COSì LONTANO, COSì VICINO di Paola Garbarino

COSì LONTANO, COSì VICINO di Paola Garbarino

Titolo: Così lontano, così vicino
Autore: Paola Garbarino
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternati (Yuma e Amelia)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 3 Marzo 2022
Editore: Self Publishing

TRAMA


Anni Novanta. Yuma e Amelia sono cresciuti insieme: lei sogna di essere all’altezza della famiglia di noti esploratori da cui proviene, e un giorno girare il mondo in epiche avventure. Lui è il figlio mezzosangue di una portinaia, non ha mai conosciuto il padre pellerossa, è un asso nel pugilato ma il suo sogno è sfondare nella musica.
Tra i due si instaura un profondo legame fino a che, da un giorno all’altro, Yuma e la sua famiglia svaniscono nel nulla.
Amelia non si rassegna alla mancanza, al dolore per quel distacco, mentre l’adolescenza, con l’intensità delle emozioni e le sue estreme passioni, si trasforma nell’età adulta, coi sogni nel cassetto, i precipizi, i compromessi. Sempre col suo amico nel cuore.
Quando Yuma fa ritorno, lei deve fare i conti con sentimenti che poco hanno a che fare con l’amicizia ma che ardono come un desiderio nuovo e struggente per un uomo che pare molto diverso dal ragazzino che conosceva, un uomo che ora potrebbe spezzarle il cuore.
Una storia sulle seconde occasioni, un amore vissuto tra combattimenti clandestini, canzoni appassionate, oscuri segreti di famiglia. Due anime legate nel profondo che si inseguono in giro per il pianeta, dall’Italia all’Arizona, destinate a smarrirsi e a ritrovarsi più volte, con la ragione che li tiene lontani e il cuore che li fa restare vicini.
Quanto è difficile amare qualcuno quando tutto sembra contro?

Un romanzo autoconclusivo, intenso e sensuale, sulle seconde occasioni, dalla stessa autrice dei bestseller Amazon “Baby Don’t Cry” e “Crazy For You”.

RECENSIONE


Forse, certi amori non trovano il tempo, come vivessero su due linee temporali differenti, leggermente sfasate.


Sì, forse il destino opera così a volte, mettendoci su binari paralleli in un lungo e travagliato viaggio di fughe e ritorni, di vicinanza e lontananza, come se le distanze divenissero fili elastici da accorciare e allungare a piacimento senza potersi quasi mai incontrare. A volte però siamo noi a rendere questo possibile, con le nostre paure, fragilità e debolezze. Sensazioni che ci rendono incapaci di gestire le emozioni rischiando di auto sabotarci, senza rendercene conto, soprattutto in gioventù, quando intraprendere il percorso di crescita è l’avventura più difficile da compiere.

Paola Garbarino segna il suo ritorno alla scrittura con questo romanzo “Così lontano, così vicino” scegliendo un titolo che esprime pienamente un contrasto, un connubio antitetico: così lontano, per cui diverso, fino a porre distanza, separare; così vicino e quindi affine per esprimere prossimità, somiglianza.

Un libro che offre molteplici significati per raccontare come lo spazio avvicina e separa allo stesso tempo, segnando distanze fisiche, temporali ma anche emotive. Un caleidoscopio di interpretazioni che getta luci e ombre in molti aspetti della vita, dalle relazioni fino ai sentimenti.


Sono soltanto un mezzosangue, un bastardo senza padre, il figlio della portinaia, l’amico buffo, il ragazzino bullizzato per il colore della pelle, che si difende a pugni e poi finge di essere caduto per non dirglielo, perché lei possa continuare a vivere nel suo mondo di sogni e avventure. Amelia è una dea, e quella lezione l’ho imparata molto bene studiando Epica: gli dèi si venerano da lontano, o si precipita tremendamente quando si osa amarli.


Protagonisti di questo romanzo sono Amelia e Yuma, tanto diversi da poter essere paragonati al giorno e la notte: lei, dai capelli biondo platino e le sembianze di un angelo, di famiglia facoltosa; lui, dalla “pelle rossa”, in parte italiano e in parte nativo americano, di umili origini.

Si conoscono da bambini all’interno dello stesso condominio, un luogo familiare che diviene facilmente spazio di aggregazione, conoscenza, dove l’infanzia prende vita nei sogni, nelle prime scoperte, nelle promesse e nelle avventure da vivere. E’ stato bello rivivere nei racconti dell’infanzia di Yuma e Amelia ricordi che appartengono a molti di noi, quando le case erano troppo piccole e per giocare con gli amici si scendeva nel cortile, in strada, laddove la vita iniziava a dettare le sue regole, con le prime delusioni e cocenti batticuori. Come accade a loro, uniti da un filo indissolubile e ignari di un destino che li unirà e separerà fino a segnarne le vite totalmente.


E sapere che lui conosceva esattamente dove trovarmi, e non aveva mai più dato notizie di sé, neppure con una cartolina, era una coltellata al petto e una al mio amor proprio.


