
ROMA 40 d.C. DESTINO D’AMORE di Adele Vieri Castellano
Titolo: Roma 40 d.C. Destino d’Amore | |
Autore: Adele Vieri Castellano | |
Serie: autoconclusivo, serie “Roma Caput Mundi Vol. 1” | |
Genere: Historical Romance | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 31 Maggio 2012 | |
Editore: Leggereeditore |
TRAMA
40 d.C., Città di Roma, Gaio Giulio Cesare Germanico, Caligola, Imperatore.Marco Quinto Rufo è l’uomo più potente di Roma, secondo solo all’imperatore, Livia Urgulanilla ha un passato da dimenticare. Lui è un uomo temprato dalla foresta germanica, bello e forte che non conosce paura né limiti. Lei è un’aristocratica raffinata e altezzosa il cui destino è già scritto. Ma il dio Fato decide altrimenti e quando Rufo la porta via con sé non immagina lontanamente le conseguenze del suo gesto. Roma non è la Provincia dove tutto, incluso rapire una donna, è concesso. E anche se Caligola in persona decide di concedergliela, possederne il cuore sarà la più ardua e temeraria delle sue imprese. E Livia saprà donare il cuore a un uomo spietato che non esita davanti a nulla, se non a quello che sente per lei? Il primo romanzo di una trilogia che vi porterà in uno dei periodi storici più affascinanti del nostro passato; una storia che vi catturerà fin dalle prime pagine e alla fine ne rimarrete conquistati.
RECENSIONE
Leggere questo libro è come viaggiare nel tempo e scoprire la magnificenza di un’epoca passata, che ha segnato l’inizio della nostra civiltà occidentale. Un’esperienza che mi ero ripromessa di intraprendere molte volte e che mi ha affascinato particolarmente, soprattutto per avermi consentito di riscoprire luoghi, personaggi e vicende della nostra storia mediante un romanzo che intreccia fantasia con autentici pezzi di storia antica.
Una sfida difficile e molto ambiziosa che l’autrice, Adele Vieri Castellano, ha ampiamente vinto con questo libro, primo capitolo di una serie avvincente, Roma Caput Mundi, che l’ha resa famosa nel panorama del romance italiano.
Come? Attraverso una trama che rapisce fin dalle prime pagine, personaggi intensi e ricchi di personalità e uno stile di scrittura ricercato e intriso di termini latini che raccontano usi e costumi dell’epoca.
Il mese di Iulius spandeva su Roma una calura soffocante, che costringeva a rallentare i movimenti e a bere molto. Il suo cubiculum era un forno. Indossò la tunica e uscì all’aperto, dirigendosi verso il peristilio.
Lassù, tra nicchie, rientranze e falsi timpani decorati con colori vivaci si beavano ninfe, satiri, eroi di Roma e divinità antropomorfe. Nel groviglio di dipinti che scendeva lungo le pareti si fondevano capitelli, pilastri, colonne fasciate da tralci di vite, alloro, edera, come alberi dai candidi tronchi.
L’antica Roma rinasce tra le pagine di questo libro, in un susseguirsi di descrizioni particolareggiate di ambienti, paesaggi, abiti fino anche ad acconciature che portano il lettore a staccarsi dalla realtà e immergersi negli odori e nei colori dei vicoli della città eterna al tempo delle sue origini, quando era magnifica e perversa, sontuosa e violenta.
Il pavimento era un intarsio di pietre e marmi di ogni colore e al centro, un medaglione gigantesco d’oro zecchino, riproduceva il ratto delle Sabine, l’antica leggenda sulla stirpe di Roma. I piedi scalzi e leggiadri di una decina di danzatrici lo calpestavano con movimenti ritmati, accompagnate da liuti e flauti.
Uno spaccato dell’epoca in cui a dettare legge umana e divina vi era il controverso imperatore Gaius Iulius Caesar Augustus Germanicus , detto Caligola, noto per la sua natura viziosa e crudele e dominato da un carattere feroce.
