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RUSHMORE di Elle Eloise

RUSHMORE di Elle Eloise
Titolo Rushmore | |
Autore Elle Eloise | |
Serie: auto conclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternato | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 7 luglio 2022 | |
Editore: Self publishing |
TRAMA
«Mi piaci. Ho tentato di negarlo in tutti i modi ma era come negare l’esistenza del buco dell’ozono. Anche se fingiamo che non ci sia, i ghiacci continuano a sciogliersi. Il livello degli oceani continua a salire. Le terre a ritirarsi. Mi sembra una cosa piuttosto inarrestabile, Big Eyes.»
«Non mi diventerà romantico, Signor Rush?»
«Ci mancherebbe, signorina Eagger.»
Trattenni un sorriso. «Cominciavo a preoccuparmi.»
NEW YORK – 2017
La misteriosa Ophelia Eagger è fuggita da Bath, da Londra, da Rochester e infine da Hollywood, dove era l’assistente personale della star planetaria Chester Mansfield, per approdare nella Grande Mela. Il suo prossimo cliente? Darren Rush, vittima di se stesso e dei propri eccessi, famoso stand up comedian all’alba del successo del suo primo show televisivo, “RushMore”. Dagli inevitabili attriti iniziali alla profonda amicizia che rischierà più volte di incendiarsi in un’intensa passione il passo sarà breve. Tra dirette televisive, interviste indiscrete e red carpet, la giovane britannica e il comico dal cinico umorismo si troveranno al centro dei rumors della scena newyorkese, che finiranno per rivelare la vera identità dell’efficientissima Ophelia. Lei e Darren saranno disposti a gettare la maschera per essere finalmente sinceri l’una con l’altro?
RECENSIONE
Appena le luci illuminarono Darren capii subito due cose: la prima era che lui fosse nato per stare sul palco televisivo. La seconda era che la mia vita lavorativa e quella personale, già in precario equilibrio, avrebbero avuto il colpo di grazia.
Si accendono le luci sul palco, lo spettatore è in trepida attesa, lì per poter vivere una serata speciale.
E il tutto inizia: la musica, le persone sul palco che recitano e interpretano lo spettacolo. Dietro a tutto questo scintillio, a tutto questo movimento di corpi c’è un lavoro che solitamente è reso possibile da un pool di persone, ad eccezione di questo romanzo, dove a dirigere le maestranze vi è una sola persona.
Regista, sceneggiatrice, produttrice, scrittrice, autrice, difficile trovare un’unica definizione per Elle Eloise, che segna il suo ritorno sulla scena letteraria del panorama del self italiano con Rushmore.
Un libro che traccia, senza alcun dubbio, un percorso di crescita personale straordinario, confermando il raggiungimento di una profonda maturità autoriale, uno stile narrativo oramai distintivo e una voglia di sperimentare inarrestabile.
Una combinazione che convince sempre più lettori e addetti ai lavori, come in questa sua nuova uscita, Rushmore, che già dal titolo trasporta nello sfavillante mondo dello spettacolo, tra luci, palchi, camerini e trucchi di scena. Una cornice dorata e intrigante che da una parte consente allo spettatore di evadere, sognare e allontanarsi dalla realtà mentre, dall’altra, farne parte è un’altra questione.
Non è un mistero, infatti, che la dimensione mediatica e l’esposizione che ne consegue nascondino spesso trappole, inganni, stress e bugie. Un mondo al quale appartenere richiede moltissimo in termini personali e di vita privata, e sopravviverci non lascia scelta se non offrire altrettante menzogne, simulazioni che diano un’immagine falsata di sé, performante, di successo per soddisfare le aspettative altrui, congegnando maschere perfette, proprio come accade al magnetico protagonista maschile, Darren Rush.
Lui sorrise e il mio cuore si fermò per un istante. Non avevo mai visto nulla di più bello. Peccato che quel sorriso fosse appiccicato alla faccia di uno stronzo.
Gli occhi avevano una sfumatura blu, molto tenue, come se la sua faccia fosse rivolta verso un cielo nuvoloso piuttosto che essere al cospetto di una decina di riflettori.
Dotato di un fascino indiscutibile, di Darren Rush è impossibile non innamorarsi. Le ragioni? Un’indiscussa bellezza, una voce penetrante e un corpo perfetto che lo rendono senza dubbio un vero uomo. Ma l’irresistibile qualità che gli consente di aggiudicarsi il primo posto sul podio dei protagonisti maschili finora nati dalla penna di Elle Eloise è il sarcasmo graffiante, mordace, così provocatorio da tagliare a pezzi l’ironia e trasformarla in cinismo. Un personaggio seducente che non si può non amare:
«Ti assicuro, signor Rush, che non vivo per prepararti la colazione e per comprare completini un po’ porno…» Mimò le virgolette con le dita. «da Victoria’s Secret per quelle povere menomate che tu chiami amanti. Ho degli obiettivi, io!» «Quali? Diventare una delle mie povere amanti menomate?»
Uno showman dal piglio sicuro, il sorriso ammaliante, un mattatore esperto, abile a tenere la scena grazie a monologhi travolgenti con sublimi battute al vetriolo che si alternano al racconto, rendendolo perfetto nel ritmo narrativo e confermando la bravura e l’elasticità dell’autrice, capace di divertire e divertirsi, sperimentando una vena fino ad oggi inespressa.
Ma dietro ad un sorriso possono nascondersi abissi oscuri, fatti di sofferenza e dolore. La comicità è, spesso, maschera della tristezza, del male di vivere. Quella maschera che si frappone tra l’infelicità e l’apparente allegria, che costringe a mostrarsi nei confronti degli altri.
Erano anni che vivo al buio, meritavo col buio. Lo volevo. Ne avevo bisogno.
Darren Rush è uno stand-up comedian irriverente, acuto, di successo eppure fuori dalla scena non fa mistero di essere un uomo oppresso da minanti sensi di colpa, vittima di dipendenze come droga e alcol (i suoi “lubrificanti sociali”), divenuti per lui rifugio e sostegno per sopravvivere al buio che lo avvolge, rendendolo un debole in balia di una vita pubblica rumorosa, affollata, frenetica.
Se la mia vita fosse stata una canzone sarebbe stata Don’t Stop Me Now dei Queen. Sembrava tutto folle, tutto un gran divertimento, ma raramente avevo l’occasione di fermarmi a pensare davvero a ciò che stessi facendo.
Da qui l’inequivocabile richiamo al geniale titolo dell’opera, Rushmore, che oltre a riferirsi chiaramente al nome dello show in questa prospettiva acquisisce ulteriori significati: più di fretta, oltre che ancora più Rush, ad indicare l’incitazione a premere sull’acceleratore e anche a scoprire di più, andare oltre la superficie. Tutti significati congeniali a quanto il romanzo offre, senza dimenticare che Rushmore è il nome dell’omonimo Monte Rushmore, celebre monumento nazionale situato nello stato del Dakota del sud, una montagna rocciosa imponente in cui sono stati scolpiti i volti di quattro tra i più famosi presidenti degli Stati Uniti. Un riferimento monumentale in senso letterale, che ben si accosta all’altezza sociale del libro, ambientato nel patinato mondo delle celebrity. Con i suoi ritmi, le sue regole e contraddizioni.
Una scenografia narrativa raccontata alla perfezione, ricca di dettagli accurati, scenari fedeli alla realtà che denotano una profonda ricerca da parte dell’autrice, che conferma così la sua inequivocabile passione per il mondo del cinema, con il suo indiscutibile fascino e le sue innegabili deviazioni. Un sistema, quello dello showbusiness, a cui Darren è più avvezzo, ormai assuefatto ad un sistema perverso che ben conosce e che può gestire meglio essendo uomo.
Molto diversa è la faccenda per Ophelia, la sua assistente:
E ovviamente Ophelia Eagger, la mia giovane, fastidiosa ed efficientissima assistente, colei che passava con me quasi sedici ore al giorno senza lamentarsi. Lentamente, stavo imparando a conoscere quello strano garbuglio di riserbo, serietà e vulnerabilità.
Ophelia è l’originale protagonista femminile di Rushmore. Un concentrato di efficienza, pragmatismo, ma anche mistero e fragilità, aspetti ben celati dietro un rivestimento protettivo di freddo rigore professionale. Una giovane donna apparentemente imperturbabile e inscalfibile, attanagliata nel profondo da un alone di segretezza, che la rende un enigma. Chi è davvero Ophelia Egger? “Nessuno – risponderebbe lei – ti basti sapere solo che io sia un’assistente ineccepibile, disciplinata e che non manchi di spuntare la check list ogni venerdì, oltre a far sparire tutte le bottiglie di alcol dalle tasche di Darren!”.
Come darle torto, ma resta il fatto che il suo atteggiamento freddo e meticoloso è severamente messo in discussione da due occhi profondi e sinceri, capaci di scandagliare l’anima di chi li guarda, come accade a Darren.
A parte la sfera lavorativa, per me Ophelia Eagger rimaneva un vero mistero. Era come se avesse calato davanti alla sua faccia una veletta, da cui riuscivo a intravedere solo i contorni sfumati.
Chiunque di noi ha dei segreti e paradossalmente a stressare non è il fatto di mantenerli piuttosto il vissuto emotivo che suscita dentro di noi quell’esperienza inconfessabile e la percezione di pericolo o vergogna che si attiva nella mente.
Cosa tormenta Ophelia nel profondo? La mancanza di accettazione di un passato che nasconde segretamente ma anche il fatto stesso di possedere un fardello emotivo che la fa sentire colpevole di non essere del tutto autentica, sentendosi così in trappola. Di questo travaglio interiore non farà trapelare nulla, nessuna crepa a intaccare la sua corazza esterna, forgiata ad arte dall’invenzione di un’altra identità.
