
L’AMORE DIVERSO di Fleur du Mar
Titolo: L’amore diverso | |
Autore: Fleur du Mar | |
Serie: autoconclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 10 Maggio 2016 | |
Editore: Sel Publishing |
TRAMA
Edward Huffington, barone di Hallwick è un avvocato di nobili origini, egocentrico e annoiato da una vita che gli ha offerto tutto ciò che potrebbe desiderare, senza dargli realmente nulla. È attratto sia dagli uomini che dalle donne, traendo piacere nel guardare gli amplessi dei suoi amanti.
Virginie Baynes è una ragazza insolita e disinibita. Adottata da una ricca nobildonna all’età di sedici anni, alla morte di quest’ultima si vede annullare l’adozione. Forte e caparbia, disillusa e curiosa, attrae Edward per la sua bellezza singolare e l’intrigante sensualità.
L’incontro tra i due è sconvolgente. Virginie, affascinata dalle pratiche erotiche cui viene introdotta, scopre una nuova dimensione della sessualità. L’uomo, d’altro canto, si sente per la prima volta profondamente attratto da qualcuno anche a livello emotivo. Incapace di gestire quei nuovi sentimenti, s’illude di mantenere un certo controllo provando a condividere Virginie con i suoi amanti abituali. La donna però lo sorprende, ribaltando i ruoli e rendendolo dipendente e geloso.
Inizia così un gioco di prevaricazione e potere, ma è davvero solo un gioco?
O nasconde qualcosa di più?
RECENSIONE
Se dovessi riassumere in poche parole questo libro direi che leggerlo è stato come percorrere un sentiero impervio, tra la boscaglia più fitta districandosi tra i rami delle dinamiche dell’amore, nelle sue sfumature più controverse: l’egoismo più profondo, il cinismo più radicato, il colpo di fulmine più sconvolgente, la redenzione più impensabile.
Un viaggio di espiazione alla scoperta di ciò che non si conosce ma di cui, una volta assaggiato come fosse il frutto proibito, non si potrà più fare a meno. Un romanzo sviluppato da un complesso intreccio umano in cui l’autrice, la talentuosa Fleur du Mar, mostra la sua bravura nel delineare una storia non banale, che indaga su quanto l’animo umano possa affrontare l’ignoto, fino a reagire, adeguarsi, perfino cambiare per spingersi oltre i confini delle proprie convinzioni, certezze, debolezze, scrupoli, pregiudizi, tratteggiando con nuove linee i contorni del bene e il male.
Uno scambio di sguardi e niente sarà più come prima nella vita dei protagonisti, regalando al lettore un’esperienza che non si dimentica facilmente. Eward, Virginie e William sono i protagonisti di questo libro, caratterizzati in modo perfetto ed intenso.
I sentimenti che provava per gli altri erano legati al potere che esercitava su di loro.
Definire Edward è possibile solo citando questo passaggio, in cui le due principali parole “sentimenti” e “ potere” richiamano l’essenza della sua indole, legata indissolubilmente alla qualità delle sue relazioni. Legami, siano essi di amicizia, familiari oltre che professionali, basati essenzialmente sull’esercitazione di un potere grazie ad un innato carisma vissuto come un dono divino.
Vederli sciogliersi per il piacere che donava loro un altro, mentre lo fissavano adoranti, era ciò che lo faceva sentire più vicino all’essere un Dio e lui era stato educato a considerarsi un Dio.
Edward, che ama definirsi un Dio, è un personaggio impeccabilmente disturbante, proprio perché estremo, dissoluto, prevaricatore, cinico al limite del sadismo. E’ lui che è al centro del cambiamento personale più incisivo della storia. La sua volontà di predominio sugli altri inizierà a vacillare quando Virginie incrocerà al sua strada. Lei dal fisico minuto e l’aurea eterea, dalla pelle diafana. Lei dai poteri magici, dotata di una sensualità intrigante, lei disinibita come una strega e innocente come un aneglo.