Quando Yuma sparisce nel nulla, Amelia si ritrova ad affrontare l’assenza di un riferimento, di un amico, un fratello. Un’esperienza difficile per una ragazzina in piena adolescenza ma sarà proprio questa separazione a metterla davanti a sé stessa, per darle la spinta a crescere. Un’evoluzione che a volte richiede sforzi enormi, perché la costruzione del sè per divenire adulti rappresenta un viaggio impervio di scoperta e ricerca di felicità. E’ impossibile non immedesimarsi nei dubbi di Amelia, nelle sue paure e nella costruzione delle sue convinzioni. Quante volte ci capita di intraprendere questo cammino, forse non termina mai, neppure da adulti. Un lastricato di successi, errori, abbagli e sbagli, che ci lancia gli strumenti per rendere il percorso solo nostro, imparando dalle esperienze. Ovviamente quando si è giovani tutte le emozioni si amplificano, complicandoci la percezione delle situazioni, impedendoci di oltrepassare i limiti imposti dalla cultura, dalla società, dalla famiglia.


Mi pare che l’adolescenza si viva combattendo su un fronte: giusti o sfigati, troie o suore, secchioni o teste di cazzo, popolari o nerd, Pop o Rock, fighetti o dei vicoli. Penso che molto dipenda dalla classe sociale, ma Yuma sa che per me non ha mai contato. Non m’importa che lui viva ad Albaro solo perché è figlio della portinaia, ma forse a lui sì e io non l’avevo mai compreso.


In questa storia Amelia e Yuma prendono per mano il lettore inducendolo a porsi domande, a volte difficili, soprattutto quando a complicare la situazione sopraggiunge il pregiudizio sulla diversità culturale e di livello sociale, così potente da creare invalicabili barriere in grado di separare, dividere, perfino ingannare. Yuma rappresenta il diverso, la figura difettosa, da cui stare lontani perchè sbagliato, pericoloso. E su tutto l’ombra dell’imposizione delle famiglie sulle nostre scelte, che spesso ci rendono incapaci di sbagliare, che decidono per noi, fino a deviare la direzione del nostro camino, pur spesso in buona fede.

Una tematica ricorrente nei romanzi di Paola Garbarino, sempre abilissima nell’offrire una chiave di lettura che ognuno di noi può usare a più livelli per aprire i cassetti della memoria, ricordandoci quanta strada abbiamo fatto e tutti gli sbagli che però sono stati utili ad arrivare fino a quello che siamo oggi, persone adulte. La bellezza di questo romanzo risiede proprio nel richiamare il nostro passato, con le sue sfumature, difficoltà ma la consapevolezza di essere cresciuti nonostante tutto.


Provavo l’irrefrenabile bisogno di avere accanto qualcuno a cui appoggiarmi, che mi abbracciasse, che mi volesse bene, che mi dicesse che sarei sopravvissuta a questo immenso dolore, che sarei diventata più forte senza divenire arida, qualcuno che mettesse in musica la mia sofferenza e la facesse volar via con le note.


“Così lontano, così vicino” è una storia di un amore profondo tra due ragazzi che si amano in modo istintivo e crescente, vittime di un sentimento che li trascina senza dare loro tempo di capirne la portata, così forte da detonare nelle loro vite e coinvolgerli in modo totalizzante.

Il titolo non è casuale, bensì riferito ad una canzone meravigliosa degli U2, band che amo particolarmente e che ha segnato tutta la mia giovinezza. Scelta che conferma quanto la musica, protagonista in moltissime parti del romanzo, sia sempre una compagna fedele di questa bravissima autrice. “Stay, faraway so close”, un brano di fine anni novanta, colonna sonora di un bellissimo film di Wim Wenders, un inno a vivere intensamente un amore, una preghiera a restare, nonostante tutto, gli sbagli, le omissioni. L’incontro tra un angelo e un demone, come il giorno e la notte, tra spirituale e carnale, come Yuma e Amelia, anime opposte destinate a completarsi. Come canta Bono Vox:

Stare così vicini a te ma sentirti così lontano. Non poterti che sfiorare. Sollevato verso l’alto come da invisibile elettricità o onde radio. Attraverso I segnali della televisione potrei andare ovunque ma resto vicino a te.

Accadono tante cose in questa storia, che lascio scoprire al piacere del lettore. Un saliscendi di cadute, rialzi, fraintendimenti e confessioni, una lunga onda tra dolore e passione, dramma e dolcezza, ricordando Quanto Paola Garbarino sia sempre capace di emozionare con grande bravura e sensibilità.
I suoi libri hanno il potere di generare un’istantanea empatia tra i suoi protagonisti e il lettore. Ammetto che in questa opera si percepisce quanto la scrittura abbia richiesto il momento giusto per poter venire alla luce. L’ispirazione , come dice Paola, richiede tempo e spazio, e Amelia e Yuma avevano bisogno di essere raccontati solo adesso:


Non posso credere al caso, solo al destino, che ci ha messi nello stesso luogo, nel medesimo arco temporale, addirittura nella stessa casa .


No, spesso le cose accadono per un motivo, una ragione che sembra oscura e che magari si rivela solo dopo ma che può offrirci il senso e il significato di tutto il cammino fatto.

Grazie Paola di questo viaggio meraviglioso.