NAKED di Miss Black

NAKED di Miss Black

Titolo: Naked
Autore: Miss Black
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: Prima persona (POV alternato)
Tipo di finale: chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Marzo 2023
Editore: Self publishing

TRAMA


Ayden Brillat-Savarin è l’amministratore delegato di un grande gruppo industriale. È appena stato assoluto da un’accusa di molestie, ma in passato si è macchiato di altre scorrettezze. La sua compagnia, per non correre rischi, gli rifila una mentore: una professionista che gli insegnerà a sopravvivere alle insidie del mondo moderno, dal modo in cui comportarsi con le dipendenti, alle cautele da usare con le minoranze, fino al necessario linguaggio politicamente corretto. Ayden sarebbe molto seccato, se ms. Allegra Foxton, la mentore, non fosse ironica, sveglia e piuttosto carina. In fondo assecondarla non gli costa nulla. Non sa che presto si troverà messo a nudo e la sua vita non sarà più la stessa.

RECENSIONE


Quando Miss Black è in procinto di uscire lo sappiamo grazie a dei semplici annunci, asciutti, come del resto è nel suo stile, sui social. Agisce cogliendo tutti di sorpresa, in modo inaspettato, pubblicando degli estratti mai casuali (o forse sì) e sempre intriganti, in cui protagonisti o tematiche in stesura fanno capolino. La reazione dei suoi seguaci quasi sempre è la stessa: “Che bello, quando?”.

Perché aspettare una sua nuova storia suscita curiosità, visto il suo DNA da sperimentatrice, ma anche fa vibrare come l’attesa di un regalo che non si vede l’ora di scartare, come l’arrivo di un pacco di Amazon, oppure l’ultimo giorno di lavoro prima di andare in ferie. Insomma, Miss Black la si ama, in tutte le sue forme. Stavolta la signora offre ai suoi lettori un romance ricco di tematiche a lei care, come il maschilismo imperante negli ambienti di lavoro, la disparità tra uomo e donna a più livelli, la superficialità verso le minoranze, l’abuso di potere e i comportamenti deviati e superficiali che ne conseguono, le discriminazioni sociali.


«Non riesco a capirla. Non riesco a capire se è una cinica o se è una militante femminista». Allegra gli rivolse un sorriso divertito. «Entrambe. Spero che il mio lavoro dia un piccolo contributo verso l’eguaglianza tra i generi, ma non voglio convertire nessuno. Se alla fine del nostro percorso lei avrà cambiato comportamento, per me sarà sufficiente. Il comportamento è quello che conta».


Miss Black disegna una protagonista perfetta per colpire, a sua immagine e somiglianza, o perlomeno pensarlo è facile per la particolare precisione e cura usati per descrivere Allegra, tipa tosta e dotata di un cinismo sottile quando la lama di un coltello.

Il suo ruolo professionale è quella di mentor, figura professionale davvero interessante, a cui viene affidato il compito di ripulire l’immagine pubblica di Ayden, uomo di affari di indiscusso successo, colpevole di avere molestato alcune sue dipendenti.

Carnefice o vittima? Perché a sentire parlare il diretto interessato, usare il termine “molestie” è quanto mai eccessivo, visto che si è trattato di rapporti consensuali e mai forzati. Anzi. Sono le donne a inseguirlo e volerlo.

L’incontro tra Allegra e Ayden segna l’inizio di una semi-convivenza obbligata, in cui passato e presente si fondono in un sentiero ad ostacoli sempre più intricato e dove passo dopo passo ci si spoglierà di bagagli sempre più pesanti fino a che restare nudo, in tutte le sue possibili accezioni, sarà funzionale a continuare a percorrere la strada.

Allegra è un personaggio bellissimo, frastagliato e davvero umano all’inverosimile, che disarma e colpisce, con una schiettezza nei modi e nello sguardo puro e glaciale, ma che nasconde fragilità immense e un passato che l’ha anestetizzata alle emozioni.


Non aveva pace, Allegra. Era la rappresentazione plastica di una personalità inquieta. Ruminava. Soppesava.


