FAME D’ARIA di Daniele Mencarelli

FAME D’ARIA di Daniele Mencarelli

Titolo: Fame d’aria
Autore: Daniele Mencarelli
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 17 gennaio 2023
Editore: Mondadori

TRAMA


Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole. Con “Fame d’aria”, Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l’amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.

RECENSIONE


Questa recensione nasce non solo dopo aver letto il nuovo libro di Daniele Mencarelli ma anche dopo aver assistito alla presentazione del medesimo presso la rassegna “Romans D’autore.” 

Posso dire che sentir parlare questo scrittore è stata un’esperienza che ha dato un valore aggiunto alle riflessioni scaturite da questo libro, un piacere e un’emozione poter ascoltare un grande comunicatore come lui. 

Lo stesso tipo di comunicazione che egli mette nelle sue pagine, senza sconti, senza fronzoli, diretta, asciutta, intensa, forte, vera. 

Fame d’aria ne è un esempio, ultimo suo lavoro che tratta un tema di cui si parla poco o comunque superficialmente, come egli stesso afferma durante la presentazione. 

Un romanzo incentrato sulla disabilità vissuta dal punto di vista genitoriale, che mostra senza pudore alcuno (e fa bene a farlo secondo me) quanto un’esistenza come quella del protagonista possa consumare fino a lasciare il vuoto dentro e intorno. 

Pietro è un uomo a cui è capitato un figlio gravemente disabile, una disabilità che ha finito per fagocitare ogni altro aspetto della sua vita, schiacciato non solo dalla quotidianità con Jacopo, che necessita di assistenza assidua e continua, ma anche dalle gravi condizioni economiche in cui versa. 

Un mix letale per qualsiasi esistenza che voglia significare vivere e non solo esistere appunto, letale per il cuore di Pietro che un po’ alla volta negli anni finisce per inaridirsi. 

Un cuore che non sente più niente se non un odio profondo per un destino tragico. 


In quel momento, anche il suo dolore, quello che lo accompagnava dalla prima volta in cui gli comunicarono che il figlio era malato, assunse altra forma. Da dolore a repulsione. A odio. 


Un abito perfettamente cucito addosso a questa storia titolo e cover del libro che sebbene possano risultare inizialmente quasi disturbanti, risultano invece perfetti al termine della lettura. 

Perché bisogna dirlo questa è una storia a tratti disturbante, come lo è lo stesso Pietro durante lo scorrere della vicenda, un uomo svuotato, cinico, duro fino quasi a essere brutale. 

Non si può non comprendere però che ha tutte le ragioni per esserlo diventato, grazie ad una serie di flashback nella narrazione grazie ai quali intravediamo sempre più il fondo nero e buio del baratro in cui egli è imprigionato. 

Ed è fotografando attraverso le parole un’esistenza come purtroppo ne esistono molte simili a quelle di Pietro e Jacopo che Mencarelli denuncia due grosse piaghe della società odierna: l’isolamento e l’abbandono. 

Non ci sono persone accanto a questa famiglia ad alleviare le incombenze e le sofferenze di una vita completamente dedicata ad un altro essere umano che non può fare niente autonomamente né istituzioni. 

Un urlo forte quello dell’autore contro l’indifferenza, il disinteresse e la discriminazione in cui versano molte famiglie che ogni giorno fanno i conti con la disperazione e a cui vanno i suoi ringraziamenti al termine del libro: ai dimenticati. 


Quando Pietro ascoltò per la prima volta la voce di suo figlio esibirsi, ancora incerta ma piena di determinazione, in quelle due magnifiche sillabe, papà, si sentì realizzato come ogni uomo che si scopre riamato dal suo amore più grande. Poi venne la notte. Questa è l’immagine che Pietro ha del suo passato. Scese, senza furia, un tanto al giorno, una tenebra più fitta della morte. 


Ecco perché il titolo del libro è incredibilmente centrato perché è proprio questa la sensazione che si avverte ad entrare nei pensieri di Pietro, la mancanza di ossigeno. 

La sensazione che suscita vivere in una notte eterna come è la vita di questo personaggio è infatti l’apnea, e il buio evoca proprio uno spazio chiuso, piccolo, soffocante che sta a simboleggiare la vita del protagonista, cioè un’esistenza senza via d’uscita, una scatola chiusa in cui non filtra aria e da cui è impossibile uscire. 


Ha fame d’aria. È come se la realtà gli si stringesse addosso. 


Mencarelli racconta infatti un dolore a cui non c’è rimedio che mette alla prova qualsiasi residuo di umanità. 

Ma spesso l’umanità stessa riesce a resistere dove non lo crederesti possibile, riesce ad assumere forme e modi inattesi, improbabili e impensabili, come un fiore che nasce dal cemento. 

In questo caso assume le fattezze di persone incontrate per caso, in un paese sperduto e in declino come Sant’Anna del Sannio che l’autore immortala nel cuore del lettore in questo bellissimo passaggio: 


Arroccata alla sua collina, illuminata da un sole stretto in mezzo a nuvole gigantesche, incombenti, Sant’Anna del Sannio si mostra nella sua piccolezza. Vista da così, nemmeno il cuore prosciugato di Pietro riesce a impedirsi quello che gli occhi comandano. È bella. Sant’Anna del Sannio è bella. Come quei presepi impolverati, buttati dentro scatole riposte in cantina, da anni utili a nessuno. 


Calzante questo riferimento ad un presepe abbandonato, un posto in cui il futuro sembra non poter entrare e che è lo scenario ideale per Pietro che non può immaginare un domani diverso dal proprio presente.  

Eppure proprio in questo piccolo paese dimenticato del Molise si nasconde la via della speranza, composta da una parola gentile, da un piatto caldo, da un sorriso sincero, da un panorama mozzafiato. 

Piccoli gesti, sguardi. 

Attimi, come quelli in cui Pietro trova un lieve sollievo, tra il sonno e il destarsi come se il sogno fosse l’unica via di fuga ad una realtà invivibile. 

Ecco cosa vuole dirci l’autore: la bellezza è fatta di piccole cose ma sono proprio queste a salvarci. 

E se non ci salvano per lo meno ci mostrano che può ancora esistere speranza. 

THE SPARE-IL MINORE di Prince Harry

THE SPARE-IL MINORE di Prince Henry

Titolo: The Spare-Il minore
Autore: Prince Harry
Serie: Autoconclusivo
Genere: Autobiografia
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Gennaio 2023
Editore: Mondadori

TRAMA


È stata una delle più strazianti immagini del Ventesimo secolo: due ragazzini, due principi, che seguono il feretro della madre sotto gli occhi addolorati e inorriditi del mondo intero. Mentre si celebrava il funerale di Diana, principessa del Galles, miliardi di persone si chiedevano quali pensieri affollassero la mente dei principi, quali emozioni passassero per i loro cuori, e come si sarebbero dipanate le loro vite da quel momento in poi. Finalmente Harry racconta la sua storia. Con la sua cruda e implacabile onestà, “Spare. Il minore” è una pubblicazione epocale. Le sue pagine, dense di analisi e rivelazioni, sono frutto di un profondo esame di sé e della consapevolezza – conquistata a caro prezzo – che l’amore vince sempre sul lutto.  

