IL FURTO DEI MUNCH di Barbara Bolzan

IL FURTO DEI MUNCH di Barbara Bolzan

Titolo: Il furto dei Munch
Autore: Barbara Bolzan
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 2015
Editore: La Corte Editore

TRAMA


Il 5 aprile 2004, un commando mette a segno una spettacolare rapina alla banca di Stavanger, in Norvegia. Il 24 agosto 2004, dal Museo Munch di Oslo vengono sottratti i dipinti L’Urlo e Madonna. Due fatti apparentemente non correlati, ma che trascineranno il lettore in una vertigine di intrighi, pericoli e misteri, portandolo nel cuore del mercato nero, dell’arte e della musica.

Quando i dipinti scompaiono, infatti, lasciando dietro di sé una scia di morte, Agata Vidacovich, coinvolta nel traffico d’arte, tenterà di venire a capo dell’intricata vicenda, mettendo a dura prova le proprie certezze.

Sposata con un pianista di fama internazionale che ha ormai rinunciato alla propria carriera e al quale ha sempre mentito riguardo alla propria vera vita, Agata si ritroverà costantemente sul filo del rasoio, costretta a mettere a repentaglio tutto quello che ha di più caro per venire a capo di questo mistero.

Dove sono finiti i quadri?

Un thriller avvincente, che si snoda tra Milano, Oslo e Trieste e che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

RECENSIONE


“L’arte nasce dalla disperazione. L’arte impara dall’arte. Si nutre di arte. È un processo costruttivo e distruttivo. Dell’anima dell’uomo.”


Un’opera d’arte, che sia un dipinto o una composizione musicale, prevede estro e impegno. Il risultato, visibile a tutti, è gioia per gli occhi o per le orecchie. E bisogna prendersene cura, come per una relazione d’amore.
In questo thriller è l’amore il protagonista: l’amore tra due persone, l’amore per il proprio lavoro, l’amore per l’arte in tutte le sue forme.

Agata e Giulio sono una coppia che non ha più nulla da dirsi. Lei ha una doppia vita tra famiglia, viaggi e perizie: immersa nel mondo dell’arte, non una donna ma un’ombra; lui invece è un pianista riconosciuto a livello internazionale, rinunciatario nel lavoro e fermo nella vita privata: la musica che un tempo lo spingeva avanti, ora è solo un contorno.
Vivono ancora insieme ma con stanca accettazione: Giulio tranquillo e rassegnato, Agata tutta un’altra storia. Siete pronti a conoscere questa donna misteriosa ed enigmatica?


“Ma cosa sei?” domanda Giulio. La voce trema più della mano. “Una falsaria, una ricettatrice, una trafficante d’arte…?


Una bella domanda a cui Agata non risponderà in piena verità e mi dispiace, non posso farlo neanche io. Posso dirvi che Agata vive di menzogne, di sotterfugi, di mezze verità sciorinate come oro colato; tutto per amore del suo lavoro e dell’arte.
Potrebbe sembrare semplicemente una moglie bugiarda, ambigua, scaltra e senza scrupoli; o magari una probabile criminale patentata che si muove nel mondo nel mercato clandestino tra falsari e ricettatori. Ma sappiate che ogni sua azione porterà al ritrovamento di quadri o opere trafugate da musei. Credo che tutti voi conosciate o abbiate avuto modo di vedere L’urlo e La Madonna di Munch e che conosciate la storia del furto.

L’autrice ne racconta la vicenda, attenendosi scrupolosamente ai fatti reali, e aggiungendo anche del suo per movimentare e rendere accattivante la storia. Leggendo vi ritroverete in magazzini sperduti e sporchi ad ammirare tele, vedrete falsari al lavoro, viaggerete tra Milano, Trieste e Oslo e conoscerete queste diverse città.
Non mancheranno misteri, organizzazioni criminali, omicidi; rimarrete stupiti, angosciati, avrete paura di perdere la vita, un’occasione o una persona cara. Agata combatterà con tutte le sue forze per riportare i quadri, ce la farà e a quale prezzo?

Quando ci si mette in gioco completamente si è consapevoli che si può perdere o vincere, mettendoci sempre il massimo impegno. Agata porta avanti la sua battaglia che alla fine non riguarda solo il lavoro ma diventa una battaglia personale.


MUORI PER ME di Elisabetta Cametti

MUORI PER ME di Elisabetta Cametti

Titolo: Muori per me
Autore: Elisabetta Campetti
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller, Gialli
Narrazione: Prima e terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 26 Gennaio 2021
Editore: Edizioni Piemme

TRAMA


Notte fonda, una ragazzina chiama la polizia: sua madre è scomparsa. Si tratta dell’assistente personale di Ginevra Puccini, una delle fashion blogger più famose al mondo. Il corpo di Julia viene trovato nelle acque del lago di Como, insieme a quello di altre quattro donne. I cadaveri presentano ulcere evidenti su pelle e mucose, una reazione allergica rara, causata da una sostanza sconosciuta, come accerta l’autopsia. Gli indizi, che puntano tutti a un unico colpevole, diventano una prova con la scoperta dell’arma del delitto. Quando il caso sembra chiuso, però, sulle pagine social di Ginevra Puccini compaiono dei video sconvolgenti: lei conosce il nome delle vittime non ancora identificate, la loro storia e il gioco perverso che le ha uccise. Ma Ginevra non si trova. Potrebbe essere il carnefice o la prossima vittima. La cerca la polizia. La cerca la sua famiglia. La cerca chi vuole metterla a tacere. Quelle immagini denunciano un sistema di corruzione e comando, rivelando la linea di sangue che conduce tra i rami di una famiglia potente e dentro una delle più importanti maison della moda internazionale. Dove forze dell’ordine e giustizia non sono mai riuscite ad aprirsi un varco, sono quei post a fare vacillare l’impero. Perché c’è una voce che i soldi e il potere non possono ridurre al silenzio, quella che rimbalza sui social network e diventa virale. Una voce che neanche la morte può fermare.

RECENSIONE


Esplosione uguale morte. Da allora, se immagino la fine di qualcosa vedo un’esplosione. Ed è con un’esplosione che avrò la mia vendetta. Trecentoventinove bombe. La deflagrazione sarà violenta. Inaspettata, spietata. Scriverà una pagina di storia, perché quando avrò finito non si rialzerà nessuno e chi avrà ancora respiro, sarà comunque morto. Rimarrà in piedi solo la verità.


Parole dure dettate dalla sete di vendetta e pronunciate da Teresa, in arte Ginevra Puccini, famosa fashion blogger che decide di avvalersi dei social per postare 329 video e annunciare degli omicidi. Ma non solo, si tratta di avere il coraggio di denunciare un sistema che si basa sul comando, sulla sopraffazione e sulla corruzione. Tante immagini forti ed esplosive che escono dalle pagine , registrate nell’arco di un anno; un viaggio insieme a Ginevra per scoprire come è stato creato il suo personaggio, i pro e i contro del suo successo, quali sono i compromessi ai quali si è dovuta piegare per arrivare in alto. Ma soprattutto chi sono le persone da cui si nasconde e contro cui sta lottando per rimanere viva.

