UNFIT Vol. 1 RACHEL di Miss Black

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UNFIT Vol. 1 RACHEL di Miss Black

Titolo: UnFit Vol.1 Rachel
Autore: Miss Black
Serie: Amori di Tre Ragazze Impresentabili
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 22 Febbraio 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Le sorelle Vassemer sono cresciute in un’antica casa nel Lincolnshire con il padre, Sir Henry. In paese i Vassemer hanno una solida fama di eccentricità: Sir Henry è un astronomo e le figlie, invece di preoccuparsi di debuttare in società come qualunque signorina assennata, intendono perseguire le loro aspirazioni. Per fortuna la loro casa crolla, Sir Henry muore e le ragazze vengono smistate tra tre diversi tutori. Rachel finisce nella tenuta di Lord Julian Acton, Marchese di Northdall, un vedovo con due figli ormai grandi, un imperscrutabile domestico indiano e un’unica passione: i cavalli. Ma Lord Northdall non è un aguzzino e con miss Rachel raggiunge un accordo basato sul buonsenso. Miss Rachel può continuare a essere impresentabile finché vuole, ma in pubblico si comporterà da perfetta gentildonna. Miss Rachel accetta. No, sul serio, accetta. Purtroppo essere normali non è così semplice, quando sei una Vassemer, e Lord Northdall se ne accorgerà presto a sue spese. Unfit è una trilogia sulle disavventure di alcuni rispettabilissimi gentiluomini, che alla vita non chiederebbero altro che pace, tranquillità e le sacrosante gioie del patriarcato, vessati dalla mancanza di tatto di tre ragazze con il cervello pieno di sciocchezze, ambientata in un tempo migliore in cui gli uomini erano uomini e le donne erano piante da interno.

RECENSIONE


Se dovessi riassumere questa storia a qualcuno potrei dire: adorabile, divertente, acuta, sensualmente intelligente e storicamente divina.
Quando si parla di un’opera di Miss Black preferisco essere diretta visto che è un’autrice che fa della schiettezza una delle sue più mirabili virtù.


Rachel Vassemer si trovava nell’osservatorio. Fu una fortuna, perché se si fosse già ritirata per la notte, come ogni brava gentildonna avrebbe dovuto fare per quell’ora, sarebbe certamente rimasta uccisa.


Mai come in questa fortuita coincidenza non essere stata una “brava gentildonna” è stato provvidenziale, se non addirittura salvifico, in senso letterale.
Sopravvivere ad un incidente di questa portata potrebbe definirsi sicuramente un mezzo miracolo che però potrebbe anche comportare inattese conseguenze, soprattutto se ti chiami Rachel Vassemer, hai trentatre anni, sei di aspetto molto piacente, nubile per scelta e la tua unica passione è l’astronomia.
Probabilmente un profilo di questo genere ai giorni nostri potrebbe appartenere ad una giovane donna con un discreto successo sociale. Peccato però che, nel caso specifico, la situazione sia destinata a complicarsi visto che sei nata nel 1855 e sei una donna.

La condizione della donna in epoca vittoriana è cosa abbastanza nota: doveva vivere una vita irreprensibile fin dalla giovinezza, attenendosi a uno stretto regolamento pensato per proteggere la sua reputazione, come una sorta di gabbia sociale nel quale occorreva muoversi con estrema fatica, quasi senza libertà. Paradossalmente era durante il fidanzamento che le ragazze erano più libere, in quanto venivano loro permessi piccoli privilegi e maggiori autonomie che, in seguito al matrimonio, sarebbero di nuovo scomparsi.

Una vita scandita da regole e etichette alle quali attenersi scrupolosamente per non incorrere in pettegolezzi, o se non peggio errori o tranelli, che macchiavano la reputazione in modo indelebile, condannando le ragazze a passare la vita in convento oppure da zitelle.


Fin da ragazza Rachel aveva deciso di non sposarsi, perché un marito avrebbe senza dubbio ostacolato il suo lavoro, che consisteva per lo più nel passare le notti attaccata al telescopio, buttare giù annotazioni ed eseguire astrusi calcoli a lume di candela.


Quello che appare come un piano lineare, se non quasi un inno alla libertà personale e alla piena realizzazione delle proprie attitudini, improvvisamente diventa per Rachel un’enorme complicazione, soprattutto se al seguito del crollo di casa sopraggiunge la presenza di un tutore, bello come mai, per giunta.

Lord Julian Acton, settimo Marchese di Northdall, è un uomo e un padre rispettabile che vibra di prestanza, alterigia e serietà. La sua passione son0 i cavalli, animali bellissimi e fieri proprio come lui, che si potrebbe paragonare ad uno dei suoi amati purosangue.


Il marchese ha quarantun anni e il genere di profilo che starebbe bene sulle monete. Niente baffi, però. Ho dedotto che il suo principale interesse sono i cavalli. Come lo so? È semplicissimo, mia cara Watson! È abbronzato, atletico e si è permesso di chiamare la mia caviglia “garretto”. Un caso incurabile di nobiluomo ossessionato dai quadrupedi che alleva, seleziona, incrocia e Dio sa cos’altro. Intuire la verità è stato un gioco da ragazzi. Oh, e potrebbe avermene parlato la mia cameriera.


