
DI MERCOLEDì di Rebecca Quasi
Titolo: Di mercoledì | |
Autore: Rebecca Quasi | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 15 Maggio 2020 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Prendere una sbandata con i fiocchi per la preside del liceo della propria figlia e avviare una comoda, ma segreta, non-relazione a sfondo sessuale, potrebbe rivelarsi un tantino impegnativo, soprattutto se, a causa di un divorzio fuoco e fiamme, non si conosce affatto questa figlia dalla vita sociale pari a zero e si vive in una città di provincia.
Ecco ciò che accade a Michele Bastiamante, editore di successo, e a Nera Valdraghi, preside di un liceo.
La disinvoltura di Michele si scontrerà con il perbenismo di Nera in uno scambio tra il serio e il faceto che ridisegnerà la vita di entrambi.
RECENSIONE
A causa dell’improvvisa morte dell’ex moglie, Michele Bastiamente, affermato editore milanese, è costretto a fare ritorno nella piccola città di provincia da cui anni prima si era trasferito per lavoro lasciando la figlia adolescente, Eugenia, insieme alla madre. Un’inaspettata convocazione da parte della scuola sarà il primo passo di una serie che dovrà fare per calarsi, suo malgrado, nei panni di padre. È in questa occasione che conosce Nera Valdraghi, preside del liceo frequentato dalla figlia.
Un incontro strano quello con la preside, che già dai primi istanti lo mette in difficoltà perché l’autorevole docente non solo è più giovane di quanto avesse mai immaginato ma è anche destabilizzante d’aspetto: chioma di colore rosso acceso, gambe mozzafiato e occhi verdi da gatta.
Michele si troverà, tra le mille novità, a fronteggiare pure un’intensa e scomoda attrazione perché la preside Valdraghi lo intriga, e anche parecchio. Mai avrebbe pensato che il ritorno forzato in provincia avrebbe potuto acquisire un sapore diverso da quello temuto, con prospettive piuttosto interessanti.
Mi sono divertita tantissimo con questa storia, in alcune passaggi ho davvero riso di gusto perché in tutto il libro la maestria di Rebecca Quasi si avvale del potente strumento dell’ironia per raccontare la vita di provincia, con le sue dinamiche, con le sue contraddizioni.
«Ho questa fobia delle apparenze, delle aspettative altrui, di quello che gli altri pretendono da me.»
Una dimensione dove se è vero da un parte che viverci offra indiscussi vantaggi, come un’accessibile partecipazione alla vita della collettiva, dall’altra il rovescio della medaglia è che al tempo stesso ci si possa sentire confinati in quella stessa collettività, forgiati con le sue regole e la sua morale, sentendosi ovviamente meno liberi a livello individuale.
È proprio quello che succede a Nera, che una volta separata dal marito, per di più fedifrago, si ritrova a fare i conti con molti cambiamenti, primo tra tutti la modifica del suo stato civile, passando da “moglie” a “in procinto di divorzio” oltretutto con un figlio minore a carico, sconfinando in un’area sociale poco definita offrendo poi molteplici aggravanti: appartenere ad un’ottima famiglia, avere un ruolo pubblico anche piuttosto in vista nonché, ahimè, essere ancora giovane e parecchio piacente.
Michele, dal canto suo, è un uomo affermato, conosciuto nel suo settore, sicuro di sé che conosce bene le dinamiche della vita di provincia seppure ormai la sua dimensione sia la città. Con modi diretti e compassati e senza fare mistero delle sue intenzioni, stravolge il mondo di Nera con una fluidità che lo rende magnifico:
M: «Poteva essere una cosa senza complicazioni, né risvolti affettivi. Solo sesso.»
N: «Ci sono moltissime persone che non apprezzano le relazioni occasionali. Lo sapeva?».
M. «Non sarebbe una relazione occasionale. Ci daremmo appuntamento da qualche parte, e magari più di una volta».
Ma lui non può prevedere le conseguenze di cosa significhi stringere un “patto consensuale” con una donna che, di solide convinzioni e rispettosa delle regole da un lato e piena di fragilità dall’altro, lo farà deragliare dai suoi binari senza capire come possano essere letali gli effetti collaterali di una relazione impostata sul semplice scambio del piacere, accuratamente pianificato da appuntamenti concordati.
Michele e Nera sgretolano le loro certezze in un percorso costellato da scambi tecnologici divertentissimi e da momenti di complicità profondi creando uno spazio comune, un’interstizio che li porterà in balia di un’intimità non cercata ma da cui sarà difficile fuggire, per entrambi:
«Nonostante la relazione squisitamente fisica avesse provato a tenere a bada l’intimità, quest’ultima aveva prolificato come un parassita travolgendo e sradicando ogni cosa. E quella sera aleggiava a riposo. Sovrastava la sala, univa e legava, facendo sparire tutti gli altri come in un modello solipsistico a due».
Ai due protagonisti si affiancano personaggi esilaranti, articolati, eccentrici e a tratti goliardici ma al contempo capaci di mostrare lati profondi e contrastanti: fragili e solidi, perduti e ritrovati, cittadini e provinciali, osservatori e capaci di azione.
Angelica, Azim, Eugenia non sono solo spassosi e genialmente delineati ma mostrano peculiarità nascoste che mi hanno davvero stupita, facendone sublimi porta bandiera delle proprie diversità, aldilà dell’età anagrafica, della provenienza e del look.
«Che hai?» gli chiese Angelica. «Un mucchio di sensi di colpa.» «In un uomo sono rarissimi, ne convengo.»
Ancora quel linguaggio forbito. La ragazza si accomodò meglio sul divano incrociando gli stivali da virago sul tavolinetto. Il fatto che ci fossero posati sopra un computer e dei fogli non la inibì per nulla.”
Personaggi capaci di andare contro il conformismo e la semplificazione dilagante. Loro, insieme a Michele e Nera, mi hanno lasciato quell’intima sensazione che questo libro resterà dentro di me.
Amo Rebecca perché non si limita a scrivere storie, lei celebra l’animo umano con un’ironia potente e con un uso sapiente delle parole che ammalia.
Andarono avanti a parlare e ridere, la leggerezza si era posata su di loro e stava penetrando in profondità, come un’acqua che bagna una terra piena di crepe. La parola lega, lima, intreccia e salda. Lo fa di sua libera iniziativa, ma in particolare elargisce i propri favori a chi di essa è un innamorato fedele.
Eccolo “Di mercoledì”. Una storia da leggere, perché fatta di incastri perfetti, geniali incroci ed un sublime gioco di compensazioni.
Un inno a vivere come si crede meglio per sé, e non per assecondare le aspettative altrui.
Viene voglia di continuare a leggerne ancora di storie così. Fanno bene al cuore e alla ragione.
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