Tutto sembra funzionare alla perfezione, fino a quando a ingarbugliare mente e cuore sopraggiungono delle pericolose complicazioni, come un risveglio sentimentale quasi istantaneo così intenso da fare paura e l’inevitabile (quanto familiare) senso di riconoscimento in chi, come lei, offre di sé solo un’immagine mascherata.
Eppure, con lui non mi stavo congelando. Al contrario, dentro stava andando tutto a fuoco. Con lui stava accadendo qualcosa, sentivo qualcosa. Sentivo tutto. Erano brividi di freddo che poi diventavano caldi, incandescenti.
Un progressivo scongelamento, seducente e inesorabile, che se da una parte fa riaffiorare in superficie emozioni date ormai per perdute, sotterrate da una coltre di delusioni e paure, dall’altra l’imminente pericolo che lo scioglimento emotivo rischi di travolgere come un’onda anomala. Saper stare a galla diverrà quindi essenziale, soprattutto per chi come Ophelia è troppo fragile per resistere ad un’altra sferzata di dolore, troppo minuta per raggiungere la riva da sola.
A porgerle la mano sarà Darren, che si metterà in gioco in ogni modo possibile, mettendosi al centro di un’evoluzione personale meravigliosa, accogliendo paure, placando il dolore, lenendo ferite ancora aperte, mostrando un amore raro, paziente. Tutto solo per lei, per la sua Big Eyes.
La ragazza che aveva acceso la luce nelle mie stanze più buie.
Darren e Ophelia, così diversi ma così affini, complici, amanti, accomunati da un passato doloroso, pervasi da un senso simile di inadeguatezza e legati dalla passione segreta per la scrittura.
Due protagonisti caratterizzati in modo magistrale, delineati come la luce e il buio che si compenetrano, che dipendono l’uno dall’altra fino a determinare la reciproca esistenza.
“Stelle, nascondete i vostri fuochi! Non lasciate che la luce veda i miei profondi e tenebrosi desideri.”
Un passaggio celebre di William Shakespeare, che tra l’altro riscuote in quest’opera un elegante omaggio da parte dell’autrice. Una frase che racchiude l’intimo significato di come la luce abbia anche il potere di rivelare desideri nascosti, tentazioni a cui non poter resistere, come quelle che si innescheranno tra Ophelia e Darren, e che entrambi cercheranno di combattere per paura di essere sbagliati l’uno per l’altra.
Una giovane donna e un uomo, entrambi adulti, con un vissuto che li ha segnati, coinvolti in una concatenazione crescente di attrazione, curiosità, gelosie, conflitti, innegabile affinità intellettuale ed enigmatici lati oscuri che sarà sempre più complicato gestire, fino a che fare a meno l’uno dell’altra sarà impossibile, fino a che per sopravvivere luce e buio dovranno convivere insieme.
Perché al posto di soffermarmi sulla superficie come il resto del pubblico, avevo provato a indagare oltre la battuta, oltre il sorriso sornione, oltre gli occhi da conquistatore.
Un intreccio emotivo fatto di fraintendimenti, paure, follia che accenderà la miccia di una passione così irrefrenabile da spaventare. Togliersi la maschera sarà l’unica soluzione possibile per oltrepassare la superficie e connettersi totalmente, senza protezione, nudi, fuori dalla propria comfort zone e soprattutto fuori da New York, laddove tutto è iniziato e dove hanno rischiato di andare in pezzi.
Solamente lontani, fuori dalla scena, a riflettori spenti e sipario chiuso sarà possibile raccogliere i frammenti e rimetterli insieme, vedersi davvero ed essere autentici, deporre finalmente le maschere e cedere ogni difesa, con un estremo atto di coraggio, precipitando in volo per rischiare insieme:
Stavamo precipitando, ma l’aria sembrava tenerci sospesi, come se il cielo ci stesse tenendo in braccio. A un certo punto lui girò i palmi e mi strinse entrambe le mani, per poi forzarmi ad aprire le braccia come se fossero le ali di un uccello. Urlai ancora, anche lui gridava, ma di felicità. E rideva, come non l’avevo mai sentito ridere.
Dallo stesso aereo si è lanciata (metaforicamente, sì, anche perché pare che abbia terrore di sport estremi) anche la stessa scrittrice, offrendo questo romanzo bellissimo, con cui ha collaudato nuovi confini di genere, il celebrity romance, e tonalità stilistiche arricchite di una fine ironia che convince e trascina via il lettore.
Rushmore è un romance perfetto, che miscela ad arte diversi livelli di emozioni e sensazioni: evasione, ironia, intensa sensualità, romanticismo. Il tutto arricchito da uno stile di narrazione proprio del linguaggio cinematografico, in cui convivono in armonia sceneggiatura, inquadratura, fotografia, luci, movimenti di macchina, dialoghi, montaggio e colonna sonora. La musica, tra l’altro, è come sempre nei libri di questa autrice protagonista, pervadendo il racconto con accurata coerenza, grazie a sonorità soul come Amy Winehouse, Marvin Gaye, Steve Wonder e Aretha Franklin, che amplificano la percezione dell’ambientazione della Grande Mela.
Un piccolo capolavoro che premia a pieno titolo l’evoluzione di questa talentuosa autrice, che nelle sue storie non manca mai di andare in profondità, toccando con sensibilità e consapevolezza argomenti non semplici, come il meccanismo perverso dello showbusiness e lo spietato mondo dei media, temi quanto mai attuali di cui si occuperà Annalisa, con “Oltre la recensione”, domani.
L’emozione è un ingrediente essenziale della narrazione e se non sperimentiamo emozioni siamo meno coinvolti nella storia, o addirittura la respingiamo.
Leggere le storie di Elle Eloise è un’esperienza emotiva immancabile, perché mediante esse il lettore riesce ad immedesimarsi al suo interno, riuscendo a percepire e, di conseguenza, a comprendere le emozioni dei suoi protagonisti semplicemente perché lo facciamo già nella vita reale. Un effetto potente e straordinario, una magia che permette di reagire al racconto come se ciò che leggiamo, in realtà, stesse accadendo sul serio.
Questa lettura emana un senso di appartenenza da godere ad ogni pagina e comprensibile solo leggendo e, a dirla tutta, mi ha consentito di avverare un sogno, lanciarmi in volo col paracadute, immaginando di urlare di felicità e respirare a perdifiato un senso di libertà estremo, folle. Precipitare con Darren e Ophelia è stato catartico, liberatorio. C’è qualcosa di profondo nello scoprire che puoi superare le tue paure e improvvisamente capisci di aver solo pensato di avere dei limiti.
Auguro a molti altri lettori e lettrici di vivere la stessa meravigliosa esperienza, e continuare a seguire questa inarrestabile penna del panorama del romance italiano, che pare non averne di limiti.
Alla prossima.
Chapeau.
IL FUOCO CHE RESPIRO di Elle Eloise

IL FUOCO CHE RESPIRO di Elle Eloise
Titolo: Il fuoco che respiro | |
Autore: Elle Eloise | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternati (Mac e Connor) | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 17 Febbraio 2022 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Con l’inaspettata morte di sua madre, Mackenzie Baker (22 anni) si vede costretta a ricontattare Connor O’Brien (31 anni) dopo un lungo periodo di silenzio. Ragazzo ombroso e senza famiglia, nonché ex studente della madre, che in passato lo aveva ospitato a casa sua per un anno e mezzo, Connor aveva instaurato con la ragazza un rapporto molto profondo, fino a far sconfinare l’iniziale amicizia in un sentimento proibito e senza futuro. Oggi Mac si ritrova in un mare di guai, con un padre che ricompare dal nulla e un cuore spezzato apparentemente impossibile da riparare. Quel che è rimasto del forte legame che c’era tra lei e Connor pare soltanto un cumulo di detriti sulla battigia di una spiaggia.
L’appassionante storia di Mac e Connor ripercorre circa tredici anni della loro vita, tra repentini avvicinamenti e lunghe separazioni, tra continui cortocircuiti temporali e vecchie istantanee che gettano luce su un presente di incertezze e diffidenza. “Il fuoco che respiro” è un travagliato viaggio attraverso le pericolose fiamme del desiderio e i laceranti ricordi di un passato più vivido del presente. A fare da sfondo l’atmosfera decadente delle musiche anni Settanta, dei falò in spiaggia e della magia del Luna Park.
RECENSIONE
Ardere, bruciare, infiammare, incenerire. Molteplici modi di richiamare il fuoco, elemento cardine attorno al quale ruotano gli svariati significati di questa storia, a partire dal titolo “Il fuoco che respiro”. A scriverlo un’autrice dal talento profondo, Elle Eloise, che in questo romanzo si è messa in gioco in modo particolare, impeccabile, confermando così la sua voglia di sperimentare come scrittrice alla ricerca di nuove ispirazioni.
Un’evoluzione che parte dalla scelta dell’ambientazione internazionale del libro, precisamente a Coney Island, a New York. Una location diversa rispetto alle sue precedenti opere ambientate generalmente in Italia; scelta che, tra l’altro, richiama ad una immaginaria influenza dal suo stesso pseudonimo, Moloko Blaze.
Coney Island, con le sue enormi spiagge, le luci scintillanti del luna park, la sua atmosfera decadente e autentica e che ho avuto modo di visitare più volte nella mia vita. Un luogo davvero perfetto per una storia intrisa di tracce di memoria e raccontata come un viaggio straordinario tra i ricordi, istanti impressi su pellicola.
