
ARCOBALENI ZEN di Vera Demes
Titolo: Arcobaleni Zen | |
Autore Vera Demes | |
Serie: autoconclusivo | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: Ottobre 2022 | |
Editore: Self publishing |
TRAMA
Una giornata di pioggia da dimenticare.
Sofia Dupré, trentatreenne italiana, un marito affascinante, una figlia dodicenne, un labrador di nome Bree, una grande casa nel New Jersey e una zavorra di progetti mai realizzati, scopre all’improvviso che la realtà è ben diversa da ciò che appare.
Il suo matrimonio è una farsa.
Una valanga che la travolge e la lascia stordita, confusa e senza direzione.
È difficile reagire se per anni hai rinunciato a te stessa. Ed è ancora più difficile se sei lontana migliaia di chilometri da casa, senza riferimenti, senza affetti e senza certezze.
Ma la forza della disperazione può portare a scelte inaspettate.
Ed è così che Sofia si rimbocca le maniche per riprendersi la vita.
Unica regola: stare alla larga dagli uomini.
Però si sa, non sempre si ottiene ciò che si vuole.
Una serie di eventi inaspettati la costringe a relazionarsi con Adam Bullock, affascinante trentaseienne, padre single, reporter d’assalto, misterioso, sensuale e pieno di sorprese.
Tra obblighi genitoriali, insegnamenti zen e inaspettati abbracci, in una New York autunnale e molto romantica, Adam e Sofia si svelano l’un l’altra in una complicità che scalfisce le reciproche difese.
Ma la minaccia è dietro l’angolo. E forse sarebbe stato meglio chiudere per sempre la porta del cuore.
Lasciare andare ciò che può far male.
Sofia deve decidere. E Adam diventa solo un ricordo.
Ma forse è il ricordo più dolce che le sia rimasto.
Qualcosa per cui lottare.
Un arcobaleno bellissimo in un giorno di pioggia.
RECENSIONE
Arcobaleni Zen, di Vera Demes richiama già dal titolo ad una riflessione profonda su una combinazione originale di due parole che nascondono profonde accezioni: la bellezza di qualcosa creato dalla natura che arriva inatteso dopo un temporale; la parola Zen, parola giapponese che significa meditare e che ricorda un particolare stile di vita, che riduce la vita all’essenziale prediligendo quanto ci faccia stare bene.
Un connubio particolare che lascio al lettore la sorpresa di scoprirne il senso mentre offrire un pensiero su questa storia resta un mio gradevolissimo piacere. Vera Demes ritorna al suo pubblico e lo fa offrendo un romanzo non facile, duro, in parte angosciante, come lo sono certe situazioni che descrive e che non potrebbero essere diverse, visto che affronta una tematica tanto dura quanto purtroppo conosciuta: la violenza sulle donne all’interno di una coppia.
Un argomento spesso protagonista di articoli di cronaca che riportano episodi al centro dei quali a subire violenza sono le donne che vivono in casa con marito e figli. Proprio quello che accade a Sofia, protagonista in molti sensi di questo romanzo intenso, che si trova a scoprire di avere accanto un uomo manipolatore, narcisista che col tempo l’ha isolata da tutti, dalla sua famiglia, dai suoi affetti, dai suoi sogni. Un piano purtroppo tipico di chi, come Gerard, crede di possedere una persona alla stregua di un oggetto di sua proprietà.
La loro relazione nasce sulle basi di un disegno quasi machiavellico: un giovane uomo ambizioso e di estrazione borghese che trova una giovane ragazza bellissima ma soprattutto dall’indole buona, remissiva e per cui controllabile, su cui poter esercitare potere. Una personalità perfetta per essere una moglie ideale, una madre accudente e una donna da prevaricare. Un progetto che delinea già dalla sua genesi lo schema di un predatore che annusa la preda, scegliendola fra altre fino a catturarla, senza che lei possa accorgersene.
Ed era vero. Si era scelta un uomo anni luce lontano da lei e da ciò che aveva sempre immaginato per sé. Aveva rinunciato alle proprie ambizioni scommettendo sulla famiglia. Ma l’amore era anche questo. Vivere seguendo il cuore, ribaltare le certezze mandando all’aria ogni progetto.
L’amore è anche questo? Inevitabile farsi questa domanda. Posta la questione così, la risposta è difficile perché se da una parte cambiare prospettiva per chi si ama può anche essere positivo, dall’altra snaturarsi fino a rinunciare ai propri desideri, alle attitudini che ci definiscono e che ci fanno stare bene è quanto mai innaturale, e soprattutto denota chi ci è vicino.
Chi ci chiede questo sacrificio? Chi probabilmente non ci ama per come siamo, chi non rispetta le nostre aspirazioni fino a pretendere di cambiarci e allontanarci dalla nostra essenza, adducendo magari che lo fa per il nostro bene, per amore. Un segnale che dall’esterno può essere evidente per gli altri, ma molto meno per chi è coinvolto, ritrovandosi vittima come Sofia e accorgersene fin troppo tardi.
