CAMBIA IL VENTO di Amalia Frontali e Rebecca Quasi

CAMBIA IL VENTO di Amalia Frontali e Rebecca Quasi

Titolo: Cambia il vento
Autore: Amalia Frontali e Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 23 gennaio 2023
Editore: Words Edizioni

TRAMA


Exeter. 1886.Mr. Devon Holmes è partito dal basso. Ha iniziato a lavorare come mozzo a sedici anni e nel volgere di un decennio è diventato prima capitano e poi armatore. Grazie alla sua abilità negli affari è riuscito a sposare lady Costance, figlia del conte di Norfolk, nobile ma in dissesto finanziario. L’unione tra i due non è mai stata né intima né felice e il disastro economico in cui Holmes sarà coinvolto, non potrà che peggiorare la situazione, ma il destino ha in serbo per lui qualcosa di inaspettato; del resto, un vento che cambia può far succedere di tutto, anche stanare una passione sopita…

RECENSIONE


«Vi ho mai parlato dell’Euro, Constance?» «Il vento caldo che scioglie la neve?» «Sì, esatto» si stupì. «Come fate a ricordarvene?» «Non ho dimenticato una sola parola delle vostre lezioni sui venti.» Devon sorrise compiaciuto. «Be’, credo che finalmente l’Euro stia arrivando. Ci ha messo del tempo, ma ora è qui.»


Si dice che i primi cenni storici a nomi dei venti risalgano addirittura all’Odissea, in cui Omero indica quattro venti principali. I loro nomi erano BoreaEuroNoto e Zefiro che accompagnarono Ulisse nei suoi viaggi, descrivendo le sue avventure ed emozioni, proprio come accade in questo romanzo bellissimo, in cui i venti danno nome ad ogni capitolo. Una scelta perfetta, che crea un legame indissolubile tra la natura e gli eventi che coinvolgono i protagonisti del racconto, con le loro paure, debolezze, fragilità, speranze, sogni e desideri.

Avevo già avuto modo di conoscere la bravura e soprattutto l’alchimia che si genera tra queste due autrici, Amalia Frontali e Rebecca Quasi, con Accordi. Avere la possibilità di godere ancora del loro talento, fuso insieme, è stato incredibile. Cambia il vento è una storia che aveva bisogno di essere ampliata, fino a divenire un romanzo. Le ragioni sono diverse, in primis per i due protagonisti, caratterizzati in modo magistrale e di cui c’era necessità di capirne meglio le profondità psicologiche e i segreti del cuore.


Non si alterava mai, non si spazientiva, non si faceva mai cogliere in fallo. Era di una perfezione intimidatoria. Anche con i figli si comportava così, solo che loro li amava anche. Di un amore immenso e incondizionato, che lui guardava come uno spettatore, attonito e sedotto.


A definire alla perfezione Lady Constance questo passaggio, che le autrici raccontano attraverso gli occhi del marito. Mrs Holmes, alias Lady Constance, si raffigura nella narrazione come una donna di solidissimi principi morali e acuminata perspicacia, capace di apparire inscalfibile agli altri grazie ad una ferrea disciplina costruita per sedare le emozioni, ma non per non averne. Anzi.

Una donna forgiata per rispettare e seguire le regole dell’alta società, che si distingue per un profondo spessore umano, che non inganna nessuno, lettore compreso. Eppure, il suo rigore a volte mostra delle crepe, facendo intuire mediante sguardi che valgono più di mille parole, la presenza di un’anima indomita, un calore nascosto che avvince moltissimo e di cu si ha bisogno di scoprirne l’origine.
Sarà lei a raccontarsi attraverso diari e lettere che aprono scenari passati in cui le sue emozioni sono vive, raccontate con dovizia di particolari e seguirla nel suo viaggio diventa ad ogni ricordo sempre più appassionante. Una ricostruzione di quelli che sono i suoi primi incontri con Devon, le sue impressioni, i sogni e desideri che provava e cosa sia diventato il loro matrimonio a distanza di quasi vent’anni. Chi sia adesso la donna che si cela sotto il vestito della Lady di ferro e capire chi prenderà il sopravvento sarà meraviglioso, sotto gli occhi attenti non solo dei suoi affetti più cari, ovvero il devoto marito, gli adorati figli ma anche l’imperturbabile felino a cui è affezionatissima.


Posy, al contrario, era stato pessimo, si era adattato ai cuscini logori dei Chesterfield come se fossero velluti nuovi di zecca.


Le due autrici mostrano con sublime padronanza uno stile di scrittura perfetto, tanto evocativo e poetico nel descrivere paesaggi o merletti, quanto efficace a raccontare cosa ci sia nel cuore dei personaggi, i loro pensieri e sensazioni. Si entra nella loro anima tanto quanto se ne percepisce la vista, il tatto, l’olfatto. La cabina di regia è strutturata su una base solidissima, quella di un’affinità elettiva che permette loro di fondersi in un’unica penna senza distinzioni o strappi.


Devon non poté fare a meno di sentirsi il solito stupido bifolco, il villano pretenzioso che sprecava energie nella disperata impresa di comunicare con una creatura che era nata per essere contessa. «Vi prego di considerare le mie parole seriamente: dovete sapere che qui… qui a Bradford, la gente… non la gente in generale, la gente sposata, quelli sposati tra di loro intendo… dormono insieme.»


Le dinamiche di un amore che lega un uomo e una donna diversi caratterialmente, di classe sociale differente, uniti da un matrimonio basato sul silenzio, su una devozione celata, un desiderio quasi sopito, e soprattutto sull’assenza e sull’incomunicabilità. Aspetti di coppia che sicuramente accomunavano tantissime coppie all’epoca ma non si può non pensare a quanto la tematica possa essere oggi attuale, confermando la bellezza e la profondità di questo libro, sì di genere storico ma che potrebbe essere interpretato in chiave moderna, senza alcun dubbio.
Il senso del dovere di Constance, quello di inadeguatezza di Devon rispecchiano tante situazioni di coppie che come loro si sono allontanate, ma non perdute totalmente. La riscoperta dei sentimenti che li legano ma che sono stati trattenuti e censurati per troppi anni tocca il cuore perché fidarsi è una sfida impossibile, eppure diventa necessario affidarsi all’altro quando tutto viene meno.


Constance era ostaggio della sensazione di sentirsi di passaggio in quel luogo, di dover tornare, prima o poi, a una qualche forma di normalità molto lontana. E la colpa, di questo era certa, era di Devon, della sua latitanza, del suo infantile negarsi, dell’essere sfuggente come un alito di Altano, il vento leggero che accarezza il mare e poi sparisce.


Spesso occorre allontanarsi da ciò che ci è familiare, da ciò che conosciamo per smettere di sopravvivere e ricominciare a vivere, e forse ricostruire ciò che sembra perduto. Dalle macerie è possibile fondare qualcosa di nuovo e bello, di autentico.

Cambia il vento è un libro che mette al centro la potenza del cambiamento, e racconta con struggente armonia quanto la sua portata possa spiazzare, travolgere e spaventare chi ne è coinvolto, ma allo stesso tempo è il cambiamento a fare la differenza, modificando prospettive inaccettabili, svelando verità nascoste, creando nuovi equilibri e togliendo pesanti maschere. E se il vento soffia dalla parte giusta vi è anche la speranza di riaccendere la brace rimasta sotto la cenere fino a innescare di nuovo il fuoco, quello di una coppia e di una famiglia quasi perdute.


Scelse un vento. Si figurò di essere in mezzo al mare e di poter ordinare a piacimento il vento ideale. Scelse lo Schiavo, perché mai come in quel momento gli sembrava di essere in catene, e gli ordinò di condurlo in salvo. Il buon vento di Nord-Est non tardò ad arrivare e tentò di svolgere il proprio compito, sforzandosi di sottrarre il povero marinaio al canto della sirena, ma invano: l’ammaliatrice spostò la bocca sul collo di Devon e il naufrago si arrese.


Un’opera meravigliosa che conferma la bravura straordinaria di due signore il cui talento raffinato non manca di stupire.

