L’ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea

L’ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea

Titolo: L’ultimo rintocco
Autore: Diego Pitea
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 22 Aprile 2020
Editore: goWare

TRAMA


“L’essenza del male ha preso forma umana”. E’ questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’”Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.

RECENSIONE


Immaginate di aprire una porta e di essere investiti da un fetore di sudore, marcio e morte: siete sulla scena di un crimine e davanti a voi c’è il cadavere di una donna a cui, mani esperte, hanno asportato il feto dall’addome. Dando una occhiata nella stanza sarete meravigliati di trovare un’opera d’arte di un noto pittore che si trasforma in un indizio che l’assassino ha lasciato; e lo farà anche successivamente, perché è subito chiaro che il killer non ha intenzione di fermarsi e si dovrà cercare di capire chi sarà la prossima vittima. Si tratta di un individuo meticoloso e organizzato che sceglie le donne studiandone le abitudini e le colpisce quando è sicuro di agire indisturbato.


Gli edonisti sono come giocatori di poker, commissario. Ognuno ha il suo modo di portare avanti la partita, le sue manie e, pur con qualche eccezione, ripercorrerà sempre gli stessi gesti, le stesse azioni, quelle che gli danno sicurezza.”


Chi parla è Richard, uno psicologo che affianca il team dell’Unità Analisi Crimini Violenti composta principalmente dalla profiler Doriana e dal commissario Marani. Tutti lavorano affiatati e si nota che Richard ricopre un ruolo importante. È un uomo egocentrico, preparato e colto ma alcuni segni distintivi del carattere sono riconducibili alla Sindrome di Asperger: difficoltà di relazione sociale, comportamenti ripetitivi, deficit dell’attenzione e ansia. Nel suo caso si tratta più che altro di un modo di essere che i suoi colleghi hanno accettato, a fronte della sua competenza e arguzia nel risolvere i casi più ostici.


Non di rado lo aveva sentito affermare che il luogo nel quale si consumava un delitto sapesse parlare, o meglio fosse in grado di comunicare. Un’incongruenza, un oggetto che avrebbe dovuto esserci e che invece non c’era o viceversa.”


Richard analizza proprio gli elementi insoliti presenti sulla scena del crimine che possono aiutare a identificare e trovare l’assassino. Diego Aprea delinea e caratterizza i personaggi dal punto di vista psicologico e in questo modo si impara a conoscerli tutti e a empatizzare con loro. Si tratta di tante persone che affollano una trama piuttosto intricata in cui, oltre alla caccia del serial killer, si mescola un giallo che immediatamente mi ha ricordato un noto e irrisolto crimine degli anni ’90. La scrittura è scorrevole e appassionante, uno stile accurato con termini tecnici in ambito psicologico e medico e molto evocativo che denota un notevole lavoro di ricerca da parte dell’autore. Leggendo si visualizzano le immagini e si entra di prepotenza nelle scene grazie all’accuratezza maniacale delle descrizioni e alla caratterizzazione psicologica dei personaggi creati. In questi modo le scene vengano vissute mentre si legge e, come fotogrammi di un film, scorrono sotto gli occhi e si vedono. Un altro merito va dato all’attenzione che l’autore dà ai dialoghi che sono veri e danno ritmo alla narrazione; e una menzione speciale va alla ambientazione in una Roma afflitta da un caldo infernale, descritta in modo realistico sia per quanto riguarda i monumenti, le strade che i vari quartieri; sembra quasi che l’autore ci abbia vissuto invece si è ampiamente documentato. Questa serie infinita di omicidi, a un certo punto, sembra essere risolta ma si tratta solo di un attimo perché, appena si inizia il capitolo successivo, appare un contatore; da qui inizia l’incubo della seconda parte, una corsa contro il tempo per salvare vite sottostando alle regole di gioco del killer: risolvere enigmi, indovinelli, crittogrammi che il più delle volte portano a un vicolo cieco. Ma la squadra continua imperterrita con Richard in prima fila, portato allo stremo perché colpito personalmente dal killer. Quello che appare chiaro nel romanzo è che nessuno è immune al male che è insito nella natura umana e che la violenza sulle donne, purtroppo, non ha confini ed è in tutte le parti del mondo.


“Analizzando quell’avvenimento, si era reso conto di come il male alberga in tutti noi, anche in un bambino; magari latente, nascosto, ma in cerca continuamente di una via d’uscita. In alcuni individui quest’ultima è rappresentata da un labirinto inestricabile, mentre in altri è una strada corta e rettilinea.”


Siete pronti a riconoscere e a sconfiggere il male prima dell’ultimo rintocco? Allora ascoltate il mio consiglio e non perdetevi questo appassionante thriller psicologico tinto di giallo.

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