A chi non è accaduto di riaprire una scatole di vecchie foto e rivivere attimi che rievocano sensazioni, vibrazioni di un passato che ci ha segnato la vita? A chi non è successo di sognare ad occhi aperti e ripercorrere indietro il tempo senza rendersi conto di quanto ci mettiamo a farlo? E’ così che scorre via questo romanzo, in un attimo perfetto, dando l’impagabile emozione di un viaggio nel tempo che offre l’occasione di illuminare meglio la strada del presente, tra le sue luci e ombre.
Questa è una storia dai molteplici inizi e dalle infinite coincidenze che, come le scintille di un fuoco destinato a diventare eterno, illuminano la strada di chi la percorre oppure la rendono più scura della notte. O forse sarebbe meglio riavvolgere il nastro della mia vita fino a dodici anni prima e cominciare dalla notte in cui conobbi Connor O’Brien. La mia salvezza, la mia maledizione.
A parlare è Mackenzie Baker, detta Mac, giovane protagonista che conosciamo all’inizio del racconto quando ha 22 anni e la sua vita è stata stata stravolta per sempre. Scontrosa, a tratti cinica, dalla lingua tagliente e il fisico consumato, è così che la ritrova Connor O’Brien, dopo 4 anni di dolorosa separazione da lei, il fratello Lucas e la madre Debra, che hanno rappresentato per lui l’unica famiglia che avesse mai conosciuto.
Connor, ombroso e taciturno, e allo stesso tempo protettivo, pronto a sacrificarsi per chi ama e l’unico capace di scandagliare e percepire la fragile anima di Mac, con le sue debolezze e la sua spensierata curiosità per la vita. Lei, tanto minuta quanto anche combattiva e forte. Lei “la piccoletta” e lui “smoky”.
Due personaggi tratteggiati in modo realistico, che prendono vita senza chiedere il permesso, rendendo impossibile sfuggire all’onda di emozioni che pervade la loro storia, pagina dopo pagina. Un ciclone, come quello del luna park, che sale progressivamente in cima fino a raggiungere il picco e che poi inizia la sua inesorabile discesa a tutta velocità verso il profondo della loro anima, fino a togliere il fiato al lettore.
Mac e Connor, che il destino decide di far incontrare nuovamente, riaccedendo fiamme mai del tutto spente e che riapre ferite nient’affatto guarite fino a rivelare verità nascoste e dolorosi segreti divenendo il preludio di un intenso viaggio nei ricordi di due ragazzi legati indissolubilmente in passato ma divisi loro malgrado.
Il racconto della storia di Mac e Connor si dipana tra presente e passato, in un percorso costruito ad arte tra i frammenti della loro memoria, come fossero vecchie istantanee sparpagliate su un tavolo che viene voglia di riguardare per rivivere attimi, risentire profumi, riascoltare vecchie canzoni. Immagini vive che rievocano istanti così significativi da innescare un potente effetto domino capace di cambiare i destini inesorabilmente.
E’ proprio quello che accade ai due protagonisti, che raccontano la loro storia alternando ricordi alle vicende presenti, consentendo al lettore di capire meglio cosa li ha uniti e cosa li ha divisi in un crescendo magnetico e potente che non permette di lasciare il libro sul tavolo. Emergono tutte le sfaccettature della loro storia: gli attimi di felicità che li hanno uniti, i momenti bui che continuano ad affliggerli, gli sbagli che li hanno fatti crescere, i sensi di colpa che li rendono ancora prigionieri di loro stessi.
Non ero perfettamente consapevole di cosa le avrei detto, ma dovevo parlarle. Non riuscivo più a reggere questa maschera del cazzo a cui ero incatenato da quattro merdosissimi anni. Volevo mostrarle chi ero, di cosa ero capace. Chi avrei voluto essere dopo aver fatto l’amore con lei davanti a quel falò, in un momento in cui avrei potuto amarla ma avevo troppa paura di perdere tutto ciò che lentamente avevo conquistato in quegli anni. Una famiglia. Mac, potrai mai perdonarmi?
Eppure, nonostante le parole non dette, le occasioni mancate, le scelte sbagliate non vi è pagina di questo libro che non sia illuminata dalla fiamma della speranza che divampa accendendo l’anima di chi legge.
“Il fuoco che respiro” è una storia d’amore tra due ragazzi connessi da un radicato legame, che ad ogni capitolo prende forza, acquisice significato, amplificandosi in un toccante senso di appartenenza. Un susseguirsi di ricordi testimoni di un sentimento che nasce e cresce all’interno di un nucleo familiare, capace di amare e proteggere ma anche di separare, fino a raggiungere un precario equilibrio.
Le dinamiche dei legami familiari, siano essi di sangue o meno, sono tra le tematiche predominanti nel romanzo, descrivendo quanto siano centrali nella nostra vita per crescere, formarsi, imparare ma anche quanto possano essere tossici, perfino pericolosi.
Ci si immedesima nella storia di Mac, nella sua famiglia imperfetta, nell’istinto di protezione della madre, nella tenerezza di ricordi familiari indelebili. Famiglia, affetti, legami e non solo, perchè nel libro si raccontano anche tematiche complesse come l’anoressia e le sue perversioni psicologiche, la violenza sulle donne perpetrata in modo subdolo e ambiguo. Temi che l’autrice offre con rispetto, consapevolezza e attento realismo, confermandosi una scupolosa osservatrice della realtà che ci circonda, consegnando così ad ognuno di noi uno specchio in cui riflettere le stesse paure, fragilità, debolezze che vivono i protagonisti di questo libro meraviglioso.
«Te lo chiedo di nuovo, Mac. Vuoi morire?»
Scosse la testa in segno di diniego.
«Dimmelo. Dimmi che non vuoi morire, chiedimi di aiutarti.» Lei continuava a piangere, senza proferire parola. «Dimmelo, porca puttana! Dimmi che non vuoi morire!»
«Non voglio morire» bisbigliò serrando le palpebre, come se parlasse a se stessa. Non mi bastava, nemmeno un po’.
«Dillo ancora!»
«Non voglio morire. Non voglio morire!» singhiozzava senza sosta, fino a che le gambe non ressero più e si piegarono. Dovetti sostenerla io prima che rovinasse sulla sabbia.
«Aiutami ti prego. Aiutami, Connor.»
Trattenendo le lacrime, l’aiutai a stare in piedi e la strinsi a me in un modo che non aveva davvero nulla di tenero.
La lettura appassiona e convince per i dialoghi coinvolgenti e avvincenti, che graffiano o inteneriscono a seconda dell’atmosfera e che si allineano fedeli alla psicologia dei personaggi, che non perdono mai carattere e che emergono vivi accanto a chi legge. Dialoghi dosati a dovere che si avvicendano puntuali al racconto in modo misurato, creando un collage perfetto di instantanee appese al muro da ammirare con emozione, dando la sensazione che rileggendo questo libro più volte si scoprirebbero maggiori dettagli per incastrare frammenti non colti.
Un viaggio tra i ricordi da fare assolutamente con Mac e Connor alla ricerca di loro stessi, per scardinare convinzioni, rivelare verità. Leggere questa storia è stata un’esperienza che mi ha aperto la mente all’esplorazione dei cosiddetti “universi paralleli” e che mi ha indotto a ragionare su quante volte ci fermiamo a pensare come sarebbe potuta essere la vita se in quel giorno, in quell’istante, avessimo fatto una scelta diversa. Ma, come si sente spesso dire, la storia non si fa con i se e con i ma, e dunque nemmeno la nostra vita.
Mi baciò, spedendomi in un mondo meraviglioso, quello in cui volevo vivere per sempre. E all’improvviso il fuoco che sfrigolava a un passo da noi lo sentii anche in bocca, nei polmoni, sulla mia pelle nuda, dove lui stava facendo scorrere le mani. Sfiorava, toccava, stringeva. In un istante, fui trascinata giù, sulla coperta che avevamo steso prima dei fuochi d’artificio. Mi fece sdraiare sotto di lui, continuando a baciarmi. Quando si fermò, il suo sguardo si incagliò nei miei occhi, minaccioso. Parlava una lingua misteriosa, descriveva luoghi inesplorati che non conosceva nemmeno lui.
Salite sul Greyhound con loro e fidatevi, il costo del biglietto verrà ripagato molteplici volte per tutto quello che vivrete in questo romanzo, come infinite scintille di un falò mai spento, come quello che segnerà per sempre la vita di Mac e Connor. Un fuoco acceso in spiaggia una notte d’estate, e che continuerà a bruciare nella mente di chi legge, magari leggendo in compagnia della meravigliosa colonna sonora del libro composta da indimenticabili brani degli anni settanta, accuratamente selezionati dalla autrice che conferma il suo amore per la musica, e che avvolgono il lettore trasportandolo indietro nel tempo in un viaggio tra i suoi di ricordi.
“Poi guardai oltre il suo corpo e trovai il suo cuore, la sua anima”
Oltre, è questo che fa Elle Eloise con questo romanzo, porta il lettore oltre le pagine, lasciando il segno tangibile di essere stato parte del libro. Come è accaduto a me.
Chapeau.