RECENSIONE


The spare, il minore. O anche la riserva. An heir and a Spare, un erede e la sua riserva.

È così che si è sentito per tutta la vita un ragazzo dai capelli rossi, una riserva. Qualcuno che è nato solo per fare da eventuale rimpiazzo al primogenito. Non aspettatevi rivelazioni sconvolgenti da The Spare, che è in realtà un libro di memorie del principe Harry, il suo punto di vista su avvenimenti accaduti all’interno  della sua famiglia.

La storia è narrata in prima persona da Harry, e non è da tutti i giorni sentire un reale, o meglio ex reale, che parla di sé e della sua famiglia come se fosse davanti ad una birra al pub con amici. La vera protagonista di The spare è la mamma di Harry, la principessa Diana: viene citata spessissimo, ed è evidente come Harry ancora soffra per la perdita dell’amatissima  madre.

Provate ad immaginare un ragazzino di 12 anni che non può nemmeno piangere in pubblico, che deve controllare le sue emozioni, e che porta dentro di sé questo enorme fardello per tutta la vita. Provate ad immaginare che questo ragazzino è un principe, che suo padre è anche un bravo papà, ma piuttosto anaffettivo, un uomo che non sa come dimostrare il suo affetto ai figli. Verso suo padre però Harry ha anche buone parole, e lo giudica come un uomo in fondo buono, uno che ha sempre lavorato, un ambientalista bullizzato dai media.


Da decenni lottava   per mettere in guardia la gente sul cambiamento climatico, senza mai cedere, nonostante venisse crudelmente deriso dalla stampa come una Cassandra isterica”.


Non mancano aneddoti divertenti come re Carlo che, stufo dei litigi fra i figli, dice: “ Basta ragazzi, fatemi passare in pace i miei ultimi anni” o anche l’escursione  di Harry al Polo Nord con conseguente congelamento delle parti basse e qualcuno che gli suggerisce di mettere la crema di Elizabeth Arden.

Non manca ovviamente la regina Elisabetta, al quale Harry chiede anche l’approvazione  di poter tenere la barba durante il matrimonio, il principe William che da compagno di giochi e di scorribande diventa quasi un nemico divorato dalla competizione col fratello, fino all’ incontro con Megan e la decisione di abbandonare il Regno Unito per fuggire dai paparazzi.

Non è stato semplice accostarmi a questa lettura, confesso di aver pensato: “ “ Ecco le memorie di un povero miliardario che vuole lavare in pubblico i panni sporchi della sua famiglia e ricavarci qualche soldino”.

In realtà ho riflettuto su quanto Harry si sia davvero sentito una ruota di scorta per tutta la vita, di quanto la perdita della madre lo abbia profondamente condizionato e lo abbia spinto ad essere anche così rivoluzionario nel decidere di sconvolgere totalmente la sua vita. Ci sono molte pagine dedicate alla sua esperienza nell’esercito, al volontariato, agli Invictus games nati per aiutare i veterani e le loro famiglie.

È come se Harry avesse voluto raccontare ogni minima parte della sua vita, come per liberarsi di un peso e confidarsi con un amico. A volte anche con ingenuità, e con un tono quasi “neutro”, come se non volesse lasciar trasparire troppe emozioni. Anche se le emozioni vengono fuori quando affronta il tema dei paparazzi, giudicati colpevoli della morte di Diana e di aver perseguitato sua moglie Megan.


Credevo che attraversare il tunnel avrebbe portato la fine, o una breve cessazione del dolore, del decennio di implacabile dolore”.


La lettura mi ha emozionato, così come sentir parlare della tanto amata Principessa Diana, la regina di cuori di un intero popolo. Sicuramente ogni famiglia ha i suoi problemi, ed Harry ha infranto ogni regola di protocollo della famiglia reale. “ Mai spiegare, mai commentare”: lui invece ha davvero rivoluzionato questo concetto.

Chiunque voglia leggere questo libro deve abbandonare ogni pregiudizio e cercare di dimenticare che a scriverlo è stato un ex reale. L’autore è solo una persona alla disperata ricerca di un’identità e del proprio scopo nella vita.


Quando qualcuno di questa famiglia scapperà e comincerà a vivere?”


                 

THE IN BETWEEN – NON TI PERDERO’- di Marc Klein

THE IN BETWEEN-NON TI PERDERO’- di Marc Klein

Titolo: The in between- Non ti perderò-
Autore: Marc Klein
Serie: Autoconclusivo
Genere: Paranormal romance
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Aprile 2022
Editore: Mondadori

TRAMA


Tessa ha diciassette anni, non ha mai conosciuto l’amore né, così pensa, lo conoscerà mai. Dopotutto, una come lei, abbandonata dai genitori e catapultata per anni in una girandola di famiglie affidatarie, probabilmente non se lo merita nemmeno. Poi però, un giorno, incontra Skylar e tutto cambia. Perché questo ragazzo così bello, profondo e sicuro di sé, con ostinazione e pazienza, riesce a vincere le sue resistenze e a mostrarle quanta gioia si può provare se solo si trova il coraggio di aprire il proprio cuore. E così tra loro nasce, e cresce, un amore potente, e grande, uno di quegli amori che la gente può solo sognare o vedere nei film. Ma una notte succede qualcosa che rompe l’incanto. Tessa si risveglia da sola in ospedale. Non ricorda niente. Poi arriva la doccia fredda: Skylar è morto. Incapace di accettare la scomparsa del ragazzo, Tessa va alla ricerca di spiegazioni. Cosa è successo quella notte? E perché da allora intorno a lei accadono eventi inspiegabili? Forse Skylar sta cercando un modo per mettersi in contatto con lei dall’Aldilà? Se è così, allora, forse c’è ancora la possibilità di rivederlo un’ultima volta e di scoprire la verità sulla notte terribile in cui il suo cuore si è spezzato.

RECENSIONE


Tessa lo sa, perché ha perso Skylar in un incidente d’auto. La vita si ferma, c’è solo dolore, paura, il timore di non aver detto ti amo a Skylar quella maledetta notte. Il romanzo ruota attorno a questi due adolescenti che si amano follemente, che vivono mesi di amore e passione, mesi che valgono quanto una vita intera.

Una vita che all’improvviso si spezza.. Tessa è una ragazza con un gran talento per la fotografia, con un’infanzia traumatica che le ha lasciato la paura dell’ abbandono e che è assolutamente terrorizzata dall’amore per Skylar e tormentata dall’idea di non avergli detto ti amo quell’ultima tragica notte.

La storia in sé è meravigliosa perché non c’è solo il dolore della morte, si affronta anche una tematica importante come quella della vita dopo la morte. La morte non esiste, ci sono anime senza corpo che possono comunicare con noi, anche se costa loro una grande fatica. Perché noi viaggiamo su bici, e loro in aereo. E devono abbassarsi alla nostra frequenza per poter comunicare.

