza che gli occhi debbano incrociarsi.

Lo stile di narrazione di “Entropia” è evocativo, con frequenti metafore che incorniciano dialoghi mai banali. Il racconto è in terza persona, costante scelta narrativa dell’autrice, dipanandosi tra passato e presente per mostrare al lettore spaccati che spiegano rotture e distorsioni, mostrando ricordi sia felici che dolorosi.
La voce fuori campo assume le sembianze di un privilegiato osservatore, illuminando con sapienza stati d’animo e dando la misura del tempo e dello spazio per evidenziare assurdità, scoprire verità, svelare fraintendimenti. Un quadro in cui non mancano mai momenti di quell’acuminata ironia che contraddistingue Rebecca Quasi come un’autrice tanto raffinata quanto introspettiva.


«Oddio Laura non mi pare tutto questo distillato di originalità.» «È L’aura con l’apostrofo.» «Apostrofo? Dove, scusa?» «Tra la L e la A.» Ruggero alzò le sopracciglia sospendendo a mezz’aria una fetta di pane. «Petrarca» chiarì la ragazza. «Molto vintage.»


Ad arricchire il libro personaggi comprimari di grande spessore, come L’Aura, diciannovenne ragazza madre che il destino farà incrociare con quello di Virginia e che sarà protagonista di un toccante processo di evoluzione psicologica; Luca, figlio della coppia protagonista, clone del padre in tutto e per tutto e capace di gesti di rara finezza. Infine, Corrado Valli, intrigante e scomodo ex di Virginia, definito amabilmente un “divo invecchiato”, l’elemento disturbatore che tenta e seduce con il fascino del potere e l’imperturbabilità di chi non ha voluto evolvere, nonostante gli anni, come se la vita non lo avesse mai attraversato, forte di un ego smisurato.


«Non è come pensi…» disse Virginia avvertendo tutta l’assurdità della frase, suonava ancora più idiota che nei film. «Il dettaglio è irrilevante.»


La storia di Ruggero e Virginia parla di resilienza, attesa e rinascita, senza fare sconti e testimoniando come sia possibile amare anche attraverso il silenzio, la distanza, in assenza di parole e in presenza di paure non ammesse.
La lunga pandemia ci ha messo difronte alla difficilissima prova di condividere paure, incertezze, angosce in una convivenza forzata capace di unirci ma anche di esarcerbare conflitti preesistenti e far emergere irrisolutezze. Una sfida che come questa storia magistralmente racconta può aver lasciato strascichi a molte persone, imponendo la necessità di trovare nuove forme di comunicazione e creare spazi di condivisione diversi, guardandosi finalmente negli occhi.

Una storia che mette al centro l’importanza di mantenere equilibri, sopportare distanze, colmare lacune e allungare le attese. Tutto, finchè ne vale la pena.


Perché non poteva essere precipitosa, non poteva abusare di un cuore così, ci avrebbe messo tutto il tempo necessario, tonnellate di minuti, giorni e ore per arrivare dov’era lui, per raggiungerlo, anche se sapeva di essere già lì.


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CUCITO ADDOSSO di Rebecca Quasi

CUCITO ADDOSSO di Rebecca Quasi

Titolo: Cucito addosso
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 1 luglio 2019
Editore: More Stories

TRAMA


Il giudice Arrigo Accorsi è un uomo tutto d’un pezzo. Svolge il suo lavoro diligentemente e si tiene lontano dalle donne.
Del resto, a cosa serve la compagnia del gentil sesso quando può passare le serate con Sally, il suo adorato cane?
Quando sua nipote gli prende un appuntamento dalla nota sarta Delia Toschi, però, tutte le sue certezze saltano.
Arrigo e Delia si rincorreranno dal primo momento, in una schermaglia amorosa che non risparmierà colpi e che insegnerà a entrambi il valore profondo della passione e dell’affetto.

RECENSIONE


Ho sempre pensato che scegliere un libro è come provare un vestito, ci sono quelli poco adatti alla stagione, quelli troppo larghi o troppo stretti oppure i libri che ti scaldano come una coperta morbida e confortevole.

E poi ci sono i libri di Rebecca Quasi, che ti calzano a pennello come un abito rifinito e si adattano perfettamente al periodo che stai attraversando riuscendo a darti il brio e la distrazione necessari per provare ad uscirne.

Questa storia in particolare parla del giudice Arrigo Accorsi, un uomo gelido e solitario che di punto in bianco si mette “a nudo” davanti a Delia, la sarta scelta per farsi confezionare un abito elegante adatto ad una serata di gala.

Beh si, avete capito bene, è proprio in quel laboratorio mentre si trova in mutande davanti a quell’affascinante professionista, che Arrigo sente il desiderio di dare una svolta alla sua vita, che fino a quel momento era rimasta riservata e dedita esclusivamente al lavoro.


Arrigo si rese conto che il fatto di essere in mutande intralciava moltissimo l’obiettivo di passare altro tempo con lei. Andava bene ovunque, a fare qualsiasi cosa: mangiare, bere, guidare, stare zitti, camminare. Non importava cosa, aveva il bisogno impellente di protrarre la cosa.


E così, coadiuvato dai consigli di Sally, un alano fedele e saggio che il giudice, pur restando alla giusta distanza da lei capisce che Delia potrebbe essere la donna capace di stravolgere la sua vita completamente.

Rebecca Quasi colpisce ancora!

 Anche stavolta mi sono trovata davanti ad una storia fresca e piacevole, che ho letto tutta d’un fiato e col sorriso sulle labbra.

