
L’ASTRONAUTA DAL CUORE DI STAGNO di Massimo Algarotti
Titolo: L’astronauta dal cuore di stagno | |
Autore: Massimo Algarotti | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Narrativa | |
Narrazione: Prima persona | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 10 Maggio 2021 | |
Editore: O.D.E. Edizioni |
TRAMA
Nove mesi per prepararsi ad accogliere Zoe: c’è un mondo da disegnare, da creare, una stanza da preparare con amore e perseveranza, soprattutto quando la solitudine piomba all’improvviso nella vita di Aleida.
Zoe è una bambina che nasce con gli occhi chiusi a causa di una stella filante che voleva solo abbracciarla più forte. Grazie alla vicinanza di Selima, immensa amica, di suo padre e di un nuovo compagno, Aleida scopre che il destino traccia un solco su cui la vita affonda sempre le proprie radici per costruire, in ogni caso, un futuro.
Un viaggio che porta con sé Santa Lucia, Caravaggio, il Petrichor e un’Astronauta dal cuore di stagno.
RECENSIONE
Quando pensiamo ad un viaggio solitamente siamo portati a considerarlo un evento positivo, gioioso, carico d’aspettativa, un misto di sensazioni che vanno dall’attesa alla curiosità, forse un po’ di incertezza, fino al sapore dolce o elettrizzante del raggiungimento della meta.
L’astronauta dal cuore di stagno racconta proprio un viaggio, uno dei più importanti nella vita di una donna, quello dell’attesa di una nuova vita che deve nascere, ma la cui tappa finale in questo caso avrà tutt’altro sapore di quello che ci si aspetterebbe.
Ciò non di meno è un viaggio che invito a intraprendere facendovi portare per mano dall’autore che con una prosa delicata, poetica, raffinata, mai banale e capace di emozionare ad ogni passaggio, vi farà vedere uno scorcio di vita vera da un punto di vista incredibilmente originale.
Ispirandosi a una storia reale Massimo Algarotti racconta il momento in cui l’esistenza di Aleida oltrepassa una soglia.
Quella che la porterà dall’essere una giovane ragazza con i propri sogni e insicurezze, una diciannovenne che fantastica sullo spazio e sulle stelle, a diventare non solo una donna ma soprattutto una madre.
Ho diciannove anni e sognare è lecito e rincorrere i sogni è un dovere e questo lo so perché me l’ha sempre detto anche mio padre, un eterno Peter Pan con il cuore di stagno.
Scoperta una gravidanza inattesa, sarà proprio questo percorso fatto di cambiamenti, sogni, desideri, progetti, tutto ciò che costituisce di fatto l’attesa di questo incredibile evento, il corpo principale della narrazione.
Un viaggio quindi che faremo con Aleida come se potessimo anche noi poggiare le mani sulla sua pancia che cresce lentamente, e porteremo quindi insieme a lei le aspettative, la gioia, i timori, tutte quelle sensazioni che accompagnano un evento la cui portata trasforma la nostra identità, dopo il quale non si è più gli stessi.
In un’alternanza di flashback che accompagnano il lettore tra passato e presente con uno stile quasi onirico, costellato di simboli, metafore, evocati dalla natura e dall’arte, si scatenano pensieri ed emozioni tra le più disparate, un misto di commozione, stupore, paura, meraviglia.
Tanto giovane quanto forte, questa ragazza è il simbolo di quanto l’amore possa resistere al dolore più dilaniante, un esempio di resilienza che si fa tangibile.
Perché questa è una storia dolorosa e se deciderete di avvicinarvi ad essa fatelo con questa consapevolezza ma senza paura perché la bellezza che avrete di ritorno sarà valsa qualche momento di apnea.
Le emozioni saranno a volte soverchianti, in alcuni momenti ho dovuto interrompere la lettura, scacciare il nodo in gola, respirare e riprendere.
Essendo ispirata ad una storia reale si soffre certamente, come accade nella vita, ma se alcuni capitoli lacerano il cuore altri invece lo accarezzano, meravigliano, facendo assaporare dolcezza e tenerezza in un perfetto equilibrio tra dolcezza e dolore.
