SENZA NESSUN SEGRETO di Leylah Attar

SENZA NESSUN SEGRETO di Leylah Attar

Titolo: Senza nessun segreto
Autore: Leylah Attar
Serie: Autoconclusivo
Genere: Dark Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 13 Luglio 2017
Editore: Newton Compton Editori

TRAMA


Un normale giorno di shopping sta per trasformarsi in un incubo per Skye Sedgewick. A un passo dalla sua macchina nel parcheggio viene rapita e narcotizzata. Poco dopo sembra arrivata la sua fine: lo sconosciuto la costringe a inginocchiarsi e le tiene puntata una pistola alla tempia. Skye aspetta che parta il colpo mentre recita la preghiera che l’aiutava a dormire da bambina, ma riceve solo un fortissimo colpo alla testa che la tramortisce. Al suo risveglio, l’incubo è ancora al suo fianco, ha i lineamenti scolpiti e uno sguardo impenetrabile. Chi è quest’uomo e perché le è così familiare? Questo è solo l’inizio di una storia sconvolgente, una tempesta di emozioni violente e di sentimenti che travolgono il lettore sin dalle prime pagine. Un romanzo d’amore epico, oscuro e indimenticabile. 

RECENSIONE


Non sempre il tesoro si conquista trattenendo le cose. Alle volte la magia avviene quando le lasciamo andare.


Senza nessun segreto è un titolo che ben si distanzia dalle vicende di cui narra il libro che sono invece assai pregne di inganni, bugie e macchinazioni, però centra perfettamente quello che sarà l’obiettivo ultimo a cui arrivano, non senza enormi difficoltà, i protagonisti del libro : lasciar andare via l’odio per accogliere l’amore.
Ho letteralmente divorato questo romanzo, complice un registro narrativo dal ritmo incalzante che mi ha tenuta incollata alla lettura sin dalle prime pagine: la storia infatti si apre subito con un alto tasso di tensione percepito attraverso i pensieri della protagonista, Skye, una ragazza ricca e all’apparenza frivola che viene rapita da un sicario, di cui inizialmente non verrà svelato nessun dettaglio né le intenzioni, mantenendo su di lui un alone di mistero che ha tenuto ben viva la mia curiosità.
La narrazione è divisa in due macro parti la prima dal punto di vista di Skye e l’altra da quello del suo rapitore.
Questa seconda parte è stata quella che più mi ha emotivamente colpita: vittima già da bambino di una serie di circostanze che subisce ingiustamente, attraverso di esse l’autrice dà una dimostrazione cruda e convincente di come la violenza dell’ambiente in cui egli vive, finisce per intrappolarlo in una spirale oscura che finirà per plasmarlo fino a farlo diventare un’altra persona, rendendo la sua discesa agli inferi tanto rapida quanto ineluttabile.


Attese che le lacrime sgorgassero. Non gli interessava se le guardie, le donne o i bambini lo avessero visto piangere. Voleva soltanto liberarsi del dolore che aveva dentro.
Ma le lacrime non uscirono. Ciò che provava era rabbia. Voleva affondare i pugni nell’alto muro di cemento, finché non si fosse sgretolato e avesse seppellito tutti quanti. L’impotenza, l’ingiustizia e il tradimento trasformarono il suo cuore in dura e fredda pietra.


Questo passaggio esplica alla perfezione la riflessione che mi ha suscitato la lettura: si può sfuggire al destino?