La qualità più bella che caratterizza lo stile di quest’autrice è di certo l’ironia, che rende ogni personaggio unico nel suo genere, riusciranno infatti pur non prendendosi sul serio ad essere profondi facendo breccia nel cuore nei vostri cuori.

Conoscendo Arrigo e Delia, vi troverete subito coinvolti in un gioco di seduzione involontaria, condotto da due persone poco abituate ad amare ma forse proprio per questo bisognose l’uno dell’altra.


Ma era legittimo sospettare che indulgere in tali piaceri avrebbe annebbiato notevolmente il controllo di sé. E lui adorava il controllo di sé.


E proprio grazie alla loro singolarità i nostri protagonisti, anche se apparentemente molto diversi tra loro daranno vita ad una vicenda esilarante che vi regalerà momenti spensierati ma anche tanti spunti per riflettere.

È davvero così complicato amare?

Vale la pena abbandonare una vita tranquilla, per condividere il proprio cuore con un’altra persona?


Come si fa quando pensieri, desideri, certezze, dovere e prudenza vanno in collisione? Bisticciano, si spintonano, fanno a chi grida più forte e tu stai lì in mezzo e non sai a chi dare ascolto. Come si fa quando non si sa cosa fare? O meglio si sa cosa si deve fare, ma si vorrebbe fare l’esatto opposto.


Arrigo e Delia hanno paura e non fanno niente per nasconderlo, ma ci provano perché sentono che in due si sta meglio e che insieme possono raggiungere la vera felicità.


La reciproca presenza era come un vento che scompigliava le cose non dette e non fatte, le tirava fuori dai cassetti e le agitava come panni stesi.


Dovremmo prendere esempio da loro, lottare, provarci e riuscire ad ottenere quello che desideriamo davvero, senza permettere a nessuno di ostacolare i nostri sogni.

La storia è animata da molti personaggi secondari, che la arricchiscono rimanendo però in secondo piano lasciando ad Arrigo e Delia la scena principale.

Mi è rimasta nel cuore la presenza di Sally, il fido amico a quattro zampe del giudice a cui è simpaticamente affidata la narrazione dell’epilogo.

Lo vedrete come un vero e proprio grillo parlante, che resta sempre accanto al suo padrone che a sua volta trae da lui forza e consigli indiretti ma molto utili a muovere qualsiasi passo.

Consiglio questo libro a chiunque desideri un piacevole passatempo, per un’estate all’insegna del relax e del buonumore; sono sicura che vi rimarrà cucito addosso in maniera perfetta.

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DIDATTICA DEL SESSO PER GUFI E ZANZARE di Rebecca Quasi

DIDATTICA DEL SESSO PER GUFI E ZANZARE di Rebecca Quasi

Titolo: Didattica del sesso per gufi e zanzare
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 9 Novembre 2016
Editore: Self-publishing

TRAMA


Incontrarsi quando il dolore è così prepotente che non concede spazio alle regole, fa sì che tra Manrico e Miriam nasca un’amicizia profonda e senza filtri, un’intimità priva di cose non dette e infine un amore straordinario.

RECENSIONE


Didattica del sesso per gufi e zanzare è un titolo che potrebbe definirsi come minimo fuorviante, invece Rebecca Quasi con l’arguzia e la sofisticata ironia che contraddistinguono la sua penna, lo rende molto più che azzeccato.
Al termine della lettura infatti mi è venuto proprio da pensare che mai con un titolo del genere avrei immaginato lo sviluppo di una storia dolceamara ma incantevole come quella che ho letto.

Un romanzo in perfetto equilibrio tra veridicità e poesia, gioia e dolore, ironia e realismo, sensualità e romanticismo e che non si potesse pensare ad un titolo più giusto dopo aver conosciuto i suoi protagonisti.
Miriam e Manrico si troveranno ad attraversare uno dei momenti tra i più dolorosi della loro vita, tanto da smarrirsi per un certo tempo.


Al suo posto c’era una donna determinata, dinamica e senza peli sulla lingua. Per attraversare il mare del lutto e del dolore ci voleva una corazza e la donna che era prima non ce l’aveva. O meglio, aveva la corazza sbagliata, quella del raziocinio e dell’equilibrio.


Se Miriam si troverà dal passare da una personalità razionale ed equilibrata ad un modo di vivere più istintivo e improvvisato, traendo forza dal bisogno delle sue figlie di riavere la loro mamma, Manrico si troverà suo malgrado a tirare le somme di un’unione serena ma poco condivisa che lo getterà in una sorta di solitudine attanagliato da ansie e paure.


«Il tempo libero è micidiale» riprese lui «Come stamattina…» «Cosa ti succede nel tempo libero?» «Non succede niente. È questo il guaio.» Sorrise amaramente, poi riprese: «Mi sembra di essere su un binario. Vado avanti senza poter cambiare direzione, ma non so dove sto andando.»


