OLTRE LA RECENSIONE

OLTRE LA RECENSIONE

Riflessioni su “L’anima nera di un Lord” di Estelle Hunt
di Alessia Lana

Quanto la psicologia del male possa essere una tematica profondamente attuale e quanto il lato oscuro dell’animo umano nasconda spesso senso di colpa, inadeguatezza, debolezza, dolore.

Era sempre il prima a eccitarlo: l’idea della caccia, di fuorviare un innocente, di umiliare, schiacciare, mortificare.

Già dal titolo “L’anima nera di un lord” si capisce quanto la componente psicologica abbia un ruolo rilevante in questo libro, ultima straordinaria prova di un’autrice che non smette mai stupire.

Una storia in cui Estelle Hunt mostra con consapevolezza e bravura quanto il lato oscuro che vi è nell’animo umano possa essere così marcato da contaminare ogni particella di noi, fino a che le ombre predominano quasi del tutto la luce.

Un romanzo storico ma che potrebbe ribaltarsi in ogni epoca, perchè non vi sono confini temporali per la sofferenza, per il dolore subito. Quante volte ci capita di non avere coscienza di ciò che sta accadendo intorno a noi, di essere la causa principale dei nostri tormenti o di quelli altrui senza poi riuscire ad ammetterlo. Ecco, parliamo dell’Ombra, della parte più inconscia di noi, di colei che si nasconde alla coscienza per nascondere alla parte cosciente, quella più negativa.

Carter e Juliana sono come due vasi rotti, a cui la vita ha chiesto e tolto moltissimo, abituati ad indossare una spessa e pesante corazza per tenere insieme i pezzi frantumati della loro anima. Due creature che vivono in perpetua difesa dalle emozioni anche se lo fanno in modo diverso ma col comune scopo di proteggersi dal male ormai incapaci di risvegliare sentimenti.

Mediante questi due personaggi, Estelle Hunt ci ricorda la sua incredibile capacità di dipingere personalità complesse.

Juliana, una donna marchiata con la lettera scarlatta da una società giudicante e perversa; Carter, controverso, dissoluto, cinico e incapace di seguire le più basiche regole sociali e che vive alla giornata senza essere scalfito da nessun rimorso.

Eppure, leggendo la loro storia non si può che prendere atto del loro dolore, delle ferite, e tra le pagine che scorrono via senza tregua non vi è mai morbosità, nessun spirito di voyerismo. Un’autrice che offre con maestria un’istantanea autentica di quanto il male possa annidarsi tra gli insospettabili, di quanto sia più facile credere di essere corrotti e non degni di essere salvati.

Ed è in questo concetto che la tematica del romanzo è profondamente attuale: la concezione predominante che subiamo anche nella nostra cultura è che le azioni crudeli siano l’esito della personalità o del patrimonio genetico di chi le compie; ne consegue che per comprendere le ragioni di simili condotte bisogna scavare all’interno di questi individui.

Altrettanto vero, del resto, quanto le ferite inferte e non curate possano portare a commettere azioni riprovevoli, ancora peggio di quelle subite.

«Le ombre si allungano laddove esiste la luce. L’una non può vivere senza l’altra. C’è luce in te, Carter. Permettile di manifestarsi.»

Complici il conformismo, la deresponsabilizzazione, l’obbedienza acritica spesso accade che il male si attribuisca solo a determinate persone, magari visibilmente deviate, escludendo quanto spesso esso derivi da persone apparentementi normali e sopra ogni dubbio.

Far credere alla vittima di essersi meritata tutto ciò che gli viene inflitto.

La violenza peggiore che lascia segni indelebili è quella di natura psicologica, capace di divenire un’arma capace di infliggere ferite che impediscono di fidarsi ed affidarsi a qualcuno, proprio perchè ci si sente inadeguati e immeritevoli. Il senso di colpa e di vergogna si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Carter e Juliana, due anime ferite ed abusate, due creature destinate a rivelarsi, a spogliarsi per mostrare le loro cicatrici profonde.

Ogni pagina è una scoperta, ogni parola un passo verso la luce. Nulla è come sembra in questo romanzo, a parte la capacità sublime della penna di Estelle Hunt che ad ogni opera supera sè stessa.