HAI CAMBIATO LA MIA VITA di Amy Harmon

HAI CAMBIATO LA MIA VITA di Amy Harmon
Titolo: Hai cambiato la mia vita | |
Autore: Amy Harmon | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 26 Gennaio 2017 | |
Editore: Newton Compton Editori |
TRAMA
Lo trovarono nel cesto della biancheria di una lavanderia a gettoni: aveva solo un paio di ore di vita. Lo chiamarono Moses. Quando dettero la notizia al telegiornale dissero che era il figlio di una tossicodipendente e che avrebbe avuto problemi di salute. Ho sempre immaginato quel “figlio del crack” con una gigantesca crepa che gli correva lungo il corpicino, come se si fosse rotto mentre nasceva. Sapevo che il crack si riferiva a ben altro, ma quell’immagine si cristallizzò nella mia mente. Forse fu questo ad attrarmi fin dall’inizio. È successo tutto prima che io nascessi, e quando incontrai Moses e mia madre mi raccontò la sua storia, era diventata una notizia vecchia e nessuno voleva avere a che fare con lui. La gente ama i bambini, anche i bambini malati. Anche i figli del crack. Ma i bambini poi crescono e diventano ragazzini e poi adolescenti. Nessuno vuole intorno a sé un adolescente incasinato. E Moses era molto incasinato. Ma era anche affascinante, e molto, molto bello. Stare con lui avrebbe cambiato la mia vita in un modo che non potevo immaginare. Forse sarei dovuta rimanere a distanza di sicurezza. Ma non ci sono riuscita. Così è cominciata una storia fatta di dolore e belle promesse, angoscia e guarigione, vita e morte. La nostra storia, una vera storia d’amore.
RECENSIONE
Siamo abituate a leggere Amy Harmon con un occhio di riguardo, consapevoli che oltre ad appassionarci alla storia d’amore tra i due protagonisti, ci ritroviamo a riflettere su varie tematiche, che toccano la diversità, le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, le minoranze, la religione, la terra, il destino. I suoi romanzi dipingono i panorami sconfinati dell’America rurale, affondano le radici nella grande letteratura statunitense.
A mio avviso, l’opera che meglio la rappresenta è anche il suo lavoro più peculiare, dal profetico titolo The Law of Moses (in italiano Hai cambiato la mia vita, edito da Newton Compton). Si tratta di un romance non puro, una storia d’amore tormentata e sofferta che divaga verso altre direzioni, dal paranormal al thriller. Ma partendo sempre dal suo amore per la “terra” e per le sue “radici”.
Quelle che disegna la Harmon sono radici che, come catene, possono afferrare e imprigionare i protagonisti alla piccola zolla di terra a cui sono destinati. La partenza dal posto d’origine può provocare ai suoi giovani personaggi nefaste conseguenze: penso all’immagine ricorrente del treno in cui Eva si trova pressata insieme agli altri ebrei (e da cui riuscirà a saltare giù) in Il segreto di Eva, dapprima solo un sogno ricorrente poi una drammatica verità. Penso alla partenza per il fronte di Ambrose in Sei il mio sole anche di notte, una decisione che si rivelerà coraggiosa ma allo stesso tempo incosciente e che porterà alla morte dei suoi amici. Penso a Moses e alla sua fuga da Levan (Utah) il paese originario della Harmon: non riesco a fare a meno di pensare che se non avesse lasciato la città il destino di Georgia e del piccolo Eli sarebbe stato molto diverso.
A Amy Harmon piace giocare con il destino e lo fa con la consapevolezza e l’esperienza di una grande romanziera. A mio avviso è davvero riduttivo relegare le sue storie nella fruttuosa nicchia dei romanzi rosa: d’altronde si sa, su Amazon le categorie e le sottocategorie e le sottocategorie delle sottocategorie funzionano. Io non sono una grande amante delle etichette, da autrice anche a me stanno parecchio strette a volte, ma il popolo di internet spesso è poco curioso rispetto a tutto ciò che è ignoto e vuole essere certo di ciò che andrà a leggere: se prometti alle persone un contemporary romance o un angst o uno Young adult o un paranormal romance o un fantasy, loro si aspettano e vogliono leggere esattamente questo. Amy Harmon smentisce ogni volta cliché e stereotipi del genere, allargando la sua sfera d’azione fino a sfociare nella “narrativa”, quello strano genere che non è un genere, così difficile da collocare e quindi da vendere sul web.
Fingiamo quindi che The Law of Moses sia un romanzo rosa, ma lasciate che ve ne parli come un grande romanzo di narrativa, senza nulla togliere al rosa di cui, nel mio piccolo, sono una tenace sostenitrice.
Per parlare dei suoi temi più cari, in Hai cambiato la mia vita (titolo furbetto con il chiaro obiettivo di relegarlo nel sottogenere che funziona) utilizza l’ingrediente di un altro piatto, il sovrannaturale: Moses vede e dipinge i morti, o meglio, ciò che i morti vogliono che dipinga.
Moses, un “figlio del crack” (i bambini nati da madri con problemi di tossicodipendenza), è un orfano gettato via e ritrovato innumerevoli volte, poi finito sul grembo di una nonna che finalmente gli dona l’amore incondizionato che merita, a Levan, un villaggio rurale dello Utah, non troppo distante dalle montagne. Durante la sua turbolenta adolescenza conosce la Georgia, bionda Cowgirl senza paura, l’unica in grado di avvicinarlo. Moses è un ragazzo indubbiamente problematico, solitario, scontroso, diffidente. Persino i cavalli più miti si innervosiscono al suo cospetto, forse perché percepiscono la sua paura. Anche Moses ha paura. Non degli altri, ha paura di se stesso, di ciò che riesce a vedere, di ciò che riesce a fare. Ha paura di fare del male. Per questo fugge da Levan, lasciando dietro di sé una scia di delusione, di rimpianti e, anche se non direttamente per colpa sua, di cadaveri.
Georgia, d’altro canto, è spigliata, temeraria, un vero maschiaccio. Ama i cavalli e i rodei, la sua vita prima di incontrare Moses e innamorarsene perdutamente era tranquilla, quasi idilliaca, stretta nell’abbraccio di due amorevoli genitori che come lei amano la terra e gli animali. Una vita diametralmente opposta a quella di Moses, che vive a pochi metri dalla sua fattoria. Nasce così una storia fatta di amicizia e comprensione reciproca, pur nella fragilità della loro comunicazione, trattenuta dai segreti di lui e dal suo comportamento scostante. Una storia che, pagina dopo pagina, non fa sconti nella sua drammaticità, che affronta la morte con un piglio realistico e toccante, senza mai sfociare nel facile melodramma.
A tingere di giallo questo romanzo travestito di rosa, una scia di cadaveri di giovani ragazze bionde che si avvicina pericolosamente ai confini di Levan, intrecciandosi con la storia di Moses e Georgia. Cadaveri che la terra non saprà celare per sempre.
Sullo sfondo di questi intrecci, la vita di una cittadina provinciale, con i suoi rodei, le fattorie, i cavalli, le faide familiari, le malelingue, le discriminazioni. E la terra, quella terra sconfinata e selvaggia di cui l’America è piena, la terra che infanga, che sotterra, che entra nelle narici. La terra su cui Georgia e Moses fanno l’amore la prima volta, da ragazzini, concependo un figlio. La terra su cui finiscono per azzuffarsi disperati e arrabbiati l’uno con l’altra, alcuni anni dopo. La terra che bagneranno con le loro lacrime nel momento della tragica rivelazione sul destino che Moses ha messo in moto, scegliendo di partire. Perché al di là del destino, c’è anche la scelta, che non è mai facile, che può essere tragica così come provvidenziale.
Le storie della Harmon sono basate su libere decisioni, che a volte si rivelano giuste, altre sbagliate. Sono quelle decisioni a mettere in moto il beffardo e a volte crudele domino di eventi che coinvolge e sconvolge l’esistenza di Moses e Georgia.
È proprio questo che amo nei suoi romanzi, la possibilità di sbagliare e di rimediare a un torto, di fare ammenda, di aggiustare qualcosa che è rotto e che sembra perduto per sempre, nel preciso istante in cui i personaggi riescono a strappare quelle radici che li incatenano a un destino ingiusto che sembra scritto nella pietra, come un comandamento, e a gettarsi in quell’oceano in tempesta che è la vita.
Recensione a cura di Elle Eloise in esclusiva per Reading Marvels
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BONUS TRACK di Elle Eloise

BONUS TRACK di Elle Eloise
Titolo: Bonus track | |
Autore: Elle Eloise | |
Serie: How to disappear completely series | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV singoli (Marco, Alice e Denis) | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 8 Dicembre 2019 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Le novelle che compongono la raccolta Bonus Track sono: “Bruci l’inverno”, “Ballando nel vento” e “Blu”, tre spin off rispettivamente del secondo, del terzo e del quarto volume della serie “How to disappear completely”. Le Bonus Track sono le tracce nascoste, le pagine inattese, storie che nascono da altre storie. Significa sbirciare il fuoricampo della scena, sollevare il sipario, sfondare la quarta parete.
All’interno della raccolta anche una ghost track inedita.
La serie “How to disappear completely”, ormai conclusa, è composta da 4 romanzi autoconclusivi e la raccolta di novelle spin off: 1. “Cuore d’inverno”, 2. “Come una tempesta”, 3. “Voci nel vento”, 4. “Fino alle stelle” + “Bonus Track – Le novelle”.
RECENSIONE
“Bonus track”, ovvero letteralmente: «brano supplementare di un album musicale che integra i contenuti dell’originale». Questo è il titolo della raccolta di novelle spin off della serie “How to disappear completely” di Elle Eloise.
Tre tracce che arricchiscono un album indimenticabile che attraverso questi racconti amplifica il significato più intrinseco di rinascita interiore trasportando il lettore altrove, nella dimensione ignota che segue al cambiamento. Un salto liberatorio nel futuro, dopo aver fatto i conti col passato, con i suoi dolori e dare un nuovo senso a tutto, prima di chiudere la vista su esso. Tre storie intense e graffianti che insegnano come i ricordi, le convinzioni e le paure possono essere usati in modo diverso, creativo, per dare forma a noi stessi come ci vogliamo ora e alla nostra vita come la vogliamo adesso.