D’improvviso si sentì sospesa, senza direzione, sganciata dal proprio corpo e capace di osservarsi con distacco, una donna elegante, il cappotto verde, gli stivali in pelle morbida, la borsetta di marca e l’aria persa, in piedi accanto a una costosa automobile, il vento freddo sul viso e la sensazione di non conoscersi più. Chi era quella donna? Chi era veramente?
È risaputo che la violenza in seno alla coppia compare in modo graduale, con il passare del tempo. Si stabilisce un modello relazionale di tipo tossico, proprio come avviene tra Gerard e Sofia, in cui lei tende a essere sottomessa a lui che invece tende a prevalere in modo coercitivo, a possedere. E non solo con lei. Gerard è un tipo aggressivo, rabbioso, prevaricatore con tutti, anche con chi lo ama davvero, nonostante le umiliazioni di essere una mera amante.
Come aveva fatto a essere così ingenua? Gerard non era un uomo tranquillo, non lo era mai stato.
Il percorso di Sofia, la scelta di fuggire diventa sempre più difficile soprattutto per l’esistenza nella vita di sua figlia, Amanda, amatissima ma anche molto viziata, con cui ha un rapporto piuttosto compromesso. Tra le varie ragioni, che non siano solo il momento critico dell’adolescenza, anche la distanza emotiva che la ragazzina, quasi inconsapevolmente, percepisce in famiglia. Infatti, l’assenza sia fisica che mentale di Gerard rispetto alla moglie e alla figlia, genera uno squilibrio nel nucleo che cresce progressivamente, addossando inesorabilmente maggiore responsabilità a Sofia, forse troppo fragile e confusa per poterne subire il peso. Forse troppo spogliata della sua sicurezza e dignità per poter aiutare altri, oltre sé stessa.
«Adesso voglio che mi parli di tutte le cose che ti sei persa». Adam si era allungato contro lo schienale della seggiola e la esaminava attento. «Le cose che mi sono persa?». Sofia arrossì di nuovo, affascinata dalla sua energia arrembante, un nucleo di bellezza che lo avvolgeva rendendolo vivo. Ed era bello. Sì. Stare con lui la rasserenava. E la emozionava. Anche se si sentiva una neofita senza esperienza, come se non fosse mai uscita con un uomo prima di allora.
Gentile, diretto, sempre alla ricerca della verità, nella vita come nella sua professione, calmo ma anche determinato, padre presente e fratello complice. Una figlia, Lily, avuta da una relazione chiusa improvvisamente con una donna che si è dimenticata di entrambi. Tosta e dalle idee molto chiare, Lily rispecchia al meglio quanto le è stato insegnato in famiglia, come l’indipendenza di pensiero, la meraviglia di essere diversi, il rispetto per gli altri. Proprio lei, detta cyborg a scuola per essere diversa dalle altre per il colore della pelle e quello degli occhi, azzurri come il cielo. Lei oggetto di cattiverie, tanto piccola quanto forte. Una piccola ragazzina grazie a cui la coetanea Amanda, arrabbiata e delusa, conoscerà il valore dell’amicizia. Il rapporto tra Lily e Amanda segue speculare quello tra i genitori, tanto diversi da essere destinati a dividere e condividere esperienze, a scoprirsi incredibilmente attratti l’uno dall’altra.
Adam rappresenta il primo raggio di sole che Sofia vede dopo moltissimo tempo. Un sole troppo a lungo dimenticato e che riesce quasi a spaventarla perché quando un manipolatore acuto come Gerard fa bene il suo compito riesce a togliere in chi si affida a lui ogni certezza, anche quella di meritarsi qualcosa di bello.
Ho commesso un mucchio di errori e mi sono raccontata un mucchio di bugie. Non ho voluto vedere ciò che era evidente. La colpa è mia se sono finita così». «Non c’è mai una colpa quando si subisce violenza». La voce di lui si spense nel brusio del locale e lei ammutolì. Si vergognava. Perché alla fine aveva fallito in tutto. Solo sua figlia. Solo lei. Amanda era l’unica certezza che avesse.
La propensione agli altri e la capacità di vedere oltre la superficie di un bel cappotto verde definisce Adam, come anche sua sorella Margie, personaggio comprimario che nella storia più volte sarà il mentore di entrambi, con il suo approccio alla vita pacifico e zen, sempre orientato a dare un significato ad ogni avvenimento che accade, anche il peggiore.
«Che bisogna imparare a vedere la luce anche quando ci sembra che tutto sia buio». «Tua sorella è molto saggia». «Mia sorella è molto zen».
Arcobaleni Zen è un viaggio nei meandri più oscuri e nascosti delle relazioni tossiche, dei legami disfunzionali che spesso rendono impossibile la vita di chi ne è vittima. È anche una storia di speranza, una luce che squarcia il buio, e che si scompone nei mille colori di un arcobaleno che sopraggiunge dopo un temporale oscuro, e che rifrange le tonalità di cui è composto l’amore, quello vero, come il rispetto, la fiducia, la stima, il compromesso, l’attesa, la pazienza, la condivisione, la bellezza della diversità.
L’amore è dunque sempre imperfetto, ma in questa sua imperfezione può essere “perfettamente imperfetto”.
Grazie Vera di questa storia sulle e per le donne.