Il mondo virtuale affascina per la sua immediatezza; corre veloce ma è pericoloso e ricco di insidie. I social sono da considerare la nazione più popolata del pianeta, possono essere un ottimo veicolo di annunci per la velocità con cui vengono condivise e diffuse le informazioni. Conoscere gli algoritmi che li regolano, come si comportano e reagiscono gli utenti che li usano, questa è la chiave per avere successo.


“I social non sono una vetrina e sui social non sfondano i messaggi promozionali. Il linguaggio è differente da quello delle pubblicità in televisione o sulle riviste. Per attrarre le persone e portarle a interagire con il tuo brand, servono idee e contenuti. Devi catturare l’interesse.”


Catturare l’interesse, questo è l’obiettivo a cui mirano le società e gli utenti, invece, sgomitano per avere visibilità sui loro social e veder crescere i propri profili.

Nella società odierna si preferisce ricevere attenzioni, likes, riconoscimenti, visibilità sui social, piuttosto alla persona che si è nella vita reale.

Ginevra si ritrova intrappolata da un contratto che le impedisce di mantenere i contatti con la famiglia di origine. La sua nuova di famiglia la tiene in ostaggio in una gabbia dorata. Ginevra è combattuta, in quel mondo riesce ad esprimere al meglio se stessa, è quello che vuole fare; il compromesso contro la visibilità, il potere è la perdita della libertà però. Ginevra accetta tutto pur di rimanere dove è, famosa e apprezzata, anche a costo di farsi terra bruciata attorno.


“Quando si assapora l’idea di libertà, il gusto del cambiamento e la possibilità di scegliere, seguiamo delle regole, accettiamo dei compromessi, non superiamo certi confini. La libertà non esiste. Esiste il sogno dentro una gabbia.”


Ginevra è un personaggio affascinante e vincente soprattutto quando si libera delle maschere che indossa e quando smette di usare bugie per nascondersi. Si vince quando si trova il coraggio e la determinazione di vedere la verità e lasciare da parte le illusioni e i sogni incerti. La verità paga ma per Ginevra, a quale prezzo? Si può rischiare la vita per fare trionfare la verità?

Vi consiglio di affrontare questa lettura con la consapevolezza di trovare nel romanzo tante donne disposte a tutto pur di emergere; ma che riusciranno a farlo solo quando metteranno se stesse davanti al successo, alla fama, ai riconoscimenti. Quando si spoglieranno e saranno nude con il proprio io.

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OMICIDIO IN FAMIGLIA di Nicola Rocca

OMICIDIO IN FAMIGLIA di Nicola Rocca

Titolo: Omicidio in famiglia
Autore: Nicola Rocca
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller, Gialli
Narrazione: Prima e terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 8 Novembre 2021
Editore: EnnErre

TRAMA


Cesare Agliardi è un noto imprenditore della bergamasca. Dopo cinquant’anni di completa dedizione al lavoro, è dilaniato da un dubbio atroce: tra la gente che pare circondarlo d’affetto si nasconde qualcuno che gli vuol fare del male. La risposta potrà cercarla durante un fine settimana da trascorrere con la sua grande famiglia: moglie, figli, fratelli, nipoti e pronipoti. L’Hotel Segrino, che si staglia di fronte all’omonimo laghetto, è interamente riservato a Cesare Agliardi e alla sua famiglia, a eccezione di un ospite particolare: lo scrittore Roberto Marazzi. Il primo giorno tutto fila liscio, tra un aperitivo di benvenuto, una scampagnata attorno al lago di Segrino e una cena a base di Black Angus. Durante la cena del secondo giorno, però, Cesare Agliardi viene colto da un malore. L’arrivo dei soccorsi non può fare altro che decretarne la morte. A questo punto, interviene Alfonso Bernini, il direttore dell’hotel, sollevando l’ipotesi che qualcuno possa avere avvelenato il Presidente Agliardi. Massimo Moretti, il P.M. incaricato alle indagini, raggiunge la scena del crimine poco dopo, dando vita a un insolito metodo investigativo.

Chi ha ucciso Cesare Agliardi? E perché? È stato uno dei componenti della sua numerosa famiglia? Qualcuno che lavora nell’hotel Segrino? O, forse, è stato Roberto Marazzi, il romanziere di successo? Omicidio in famiglia è la seconda avventura che vede protagonista Roberto Marazzi, il noto scrittore di thriller. È un viaggio psichedelico nel dubbio, che vi accompagnerà all’interno dell’Hotel Segrino, conducendovi per mano fino alla verità che avete sempre avuto lì, davanti agli occhi. Ma a cui vi siete sempre rifiutati di credere. Un viaggio costellato di tradimenti, ruberie, tentati omicidi, in cui tutti saranno costretti a fare i conti con gli scheletri che nascondono nell’armadio. Ma è anche un viaggio che offre spunti di riflessioni su tematiche delicate, quali la nascita, il senso della vita e la morte. Un viaggio che, alla fine, proprio come la vita stessa, vi riporterà là dove tutto ha avuto inizio.

RECENSIONE


“La morte non mi fa paura. O forse sono solo spinto dalla curiosità di sapere se, dall’altra parte, ci sia davvero una nuova vita.”


Una riflessione che facciamo tutti, prima o poi, giovani o anziani, perché pensare alla morte allunga la nostra aspettativa di vita. Anche se non dovessimo averne più alcuna. La storia di Nicola Rocca che ho letto non posso raccontarvela, stavolta, perché vi rivelerei tutti i retroscena. Posso assicurarvi che rimarrete incollati alle pagine con la voglia di sapere, vi perderete, non in una storia, ma in tante trame diverse che vi spiazzeranno e vi faranno imprecare.

È un thriller che nasconde, intreccia e poi svela trame, mondi, finali, sorprese. Supposizioni e possibili soluzioni si accavalleranno. Posso provare a esternare le mie sensazioni, le mie emozioni ma, anche in questo caso, devo prestare la massima attenzione per incuriosire ma non rivelare. Ho finito il libro e ho subito tempestato l’autore di complimenti, domande e lui, sempre disponibile, ha tirato fuori cosa lo ha spinto a scrivere. Il romanzo alterna la narrazione onnipotente che riguarda la gita di una famiglia numerosa, voluta dal patriarca Cesare Agliardi per comunicazioni importanti. Poi si inizia il capitolo successivo e a parlare in prima persona è Roberto Marazzi, il famoso scrittore che abbiamo conosciuto nel precedente romanzo Scheletri nell’armadio. Roberto si infila nel libro, come se fosse un personaggio del suo stesso romanzo e osserva tutto quello che accade intorno a lui con occhio attento, come solo uno scrittore di thriller potrebbe fare.

Queste due voci narranti vi trascineranno in un effetto a spirale che vi imprigionerà tra fantasia e realtà. Segnatevi a mente tutto quello che leggerete, guardate attraverso la lente di ingrandimento della ragione e del cuore e arriverete a un finale esplosivo. Mettete in conto anche una scrittura particolareggiata ma semplice, diretta e incisiva e il gioco è fatto: un thriller trascinante che vi stupirà. Inoltre, oltre alla vicenda, nel libro emergono concetti molto importanti, quali l’amore, la lealtà, il tradimento, la morte; tutte tematiche che ci fanno, a modo, loro battere il cuore e che ci fanno sentire vivi.