L’autore affronta con grande maestria e  delicatezza la tematica del primo grande amore dell’adolescenza interrotto da un destino brutale. Lo stile evocativo di Marc Klein ci porta in un mondo magico, di felicità e dolore, ma anche tanto amore.


 “E’ così bello” disse Tessa. “ È un’alba…o un tramonto?” “È entrambi” disse Skylar con malinconia. “È una fine…ed un inizio”.


È un mondo composto da tante immagini, fotografie in bianco e nero e poi a colori quando i protagonisti capiscono di amarsi. Da questo romanzo è stato realizzato un film spettacolare ora disponibile su Netflix, molto fedele al testo originale anche nei dialoghi.

The in between, nel mezzo: il titolo rimanda allo stadio intermedio di quelle anime che sono ancora sulla terra, bloccate da un senso di incompiuto, di qualcosa che non hanno ancora terminato.

Marc Klein è anche l’autore di Serendipity, dal quale è stato tratto un film anni fa riguardo due anime gemelle che il destino riunisce anni dopo. Mi ha colpito proprio questo: la tematica del destino, e la consapevolezza che ciò che è destinato a noi troverà il modo di raggiungerci. Sapevo da subito che avrei amato The in between: è una storia di amore , morte e dell’amore dopo la morte.

Da anni mi dedico, anche per vicende personali, alla spiritualità e alla ricerca di tutto ciò che riguarda la vita dopo la morte. Perché si tratta di questo: la morte non esiste, esiste una vita oltre la materia e oltre il corpo. Solo un avviso: preparate quintali di fazzoletti perché si piange.


 “Tutti noi siamo tormentati dai fantasmi. I fantasmi dei traumi infantili, i fantasmi dei sogni non realizzati, i fantasmi degli amori perduti. È assolutamente comprensibile che la maggior parte di noi tratti questi fantasmi come presenze indesiderate. Come spiriti malvagi che si sono insediati a forza dentro le nostre case e che si rifiutano di lasciarle. Ma alla fine questi fantasmi ci rendono chi siamo, e li portiamo dentro di noi”


L’AQUILA E MAJA di Pitti Duchamp

L’AQUILA E MAJA di Pitti Duchamp

Titolo: L’aquila e Maja
Autore: Pitti Duchamp
Serie: Autoconclusivo
Genere: Romance storico
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 4 dicembre 2021
Editore: Mondadori

TRAMA


Il barone Umberto Riccardi, spericolato pilota di aerei, aspetta che l’Italia entri nel pieno della Grande Guerra: non vede l’ora di sfidare la morte alla guida del suo velocissimo biplano. Alba è una sarta talentuosa. Sedotta dal barone, cede al piacere sublime della trasgressione. Ma lui ha in mente solo la gloria e non c’è spazio per nient’altro nella sua vita. Sarà la guerra a far incrociare nuovamente i loro destini. Umberto ritroverà Alba, impavida e bellissima, con la divisa della Croce Rossa, e scoprirà che per lui la vera battaglia non è contro il nemico austriaco, bensì contro un passato che non smette di tormentarlo. Basterà la passione a unire i loro cuori coraggiosi?

RECENSIONE


La pelle di luna della ragazza riluceva di un bagliore opalino in contrasto con i tessuti cupi. Aveva capelli ramati, morbidi boccoli né solo rossi né solo biondi, ma di entrambi i colori in dosi perfette, che scendevano a incorniciare le spalle di alabastro. Spiccavano gli occhi viola, non grigi o azzurri, non blu, ma di un violetto inusuale che, Umberto ci avrebbe scommesso, era costato ore di tentativi di riproduzione al povero pittore.


Uno sguardo fugace, un colpo di fulmine così immediato da far prevalere l’istinto sulla ragione, fino a invaghirsi di un corpo dipinto sperando che esso prenda vita.


Quella una ragazza per bene? Non c’era da scommetterci. I suoi occhi erano diversi da tutti quelli che gli era capitato di incontrare. Bruciavano di passione, di sfida alla vita. Erano fuoco viola, incandescenti come il più suggestivo dei tramonti.

«Ha un tipo di avvenenza particolarissimo, delicato e signorile eppure così accattivante. Nonostante la sua grazia leggera, ha una bellezza di carattere».


Un ritratto come una visione onirica intrigante come un quadro, la “Maja desnuda”, una delle opere più famose di Goya. Un capolavoro che ritraeva una nudità di una donna ordinaria e sensuale che superava i miti classici tanto che costò all’artista spagnolo un processo in tribunale e il ritiro del quadro dalla vista al pubblico per decenni, a cui rispose con una versione vestita. Un dipinto scandalo che divenne simbolo della seduzione femminile: una donna ritratta con le mani incrociate dietro la testa e lo sguardo diretto e provocatorio.

Un’opera che diviene l’innesco della scintilla che fa incontrare i due protagonisti di questo libro: lui, Barone Umberto Riccardi, sergente aviatore dell’aeronautica italiana; lei, Alba, semplice sartina dalle umili origini. Due protagonisti così diversi che sembra di assistere al confronto tra un diavolo, dal volto sfregiato dal vaiolo, e un angelo bellissimo, dalle fattezze di una giovane dal corpo seducente e una chioma rossa come la visione di un tramonto mozzafiato.


Quell’aria da suorina dimessa non si accordava bene con il violetto sfacciato delle iridi, né con il suo corpo, minuto e pieno di promesse.


Alba sarà chiamata da Umberto sempre con il nome di “Maja”, a rimarcare un ricordo indelebile di quel corpo nudo dipinto etereo capace di emanare una luminosità propria tale da creare un forte contrasto con lo sfondo su cui è stata ritratta.

Una contrapposizione di luce e ombra che segue le linee che contornano le vite di entrambi: Umberto, che si sente vivo solo volando in una continua sfida alla morte, inseguito da demoni troppo grandi da affrontare; Alba, giovane e con la voglia di vivere e trasgredire, anche se succube figlia di una madre rabbiosa, incattivita con la vita e capace di farla sentire colpevole e sbagliata, fino a rifiutarla.

Due mondi tanto opposti da collidere, accedendo una bruciante passione che finirà per cambiare i loro destini. Due vite in bilico che la guerra cambierà inesorabilmente e che farà cambiare, stravolgere, perdere e ritrovare, seppure nulla e nessuno sarà come prima.


Non poteva pensare di amarlo ancora, eppure, ora che se lo trovava davanti indifeso, c’era un nodo di emozioni potentissime che le bloccava lo stomaco. Rancore, nostalgia, passione, vergogna, tenerezza erano solo alcuni dei fili che componevano la matassa e se lei cercava di tirarne uno per scioglierla, tutti gli altri si stringevano di più, provocandole un dolore tremendo.


Possibile continuare ad amare ancora dopo il rancore, la vergogna, l’umiliazione? Si dice che non si può dimenticare un amore, piuttosto si può imparare a vivere senza di esso. Sarà quello che accadrà ad Alba ed Umberto, che seppure lontani nel tempo e nello spazio non potranno dimenticare un sentimento indelebile come i tratti di un dipinto di rara preziosità.