INCIDENTE FRANCIACORTA di Rebecca Quasi

INCIDENTE FRANCIACORTA di Rebecca Quasi

Titolo Incidente Franciacorta
Autore Rebecca Quasi
Serie: auto conclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione:Giugno 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Avere come vicina una maestra in pensione dalla personalità esplosiva e invadente può rivelarsi un’esperienza estrema, soprattutto se si viene da un periodo nero nel quale la vita sentimentale è andata a rotoli, insieme a quella lavorativa.

Questo direbbe Carolina Bassani, cardiologa, dirimpettaia dell’arzilla Eufemia. Due anni prima, una terribile disgrazia aveva distrutto la carriera lavorativa sua e di un collega, Ascanio Sangiorgi, chirurgo plastico.

I due medici si rincontrano per caso in un supermercato, protagonisti di un imprevedibile e rocambolesco incidente: Carolina viene colpita dalla scheggia di una bottiglia di Franciacorta caduta dallo scaffale dei vini, Ascanio la soccorre.

Da quel momento, si inanella una serie di eventi che, come in un domino a tinte giallo-rosa, porterà due persone sole e deluse a riemergere dal baratro. E, magari, con l’aiuto fondamentale di una Eufemia in versione Mata Hari, a risolvere l’enigma che ha rovinato le loro vite.

RECENSIONE


Rebecca Quasi offre ai suoi lettori una storia a tinte giallo-rosa, sperimentando un genere diverso dal solito. Dopo una lunga lista di romanzi sia contemporanei che storici connotati da variegate sfumature rosa, questa autrice dal talento impeccabile stupisce tutti uscendo dalla sua comfort zone, con un racconto arricchito da tonalità viranti al giallo, in grado di intrattenere ed appassionare.

Una lettura che induce a rivestire i panni di pseudo-investigatori. L’indizio da cui partire è proprio il titolo: “Incidente Franciacorta”.
Un incidente che rompe equilibri, convinzioni,  rimettendo in gioco due vite rimaste impantanate per lungo tempo in un evento tanto drammatico quando inspiegabile.

Ad aggiungere ulteriori indizi l’immagine di copertina: l’istante di una rottura, un vetro che si frantuma in mille pezzi a tinte rosso vermiglie. Un’immagine d’effetto, che fotografa l’attimo in cui qualcosa si spacca per non tornare mai più come prima.
Un gioco di deduzione che impone un forte richiamo a quello che si scopre leggendo essere accaduto alle vite dei due protagonisti, Ascanio e Carolina.

Carolina Bassani tuttavia era stata l’innesco del domino che aveva sancito la sua caduta. Senza dolo, senza colpa, senza intenzione. Come la bottiglia che le era scoppiata in faccia.

Due vite interrotte senza appello, due reazioni molto diverse tra loro, nel rispetto di personalità opposte: Ascanio freddo e pragmatico chirurgo estetico; Carolina seria e meticolosa cardiologa.

Lui era lapidario, tagliente, decisionista. Considerava i corpi sculture da modellare col bisturi e che dentro ci abitasse qualcuno dotato di anima era secondario. Anzi, intralciava.

Entrambi si trovano coinvolti in un evento che li ha travolti, ma se da una parte Ascanio amplifica il suo cinismo indurendosi senza rinunciare alla sua dignità e forse ritrovando maggiore umanità, dall’altra Carolina si ripiega su sé stessa, offrendo il fianco ad una china depressiva piuttosto preoccupante, talmente buia da oscurarle sogni e prospettive.

Cosa accade però quando ciò che sembrava finito può essere nuovamente rimesso in discussione? Molto se in gioco ci sono due vite da far rinascere; ancora di più se l’opportunità di riscattarsi include anche la rinascita del cuore, con spiazzanti sentimenti che pressano per uscire allo scoperto.

Era bella davvero. Soave, a voler essere precisi. La linea del collo, le spalle, la curva del seno e dei fianchi inneggiavano con fierezza all’armonia; Ascanio si concesse di spaziare senza imbarazzo sul corpo di lei, considerando tale deviazione una nostalgica deformazione professionale.

Essere capiti, essere visti, essere riconosciuti, entrare in contatto, in relazione è un bisogno vitale da soddisfare, per legittimare la nostra stessa esistenza e l’immediata confidenza che si instaura tra i due protagonisti coadiuva questa necessità. Un percorso di intimità che se da una parte spiazza dall’altra non offre scampo, nonostante dei sentimenti ci si vuole tenere a distanza.

Inutile opporsi all’attrazione reciproca e all’istinto di avere qualcuno di cui fidarsi e che finalmente annulla la solitudine soprattutto se ad aiutare un destino beffardo ci si mette anche una signora (irresistibile) poco propensa a stare a casa a bere il tè.

La figura di Eufemia, ex maestra in pensione, merita una considerazione di tutto rispetto: è grazie a questo personaggio che Rebecca garantisce la vena ironica che la contraddistingue, mostrando come la lungimiranza, l’irriverenza e la costanza (con severi picchi di invadenza) di un’anziana signora siano la leva per smuovere coscienze e risolvere l’irrisolvibile. Un personaggio divertente tratteggiato con perfezione che non può non far pensare ad un alter ego della scrittrice come se lei stessa si fosse divertita a stare al fianco dei due protagonisti, più volte incapaci di comunicare e capirsi, fino ad arrivare a colpire e sfidare le loro menti aggrovigliate.

La vita della provincia, con i suoi limiti, pregiudizi, la gabbia dell’apparenza da ben conservare per essere accettati, la visibilità e l’invisibilità, la noia. Tematiche care all’autrice ritrovate anche nel bellissimo “Di Mercoledì”, raccontate tra queste pagine con una forza diversa, perché nel giudizio stavolta c’è ben altro, ovvero essere macchiati di un omicidio. Eppure, senza rinunciare alla sua accurata ironia e fine intelligenza, Rebecca Quasi delinea in modo autentico quanto possa essere difficile adeguarsi a microcosmi in cui la società etichetta e giudica.

Lo scontro tra vetro e metallo aveva fatto scoppiare la bottiglia e una grossa scheggia era stata scagliata sul viso di Carolina Bassani, che si trovava a passare di lì. Per caso. «Una sfiga maledetta»

Sarà il lettore a dover sbrogliare la matassa di questo giallo particolare ed avvincente. Un libro intrecciato ad arte in cui parlare di sfiga potrebbe essere vero solo in parte, perché a volte ciò che sembra l’ennesimo episodio in cui la sorte ci volta le spalle la vita poi ci meraviglia smuovendo molto altro, come nel caso di Ascanio che ritrova una seconda vita molto più semplice di prima assaporando però l’essenza di sé stesso, senza scopi venali da perseguire.

Come accaduto in “Entropia”, anche questa storia è raccontata durante la pandemia, che estende l’oscurità della sua ombra minacciosa sulla vita di tutti ricordando il valore dei legami, dei sentimenti e delle relazioni che possono divenire la via d’uscita ad un tunnel fatto di fredda solitudine che a volte ci costruiamo da soli.

I sentimenti a volte spiazzano, confondono, e la questione maggiormente complicata è dare loro un nome, una collocazione.

Rebecca Quasi usa come sempre storie originali per offrire dei messaggi che non sono mai banali, anzi, hanno il magnetico potere di rincuorarci anche nei tempi dove distanza e solitudine hanno predominato nelle nostre vite.

E, quindi, quando la prossima storia? Noi siamo già in attesa di essere stupiti dai tuoi esperimenti perché uscire dalla propria comfort zone ha il sapore dell’avventura, quella che ci è mancata negli ultimi due anni.

SUL VELLUTO di Rebecca Quasi

SUL VELLUTO di Rebecca Quasi

Titolo: Sul velluto
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Febbraio 2022
Editore: Kobo Original / Words Edizioni

TRAMA


Nell’era degli influencer la verità spesso scompare e resta solo ciò che è tendenza.

Nereo Castrogiovanni, attore famoso, conosce bene questa legge non scritta, ma sembra dimenticarsene durante un talk show in prima serata, lasciandosi andare a certe affermazioni che gettano ombre sulla sua immagine e rischiano di distruggere la sua carriera.
Non sarà il solo a farne le spese: Marianna Guerra, sua ex assistente e cuoca, verrà travolta dall’occhio del ciclone mediatico, colpita da pettegolezzi e insinuazioni dove il reale e il presunto si fondono e si mischiano.
Cosa c’è alla base di tutto? Qual è la vera ragione per cui Nereo ha deciso di distruggere la propria figura e trascinare Marianna con sé?

