L’AQUILA E MAJA di Pitti Duchamp

L’AQUILA E MAJA di Pitti Duchamp

Titolo: L’aquila e Maja
Autore: Pitti Duchamp
Serie: Autoconclusivo
Genere: Romance storico
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 4 dicembre 2021
Editore: Mondadori

TRAMA


Il barone Umberto Riccardi, spericolato pilota di aerei, aspetta che l’Italia entri nel pieno della Grande Guerra: non vede l’ora di sfidare la morte alla guida del suo velocissimo biplano. Alba è una sarta talentuosa. Sedotta dal barone, cede al piacere sublime della trasgressione. Ma lui ha in mente solo la gloria e non c’è spazio per nient’altro nella sua vita. Sarà la guerra a far incrociare nuovamente i loro destini. Umberto ritroverà Alba, impavida e bellissima, con la divisa della Croce Rossa, e scoprirà che per lui la vera battaglia non è contro il nemico austriaco, bensì contro un passato che non smette di tormentarlo. Basterà la passione a unire i loro cuori coraggiosi?

RECENSIONE


La pelle di luna della ragazza riluceva di un bagliore opalino in contrasto con i tessuti cupi. Aveva capelli ramati, morbidi boccoli né solo rossi né solo biondi, ma di entrambi i colori in dosi perfette, che scendevano a incorniciare le spalle di alabastro. Spiccavano gli occhi viola, non grigi o azzurri, non blu, ma di un violetto inusuale che, Umberto ci avrebbe scommesso, era costato ore di tentativi di riproduzione al povero pittore.


Uno sguardo fugace, un colpo di fulmine così immediato da far prevalere l’istinto sulla ragione, fino a invaghirsi di un corpo dipinto sperando che esso prenda vita.


Quella una ragazza per bene? Non c’era da scommetterci. I suoi occhi erano diversi da tutti quelli che gli era capitato di incontrare. Bruciavano di passione, di sfida alla vita. Erano fuoco viola, incandescenti come il più suggestivo dei tramonti.

«Ha un tipo di avvenenza particolarissimo, delicato e signorile eppure così accattivante. Nonostante la sua grazia leggera, ha una bellezza di carattere».


Un ritratto come una visione onirica intrigante come un quadro, la “Maja desnuda”, una delle opere più famose di Goya. Un capolavoro che ritraeva una nudità di una donna ordinaria e sensuale che superava i miti classici tanto che costò all’artista spagnolo un processo in tribunale e il ritiro del quadro dalla vista al pubblico per decenni, a cui rispose con una versione vestita. Un dipinto scandalo che divenne simbolo della seduzione femminile: una donna ritratta con le mani incrociate dietro la testa e lo sguardo diretto e provocatorio.

Un’opera che diviene l’innesco della scintilla che fa incontrare i due protagonisti di questo libro: lui, Barone Umberto Riccardi, sergente aviatore dell’aeronautica italiana; lei, Alba, semplice sartina dalle umili origini. Due protagonisti così diversi che sembra di assistere al confronto tra un diavolo, dal volto sfregiato dal vaiolo, e un angelo bellissimo, dalle fattezze di una giovane dal corpo seducente e una chioma rossa come la visione di un tramonto mozzafiato.


Quell’aria da suorina dimessa non si accordava bene con il violetto sfacciato delle iridi, né con il suo corpo, minuto e pieno di promesse.


Alba sarà chiamata da Umberto sempre con il nome di “Maja”, a rimarcare un ricordo indelebile di quel corpo nudo dipinto etereo capace di emanare una luminosità propria tale da creare un forte contrasto con lo sfondo su cui è stata ritratta.

Una contrapposizione di luce e ombra che segue le linee che contornano le vite di entrambi: Umberto, che si sente vivo solo volando in una continua sfida alla morte, inseguito da demoni troppo grandi da affrontare; Alba, giovane e con la voglia di vivere e trasgredire, anche se succube figlia di una madre rabbiosa, incattivita con la vita e capace di farla sentire colpevole e sbagliata, fino a rifiutarla.

