INCIDENTE FRANCIACORTA di Rebecca Quasi

INCIDENTE FRANCIACORTA di Rebecca Quasi

Titolo Incidente Franciacorta
Autore Rebecca Quasi
Serie: auto conclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione:Giugno 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Avere come vicina una maestra in pensione dalla personalità esplosiva e invadente può rivelarsi un’esperienza estrema, soprattutto se si viene da un periodo nero nel quale la vita sentimentale è andata a rotoli, insieme a quella lavorativa.

Questo direbbe Carolina Bassani, cardiologa, dirimpettaia dell’arzilla Eufemia. Due anni prima, una terribile disgrazia aveva distrutto la carriera lavorativa sua e di un collega, Ascanio Sangiorgi, chirurgo plastico.

I due medici si rincontrano per caso in un supermercato, protagonisti di un imprevedibile e rocambolesco incidente: Carolina viene colpita dalla scheggia di una bottiglia di Franciacorta caduta dallo scaffale dei vini, Ascanio la soccorre.

Da quel momento, si inanella una serie di eventi che, come in un domino a tinte giallo-rosa, porterà due persone sole e deluse a riemergere dal baratro. E, magari, con l’aiuto fondamentale di una Eufemia in versione Mata Hari, a risolvere l’enigma che ha rovinato le loro vite.

RECENSIONE


Rebecca Quasi offre ai suoi lettori una storia a tinte giallo-rosa, sperimentando un genere diverso dal solito. Dopo una lunga lista di romanzi sia contemporanei che storici connotati da variegate sfumature rosa, questa autrice dal talento impeccabile stupisce tutti uscendo dalla sua comfort zone, con un racconto arricchito da tonalità viranti al giallo, in grado di intrattenere ed appassionare.

Una lettura che induce a rivestire i panni di pseudo-investigatori. L’indizio da cui partire è proprio il titolo: “Incidente Franciacorta”.
Un incidente che rompe equilibri, convinzioni,  rimettendo in gioco due vite rimaste impantanate per lungo tempo in un evento tanto drammatico quando inspiegabile.

Ad aggiungere ulteriori indizi l’immagine di copertina: l’istante di una rottura, un vetro che si frantuma in mille pezzi a tinte rosso vermiglie. Un’immagine d’effetto, che fotografa l’attimo in cui qualcosa si spacca per non tornare mai più come prima.
Un gioco di deduzione che impone un forte richiamo a quello che si scopre leggendo essere accaduto alle vite dei due protagonisti, Ascanio e Carolina.

Carolina Bassani tuttavia era stata l’innesco del domino che aveva sancito la sua caduta. Senza dolo, senza colpa, senza intenzione. Come la bottiglia che le era scoppiata in faccia.

Due vite interrotte senza appello, due reazioni molto diverse tra loro, nel rispetto di personalità opposte: Ascanio freddo e pragmatico chirurgo estetico; Carolina seria e meticolosa cardiologa.

Lui era lapidario, tagliente, decisionista. Considerava i corpi sculture da modellare col bisturi e che dentro ci abitasse qualcuno dotato di anima era secondario. Anzi, intralciava.

Entrambi si trovano coinvolti in un evento che li ha travolti, ma se da una parte Ascanio amplifica il suo cinismo indurendosi senza rinunciare alla sua dignità e forse ritrovando maggiore umanità, dall’altra Carolina si ripiega su sé stessa, offrendo il fianco ad una china depressiva piuttosto preoccupante, talmente buia da oscurarle sogni e prospettive.

Cosa accade però quando ciò che sembrava finito può essere nuovamente rimesso in discussione? Molto se in gioco ci sono due vite da far rinascere; ancora di più se l’opportunità di riscattarsi include anche la rinascita del cuore, con spiazzanti sentimenti che pressano per uscire allo scoperto.

Era bella davvero. Soave, a voler essere precisi. La linea del collo, le spalle, la curva del seno e dei fianchi inneggiavano con fierezza all’armonia; Ascanio si concesse di spaziare senza imbarazzo sul corpo di lei, considerando tale deviazione una nostalgica deformazione professionale.

Essere capiti, essere visti, essere riconosciuti, entrare in contatto, in relazione è un bisogno vitale da soddisfare, per legittimare la nostra stessa esistenza e l’immediata confidenza che si instaura tra i due protagonisti coadiuva questa necessità. Un percorso di intimità che se da una parte spiazza dall’altra non offre scampo, nonostante dei sentimenti ci si vuole tenere a distanza.

Inutile opporsi all’attrazione reciproca e all’istinto di avere qualcuno di cui fidarsi e che finalmente annulla la solitudine soprattutto se ad aiutare un destino beffardo ci si mette anche una signora (irresistibile) poco propensa a stare a casa a bere il tè.

La figura di Eufemia, ex maestra in pensione, merita una considerazione di tutto rispetto: è grazie a questo personaggio che Rebecca garantisce la vena ironica che la contraddistingue, mostrando come la lungimiranza, l’irriverenza e la costanza (con severi picchi di invadenza) di un’anziana signora siano la leva per smuovere coscienze e risolvere l’irrisolvibile. Un personaggio divertente tratteggiato con perfezione che non può non far pensare ad un alter ego della scrittrice come se lei stessa si fosse divertita a stare al fianco dei due protagonisti, più volte incapaci di comunicare e capirsi, fino ad arrivare a colpire e sfidare le loro menti aggrovigliate.

La vita della provincia, con i suoi limiti, pregiudizi, la gabbia dell’apparenza da ben conservare per essere accettati, la visibilità e l’invisibilità, la noia. Tematiche care all’autrice ritrovate anche nel bellissimo “Di Mercoledì”, raccontate tra queste pagine con una forza diversa, perché nel giudizio stavolta c’è ben altro, ovvero essere macchiati di un omicidio. Eppure, senza rinunciare alla sua accurata ironia e fine intelligenza, Rebecca Quasi delinea in modo autentico quanto possa essere difficile adeguarsi a microcosmi in cui la società etichetta e giudica.

Lo scontro tra vetro e metallo aveva fatto scoppiare la bottiglia e una grossa scheggia era stata scagliata sul viso di Carolina Bassani, che si trovava a passare di lì. Per caso. «Una sfiga maledetta»

Sarà il lettore a dover sbrogliare la matassa di questo giallo particolare ed avvincente. Un libro intrecciato ad arte in cui parlare di sfiga potrebbe essere vero solo in parte, perché a volte ciò che sembra l’ennesimo episodio in cui la sorte ci volta le spalle la vita poi ci meraviglia smuovendo molto altro, come nel caso di Ascanio che ritrova una seconda vita molto più semplice di prima assaporando però l’essenza di sé stesso, senza scopi venali da perseguire.

Come accaduto in “Entropia”, anche questa storia è raccontata durante la pandemia, che estende l’oscurità della sua ombra minacciosa sulla vita di tutti ricordando il valore dei legami, dei sentimenti e delle relazioni che possono divenire la via d’uscita ad un tunnel fatto di fredda solitudine che a volte ci costruiamo da soli.

I sentimenti a volte spiazzano, confondono, e la questione maggiormente complicata è dare loro un nome, una collocazione.

Rebecca Quasi usa come sempre storie originali per offrire dei messaggi che non sono mai banali, anzi, hanno il magnetico potere di rincuorarci anche nei tempi dove distanza e solitudine hanno predominato nelle nostre vite.

E, quindi, quando la prossima storia? Noi siamo già in attesa di essere stupiti dai tuoi esperimenti perché uscire dalla propria comfort zone ha il sapore dell’avventura, quella che ci è mancata negli ultimi due anni.