Un’indagatrice, un segugio capace di individuare senza pietà la vera natura di comportamenti patologici:


Quel tizio lì sarebbe stato una grandissima rottura di palle, Allegra lo sapeva. Aveva tutte le caratteristiche peggiori in un cliente, a partire dal fatto che non era un cliente. Cioè, non era un volontario.
E aveva il Terribile Terzetto: era ricco, era potente, era affascinante. Un mix terribile.


Il mentoring ha lo scopo principale di supportare sia professionalmente che umanamente il cliente, grazie alla saggezza, alla preparazione ma anche alla sua esperienza. Una figura guida, capace di dare una nuova visione sulle persone e sulla vita e consentire di crescere per migliorare i rapporti personali e interpersonali.  
Allegra accompagnerà Ayden in tutte le sue fasi, entrando nella sua vita come un assistente personale, pronto a suggerire, a criticare e svelare i suoi limiti e lati oscuri, di cui lui ignora l’esistenza.

Ayden è un personaggio intenso e a volte struggente. Un uomo apparentemente facile da etichettare ma che nasconde un’essenza meno banale e che affronta in queste pagine un percorso di cambiamento e consapevolezza incredibili. Il suo spogliarsi verrà contraccambiato dal dotarsi del coraggio necessario a non rinunciare a scendere nei meandri più bui della sua vita e redimersi:


Era il canto di una persona che si sta inoltrando nell’oscurità in piena consapevolezza, diretta verso un aldilà che ormai sentiva vicino. Un’altra strofa affermava letteralmente: “ Hinenini, hinenini, sono pronto Mio Signore”. Quella mattina ad Allegra era sembrato che Savarin ancora tentennasse, ma da quel pomeriggio alle tre, l’impressione era che si fosse abbandonato al suo destino. Che avesse deciso di andare verso l’oscurità con passo mansueto. Qualsiasi cosa lo stesse aspettando nelle tenebre.


Un viaggio per nulla semplice, per nessuno dei due, che dovranno trovare un equilibrio tra pensieri e azioni alla scoperta di un concetto di fiducia quanto mai spaventoso e sconosciuto (per entrambi). Una missione certosina giostrata nei pericolosi confini che segnano la verità dalla menzogna, il visibile dall’invisibile, il pregiudizio dall’obiettività.
Se da una parte Allegra metterà Ayden di fronte allo specchio, totalmente privo di scudi o protezioni, per mostrarne la sua vera immagine di uomo fallibile, senza sconti, dall’altra Allegra si troverà invischiata in una dimensione a lei ostile, quella delle emozioni.


Davvero aveva bisogno di lasciar depositare le sensazioni che aveva provato con lui. Faceva fatica a capirsi, le proprie emozioni talvolta le erano aliene.


La vera complicazione diverrà gestire la presenza (ingombrante) di sentimenti caparbi che ribaltano i ruoli tra chi segue e chi insegue. Vibrazioni ostinate, inizialmente fisiche e che si insinuano nella mente rischiando di infiltrare il cuore, che sembrano non desistere dal crescere, inceppando sicurezze e rendendo un lavoro apparentemente semplice quasi impossibile da portare a termine.


«Invece le hai mostrato… che in fondo la disprezzavi. Che la ritenevi adatta solo a succhiare uccelli. Il tuo disprezzo non l’ha solo ferita, ha anche cambiato, retrospettivamente, i termini della vostra relazione. Se Kelly avesse saputo che la disprezzavi, non avrebbe succhiato. Per questo si è sentita sfruttata. Violata, in un certo senso. Quando lui mente, ti inganna per raggiungere uno scopo, è una violenza?»


Chi può dirsi violato? Come riuscire a riconoscere la rimozione del consenso in un rapporto a due? Dove è il confine tra vendetta e giustizia?

Temi capillarmente diffusi oggi più che mai, in un’epoca come la nostra basata sull’immagine e sulla superficialità di dover essere sempre perfetti e vincenti. Argomenti complicati che l’autrice mette sul piatto al lettore col suo stile sempre acuminato, senza evitare di intrattenerlo ma anche permettendo di farsi qualche domanda. Naked è un romanzo intenso che conferma quanto l’autrice ami raccontare la tridimensionale natura dell’uomo, tramite i suoi errori, le sue convinzioni, smontando pezzo su pezzo.