I protagonisti di queste novelle sono Marco, fratello di Paolo, Alice, sorella di Francesco e Denis, amico di Ozzy, personaggi comprimari appena conosciuti nei 3 romanzi della serie che in queste pagine trovano spazio per raccontarsi ed uscire allo scoperto.
Voci a cui l’autrice ha dato ascolto per permettergli di lasciare il buio e ritornare alla luce per ritrovare la pace perduta.
#1 Bruci l’inverno
Se cominci ad avere dei segreti non ti rendi conto quando, a un certo punto della tua vita, questi si sostituiscono alla realtà. E, improvvisamente, ti ritrovi a non essere mai veramente te stesso, ti riduci a essere come “dovresti” essere.
Quanto è difficile essere sé stessi? Quanto è tortuoso il percorso dell’accettazione della diversità?
Lo sa bene Marco, ragazzo fragile e timido che da sempre vive all’ombra del fratello Paolo, carismatico e dalla personalità magnetica. Due fratelli profondamente diversi ma accomunati da un passato familiare doloroso che li ha uniti moltissimo fino a creare intorno a loro un guscio protettivo spesso e liscio, senza imperfezioni o crepe.
Cosa accade se però se la protezione diventa una prigionia, se difendersi dal male e volerlo dimenticare porta a rinnegare sé stessi e la propria natura?
La storia di Marco racchiude un intreccio complesso di solitudine e senso di inadeguatezza, compensazione e fuga, negazione e bisogno di evoluzione, in cui il dolore si dipana con i sensi di colpa, la voglia di amare con la paura di essere libero. Emozioni contrastanti che generano un fiume in piena che segna il percorso di un ragazzo abituato più a compiacere gli altri che ascoltare sé stesso, occultando la realtà dietro la coltre della finzione e dell’illusione.
“Bruci l’inverno” offre la testimonianza di un viaggio di accettazione personale, condensando in poche pagine la bellezza di svelarsi e uscire dall’ombra per affidarsi e abbandonarsi all’amore. Una lettura che pervade tramite uno stile di narrazione serrato, fatto di pensieri diretti che permettono di accedere all’anima di Marco, all’interno delle sue fragilità e debolezze. Elle Eloise con questa prima novella dimostra già quanto il numero di pagine non sia proporzionale all’intensità di un emozione, perché a fare differenza è ben altro: l’autenticità dei personaggi connotati da personalità stratificate e l’uso sapiente delle parole che miscelati insieme permettono di interpretare i sentimenti e farli nostri, fino a creare sonorità potenti che fanno da cassa di risonanza ai battiti del cuore.
#2 Ballando nel vento
La protagonista di questa seconda novella è Alice, gemella di Francesco, conosciuto in “Voci nel vento”intenso terzo capitolo della serie in cui si racconta il suo viaggio on the road in America con Olivia sulle tracce della sorella di lui scomparsa da mesi.
Alice è una ragazza in fuga. Decisa a rifarsi una vita lontana dall’Italia dove ha lasciato solo macerie e dolore, sceglie di accettare l’offerta di Ethan, il ragazzo di cui è segretamente innamorata da anni che le propone di raggiungerlo negli Stati Uniti. Ethan non è solo un amico bensì l’unica persona di cui si Alice si fidi e con cui abbia mai intrapreso una relazione pulita e sana. Un ragazzo tanto ombroso e taciturno quanto capace di trasmetterle la pace e la sicurezza di cui Alice necessita come l’aria, per rimuovere i ricordi e sentirsi finalmente capita da qualcuno.
È brutale ma sa regalare momenti di infinita tenerezza, è silenzioso eppure comunica più di qualsiasi persona io abbia mai conosciuto, riesco a sentirlo vicino anche se si trova dall’altra parte della stanza. Ma che dico? Riuscivo a sentirlo vicino anche quando c’era un oceano intero a dividerci.
Ma scappare lontano è inutile se le ombre che ti devastano sono all’interno, demoni che divorano l’anima per prenderti , ovunque tu possa andare, anche oltre oceano, per riportarti nell’abisso più oscuro e non lasciarti riemergere, al di là dello spazio e del tempo.
Se è vero che il passato di sofferenza e mancanze non si può cambiare, è altrettanto vero che l’unica cosa che si può controllare è la nostra reazione rispetto ad esso, il modo in cui lo si vede, per evitare che la parte che soffre venga fagocitata dal dolore emotivo che si scatena, col rischio di trascinarlo ovunque e con chiunque saremo. Sarà Ethan il perno su cui Alice potrà incentrare il suo cambio di rotta per cambiare visione di una vita rovinata.
Deve starmi lontano, non può accendere di nuovo la luce, ho bisogno di riappropriarmi del buio o rischio di ammattire come quei bimbi allergici ai raggi del sole.
La loro convivenza avrà inizio all’interno di una casa malmessa e isolata, di proprietà della famiglia di lei, un luogo da condividere, ma anche un “contenitore” di un passato da affrontare e un presente da rimodulare. Una casa come uno spazio ricco di simboli al cui interno prenderà forma un lavoro non solo manuale ma anche terapeutico, in cui dovranno giocare la loro partita finale, in cui costruire la fiducia con mattoni solidi, messi uno ad uno sotto un sole cocente, che illumina e scalda come solo l’amore più incondizionato è in grado di fare.
Un sentimento salvifico che Ethan cova in silenzio, che tiene sotto traccia come il più prezioso dei beni, a ricordare quasi che chi ama davvero è capace di aspettare, di dare tempo restando in osservazione, pronto ad entrare in azione nel momento in cui le lacrime sono finite e resta solo il vuoto e il buio.
Una novella che entra dritta nel cuore, esplodendo come il sole più caldo e l’inverno più gelido, una contraddizione potente che scuote ed esalta al tempo stesso il senso profondo di come insegnare ad amare, oltre anche sé stessi.
#3 Blu
Era così che ci preferivi, ricordi? Una schiera di bambini invisibili e trasparenti agli occhi degli adulti, immeritevoli delle loro attenzioni. Dovevamo avere solo le tue. Da piccolo avrei voluto davvero essere invisibile.
Credo che la storia di Denis sia una delle più commoventi e toccanti che abbia mai letto. Definirla in altri termini significherebbe sminuirla perché in questa novella il dolore grida e affonda nella melma di sofferenze ancestrali.
Come si riesce a sopravvivere ad una vita incentrata sull’abbandono e la distorsione più mostruosa dell’amore? Come farlo se i cocci di una giovane vita distrutta continuano a tagliarti la pelle, resa trasparente dal dolore, e farti sanguinare ancora?
Lo stile di narrazione corre su filo di emozioni a tratti disturbanti, evocando ricordi difficili da dimenticare. I pensieri diretti che Denis rivolge a sé stesso trascinando il lettore in un un vortice perpetuo di dolore e irresolutezza, fino a trascinare nel suo buio, a conoscerne le cavità più oscure, a respirare la sua paura e percepire odori che non vanno più via.
Quello che colpisce di questo breve racconto è anche l’accurata ricercatezza con cui sono raccontati vicende che sembrano uscite da un episodio di cronaca per la veridicità di passaggi, testimonianze fedeli a quello che potrebbe essere un articolo letto sui giornali.
L’attitudine di ispirarsi al mondo reale rende Elle Eloise un talento fuori scala, perchè le sue non sono solo storie, spesso sono pezzi di vissuto rielaborati da personaggi vivi con identità precise e originali che bucano le pagine, oltrepassando l’idea di un semplice romanzo.
I nomi dei capitoli sono metafore di stati d’animo struggenti, come mattonelle colorate che Denis calpesta per raggiungere la sua libertà dal ricordo, dal dolore.
Un arcobaleno dai mille colori su cui predomina il BLU, il colore del cielo, degli occhi, di una divisa, dei capelli di chi vuole trasformarsi per dimenticare, per rendersi invisibile.
Il blu che Denis per natura non può vedere e che confonde ma che diverrà il faro luminoso che gli traccerà la strada per tornare a casa. Una novella che a mio avviso celebra la vita, attraversando il dolore e scegliendo la rinascita come unico mezzo di trasporto per il futuro, da vivere insieme all’amore:
Ciò che ci accade solca il sentiero del nostro futuro ma a tutti capita che quel sentiero, a un certo punto, si biforchi e che una delle due vie, inspiegabilmente, si allontani dalla strada principale. Sta a noi avere il coraggio di intraprendere la nuova via, esplorando qualcosa di diverso dal mondo che eravamo abituati a vivere.
L’epilogo di “Bonus track” è un regalo che l’autrice ha voluto fare ai suoi lettori, un omaggio silenzioso ma prezioso che riporta indietro ai momenti spensierati di un gruppo di amici come tanti, che avevano ancora con la vita davanti da vivere.
Un balzo nel passato in cui ritroviamo Sara e Paolo, due amici che nelle poche pagine di chiusura si sfiorano impercettibilmente facendo vivere per un istante indimenticabile una scena sognata da sempre. Il sigillo perfetto che chiude una serie capolavoro.
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FINO ALLE STELLE di Elle Eloise

FINO ALLE STELLE di Elle Eloise
Titolo: Fino alle stelle | |
Autore: Elle Eloise | |
Serie: How to diappear completely series #4 | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternato (Sam e Mia) | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 8 Dicembre 2019 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Samuel vive la vita come si guarda un film: immagina dialoghi e situazioni, vola di fantasia, senza vivere davvero. Regista alle prime armi e studioso di Cinema al D.A.M.S. di Torino, da quando due anni prima ha perso suo fratello Max in un incidente, la passione per il cinema non fa altro che acuire la distanza che lui interpone tra sé e gli altri.