Come non capire un tale sbandamento dopo tanto dolore.
L’autrice parte da qui, da un dolore così grande e stordente, per poi alleggerire il tutto fino a far volare il lettore, complice una leggerezza che definirei al contempo profonda, aggettivi che caratterizzano entrambi la prosa di questo romanzo.
Una storia che racconta come trovare una via diversa e inaspettata per tornare ad essere felici grazie all’amore.
I personaggi di questo libro potrebbero essere veramente i nostri vicini di casa, conoscenti amici o colleghi, l’autrice ci regala il ritratto di due famiglie assolutamente ordinarie, ma nello stesso tempo straordinarie nell’evoluzione che le caratterizzerà.
Perché si tratta proprio di questo, i protagonisti affronteranno un percorso che non voglio chiamare di rinascita ma di cambiamento.
Un cambiamento inevitabile come gli avvenimenti che lo faranno iniziare, un processo in cui il lettore viene coinvolto facendosi trasportare insieme ai protagonisti nella caotica quotidianità dei protagonisti così come nelle loro emozioni, entrambe zone in cui ci si può facilmente identificare.
Un percorso che lascia con sé oltre alla piacevolezza di aver intrapreso insieme questo viaggio anche un sentito e delicato messaggio di speranza.
Come recita la sinossi Miriam e Manrico si incontrano quando il dolore è così soverchiante da mandare all’aria tutte le regole.
Questo è l’aspetto più interessante che mi ha inizialmente colpito nel rapporto tra i due protagonisti, un feeling così intenso, un’intesa così naturale e spontanea da essere percepita dal lettore in modo viscerale, anche e soprattutto nelle cose non dette, in una serie di silenzi, gesti e sguardi che fanno subito intuire quanto il sentimento tra i due personaggi ha qualcosa di speciale.


Lei era grata che il silenzio tra loro avesse ancora la magica caratteristica di non essere imbarazzante. Riempivano il silenzio con la reciproca presenza.


All’inizio sarà proprio questa reciproca presenza ad alleviare seppur di poco il dolore di entrambi.
Un dolore che in modo diverso li sommergerà fino a cambiarli.
Ma il cambiamento di cui vi fa spettatori Rebecca Quasi ha il sapore dell’autenticità perché capace di mostrare come eventi così dolorosi, riescano in qualche modo a darci una spinta nuova verso la vita, aprendo gli occhi sull’importanza di vivere il presente mettendo da parte timori, progetti, dubbi che di fronte a perdite così spaventose perdono di ogni importanza.


Abbiamo solo il presente e io non voglio più, mai più!, perdere un istante del mio presente a dubitare che fare qualcosa per noi sia sbagliato. Ti amo come non ho mai amato nessun altro. È così. E non voglio sprecare un millesimo di tempo a pensare cosa sarebbe successo tra noi se ci fossimo incontrati prima… perché…» «Perché non è successo» finì lui al suo posto.


Certo l’autrice non ci regala la favola.
L’evoluzione che porterà i protagonisti a vivere senza remore l’amore che li unisce dovrà assestarsi nel corso del tempo adeguandosi alle esigenze delle due rispettive famiglie, composte da un totale di cinque figli, obiettivo per nulla semplice proprio come i rapporti umani, delicati e complessi insieme.
In questa operazione Rebecca Quasi userà molta ironia che spicca soprattutto nei dialoghi, sempre originali, realistici e arguti.
Tra tutti non posso negare di essere stata completamente conquistata da Mila la più piccola ma la più saggia di tutti.
A dimostrazione di quanto molto spesso i bambini siano in grado di vedere dove gli adulti non riescono.


«No, mamma. Mi serve solo un altro po’ di coraggio. Solo un po’.» Lasciarono uscire le lacrime e si abbracciarono. Erano nate lì le sue figlie, erano cresciute bene, erano stati felici. Era un altro periodo però. Qualcosa di estinto.


È coraggiosa la piccola Mila, empatica, dolce, intelligente un piccolo capolavoro di essere umano.
Un libro che riconferma il talento e la capacità stilistica di questa autrice, capace di coinvolgerci in modo realistico ma al contempo poetico nelle vicende ma soprattutto nelle emozioni che racconta, perché a volte la poesia si nasconde proprio nei piccoli momenti di felicità che ci regala il quotidiano.
E così non svelandovi cosa hanno a che fare gufi e zanzare con questa bellissima storia vi invito a scoprirlo, leggendo questo romanzo così da farvi regalo di un messaggio vivo e pulsante di speranza.
Anche dopo eventi dolorosi e laceranti si può tornare a vivere, l’importante è concentrarsi sul presente e godersi ogni attimo come fosse l’ultimo perché la vita è qui e ora.


Il passato è andato, il futuro non esiste. Nel presente stavano ballando.


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NOTTE NUMERO ZERO di Rebecca Quasi

NOTTE NUMERO ZERO di Rebecca Quasi

Titolo: Notte numero zero
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 9 Gennaio 2020
Editore: Dri Editore

TRAMA


13 dicembre 2015. Costanza e Mario, due sconosciuti, sono bloccati all’aeroporto di Londra-Stansted a causa di una bufera di neve.

Lei gioca a scacchi da sola, lui la spia con curiosità perché Costanza, oltre ad avere le clavicole più spettacolari che Mario abbia mai visto, durante la partita confabula con l’alfiere nero.

Dallo stalking passano a giocare insieme e, quando tutti i voli vengono annullati per il maltempo, i due decidono di dividere prima un taxi e poi una camera d’albergo.

Prende vita così una notte indimenticabile, quella che per entrambi diventerà la “Notte numero zero”.

Il giorno successivo, atterrati all’aeroporto Marconi di Bologna, Mario e Costanza si salutano certi che non si incontreranno mai più.