Forse è questa la ragione per cui Miss Black viene attesa con così tanto entusiasmo ad ogni uscita: per la sua straordinaria capacità di divertire, infuocare le lenzuola e dare a chi legge il tempo di fermarsi un attimo a pensare che spesso l’essere umano riesce a scendere davvero in basso ma se si impegna a migliorare, a mettersi un po’ a nudo, il carico si alleggerisce e risalire è più semplice.


«Bene, allora. Sdraiati. Tu parli, a spogliarti ci penso io». Savarin sbatté le palpebre un paio di volte. «Il modo in cui ti rapporti al mondo. Tattile. Corporeo» spiegò lei. «Rendiamolo esplicito». Lui le rivolse un sorriso a metà.


Al prossimo annuncio, quindi. Noi siamo sempre pronte a fare click!

UNA STORIA DI SESSO di Miss Black

UNA STORIA DI SESSO di Miss Black

Titolo: Una storia di sesso
Autore: Miss Black
Serie: autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Dicembre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Brielle e Frank si sono incontrati in un club per scambisti. L’idea è stata del ragazzo di Brielle, ma i risultati poi non gli sono piaciuti. In quanto a Brielle, lei non voleva neppure andarci. Con l’uomo che le è capitato si è trovata bene, Frank è un bel tipo ed è bravo a letto, ma non sentiva il bisogno di sperimentare.
Ormai, però, ha sperimentato. Il suo ragazzo si è infuriato e l’ha mollata nel mezzo del nulla, andandosene. Frank le ha dato uno strappo verso il centro.
Sembra l’inizio di una storia di sesso, erotica ma inconsistente, solo che…

RECENSIONE


Quella che aveva puntato Frank portava un vestito orientale con dei ricami di crisantemi dorati, una specie di stola di seta nera e una parrucca… doveva essere una parrucca, giusto?

Avrebbe dovuto avere un aspetto lezioso, ma più che altro sembrava terrorizzata. Frank non capiva perché, nessuno le aveva obbligate a venire. Anzi. Lo Switch era un club privato. Un club per scambisti.


Torna a tenerci compagnia la signora Black, che ha fatto del genere erotico una dimensione letteraria speciale, ricca di sfumature emotive, in grado di intenerire, infuocare, commuovere, riflettere e intrattenere, come in questa storia, il cui titolo essenziale e diretto racchiude il suo stile, graffiante e asciutto.
Una storia di sesso parla di sesso, ovvio, non solo perché è una delle componenti che ritroviamo sempre nelle storie di questa autrice eclettica ma soprattutto perché è il sesso il motivo scatenante l’incontro dei due protagonisti, Frank e Brielle. Non è la prima volta che accade nei suoi libri, ma stavolta l’ambientazione, un club per scambisti, aggiunge un elemento piccante di notevole portata, se non una delle trasgressioni più diffuse e praticate.


«È molto geloso. Troppo. Ha proposto una serata in un club per scambisti, in modo da sublimare una volta per tutte la sua gelosia».


Brielle, come accade forse per molti partner, si ritrova ad assecondare il desiderio del proprio compagno a vivere un’esperienza piuttosto trasgressiva, ovvero concedersi ad un’altra persona, insieme o separatamente, in modo occasionale. La voglia di novità e il desiderio di rompere la monotonia del rapporto o, molto semplicemente, per sperimentare qualcosa di nuovo sono le più frequenti dinamiche che spingono a questo tipo di erotismo, in cui l’altro è visto di base come oggetto sessuale, in rapporto alla sua capacità di far provare piacere e appagamento. E in questa situazione a guadagnarci è proprio Brielle, che con Frank si ritrova a vivere un sesso a a cinque stelle:


Poteva sembrare una follia, ma non aveva mai conosciuto nessuno bravo a letto come quel tizio. Nessuno le aveva mai dato tanto piacere. Con lui era facile lasciarsi andare.