Il mio personaggio preferito tra i tanti che conoscerete leggendo è Cesare Agliardi. Un uomo anziano che ha faticato a emergere e ha fondato un azienda leader nel suo settore. Un personaggio che il lettore vede come presenza scenica e sente rapito mentre racconta la storia della sua vita e dispensa consigli alla sua famiglia e allo scrittore Roberto Marazzi


“Viva ogni attimo, Scrittore. Lo viva intensamente. Ma lo faccia ora. Perché domani potrebbe essere troppo tardi. Non rimandi nulla a domani e, soprattutto, non rinunci mai ai suoi sogni. Per nessuno al mondo, che sia la donna della suo cuore, o i suoi figli. Viva la sua vita intensamente. È l’unica che ha, non esistono seconde occasioni.”


Un insegnamento saggio che si dovrebbe sempre seguire per poter essere, nello spettacolo della vita, regista, produttore e attore protagonista.

Vivete quindi e rincorrete i vostri sogni. E leggete il libro che merita veramente.

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CARROZZA 12 di Paolo Navi

CARROZZA 12 di Paolo Navi

Titolo: Carrozza 12
Autore: Paolo Navi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 25 luglio 2020
Editore: Self-publishing

TRAMA


Un incidente ferroviario, una bufera di neve, otto sopravvissuti, un bosco misterioso e delitti apparentemente inspiegabili. La tempesta straordinaria che si è abbattuta sulla Baviera ha bloccato l’aeroporto di Monaco, mettendo in crisi il rientro di Giovanni, il quale deve assolutamente essere a Milano per la serata. Il treno è l’unica possibilità. La tempesta, però, trasformerà il viaggio in un incubo per lui e per i passeggeri che gli sono vicini, perché, in fondo, noi siamo sempre in balìa di chi ci capita accanto. Guardiamo le persone e crediamo di conoscerle, ma a volte il mondo all’improvviso si capovolge e tutto diventa sbagliato, cattivo, irreale. Ecco che allora serve il coraggio, se c’è, oppure una svolta, una casualità, un incidente per mandare via i mostri. E la tempesta arriva comunque a sovrastarci e a travolgere tutto, prima che il dolore passi e il mondo si capovolga di nuovo per rimettere tutto a posto.

RECENSIONE


È come se qualcuno avesse passato sulla mia vita una mano di bianco… Ora ho davanti a me una parete bianca e immacolata, sulla quale posso cominciare a mettere nuovi quadri delle dimensioni che voglio e nella posizione che più mi piace. E pian piano imbrattarla, coi giorni e con gli anni che passano, di nuove macchie e di nuovi segni. I miei.”


Ci sono momenti in cui sembra che un imbianchino abbia reso la nostra vita uniforme e pulita per darci la possibilità di ricominciare e ripartire da zero.

Anche la neve dà la stessa sensazione, con i suoi fiocchi bianchi copre ogni segno,  ogni sfregio, ogni macchia. E sarà proprio la neve che fermerà il ritorno di Giovanni alla sua casa e moglie perfetta. Ci sarebbe da chiedersi se tanta perfezione rende davvero felici.

Non saprei, a volte si tratta di gesti, abitudini che non si ha tempo né voglia di esaminare e si vai avanti per inerzia. In questo romanzo seguiamo le vicissitudini e il viaggio del protagonista bloccato in Germania per la neve.

Non semplici e innocui fiocchi però ma la nevicata del secolo; con l’aeroporto chiuso Giovanni è costretto a prendere un treno per tornare a Milano. Nel convoglio, oltre al protagonista, ci sono sette persone. L’autore le descrive minuziosamente, a volte in modo troppo meticoloso, menzionando particolari  dell’abbigliamento, l’acconciatura dei capelli, i monili indossati; come se qualsiasi minimo dettaglio potesse aiutare il lettore a farsi un’idea della persona. Ed è proprio vero perché ogni caratteristica elencata contraddistingue le persone e, bene o male, aiuta a conoscerle. Ma sarà proprio così? Mi spiego meglio, come appariamo esteriormente fa davvero capire agli altri come e chi siamo nella realtà?


È la casualità di chi ci capita accanto durante i viaggi. La convergenza astrale di una molteplicità di traiettorie alla fine crea la combinazione finale. Ed eccoci qua! Otto persone messe assieme dal caso per una foto di gruppo.”


Eccoci nella carrozza 12 dove incontriamo il narratore di questa storia, un professore universitario alto e magro, reduce dal ritiro di un prestigioso premio. Vicino al finestrino, una impettita e burbera signora tedesca e di fronte a lei, un vecchio russo, che sembra appena ritornato dalla Seconda Guerra Mondiale. Di fronte al professore c’è un altro russo, probabilmente il figlio dell’altro, che ha l’aria di essere essere appena uscito di prigione. Sull’altro lato del corridoio, una giovane bella, moderna e indipendente; al suo fianco c’è un nero raffinato ed educato e un ragazzo biondo trasandato e sempre pronto a polemizzare. Finisce il gruppo un portoghese elegante e distinto. Quando accadrà l’incidente, che viene descritto dall’autore in tutta la sua tragicità, i passeggeri si troveranno accomunati dall’evento ma racchiusi ognuno nella propria solitudine disperata, cercando un modo per tenersi aggrappati alla vita. Quello che sorprende è la natura implacabile, la neve che continua a cadere senza sosta, quasi si preoccupasse di coprire i corpi aggrovigliati tra le lamiere.


La neve, invece, è infida, maligna. Scende silenziosa, come un ladro in punta di piedi, e si insinua dappertutto leggera, fredda, invadente. Si appropria dei colori, dei prati, delle strade, addirittura dei rumori, stendendo su tutto un unico lenzuolo bianco. E poi non se ne va. Rimane lì a marcire, a imbrattarsi, a trasformarsi in una melma lurida e scivolosa.”


Per tutti gli occupanti del treno ci saranno momenti di terrore, sgomento e di riflessione. Scampato il pericolo un’ombra si aggiunge al disagio, omicidi inaspettati riempiono il buio e il gelo del bosco. Tutti sospettati, nessuno escluso. Bisogna guardarsi le spalle e la gola, perché ognuno può essere il prossimo. Chi riuscirà a salvarsi tra i sopravvissuti? Il più intraprendente, il più furbo, forse l’egoista. La storia si legge con apprensione e con il fiato sospeso fino all’ultimo capitolo che rivela tutto. Si ipotizza sul probabile assassino senza venirne a capo. La domanda che aleggia tra tutti è perché uccide, quale è il movente e cosa nascondono tutti dietro la facciata di normalità che indossano. 150 pagine lette in un giorno e  con un finale che ha sciolto i dubbi e capovolto la situazione da tragica a serena.

Ogni esperienza ci insegna qualcosa, anche un treno che si accartoccia su sè stesso e inghiotte neve e corpi.