Si ha sempre la possibilità di scegliere o siamo in balia del fato?
Non penso ci sia una risposta universale a questa domanda, da osservatrice esterna delle vicende narrate il destino dei protagonisti sembra in qualche modo segnato inizialmente perchè l’unica scelta che il protagonista può fare è quella che gli consente di sopravvivere, una spinta ad andare avanti alimentata dal desiderio di trovare giustizia e pace per i torti subiti.
Stessa cosa avviene per Skye, vittima di accadimenti di cui non può avere né il controllo né la consapevolezza e che la renderanno la ragazza ricca e superficiale che inizialmente conosciamo.
Ma ad un certo punto l’autrice ci mostra l’altra faccia della medaglia e cioè che paradossalmente sarà un evento negativo come il suo rapimento a far germogliare il cambiamento, l’inizio di un’evoluzione interiore e di una presa di consapevolezza per entrambi, dandoci prova che si possono fare delle scelte che decretano in quale direzione volgere la propria esistenza e quindi non essere più in balia degli eventi, vittime del fato, ma esserne gli artefici.
I personaggi non sono lineari e gli eventi abbracciano periodi temporali lunghi, dall’infanzia all’età adulta riservando una serie di sorprese : un aspetto questo che mi ha spiazzata perché per l’intera durata del libro non ho avuto idea di dove si sarebbe andati a finire, ed è stata una delle poche volte in cui mi sono sentita in balia della corrente, non sapendo quale direzione avrebbe preso la trama, se l’altalena di eventi mi avrebbe fatta scendere in meandri bui o salire verso i raggi del sole.
Un dettaglio questo che ho particolarmente apprezzato perchè ha dato alla storia il sapore dell’ignoto e il piacere della scoperta.
Interessanti le sfumature che l’autrice imprime agli uomini e alle donne del libro, in quanto, a parte alcuni personaggi di contorno, essi non sono del tutto buoni o del tutto cattivi, ma fanno scelte plausibili per il contesto in cui vivono e quindi non etichettabili perché legate alle circostanze, ai luoghi, alle loro emozioni.
Facendoci vedere le debolezze, le sofferenze, le indecisioni, le fragilità di questi personaggi l’autrice li ha resi talmente umani da dare la possibilità al lettore di non essere giudicante nell’approcciarsi alle loro vicende.
Un’ osservazione che si può applicare anche alla capacità della scrittrice di non cadere in facili stereotipi nel raccontare il rapporto tra i due protagonisti che affonda in antiche radici ma evolve in modo graduale, complesso, sofferto, sviscerato capillarmente senza banalità, condito da tocchi di drammaticità, tensione, passione e sensualità ben bilanciati tra loro che gli conferiscono autenticità.


Era un senso di appartenenza, che cancella le divisioni tra due persone; capita quando la tua caviglia si avvinghia a quella di qualcun altro o le tue dita s’intrecciano alle sue, e tutto avviene in modo naturale, automatico, quasi senza che tu ne abbia coscienza. Quando penso a Dio, penso a queste cose magiche e inspiegabili, moltiplicate all’infinito.


Nonostante la natura dark del libro, ho trovato perfettamente inseriti alcuni sottili richiami alla religione, che sembrano voler mostrare spiragli di luce in mezzo all’oscurità che avvolge gran parte della trama e che ben si intrecciano ai luoghi in cui si svolgono i fatti.
Ed è infatti proprio con una preghiera recitata da Skye nel momento iniziale del romanzo uno dei più adrenalinici, che prenderanno il via le vicende.
Il prezzo che pagheranno per il riscatto da un’esistenza corrosa da bugie, manipolazioni e violenze sarà molto alto, fatto di sangue, sacrifici e perdite, l’autrice non regala soluzioni semplici né vittorie durature, e la motivazione sta nel fatto che il bisogno di giustizia finisce per essere avvelenato, al punto da esserne fagocitato, da un feroce desiderio di vendetta, a mio parere la vera indiscussa protagonista del libro, tanto da permeare l’intero romanzo.


Non c’era più niente a trattenerlo, niente che impedisse alle lacrime di sgorgare. Tutte le emozioni più profonde e oscure che lo avevano tormentato giacevano vuote e consumate come tanti scheletri polverosi. L’odio era un’illusione, la rabbia era un’illusione, la vendetta era un’illusione. Erano soltanto dei gusci vuoti, che lui aveva nutrito e abbeverato e che, alla fine, non avevano portato alcun frutto.


Un libro completo, che ti lascia un senso di appagamento dopo tante tribolazioni perché si sa che le vittorie più apprezzate sono quelle che ci hanno fatto sudare di più per essere conquistate. Trattenere il fiato, sudare freddo, commuovere e sospirare, tutti questi verbi traducono le molteplici sensazioni che mi ha ispirato questo romanzo e che quindi lo fanno entrare di diritto nella categoria dei must-read.

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