La relazione tra Rachel Vessamer e Lord Northdall parte subito in orbita come una collisione astronomica, che potrebbe ricordare l’impatto di un meteorite, un asteroide o un gigantesco corpo celeste che si schianta sulla Terra, infiammando l’aria e dando vita ad un’energia incontenibile, come quella che ho percepito durante la lettura di questa storia.


Questa volta fu Northdall ad acchiapparla prima che cadesse. «Forse dovremmo tramortirla» considerò. Rachel si offese, ma poi, in un lampo di lucidità, capì che era una battuta. Emise un lungo sospiro rassegnato. «Sto per fingere di svenire» disse. «La ringrazio per questo barlume di buonsenso».


La miriade di detriti generata da questa collisione sono arrivati fino in cielo, quasi a formare nuvole di costellazioni iridescenti, che ho avuto il privilegio di ammirare dall’osservatorio di Rachel, indomabile ragazza che ho adorato come non mai.

Fiera, indipendente, assennata e dotata di un pungente sarcasmo che la rende una donna “impresentabile” per la sua epoca, Rachel appare quasi come l’emblema di una parte del genere femminile che in epoca vittoriana reclamava a suo modo diritti e libertà, forse senza farne neppure troppo mistero.

La sua natura ribelle, forgiata dal padre e perseguita dalle due sorellastre minori, è delineata con sagacia e bravura tramite ogni gesto e pensiero, in cui traspaiono forte personalità, ironia, intelligenza ed una scaltra educazione:


Rachel si sedette in poltrona con il busto eretto e con le caviglie incrociate. Era determinata a dimostrarsi educata, remissiva e un po’ stupida; tutte qualità che gli uomini apprezzavano sempre in una signorina.


Quale reazione può scaturire tra un gentiluomo rispettabile ed una giovane ribelle costretti a vivere insieme?

L’unico modo di rispondere a questa domanda è quello di leggere questo libro, in cui i due protagonisti fanno faville e scintille, brillando in spassosi battibecchi, acuminati come pezzi di un asteroide caduto sulla Terra, che cadendo al suolo prende fuoco, scatenando giochi pirotecnici ai quali l’abile regista Miss Black ci ha spesso abituati.

A sorprendermi, invece, sono stati i momenti privati di Rachel e Julian, in cui sguardi, respiri, silenzi, attese e sfioramenti hanno cesellato un’intima connessione dal sapore antico che mi ha regalato una veste nuova di questa scrittrice, che continua ogni volta a sorprendermi. Istanti descritti con mirabile bravura che mi hanno estasiata, attraverso il racconto della nascita di un sentimento che cresce svelandosi gradualmente, come l’immagine sensuale di un guanto che sfila dalla mano. Attimi che scaldano i sensi, soprattutto tramite il tatto, più volte protagonista di scene di straordinario potere sensuale.


Rachel prese la sua mano tra le mani. Gli sfilò il guanto, si sfilò i guanti. Northdall restò lì, steso su un fianco e adesso era lui l’animale ferito, in agonia. Rachel gli strofinò il pollice sul palmo e la sua agonia crebbe. Agonia dolora e pulsante, vergognosa e improvvisa.


Oltre al sapiente uso di immagini in cui i sensi sono i protagonisti assoluti, in UnFit le ambientazioni e la natura trovano un posto d’onore; scelta, a mio avviso, azzeccatissima che ha reso la lettura particolarmente coinvolgente.
Antiche magioni normanne, tappezzerie broccate, fumose strade di città, cieli pieni di pioggia, foreste ombrose e prati sterminati sono scenari costanti che creano ad arte una coreografia che muta e racconta stati d’animo, pensieri, avvolgendo così il lettore in modo sublime, fino a ritornare a innescare olfatto e vista.


Il profumo autunnale di foglie cadute e degli ultimi fiori della stagione rendeva l’aria dolce e conferiva al paesaggio qualcosa di fin troppo gradevole. Era come camminare in un libro per bambini, dove tutto era bello, pulito e innocuo, ma con un tocco di trascuratezza attentamente distribuita. Era la forma più subdola di ostentazione che Rachel avesse mai incontrato.


Ad affiancare i protagonisti come solidi guardiani armati di personalità e carisma, personaggi secondari di fine fattura che reclamano a pieno titolo la loro attenzione. Tra questi Mr. Kayal, il maggiordomo di origini indiane che Lord Northdall considera come il suo più fidato amico, al quale lo lega un profondo senso di rispetto e stima. A seguire Rebecca, migliore amica di Rachel e Amalia, la sua cameriera personale.

Infine le sorelle di Rachel, Vera e Fortune Vassamer, “ragazze impresentabili” dalle attitudini pericolose, di cui preferisco non svelare nulla lasciando al lettore la gioia di conoscerle ma di cui sarà divertente scoprire le storie nei seguenti capitoli di questa divina trilogia, che è partita come un missile nell’universo e che è stato fantastico ammirare con Rachel dal suo (nuovo) osservatorio.


Rachel gli rivolse un sorriso dolce. «Siamo tutte donne rinascimentali, noi Vassemer».


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