Aprile 2018. Mario è sposato da nove mesi. Un pomeriggio, si imbatte per caso in un fondoschiena inconfondibile…

RECENSIONE


Venite con me, oggi vi porto a curiosare in una sala d’attesa di un aeroporto durante una tormenta di neve. C’è un uomo distinto ed elegante che osserva rapito le più belle clavicole che gli siano mai capitate di vedere. Non è attratto dal viso, dal seno, dalle gambe; no, lui è affascinato da quelle due ali arcuate, esposte e fragili. Guardando meglio  anche il resto della ragazza non è male, così libera e disinvolta. Di certo ha qualcosa che non va, continua a parlare con un alfiere nero mentre gioca, da sola, una partita a scacchi. Cosa pensate possa succedere tra un uomo rigoroso e una donna svitata? La risposta non è così scontata, mica tutti si lasciano trasportare subito dall’istinto; ma aspettatevi una movimentata e indimenticabile notte di puro sesso, frutto di quella cosa assurda chiamata  attrazione fisica che spazza via i pensieri razionali e segue solo la scia di elettricità che si porta dietro. Ecco i protagonisti di questo romanzo: Mario, un uomo riservato e pudico dalla bellezza inconsapevole, attento alle regole, maniaco dell’ordine; un abitudinario direi nel senso che preferisce le situazioni chiare, facili, senza intoppi dietro cui nascondersi. E poi c’è Costanza, una donna indipendente, brillante che arriva dritta al punto. Non la fermano le distanze, le convenzioni o le abitudini sociali; è imprevedibile a tal punto che per poterla capire devi viverla, e neanche così riesci ad arrivare al centro, rimarrà sempre un bellissimo mistero. Potete farvi un’idea con questa citazione tratta dal libro, provateci almeno, anche se a volte, non riesce a capirsi neanche lei


Emotivamente non sono molto evoluta” iniziò lei, “non mi innamoro, non mi sintonizzo sul piano intellettuale o empatico, non mi scatta molto lì; l’unico coinvolgimento che provo è a livello fisico. Mi segui?”


Mario seguirà Costanza in quell’unica notte di sesso a disposizione, una notte che segnerà entrambi e che farà da spartiacque tra il prima e il dopo. Il libro infatti è diviso in due parti, la prima dove si narra del loro incontro e la seconda quando la stabilità di Mario, felicemente sposato, verrà capovolta dall’arrivo dell’esuberante Costanza. E qui cominceranno i guai per Mario che si troverà spiazzato dalla presenza ingombrante della sua ex amante e bloccato dall’ignara moglie, fredda, calcolatrice e impeccabile. Si creeranno situazioni al limite dell’assurdo che mineranno l’autocontrollo di Mario, mandandogli in corto circuito il suo impianto razionale a cui si affida per resistere alla tentazione. Il corpo dice di sì, reagisce ma la mente lo frena.

Malgrado il sentimento che lo lega alla moglie, avere Costanza sempre tra i piedi lo esaspera e lo confonde. E per chi legge, giù a ridere come matti. Intorno a loro due girano diversi personaggi che fanno da contorno alla storia ma chi la movimenta e la cambia continuamente a suo piacimento è un protagonista che ho volutamente dimenticato di menzionare finora; il terzo incomodo che si metterà in mezzo a questa coppia e diventerà il re indiscusso di tutta la vicenda. Sto parlando del Destino che si fa spazio, sgomitando e fregandosene delle regole, sparpaglia le carte e rimette in gioco sentimenti e sensazioni; arrotola e srotola il tempo come più gli pare e ti inganna perché ti fa pronunciare addii che sembrano eterni, invece sono inaspettati ritorni. 


Ogni volta si dicevano addio, si salutavano come se fosse per sempre e poi lui rispuntava. O rispuntava lei. Una cosa davvero seccante. Come se il Destino insistesse imperterrito senza rendersi conto che non era destino.”


A un certo punto sembra tutto un gioco a perdersi e rincorrersi, mentre affiorano i veri sentimenti. L’autrice ci fa capire tra le righe quanto la vita sia complicata se la lasciamo gestire da sentimenti quali desiderio, gelosia, invidia, rabbia, rancore. E potrei ancora continuare. Quando agiamo sotto questi impulsi, normalmente si è portati a combinare guai, con la stupida consolazione di esserci tolti una soddisfazione o di aver salvato l’onore. La verità è che, la maggior parte delle volte, ci si pente di aver agito e ci si convince che sarebbe stato meglio non averlo fatto. Anche se non lo ammetteremo mai.

Si ride tanto in questo romanzo, soprattutto grazie ai dialoghi esilaranti e ironici che sono il punto di forza e a cui vanno miei più sentiti complimenti all’autrice per come ha saputo gestirli. Non mancano un intrigo giudiziale da affrontare che sarà risolto con astuzia e un pizzico di scorrettezza che talvolta serve; in più colpi di scena che aiutano a movimentare ancora di più il romanzo, come se ce ne fosse bisogno.

L’autrice mi ha trascinato con una scrittura frizzante, coinvolgente e pulita. Lasciatevi travolgere anche voi dal destino e dal desiderio e trascorrerete qualche ora spensierati e con il sorriso sulle labbra. Che di questi tempi è un magnifico toccasana. E ricordatevi che ci sono mille modi di fare l’amore e di tradire che non hanno nulla a che fare con la banale intimità fisica ma coinvolgono pensieri, fantasie e soprattutto complicità.

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DI MERCOLEDì di Rebecca Quasi

DI MERCOLEDì di Rebecca Quasi

Titolo: Di mercoledì
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 15 Maggio 2020
Editore: Self Publishing

TRAMA


Prendere una sbandata con i fiocchi per la preside del liceo della propria figlia e avviare una comoda, ma segreta, non-relazione a sfondo sessuale, potrebbe rivelarsi un tantino impegnativo, soprattutto se, a causa di un divorzio fuoco e fiamme, non si conosce affatto questa figlia dalla vita sociale pari a zero e si vive in una città di provincia.