Rebecca Quasi ci racconta una nuova storia dei nostri tempi, col suo tipico occhio attento e rivelatore dei meccanismi profondi che a volte muovono le relazioni d’amore.

RECENSIONE


«Ti ho già spiegato cosa vuol dire stare sul velluto. È quando il partner ti dà la battuta nel tono e nei tempi giusti. Per un attore è di una potenza incredibile. Quando sei sul palco, con centinaia di occhi che ti fissano e che tu non puoi vedere, puoi fare affidamento solo su quello per andare avanti, sulla capacità reciproca di far scivolare l’altro sul velluto. E tu mi fai stare così.»


Fluttuare, procedere su qualcosa di morbido, liscio, senza ostacoli. L’accezione “sul velluto” richiama la viva sensazione di sofficità e delicatezza e nessun’altro significato avrebbe potuto essere più adeguato per descrivere l’ultimo romanzo di Rebecca Quasi, che se dovessi descrivere direi “meravigliosamente perfetto”.
Perchè? I motivi sono svariati, e mi impegnerò a essere più coincisa possibile nel raccontare le emozioni provate lasciando, come mi premuro sempre di fare, il piacere al lettore di scoprire la storia di Nereo e Marianna (e Itaca).
Due protagonisti umani, ed una gattina dalle sembianze pannose, che non ne vuole sentire di essere meno al centro di loro. Del resto si sa che i felini non hanno bisogno di attenzione, se la prendono da soli.


Il felino bianco lo stava aspettando in posa da statua da giardino in mezzo al vestibolo. Miao. Miao un cazzo. Dalla cucina provenivano odori e rumori invitanti, ma non voleva lasciarsi fuorviare. Era arrabbiato. Girò intorno al gatto, gatta!, la quale lo guardò con quell’arroganza e sufficienza tipica di chi ha il coltello dalla parte del manico.


Itaca ha il mio massimo rispetto (da gattofila quale sono, succube di ben tre gatte femmine), ed è per quello che spero apprezzerà (Itaca, appunto) che parlo di lei per prima: solitaria, silenziosa all’occorrenza, esperta osservatrice, a tratti pretenziosa, dai modi seduttivi e territoriali. Itaca si ritrova ad essere curiosa spettatrice della relazione di Nereo e Marianna, anche nei momenti meno opportuni, intendiamoci! Ammetto che avrei voluto essere lei in alcune scene, anche per soli 5 minuti, immaginando di vedere coi suoi occhi (stupendi) questi due protagonisti avere a che fare l’uno con l’altra.

Nereo Castrogiovanni, attore, dai modi educati, belloccio e di ottima famiglia, particolarmente riservato e dal carattere schivo, con lievi tratti di misoginia. Lievi, sì, perchè l’avversione per le donne si riduce solo nel caso di averle come dipendenti. Del resto la scelta del cognome potrebbe anche far pensare ad attitudini amatoriali vecchio stile, se non fosse per quel suffisso “castrante”, appunto.


La guardò bene. Era uno di quei modelli tascabili. Bassina, magra, né bella né brutta, senza personalità nel vestire, un taglio di capelli che non era un taglio, occhi enormi di uno strano colore tra il grigio e il verde. Lentiggini in abbondanza.


Marianna Guerra, cuoca, dogsitter, barista, insomma tutto fare, con una fissa per i rapporti a scadenza (max 6 mesi). Sulle sue sembianze lasciamo l’onore a Nereo di descriverla quando la vede per la prima volta, mentre sulle sue innate doti di efficienza, pragmatismo e non comuni capacità di imparare al primo colpo mi prodigo volentieri io.


Si sentiva come quegli acrobati che stanno in equilibrio su una palla facendola rotolare sotto i piedi. Lei era l’acrobata e la palla il presente.


Due protagonisti dalle vite opposte e dalle immagini antitetiche. Lui bello, vincente, famoso e ricco. Lei, anonima di aspetto e precaria nella vita, ostinata ad essere invisibile agli altri, con un senso di inferiorità invalidante.

Un conflitto di forma e sostanza in cui si condensa il tema di questo romanzo: guardare al di là dell’apparenza. Rebecca Quasi offre questo argomento ai suoi lettori in modo impeccabile, ovvero mediante una storia al cui centro vi è l’informazione che circola in rete, quanto la realtà possa essere deviata fino a divenire vera proprio perchè replicata all’infinito, senza mai andare a fondo.


Il pressapochismo dilagante andava a braccetto con ‘la versione più comoda’ di qualsiasi cosa, per cui quando una notizia usciva veniva curvata da una sintesi perfetta di superficialità e vantaggio.


Vedere al di là di ciò che è visibile e raccontato sui media, siano questi social, TV o il web, non è facile, occorre scavare a fondo e oltrepassare la percezione dell’informazione che riceviamo attraverso i nostri sensi. Per conquistare questa capacità sarebbe necessario adattarsi a ciò che è accessibile e comprendere i retroscena di ogni situazione, anche se questa appare essere sempre di più un’arte in disuso, perchè tutti semplifichiamo, quasi in modo automatico, e lo facciamo in modo costante.

D’altra parte è proprio nell’arena dei media, come i social, che i problemi vengono ridotti ai minimi termini, con conseguente semplificazione dei nostri approcci ad ognuno di essi.


«Mi pare che tu dia troppa rilevanza a quello scatto. È una cosa del tutto priva di importanza.» «In genere un bacio non è privo di importanza.» «Per un attore lo è. Diamo troppo potere alle immagini. Possono essere fuorvianti, suggerire idee sbagliate, depistare.
Non esistono messaggi puri, non esiste un’immagine che vi consegnerà una verità incontrovertibile.»


Un semplice scatto attorno a cui ruotano le sorti di una relazione tra due persone diverse, apparentemente inconciliabili ma profondamente connesse, fino a essere totalmente complementari. Scoprire questa verità sarà un processo graduale, a tratti traballante, come la costruzione di un allestimento teatrale quasi improbabile fatto di sguardi di disappunto, segreti, sospetti, finta indifferenza. Sovrastrutture che tenere piedi sarà difficilissimo se non grazie all’inarrivabile bravura di un’esperta regista dal talento immenso.


«Il tuo presunto fidanzato è uno stronzo.» «Sì, lo so. Ma è un bravissimo attore.» «Non basta.» «Deve bastare. Uno deve essere libero di comportarsi di merda, se vuole, e conservare il proprio lavoro, se sa farlo.» «Non è così. Non lo è quasi mai, nemmeno se fai il cassiere in un supermercato, figuriamoci se fai l’attore. Per giunta impegnato. L’immagine ti segue e ti definisce.» Marianna sbatté gli occhi.


Rebecca Quasi aiuta a far riflettere sulla faticosa ricerca dell’autenticità, di ciò che è genuino, ovvero non falso, di ciò che ci definisce davvero, al di là della superficie.
Un obiettivo quanto mai difficile da perseguire oggi, in un mondo dove l’immagine sovrasta l’essenza, cambiandone perfino i connotati. Una tematica su cui essere indifferenti è impossibile, proprio perchè argomentata con accuratezza, intelligenza e lungimiranza.


«Che il mondo dica quanto è sfigato Nereo Castrogiovanni a stare con una come te? Che poi come sei?» «Non all’altezza.» «Dici tutto tu.» «Dico quello che direbbero gli altri.» «E quello che dice la gente è vero per forza?» «Diventa vero.»
Aveva ragione, ragione da vendere. Se il magma delle opinioni va in una certa direzione, quella diventa la via che tutti seguono, convinti. Lo sapeva bene. Nell’era degli influencer la verità scompare e rimane solo la tendenza. Un’ecolalia che copre e confonde realtà e verità.


I suoi dialoghi rendono i personaggi più vivi e realistici che mai (Anita ha preso un pezzo del mio cuore, sappilo!) elargendo ai suoi fortunati lettori un’indimenticabile storia d’amore, in cui si ride tantissimo (più di sempre), ci si infiamma parecchio con scene di una sensualità strepitosa arrivando alla fine dello spettacolo con la consapevolezza di uscire dal teatro per rimettersi in fila in attesa del suo prossimo spettacolo.