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VISCERA di Simone Volponi

VISCERA di Simone Volponi

Titolo: Viscera
Autore: Simone Volponi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 13 luglio 2021
Editore: Ambrosia Libri

TRAMA


Viscera è un uomo che non può fare nessun viaggio all’Inferno perché ci sta dentro da sempre. Non ricorda più neanche quando ha cominciato a fare il suo lavoro: una discarica in cui smaltire tutto, dagli oggetti ai cadaveri, l’ultimo limite del mondo prima di quell’abisso che lui vede tutti i giorni oltre i confini del suo recinto. Ma un giorno, qualcosa torna da quell’abisso…

RECENSIONE


Tutti hanno un conto alla rovescia dentro, una bomba a orologeria inserita nel petto. Lo zero può scattare in qualsiasi momento.”


Leggete bene questa frase e riflettete: adesso ci siete e, un momento dopo, potete non esserci più.  E, badate bene, non si tratta di sfiga o destino avverso, è semplicemente lo scorrere della vita.

Alcune notizie di cronaca nera che passano al TG sono difficili da ascoltare, sopportare e accettare per l’orrore che suscitano. I personaggi di questa storia noir a tinte soprannaturali ci sono tutti dentro fino al collo, in un loop senza fine che li risucchia, giorno dopo giorno. Ognuno di loro ha un ruolo ben preciso che si è scelto liberamente per divertimento, piacere, abitudine, noia, soldi. Nessuno è costretto, se ci si trova nel giro è perché si vuole far parte dell’ingranaggio. Come tutte le società che si rispettano, anche qui ci sono compiti da assegnare e da svolgere e regole da rispettare; e chi non lo fa, ne paga le conseguenze. Ciò che è  difficile non è nascondersi, proteggere la famiglia o gli amici. Niente di tutto questo. Quando entri nel giro sei fortunato solo se riesci a uscirne vivo.

Con un linguaggio crudo, diretto e ironico l’autore ci racconta la storia di Viscera che è colui che chiude dignitosamente questa catena e fa tornare i conti. Non pensate che quello sia il suo nome, in pochi conoscono quello vero e quando lo scoprirete anche voi, ne rimarrete sorpresi. Nel giro sanno che se c’è un problema da risolvere, di qualsiasi cosa si tratti, smaltire un oggetto o un essere umano, ci pensa Viscera a rottamare e lo si contatta, esclusivamente sul cellulare, per un appuntamento. A vederlo è un uomo spaventoso per il lavoro che fa e per il suo aspetto fisico imponente, una vera e propria montagna che cammina indolente. Il rumore, la gente, la vita gli fa venire la nausea; preferisce tenersi alla larga da tutto, stare da solo, avvolgersi nelle spire del tanfo di grasso, lavarsi immerso nel suo sudore e con la carne morta che gli cresce e gli marcisce attorno. È lì che vive, sta bene e fa il suo sporco lavoro. Ci vuole lucidità, freddezza, professionalità e metodo per svolgerlo al meglio e soprattutto, non bisogna avere paura della morte.


Dovrebbe farmi paura la freddezza che provano nei confronti della morte. Non ne capiscono il valore. Ma non ho paura di loro, ho paura per loro, per come cambieranno il mondo. Se lo bevono, il mondo, e cagano l’Armageddon.”


Viscera non ha mai avuto paura di niente e di nessuno, lo contraddistinguono mani grandi e occhi freddi ma con un guizzo di intelligenza in fondo. Poi viene il giorno in cui sperimenta il terrore, il dolore e il piacere della morte che ritorna, ma quando arriva non chiede il permesso, non bussa alla porta.

La morte si ripresenta viva, bella, insolente e fastidiosa e non lo molla, giorno o notte che sia. Viscera imparerà a riconoscerla, gestirla, sopportarla e a conviverci; lui che ama la solitudine, ora vive con l’ombra della morte addosso che gli parla, gli sussurra alle orecchie, lo tenta e lo coinvolge nei suoi piani.

I personaggi sono tutti tratteggiati e caratterizzati con le loro abitudini, i modi di esprimersi a voce, nei gesti e nell’abbigliamento. Li riconosci, uno a uno, appena compaiono tra le pagine e non puoi sbagliare. Noti il timbro e l’accento della voce, il passo deciso o strascicante, senti l’olezzo o il profumo quando arriva, provi piacere o disgusto a incontrarlo. Ognuno ha una storia personale e Simone Volponi la racconta vomitandotela addosso con la sua estrema verità. Come farà Viscera a salvarsi, come ne usciranno le persone coinvolte? Quale sarà il ruolo della morte in questa vicenda? Tutte domande a cui si trova una risposta arrivando alla fine. Non c’è una trama che posso delineare perché la storia non può essere anticipata. Dovrete scoprirlo voi leggendo cosa nasconde una famiglia rispettabile e rispettata da tutti, cosa si cela dietro un membro influente del mondo politico o ecclesiastico, cosa è sepolto sotto strati e strati di terra. Affioreranno segreti sepolti perché, prima o poi, vengono sempre a galla. Orrore e risate vi accompagneranno in questo viaggio alla ricerca della verità. Volete sapere se c’è un lieto fine? Posso solo dirvi che passerete all’Inferno e arriverete in Paradiso. Fatevelo bastare.

SCHELETRI NELL’ARMADIO di Nicola Rocca

SCHELETRI NELL’ARMADIO di Nicola Rocca

Titolo: Scheletri nell’armadio
Autore: Nicola Rocca
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 28 Novembre 2019
Editore: Enneerre

TRAMA


Una vita normale.

Una fervida passione.

Un tradimento inconfessabile.

Un successo inaspettato.

Una giovane donna assassinata.

Una serie di prove schiaccianti.

Così, per Roberto Marazzi, si aprono le porte del carcere.

Roberto Marazzi, quarant’anni, sposato, un posto fisso. E un sogno nel cassetto: sfondare con la sua passione, la scrittura, che finora gli ha procurato qualche riconoscimento, ma non lo ha messo a contatto con il grande pubblico. Inaspettatamente, il nuovo thriller, Scheletri nell’armadio, scala le classifiche della più famosa piattaforma on-line, tenendo testa ai grandi nomi della narrativa internazionale. I colossi dell’editoria fanno la fila per mettere le mani su quello che ha tutte le carte in regola per diventare il best-seller dell’anno. Dopo un’attenta valutazione, Roberto firma il contratto con il più grande editore italiano. Scheletri nell’armadio continua a scalare le classifiche, mentre l’autore, a poco a poco, si fa strada nell’olimpo degli scrittori affermati. Proprio mentre Roberto si sta godendo il successo, un errore commesso quando ancora non era “famoso” viene a tormentarlo. Qualcuno lo ricatta: l’adulterio potrebbe costargli caro, se venisse a conoscenza della moglie. Certo, se si trovasse all’interno di uno dei suoi romanzi, Roberto saprebbe come comportarsi: un colpo di pistola in testa. O un coltello dritto nel cuore. E tutto sarebbe risolto. Purtroppo, questa non è una fiction noir. È la realtà. La situazione precipita quando viene scoperto un cadavere. Non ci sono dubbi: si tratta di omicidio. Qualche settimana di indagini e la polizia ha il nome dell’assassino: Roberto Marazzi. Per lo scrittore viene disposto un fermo, in attesa del processo. I giorni in carcere sono lunghi; molti sono i dubbi che attanagliano il presunto assassino. I problemi di memoria, che lo hanno tormentato per anni, tornano alla ribalta, arrivando al punto di fargli dubitare perfino della propria innocenza. L’unica persona a credere in lui è la moglie Sonia, che farà di tutto per restituirgli la libertà. Sarà un’ardua impresa, ostacolata da persone ostili, prove inconfutabili, accuse schiaccianti, menzogne, minacce, ma alla fine Roberto Marazzi potrà uscire dal carcere, grazie alla tenacia di Sonia. La vicenda sembra conclusa nel migliore dei modi, ma in questo romanzo, così come nella vita reale, nulla è mai come sembra. Perché il genere umano è più imprevedibile e crudele di quanto si pensi. Scheletri nell’armadio è un thriller psicologico che vi fa sprofondare nell’angoscia più profonda. L’intreccio tiene alta la suspense e vi accompagna fino all’inaspettata e crudele verità. Questa storia mette in mostra le debolezze, le paure e, soprattutto, le imperfezioni del genere umano. Perché, tutti quanti abbiamo degli scheletri dentro l’armadio. E se qualcuno pensa di non averne… be’, si sbaglia di grosso.