Passare dal panico al piacere estremo, così coinvolgente da dimenticare tutto il resto, è un attimo e quello che sembrava essere un semplice incontro di sesso occasionale assume tutt’altra portata.

Scoprirlo sarà divertente, spassoso, a tratti anche turbante (e conturbante) ma soprattutto liberatorio, sensazione che accade di frequente durante le letture di Miss Black, autrice capace di regalare storie mai banali, che mettono a fuoco in modo perfetto tematiche attuali come il prezzo che richiede il successo (a più livelli), il senso di inadeguatezza e inferiorità che confondono fino a far dubitare di ogni cosa o persona, e l’umana inclinazione a sottovalutare i momenti che rendono felici anche avendo poco e nulla, anche senza essere nessuno se non tutto per noi stessi e chi riteniamo importante nella nostra vita.


Ripensò al modo in cui Frank l’aveva seguita nel labirinto, quella sera. Aveva scelto lei, proprio lei. L’aveva acchiappata per la vita e, per un attimo, Brielle aveva sentito il suo corpo dietro al proprio. 


Il labirinto è un elemento che è presente sia all’inizio che alla fine della storia. Il labirinto è anche una metafora per il libro, ovvero un luogo che in cui ci si perde, fatto apposta per disorientarsi e smarrirsi. Ecco, Miss Black ci regala proprio un’esperienza simile, con la finale soddisfazione di essere stati appagati in ogni senso.

What’s better?

DIMENTICARE GLI EX E ALTRI ESERCIZI ZEN di Miss Black

DIMENTICARE GLI EX E ALTRI ESERCIZI ZEN di Miss Black

Titolo: Dimenticare gli ex e altri esercizi zen
Autore: Miss Black
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: POV singolo (Jo)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Novembre 22
Editore: Self publishing

TRAMA


Josephine immaginava una vita con Andrew. Erano perfetti. Entrambi giornalisti, lui direttore del canale all-news in cui lavoravano entrambi, affiatati a letto, grande intesa intellettuale. Ma Andrew l’ha scaricata e la vita di Jo è andata a pezzi.
Proprio in quel momento però, neanche fosse un segno del destino, Jo riceve in eredità una casa nell’Essex. È il luogo perfetto in cui rintanarsi per leccarsi le ferite e meditare sulla propria vita. Andare avanti non è per niente facile. È ossessionata dal ricordo di Andrew. Ogni mattina si sveglia pensando a lui, il corpo che lo desidera fisicamente, la mente che continua a ripercorrere ogni istante della loro relazione. Di Patrick O’Rourke neanche si accorge. Certo, Patrick è bello, è l’uomo più bello che abbiano mai visto da quelle parti. Al pub locale le ragazze cercano modi sempre nuovi per avvicinarlo, fallendo ogni volta.
Jo per fortuna è immune. Ma lo è davvero?

RECENSIONE


Un titolo che racchiude in sé due missioni, piuttosto impegnative, ovvero superare un amore (dopo un tradimento e un licenziamento) e rinascere mettendo tutto in prospettiva. Facile a dirsi, difficile a farsi, soprattutto se l’ex in questione diventa un’ossessione che tortura sia fisicamente che mentalmente la protagonista del nuovo romance firmato Miss Black. Una storia incentrata su tematiche profonde come il senso di colpa, l’elaborazione di un lutto, presentato sotto molteplici forme. In primis quello di una relazione finita malamente, fatto che a essere onesti metterebbe a dura prova moltissime persone. E quindi cosa fare?


Nessun fiocco di neve cade mai nel posto sbagliato.


Guardandoci indietro, è strano notare come spesso le casualità trascinino verso certe decisioni piuttosto che altre, trasformandosi in veri e propri segni del destino. Vi è mai capitato?
È quasi come se l’Universo ci desse qualche suggerimento in merito al nostro futuro. Nulla ci viene imposto, ovvio, ma spesso capitano degli eventi piuttosto indicativi, come alla protagonista, che si ritrova senza lavoro e con una casa ereditata da uno zio quasi sconosciuto. Questi eventi possono essere interpretati come segni del destino da chi sa guardare oltre la semplice razionalità, anche se Jo pensa solo a sopravvivere al mondo che le è appena crollato addosso, alla fine di un amore di cui non si dà pace.