Bene. Aveva le chiavi, aveva la bici, ma aveva anche un uomo che continuava a guardarla come se lei fosse una via di mezzo fra una tazza di panna e un film porno.


Sì, dovevo essere coincisa, lo so. Bè credo di esserlo stata perchè mi sono limitata, pensate, a raccontare solo i punti salienti di questo romanzo, rinunciando per esempio alle ambientazioni , con una Riccione anch’essa protagonista e dalle atmosfere romantiche e suggestive, con l’orizzonte in cui mare e sabbia si uniscono a perdita d’occhio, dove viene voglia di passare un weekend questa primavera solo per ammirare i colori del cielo.


«Scusa. Pensavo che fossero quei depravati che scambiano la spiaggia per un albergo a ore.» «E invece…» commentò Marianna, liberandosi del tutto dall’avvinghiamento di poco prima. «Se sei tu, finite pure» disse Angelo. L’ospitalità romagnola non ha rivali.


La Romagna e la sua ospitalità, appunto, e i suoi bomboloni:


«Fammi assaggiare questi mitici bomboloni romagnoli.» Poi, senza darle la possibilità di reagire o schivare l’assalto, si impossessò della sua bocca e la baciò sul lungomare di Riccione nell’alba solitaria e rosata di fine giugno.


Grazie Rebecca per questo esperimento, come dici tu nei ringraziamenti. Continua a sperimentare che le cavie le trovi, sicuro.
Chapeau.

LA CASA DEGLI SGUARDI di Daniele Mencarelli

LA CASA DEGLI SGUARDI

Titolo: La casa degli sguardi
Autore: Daniele Mencarelli
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 18 Febbraio 2020
Editore: Mondadori

TRAMA


Daniele è un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, “una malattia invisibile all’altezza del cuore, o del cervello”. Si rifiuta di obbedire automaticamente ai riti cui sembra sottostare l’umanità: trovare un lavoro, farsi una famiglia… la sua vita è attratta piuttosto dal gorgo del vuoto, e da quattro anni è in caduta “precisa come un tuffo da olimpionico”. Non ha più nemmeno la forza di scrivere, e la sua esistenza sembra priva di uno scopo. È per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un contratto con una cooperativa legata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. In questa “casa” speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l’unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con deflagrante potenza, dall’esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l’essenza della vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza. Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere gli occhi, e lo accoglierà come un dono. Con la lingua precisa e affilata del poeta, Daniele Mencarelli ci offre con grazia cruda il racconto coraggioso del rifugio cercato nell’alcol, della spirale di solitudine, prostrazione e vergogna di quegli anni bui, e della progressiva liberazione dalla sofferenza fino alla straordinaria rinascita.

RECENSIONE


La ricerca di un lavoro per ognuno di noi è stata e sarà sempre una priorità.

Lavorare per garantirsi un sostegno economico, per mantenere una famiglia ma anche per la semplice soddisfazione e realizzazione personale.

Ne sa qualcosa Daniele, un ragazzo romano da sempre insoddisfatto della vita che conduce ma ancora incerto sul fatto di volerla davvero cambiare; tanto da cadere nella dipendenza trovando nell’alcool il suo unico momento di benessere.


Ignavia. La povertà d’animo di chi non vuole affondare veramente nella vita e nel dolore degli altri. Sono solo le prime cose di cui mi accuso.


Gli propongono di lavorare come addetto alle pulizie presso l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, e accetta anche per dimostrare ai suoi genitori di non essere così fallito come tutti pensano.

Ma Daniele ancora non sa che quello non è un impiego qualsiasi, e che entrando per la prima volta in quell’ospedale dovrà essere pronto ad affrontare qualsiasi sfida, mettendo in gioco una forza che nemmeno lui pensa di avere.


Basta osservare con cura, farsi portare nella vita degli altri. Lungo questo corridoio è offerta l’intera gradazione del dolore che attecchisce sui bambini. I più fortunati, animati da una salute di ferro, passeranno qui dentro una mattinata, poi via verso la propria vita, fatta di giochi e divertimenti. Quelli meno, invece, combatteranno con ben altro male e futuro, ad alcuni basta il colorito per dimostrarlo, su altri le cicatrici sono più evidenti, su qualcuno immonde.


Leggere questo libro è stata per me un’esperienza unica, toccante e intensa, che mi ha travolta fin da subito lasciandomi vivere senza fatica ogni dettaglio insieme al protagonista.

E’ raccontato in prima persona e i dialoghi in dialetto romano rendono la lettura scorrevole e a tratti ironica, avvicinandola facilmente a chiunque vi si approcci, spicca di sicuro la figura del protagonista, supportato costantemente dai suoi colleghi di lavoro figure secondarie che restano in disparte ma che arricchiscono la storia del meraviglioso dono dell’amicizia come supporto e dono in ogni momento della vita.

Daniele arriva al “Bambino Gesù” pieno di paure, sentendosi inadeguato per quell’incarico, incontra diverse figure che diventeranno per lui compagni di viaggio, ma da subito deve fare i conti soprattutto con la sofferenza.


Non so perché sono qui, cosa stia cercando, ho soltanto una certezza: quel che ho visto mi parla come fosse una cosa nuova. Non pensavo esistessero ancora primizie da vivere.


Quando in un ospedale i protagonisti sono i bambini, ad un occhio esterno ogni situazione appare fuori luogo e innaturale ma non per loro, che giocano a fare finta, che vedono in una flebo la polvere di stelle che li rende invincibili, che regalano un sorriso a tutti anche se stanno vivendo i dolori più grandi di loro.

Daniele resta affascinato dalla loro forza unica e spiazzante e sente di dover prenderne esempio.

Inizia ad accettare gli incarichi che gli altri rifiutano e che lo costringono ad entrare nei reparti più impegnativi, grazie a questo comprende di trovarsi nel posto giusto, e spinto da una forza inaspettata sente di dover fare di più.


L’attaccamento al mio lavoro è cresciuto di giorno in giorno, come l’inspiegabile attrazione che provo per questo posto, capace di uccidermi ad ogni passo e allo stesso modo di farmi ridere di una spensieratezza mai provata prima.


È stato bello rendersi conto che pagina dopo pagina quel luogo che inizialmente lo terrorizzava, diventa per lui un porto sicuro, dove non esiste la paura ma solo la voglia di provare a star bene, al di là di tutto.


In fondo lì dentro sono ritornato a saper vivere senza alcol. Rido e faccio ridere. Parlo e ascolto.

In realtà ho tutto.


È questo che dovremmo fare ogni giorno, cercare di affrontare ogni prova con coraggio, consapevoli che solo così ne usciremo vittoriosi e felici di aver fatto qualcosa per noi stessi e per gli altri.

Consiglio la lettura di questo libro a chiunque, aprite il cuore alla vostra felicità e cercate sempre il bello in ogni cosa, riuscirete davvero ad essere felici a dispetto di tutto.

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ENTROPIA di Rebecca Quasi

ENTROPIA di Rebecca Quasi

Titolo: Entropia
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 6 Agosto 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Virginia, di professione ostetrica, è sposata da oltre vent’anni con Ruggero, affascinante pilota di linea. La loro relazione si trascina da sempre in un placido limbo emotivo, costellato da sporadiche notti di passione. Allo scoppio della pandemia, le abitudini di entrambi vengono sovvertite. Virginia si trova catapultata nel settore Covid delle gestanti, alle dipendenze del suo ex, Corrado Valli. Ruggero, al contrario, rimane a terra, a causa della riduzione nei voli della compagnia per cui lavora.
Con il mondo che va a fuoco, rendendo imperativo vivere un minuto alla volta, Virginia si troverà a combattere in prima linea, mentre nella vita privata sarà divisa tra il riaffiorare di un passato mai sopito e la novità casalinga della costante e premurosa presenza del marito. Il mondo muta in un baleno e, si sa, ogni trasformazione porta con sé un rischio e anche un… aumento dell’entropia.


RECENSIONE


«In questi giorni non faccio che chiedermi che differenza ci sia tra l’abitudine e l’amore.»


Cosa permette a due persone di continuare a stare insieme dopo tanti anni?

Rispondere è difficile perché il rischio di cadere in facili approssimazioni è dietro l’angolo e le modalità di stare in coppia, perlomeno in modo appagante, sono molteplici.
Resta il fatto che condividere un percorso di vita insieme richiede un equipaggio ben fornito, in cui trovare compromessi, concordare patti e mantenere equilibri sono parti fondamentali a intraprendere un lungo viaggio a due.