Questo capita soprattutto con Mia, la timida compagna di università che invece vorrebbe vivere l’amore con tutta l’intensità che esso richiede. Il cortometraggio che dovranno girare insieme potrà giocare a loro favore o dividerli per sempre.
Il cinema è lo sfondo ideale per una storia di amicizia, amore, passione in una Torino che diventa un crocevia di vite, destini, personaggi. Dopo “Cuore d’inverno”, “Come una tempesta”, “Voci nel vento” e la raccolta di novelle spin off “Bonus Track”, “Fino alle stelle” è la nuova edizione self publishing, riveduta e corretta, di “Solo noi nell’universo”, quarto e ultimo volume autoconclusivo della serie “How to disappear completely”.
RECENSIONE
Capelli rossi, occhi azzurri e barba incolta, Samuel è un ragazzo di ventiquattro anni al quale la vita ha già tolto molto. A distanza di due anni dalla notte che lo ha cambiato per sempre, vive senza farsi coinvolgere da niente e nessuno, cercando di anestetizzare un dolore troppo forte da gestire.
L’unica ancora di salvezza che lo tiene in piedi è la passione per il cinema. È proprio durante un corso universitario che conosce Mia.
Un incontro che fin dal primo momento definisce i contorni di due vite vissute agli antipodi senza, apparentemente, avere nulla in comune.
Un cortometraggio da girare insieme sarà la ragione per avere a che fare l’uno con l’altro, trovandosi ben presto al centro di un vortice che li risucchierà, fino a sfidare le loro convinzioni. In un crescendo di emozioni e ritorni nel passato, Sam e Mia dovranno decidere se salvarsi a vicenda oppure perdersi per sempre.
A fare da sfondo a questa storia è il cinema, con i suoi linguaggi, i suoi tempi, le sue tecniche e la sua magia.
Ci sono tutti gli ingredienti necessari a intrappolare il lettore sul divano come davanti ad un grande schermo (popcorn inclusi): amicizia, amore, dolore, passione.
Due ragazzi che vivono sospesi, alla ricerca di qualcosa che pensano essere fuori dalla loro portata: riscattarsi da una vita senza felicità.
Samuel si fa inquadrare subito: burbero, arrabbiato e pieno di silenzi.
Il suo sguardo disincantato sul mondo ne definisce le ammaccature e gli spigoli, che mostra soprattutto quando interagisce con gli altri, a partire dai suoi familiari fino ai suoi amici. Più che vivere lui sopravvive e lo fa utilizzando la sua immaginazione, applicando alla vita lo schema di un regista che dirige un film, nascondendosi dietro la telecamera:
“Vorrei fermare il tempo, vorrei che non andasse così veloce. Nei film basta mettere in pausa, ma nella realtà appena io mi fermo gli altri sembrano andare al doppio della velocità”.
Ha talento Sam, la sua passione per la regia potrebbe davvero portarlo lontano perché ha tanto da raccontare ma è bloccato, stritolato in un meccanismo che lo imprigiona e che lui stesso alimenta:
“La libertà a volte può essere la più claustrofobica delle prigioni, ora lo so. … io sono ancora quel bambino che vive nel silenzio, da solo”.
«Ho voluto concentrarmi su ciò che non si vede, ciò che rimane nell’ombra, qualcosa che sembrerebbe poco importante ma che invece nasconde qualcosa di fondamentale… Il senso si coglie dall’equilibrio tra il visibile e l’invisibile, quindi ho voluto parlare anche di ciò che sta al di fuori dell’inquadratura, a partire dai suoni fino a concentrarmi sull’oggetto della visione di chi sta in scena»
Mia è timida e insicura, molto lontana dall’idea di una ragazza nel fiore degli anni e che vive la sua età con leggerezza.
A causa della balbuzie che l’affligge fin da piccola e che l’ha resa facile preda di pesanti cattiverie a scuola, Mia ha subìto dei traumi in grado di crearle profonde ferite che diventano certezze nell’avere a che fare con gli altri e soprattutto con sé stessa, facendola sentire diversa, strana fin tanto da scegliere l’invisibilità come unica arma di difesa.
Ma il dolore le ha insegnato a incassare, a essere forte, trasformandola in una guerriera moderna, che sopravvive restando in piedi, che subisce continuando a credere in qualcosa di bello, magari un amore vero, dove sentirsi speciale.
È una sognatrice che immagina e crea fantasie per sfuggire ai momenti più bui, trovando rifugio in un mondo parallelo, un universo fatto di stelle e “piccoli momenti perfetti” che le consentono di carpire attimi di felicità. Mia è un personaggio complesso, pieno di sfumature poetiche, che affascina in modo del tutto inconsapevole ed è per questo che l’ho davvero sentita. Uno dei personaggi femminili più belli che abbia mai letto.
“Perché, come dice la canzone, l’amore è da condividere. Io l’ho sempre donato ma mai ricevuto, ma è come correre una maratona zoppicando. Ti sembra che manchi sempre qualcosa, mentre io voglio avere tutto, voglio essere una di quelle persone che merita un amore come quello. Voglio essere la ragazza della canzone, voglio essere quel tipo di persona a cui si dedicano parole come quelle che Paul ha dedicato alla Asher”.
L’incontro con Sam la destabilizza, la congela. Dal canto suo Sam resta incuriosito, in parte anche affascinato, da questa “stramba creatura”:
“Mi viene da ridere per il suo modo di approcciarsi alle persone: è silenziosa, ma se le dai corda diventa un segugio”.
La passione per il cinema che li accomuna sarà l’inizio di qualcosa che nessuno dei due ha mai sperimentato prima e che li attirerà inesorabilmente, ponendoli difronte ad una scelta, ad un’evoluzione.
La storia che sceglieranno di realizzare per il cortometraggio li metterà a dura prova e diventerà un percorso sofferto e catartico. Non sarà facile superare i muri che si sono costruiti, illuminare le ombre, uscire dalla telecamera diventando loro stessi i protagonisti del film delle loro vite:
«La storia di un ragazzo e una ragazza, e di come le cose non sono come sembrano.» Altri baci interrompono il suo racconto e si posano sul mio ventre teso. «Di come due anime riescano a incontrarsi in un universo di possibilità, come se fossero destinate a trovarsi per cominciare a vivere. Di come l’invisibile dia il senso al visibile.»
“Fino alle Stelle” forza il cuore, lo incrina fino a scomporlo in piccoli pezzi luminosi come stelle, quelle che Mia ammira sul suo soffitto in camera ogni sera. Stelle che, leggendo questa storia, si ricompongono in una costellazione che rende l’universo più bello.
“Spengo anche l’ultima fonte luminosa e rimaniamo completamente al buio. Le stelle brillano come la prima volta che mio nonno me le ha fatte trovare in camera, diceva che erano una magia. Anche adesso penso che siano una magia insieme alla versione acustica di This must be the place interpretata dai Lumineers, che ascoltiamo per la terza volta di fila.
«Q-quella è Andromeda. Lì ci s-sono i segni zodiacali… Ariete, Sagittario, Scorpione…» vado avanti a spiegare fin quando, con la coda dell’occhio, mi accorgo che Samuel non sta più ammirando il soffitto, ma è rivolto verso di me. Con il cuore in gola, piego la testa nella sua direzione. I suoi occhi azzurri sono ancora più luminosi delle stelle che ci osservano dall’alto del soffitto, ma quando si avvicina per baciarmi, scompaiono dietro le ciglia. È un bacio lento, morbido, straziante”.
Si dice che il fine ultimo dell’arte sia far vibrare l’anima. Chi compone, non importa con quale strumento, suono, colore o parola, vuole lasciare un segno negli altri, suscitare ricordi o emozioni.
In questo senso il cinema è la summa delle arti, quando le luci si spengono e immagini, dialoghi, melodie ci avvolgono e ci trasportano altrove, nel tempo e nello spazio. Elle Eloise con “Fino alle Stelle” ha fatto questa magia.
Leggere questa storia per me è stato come guardare un bellissimo film, in cui la regista si riconferma un’autrice capace di emozionarmi.
“How to disappear completely mi ha insegnato che da una singola storia ne possono nascere infinite, come infiniti sono i punti di vista sulla realtà”.
Dopo “Cuore d’inverno”, “Come una tempesta” e “Voci nel Vento”, “Fino alle Stelle” chiude la serie “How to disappear completely “scritta magistralmente da Elle Eloise, grazie alla quale abbiamo conosciuto le storie di un gruppo di ragazzi segnati dal destino che, ognuno in modo diverso, cerca la strada per tornare a casa.
Link per l’acquisto di Fino alle stelle QUI
Recensione precedentemente pubblicata da Alessia sul blog All Colours of Romance
COME UNA TEMPESTA di Elle Eloise

COME UNA TEMPESTA di Elle Eloise
Titolo: Come una tempesta | |
Autore: Elle Eloise | |
Serie: How to disappear completely vol.2 | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternato (Paolo e Noemi) | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 14 Novembre 2019 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Dopo il tragico evento che ha coinvolto le sue amiche Sara e Monica, le giornate di Paolo procedono in totale apatia e distacco, sullo sfondo di una piovosa Torino. La svolta arriva con Noemi, la nuova affittuaria della camera lasciata vuota da Sara, dopo la sua partenza per l’Austria. Svampita runner affetta da diabete mellito di tipo uno, Noemi è dotata di una determinazione senza pari e che poco si concilia con l’inconscio bisogno di Paolo di “salvare” tutte le donne in difficoltà. Dopo Cuore d’inverno, un nuovo romanzo sul senso di colpa e sulla redenzione, un invito a cogliere l’attimo per non sprecare neanche un secondo della propria esistenza, perché La vita non è un accumulo di tempo, è l’intensità dei nostri respiri.