Una storia di amore e di guerra destinata a rimanere impressa nel lettore soprattutto perchè la maggior parte del libro è basata su fatti e personaggi realisticamente esistiti, scelta che amplifica indiscutibilmente il coinvolgimento durante la narrazione grazie alla bravura della bravissima autrice che descrive con estrema accuratezza il contesto sociologico, storico e politico della storia.


Tenente, la vittoria ha senso solo se abbiamo qualcosa o qualcuno per cui raggiungerla. Se nulla ci tiene legati alla vita, se non abbiamo niente per cui lottare, che senso ha?—Quelli erano discorsi che avrebbe fatto suo padre, si disse Umberto, pieni di senno, lungimiranza, onore. Ma lui non era buono come Baracca e aveva terminato la propria riserva di umanità sul letto di morte di suo padre, sprecando invano tutte le preghiere e le lacrime che aveva.—Lascio a voi la vittoria, maggiore. Io mi accontento di morire combattendo


In questa citazione, ammetto tra le più commuoventi del libro, un confronto tra Umberto e il valoroso maggiore Francesco Baracca, suo comandante e patriota italiano a cui Firenze, e non solo, ha dedicato mezza città. Questo libro ne evoca con meticolosa attenzione le gesta e la vita, quella di un combattente straordinario , insignito della medaglia d’oro al valor militare. Un asso dell’aviazione italiana che passò alla storia per il famoso cavallino disegnato sul fianco del suo biplano, reso celebre poi da Enzo Ferrrari al quale ne fece dono, pare, la madre dell’eroe aviatore affinchè la memoria del figlio fosse conservata, senza sapere che sarebbe divenuto un altro mito italiano. Conoscere la sua storia è una delle ragioni per cui leggere “L’Aquila e Maja”, e apprezzare chi ne ha voluto ricordare il valore umano immenso.

Oltre a questo eore, nel libro non mancano citazioni di altri personaggi storici eccellenti come Gabriele D’annunzio, il temibile Barone Rosso e Margherita Parodi, a cui fu attriibuita la medaglia d’onore per aver servito il suo paese sotto i bombardamenti, restando al suo posto con audacia e fermezza. Una testimone di rilievo di quello che fu il difficilissimo e fondamentale ruolo delle Croce Rossine durante la prima Guerra Mondiale, esempi di forza e coraggio in un momento storico imperversato dalla più feroce disumanità.

Pezzi di storia incasellati con dovizia di particolari, profonda ricerca e quella rara sensibilità che rende Pitti Duchamp un’autrice imperdibile che consegna ai suoi lettori un romanzo struggente, pieno di amore e speranza.

Una lettura che consente di attraversare una parte importante della nostra storia sorvolando vicende dolorose e mai dimenticate, ma soprattutto permettendo di scoprire l’infinito amore di un uomo senza pace ed una giovane donna coraggiosa.


Lo amava in modo completo e razionale: non perché lui fosse la sua unica scelta, ma perché l’unica scelta possibile per dare valore all’esistenza era amare lui.



Chapeau Pitti.


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LA CASA DELLE BELLE ADDORMENTATE di Kawataba Yasunari

LA CASA DELLE BELLE ADDORMENTATE di Kawataba Yasunari

Titolo: La casa delle belle addormentate
Autore: Kawataba Yasunari
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic, Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 1961 in lingua originale e traduzione in italiano nel 1972
Editore: Mondadori

TRAMA


“La casa delle belle addormentate” è un raffinato racconto erotico incentrato sulle visite del vecchio Eguchi a un inconsueto postribolo nel quale gli ospiti possono passare la notte con giovanissime donne addormentate da un narcotico. Il regolamento vieta di svegliarle, esaltando il fascino quasi magico emanato dalle fanciulle, e permette a Eguchi, attraverso una delicata rapsodia di sensazioni e di ricordi, di riappacificarsi con se stesso in un viaggio tra i più misteriosi recessi della psiche, evocati con segni incredibilmente semplici, rarefatti e luminosi. Il volume comprende anche due romanzi brevi di Kawabata («Uccelli e altri animali» e «Il braccio») ed è arricchito dalla postfazione di un altro protagonista della letteratura giapponese del Novecento, Yukio Mishima.

RECENSIONE


«Paradossalmente, un bel cadavere privo ormai delle ultime tracce di spirito, offre le più forti sensazioni di vita.»


Questo è il pensiero che deve aver avuto chi ha voluto creare la casa di tolleranza delle ragazze addormentate; un luogo dove anziani soli passano le notti, affamati di calore umano e di vita, più che di sesso. Le ragazze sono giovani, minorenni talvolta, vergini; giacciono nude su un letto riscaldato da una coperta termica. Ostentano la loro giovinezza e bellezza ma sono rese incoscienti da un potente sonnifero che le fa dormire profondamente.

Cosa spinge un uomo a voler trascorrere una notte con loro e godere della loro compagnia? L’attrazione sessuale o la solitudine? La voglia di vita o la consapevolezza di essere vicini alla morte? Tutte queste domande troveranno risposte e riflessioni nel protagonista di questo racconto.
Eguchi è un uomo di 67 anni, ancora sessualmente attivo che vuole provare questa insolita e intrigante modalità erotica, attratto dalla  forza magica che gli suscitano delle ragazze costrette al sonno. Nella sua vita non ha mai trascorso con una donna delle notti così innocenti, ma vuole tentare anche questa strada e si renderà conto che saranno notti così piene di eccitazione ed effetti sul corpo e sulla mente.

L’ambientazione e l’atmosfera che si respira è quella tipica giapponese: la presenza costante del tè verde come fonte di rassicurazione, conforto, un po’ come sentirsi a casa; il letto basso chiamato tatami; il profumo delle camelie, le tende di velluto rosso che accendono la  dando alla stanza un’aria magica. Tutti i sensi sono impegnati, sia quelli di Eguchi che quelli di chi legge: gli occhi osservano ammaliati e giudicanti, le mani sfiorano, accarezzano lievemente, il naso cattura odori piacevoli e forti, l’orecchio capta i respiri e il tempo che scorre fuori, un temporale o la risacca del mare. Sono proprio gli odori delle donne che riportano alla mente profumi di fiori, un bosco, stagioni passate, donne del passato.

Leggendo si ha la consapevolezza che si può provare un piacere sconosciuto e anomalo, una sessualità che non si consuma nella modalità tradizionale; non c’è rapporto sessuale ma il solo vederle, annusarle, il solo avvicinarsi, genera immagini, fantasie, sogni e incubi. La prima ragazza con cui dorme Eguchi lo porta indietro a quando era solo un bambino perché gli ricorda il sapore del latte, la seconda ragazza al primo sguardo la reputa una esperta di sesso, la successiva gli sembra addirittura sia una vergine, un’altra invece gli trasmette tanto calore. La visione di queste fanciulle evoca in Eguchi ricordi. E tra memorie del passato e corpi nudi e giovani del presente, passano le nottate.