Equilibrio è anche parte del significato di “Entropia”, titolo di questo romanzo nonchè termine proprio dei principi della termodinamica indicante “la grandezza fisica che misura lo stato di disordine di un sistema”.

Un concetto sicuramente complesso che pervade di valore l’ultima opera di Rebecca Quasi, autrice che conferma un’impareggiabile bravura ad esplorare l’animo umano e interpretare, con un approccio quasi scientifico, le dinamiche dell’amore.

Un libro profondo, velato da una costante malinconia che racconta la storia di un matrimonio incrinato, in cui i due protagonisti, Ruggero Eller e Virginia Fabbri, si trovano a fare i conti con una ventennale relazione ammantata di silenzi, costruita sulla distanza, fisica ed emotiva, e pervasa di mancanze in cui il collante principale sembra ridursi all’incastro perfetto di due personalità antitetiche e ad una chimica potente, capace di intralciare le parole e annientare i sensi.


Ruggero cinico? C’era da non crederci. Il più delle volte sfoggiava un equilibrio e una leggerezza che passavano erroneamente per superficialità.


Ruggero è un pilota di aerei, ama volare; è organizzato, preciso e dotato di una personalità magnetica e di un fascino intrinseco che lo rende attraente da più punti di vista. Calmo, sicuro di sé, quasi imperturbabile fino ad essere, apparentemente, inscalfibile e dotato, peraltro, di un innato spirito paterno.


Non che Virginia fosse invecchiata male. Era solo un po’ spenta. Vestiva con sobrietà, ma senza eleganza, si truccava pochissimo e tendeva a scomparire confondendo l’incarnato pallido con le tinte neutre che indossava. Sempre calma, pacata, silenziosa, viveva senza eccessi più o meno da quando era venuta al mondo.


Virginia è un eccellente ostetrica, lavora in ospedale da sempre, in balia di turni massacranti. Una donna emotivamente glaciale ed apparentemente anafettiva, con un’innata inadeguatezza per le relazioni sociali. Fin dalle prime pagine traspare la sua rassegnata infelicità, originata da un intreccio articolato di abitudini, distanze, mancanze e solitudine, che hanno reso la sua vita compassata, nonostante l’esistenza di un figlio presente ed amato, Luca.

A sconvolgere le carte delle loro vite sopraggiungono due eventi contingenti: l’improvvisa ricomparsa di un ingombrante ex di lei e il propagarsi della pandemia di Covid.
Due cataclismi tanto devastanti da trascinare un legame già fragile e sfilacciato verso estremi livelli di caos, fino a decretare una crescente entropia.


Vicini ed equidistanti, come le rotaie di uno stesso binario, dirette nello stesso posto, una all’insaputa l’una dell’altra.


Se da una parte innamorarsi di Ruggero è pressochè immediato, Virginia è un personaggio più stratificato, e forse per questo profondamente autentico. Le sue insicurezze, esitazioni e debolezze sono così umane e realistiche che scavano e avvolgono il lettore con un sottile e perenne struggimento.
Il processo che si scatena è quello di un’intima empatia che colpisce perchè parla al cuore di tutti quelli che come lei hanno subito dei traumi e che si sono ritrovati inconsapevolmente intrappolati in gabbie che li hanno resi prigionieri di loro stessi, lasciando segni indelebili fino a tracciare il corso del destino.


E Virginia si era dimostrata ancora una volta la numero uno. Nessuna recriminazione o crociate inutili. A L’aura piacevano le persone così, e non ce n’erano molte in giro.


La bellezza di questo libro è quella di offrire il racconto di come un dolore, un umiliazione possano essere così invalidanti da congelare il cuore e anestetizzare le emozioni. Una lettura potente in grado di far mettere il lettore difronte ad uno specchio per porsi domande, vagliare ricordi e reinterpretare le esperienze vissute, provando a decodificare le emozioni come fossero particelle di ossigeno, indispensabili a respirare.


Toccarlo, annusare il suo profumo, noto e familiare, sentire che era lui, vivo e in salute, stava generando una serie di emozioni ignote, sconosciute e profonde alle quali Virginia era del tutto impreparata.


L’amore influisce sui nostri neurotrasmettitori, ovvero la serotonina, endorfina, ossitocina. Ed è così che questo meraviglioso meccanismo trasforma l’amore in un vettore energetico facendo tendere verso l’entropia negativa.

E’ oltremodo affascinante intuire, leggendo un libro così profondo, il funzionamento scientifico delle dinamiche dell’amore e il tortuoso percorso a cui le emozioni ci sottopongono, per trasportarci al di là della nostra comprensione. Una lettura che mi ha ricordato un altro originale romanzo di questa autrice, “Endorfine”, che offre un’interessante interpretazione su come si possa amare anche a distanza, senza che gli occhi debbano incrociarsi.

Lo stile di narrazione di “Entropia” è evocativo, con frequenti metafore che incorniciano dialoghi mai banali. Il racconto è in terza persona, costante scelta narrativa dell’autrice, dipanandosi tra passato e presente per mostrare al lettore spaccati che spiegano rotture e distorsioni, mostrando ricordi sia felici che dolorosi.
La voce fuori campo assume le sembianze di un privilegiato osservatore, illuminando con sapienza stati d’animo e dando la misura del tempo e dello spazio per evidenziare assurdità, scoprire verità, svelare fraintendimenti. Un quadro in cui non mancano mai momenti di quell’acuminata ironia che contraddistingue Rebecca Quasi come un’autrice tanto raffinata quanto introspettiva.


«Oddio Laura non mi pare tutto questo distillato di originalità.» «È L’aura con l’apostrofo.» «Apostrofo? Dove, scusa?» «Tra la L e la A.» Ruggero alzò le sopracciglia sospendendo a mezz’aria una fetta di pane. «Petrarca» chiarì la ragazza. «Molto vintage.»


Ad arricchire il libro personaggi comprimari di grande spessore, come L’Aura, diciannovenne ragazza madre che il destino farà incrociare con quello di Virginia e che sarà protagonista di un toccante processo di evoluzione psicologica; Luca, figlio della coppia protagonista, clone del padre in tutto e per tutto e capace di gesti di rara finezza. Infine, Corrado Valli, intrigante e scomodo ex di Virginia, definito amabilmente un “divo invecchiato”, l’elemento disturbatore che tenta e seduce con il fascino del potere e l’imperturbabilità di chi non ha voluto evolvere, nonostante gli anni, come se la vita non lo avesse mai attraversato, forte di un ego smisurato.


«Non è come pensi…» disse Virginia avvertendo tutta l’assurdità della frase, suonava ancora più idiota che nei film. «Il dettaglio è irrilevante.»


La storia di Ruggero e Virginia parla di resilienza, attesa e rinascita, senza fare sconti e testimoniando come sia possibile amare anche attraverso il silenzio, la distanza, in assenza di parole e in presenza di paure non ammesse.
La lunga pandemia ci ha messo difronte alla difficilissima prova di condividere paure, incertezze, angosce in una convivenza forzata capace di unirci ma anche di esarcerbare conflitti preesistenti e far emergere irrisolutezze. Una sfida che come questa storia magistralmente racconta può aver lasciato strascichi a molte persone, imponendo la necessità di trovare nuove forme di comunicazione e creare spazi di condivisione diversi, guardandosi finalmente negli occhi.

Una storia che mette al centro l’importanza di mantenere equilibri, sopportare distanze, colmare lacune e allungare le attese. Tutto, finchè ne vale la pena.


Perché non poteva essere precipitosa, non poteva abusare di un cuore così, ci avrebbe messo tutto il tempo necessario, tonnellate di minuti, giorni e ore per arrivare dov’era lui, per raggiungerlo, anche se sapeva di essere già lì.