Ecco ciò che accade a Michele Bastiamante, editore di successo, e a Nera Valdraghi, preside di un liceo.
La disinvoltura di Michele si scontrerà con il perbenismo di Nera in uno scambio tra il serio e il faceto che ridisegnerà la vita di entrambi.


RECENSIONE


A causa dell’improvvisa morte dell’ex moglie, Michele Bastiamente, affermato editore milanese, è costretto a fare ritorno nella piccola città di provincia da cui anni prima si era trasferito per lavoro lasciando la figlia adolescente, Eugenia, insieme alla madre. Un’inaspettata convocazione da parte della scuola sarà il primo passo di una serie che dovrà fare per calarsi, suo malgrado, nei panni di padre. È in questa occasione che conosce Nera Valdraghi, preside del liceo frequentato dalla figlia.

Un incontro strano quello con la preside, che già dai primi istanti lo mette in difficoltà perché l’autorevole docente non solo è più giovane di quanto avesse mai immaginato ma è anche destabilizzante d’aspetto: chioma di colore rosso acceso, gambe mozzafiato e occhi verdi da gatta.

Michele si troverà, tra le mille novità, a fronteggiare pure un’intensa e scomoda attrazione perché la preside Valdraghi lo intriga, e anche parecchio. Mai avrebbe pensato che il ritorno forzato in provincia avrebbe potuto acquisire un sapore diverso da quello temuto, con prospettive piuttosto interessanti.

Mi sono divertita tantissimo con questa storia, in alcune passaggi ho davvero riso di gusto perché in tutto il libro la maestria di Rebecca Quasi si avvale del potente strumento dell’ironia per raccontare la vita di provincia, con le sue dinamiche, con le sue contraddizioni.


«Ho questa fobia delle apparenze, delle aspettative altrui, di quello che gli altri pretendono da me.»


Una dimensione dove se è vero da un parte che viverci offra indiscussi vantaggi, come un’accessibile partecipazione alla vita della collettiva, dall’altra il rovescio della medaglia è che al tempo stesso ci si possa sentire confinati in quella stessa collettività, forgiati con le sue regole e la sua morale, sentendosi ovviamente meno liberi a livello individuale.

È proprio quello che succede a Nera, che una volta separata dal marito, per di più fedifrago, si ritrova a fare i conti con molti cambiamenti, primo tra tutti la modifica del suo stato civile, passando da “moglie” a “in procinto di divorzio” oltretutto con un figlio minore a carico, sconfinando in un’area sociale poco definita offrendo poi molteplici aggravanti: appartenere ad un’ottima famiglia, avere un ruolo pubblico anche piuttosto in vista nonché, ahimè, essere ancora giovane e parecchio piacente.

Michele, dal canto suo, è un uomo affermato, conosciuto nel suo settore, sicuro di sé che conosce bene le dinamiche della vita di provincia seppure ormai la sua dimensione sia la città. Con modi diretti e compassati e senza fare mistero delle sue intenzioni, stravolge il mondo di Nera con una fluidità che lo rende magnifico:


M: «Poteva essere una cosa senza complicazioni, né risvolti affettivi. Solo sesso.»
N: «Ci sono moltissime persone che non apprezzano le relazioni occasionali. Lo sapeva?».
M. «Non sarebbe una relazione occasionale. Ci daremmo appuntamento da qualche parte, e magari più di una volta
».


Ma lui non può prevedere le conseguenze di cosa significhi stringere un “patto consensuale” con una donna che, di solide convinzioni e rispettosa delle regole da un lato e piena di fragilità dall’altro, lo farà deragliare dai suoi binari senza capire come possano essere letali gli effetti collaterali di una relazione impostata sul semplice scambio del piacere, accuratamente pianificato da appuntamenti concordati.

Michele e Nera sgretolano le loro certezze in un percorso costellato da scambi tecnologici divertentissimi e da momenti di complicità profondi creando uno spazio comune, un’interstizio che li porterà in balia di un’intimità non cercata ma da cui sarà difficile fuggire, per entrambi:


«Nonostante la relazione squisitamente fisica avesse provato a tenere a bada l’intimità, quest’ultima aveva prolificato come un parassita travolgendo e sradicando ogni cosa. E quella sera aleggiava a riposo. Sovrastava la sala, univa e legava, facendo sparire tutti gli altri come in un modello solipsistico a due».


Ai due protagonisti si affiancano personaggi esilaranti, articolati, eccentrici e a tratti goliardici ma al contempo capaci di mostrare lati profondi e contrastanti: fragili e solidi, perduti e ritrovati, cittadini e provinciali, osservatori e capaci di azione.

Angelica, Azim, Eugenia non sono solo spassosi e genialmente delineati ma mostrano peculiarità nascoste che mi hanno davvero stupita, facendone sublimi porta bandiera delle proprie diversità, aldilà dell’età anagrafica, della provenienza e del look.


«Che hai?» gli chiese Angelica. «Un mucchio di sensi di colpa.» «In un uomo sono rarissimi, ne convengo.»


Ancora quel linguaggio forbito. La ragazza si accomodò meglio sul divano incrociando gli stivali da virago sul tavolinetto. Il fatto che ci fossero posati sopra un computer e dei fogli non la inibì per nulla.”

Personaggi capaci di andare contro il conformismo e la semplificazione dilagante. Loro, insieme a Michele e Nera, mi hanno lasciato quell’intima sensazione che questo libro resterà dentro di me.

Amo Rebecca perché non si limita a scrivere storie, lei celebra l’animo umano con un’ironia potente e con un uso sapiente delle parole che ammalia.