E si perché tornerà più volte nella casa e dormirà con donne diverse, ognuna delle quali susciterà in lui emozioni, brividi e passioni. Le accarezza, grazie alla loro staticità, le osserva minuziosamente ma più di tutto vorrebbe svegliarle; si rende conto che un rapporto umano di questo tipo non riesce a soddisfarlo pienamente; il silenzio non appaga del tutto né i sensi né la solitudine, anzi, acuisce tutto ancora di più.

Eppure dopo la prima volta sente il bisogno e la curiosità di tornare ancora nella casa. Non di tratta di un erotico tradizionale, in questo racconto la seduzione si percepisce nei gesti, negli sguardi e negli odori ed è molto efficace. La voce narrante del protagonista Eguchi riflette e fa riflettere il lettore sul tema della alienazione e della repressione del desiderio: stare accanto a giovani donne, dormire con loro senza godere dei loro corpi.

Realtà e sogno, amore e morte si mescolano nei pensieri che portano a meditare sul declino inevitabile della vita e sulla paura che si ha della morte, nel momento in cui si è anziani. E allora poter dormire accanto a giovani donne è come volersi consolare e godere, per una notte, di un lampo di vita ritrovata. Non riuscendo a rassegnarsi all’inesorabile scorrere del tempo.


«Proprio le ragazze che continuavano a dormire senza fine erano forse per i vecchi una libertà senza età – già Eguchi lo aveva pensato. Le dormienti che non parlavano, forse parlavano come piaceva ai vecchi.»


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IO SONO MIO FRATELLO di Giorgio Panariello

IO SONO MIO FRATELLO di Giorgio Panariello

Titolo: Io sono mio fratello
Autore: Giorgio Panariello
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 3 Novembre 2020
Editore: Mondadori

TRAMA


Giorgio Panariello custodisce una storia. Lui e il suo fratello minore
sono stati entrambi abbandonati dalla madre subito dopo la nascita.
Giorgio viene affidato ai nonni materni, Franco invece finisce in un
istituto. Mentre Giorgio cresce e diventa uno degli uomini di spettacolo
più amati d’Italia, Franco cade nella tossicodipendenza. Fino alla
tragica fine. In questo libro per la prima volta Panariello ha deciso
di raccontare il filo nascosto (la preoccupazione costante, il senso di
colpa) che da sempre corre nella sua vita. Un libro straziante e
dolcissimo, che grazie all’onestà e all’accuratezza dei sentimenti
sa muovere le corde più profonde delle nostre emozioni

RECENSIONE


Ho sempre pensato, e sono sicura che in molti saranno d’accordo con me, che la vita dei personaggi famosi fosse perfetta; tanti soldi per realizzare qualsiasi desiderio e poche preoccupazioni.

Forse perché ci mostrano solo il lato positivo delle loro esistenze, quello dove si ride e si gioisce dei successi che la carriera regala loro.

Giorgio Panariello con questo libro ha deciso di portarci dietro le quinte, svelando i retroscena e raccontando chi era prima di diventare famoso.

Una famiglia povera con tante bocche da sfamare, come era facile trovare un tempo, Giorgio cresce con i nonni abbandonato dalla madre, scoprendo solo più tardi di avere un fratello minore, Franco un’anima fragile che capisce di dover difendere da tutto e tutti.


Crescere senza affetto è come stare senza un tetto sopra la testa, non ci si sente mai protetti, difesi, mai a casa. È stata solo una questione di culo. Potevo nascere un anno dopo di lui e mio fratello sarei stato io. E invece è toccato a lui sentirsi addosso un anno di meno, un anno di troppo.


Le loro vite vanno avanti in maniera parallela, ma mentre per Giorgio si aprono le strade del successo, Franco di perde nella tossicodipendenza e inizia a vivere in maniera dissoluta e irrecuperabile.

Era da tempo che volevo leggere questo libro, spinta dalla curiosità e dal desiderio di conoscerne la storia, e devo dire che l’ho vissuto con molto entusiasmo lasciandomi travolgere pagina dopo pagina.

Raccontato in prima persona dalla voce dell’autore, all’apparenza potrà sembrare la classica storia dove un attore famoso ci parla di sé e dei suoi successi ma vi assicuro che è molto di più; Giorgio Panariello ci regala uno spaccato di vita vissuta parlando dei suoi esordi, e mentre lui diventa celebre, Franco cade sempre più in un vortice da cui non potrà uscire facilmente.


Mio fratello ha sempre preteso di essere amato, credeva gli spettasse di diritto, per la sua condizione, per quello che aveva passato, per il male che gli era stato fatto e il bene che gli era stato negato. E chiunque non potesse o non volesse dimostrargli amore aveva un posto assicurato dentro il girone dei dannati del suo personale Inferno.


Ecco, in questo preciso momento ho davvero compreso la vera essenza di questa storia, un fratello è una parte del nostro cuore che batte per lui, una delle persone da tenere sempre accanto con cui gioire e affrontare le prove difficili della vita.

Giorgio mette da parte tutto per aiutare Franco, senza paure e pregiudizi, solo vedendo nei suoi occhi la voglia di farcela come richiesta di aiuto.

Non pensa alla sua fama, né che il pubblico possa fraintendere le sue azioni, mette davanti ad ogni cosa il bene di suo fratello festeggiando con lui i piccoli traguardi di ogni giorno.


La distanza tra noi si era colmata e lo sentivo più vicino. Avevo provato quello che si può provare con un vero fratello: orgoglio, rabbia, amicizia, odio, complicità, intesa, divertimento, affetto, gioia e apprensioni. Non eravamo più fratelli unici. Non riuscivo a rassegnarmi al fatto che tutto sarebbe finito come doveva, che un finale diverso fosse impossibile.


Ho vissuto questa storia facendola mia e pensando al mio fratello minore, che si trova ad attraversare un momento molto difficile; l’ho protetto da quando è nato e sarò sempre pronta ad aiutarlo a rialzarsi, e a sorridere di ogni gioia quotidiana; donandogli amore incondizionato ad ogni costo.

Consiglio questo libro a tutti, rimarrete sopresi da come una persona abituata di solito a farvi ridere, possa farvi scendere una lacrima regalandovi emozioni uniche.

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TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Daniele Mencarelli

TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Daniele Mencarelli

Titolo: Tutto chiede salvezza
Autore: Daniele Mencarelli
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 25 Febbraio 2020
Editore: Mondadori

TRAMA


Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.

