UN MATRIMONIO VITTORIANO di Estelle Hunt

UN MATRIMONIO VITTORIANO di Estelle Hunt

Titolo: Un matrimonio vittoriano
Autore: Estelle Hunt
Serie: Amori vittoriani vol.1
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 23 Novembre 2019
Editore: Self Publishing

TRAMA


Londra, 1866

Rupert Ashdown è stato allevato per diventare il futuro conte di Warleigh, ma alla morte del padre erediterà una disastrosa situazione finanziaria. A quel punto un matrimonio di convenienza appare come l’unica soluzione per salvare la sua famiglia dalla bancarotta. Il dover sposare una figlia della borghesia, però, benché di singolare avvenenza e straordinaria ricchezza, gli appare come la più terribile delle sorti.

Dal canto suo, Philippa Hardy è stata educata affinché un giorno potesse convolare a nozze con un aristocratico, esaudendo così il desiderio dell’ambiziosa e spregiudicata madre. Conosce le regole della Società, sa quali sono i suoi doveri e accetta, seppur timorosa, il volere della propria famiglia. Quando tuttavia le viene presentato Rupert, il futuro marito, si convince che la felicità è a portata di mano: lui è giovane, affascinante e il suo sguardo l’accende di passione.

Per Rupert quella ragazzina borghese, che disprezza a causa delle origini, è soltanto il mezzo per avere un erede e risollevare le finanze di famiglia, ma non intende concederle nulla più che una gravidanza e un trattamento formale e cortese. Philippa, invece, lo ama già dal primo incontro, ha deciso che riuscirà a scalfire il cuore di ghiaccio del conte e non le importa del prezzo che dovrà pagare per riuscirvi

RECENSIONE


<<E’ giunto il momento che Philippa si sposi.>>


Sembra strano come un’unica frase possa racchiudere l’essenza di un intero romanzo eppure è così, se amerete questo libro tanto quanto l’ho amato io, non potrete ripensare a questo incipit senza far riaffiorare tutte le emozioni di questa lettura.
La scrittura di questa autrice mi ammalia sempre, capace di scavare a fondo nei sentimenti umani, complice un’accuratezza nelle descrizioni, nei dialoghi e la ricercatezza dei dettagli capaci di evocare immagini e sensazioni che vi catapulteranno in piena epoca vittoriana, come è successo a me.
Philippa giovane ma ricca fanciulla borghese, viene data in sposa appena sedicenne ad un altero nobile, il conte di Ashdown, per rimpinguare le borse del casato.
Un matrimonio di natura puramente contrattuale, che si poggia su basi fragilissime quali il disprezzo di lui perché costretto a legarsi ad una parvenu, termine dispregiativo per indicare borghesi arricchiti senza una goccia di sangue blu, e la giovane età di lei, obbligata a sposarsi per volere materno.
Queste premesse non impediranno all’amore di sbocciare ma sarà un viaggio tutto in salita costellato di scivoloni e rovinose cadute.


Malgrado i modi distanti, lei amava suo marito, viveva per un suo sorriso del quale non era mai stata destinataria. A volte sollevava l’angolo della bocca, ma era solo un accenno, il bagliore mendace di un riflesso. La omaggiava con la sua freddezza, a volte con il sarcasmo, in due occasioni l’aveva onorata con la passione, tuttavia esaurito il desiderio tornava a essere l’uomo scostante che non celava il disprezzo nei suoi confronti.


Rupert è il compendio del perfetto nobile inglese, un uomo avvenente, ammantato di eleganza e orgoglio, freddezza e arroganza, ne incarna certamente il fascino ma ahimè anche tutti i difetti.
È un personaggio difficile da digerire, i cui comportamenti sono inizialmente inaccettabili da un punto di vista morale ma socialmente condivisi e adottati dalla maggior parte degli uomini del tempo.

Nonostante la prevedibile avversione che si può provare per lui fin dai primi capitoli, io non ho saputo resistervi perché l’autrice mano a mano lo scopre degli strati che compongono la sua algida freddezza, l’alterigia e la superbia, facendo scorgere sotto di essi una inaspettata fragilità e un cuore appassionato.
Sono seppelliti in profondità sotto alla corazza modellata su di lui da una rigida educazione, che in realtà serve a tenere insieme un uomo diviso, incapace di far coesistere forza e debolezza.