RECENSIONE


“In ogni istante, ciascuno di noi è messo di fronte a un bivio. Ha di fronte due strade, e soltanto lui può decidere quale imboccare. Le due strade, però, portano a nuove biforcazioni. E così via, per tutta la vita.”


Il nostro destino non è stato già scritto, ogni giorno ci troviamo ad affrontare situazioni e a compiere scelte che, inevitabilmente, avranno conseguenze e cambieranno il corso della nostra vita. Anche per il protagonista di questo libro sarà così. La storia di Roberto la conoscerete leggendo la trama dettagliata che l’autore ha preparato per voi ma, prestate attenzione a tutti i particolari della vicenda narrata.

Ogni personaggio inserito ha un ruolo e una storia trasversale che si incastra, come tessere di un puzzle, con la principale. Vi sembrerà di aver capito tutto, di essere arrivati alla soluzione del caso, invece, ogni personaggio ha qualcosa da nascondere e da farsi perdonare; ognuno ha un movente valido, fino al momento in cui viene smontato dall’autore. E si ricomincia tutto daccapo. Chi sarà il vero colpevole allora? E perché ci si accanisce solo su uno? Gli investigatori accusano subito Roberto nel momento in cui ha raggiunto l’apice del successo, essendo il suo libro diventato in poco tempo un best seller. Man mano che procedono le indagini, ci si rende conto che sono tante le persone coinvolte. Roberto è confuso, ha vuoti di memoria e cerca di sopravvivere alla solitudine del carcere continuando a scrivere. Perché avrebbe commesso un delitto rischiando di rovinare la sua vita attuale?

Immaginate come possa essere disorientato anche il lettore che trova indizi che hanno riscontri in più persone, roba da perderci la testa. Lo stile dell’autore è scorrevole e molto avvincente, malgrado la mole di pagine e la complessità degli intrecci. Il merito va ai dialoghi e alle battute veloci, ai capitoli brevi che ripercorrono avvenimenti del presente e flashback del passato, invogliando la lettura. Roberto è un marito distratto che dedica le sue giornate al sogno di veder pubblicato il suo libro. Sarebbe stato disposto a tutto, anche vendere l’anima al diavolo pur di diventare uno scrittore famoso. Lo seguiamo mentre crea e scrive e quando finalmente viene contattato da una casa editrice che gli dà fiducia e gli propone un contratto. Questa parte l’ho apprezzata e mi ha fatto anche sorridere. L’autore ha creato un libro nel libro, quasi una premonizione o un voler esorcizzare il successo del suo libro reale che, casualmente, ha stesso titolo e cover di quello del protagonista Roberto. Tra i tanti personaggi spicca la moglie Sonia che battagliera combatterà per cercare di salvare il marito da una condanna che sembra certa. I temi trattati nel romanzo spaziano dall’invidia, all’odio, dall’amore, alla gelosia, dall’amicizia, alla giustizia.

Ci sarà giustizia in questa storia? Il colpevole pagherà?

Leggetela e rimarrete sconcertati.


Ognuno di noi custodisce i propri scheletri nell’armadio, nascondendoli segretamente. Ciò che conta è avere il coraggio di affrontarli giorno dopo giorno. Quella è veramente la parte più dura. Chiunque riesce a peccare. Ma non tutti riescono a perdonarsi il male che hanno commesso…”


Ricordatevi che si può mentire agli altri ma non a se stessi e che la vita, prima o poi, ti presenta il conto da pagare.

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L’ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea

L’ULTIMO RINTOCCO di Diego Pitea

Titolo: L’ultimo rintocco
Autore: Diego Pitea
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 22 Aprile 2020
Editore: goWare

TRAMA


“L’essenza del male ha preso forma umana”. E’ questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’”Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.

RECENSIONE


Immaginate di aprire una porta e di essere investiti da un fetore di sudore, marcio e morte: siete sulla scena di un crimine e davanti a voi c’è il cadavere di una donna a cui, mani esperte, hanno asportato il feto dall’addome. Dando una occhiata nella stanza sarete meravigliati di trovare un’opera d’arte di un noto pittore che si trasforma in un indizio che l’assassino ha lasciato; e lo farà anche successivamente, perché è subito chiaro che il killer non ha intenzione di fermarsi e si dovrà cercare di capire chi sarà la prossima vittima. Si tratta di un individuo meticoloso e organizzato che sceglie le donne studiandone le abitudini e le colpisce quando è sicuro di agire indisturbato.


Gli edonisti sono come giocatori di poker, commissario. Ognuno ha il suo modo di portare avanti la partita, le sue manie e, pur con qualche eccezione, ripercorrerà sempre gli stessi gesti, le stesse azioni, quelle che gli danno sicurezza.”


Chi parla è Richard, uno psicologo che affianca il team dell’Unità Analisi Crimini Violenti composta principalmente dalla profiler Doriana e dal commissario Marani. Tutti lavorano affiatati e si nota che Richard ricopre un ruolo importante. È un uomo egocentrico, preparato e colto ma alcuni segni distintivi del carattere sono riconducibili alla Sindrome di Asperger: difficoltà di relazione sociale, comportamenti ripetitivi, deficit dell’attenzione e ansia. Nel suo caso si tratta più che altro di un modo di essere che i suoi colleghi hanno accettato, a fronte della sua competenza e arguzia nel risolvere i casi più ostici.


Non di rado lo aveva sentito affermare che il luogo nel quale si consumava un delitto sapesse parlare, o meglio fosse in grado di comunicare. Un’incongruenza, un oggetto che avrebbe dovuto esserci e che invece non c’era o viceversa.”