Andarono avanti a parlare e ridere, la leggerezza si era posata su di loro e stava penetrando in profondità, come un’acqua che bagna una terra piena di crepe. La parola lega, lima, intreccia e salda. Lo fa di sua libera iniziativa, ma in particolare elargisce i propri favori a chi di essa è un innamorato fedele.


Eccolo “Di mercoledì”. Una storia da leggere, perché fatta di incastri perfetti, geniali incroci ed un sublime gioco di compensazioni.

Un inno a vivere come si crede meglio per sé, e non per assecondare le aspettative altrui.

Viene voglia di continuare a leggerne ancora di storie così. Fanno bene al cuore e alla ragione.

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L’ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea

L’ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea

Titolo: L’ultimo rintocco
Autore: Diego Pitea
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 22 Aprile 2020
Editore: goWare

TRAMA


“L’essenza del male ha preso forma umana”. E’ questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’”Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.

RECENSIONE


Immaginate di aprire una porta e di essere investiti da un fetore di sudore, marcio e morte: siete sulla scena di un crimine e davanti a voi c’è il cadavere di una donna a cui, mani esperte, hanno asportato il feto dall’addome. Dando una occhiata nella stanza sarete meravigliati di trovare un’opera d’arte di un noto pittore che si trasforma in un indizio che l’assassino ha lasciato; e lo farà anche successivamente, perché è subito chiaro che il killer non ha intenzione di fermarsi e si dovrà cercare di capire chi sarà la prossima vittima. Si tratta di un individuo meticoloso e organizzato che sceglie le donne studiandone le abitudini e le colpisce quando è sicuro di agire indisturbato.


Gli edonisti sono come giocatori di poker, commissario. Ognuno ha il suo modo di portare avanti la partita, le sue manie e, pur con qualche eccezione, ripercorrerà sempre gli stessi gesti, le stesse azioni, quelle che gli danno sicurezza.”


Chi parla è Richard, uno psicologo che affianca il team dell’Unità Analisi Crimini Violenti composta principalmente dalla profiler Doriana e dal commissario Marani. Tutti lavorano affiatati e si nota che Richard ricopre un ruolo importante. È un uomo egocentrico, preparato e colto ma alcuni segni distintivi del carattere sono riconducibili alla Sindrome di Asperger: difficoltà di relazione sociale, comportamenti ripetitivi, deficit dell’attenzione e ansia. Nel suo caso si tratta più che altro di un modo di essere che i suoi colleghi hanno accettato, a fronte della sua competenza e arguzia nel risolvere i casi più ostici.


Non di rado lo aveva sentito affermare che il luogo nel quale si consumava un delitto sapesse parlare, o meglio fosse in grado di comunicare. Un’incongruenza, un oggetto che avrebbe dovuto esserci e che invece non c’era o viceversa.”


Richard analizza proprio gli elementi insoliti presenti sulla scena del crimine che possono aiutare a identificare e trovare l’assassino. Diego Aprea delinea e caratterizza i personaggi dal punto di vista psicologico e in questo modo si impara a conoscerli tutti e a empatizzare con loro. Si tratta di tante persone che affollano una trama piuttosto intricata in cui, oltre alla caccia del serial killer, si mescola un giallo che immediatamente mi ha ricordato un noto e irrisolto crimine degli anni ’90. La scrittura è scorrevole e appassionante, uno stile accurato con termini tecnici in ambito psicologico e medico e molto evocativo che denota un notevole lavoro di ricerca da parte dell’autore. Leggendo si visualizzano le immagini e si entra di prepotenza nelle scene grazie all’accuratezza maniacale delle descrizioni e alla caratterizzazione psicologica dei personaggi creati. In questi modo le scene vengano vissute mentre si legge e, come fotogrammi di un film, scorrono sotto gli occhi e si vedono. Un altro merito va dato all’attenzione che l’autore dà ai dialoghi che sono veri e danno ritmo alla narrazione; e una menzione speciale va alla ambientazione in una Roma afflitta da un caldo infernale, descritta in modo realistico sia per quanto riguarda i monumenti, le strade che i vari quartieri; sembra quasi che l’autore ci abbia vissuto invece si è ampiamente documentato. Questa serie infinita di omicidi, a un certo punto, sembra essere risolta ma si tratta solo di un attimo perché, appena si inizia il capitolo successivo, appare un contatore; da qui inizia l’incubo della seconda parte, una corsa contro il tempo per salvare vite sottostando alle regole di gioco del killer: risolvere enigmi, indovinelli, crittogrammi che il più delle volte portano a un vicolo cieco. Ma la squadra continua imperterrita con Richard in prima fila, portato allo stremo perché colpito personalmente dal killer. Quello che appare chiaro nel romanzo è che nessuno è immune al male che è insito nella natura umana e che la violenza sulle donne, purtroppo, non ha confini ed è in tutte le parti del mondo.


“Analizzando quell’avvenimento, si era reso conto di come il male alberga in tutti noi, anche in un bambino; magari latente, nascosto, ma in cerca continuamente di una via d’uscita. In alcuni individui quest’ultima è rappresentata da un labirinto inestricabile, mentre in altri è una strada corta e rettilinea.”


Siete pronti a riconoscere e a sconfiggere il male prima dell’ultimo rintocco? Allora ascoltate il mio consiglio e non perdetevi questo appassionante thriller psicologico tinto di giallo.