Si dice che assistesse con vivo piacere alle esecuzioni e ai supplizi dei condannati, passando le notti tra taverne e adulteri, mascherato con una parrucca e un lungo mantello.
«Ti presento il tribuno laticlavio Marco Quinto Rufo. Legatus Batavorum fresco di nomina. Uno scandalo per il Senato di Roma. Ma Caligola può fare ciò che vuole. Guarda il pubblico, è in visibilio.»
Legionario valoroso, soldato leale al proprio imperatore, uomo dai modi rudi e rozzi più simili a quelli di un barbaro forgiato dalla guerra a dal freddo, incontrato nelle lontane terre del nord dove si è distinto per aver condotto combattimenti e conquistato terre. Una figura che nella lettura emerge in modo vivo, un uomo impavido, coraggioso, adorato dai suoi legionari e che trasuda intensa virilità grazie ad un fisico imponente e possente, al pari delle sue virtù di condottiero:
Il suo corpo era grande, possente, i suoi muscoli armoniosi e scolpiti. E c’erano quegli occhi d’ebano, impressionanti su un viso con troppi contrasti per essere definito bello. Il naso, rotto in qualche battaglia, dominava i tratti decisi, la fronte alta, i capelli neri. Era il viso di un uomo crudele, tranne quando sorrideva come stava facendo: le labbra spesse e ben disegnate svelarono una fossetta accattivante, sulla guancia rasata.
La sua fisicità è prorompetene e impetuosa, tanto quanto il suo carattere, difficile e introverso, anestetizzato a provare dolore, o qualsiasi emozione che possa destabilizzarlo, perché l’unico suo compito è rimanere fedele al suo imperatore Caligola.
Una roccia inscalfibile intrisa di valore e coraggio, che il destino farà scontrare con quello di Livia Urgulanilla, giovane e fiera ragazza dal passato doloroso:
«Quella povera fanciulla ha il destino segnato. La chiamano Livia Detecta, ‘Livia Svelata’.»
Un incontro che avviene la prima volta nella Suburra, la zona più pericolosa e malfamata dell’antica Roma, dove si trovavano bettole che davano rifugio a prostitute, ladri e ogni genere di fuorilegge. Camminare tra le sue strade dopo il calare del sole era una sfida al destino visto che i delitti erano all’ordine del giorno.
Una parola che ancora oggi ha mantenuto un’accezione negativa ad indicare aree periferiche disagiate. Proprio in questo inferno in terra si intrecciano per la prima volta le vite dei due protagonisti, Marco e Livia, destinati a attrarsi e odiarsi irreparabilmente. Un segno premonitore per la loro storia appassionata, in cui l’orgoglio e l’audacia di lei cozzeranno con la durezza di lui, cesellato dalla guerra e incapace di definire un sentimento. Un connubio letale di forza fisica e mentale, di cui sarà difficile prevedere l’epilogo fino alla fine.
«Tu sei una combinazione fatale per me. Hai spinto la mia ragione a rasentare la follia. Quieta come un lago alpino, ghiacciato al punto da uccidere.»
Un romanzo d’amore che si consegna al lettore in modo coinvolgente e a tratti struggente anche grazie a personaggi comprimari non meno interessanti dei protagonisti, come Lucio e Turia, la cui storia parallela amplifica il senso profondo dell’amore che si confonde con la rinuncia.
La passione di questa autrice arriva direttamente al cuore di chi legge, senza lasciare scampo mediante scenari e dialoghi ricchi di pathos, fino a travolgere pagina dopo pagina. “Roma 40 d.c. Destino d’amore” è un sontuoso omaggio ad una civiltà che ha coniato le fondamenta dell’Occidente e che ha segnato le nostre radici, insegnandoci che l’amore di epoche passate arriva intatto fino ai nostri giorni, grazie alla bravura di Adele Vieri Castellano, capace di offrire storie senza tempo.
“Prendi il mio corpo nel tuo, tesoro mio”.
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