Anche se l’aveva scaricata nel modo più infame e vigliacco possibile, Jo continuava a sentire la sua mancanza. Di quello che erano stati. Di quello che avrebbero ancora potuto essere, se lui non si fosse invaghito di un’altra. A lei, all’altra, Jo non pensava.


Jo incarna tantissime persone che come lei non si rassegnano, nonostante il tradimento e l’umiliazione. Un personaggio davvero credibile e umano, che si ama e intenerisce. Un dolore da affrontare, lo spirito di sopravvivenza da gestire.


Quella casa enorme persa nel nulla, senza dubbio malridotta, poteva diventare la sua tana per un po’. Come le tane delle volpi, scavate tra le radici degli alberi. Prese le chiavi dallo scomparto porta oggetti.


Un luogo isolato, una vita da ricostruire. Basta così? No, a rendere tutto più complicato (e intrigante) l’incontro con uno sconosciuto, un uomo che a vederlo sognare è immediato. Miss Black si diverte a mettere sulla strada di Jo la nemesi di colui che il cuore glielo ha ridotto a brandelli, ovvero Patrick, detto Pat.

Solitario, gentile, falegname, bello da impazzire, eppure ritroso ad ogni tipo di relazione, casto per scelta. Buffo? Una delle parti più intense è quanto il loro rapporto basi le sue fondamenta sull’amicizia, che a lungo andare si consolida in complicità fino a trasformarsi in vera intimità, non solo del corpo ma della mente. Pat è bellissimo sotto ogni punto di vista, l’amico che salva, che riesce a stare in silenzio e che è capace di farti vibrare sotto le sue mani.


Quando sarebbe stata di nuovo bene? Sarebbe stata di nuovo bene? O sarebbe rimasta così per sempre? Frastornata, disperata, sotto molti punti di vista pazza furiosa? La frase zen del giorno era: Se vuoi volare, rinuncia a tutto ciò che ti pesa. Più facile a dirsi che a farsi.


Jo si mette nelle sue mani, appunto, come un vecchio mobile a cui ridare vita. Un’opera d’arte che prende tempo, richiede amore e pretende pazienza. Pat le insegna a ricominciare dalle cose semplici, per condividere con lei quelle cure che la renderanno più viva di prima, fino a metterla nuovamente in connessione con sè stessa.

Incredibile l’accuratezza che questa autrice, sempre sorprendente, ha messo nel descrivere il mestiere del protagonista: le diverse lavorazioni da usare su ogni tipo di legno, la sapienza di dosare il giusto olio fino ai tempi opportuni di attesa. Ogni aspetto tecnico che Pat racconta a Jo sembra uscire dalle labbra appassionate di un vero artigiano.

Pat, artigiano anche dell’anima, fin troppo perfetto esteriormente da essere vero, e al contempo riservato e silenzioso. Una figura enigmatica, intrigante, quella di un uomo che ha deciso di allontanarsi dal buio di un passato in cui di perfetto non c’era nulla. Scoprire di cosa si tratta sarà davvero inaspettato, per dare un significato diverso all’espiazione di una colpa.


C’era qualcosa di profondamente doloroso in quell’uomo, quando ti prendevi il disturbo di guardare. Oltre l’aspetto da modello di intimo, oltre l’immagine di tranquillo artigiano. Una riservatezza che chiedeva di non essere scalfita. Ma nessuna freddezza.


Un romanzo bellissimo e profondo, che lascia nel lettore quel senso di verità e realtà che fa pensare alla vita come ad un viaggio fatto ad ostacoli ma in cui spesso mettere in prospettiva ciò che ci accade ci preserva da ulteriori sbagli. Leggere i segni che il destino ci lancia non è facile, ma ignorarli a volta può costare caro.