Richard analizza proprio gli elementi insoliti presenti sulla scena del crimine che possono aiutare a identificare e trovare l’assassino. Diego Aprea delinea e caratterizza i personaggi dal punto di vista psicologico e in questo modo si impara a conoscerli tutti e a empatizzare con loro. Si tratta di tante persone che affollano una trama piuttosto intricata in cui, oltre alla caccia del serial killer, si mescola un giallo che immediatamente mi ha ricordato un noto e irrisolto crimine degli anni ’90. La scrittura è scorrevole e appassionante, uno stile accurato con termini tecnici in ambito psicologico e medico e molto evocativo che denota un notevole lavoro di ricerca da parte dell’autore. Leggendo si visualizzano le immagini e si entra di prepotenza nelle scene grazie all’accuratezza maniacale delle descrizioni e alla caratterizzazione psicologica dei personaggi creati. In questi modo le scene vengano vissute mentre si legge e, come fotogrammi di un film, scorrono sotto gli occhi e si vedono. Un altro merito va dato all’attenzione che l’autore dà ai dialoghi che sono veri e danno ritmo alla narrazione; e una menzione speciale va alla ambientazione in una Roma afflitta da un caldo infernale, descritta in modo realistico sia per quanto riguarda i monumenti, le strade che i vari quartieri; sembra quasi che l’autore ci abbia vissuto invece si è ampiamente documentato. Questa serie infinita di omicidi, a un certo punto, sembra essere risolta ma si tratta solo di un attimo perché, appena si inizia il capitolo successivo, appare un contatore; da qui inizia l’incubo della seconda parte, una corsa contro il tempo per salvare vite sottostando alle regole di gioco del killer: risolvere enigmi, indovinelli, crittogrammi che il più delle volte portano a un vicolo cieco. Ma la squadra continua imperterrita con Richard in prima fila, portato allo stremo perché colpito personalmente dal killer. Quello che appare chiaro nel romanzo è che nessuno è immune al male che è insito nella natura umana e che la violenza sulle donne, purtroppo, non ha confini ed è in tutte le parti del mondo.


“Analizzando quell’avvenimento, si era reso conto di come il male alberga in tutti noi, anche in un bambino; magari latente, nascosto, ma in cerca continuamente di una via d’uscita. In alcuni individui quest’ultima è rappresentata da un labirinto inestricabile, mentre in altri è una strada corta e rettilinea.”


Siete pronti a riconoscere e a sconfiggere il male prima dell’ultimo rintocco? Allora ascoltate il mio consiglio e non perdetevi questo appassionante thriller psicologico tinto di giallo.

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VECCHIE CONOSCENZE di Antonio Manzini

VECCHIE CONOSCENZE di Antonio Manzini

Titolo: Vecchie conoscenze
Autore: Antonio Manzini
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: aperto
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 10 Giugno 2021
Editore: Sellerio

TRAMA


È morta nel suo appartamento Sofia Martinet, colpita alla testa con un oggetto pesante. Mentre Rocco Schiavone porta avanti una nuova inchiesta, alcuni ritorni dal passato scuotono emotivamente il vicequestore, che si sorprende quasi quasi a pentirsi della propria scorza di durezza: forse perché aleggia dappertutto un’invitante allusione alla forza emancipatrice dell’amore. Amore di qualunque tipo.

RECENSIONE


L’ombra di un nuovo efferato omicidio si staglia sulla fredda città di Aosta, in una mattina come le altre viene ritrovato infatti il cadavere di Sofia Martinet, una professoressa in pensione che viveva in una misteriosa solitudine portando avanti i suoi studi.

Il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto romano in forza nel capoluogo Valdostano e la sua squadra di “strampalati” agenti, si trovano a condurre le indagini cercando di capire chi voleva la morte della povera insegnante.


Una vita passata a mettere flebo, lavare pazienti, disinfettare le ferite le chiarì subito le idee. Quella non era marmellata. Si chinò con prudenza aggrappandosi alla maniglia della porta di casa Martinet. Passò un dito sul liquido e lo annusò. L’ex infermiera Rebecca Fosson dell’ospedale Parini di Aosta non ebbe dubbi. Quello che macchiava il polpastrello del suo indice era sangue.


Coadiuvati dal fido dottor Fumagalli, illustre anatomopatologo, e dalla polizia scientifica cercano di ricostruire gli ultimi momenti di vita della vittima per poter farle giustizia; e al tempo stesso affrontano il ritorno di Enzo Baiocchi, un latitante che Schiavone conosce fin troppo bene è che è coinvolto nell’omicidio della moglie Marina, il suo unico grande amore.

Il gelo di una città fredda come Aosta, farà da contrasto al calore di questa nuova avventura, unica e divertente che vi assicuro non vorrete terminare tanto presto.

Aspetto sempre con trepidazione ogni libro che Antonio Manzini decide di scrivere, per raccontarci un nuovo capitolo della vita di Rocco Schiavone, un poliziotto burbero ma dal cuore grande, sono decisamente la mia dose di serenità e buonumore e spero di non doverne mai fare a meno.

Rocco è un romano verace, che per alcune incomprensioni con le alte sfere della polizia, viene trasferito ad Aosta, il più lontano possibile dalla sua città e da tutto ciò che più lo rappresenta.


La faccia, quella ce la disegna il tempo, ogni ruga per ogni sorriso strappato, le diottrie in meno per ogni riga che non volevamo leggere, i capelli abbandonati chissà dove insieme al loro colore, e quello che vediamo spesso non ci piace, ma è soltanto l’inizio di un nuovo capitolo della nostra esistenza.


Con il cuore ferito dalla perdita dell’unica persona che per lui contava, arriva presso la sua nuova destinazione completamente impreparato, con un cappotto troppo leggero, scarpe poco adatte alla neve e tanta malinconia.

Trova però una colorita squadra di agenti, che a modo loro gli regalano calore e vicinanza, e giorno dopo giorno provano a sciogliere la sua impenetrabile freddezza.

La scrittura di Antonio Manzini, ironica e coinvolgente vi accompagnerà durante una lettura unica nel suo genere, che unisce il mistero di un giallo al piacere di una storia capace di regalare momenti spensierati.

Perché Rocco Schiavone non è solo il poliziotto irriverente che dice parolacce e fuma spinelli di nascosto, è anche colui che ha trasformato cinque poliziotti combinaguai in un gruppo di amici veri, aiutandoli nelle difficoltà e rendendoli una squadra vincente al di là di tutto.

Lui che ha conosciuto il vero dolore, ha aperto loro il suo cuore trasformandoli in uomini forti che riescono ad alzare la testa e a guardare il mondo senza nascondere le loro imperfezioni.


<<Che penso della realtà? Puzza>>. Riaccese la canna che s’era spenta. <<Puzza di sudore, di roba andata a male, puzza di gente marcia, che ti tradisce, ammazza, stupra, violenta. Pochi gli odori buoni. La maria, il vino, voi. Stop.>>


Vecchie conoscenze è un libro autoconclusivo, ma di certo lo apprezzerete con più diversamente leggendo l’intera serie di cui fa parte, per collocare più facilmente ogni particolare all’interno della storia.

Vi consiglio di alternare la lettura godendovi anche qualche puntata della serie tv ispirata ai libri, un’ottima trasposizione televisiva che mette in ancora di più in luce la perfezione degli scritti di Antonio Manzini.

