SCOLPITELO NEL VOSTRO CUORE di Liliana Segre

SCOLPITELO NEL VOSTRO CUORE di Liliana Segre

Titolo: Scolpitelo nel vostro cuore
Autore: Liliana Segre
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 20 novembre 2018
Editore: Edizioni Piemme

TRAMA


“La memoria di Liliana Segre cerca il suo approdo nel presente. Le sue parole lo svelano: racconta di se stessa in guerra come una profuga, una clandestina, una rifugiata, una schiava lavoratrice. Usa espressioni della nostra contemporaneità affinché la testimonianza del passato sia un ponte per parlare dell’oggi. Qui e ora. E, interrogando il presente, Liliana indica quel futuro che solo i ragazzi in ascolto potranno, senza indifferenza e senza odio, disegnare, inventare, affermare.” (dall’Introduzione di Daniela Palumbo).

RECENSIONE


Che la marcia che vi aspetta sia la marcia della vita, e non della morte. Questo vorrei dirvi.


Che la memoria della storia sia uno strumento importantissimo per non cadere negli errori di cui è stata testimone è risaputo.

Se tra gli strumenti di questa memoria ci sono le parole scritte di chi ha vissuto sulla propria pelle orrori come quelli subiti durante il regime nazi-fascista, è doveroso farne tesoro e condividerle.

Così come non è stato facile per l’autrice iniziare a raccontare nelle scuole questa parte dolorosa del suo passato, nello stesso modo non è semplice esserne partecipe attraverso la lettura.

La narrazione non è mai cruda nonostante il contenuto, ma si percepisce comunque forte la sofferenza che hanno provato le persone coinvolte negli eventi descritti.

Liliana Segre in questo libro racconta in modo breve ma incisivo la terribile esperienza di tredicenne deportata ad Auschwitz.


Ero sola. A tredici anni entrai da sola nel campo di sterminio di Auschwitz- Birkenau. I ragazzi mi chiedono spesso: «Ma come hai fatto, Liliana? Come ha fatto quella bambina, da sola, lì dentro?».


Viene da chiederselo leggendo queste pagine: come ha fatto lei e tutti coloro che sono sopravvissuti?

Ma questa è solo la prima di una serie di domande che la stessa narratrice si è trovata a porsi più volte nel corso della propria vita.


Mi sono ritrovata più di una volta nella mia vita a chiedermi con angoscia, con stupore: «Perché?». Senza mai aver avuto risposta.

Non eravamo più italiani? Patrioti? Cittadini? 


Perché il dolore della persecuzione, dell’isolamento, dell’indifferenza comincia molto prima dell’internamento.

Con l’emanazione delle leggi razziali gli ebrei italiani perdono i diritti civili.

Ed è il racconto di questa discesa verso l’annientamento che tocca e commuove da subito, visto attraverso gli occhi di una bambina che improvvisamente non può più frequentare la scuola, si ritrova isolata e abbandonata dagli amici e dai conoscenti, tocca il disprezzo durante le perquisizioni, conosce la paura durante la fuga e sperimenta la prigionia.

Perché molte sono le emozioni di questa ragazzina che si riesce a toccare sulla propria pelle e che bruciano al contatto, diventando marchio, come quello inflitto agli internati nei campi di sterminio.

Il senso di colpa, lo smarrimento, la paura, la pena, la sofferenza fisica ed emotiva, l’ostinato attaccamento alla vita, lo stupore.


Negli occhi dei quattro soldati russi c’è tutto lo stupore per il male altrui, così ce ne parla Primo Levi. Unico, eccezionale, Levi, nel raccontarci il senso di smarrimento di chi è innocente di fronte al Male.


Lo stupore è forse il sentimento più paradossale che evoca il racconto, perchè viene da chiedersi come sia stato possibile una così totale e collettiva perdita di umanità nei confronti di altri esseri umani.

Nonostante ciò in ogni parola dell’autrice si respira una consapevolezza dolorosa ma mai contaminata dall’odio.

Nonostante le sofferenze vissute, come racconta lei stessa, Liliana Segre non ha mai ceduto a quella oscurità che la ha avvolta in quei terribili anni.

Non una volta fa trasparire dal suo racconto rabbia o desiderio di vendetta.

La sua testimonianza consapevole e onesta è un lascito ai giovan,i perché facciano dei suoi ricordi mattoni su cui costruire ponti di pace e di libertà.


Sono una persona che non dimentica, ma libera dallo spirito di vendetta: la mia libertà sta nel sentirmi una donna di pace.


Una testimonianza come questa non lascia indifferenti.

Il messaggio più potente e più importante che lasciano le sue parole è quello che riguarda l’indifferenza.

Liliana Segre ha ragione quando dice che è anche peggio della violenza.

Perché ne diviene sua complice.

La stessa che ha consentito che in quegli anni milioni di persone venissero prima perseguitate e poi sterminate.

L’indifferenza che ancora oggi nonostante tutto serpeggia e strisciante si insinua nelle coscienze di chi non è capace di raccogliere la bellezza di chi è diverso da noi ma nello stesso tempo uguale.

Un libro per ragazzi che può tranquillamente essere letto anche dagli adulti perché siano essi per primi a farne strumento della memoria, da condividere e tramandare come un testimone ai giovani.

Quei giovani che la senatrice Segre considera tutti suoi nipoti e per i quali è diventata, nonostante il dolore del ricordo, una fiamma perpetua a illuminare chi non c’era, chi non se ne preoccupa, chi ancora non crede.


<< Sconfessate la menzogna. Diventate candele della memoria.>>


Proviamo a essere scintilla per queste candele, anche leggendo e diffondendo libri come questo.


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