RECENSIONE


Mi sono sempre chiesta se i “matti” provano emozioni, gioia o dolore che sia. Grazie alla scrittura potente, schietta e senza filtri dell’autore, le parole mi sono arrivate  subito allo stomaco. Insieme a Daniele, ricoverato in un reparto di psichiatria per un TSO, ho vissuto la sua settimana da internato in una stanza che puzzava di disinfettante, sudore, paura, sofferenza, solitudine e gioia. Sto ancora male per quello che ho visto, le lacrime  uscivano da sole e un macigno sul petto che non mi faceva respirare. Avrei voluto gustarmi il libro con calma, dedicargli il giusto tempo per digerire tutto, invece l’ho ingurgitato in due giorni, una indigestione di follia che non ho potuto trattenere. Ma sono riuscita a capire una cosa importante: tutte le emozioni che provano i “matti” ci sono, eccome, elevate all’ennesima potenza. Per loro ogni cosa è amplificata, ogni sensazione negativa o positiva viene ingigantita e assorbe tutta la normalità. Daniele se lo osservi da fuori è un ragazzo come tanti, con le aspirazioni, i sogni, le stupidate dell’età e l’incertezza del futuro di un ventenne. Poi si fa leggere dentro e il suo mondo è un abisso buio, pensieri che si rincorrono, fanno a pugni tra loro e mescolano amore e odio, senso di colpa e rabbia. Quello che colpisce di Daniele però è che sembra che vada avanti con la tristezza addosso quando è da solo, invece parla ed è felice


«Ma io non so’ infelice, non se tratta de felicità, me sembra d’esse l’unico a rendese conto che semo tutti equilibristi, che da un momento a un altro uno smette de respira’ e l’infilano dentro ’na bara, come niente fosse, che er tempo me sembra come ’n insulto, a te, a papà, e me ce incazzo. Ma io in certi momenti potrei accende le lampadine co’ tutta la felicità che c’ho dentro, veramente, nessuno sa che significa la felicità come lo so io.


 Daniele rimescola ed elabora i pensieri ossessivamente e la sua estrema sensibilità lo porta a sentire la sua sofferenza e quella degli altri sulla propria pelle; non riesce a scrollarsela di dosso, ne porta il peso sulle spalle e chiede salvezza, non solo per sé stesso ma per tutte le persone. Ci sono altri ospiti nella stanza: c’è chi è assente e guarda rapito un oltre che vede solo lui, chi ha parole sagge e un sorriso che illumina tutti, chi sente un’angoscia tanto profonda da togliere il fiato, chi oscilla tra la parte bianca che sfocia in euforia e la parte nera che porta pensieri di morte. E Daniele con la bella persona che è accende la stanza e le persone che incontra nel reparto, anche in quelle catatoniche smuove un guizzo di vita. Pur nella sua sofferenza esistenziale ha sempre un pensiero per tutti


Ma non so’ riuscito a smette de pensa’ a quel ragazzo, m’è montata una rabbia, possibile che nessuno s’accorge che semo come ’na piuma? Basta ’no sputo de vento pe’ portacce via.”


All’inizio Daniele piange, vuole scappare. Chiede, implora i medici indifferenti e distratti, ma niente. Il momento più brutto è la notte che non riesce a dormire. Come bestie attratte dal buio a quell’ora iniziano i lamenti, le voci, i deliri, le urla; fa un caldo asfissiante in provincia di Roma ma Daniele ha paura e i brividi di freddo si mischiano sotto il lenzuolo con un bagno di sudore. Deve resistere una sola settimana che cambierà la sua visione della vita e anche la mia è cambiata leggendo. Tutti i compagni con cui ha condiviso la stanza, pur con le loro diversità, aiuteranno Daniele ad aprirsi e a mostrarsi così com’è, senza maschere né trucchi, perché lo faranno sentire in qualche modo come loro, non è più solo


Eccoli, ognuno nel proprio angolo di stanza, indifesi di fronte alla propria condizione, di esposti alle intemperie, di uomini nudi abbracciati alla vita, schiacciati da un male ricevuto in dono. I miei fratelli.”


Uno dei nuovi amici di Daniele che  mi è rimasto impresso più di tutti è Mario. Non so dirvi se mi ha attirato il suo sguardo fuori dalla finestra, i suoi discorsi saggi, le sue manie d’ordine o la sua età. Non mi ha fatto pietà o compassione, nessuno di loro in verità. Ma ho sentito la sua malattia, la solitudine e avrei voluto assecondare i suoi ragionamenti, la sua “pazzia” e le parole di conforto che ha detto a Daniele le ho fatte un po’ mie


Una cosa però tienila sempre a mente. Curati. Chiedi aiuto quando serve. Ma lascia il tuo sguardo libero, non farti raccontare il mondo da nessuno.”


Ed è proprio quello che ho intenzione di fare e che dovremmo fare tutti per amarci di più.

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IL LORD DELLA SEDUZIONE di Loretta Chase

IL LORD DELLA SEDUZIONE di Loretta Chase

Titolo: Il lord della seduzione
Autore: Loretta Chase
Serie: Scoundrels vol.3
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 7 Maggio 2016
Editore: Mondadori

TRAMA


Jessica Trent è risoluta: vuole liberare a ogni costo il fratello dalla cattiva influenza del famigerato Sebastian Ballister, celebre marchese di Dain. Mai si sarebbe aspettata di iniziare lei stessa a desiderare un libertino amorale come Sebastian. Preso dalla stessa passione, il marchese finisce col mettere entrambi in una posizione compromettente in pubblico, ma non ha alcuna intenzione di cedere: è stata lei a tentarlo e ora dovrebbe addirittura salvarle la reputazione! Il rude e arrogante marchese, però, deve ancora fare i conti con la più imprevedibile delle incognite: l’amore. 

RECENSIONE


Questo romanzo è uno storico scritto ad arte, un vero gioiello per gli appassionati del genere come me da non lasciarsi sfuggire, con personaggi e trama tutt’altro che stereotipati.
Finalmente una protagonista femminile con i contro fiocchi : zitella per scelta e non per mancanza di attrattive, dotata di una personalità fuori dal comune, cervello sopraffino, una bellezza esteriore che riflette quella interiore, sicura di sé, per niente pudica ma mai volgare, onesta e appassionata, con un talento nello scovare opere d’arte e doti sportive al pari se non migliori di quelle maschili.
Una donna che è se stessa e sa destreggiarsi tra le regole del suo tempo e della società senza esserne sopraffatta anzi utilizzandole con intelligenza a suo favore. Certo non è un’eroina solo pregi : vendicativa, calcolatrice e astuta, ma sempre a onor di giustizia, è un personaggio che ho amato tantissimo.

Ed è così che la Chase tratteggia la degna coprotagonista del lord seduttore del titolo: anche qui finalmente un vero, cinico, dispotico, sregolato, dissoluto, crudele, scortese, intimidatorio ma credibilissimo libertino con la L maiuscola.
Questi due personaggi mi hanno catturata da subito perché la scrittrice ne estrapola gradualmente il carattere assai complesso, la cui psicologia ( elemento immancabile per catturare la mia attenzione nei personaggi in qualsiasi romanzo ) emerge soprattutto attraverso i dialoghi, che definire arguti è poco.
Spassosi a tratti esilaranti i botta e risposta e il sarcasmo e l’ironia con cui spesso i due comunicano, non solo tra loro.

Con gradualità e ricercatezza vengono sviscerati pensieri, desideri, sofferenze e bisogni dei personaggi a cui mi sono affezionata sempre più entrando in sintonia con essi proprio perché sempre fedeli a loro stessi, mai snaturati neanche nel processo di innamoramento.
Oltre alla leggerezza raffinata che caratterizza questo tipo di lettura il romanzo tratta con triste dolcezza la tematica del rapporto madre/figlio.