Saranno di certo un’ottima combinata che vi terrà compagnia e renderà la vostra estate serena e divertente.

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L’ARTE SCONOSCIUTA DEL VOLO di Enrico Fovanna

L’ARTE SCONOSCIUTA DEL VOLO di Enrico Fovanna

Titolo: L’arte sconosciuta del volo
Autore: Enrico Fovanna
Serie: Autoconclusivo
Genere: Thriller Gialli
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 8 Gennaio 2020
Editore: Giunti Editore

TRAMA


Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l’orrore in paese, sconvolgendo l’infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un’altra ragazzina. In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all’amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant’anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l’impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell’infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato…

RECENSIONE


Tobia è un bambino timido e timoroso a cui piace stare da solo; ama trascorrere le giornate a osservare il mondo con occhi meravigliati, seduto su un albero con il viso all’insù a padroneggiare l’infinito come gli uccelli. Tobia ha un rapporto particolare con la natura, per spiegarvelo posso dirvi che lui la natura la sente, fuori e dentro di sé, e questa sensazione l’ha trasmessa anche a me leggendo. La sua fortuna è stata quella di nascere a Premosello, un paesino di poche anime in Piemonte dove Tobia riesce a distinguere il ronzio di un’ape dal batter d’ali di una farfalla; a calmarsi con la brezza che passa attraverso le foglie o ascoltando lo sciabordio delle acque del fiume. Nella prima parte del libro ci racconta la sua infanzia  in modo semplice, smaliziato e curioso, come solo un bambino delle elementari saprebbe fare. Gli sta vicino una famiglia d’altri tempi: la mamma con la sua dolcezza gli insegna l’arte della pazienza e della rassegnazione e il papà, dedito instancabile al lavoro, gli dimostra come si fa a mettere amore e determinazione  in ogni cosa e a combattere per i propri ideali ogni giorno. Quello che sogna spesso Tobia è volare, ma non semplicemente librarsi in aria e lasciarsi trasportare dal vento. No, per Tobia volare significa leggerezza, libertà e soprattutto potere


“Volessi semplificare, direi che sognavo di volare. Ma sarebbe riduttivo: controllavo piuttosto la forza di gravità, pedalando nell’aria.”


Tobia volando ha il comando della  gravità e avanza, restando sospeso, senza sfiorare la terra, senza farsi toccare dai problemi, il più possibile lontano dai guai e dai pericoli. Ma il Male non guarda in faccia nessuno, neanche i bambini e accadranno due episodi che sporcheranno la sua infanzia e comprometteranno il suo futuro. Vi confesso che le meraviglie della natura e la storia appassionante che gira attorno a Tobia, alla sua famiglia e al paese, mi hanno distratto dalla ricerca del colpevole dei due inspiegabili infanticidi. Come Tobia adulto, che racconta di sé nella seconda parte del libro, ho quasi cancellato tutto e ricominciato da zero. Le descrizioni dei paesaggi sono talmente immersive e reali che sembra davvero di essere lì a guardare i boschi intricati di alberi e a sentirne il silenzio, a percepire il fruscio dell’acqua tra i sassi sul fondo e lo stridio delle cavallette. Mi hanno anche distratto le giornate di Tobia a scuola, i compagni, ognuno con la propria particolarità e i pomeriggi trascorsi insieme a padre Camillo; un personaggio che ha un ruolo importante nella crescita di Tobia e che con i suoi insegnamenti mi ha lasciato grazia e pace:


«E… e come faccio ad avere pazienza?» Camillo sorrise.

«Come con le farfalle. Il segreto è nell’attenzione. Ricordati questa parola. E per essere attento devi rallentare, questo ti permette di vedere davvero quel che hai davanti. Di essere qui, e non da un’altra parte, mi capisci?»


Sono passati 40 anni, ancora non si è fatta luce sui due omicidi e Tobia si ritrova a Premosello dopo essere scappato tanti anni fa. I ricordi di infanzia, gli amici, l’amore sono tesori che ha nel cuore. Così come i tarli che lo fanno vivere sospeso. Rintracciare il movente e il colpevole sarà fatto con casualità, tasselli che si incastrano nella memoria, non tanto per un senso di giustizia verso quei due bambini. Quanto per calmare l’inquietudine e il flusso delle emozioni di Tobia che si ritrova bloccato e insoddisfatto della propria vita e solo la verità riuscira’ a farlo rinascere. La scrittura dell’autore è scorrevole e pulita e fino all’ultima pagina mi ha lasciato in sospeso; Tobia aveva capito da un po’ chi era il colpevole, io avevo solo ragionevolmente scagionato il primo sospettato, ma non avrei mai potuto immaginare chi fosse l’artefice di tanto orrore. Ho apprezzato l’inserimento di eventi storici dell’epoca, le lotte di classe di quegli anni e un episodio molto evocativo riguardante il ruolo dei partigiani durante la guerra. Il racconto di Tobia bambino mi ha fatto tenerezza e mi ha strappato sorrisi ma, in alcuni punti mi sono commossa; leggevo e lo struggimento, la malinconia mi facevano lacrimare gli occhi, senza che me ne rendessi conto. Un libro in cui mi sono ritrovata immersa e da cui è stato difficile uscirne perché ritornare alla propria infanzia fa stare bene. Mi ha lasciato un senso di pace e nostalgia, soprattutto un gioco che fa Tobia da bambino e anche da adulto. Piaceva tanto farlo anche a me. Un giorno o l’altro devo decidermi a tirare fuori la mia parte bambina e ritrovarmi. Forse, come Tobia, avrò un attimo di serenità anche io.

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VITE RUBATE di Monica Lombardi

VITE RUBATE di Monica Lombardi

Titolo: Vite rubate
Autore: Monica Lombardi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Giallo
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 17 Maggio 2019
Editore: Spinnaker

TRAMA


Paula Wellman è una donna sola e un’agente FBI. Sa bene che si tratta delle due facce della stessa medaglia, come sa che il fatto di non avere famiglia le fa guadagnare un viaggio in Alaska alla caccia di un tenue collegamento tra l’esplosione di un’auto in cui è morta un’adolescente e un cold case. Sa anche che molti dei suoi colleghi maschi non mandano giù il fatto di dover lavorare con una donna, forse anche Dan Fusco, l’agente che viene esiliato al freddo insieme a lei.

Dopo che la moglie Adele è morta in circostanze mai del tutto chiarite, la vita di Zachary Walsh e della figlia Alice è stata sconvolta e Zach sta cercando di riscriverla. Per farlo ha messo quanti più chilometri possibile tra loro, un trauma doloroso e un passato per certi versi scomodo, e ha scelto di trasferirsi a Willow, dove abita la sorella della moglie e dove si muove Sam Pitka, il protagonista della sua fortunata serie di gialli.

Zach non è felice di vedere l’FBI presentarsi alla sua porta e di essere di nuovo sotto la lente investigativa.
Paula si trova spiazzata di fronte a un uomo che sembra non fare nulla per allontanare da sé i sospetti.
Attorno a loro un gruppo di adolescenti ribelli, annoiati, che raccolgono e rilanciano sfide e delusioni, e l’inverno dell’Alaska alle porte, pronto a coprire tutto con il gelo della sua neve.