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CUCITO ADDOSSO di Rebecca Quasi

CUCITO ADDOSSO di Rebecca Quasi

Titolo: Cucito addosso
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 1 luglio 2019
Editore: More Stories

TRAMA


Il giudice Arrigo Accorsi è un uomo tutto d’un pezzo. Svolge il suo lavoro diligentemente e si tiene lontano dalle donne.
Del resto, a cosa serve la compagnia del gentil sesso quando può passare le serate con Sally, il suo adorato cane?
Quando sua nipote gli prende un appuntamento dalla nota sarta Delia Toschi, però, tutte le sue certezze saltano.
Arrigo e Delia si rincorreranno dal primo momento, in una schermaglia amorosa che non risparmierà colpi e che insegnerà a entrambi il valore profondo della passione e dell’affetto.

RECENSIONE


Ho sempre pensato che scegliere un libro è come provare un vestito, ci sono quelli poco adatti alla stagione, quelli troppo larghi o troppo stretti oppure i libri che ti scaldano come una coperta morbida e confortevole.

E poi ci sono i libri di Rebecca Quasi, che ti calzano a pennello come un abito rifinito e si adattano perfettamente al periodo che stai attraversando riuscendo a darti il brio e la distrazione necessari per provare ad uscirne.

Questa storia in particolare parla del giudice Arrigo Accorsi, un uomo gelido e solitario che di punto in bianco si mette “a nudo” davanti a Delia, la sarta scelta per farsi confezionare un abito elegante adatto ad una serata di gala.

Beh si, avete capito bene, è proprio in quel laboratorio mentre si trova in mutande davanti a quell’affascinante professionista, che Arrigo sente il desiderio di dare una svolta alla sua vita, che fino a quel momento era rimasta riservata e dedita esclusivamente al lavoro.


Arrigo si rese conto che il fatto di essere in mutande intralciava moltissimo l’obiettivo di passare altro tempo con lei. Andava bene ovunque, a fare qualsiasi cosa: mangiare, bere, guidare, stare zitti, camminare. Non importava cosa, aveva il bisogno impellente di protrarre la cosa.


E così, coadiuvato dai consigli di Sally, un alano fedele e saggio che il giudice, pur restando alla giusta distanza da lei capisce che Delia potrebbe essere la donna capace di stravolgere la sua vita completamente.

Rebecca Quasi colpisce ancora!

 Anche stavolta mi sono trovata davanti ad una storia fresca e piacevole, che ho letto tutta d’un fiato e col sorriso sulle labbra.

La qualità più bella che caratterizza lo stile di quest’autrice è di certo l’ironia, che rende ogni personaggio unico nel suo genere, riusciranno infatti pur non prendendosi sul serio ad essere profondi facendo breccia nel cuore nei vostri cuori.

Conoscendo Arrigo e Delia, vi troverete subito coinvolti in un gioco di seduzione involontaria, condotto da due persone poco abituate ad amare ma forse proprio per questo bisognose l’uno dell’altra.


Ma era legittimo sospettare che indulgere in tali piaceri avrebbe annebbiato notevolmente il controllo di sé. E lui adorava il controllo di sé.


E proprio grazie alla loro singolarità i nostri protagonisti, anche se apparentemente molto diversi tra loro daranno vita ad una vicenda esilarante che vi regalerà momenti spensierati ma anche tanti spunti per riflettere.

È davvero così complicato amare?

Vale la pena abbandonare una vita tranquilla, per condividere il proprio cuore con un’altra persona?


Come si fa quando pensieri, desideri, certezze, dovere e prudenza vanno in collisione? Bisticciano, si spintonano, fanno a chi grida più forte e tu stai lì in mezzo e non sai a chi dare ascolto. Come si fa quando non si sa cosa fare? O meglio si sa cosa si deve fare, ma si vorrebbe fare l’esatto opposto.


Arrigo e Delia hanno paura e non fanno niente per nasconderlo, ma ci provano perché sentono che in due si sta meglio e che insieme possono raggiungere la vera felicità.


La reciproca presenza era come un vento che scompigliava le cose non dette e non fatte, le tirava fuori dai cassetti e le agitava come panni stesi.


Dovremmo prendere esempio da loro, lottare, provarci e riuscire ad ottenere quello che desideriamo davvero, senza permettere a nessuno di ostacolare i nostri sogni.

La storia è animata da molti personaggi secondari, che la arricchiscono rimanendo però in secondo piano lasciando ad Arrigo e Delia la scena principale.

Mi è rimasta nel cuore la presenza di Sally, il fido amico a quattro zampe del giudice a cui è simpaticamente affidata la narrazione dell’epilogo.

Lo vedrete come un vero e proprio grillo parlante, che resta sempre accanto al suo padrone che a sua volta trae da lui forza e consigli indiretti ma molto utili a muovere qualsiasi passo.

Consiglio questo libro a chiunque desideri un piacevole passatempo, per un’estate all’insegna del relax e del buonumore; sono sicura che vi rimarrà cucito addosso in maniera perfetta.

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DIDATTICA DEL SESSO PER GUFI E ZANZARE di Rebecca Quasi

DIDATTICA DEL SESSO PER GUFI E ZANZARE di Rebecca Quasi

Titolo: Didattica del sesso per gufi e zanzare
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 9 Novembre 2016
Editore: Self-publishing

TRAMA


Incontrarsi quando il dolore è così prepotente che non concede spazio alle regole, fa sì che tra Manrico e Miriam nasca un’amicizia profonda e senza filtri, un’intimità priva di cose non dette e infine un amore straordinario.

RECENSIONE


Didattica del sesso per gufi e zanzare è un titolo che potrebbe definirsi come minimo fuorviante, invece Rebecca Quasi con l’arguzia e la sofisticata ironia che contraddistinguono la sua penna, lo rende molto più che azzeccato.
Al termine della lettura infatti mi è venuto proprio da pensare che mai con un titolo del genere avrei immaginato lo sviluppo di una storia dolceamara ma incantevole come quella che ho letto.

Un romanzo in perfetto equilibrio tra veridicità e poesia, gioia e dolore, ironia e realismo, sensualità e romanticismo e che non si potesse pensare ad un titolo più giusto dopo aver conosciuto i suoi protagonisti.
Miriam e Manrico si troveranno ad attraversare uno dei momenti tra i più dolorosi della loro vita, tanto da smarrirsi per un certo tempo.


Al suo posto c’era una donna determinata, dinamica e senza peli sulla lingua. Per attraversare il mare del lutto e del dolore ci voleva una corazza e la donna che era prima non ce l’aveva. O meglio, aveva la corazza sbagliata, quella del raziocinio e dell’equilibrio.


Se Miriam si troverà dal passare da una personalità razionale ed equilibrata ad un modo di vivere più istintivo e improvvisato, traendo forza dal bisogno delle sue figlie di riavere la loro mamma, Manrico si troverà suo malgrado a tirare le somme di un’unione serena ma poco condivisa che lo getterà in una sorta di solitudine attanagliato da ansie e paure.


«Il tempo libero è micidiale» riprese lui «Come stamattina…» «Cosa ti succede nel tempo libero?» «Non succede niente. È questo il guaio.» Sorrise amaramente, poi riprese: «Mi sembra di essere su un binario. Vado avanti senza poter cambiare direzione, ma non so dove sto andando.»


Come non capire un tale sbandamento dopo tanto dolore.
L’autrice parte da qui, da un dolore così grande e stordente, per poi alleggerire il tutto fino a far volare il lettore, complice una leggerezza che definirei al contempo profonda, aggettivi che caratterizzano entrambi la prosa di questo romanzo.
Una storia che racconta come trovare una via diversa e inaspettata per tornare ad essere felici grazie all’amore.
I personaggi di questo libro potrebbero essere veramente i nostri vicini di casa, conoscenti amici o colleghi, l’autrice ci regala il ritratto di due famiglie assolutamente ordinarie, ma nello stesso tempo straordinarie nell’evoluzione che le caratterizzerà.
Perché si tratta proprio di questo, i protagonisti affronteranno un percorso che non voglio chiamare di rinascita ma di cambiamento.
Un cambiamento inevitabile come gli avvenimenti che lo faranno iniziare, un processo in cui il lettore viene coinvolto facendosi trasportare insieme ai protagonisti nella caotica quotidianità dei protagonisti così come nelle loro emozioni, entrambe zone in cui ci si può facilmente identificare.
Un percorso che lascia con sé oltre alla piacevolezza di aver intrapreso insieme questo viaggio anche un sentito e delicato messaggio di speranza.
Come recita la sinossi Miriam e Manrico si incontrano quando il dolore è così soverchiante da mandare all’aria tutte le regole.
Questo è l’aspetto più interessante che mi ha inizialmente colpito nel rapporto tra i due protagonisti, un feeling così intenso, un’intesa così naturale e spontanea da essere percepita dal lettore in modo viscerale, anche e soprattutto nelle cose non dette, in una serie di silenzi, gesti e sguardi che fanno subito intuire quanto il sentimento tra i due personaggi ha qualcosa di speciale.