È possibile imparare a prendere la vita in modo diverso rispetto a come siamo abituati, aprendo la mente a nuove interpretazioni. Spesso, infatti, quello che ci capita è atto al nostro bene e ci aiuta a creare il nostro futuro nel migliore dei modi. Anche e forse soprattutto quando gli eventi risultano per noi fastidiosi o dolorosi.


Come diceva il Dalai Lama–Jo l’aveva letto nel suo libro di massime zen–“Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”.


Miss Black interpreta il romance a modo tutto suo, offrendo protagonisti credibili proprio perché imperfetti (anche se Pat è indegnamente perfetto, per la maggior parte del tempo), fatti di luce e ombra, con delle trame mai scontate, regalando quell’inestimabile necessità di evasione di cui tutti abbiamo bisogno grazie ad un mix unico di ironia, focosa sensualità e momenti di riflessione asciutta, mai banale.

Come sempre, leggere Miss Black è come assumere un supplemento vitaminico ad alta concentrazione di energia e relax. Mica facile, eh?

IL TAGLIATORE DI TESTE di Miss Black

IL TAGLIATORE DI TESTE di Miss Black

Titolo: Il tagliatore di teste
Autore: Miss Black
Serie: La autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: Prima persona (Onie)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Febbraio
Editore: Self publishing

TRAMA


Nella cittadina del Texas in cui vive Onie c’è un’unica grande azienda, un mobilificio che dà lavoro a molti degli abitanti, compresa la sua migliore amica. Quando l’azienda viene venduta e si annuncia una razionalizzazione del personale Onie, che scrive per un piccolo giornale locale, si offre di scoprire chi verrà lasciato a casa e usando quali criteri. Chiede un’intervista all’esperto di risorse umane – il “tagliatore di teste” – che la casa madre ha spedito in città per decidere chi tenere e chi licenziare e tenta di estorcergli qualche informazione. Sfortunatamente il tagliatore di teste si accorge del suo gioco. Ancora più sfortunatamente, è un uomo che non si fa scrupoli nell’usare il proprio fascino. Onie scoprirà presto che a scherzare con uno come lui le conseguenze possono essere imprevedibili…

RECENSIONE


Il pomeriggio in cui conobbi Riley Morgan mi sbronzai di brutto, ci finii a letto e mi ritrovai a dormire nuda sul divano della sua suite mentre lui parlava con i suoi due assistenti a un metro e mezzo di distanza. Purtroppo mi svegliai prima che se ne andassero. Se non l’avessi fatto mi sarei persa il momento più umiliante della mia vita fino a quel momento, pensate un po’. Ma facciamo un passo indietro, come dicono i giornalisti da due soldi (io ero una di loro).


Ennesima perla di Miss black che con questa storia trasporta il lettore nella realtà della provincia americana, vita semplice e gente di campagna. Il tipico paese dove sembra non succedere mai niente, in cui la maggior parte dei suoi abitanti lavora presso la stessa azienda, un mobilificio, che per la spietata legge di mercato del pesce grande che mangia quello piccolo. viene acquisito da un colosso del settore.

A razionalizzare le risorse interne sopraggiunge una società di HR. Faccenda che spaventa tutti perché si sa che “razionalizzare” è il preludio di licenziare.

A indagare sulla faccenda, quanto mai sospetta, si espone Onie, giovane giornalista locale che si ritrova faccia a faccia con Rylie Morgan, carismatico proprietario della società. Bello da far girare testa e intelligente in quel modo raffinato da farti dire o confessare cose di te senza neppure fartene accorgere.


Esatto, la sua società di consulenze aveva il suo nome, oltre che il suo cognome, tanto per rispondere a ogni vostra possibile domanda sulla grandezza del suo Ego.


Che accadrà tra i due? Già dalle prime righe del libro si scopre che a complicare tutto basta pochissimo, tipo un divano e un bicchiere di bourbon di troppo. Sul resto lascio al lettore scoprire la trama perché il piacere va sempre concesso (quando ci sono le condizioni, ovvio) e quando si tratta di Miss Black la faccenda è assicurata, anche perché in questo libro il tasso erotico è piuttosto alto. Ma non solo l’eros vola altissimo, perché come sempre questa autrice irresistibile come la panna nella brioche più morbida che si possa gustare (e pare che la panna le piaccia pure) una tematica tanto ostica quanto spietata ovvero il revenge porn.