Tornando al mondo di Mike Summers, il poliziotto di Atlanta protagonista della sua prima serie, Monica Lombardi tratteggia un giallo raffinato che si intreccia a una storia familiare di rapporti fragili, danneggiati, forse vicini al dissolvimento. Il tutto in un’Alaska fatta di boschi sconfinati, stellate che tolgono il fiato e abitazioni isolate, un’ambientazione unica che sentirete sulla e sotto la vostra pelle.

RECENSIONE


Greve e pesante era però il novembre dell’Alaska, con le temperature già rigide e le notti infinite–avevano da poco finito di pranzare e già le ombre della sera si stavano avvicinando, pronte a inghiottire i colori e le forme del bosco. Un’atmosfera cupa, sì, ma anche evocativa, intrisa di mistero. Uno stimolo potente alla sua ispirazione.


Le montagne, i boschi e gli immensi spazi aperti dell’Alaska sono la sontuosa cornice di un romanzo bellissimo, in cui fitti misteri e vecchi segreti si intrecciano al percorso impervio che porta alla ricerca di affetti perduti, tra tortuose salite e ripide discese, trascinando il lettore in un viaggio in cui anche i sentimenti più nascosti troveranno spazio per divenire legami insospettabili.

Era da molto tempo che volevo leggere “Vite rubate” non solo per la bellissima cover e il l’intrigante titolo ma soprattutto per conoscere l’autrice, Monica Lombardi, di cui avevo sentito spesso parlare.

L’attesa non è mai stata tanto ripagata non solo per la trama avvincente e originale, quanto per lo stile di scrittura sapiente e raffinato che rende la narrazione coinvolgente fin dalle prime pagine. Le parole sono dosate con accurata attenzione e ogni dialogo offre puntigliosi tasselli per ricostruire il puzzle di un giallo non facile da interpretare e che intriga profondamente.


Si immaginò quello stesso paesaggio innevato, il silenzio reso ancora più ovattato dalla neve, e le venne in mente una sola parola: pace. Non solitudine, non isolamento, pace. È questo senso di pace che sei venuto a cercare qui, Zachary Walsh? Ma, soprattutto, si trattava di vera pace o piuttosto del tentativo di fuggire il più lontano possibile da un lutto, o da una colpa?


Zachary Walsh è uno scrittore affermato che a seguito dell’improvvisa morte della moglie Adele lascia la California per trasferirsi insieme alla figlia Alice a Willow, una fredda cittadina dell’Alaska per fuggire ai ricordi di una famiglia distrutta e ritrovare la pace perduta. Ma in verità sarà proprio un luogo apparentemente silenzioso a nascondere segreti inconfessabili sotto una perenne coltre bianca di neve intrisa di mistero.

La lontananza che Zach decide di mettere da San Francisco segna simbolicamente la distanza affettiva che inesorabilmente lo allontana sempre di più dalla figlia, avvolta in un vortice di frustrazione e rabbia che l’ha chiusa in sé stessa fino a generare un odio profondo verso suo padre, incapace ormai di capirla.

Zach è un personaggio complesso e ricco di sfaccettature con cui entrare in sintonia è stato immediato. Un protagonista magnetico che vibra nelle pagine alternando l’immagine di vittima come marito tradito da una moglie infedele e quello di essere il sospettato principale dell’incidente che ha coinvolto quest’ultima.
Vittima o carnefice? Un dualismo che si dipana per tutto il romanzo senza mai lasciare trasparire la verità, nonostante l’avvicendarsi di colpi di scena e sfumature psicologiche che pian piano svelano squilibri tra i personaggi del racconto, facendo fluttuare il giudizio di colpevolezza o innocenza in modo continuo.

A condurre le indagini richieste dall’FBI è Paula Wellmann, mandata insieme al collega Dan Fusco ad indagare per capire se possano esservi collegamenti tra la morte di Adele Walsh, avvenuta più di un anno prima, e quella Priscilla, amica di scuola di Alice morta in un incidente senza apparente spiegazione.

Paula è una donna tenace che con piglio professionale cerca di investigare senza pregiudizi e scevra da ogni facile condanna. Una professionista seria e irreprensibile dal passato doloroso che non avrà strada facile nel districare i fili della matassa di un caso che affonda le sue radici in relazioni familiari intricate, in cui rabbia, dolore, senso di inadeguatezza e solitudine si intrecciano fino a confondersi.


«Un buco nel cuore.» «Non so se sia il mio libro migliore ma è quello più … oscuro.» Paula rialzò lo sguardo sul suo viso. La sfida era là pronta ad attenderla.


Lo stile di narrazione è evocativo e ricco di metafore, in cui il racconto presente si alterna a flashback che aiutano a capire meglio la natura dei rapporti familiari che sembrano alla deriva. A questa alternanza si intrecciano le pagine di due diari, quelli di una madre e di una figlia, unici testimoni di due vite piene di segreti e mancanze mai rivelate, come le confessioni di Alice che con profonda autenticità affida alle pagine del suo l’inferno in cui si sente avvolta e che non le lascia tregua, impedendole di essere amata dall’unica persona di cui anelerebbe maggiormente l’affetto.


L’inferno è un luogo dell’anima, che però, ed è questa la vera assurdità, te la strappa e te la riduce a brandelli. A volte ci nasci, altre volti lo incontri lungo la strada. Ma lo porti sempre con te. Una volta che ti ha scelto non ti molla, ti segue ovunque, ti impedisce di agire e allo stesso tempo di costringe a farlo. L’unica cosa che puoi fare è condividerlo. Trascinare qualcuno già con te. Perchè anche la dannazione diventa più sopportabile, se non si è dannati soli.”


I boschi più selvaggi e la natura incontaminata dell’Alaska sono lo scrigno silenzioso in cui un manto nevoso bianco e bellissimo nasconde la verità di una vita rubata che grida vendetta.

Un romanzo in cui il lavoro investigativo è forza motrice per scardinare paure e innescare sentimenti imprevisti ma impossibili da evitare, in una danza in cui speranza e fiducia creano nel lettore la voglia di scoprire finalmente l’identità di efferati delitti, fino a coinvolgere il lettore affiancando Paula durante le indagini per cercare tracce nelle neve, tanto capace di nascondere quanto di rivelare.


La storia della nostra vita, alla fine, è come un libro. Giri pagina e trovi un incontro, una situazione. Puoi scrivere le righe del tuo dialogo ma quello che fai, come agisci, è una reazione alla situazione e alle persone che incontri”.


Quest’ultima citazione racchiude il senso profondo di una storia scritta magistralmente che con originalità e fine eleganza esplora le oscurità dell’animo umano, portando nelle cavità più nere, quelle dove la follia non lascia spazio alla ragione. Ma è nel buio che spesso si può trovare la forza di reagire e guardare dentro noi stessi, per imparare a riconoscere la luce più flebile ma salvifica, in grado di riportare nuovamente alla vita, in una forma nuova e forse migliore.

Chapeau.

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Recensione precedentemente pubblicata da Alessia sul blog All Colours of Romance