Lei era grata che il silenzio tra loro avesse ancora la magica caratteristica di non essere imbarazzante. Riempivano il silenzio con la reciproca presenza.


All’inizio sarà proprio questa reciproca presenza ad alleviare seppur di poco il dolore di entrambi.
Un dolore che in modo diverso li sommergerà fino a cambiarli.
Ma il cambiamento di cui vi fa spettatori Rebecca Quasi ha il sapore dell’autenticità perché capace di mostrare come eventi così dolorosi, riescano in qualche modo a darci una spinta nuova verso la vita, aprendo gli occhi sull’importanza di vivere il presente mettendo da parte timori, progetti, dubbi che di fronte a perdite così spaventose perdono di ogni importanza.


Abbiamo solo il presente e io non voglio più, mai più!, perdere un istante del mio presente a dubitare che fare qualcosa per noi sia sbagliato. Ti amo come non ho mai amato nessun altro. È così. E non voglio sprecare un millesimo di tempo a pensare cosa sarebbe successo tra noi se ci fossimo incontrati prima… perché…» «Perché non è successo» finì lui al suo posto.


Certo l’autrice non ci regala la favola.
L’evoluzione che porterà i protagonisti a vivere senza remore l’amore che li unisce dovrà assestarsi nel corso del tempo adeguandosi alle esigenze delle due rispettive famiglie, composte da un totale di cinque figli, obiettivo per nulla semplice proprio come i rapporti umani, delicati e complessi insieme.
In questa operazione Rebecca Quasi userà molta ironia che spicca soprattutto nei dialoghi, sempre originali, realistici e arguti.
Tra tutti non posso negare di essere stata completamente conquistata da Mila la più piccola ma la più saggia di tutti.
A dimostrazione di quanto molto spesso i bambini siano in grado di vedere dove gli adulti non riescono.


«No, mamma. Mi serve solo un altro po’ di coraggio. Solo un po’.» Lasciarono uscire le lacrime e si abbracciarono. Erano nate lì le sue figlie, erano cresciute bene, erano stati felici. Era un altro periodo però. Qualcosa di estinto.


È coraggiosa la piccola Mila, empatica, dolce, intelligente un piccolo capolavoro di essere umano.
Un libro che riconferma il talento e la capacità stilistica di questa autrice, capace di coinvolgerci in modo realistico ma al contempo poetico nelle vicende ma soprattutto nelle emozioni che racconta, perché a volte la poesia si nasconde proprio nei piccoli momenti di felicità che ci regala il quotidiano.
E così non svelandovi cosa hanno a che fare gufi e zanzare con questa bellissima storia vi invito a scoprirlo, leggendo questo romanzo così da farvi regalo di un messaggio vivo e pulsante di speranza.
Anche dopo eventi dolorosi e laceranti si può tornare a vivere, l’importante è concentrarsi sul presente e godersi ogni attimo come fosse l’ultimo perché la vita è qui e ora.


Il passato è andato, il futuro non esiste. Nel presente stavano ballando.


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NOTTE NUMERO ZERO di Rebecca Quasi

NOTTE NUMERO ZERO di Rebecca Quasi

Titolo: Notte numero zero
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 9 Gennaio 2020
Editore: Dri Editore

TRAMA


13 dicembre 2015. Costanza e Mario, due sconosciuti, sono bloccati all’aeroporto di Londra-Stansted a causa di una bufera di neve.

Lei gioca a scacchi da sola, lui la spia con curiosità perché Costanza, oltre ad avere le clavicole più spettacolari che Mario abbia mai visto, durante la partita confabula con l’alfiere nero.

Dallo stalking passano a giocare insieme e, quando tutti i voli vengono annullati per il maltempo, i due decidono di dividere prima un taxi e poi una camera d’albergo.

Prende vita così una notte indimenticabile, quella che per entrambi diventerà la “Notte numero zero”.

Il giorno successivo, atterrati all’aeroporto Marconi di Bologna, Mario e Costanza si salutano certi che non si incontreranno mai più.

Aprile 2018. Mario è sposato da nove mesi. Un pomeriggio, si imbatte per caso in un fondoschiena inconfondibile…

RECENSIONE


Venite con me, oggi vi porto a curiosare in una sala d’attesa di un aeroporto durante una tormenta di neve. C’è un uomo distinto ed elegante che osserva rapito le più belle clavicole che gli siano mai capitate di vedere. Non è attratto dal viso, dal seno, dalle gambe; no, lui è affascinato da quelle due ali arcuate, esposte e fragili. Guardando meglio  anche il resto della ragazza non è male, così libera e disinvolta. Di certo ha qualcosa che non va, continua a parlare con un alfiere nero mentre gioca, da sola, una partita a scacchi. Cosa pensate possa succedere tra un uomo rigoroso e una donna svitata? La risposta non è così scontata, mica tutti si lasciano trasportare subito dall’istinto; ma aspettatevi una movimentata e indimenticabile notte di puro sesso, frutto di quella cosa assurda chiamata  attrazione fisica che spazza via i pensieri razionali e segue solo la scia di elettricità che si porta dietro. Ecco i protagonisti di questo romanzo: Mario, un uomo riservato e pudico dalla bellezza inconsapevole, attento alle regole, maniaco dell’ordine; un abitudinario direi nel senso che preferisce le situazioni chiare, facili, senza intoppi dietro cui nascondersi. E poi c’è Costanza, una donna indipendente, brillante che arriva dritta al punto. Non la fermano le distanze, le convenzioni o le abitudini sociali; è imprevedibile a tal punto che per poterla capire devi viverla, e neanche così riesci ad arrivare al centro, rimarrà sempre un bellissimo mistero. Potete farvi un’idea con questa citazione tratta dal libro, provateci almeno, anche se a volte, non riesce a capirsi neanche lei


Emotivamente non sono molto evoluta” iniziò lei, “non mi innamoro, non mi sintonizzo sul piano intellettuale o empatico, non mi scatta molto lì; l’unico coinvolgimento che provo è a livello fisico. Mi segui?”


Mario seguirà Costanza in quell’unica notte di sesso a disposizione, una notte che segnerà entrambi e che farà da spartiacque tra il prima e il dopo. Il libro infatti è diviso in due parti, la prima dove si narra del loro incontro e la seconda quando la stabilità di Mario, felicemente sposato, verrà capovolta dall’arrivo dell’esuberante Costanza. E qui cominceranno i guai per Mario che si troverà spiazzato dalla presenza ingombrante della sua ex amante e bloccato dall’ignara moglie, fredda, calcolatrice e impeccabile. Si creeranno situazioni al limite dell’assurdo che mineranno l’autocontrollo di Mario, mandandogli in corto circuito il suo impianto razionale a cui si affida per resistere alla tentazione. Il corpo dice di sì, reagisce ma la mente lo frena.

Malgrado il sentimento che lo lega alla moglie, avere Costanza sempre tra i piedi lo esaspera e lo confonde. E per chi legge, giù a ridere come matti. Intorno a loro due girano diversi personaggi che fanno da contorno alla storia ma chi la movimenta e la cambia continuamente a suo piacimento è un protagonista che ho volutamente dimenticato di menzionare finora; il terzo incomodo che si metterà in mezzo a questa coppia e diventerà il re indiscusso di tutta la vicenda. Sto parlando del Destino che si fa spazio, sgomitando e fregandosene delle regole, sparpaglia le carte e rimette in gioco sentimenti e sensazioni; arrotola e srotola il tempo come più gli pare e ti inganna perché ti fa pronunciare addii che sembrano eterni, invece sono inaspettati ritorni. 


Ogni volta si dicevano addio, si salutavano come se fosse per sempre e poi lui rispuntava. O rispuntava lei. Una cosa davvero seccante. Come se il Destino insistesse imperterrito senza rendersi conto che non era destino.”