La prima insita nella consapevolezza del suo lignaggio, la seconda quella di cui si sente vittima dinanzi all’amore, sentimento sconosciuto, un conflitto feroce che lo trascinerà in un buco nero esistenziale, da cui risalirà faticosamente.


Non immaginava, Philippa, che quel muro fosse stato eretto a difesa del suo ardore innocente, del suo profumo di primavera e del calore della sua pelle. Non sapeva quanto suo marito temesse il desiderio che gli ribolliva nel sangue, tanto da dover essere estinto prima che divampasse un incendio indomabile.


 
Tutte diverse tra loro ma accomunate da un’invidiabile tempra dello spirito, ho amato ognuna delle figure femminili del romanzo, donne di spessore tra le quali in particolare emerge prepotentemente la madre di Philippa, guardiana dei propri affetti dal pragmatismo quasi feroce ma necessario.

Philippa è l’emblema della desolante condizione femminile dell’epoca il cui motto è sopportare: fortunatamente l’ indole curiosa, vivace, impulsiva, appassionata, capace di trasmettere energia e che inconsapevolmente ammanta di luce chi le sta intorno, le consentirà di piegarsi ma non spezzarsi dinanzi alle sofferenze, le umiliazioni e le difficoltà che incontrerà sin dall’inizio della sua vita matrimoniale.
Così come è stato appassionante ammirare il coraggio, la tenacia e la perseveranza con le quali cercherà in tutti i modi di conquistare l’amore del marito, tanto è stato doloroso assistere al susseguirsi di eventi che la trasportano inesorabilmente dalla fanciullezza all’età adulta, che a partire dal matrimonio abbasseranno il velo che fino ai suoi sedici anni aveva celato ai suoi occhi le difficoltà, le brutture e le ingiustizie del mondo reale.


Le parole di Ginevra divennero la chiave per dischiudere la porta del giardino in cui aveva vissuto fino ad allora. Un giardino molto piccolo, immerso in una perenne primavera, abbellito da giunchiglie, violette e margherite, dove il tempo era scandito da uccelli variopinti come non se ne erano mai visti. Oltre il muro di recinzione, però, si estendevano lande paludose nelle quali danzavano fuochi fatui e ribollivano acque limacciose.


Questo aspetto caratterizza entrambi i protagonisti che vedono scivolare via la spensieratezza, la fiducia e la vivacità della gioventù nello scontrarsi con tradimenti, bugie e dispiaceri, un passaggio che non ho potuto non ritrovare in me stessa, destabilizzante come la presa di coscienza che il mondo non è un giardino dove regna sempre la primavera, per usare le parole della scrittrice.

Persino i luoghi sono profondamente connessi allo sviluppo della vicenda e all’evoluzione interiore dei protagonisti, laddove la serenità e la felicità coniugale trova massima manifestazione nella magione di campagna, le cui descrizioni mi hanno fatta camminare su prati erbosi e sentire il profumo dell’erba, mentre Londra fa da scenografia agli eventi più drammatici e dolorosi per Philippa, quasi che il rientro nella capitale legittimi le più turpi consuetudini, ben nascoste dal grigiore cittadino.

Ed è così che questa coppia di sposi diventa l’incarnazione letteraria del contesto storico sociale che fa da sfondo alle loro vicende: Rupert e Philippa diventano i soggetti principali di un quadro, quello attraverso il quale Estelle Hunt dipinge in maniera impeccabile luci ma soprattutto ombre, della società inglese dell’epoca ,un sistema patriarcale che relegava le donne a un ruolo puramente decorativo e funzionale alla prosecuzione del casato, in cui molti individui di alto lignaggio indossavano la maschera della nobiltà come fosse un passepartout che consentiva di aprire le porte a qualsiasi comportamento, specie se se di natura illecita o depravata, conosciuti e accettati da tutti purché non ostentati.

A mio parere questo romanzo ha la completezza di un’opera studiata, accattivante, intensa, un canovaccio su cui l’autrice ha intessuto una storia d’amore molto travagliata ma appassionata, sensuale, romantica, magnetica, un libro che potrei rileggere molte volte e mi farebbe sempre emozionare.
Addentratevi nelle tempeste che questo matrimonio vittoriano attraverserà, ne uscirete con il piacere di aver goduto di un piccolo capolavoro, la cui scrittura di alto livello e la rara raffinatezza racconta come molto spesso i limiti che non ci consentono di afferrare la felicità sono proprio quelli che ci costruiamo noi stessi.

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