OVUNQUE SIA MURVIEDRO di Umberto Chiri

OVUNQUE SIA MURVIEDRO di Umberto Chiri

Titolo: Ovunque sia Murviedro
Autore: Umberto Chiri
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 4 ottobre 2021
Editore: Pluriversum Edizioni

TRAMA


È l’umanità, a volte avvelenata, altre volte negata, affermata con forza e talvolta idealizzata, il fil rouge dei 13 racconti dal titolo “Ovunque sia Murviedro”, che prende le mosse dalla storia di Stefano, un anziano affetto da Alzheimer; altri personaggi vengono colti nell’istante in cui sono privati della corazza che di consueto innalzano, vuoi per cicatrici amorose – Ultimo giorno, Succede a tanti, Lea e i pioppi bianchi, La fontana delle capre, Essere la tua casa, Il salice germoglia anche se tagliato, Botola, Dove stiamo andando, tesoro? – vuoi per un lutto difficile da metabolizzare – Falena – oppure per una perdita affettiva – L’attesa. Tutti comunque passano attraverso il varco dell’altruismo, ritrovandosi continuamente trasformati; alcuni non colgono il senso del cambiamento, altri ne fanno il punto di partenza per nuove esperienze all’insegna di una forma di esistenza più autentica. Tutti però devono fare i conti con la propria e l’altrui umanità.

RECENSIONE


Una raccolta di racconti slegati uno dall’altro ma che hanno in comune il senso di smarrimento, l’inadeguatezza, il male di vivere che ti senti addosso, che ti si appiccica sulla pelle e non sai neppure il perché. Ogni racconto mette al centro l’essere umano con i suoi momenti di fragilità, le inevitabili cadute e l’ora della rinascita. Tante situazioni in cui ci si ritrova a combattere tutti la stessa oscurità. L’autore ci parla di gente comune in cui ci si riconosce facilmente; potrebbe trattarsi di qualcuno che conosciamo bene, oppure potremmo essere proprio noi i protagonisti della storia che assume i contorni di uno spaccato di vita vissuta.

Nei racconti ci sono adulti fragili o giovani fragili che non sanno darsi una spiegazione ma si sentono minacciati, esclusi dagli altri; hanno perso la sicurezza e la spensieratezza propria dei bambini. Questo è l’estratto di un racconto che mi è rimasto impresso


Ma come poteva spiegare a suo padre che qualcosa era andato guastandosi, infettandosi, per sempre? Se avesse avuto le parole, gli avrebbe parlato di un ammorbamento, di una purezza intorbidita e potenzialmente infetta. Ma quelle parole non le aveva in serbo neppure per sé. Neanche lui capiva bene. Semplicemente si sentiva minacciato.”


Pensate a un ragazzo che si sente minacciato e ai margini. Potrebbe essere il figlio del vicino di casa o, magari, vostro figlio che si sente così e non sa farsi aiutare. 

In ogni racconto c’è un abisso in cui si cade ma c’è anche uno spiraglio di luce a cui tendere occhi e mani per risalire. Ed è così che ci si sente leggendo i racconti: prima si sprofonda, poi si risale in superficie


Io vorrei aprire una botola, trovarci un piccolo scantinato in cui mettere a dimora quelle poche ore, le uniche della mia vita dotate di senso, e poi cominciare a scavare, in modo da farle stare più comode, senza lo strangolamento delle urgenze familiari, e poi scavare ancora, e a ogni palata di terra guadagnare un minuto di vita vera, scavare, scavare fino a far traslocare ogni secondo della mia esistenza sotto quella botola, e quindi richiuderla per sempre alle mie spalle.”


Parole dure che portano l’essere umano a nascondersi nel suo mondo per avere conforto. Quando non basta più isolarsi, allora si apre la botola e ci si tuffa nella vita e ci si rende conto che è talmente bella che vale la pena viverla appieno


“Ti prego, fammi affondare le mani nell’oggi, soltanto nell’oggi, lasciami vivere come una falena consapevole di Dio…”


Ricordiamoci che la falena vive di un solo giorno, per questo si fa bastare il tempo che ha a disposizione e si gode gli istanti, brevi eternità che la rendono felice. E allora pensiamo che sono proprio i momenti bui quelli che sanno illuminarci e viviamo intensamente il presente.