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ECHO di Rachel Sandman

ECHO di Rachel Sandman

Titolo: Echo
Autore: Rachel Sandman
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 17 Maggio 2018
Editore: Delrai Edizioni

TRAMA


Uno sguardo a volte può cambiare la vita. Ne sa qualcosa Tomas Riley in una Boston estiva, quando incrocia gli occhi di una sconosciuta e ne rimane folgorato. Lei, Samantha Bennett, è una ragazza sfuggente, inafferrabile, che guarda il mondo attraverso una solida corazza. Il loro primo incontro avviene un po’ per caso, ma il secondo… è destino. La sorte inizia a giocare le sue carte e Tom cerca in ogni modo di farsi notare, con battute e gaffe che attirano l’attenzione di Sam. Lei non capisce se il ragazzo è solo un presuntuoso o vuole farla arrabbiare. La passione per la musica avvicinerà due personalità diverse, ma uniche, in una storia come tante altre – o forse no –, perché spesso, se si tratta di emozioni, non è facile capire dove inizia il proprio cuore e finisce quello dell’altro.
Il romanzo d’esordio di un’autrice dalla penna travolgente. Due protagonisti fragili, ma forti, vi
racconteranno una tenera storia di passione e di vita, perché, anche quando sembra che non ci sia più speranza, l’esistenza riserva sempre una via d’uscita, chiamata amore.

RECENSIONE


Vi è mai capitato di ascoltare una canzone e pensare che stia parlando proprio di voi?

Sono certa di sì ecco perché questo è un libro che i cultori della musica seri, quelli appassionati, che collezionano vinili, sanno tutto dei loro cantanti preferiti e sanno analizzare ogni testo dei brani a loro cari non possono farsi scappare.

Perché accanto ai due ragazzi protagonisti della vicenda c’è un’altra indiscussa protagonista in questo romanzo che è la musica.

Con questo esordio Rachel Sandman racconta la difficile nascita della storia tra una ragazza segnata da una grave e apparentemente incolmabile perdita, Samantha, il cui animo ferito sarà guarito dall’amore di un ragazzo d’oro, Thomas Ripley.

È saltata in particolare alla mia attenzione la capacità dell’autrice di dare alla vicenda una connotazione originale, proprio grazie all’intreccio della narrazione con la passione per la musica, tradotta nell’espressione artistica di una band in particolare che non svelerò ma che ha fatto storia.

Anche la caratterizzazione del protagonista Tom esce un po’ dai canoni del genere regalandoci un personaggio particolare, un po’ pazzo ma genuino, di una simpatia immediata e che non può non affascinare.

Un ragazzo spontaneo, irriverente, passionale e brillante.


Io mi fido. Non ho capito assolutamente nulla ma non posso fare a meno di fidarmi di quei due occhi artici, di quel sorriso sghembo e di quella testa pazza e incasinata. E questo potrebbe essere la mia fine.


Samantha è invece il suo esatto opposto, una ragazza che vive e si relaziona sempre come avesse il freno tirato, bloccata nel passato che non riesce a lasciarsi alle spalle, fonte di un senso di colpa opprimente che l’autrice ha trasmesso molto intensamente, tanto che leggendo si percepisce molto forte lo stridere di questa frenata.

Il giovane protagonista saprà trovare la via per allentare l’immobilità di Samantha, non senza fatica ma anche con molta passione e inventiva, utilizzando un linguaggio che spesso è veicolo dell’espressione dell’amore, cioè proprio la musica.

Ci voleva un personaggio come lui per scardinare i mattoni del muro che Samantha ha eretto permettendo anche ai lettori di vederla.

Questo non solo per l’originalità del suo carattere ma perché egli stesso ha sperimentato sebbene diversamente il dolore e sarà quindi in grado di guidarla verso un nuovo inizio.


Forse l’ho accusata di riversare il suo passato su di me quando io per primo ho fatto la stessa cosa: l’insicurezza, le paure, l’abbandono. Tutte cose che conosco, che ho provato e che sono incise e marchiate a fuoco sulla mia anima. Tutte cose che mi terrorizzano.


E lo farà usando appunto la musica.

Non saranno le melodie, gli accordi o le ballate la chiave per aprire la porta al futuro, ma l’utilizzo delle parole.


Si sta aprendo, non totalmente, ma… Lo sento. Mi parla attraverso i versi della canzone. Mi sta chiedendo di restarle accanto, di riportarla a casa quando perde il controllo, di… Non so… Di esserci. Fa tutto questo fissandomi negli occhi. Lei, anima tormentata, consumata, confusa, spezzata, mi sta gridando aiuto con una voce che non credevo potesse avere tanti colori e sfumature. È la cosa più travolgente a cui io abbia mai assistito.


Chi non si è mai identificato nei testi di una canzone che sembra parlare di noi, di un momento del nostro vissuto o di emozioni che abbiamo provato o proviamo?

Credo che il potere delle canzoni stia proprio qui, nel fatto che ognuno  si può identificare nel messaggio che vogliono esprimere e l’autrice lo enfatizza in maniera egregia in uno dei momenti più significativi del libro dando anche prova di padronanza della materia e di una cultura musicale solida.


La dimensione onirica, quella del sogno, quella del mito, l’arte psichedelica, è tutto un gran groviglio di roba che si mischia senza una ragione apparente che ha sì delle linee guida ma che poi, a mio parere, acquista sfumature diverse per i singoli individui che ascoltano le loro canzoni.


Non potrei essere più d’accordo con questo passaggio, l’arte in generale è una tavolozza di colori che ognuno interpreta con sfumature diverse e la musica non è da meno.

L’ambientazione universitaria è descritta in modo vivido e ha il sapore nostalgico della gioventù, i personaggi secondari sono ben delineati e su tutti sicuramente spicca Laure un’amica che tutte vorremmo e che saprà essere una leva delicata ma decisa nell’aiutare Samantha a spostarsi da questa immobilità interiore che si è autoinflitta.