Quello che aveva fatto poteva non essere un reato, ma era una cosa schifosa. Se fosse stata resa pubblica io sarei morta di vergogna, è vero, ma lui sarebbe stato linciato dalle donne di mezza America.


Un reato vigliacco e crudele che lascia spesso nelle vittime ferite irreparabili che non possono mai essere sminuite, mai parlare di “reazioni eccessive”, perché viverlo sulla propria “buccia”, come ama dire lei, è un’altra faccenda per cui meglio alzare le mani, astenersi dal facile giudizio e immaginarsi Onie per un giorno. Un’ingenua ragazza di provincia, una “campagnola” come viene definita da lui, sedotta fino al midollo (e anche in modo stratosferico, va detto) per poi ritrovarsi inghiottita in una spirale oscura, quella dell’abisso più nero: scegliere se sopravvivere o lasciarsi affondare non sarà per nulla facile.


Non ero triste, arrabbiata, disgustata. Non-ero. Ma sotto quello spesso strato di nulla, soffrivo. Provavo un dolore costante, cronico. Una pena dell’anima che scorreva sotto alla cappa grigia in cui vivevo.


Ma si sa che le donne di Miss Black si amano proprio per la loro capacità di salvarsi da sole. Un saliscendi di incontri fatali tra sedili di auto e camere di albergo, in un viaggio così bello da togliere il fiato. Perché tutto sembra molto diverso da quello che in realtà è, perlomeno così pare. Capire quale sarà l’elisir da poter raggiungere sarà bellissimo.


Stava solo a me cercare di essere felice e dopo aver imparato che non importa che cosa pensano di te gli altri; quello che conta e che cosa tu pensi di te.


E non solo per Onie, ma anche per Rylie. Perché le lezioni di imparano meglio se condivise, no? Una storia da leggere in una serata, ma da ricordare una vita.

Miss black stupisce sempre.

UNFIT VOL. 4 KAYAL, UN INDIANO A NEW YORK di Miss Black

UNFIT VOL. 4 KAYAL, UN INDIANO A NEW YORK di Miss Black

Titolo: Unfit vol. 4 Kayal, un indiano a New York
Autore Miss Black
Serie: Unfit serie
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Ottobre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


È il 1894 quando Dharya Kayal, 44 anni, ex soldato a cavallo nell’esercito di Sua Maestà, indiano naturalizzato inglese, omosessuale quando ancora il termine comunemente accettato era “invertito”, BFF di Lord Northdall, uomo dalle molte virtù, dal fascino invidiabile e dagli infiniti turbanti, parte per New York alla ricerca di una persona. Un singolo individuo in una città di tre milioni di abitanti – tutti pazzi, a giudizio di Kayal.
La sua ricerca procede in un crescendo di confusione ed erotismo.
Tra ereditiere dissolute decise a fare di lui il proprio trofeo, poliziotti violenti (& attraenti), un intero quartiere del vizio in cui scavare, prostitute, mogli abbandonate, aristocratici progressisti, signore caritatevoli fieramente omofobe, combattimenti di topi, travestiti, gang di irlandesi e un’intera società non proprio entusiasta delle persone di pelle scura, Kayal può contare solo su un aiuto: un valletto che non si è mai allontanato dal Norfolk.
E, insomma, un budget illimitato.
Dovrà bastare.

RECENSIONE


Miss Black torna con la serie Unfit, e lo fa con la storia di Kayal, maggiordomo, segretario personale nonché amico fidato di Lord Nothdall, protagonista insieme a Rachel, prima delle stupende sorelle Vassemer. Conosciamo Kayal fin dall’inizio, quando fa la sua comparsa accanto a Lord Julian Acton, Marchese di Northdall, appunto, mostrando un carisma e una rocciosa personalità così intensi da permettergli senza dubbio di guadagnare un romanzo che gli desse voce, ne rivelasse desideri, ne svelasse paure, fino a metterlo a nudo. Un obiettivo riuscito perfettamente e che mostra quanto Miss Black abbia amato questo personaggio, solo apparentemente perfetto e imperturbabile, ma in realtà molto più umano di quanto non si possa immaginare.