RECENSIONE
“La vita non è un accumulo di tempo, è l’intensità dei nostri respiri.”
Ho avuto la fortuna di leggere e apprezzare di nuovo il secondo libro della serie “How to disappear completely”, è stata una nuova travolgente esperienza, mi sono emozionata più della prima volta e soprattutto mi sono riscoperta irrimediabilmente innamorata di questa storia intensa e coinvolgente.
Paolo è appena tornato dall’Austria, dove insieme a Ozzy e Sofy i suoi coinquilini, è andato a trascorrere le vacanze di Natale nel tentativo di riportare a casa Sara (la protagonista di Cuore d’inverno); la ragazza infatti ha deciso di cambiare vita, dopo essere sopravvissuta ad un terribile incidente automobilistico che purtroppo ha ucciso quattro dei loro migliori amici.
Paolo torna a Torino svuotato, privato delle sue certezze, quindi si chiude in se stesso rifiutando l’aiuto della sua famiglia e delle persone a lui più vicine.
“Non sei tu…” Sono io. Sono io che non riesco ad andare a letto con una ragazza da più di un anno. Sono io che non riesco più ad avvicinarmi a nessuna. Sono io che sto mandando tutto a puttane per un fantasma.
La vera svolta arriva dall’unica luce nel passato burrascoso del ragazzo, ritrova infatti Noemi, sua vicina di casa da sempre invaghita di lui, e dopo l’insistenza di Ozzy e Sofy accetta di affittarle la stanza di Sara.
Questa sensazione di necessità è quasi terrificante; mi spaventa aver così bisogno di qualcosa, di qualcuno, eppure allo stesso tempo mi attrae. Non riesco a farne a meno. Le mie mani stringono forte la sua maglietta, attirandolo ancora verso di me, per far ricongiungere le nostre labbra. Si incastrano in modo naturale ora, senza imbarazzo, come se avessero bisogno l’una dell’altra per esistere.
La ragazza, socievole e allegra, porta una ventata di positività in casa, soprattutto quando, essendo molto brava a disegnare, decide di decorare i soffitti delle loro stanze.
E’ proprio questo semplice gesto che riaccende qualcosa nel cuore di Paolo, quello che la sua nuova coinquilina decide di creare per lui infatti riesce a leggerlo dentro come nessuno ha fatto per tutta la sua vita.
Stringe i pugni sulle cosce abbassando lo sguardo verso il pavimento. Mi siedo accanto a lui tentando di sedare la sua rabbia e avvolgendolo con un abbraccio. Ascolto il suo cuore che galoppa come un cavallo imbizzarrito, gli accarezzo la schiena, la nuca, i capelli. Lui si lascia andare sulla mia spalla, i muscoli si rilassano sotto il tocco leggero della mia mano.
“Dio, come fai ad essere così meravigliosa con me? Io non faccio altro che farti del male.”
“Tu mi salvi tutti i giorni, Paolo.”
Noemi fa una “magia”, riesce dove altri avevano fallito, e nei vari capitoli, dove i due protagonisti raccontano in prima persona il loro punto di vista, la figura di Paolo sboccia passando dal ragazzo burbero e un po’ antipatico alla persona dolce e premurosa pronta a difendere e sostenere i suoi affetti più cari.
Credo fermamente che Paolo e Noemi siano la prova che insieme si supera ogni difficoltà, anche se spesso la vita ci mette davanti troppi ostacoli; e soprattutto che anche le persone più dure e introverse possono tornare a sorridere accanto a chi è davvero giusto per loro.
Bellissima l’importanza che la storia dà all’amicizia, si respira aria di famiglia con la sicurezza che nessuno resterà mai solo.
I libri inoltre, pur essendo autoconclusivi, sono tutti collegati tra loro, ed è bello come le storie dei vari personaggi si intreccino dando vita a letture che ti restano nel cuore.
Leggere un libro per la seconda volta significa assaporarlo con calma, e apprezzarne meglio ogni piccolo particolare, questa storia mi resterà dentro per sempre.
Lo consiglio a tutti, amatelo e fatene tesoro! È un libro che fa bene al cuore e all’anima.
E’ pura energia.
E’ vento.
E’ sole.
E’ acqua scrosciante.
E’ la tempesta che si abbatte su di me.
Sento che potrei perdermi davvero dentro di lui, nella sua bocca, nei suoi occhi, nelle sue mani, ma so che lui mi ritroverebbe e saprebbe come riportarmi indietro.
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Recensione precedentemente pubblicata da Sara sul blog Il mio mondo di libri.

VOCI NEL VENTO di Elle Eloise

VOCI NEL VENTO di Elle Eloise
Titolo: Voci nel vento | |
Autore: Elle Eloise | |
Serie: How to disappear completely vol.3 | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternato (Francesco e Olivia) | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 6 Dicembre 2019 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
La vita di Francesco Marras è cambiata da quando la sua ragazza lo ha lasciato. Affascinante e viziato rampollo della collina torinese, Fra si ritrova nel suo appartamento a condividere le giornate con una bottiglia di birra e la preoccupazione per la sorella gemella, dispersa chissà dove da mesi. Una sua lettera da Las Vegas lo convince a partire per ritrovarla, dopo aver costretto la sua giovane e introversa vicina di casa, Olivia, a seguirlo in questa impresa. Un viaggio negli Stati Uniti. Una strada tortuosa che li porterà l’uno all’altra, vincolandoli in un rapporto sempre più profondo, viscerale, che andrà ben al di là della semplice amicizia.
RECENSIONE
Nei ringraziamenti l’autrice dice che scrivere questa storia è stato un percorso intrigante, sofferto e, allo stesso tempo, incredibile perché attraverso Francesco e Olivia ha capito anche qualcosa di sé. A me è accaduto lo stesso leggendo e posso confermarvi che i personaggi descritti sono tanto reali e vivi da bucare le pagine e venire fuori.
Francesco l’ho conosciuto nel secondo volume della serie e devo dirvi la verità, non si è presentato poi così bene. Un ragazzo inaffidabile, bugiardo e traditore può bastare a descriverlo superficialmente e a suscitare curiosità. Eccolo invece entrare in questa storia come uno dei due protagonisti e a far uscire con prepotenza la sua vera natura. All’apparenza è arrogante, viziato e invadente ma nasconde invece un mondo di dolore dentro, una disperazione e una inadeguatezza che lo accompagnano e lo tormentano da bambino e alle quali non riesce razionalmente a dare una spiegazione. Sembra che per lui sia tutto un gioco, indossa una maschera per compiacere gli altri, è attento al parere altrui, ma in realtà Francesco è tutt’altro che questo.
All’inizio le sue battute e i suoi atteggiamenti non li capivo, poi ho iniziato a conoscerlo, soprattutto durante il viaggio che intraprende alla ricerca della gemella Alice; ho assecondato la rabbia e la disperazione di questo ragazzo, ho fatto i conti con il lento riaffiorare dei ricordi e delle emozioni nascoste e i suoi atteggiamenti e le sue reazioni hanno avuto un senso. Alice condivide con lui ricordi d’infanzia piacevoli quando era ancora una bambina divertente e allegra; poi si è trasformata in una ragazzina strafottente, irriverente e bugiarda. Il buio l’ha inghiottita e si è trovata a nascondere segreti troppo grandi per la sua età. Mentre Francesco ha rimosso quasi tutto, Alice invece ha impresso ogni dettaglio, ogni sensazione nel corpo e nella mente e si allontana dalla famiglia, scappa per vergogna, per paura, per proteggersi e dimenticare.
“Alice non sta bene senza di me, come io non sto bene senza di lei, senza sapere che fine abbia fatto. Perché lei è parte di me e, non sapere dove sia, è come sentirsi senza una mano.”
La seconda protagonista è Olivia che ho sempre visto come uno “Scricciolo” delicato e solitario; così la chiama Francesco ed è il soprannome azzeccato per lei che per il suo aspetto reclama protezione. È una ragazza che osserva, annuisce ma parla poco, l’invisibilità e il silenzio sono il suo rifugio.
La sua giovane vita è segnata da un dolore e da un forte senso di colpa che l’ha resa fragile e insicura. Però l’ho sempre reputata anche una ragazza forte che riempie i vuoti per cercare di omettere pensieri e ricordi, che a fatica supera le giornate e la routine quotidiana con i suoi gesti e le sue regole maniacali; che riesce con le sue ossessioni a disciplinare sé stessa e ciò che la circonda, per avere il controllo sulla sua vita. Francesco è per Olivia come il passaggio di un uragano: la fa sentire vulnerabile perché la guarda oltre l’aspetto fisico, oltre gli strati di ossa e pelle e questo la destabilizza ma la sua vicinanza le dà conforto.
Il viaggio che intraprendono alla ricerca di Alice attraversa diversi Stati dell’America: si passa dalla luce del Nevada alle ombre delle foreste del Montana, si sente sulla pelle l’aridità del deserto rosso di Las Vegas con le sue tempeste e temporali, fino ad arrivare alla vegetazione lussureggiante del parco di Yellowstone. L’autrice racconta i paesaggi e le città in modo molto suggestivo e le descrizioni ambientali rispecchiano i sentimenti e gli stati d’animo dei due ragazzi, stremati e rinati grazie a questo viaggio che li avvicinerà e li aiuterà a sentirsi
“Non so come faccia, ma la sento. La sento e basta. Come se facesse parte di me e io di lei. Uno stesso corpo, una stessa anima e, per la prima volta dopo molto tempo, sono completo e non più spezzato a metà”.