Due mondi tanto opposti da collidere, accedendo una bruciante passione che finirà per cambiare i loro destini. Due vite in bilico che la guerra cambierà inesorabilmente e che farà cambiare, stravolgere, perdere e ritrovare, seppure nulla e nessuno sarà come prima.


Non poteva pensare di amarlo ancora, eppure, ora che se lo trovava davanti indifeso, c’era un nodo di emozioni potentissime che le bloccava lo stomaco. Rancore, nostalgia, passione, vergogna, tenerezza erano solo alcuni dei fili che componevano la matassa e se lei cercava di tirarne uno per scioglierla, tutti gli altri si stringevano di più, provocandole un dolore tremendo.


Possibile continuare ad amare ancora dopo il rancore, la vergogna, l’umiliazione? Si dice che non si può dimenticare un amore, piuttosto si può imparare a vivere senza di esso. Sarà quello che accadrà ad Alba ed Umberto, che seppure lontani nel tempo e nello spazio non potranno dimenticare un sentimento indelebile come i tratti di un dipinto di rara preziosità.

Una storia di amore e di guerra destinata a rimanere impressa nel lettore soprattutto perchè la maggior parte del libro è basata su fatti e personaggi realisticamente esistiti, scelta che amplifica indiscutibilmente il coinvolgimento durante la narrazione grazie alla bravura della bravissima autrice che descrive con estrema accuratezza il contesto sociologico, storico e politico della storia.


Tenente, la vittoria ha senso solo se abbiamo qualcosa o qualcuno per cui raggiungerla. Se nulla ci tiene legati alla vita, se non abbiamo niente per cui lottare, che senso ha?—Quelli erano discorsi che avrebbe fatto suo padre, si disse Umberto, pieni di senno, lungimiranza, onore. Ma lui non era buono come Baracca e aveva terminato la propria riserva di umanità sul letto di morte di suo padre, sprecando invano tutte le preghiere e le lacrime che aveva.—Lascio a voi la vittoria, maggiore. Io mi accontento di morire combattendo


In questa citazione, ammetto tra le più commuoventi del libro, un confronto tra Umberto e il valoroso maggiore Francesco Baracca, suo comandante e patriota italiano a cui Firenze, e non solo, ha dedicato mezza città. Questo libro ne evoca con meticolosa attenzione le gesta e la vita, quella di un combattente straordinario , insignito della medaglia d’oro al valor militare. Un asso dell’aviazione italiana che passò alla storia per il famoso cavallino disegnato sul fianco del suo biplano, reso celebre poi da Enzo Ferrrari al quale ne fece dono, pare, la madre dell’eroe aviatore affinchè la memoria del figlio fosse conservata, senza sapere che sarebbe divenuto un altro mito italiano. Conoscere la sua storia è una delle ragioni per cui leggere “L’Aquila e Maja”, e apprezzare chi ne ha voluto ricordare il valore umano immenso.

Oltre a questo eore, nel libro non mancano citazioni di altri personaggi storici eccellenti come Gabriele D’annunzio, il temibile Barone Rosso e Margherita Parodi, a cui fu attriibuita la medaglia d’onore per aver servito il suo paese sotto i bombardamenti, restando al suo posto con audacia e fermezza. Una testimone di rilievo di quello che fu il difficilissimo e fondamentale ruolo delle Croce Rossine durante la prima Guerra Mondiale, esempi di forza e coraggio in un momento storico imperversato dalla più feroce disumanità.

Pezzi di storia incasellati con dovizia di particolari, profonda ricerca e quella rara sensibilità che rende Pitti Duchamp un’autrice imperdibile che consegna ai suoi lettori un romanzo struggente, pieno di amore e speranza.

Una lettura che consente di attraversare una parte importante della nostra storia sorvolando vicende dolorose e mai dimenticate, ma soprattutto permettendo di scoprire l’infinito amore di un uomo senza pace ed una giovane donna coraggiosa.


Lo amava in modo completo e razionale: non perché lui fosse la sua unica scelta, ma perché l’unica scelta possibile per dare valore all’esistenza era amare lui.



Chapeau Pitti.


Link per l’acquisto del L’aquila e Maja QUI