LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti

Titolo: Le otto montagne
Autore: Paolo Cognetti
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona (Pietro)
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: Aprile 2016
Editore: Einaudi

TRAMA


Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia.
Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche.
Iniziano cosí estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa piú simile a un’educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un’eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.

RECENSIONE


Un vecchio nepalese disegna nel terreno una ruota divisa da otto raggi, poi afferma: “Noi diciamo che al centro del mondo c’è un monte altissimo, il Sumeru. Intorno al Sumeru ci sono otto montagne e otto mari. … “Avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?”.


L’incontro che si racconta in questa citazione tra il vecchio nepalese e Pietro, protagonista e voce narrante di questo libro, avviene solo nella seconda metà del racconto, eppure si può dire che è in questo passaggio che si concentra il significato profondo dell’opera “Le otto montagne” di Paolo Cognetti.
Un romanzo potente che racconta la storia di un’amicizia tra due ragazzi, Pietro e Bruno, divenuti poi adulti, così diversi da sembrare inconciliabili. Ma spesso sono proprio i poli opposti che si attraggono, fino ad assomigliarsi e completarsi.

Pietro è un ragazzino ombroso, introverso, che ha sempre vissuto in città, insieme ai genitori di origine veneta e amanti della montagna, luogo prediletto dal padre e dove ogni estate trascorrono le vacanze lontano dall’odiata città.
A Grana, piccola località montanara, Pietro conosce Bruno, suo coetaneo che a differenza sua non è mai uscito dal suo paese ed ha già abbandonato la scuola per lavorare nell’alpeggio della famiglia come pastore.

Dal loro primo incontro i due ragazzini instaurano un legame indissolubile che li terrà uniti per tutta la vita.


Quella sera nel mio letto faticai ad addormentarmi. Era l’eccitazione a tenermi sveglio: venivo da un’infanzia solitaria, e non ero abituato a fare le cose in due. Credevo, anche in questo, di essere uguale a mio padre. Ma quel giorno avevo provato qualcosa, un improvviso senso di intimità, che allo stesso tempo mi attirava e spaventava, come un varco su un territorio ignoto.


Un’amicizia che nasce tra due personalità simili, introverse e taciturne, più capaci a comunicare e comprendersi tramite gli sguardi che con le parole. Un rapporto fraterno che diviene collante delle loro vite, in cui le fughe e i ritorni di Pietro, che cresce sempre più tormentato e in cerca di una sua identità, si controbilanciano al radicamento di Bruno, sempre più attaccato a non lasciare la sua valle.

Ed è in questo contrasto che risiede l’essenza del libro, riportando al passaggio iniziale della leggenda delle otto montagne raccontata dal vecchio nepalese a Pietro durante uno dei suoi viaggi. Sarà Pietro che dopo aver vagabondato per il mondo e spinto dalla sua viscerale attrazione per i monti, o l’amico Bruno, che non ha pressoché mai abbandonato le montagne dove è cresciuto, ad aver imparato di più dalla vita?

Una storia dalla trama semplice che lascia così ampio spazio all’evoluzione psicologica ed esistenziale dei due protagonisti, reale forza motrice del romanzo. Un legame basato su un’intesa profonda, quasi atavica, che li compenserà gradualmente nei reciproci momenti del dolore e della perdita, che si alternano nelle loro vite. Durante la lettura si carpiscono i tratti emotivi e psicologici di Pietro e Bruno, rivelati dallo scrittore con naturalezza e autenticità, pur nella loro complessità.


L’estate cancella i ricordi proprio come scioglie la neve, ma il ghiacciaio è la neve degli inverni lontani, è un ricordo d’inverno che non vuole essere dimenticato.”


Due diversi percorsi di crescita che coinvolgono in modo straordinario, in cui l’irrequietezza di Pietro contrasta la tenacia di Bruno, lasciando al lettore la bellezza di capirne virtù e fragilità, forza e debolezza, senza giudizio alcuno.

Terzo indiscusso protagonista del libro è la montagna, non semplice luogo bensì potente metafora poetica, in grado di essere fredda e inospitale e allo stesso tempo accogliente e ristoratrice dell’anima.


«Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa».

La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.


Uno spazio mistico di meditazione, fatica, silenzio, pericoli che ripercorre le vite dei protagonisti attraverso lunghe distanze, sia geografiche che temporali. La voce narrante di Pietro accompagna il lettore con immagini suggestive dall’inizio alla fine, facendo percepire odori, sapori e permettendo di ammirare la purezza di luoghi descritti in modo realistico.


Il lago laggiú assomigliava a una seta nera, con il vento che la increspava. Anzi no, era il contrario di un’increspatura: il vento sembrava una mano gelida che ne spianasse le pieghe. Mi fece venir voglia di allungare le mie verso il fuoco, e poi tenerle lí a rubargli un po’ di calore.


Un libro magnetico da leggere per sperimentare la bellezza del viaggio, non solo quello fatto di spostamenti bensì quello interiore, in cui ritrovare il significato intimo della propria esistenza e del nostro posto nel mondo.

«Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand’ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna.
Sí, parla proprio di questo»

(Paolo Cognetti).

Link per l’acquisto di Le otto montagne QUI