Il loro primo incontro riecheggia l’eterno concetto del sacro col profano, lo spirituale con il terreno, l’ordinario, lo straordinario con l’ordinario. Ma chi è veramente puro e chi è macchiato dal peccato?
Il connubio di Edward e Virginie inizia con un’attrazione indescrivibile per assumere in poco tempo le sembianze di una progressiva catarsi. Nessuno dei due ne sarà immune, un cambiamento che travolgerà le vite di entrambi, maggiormente quella di lui:
Poi fece qualcosa che Edward non si aspettava. Sorrise. Non solo con le labbra: s’illuminò tutta, assumendo un’espressione così solare che gli sembrò rischiarare l’intera sala. La guardò sorpreso ed ebbe come l’impressione che l’avessero stordito con un pugno in pieno viso. L’aspetto che lo turbò di più fu che, insieme al fastidio, avvertì un’emozione sconosciuta che non seppe definire.
Dall’infermo ad un lungo purgatorio, un percorso che non risparmia nulla e in cui tutti si muovono inizialmente secondo le loro convinzioni, per poi perdere per strada pezzi di loro stessi, fino a scoprire emozioni sconosciute, condividendo intense esperienze, sia carnali che psicologiche. Il paradiso? Chissà se esiste e chissà chi vi arriverà e soprattutto come.
Ad aggiungersi ad una trama originale, che lascio alla gioia del lettore di scoprire con il più sentito consiglio di farlo lasciando mente e cuore aperti, vi è uno stile di scrittura narrato sapientemente in terza persona, così bene da amplificare lo stato d’animo dei suoi protagonisti rendendoli sempre più palpitanti e per questo autentici.
“La speranza ha un gusto dolce amaro. È dolce, perché è la promessa di qualcosa che desideri e che speri di poter avere. È amara perché potrebbe essere l’illusione di qualcosa che non avrai mai.”
Il romanzo è anche intercalato da ambientazioni bellissime descritte con grande accuratezza, catturando l’immaginazione del lettore:
Huffington Hall era una tenuta immensa che sorgeva su una delle dolci colline che increspavano le pianure del Devonshire: un magnifico verde brillante, macchiato qua e là dai toni del verde scuro, del giallo, del rosso e dell’arancio. Come se un pittore si fosse divertito a far cadere gocce di colore per interrompere quella monocromia accecante.
“L’amore diverso” è una lettura potente, magnetica, che pone domande, che insegna e segna, fino a che arrivati all’epilogo si ha la netta sensazione di aver vissuto un viaggio nella mente e nel cuore di protagonisti graffianti ma anche coerenti, che evolvono senza però mutare del tutto la loro natura.
Un romanzo che fa pensare al principio universale del causa-effetto, spesso riassunto nel termine di origine induista e buddista “Karma”: quanto spesso agiamo senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni, sentendoci intoccabili come divinità, senza scrupoli o morale? Quanto siamo in grado di divenire consapevoli, ed provare a riparare alle sofferenze che imponiamo agli altri?
Fleur du Mar conferma di essere un’autrice originale e sperimentatrice, che affonda l’inchiostro delle sue storie sondando le cavità più oscure dell’animo umano, provocandolo, ponendo ostacoli fino a metterlo in gravi difficoltà per vedere e capire i confini delle sue reazioni.
Un modo sublime, a mio avviso, di offrire storie intrise di significato a cui poter pensare per giorni.
Cosa avresti fatto al suo posto? Come ti saresti comportato? Chi è davvero il cattivo? Chi è senza peccato?
Solo adesso che aveva perduto tutto, comprendeva ciò che Virginie gli aveva ripetuto all’infinito: non si può incolpare qualcuno di non essere ciò che vorremmo.
Se vi è bellezza nei libri, potrei dire che essa si riassume in quel che resta dentro di noi a lettura ultimata, ovvero una scia luminosa che ci attraversa riempendoci di stupore ed emozione.
Una lunga cometa che diviene un oggetto prezioso (magari dalle forme di un raro orologio) da portare sempre con noi, riempiti di profonda gratitudine.
Chapeau.