Grazie anche alla caratterizzazione dei personaggi che fanno parte del microcosmo di Aleida.
Personaggi che smettono di vivere sulla carta per uscire dalle pagine diventando persone reali e insieme simboli : di una bellezza dell’animo a cui aspirare, del significato di famiglia, quella che seppur con le proprie imperfezioni tutti vorremmo accanto, composta da individui solidi, presenti, comprensivi, amorevoli, onesti.
Sapere che mio padre accoglierà sempre le persone a me care mi rassicura. Sapere che chi mi vuol bene troverà sempre le porte di casa aperte è una certezza che ho, come una piccola carezza.
L’autore esplora le molteplici emozioni e le difficoltà della genitorialità da più prospettive, e nello stesso tempo parla dell’amore filiale perché va da sé che le due cose non possono essere disgiunte.
Un legame così indissolubile se ci pensiamo che trova espressione ancora prima della nascita, nell’unione fisica con il cordone ombelicale.
Essere genitori è il risultato di una sottrazione: io e te, meno il tempo, meno la pazienza, meno la libertà, uguale “Noi”. Allora sì, forse funziona. Ma per farlo funzionare bisogna accettarlo e capire che il risultato è molto più bello di quell’equazione che è la Vita.
Gli spunti di riflessione sono tanti e salgono all’attenzione del lettore indirettamente con l’utilizzo di immagini, pensieri, simboli, così particolari che non te li aspetti e che danno al libro quel sapore fuori dall’ordinario che mi ha conquistata subito e che è la marcia in più che fa di questo libro un piccolo capolavoro, una preziosa rarità.
Una rarità che salta agli occhi anche e soprattutto per il garbo e la grande delicatezza con cui l’autore in un momento storico in cui amore e possesso spesso si confondono, in quest’opera attraverso le vicende di Aleida rende un bellissimo omaggio alle donne, quelle con la D maiuscola.
Come scrigno di forza, bellezza, custodi del dono della natalità, capaci di un amore incondizionato che valica i confini del presente per restare indelebile.
Le Donne come te, quelle di cui abbiamo più bisogno perché sono le Donne che sognano quelle che hanno capito veramente la realtà e che dalla realtà non si fanno intimorire, ma la sanno affrontare, con lo sguardo fiero e la testa alta, con il cuore colmo e con un bianco/ nero, dentro/ fuori che separa il mondo in buoni e cattivi, in bene e male.
Una playlist di emozioni insomma, che Massimo Algarotti vi regalerà anche sotto forma di musica, una canzone per ogni capitolo che a sua volta ha un titolo che fotografa un pensiero, un sentimento, un attimo. Una cover essenziale che meglio non poteva rappresentare l’anima del libro, il suo perfetto manifesto.
Attenzione ai dettagli, orpelli dosati alla perfezione, mirati, che non solo danno un senso di completezza all’opera, ma restano scolpiti nella memoria facendovi toccare l’arte nella forma del Caravaggio, di Santa Lucia, rievocando il profumo del Petrichor o l’immagine di un piccolo astronauta che prende il volo verso una casa di stelle e galassie.
Un epilogo che fa scorrere lacrime, copiose quanto sono scese le mie, ma nonostante tutto o forse proprio per questo non posso che ringraziare l’autore.
Perché mi ha regalato un libro non facile, ma che proprio per questo vale lo sforzo di resistere ai momenti in cui il cuore si spezza per poi ricomporsi.
Nell’eterna consapevolezza che ricostruirsi dalle proprie macerie, cambiati, ma più forti è doveroso e inevitabile, traendo forza da coloro che ci amano e con cui dobbiamo andare incontro al futuro.
Un futuro incerto sicuramente ma verso cui orientarsi senza timore, perché come ricorda l’autore non v’è da aver paura delle cose belle che entrano nella nostra vita, anche quando possono far male.
Nulla è per caso e anche nei momenti più bui dobbiamo essere pronti ad accogliere la bellezza nelle nostre case, nelle nostre giornate, nei nostri pensieri, nelle nostre battaglie quotidiane. Perché della bellezza non c’è mai d’aver paura.
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