A un certo punto sembra tutto un gioco a perdersi e rincorrersi, mentre affiorano i veri sentimenti. L’autrice ci fa capire tra le righe quanto la vita sia complicata se la lasciamo gestire da sentimenti quali desiderio, gelosia, invidia, rabbia, rancore. E potrei ancora continuare. Quando agiamo sotto questi impulsi, normalmente si è portati a combinare guai, con la stupida consolazione di esserci tolti una soddisfazione o di aver salvato l’onore. La verità è che, la maggior parte delle volte, ci si pente di aver agito e ci si convince che sarebbe stato meglio non averlo fatto. Anche se non lo ammetteremo mai.

Si ride tanto in questo romanzo, soprattutto grazie ai dialoghi esilaranti e ironici che sono il punto di forza e a cui vanno miei più sentiti complimenti all’autrice per come ha saputo gestirli. Non mancano un intrigo giudiziale da affrontare che sarà risolto con astuzia e un pizzico di scorrettezza che talvolta serve; in più colpi di scena che aiutano a movimentare ancora di più il romanzo, come se ce ne fosse bisogno.

L’autrice mi ha trascinato con una scrittura frizzante, coinvolgente e pulita. Lasciatevi travolgere anche voi dal destino e dal desiderio e trascorrerete qualche ora spensierati e con il sorriso sulle labbra. Che di questi tempi è un magnifico toccasana. E ricordatevi che ci sono mille modi di fare l’amore e di tradire che non hanno nulla a che fare con la banale intimità fisica ma coinvolgono pensieri, fantasie e soprattutto complicità.

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DI MERCOLEDì di Rebecca Quasi

DI MERCOLEDì di Rebecca Quasi

Titolo: Di mercoledì
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 15 Maggio 2020
Editore: Self Publishing

TRAMA


Prendere una sbandata con i fiocchi per la preside del liceo della propria figlia e avviare una comoda, ma segreta, non-relazione a sfondo sessuale, potrebbe rivelarsi un tantino impegnativo, soprattutto se, a causa di un divorzio fuoco e fiamme, non si conosce affatto questa figlia dalla vita sociale pari a zero e si vive in una città di provincia.

Ecco ciò che accade a Michele Bastiamante, editore di successo, e a Nera Valdraghi, preside di un liceo.
La disinvoltura di Michele si scontrerà con il perbenismo di Nera in uno scambio tra il serio e il faceto che ridisegnerà la vita di entrambi.


RECENSIONE


A causa dell’improvvisa morte dell’ex moglie, Michele Bastiamente, affermato editore milanese, è costretto a fare ritorno nella piccola città di provincia da cui anni prima si era trasferito per lavoro lasciando la figlia adolescente, Eugenia, insieme alla madre. Un’inaspettata convocazione da parte della scuola sarà il primo passo di una serie che dovrà fare per calarsi, suo malgrado, nei panni di padre. È in questa occasione che conosce Nera Valdraghi, preside del liceo frequentato dalla figlia.

Un incontro strano quello con la preside, che già dai primi istanti lo mette in difficoltà perché l’autorevole docente non solo è più giovane di quanto avesse mai immaginato ma è anche destabilizzante d’aspetto: chioma di colore rosso acceso, gambe mozzafiato e occhi verdi da gatta.

Michele si troverà, tra le mille novità, a fronteggiare pure un’intensa e scomoda attrazione perché la preside Valdraghi lo intriga, e anche parecchio. Mai avrebbe pensato che il ritorno forzato in provincia avrebbe potuto acquisire un sapore diverso da quello temuto, con prospettive piuttosto interessanti.

Mi sono divertita tantissimo con questa storia, in alcune passaggi ho davvero riso di gusto perché in tutto il libro la maestria di Rebecca Quasi si avvale del potente strumento dell’ironia per raccontare la vita di provincia, con le sue dinamiche, con le sue contraddizioni.


«Ho questa fobia delle apparenze, delle aspettative altrui, di quello che gli altri pretendono da me.»


Una dimensione dove se è vero da un parte che viverci offra indiscussi vantaggi, come un’accessibile partecipazione alla vita della collettiva, dall’altra il rovescio della medaglia è che al tempo stesso ci si possa sentire confinati in quella stessa collettività, forgiati con le sue regole e la sua morale, sentendosi ovviamente meno liberi a livello individuale.

È proprio quello che succede a Nera, che una volta separata dal marito, per di più fedifrago, si ritrova a fare i conti con molti cambiamenti, primo tra tutti la modifica del suo stato civile, passando da “moglie” a “in procinto di divorzio” oltretutto con un figlio minore a carico, sconfinando in un’area sociale poco definita offrendo poi molteplici aggravanti: appartenere ad un’ottima famiglia, avere un ruolo pubblico anche piuttosto in vista nonché, ahimè, essere ancora giovane e parecchio piacente.

Michele, dal canto suo, è un uomo affermato, conosciuto nel suo settore, sicuro di sé che conosce bene le dinamiche della vita di provincia seppure ormai la sua dimensione sia la città. Con modi diretti e compassati e senza fare mistero delle sue intenzioni, stravolge il mondo di Nera con una fluidità che lo rende magnifico:


M: «Poteva essere una cosa senza complicazioni, né risvolti affettivi. Solo sesso.»
N: «Ci sono moltissime persone che non apprezzano le relazioni occasionali. Lo sapeva?».
M. «Non sarebbe una relazione occasionale. Ci daremmo appuntamento da qualche parte, e magari più di una volta
».


Ma lui non può prevedere le conseguenze di cosa significhi stringere un “patto consensuale” con una donna che, di solide convinzioni e rispettosa delle regole da un lato e piena di fragilità dall’altro, lo farà deragliare dai suoi binari senza capire come possano essere letali gli effetti collaterali di una relazione impostata sul semplice scambio del piacere, accuratamente pianificato da appuntamenti concordati.

Michele e Nera sgretolano le loro certezze in un percorso costellato da scambi tecnologici divertentissimi e da momenti di complicità profondi creando uno spazio comune, un’interstizio che li porterà in balia di un’intimità non cercata ma da cui sarà difficile fuggire, per entrambi:


«Nonostante la relazione squisitamente fisica avesse provato a tenere a bada l’intimità, quest’ultima aveva prolificato come un parassita travolgendo e sradicando ogni cosa. E quella sera aleggiava a riposo. Sovrastava la sala, univa e legava, facendo sparire tutti gli altri come in un modello solipsistico a due».


Ai due protagonisti si affiancano personaggi esilaranti, articolati, eccentrici e a tratti goliardici ma al contempo capaci di mostrare lati profondi e contrastanti: fragili e solidi, perduti e ritrovati, cittadini e provinciali, osservatori e capaci di azione.

Angelica, Azim, Eugenia non sono solo spassosi e genialmente delineati ma mostrano peculiarità nascoste che mi hanno davvero stupita, facendone sublimi porta bandiera delle proprie diversità, aldilà dell’età anagrafica, della provenienza e del look.


«Che hai?» gli chiese Angelica. «Un mucchio di sensi di colpa.» «In un uomo sono rarissimi, ne convengo.»


Ancora quel linguaggio forbito. La ragazza si accomodò meglio sul divano incrociando gli stivali da virago sul tavolinetto. Il fatto che ci fossero posati sopra un computer e dei fogli non la inibì per nulla.”

Personaggi capaci di andare contro il conformismo e la semplificazione dilagante. Loro, insieme a Michele e Nera, mi hanno lasciato quell’intima sensazione che questo libro resterà dentro di me.

Amo Rebecca perché non si limita a scrivere storie, lei celebra l’animo umano con un’ironia potente e con un uso sapiente delle parole che ammalia.


Andarono avanti a parlare e ridere, la leggerezza si era posata su di loro e stava penetrando in profondità, come un’acqua che bagna una terra piena di crepe. La parola lega, lima, intreccia e salda. Lo fa di sua libera iniziativa, ma in particolare elargisce i propri favori a chi di essa è un innamorato fedele.


Eccolo “Di mercoledì”. Una storia da leggere, perché fatta di incastri perfetti, geniali incroci ed un sublime gioco di compensazioni.

Un inno a vivere come si crede meglio per sé, e non per assecondare le aspettative altrui.

Viene voglia di continuare a leggerne ancora di storie così. Fanno bene al cuore e alla ragione.

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