Sua mamma , invece, non ha la tragica espressione convenzionale. E’ mezzo accigliata, questo sì. Leggermente irritata , forse, perchè il bambino è stato un po’ noioso. Eppure ha l’accenno di un sorriso, come per rassicurarlo o perdonarlo. Perchè capisce che lui non lo fa apposta. Marmocchio innocente, lui dà tutto per scontato : i sorrisi e le rassicurazioni della mamma, la sua pazienza…la sua indulgenza. Lui non sa che dono è, figurarsi se ne è grato.


Ma soprattutto mi ha lasciato intravedere anche un messaggio universale e senza tempo : tutti abbiamo bisogno di essere amati e accettati così come siamo, a cominciare da chi ha il potere di plasmarci durante l’infanzia perché siamo il risultato non solo dell’eredità genetica ma anche e soprattutto del contesto educativo di chi ci cresce.


Sebastian sapeva di non poter chiedere alla madre che cosa c’era di sbagliato in lui e come fare a porvi rimedio.


Ecco perché fin dal prologo sono raccontati gli eventi che hanno innescato e modellato il carattere del lord in questione, un’introduzione che a suo modo ho trovato a tratti struggente.


Fra i costanti abusi fuori dalla classe e le regolari frustate all’interno della stessa, ci volle meno di un anno perchè Eton estirpasse da lui ogni inclinazione verso l’affetto, la gentilezza e la fiducia. I metodi etoniani tiravano fuori il meglio dalla maggior parte dei ragazzi. In lui, risvegliarono il peggio.



Il romanzo ha tutti gli ingredienti giusti dosati alla perfezione : molta ironia, qualche sotterfugio, piccoli complotti, qualche colpo di scena, forte passionalità e altrettanta sensualità.
Le scene di sesso sono descritte senza eccessi, rispecchiano il rapporto tra i due protagonisti senza volgarità, anzi fanno trasparire già da subito che il desiderio fisico tra i due germoglia inconsapevolmente per entrambi in un sentimento più profondo.
Anche i personaggi secondari sono una cornice di qualità, un plauso soprattutto per me alla nonna della protagonista.


Una delle eccentricità di Lady Pembury era la sua insistenza nel farsi chiamare col nome di battesimo da tutti i suoi figli e nipoti. “Sono una donna” rispondeva a coloro che protestavano sostenendo che quel modo di rivolgersi fosse irrispettoso. “Ho un nome. Mamma, nonna…” A questo punto di solito scrollava leggermente le spalle. “Così anonimi”.



La trama si snoda senza sapere cosa aspettarsi nell’evolversi della storia e questo ti tiene attaccato alle pagine.
Lo stile dell’autrice che non conoscevo ma di cui sicuramente leggerò altre opere è particolare, se dalle prime battute può sembrare un po’ svagato in realtà procedendo nella lettura si rivela sagace e brillante.
Questo romanzo non può mancare nella libreria di chi ama i romance storici per niente scontati, con personaggi di spessore e una scrittura intelligente.
Decisamente tra altri di questo genere ha una marcia in più e per questo sicuramente lo rileggerò in futuro.

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A UN METRO DA TE di Rachael Lippincott

A UN METRO DA TE di Rachael Lippincott

Titolo: A un metro da te
Autore: Rachael Lippincott
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona (Stella/Will)
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 5 Marzo 2019
Editore: Mondadori

TRAMA


Come puoi amare qualcuno che non puoi nemmeno sfiorare?

A Stella piace avere il controllo su tutto, il che è piuttosto ironico, visto che da quando è bambina è costretta a entrare e uscire dall’ospedale per colpa dei suoi polmoni totalmente fuori controllo. Lei però è determinata a tenere testa alla sua malattia, il che significa stare rigorosamente alla larga da chiunque o qualunque cosa possa passarle un’infezione e vanificare così la possibilità di un trapianto di polmoni. Una sola regola tra lei e il mondo: mantenere la “distanza di sicurezza”. Nessuna eccezione.

L’unica cosa che Will vorrebbe poter controllare è la possibilità di uscire una volta per tutte dalla gabbia in cui è costretto praticamente da sempre. Non potrebbe essere meno interessato a curarsi o a provare la più recente e innovativa terapia sperimentale. L’importante, per lui, è che presto compirà diciotto anni e a quel punto nessuno potrà più impedirgli di voltare le spalle a quella vita vuota e non vissuta, un viaggio estenuante da una città all’altra, da un ospedale all’altro, e di andare finalmente a conoscerlo, il mondo.

Will è esattamente tutto ciò da cui Stella dovrebbe stare alla larga. Se solo lui le si avvicinasse troppo, infatti, lei potrebbe veder sfumare la possibilità di ricevere dei polmoni nuovi. Anzi, potrebbero rischiare la vita entrambi. L’unica soluzione per non correre rischi sarebbe rispettare la regola e stare lontani, troppo lontani, uno dall’altra. Però, più imparano a conoscersi, più quella “distanza di sicurezza” inizia ad assomigliare a “una punizione”, che nessuno dei due si è meritato. Dopo tutto, che cosa mai potrebbe accadere se, per una volta, fossero loro a rubare qualcosa alla malattia, anche solo un po’ dello spazio che questa ha sottratto alle loro vite? Sarebbe davvero così pericoloso fare un passo l’uno verso l’altra se questo significasse impedire ai loro cuori di spezzarsi?

RECENSIONE


Stella ha solo 17 anni, ed è costretta a sopprimere le sue emozioni non potendo esprimerle come vorrebbe la sua vita infatti è scandita fin dalla nascita dall’incubo della fibrosi cistica.

Si tratta di una malattia molto grave che attacca i polmoni, e che l’ha costretta a lunghi periodi in ospedale fin da quando era bambina, seguendo diligentemente le cure e creando addirittura un canale youtube dove racconta a tutti la sua esperienza tramite dei video, e un app per poter ricordare sempre le numerosissime medicine senza sbagliare.

La sua unica speranza di diventare grande, è ricevere un trapianto di polmoni, e per far si che questo avvenga senza rischi, deve sempre rimanere almeno a due metri di distanza da ogni malato di fibrosi cistica ricoverato nel suo stesso reparto, questo per evitare il rischio di trasmettersi infezioni a vicenda.


E capisco che sto facendo quello che mi sono sempre ripromesso di non fare. Desiderare qualcosa che non potrò mai avere.


Tutto cambia quando, durante i suoi giri fuori dalla stanza incontra Will, un malato come lei ma ribelle e poco incline a seguire le cure, Stella si rende subito conto che il lui c’è qualcosa di diverso, e cerca di aiutarlo convincendolo ad usare i suoi metodi per ritrovare motivazione e voglia di curarsi per poter stare meglio.

I due ragazzi iniziano a frequentarsi, anche se in modo clandestino, e inevitabilmente si innamorano, ma potrà esserci un futuro per loro?


In quel momento capisco che quella “cosa” fra noi non è finita. E’ appena iniziata.


Potranno, nonostante la distanza obbligata, stare vicino l’uno all’altra per raggiungere il complicato traguardo della guarigione?