L’ autrice sa tradurre in modo viscerale le sensazioni e le emozioni dei suoi personaggi, con qualche punta di ironia che non offusca mai il messaggio di rinascita insito nel romanzo.

Un messaggio che in questo caso è stato veicolato dall’amore per la musica ma che potrebbe tranquillamente assumere le sembianze di qualsiasi altra cosa sia per noi una spinta ad andare avanti, una benzina che alimenta il motore della passione, della vita, un motore che deve funzionare sempre, perché se le soste sono consentite, le fermate invece non lo sono.


Non so cosa sia quello che ti ronza in testa, però il passato è qualcosa che non puoi cambiare, Echo. Non puoi lasciarlo andare mai perché fa parte di te ma puoi scegliere di considerarlo come una tappa del viaggio e continuare a vivere o decidere che sia la meta raggiunta e rassegnarti.


Consigliato a coloro che hanno voglia di riassaporare le emozioni della giovinezza o che si trovano a viverle, con le sue tempeste emozionali e i ricordi legati a musica d’altri tempi ma che, parlando direttamente al cuore di ogni generazione, resterà sempre attuale.

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CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin

Titolo: Cambiare l’acqua ai fiori
Autore: Valérie Perrin
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 10 luglio 2019
Editore: Edizioni e/o

TRAMA


Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale.

Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.

RECENSIONE


I cimiteri sono luoghi di culto e di preghiera dove trovano sepoltura i defunti, da sempre accolgono parenti e amici addolorati che si recano a visitare le tombe dei loro cari persi per sempre.

A volte sono anche luoghi culturali, che per la presenza di monumenti antichi e di storie affascinanti diventano addirittura meta di visite turistiche.

In un paesino della Borgogna, con pochi abitanti che si conoscono tutti tra loro, il cimitero è arricchito dalla curiosa figura di Violette.

Violette ne diventa la guardiana ereditando il ruolo da Sasha, il suo predecessore, e facendo tesoro dei suoi insegnamenti.


Mi piace ridere della morte, prenderla in giro. È il mio modo di esorcizzarla, così si da meno arie. Burlandomi di lei permetto alla vita di prendere il sopravvento, di avere il potere.


Da subito si rende conto che non sarà semplice, ma se state pensando a qualcosa di macabro sono pronta a smentirvi; Violette giorno dopo giorno impara a coltivare l’orto, ad aiutare i fiori a sbocciare a curare le tombe ma soprattutto ad ascoltare i vivi, mantenendo un grande rispetto per ogni tipo di dolore che le capita di incontrare.

D’abitudine non chiude mai la porta della sua casa, e ogni pomeriggio sorseggia il thè insieme ad un uomo che ha da poco perso sua moglie o ad una madre che piange la morte di suo figlio, parlando dei loro cari, e cercando insieme motivi per ricordarli sorridendo.


Prendersi cura del cimitero vuol dire prendersi cura dei morti che vi riposano e rispettarli. Nel caso non siano stati rispettati da vivi, che almeno lo siano dopo morti. Sono sicura che vi sono sepolti anche molti stronzi, ma la morte non fa distinzione fra buoni e cattivi. E poi, chi non è stato un po’ stronzo almeno una volta nella vita?


Mi sono lasciata finalmente incuriosire da questo libro, che stato un vero e proprio caso editoriale, e devo dire che sono stata travolta da un’avventura intensa e molto coinvolgente.

Grazie alle descrizioni particolareggiate, è stato facile immaginare Violette nella serietà del suo ruolo, vederla coltivare i suoi fiori, e restare stupita dalla potenza delle parole dette e non dette che mi hanno regalato emozioni contrastanti ed autentiche.

La narrazione si estende tra passato e presente, legando al meglio ogni episodio e portando con sé un intreccio di esistenze l’una complementare all’altra raccontate in modo perfetto, che fanno di questo libro una storia davvero da ricordare.

Perdere una persona cara è un dolore grande, si fa fatica ad accettarlo, tanto che a volte diventa difficile reagire e comprendere che la vita deve andare avanti; non importa a che età il nostro amato ci lascia, sarà sempre una perdita che influisce nell’andamento della nostra esistenza.

Violette ha un trascorso molto triste, e lei stessa porta nel cuore il dolore della perdita, ma decide di provare ad usarlo come forza per aiutare gli altri.


Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.


E con i suoi abiti colorati, indossati sotto cappotti a tinta unita lascia capire che nonostante le esperienze negative è pronta a voltare pagina provando ad essere di nuovo felice.

Ogni giorno invita i parenti a raccontarle degli aneddoti sul defunto così da tenere un diario che possa fungere da memoriale e fare in modo che questa persona non venga mai dimenticata.


Nei primi anni era devastata. Il dolore toglie la parola. Oppure fa fare sciocchezze. Poco a poco aveva ritrovato la strada per comporre frasi semplici, chiedere notizie degli altri, notizie dei vivi.


Noi possiamo essere questo memoriale, i ricordi delle persone che se ne vanno, se lo vogliamo potranno essere sempre vividi dentro di noi, e ogni loro sorriso, parola o insegnamento diventare parte della nostra vita.

Solo così resteranno vive nel nostro cuore, per sempre, e solo così potremmo avere la nostra serenità.

Vi consiglio di immergervi in questa storia che apparentemente vi potrà sembrare triste e malinconica, ma leggendo vi accorgerete quanto possa trasmettere forza e speranza, per trascorrere al meglio ogni giorno, guardando al futuro con sguardo puro e avido di vita.

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