Francesco e Olivia diventeranno l’uno per l’altra una quotidianità, lei lo definisce “una crepa nel muro” di cui non si può fare a meno. Ci proveranno tanto a stare insieme, smetteranno di raccontarsi bugie, di pensare al futuro e cominceranno a vivere solo il presente. Non sarà facile perché i fantasmi da affrontare e i momenti bui complicheranno tutto, ma lo faranno sostenendosi e imparando ad amarsi. C’è una similitudine usata dall’autrice per spiegare il loro rapporto che è molto intensa
“Saremo sempre i due alberi bruciacchiati che si sorreggono a vicenda, vincolati nell’eternità di un abbraccio senza fine.”
Questa frase significa che il passato rimarrà sempre la loro cicatrice indelebile ma quando si guardano questi due ragazzi, orientati l’uno verso l’altra, attorcigliati in un abbraccio, sanno che tutto sarà possibile perché sono insieme; perché le loro braccia, come i rami degli alberi, si sostengono.
E non dipende dagli altri stare male o bene, è una loro scelta decidere se sopravvivere o vivere.
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CUORE D’INVERNO di Elle Eloise

CUORE D’INVERNO di Elle Eloise
Titolo: Cuore d’inverno | |
Autore: Elle Eloise | |
Serie: How to disappear completely vol.1 | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternato (Sara e Isaak) | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 3 Giugno 2019 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Sta chiedendo di guardarla, sta chiedendo di accettarla, e io non riesco a non farlo. Non potrei più tornare indietro, sono stregato da ogni cosa che la riguarda, bella o brutta, luce e ombra. Bacio delicatamente le sue lacrime salate, poi mi sposto sulle labbra schiuse. La guardo, come ha comandato di fare col suo silenzio, accarezzo ogni dettaglio del suo corpo, soffermandomi su quei traumi che ormai fanno parte di lei, come i rami fanno parte di un albero.”
Il sentimento forte e profondo tra due persone può risanare lo strappo di una vita spezzata? Sara, giovane punk dal trucco pesante e i piercing in faccia, non passa di certo inosservata a Sankt Jakob, un paesino nel Tirolo austriaco. Dopo che un tragico evento ha spezzato a metà il normale corso della sua vita e di quella dei suoi amici, Sara ha infatti deciso di abbandonare tutto e fuggire da Torino. È a un passo dal rinunciare per sempre alla propria felicità e a chiudersi in se stessa, quando incontra Isaak, ragazzo solare e caparbio che nasconde un vissuto familiare travagliato. Non potrebbero essere più diversi, eppure lui sembra in grado di comprenderla e di farle tornare la voglia di assaporare la vita in ogni sua sfumatura. Il giorno in cui il passato torna a bussare alla sua porta, Sara capisce di non poter scappare per sempre.
RECENSIONE
La vita non è un insieme di momenti scollegati, è un lento fluire che ti porta verso una direzione.
È vero che anche i passaggi dolorosi che si devono attraversare durante la vita sono in realtà delle tappe che seppur difficili servono a raggiungere un traguardo ?
In questa storia è così, Cuore d’inverno è un romanzo tra i più intensi che io abbia letto negli ultimi anni, un libro che non fa sconti, scava dentro all’animo, in cui niente è lasciato in superficie, e in cui ho percepito molto vissuto reale dell’autrice che non ha paura di raccontare il dolore ma che sa anche mostrare la gioia: mi ha devastata ma anche conquistata, mi ha distrutta e ricomposta, tanto da aver voluto continuare con i successivi della serie di cui questo è il primo volume.
Una serie dal titolo inequivocabile e che alla perfezione traduce il messaggio più forte che esce dal libro, non l’unico ma di sicuro il più dirompente.
Come scomparire completamente.
Brano dei Radiohead che fa da apripista a una serie di altre citazioni canore presenti nel romanzo, che ne sono la perfetta colonna sonora, ma il brano in questione è quello che più esplica il profondo dolore interiore della protagonista, una sofferenza così soverchiante da farle desiderare di scomparire appunto.
Non è che rintanarmi a Sankt Jakob a cantare lo jodel in mezzo alle pecore e alle mucche fosse proprio tra i progetti della mia vita. L’importante era partire. Andarmene. Scomparire.
Sara Nova è una ragazza spezzata nel corpo e nell’anima che tenterà di cancellare un passato doloroso fuggendo in un paesino del Tirolo dove tentare disperatamente di ritrovare una parvenza di normalità, ma come spesso accade cambiare luogo non consente di fuggire da noi stessi e non è la soluzione.
Sul mio corpo è tatuata l’intera mappa di tutto ciò che è successo quella notte: sarà sempre lì a ricordarmi ciò che è stato, ciò che ho fatto. Non se ne andrà mai, come i miei amici che continuano a chiamarmi e a rivangare il passato. Continuo a domandarmi se venire a Sankt Jakob non sia stato inutile, perché alla fine il passato ti trova sempre.
Sentimenti come inadeguatezza, senso di colpa, paura, dolore sono compagni che portano a desiderare di chiudersi al mondo a non permettere di essere guardati veramente dentro il nostro essere.
Questo è quello che accade a Sara fino al suo incontro con Isaak, un ragazzo dal vissuto altrettanto doloroso che forse proprio per questo riesce a vedere dentro di lei e ad abbattere i mattoni che hanno chiuso il suo cuore a tutto.
Sara non ha mai voluto essere guardata davvero, una chiusura che esprime anche attraverso il suo aspetto esteriore, un look che utilizza come arma per tenere a distanza gli altri come fosse una maschera.
L’amore che sboccia tra i due ragazzi è un antidoto al modo di vivere di entrambi, che in realtà è più un “sopravvivere” cercando di soffocare i propri demoni, evitando contatti umani come fa Sara o collezionandone a dismisura come fa Isaak.
Questo è un personaggio che mi ha conquistata da subito, di cui non è possibile non innamorarsi, solare e ironico, paziente, apparentemente superficiale in realtà è esattamente il contrario. Sembrerebbe essere agli antipodi rispetto a Sara eppure forse proprio per questo saprà prenderla per mano per guardare in faccia le sofferenze che la attanagliano e di cui anche lui è vittima.
Voglio conoscere i suoi segreti, voglio sapere ogni cosa che la riguarda, anche ciò che lei non reputa importante. Voglio che mi conosca e che comprenda le mie strane psicosi. Voglio che lei mi voglia quanto la voglio io. Voglio tutto di lei. Ed è la prima volta che pretendo tutto questo da una ragazza. È la prima volta che pretendo tutto questo anche da me stesso.
L’inverno è una stagione che ben si colloca come scenario delle vicende e figurativamente dà la percezione della sostanza delle emozioni dei personaggi, delineate così profondamente dall’autrice da avermi fatto sentire il freddo che attanaglia il cuore di Sara, i brividi della sua paura, il gelo della sua solitudine interiore.
Il tentativo di sciogliere questo spesso strato di ghiaccio che la avvolge sarà un punto di svolta per entrambi i ragazzi.
È difficile riassumere in poche righe la ricchezza emotiva e la profondità della scrittura di Elle Eloise, che indaga in questo romanzo vita e morte come fossero le due sponde che dividono il fiume della vita.
L’ autrice è riuscita a trasmettere l’ immobilità, l’ essere impantanati e imbrigliati dal dolore, quando succede di trovarsi sulla sponda che nessuno vorrebbe toccare, quella che ti ha strappato una persona cara, e quanto sia difficile riprendere in mano i remi della propria vita, ma parallelamente vi mostrerà anche con quanta fatica ma anche con quanta forza si può ricominciare a navigarlo questo fiume, con consapevolezza e fiducia grazie all’amore di chi è rimasto e di chi sa guardare dentro di noi oltre alle apparenze.
Mi concentravo sulla ripetizione di quei giorni per non discostarmi dal presente, una linea retta che non ammetteva interferenze. Quella linea è stata finalmente spezzata. Da Isaak.
Tutti i personaggi imperfettamente autentici, costituiscono la marcia in più dell’ opera, un ulteriore abbellimento, come un quadro a cui viene applicata una cornice che lo fa risaltare.
La storia di Sara e Isaak e di tutti coloro che compaiono nel libro ne fanno molto di più di una storia romance, è un romanzo corale che celebra amore e rinascita.
È un inno alla vita, alla forza di assaporare e vivere intensamente tutto quello che la morte può portare via da un momento all’altro ma che comunque non può portare via il ricordo di chi abbiamo amato.
È un inno all’amicizia quella dal senso di assolutezza che si vive a 20 anni quando tutto sembra realizzabile e che mi ha trasmesso le stesse sensazioni, i timori, l’ impaccio la spensieratezza e la passione di quell’età quando le emozioni ti marchiano.
Ed infine è uno sguardo a diversi ritratti di famiglia e ad adulti che possono essere una guida e una roccia a cui aggrapparsi nel difficile compito di crescere, così come il contrario, scogli da cui tenersi alla larga.
Cuore d’inverno è un libro che va a toccare proprio quest’organo, smuove il cuore con l’intensità delle sue parole, la complessità dei suoi personaggi, la bellezza dei luoghi e il messaggio di rinascita che lascia al lettore.
La prima tappa di un viaggio che consiglio di intraprendere fino alla fine per godere delle sue sfumature che virano da zone d’ombra verso la luce e dimostra come l’amore riesca a riempire anche i vuoti più profondi.
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