L’unica cosa peggiore di non poter stare con lei o vicino a lei sarebbe vivere in un mondo in cui lei non esiste più. Soprattutto se per colpa mia.


Un libro scritto in maniera semplice, che diventa subito una storia molto toccante e intensa, ogni capitolo è affidato in maniera alterna ai due protagonisti, che in prima persona ci fanno vivere le loro emozioni e sensazioni più vere.

E’ una storia d’amore, d’amicizia, di famiglie perse per sempre e ritrovate, il tutto vissuto in un calderone di emozioni che solo chi vive il difficile percorso di una  malattia riesce a comprendere davvero.

Stella e Will sono circondati da persone che li amano e li aiutano, ma è solo condividendo la stessa voglia di uscirne riescono a dividere per due la paura e a far sembrare tutto a poco a poco più semplice.

Ogni momento che riescono a vivere insieme, sfuggendo all’occhio attento del personale che li assiste, regala loro forza e positività per affrontare l’ennesima dolorosa cura.

Questo per Stella e Will vale più del pericolo di stare vicini e di rischiare a vicenda qualcosa di irreparabile.

La fibrosi cistica è una malattia che porta via molto, e ai ragazzi quei due metri sembrano una vera cattiveria, perché una persona malata spesso vuole solo essere abbracciata; un abbraccio vero e sincero è la migliore medicina, riesce davvero a mettere tutto al proprio posto, quando sembra che non ci siano altro da fare.


Faccio liste di cose da fare e le depenno, cerco di tenermi occupata, inghiottendo il mio lutto e il mio dolore, perché i miei genitori non vengano consumati dai loro.


Ho avuto la fortuna di conoscere una malato di fibrosi cistica che ce l’ha fatta, un concentrato di forza e positività da cui tutti dovrebbero prendere esempio; mai arrendersi quindi, bisogna lottare ogni momento per noi stessi, e per chi ogni giorno ci sta accanto regalandoci un sorriso e un po’ del suo tempo, doni preziosi che fanno star bene davvero.

Stella e Will si prendono per mano e provano a salvarsi a vicenda, non aggiungo altro perché ogni pagina da sola regala un’emozione grande.

Consiglio questa lettura se avete voglia di provare emozioni vere, aprite il vostro cuore e lasciatevi sorprendere da qualcosa di unico

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LA CITTA’ DI VAPORE di Carlos Ruiz Zafon

LA CITTA’ DI VAPORE di Carlos Ruiz Zafon

Titolo: La città di vapore
Autore: Carlos Ruiz Zafon
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 9 Febbraio 2021
Editore: Mondadori

TRAMA


L’ultima opera dell’autore de L’ombra del vento, l’omaggio letterario con cui Carlos Ruiz Zafón ha voluto congedarsi per sempre dai suoi lettori.

«Posso evocare i volti dei bambini del quartiere della Ribera con cui a volte giocavo o facevo a botte per strada, ma non ce n’è nessuno che desideri riscattare dal paese dell’indifferenza. Nessuno tranne quello di Blanca.» Si apre così la raccolta di racconti che lo scrittore dell’indimenticabile saga del Cimitero dei libri dimenticati ha voluto la-sciare ai suoi lettori. Un ragazzino decide di diventare scrittore quando scopre che i suoi racconti richiamano l’attenzione della ricca bambina che gli ha rubato il cuore. Un architetto fugge da Costantinopoli con gli schizzi di un progetto per una biblioteca inespugnabile. Un uomo misterioso vuole convincere Cervantes a scrivere il libro che non è mai esistito. E Gaudí, navigando verso un misterioso appuntamento a New York, si diletta con luce e vapore, la materia di cui dovrebbero essere fatte le città. La città di vapore è una vera e propria estensione dell’universo narrativo della saga di Zafón amata in tutto il mondo: pagine che raccontano la costruzione della mitica biblioteca, che svelano aspetti sconosciuti di alcuni dei suoi celebri personaggi e che rievocano da vicino i paesaggi e le atmosfere così care ai lettori. Scrittori maledetti, architetti visionari, edifici fantasmagorici e una Barcellona avvolta nel mistero popolano queste pagine con una plasticità descrittiva irresistibile e la consueta maestria nei dialoghi. Per la prima volta pubblicati in Italia, i racconti della Città di vapore ci conducono in un luogo in cui, come per magia, riascoltiamo per l’ultima volta la voce inconfondibile dello scrittore che ci ha fatto sognare come nessun altro

RECENSIONE


Sullo sfondo di una Barcellona piena di mistero, questa storia vi farà tornare di nuovo nel “Cimitero dei libri dimenticati”.

Una biblioteca segreta dove molto tempo fa un padre orgoglioso decise di portare suo figlio, ancora bambino, per donargli qualcosa di prezioso.

Un libro a sua scelta,da salvare, da custodire e da cui essere custodito.


Sono cresciuto in mezzo ai libri, facendomi amici invisibili tra le pagine polverose di cui ho ancora l’odore sulle mani.


I racconti racchiusi ne “La città di vapore”, vi riporteranno indietro nel tempo, svelando aspetti sconosciuti e curiosità sugli eclettici personaggi protagonisti de “la Tetralogia dei libri dimenticati”.

La scrittura e lo stile di Carlos Ruiz Zafon rappresentano un bellissimo mix tra fantasia e realtà, con dialoghi profondi e personaggi che generano curiosità e mistero ma anche inquietudine e tristezza, umili e semplici ma ricchi di purezza e di amore per la vita.

Rivivendo le atmosfere che sono sicura avete amato, vi ritroverete coinvolti da qualcosa difficile da abbandonare, ma a cui stavolta purtroppo dovrete addio per sempre.


Porto con me la memoria, prigioniero della bellezza delle sue strade e debitore della sua anima scura, a cui prometto di tornare per rendere la mia e abbracciare il più dolce dei suoi oblii.


 Si tratta di storie piene di magia, ambientate in luoghi descritti con dovizia di particolari, tanto che riuscirete ad immaginarli, a sentirli sulla pelle, ad amarli senza riserve.

L’autore non nasconde l’amore per Barcellona, la sua città natale, la omaggia infatti come un luogo ricco di storia e fascino svelando piccoli particolari nascosti a cui riesce a donare un alone di oscurità e mistero che lascia tutti col fiato sospeso.


<<Questa città è stregata, lo sa Daniel? Si infila sotto la pelle e ruba l’anima senza che uno se ne accorga>>


Uno scrittore che lascerà un grande vuoto nel cuore di chi lo ha amato senza riserve, speciale e unico nel suo genere.

Continuerete sempre ad amare quest’atmosfera inconfondibile, portando per sempre nel cuore le sue storie che ci hanno fatto sognare come pochi altri.

Concludo con la gratitudine verso la volontà di Zafon di far pubblicare questo libro dopo la sua prematura scomparsa, non essendo riuscito a farlo prima, felice di avergli reso omaggio ma consapevole di aver voltato davvero l’ultima pagina su qualcosa di meraviglioso.


Poche cose impressionano davvero un lettore quanto il primo libro capace di toccargli davvero il cuore.


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