E mr. Kayal era una curiosità, poco ma sicuro. Esotico, elegante di natura, per quel viaggio aveva superato se stesso. Dal fine cappotto di lana pettinata, al panciotto di velluto, alla larga cravatta di seta, tutto in lui faceva pensare a un ricco borghese. Persino il turbante, tocco etnico difficile da ignorare, aveva un aspetto costoso e ordinato, di un sobrio verde bottiglia dai sottili bordi dorati e color vinaccia. In quanto al suo eloquio, a un orecchio britannico suonava come quello delle classi più alte, educate da precettori privati o in esclusivi collegi.


Come fare a destabilizzare un uomo tanto impeccabile? Miss Black non ci ha pensato due volte a fare le cose a dovere, d’altra parte ingegnarsi a mettere in difficoltà i suoi protagonisti e spogliarli in tutti i modi possibili e immaginabili (e non solo fisicamente s’intende), è una delle sue cifre stilistiche. Potremmo anche dire che con la storia di Kayal questa autrice eclettica e sperimentatrice si conferma essere “una raffinata maestra della provocazione”. Cosa c’è di meglio che rimuovere dalla propria comfort zone un personaggio tanto solido, privandolo di ogni sicurezza trasportando altrove?

Dove, esattamente? A New York di fine ‘800, in un’epoca esplosiva sotto molti punti di vista. La cosiddetta Gilded Age, un periodo di rapida crescita economica, che attirò l’afflusso di milioni di immigrati europei oltreoceano. Una metropoli in fermento, che dalle pagine di questo romanzo si può immaginare perfettamente, piena di follia e contraddizioni: da un lato c’erano gli «aristocratici», ovvero le famiglie europee benestanti della prima ondata migratoria che non avevano nessuna intenzione di cedere i loro privilegi; dall’altro i «nuovi arrivati», europei anche loro ma emigrati più tardi. Ricchi, anzi ricchissimi, che avrebbero fatto di tutto per conquistarsi un posto nell’alta società.


Quella città, pensò Kayal con un certo fastidio, sembrava assetata di primati.


Nel lungo viaggio Kayal, spinto oltre oceano per compiere una missione quasi impossibile, avrà a che fare con ogni strato di questa società multiculturale, dalla ricca borghesia, alla vecchia nobiltà fino a toccare gli strati più bassi di una fauna umana che non gli risparmierà nulla, facendogli vivere ogni genere di esperienza.

Un percorso che non gli lesinerà emozioni di ogni sorta, spingendolo sempre più oltre i suoi limiti, sperimentando desideri, svelando i suoi reali bisogni, sia emotivi che fisici. Situazioni dalle mille sfumature, luoghi di ogni tipo, un’umanità così variegata che Kayal conoscerà la sensazione di sentirsi fragile, intriso di insicurezze, a tal punto da dover mettersi di fronte ad uno specchio, porsi domande e vedere ogni dettaglio interiore ed esteriore di sé. Capire gli altri per comprendere anche sé stesso, l’unica via in grado di fargli comprendere la sua essenza di uomo, amante, amico, compagno.

Un viaggio che gli consente di vedere con nuovi occhi, sviluppando una profonda empatia, non solo verso gli altri ma anche verso sé stesso. Un modo di perdonarsi e concedersi un futuro, l’unica chance di potersi finalmente accettare.


Non aveva mai detto a nessuno con tanta chiarezza che gli piacevano gli uomini-gli venne in mente, mentre saliva verso la sua camera. Dio, era ubriaco. E comunque, sì, non l’aveva mai detto a nessuno in quel modo: chiaro e tondo. Miss Jade non aveva reagito come si era aspettato. Neppure lontanamente. Gli aveva risposto con una domanda non banale e piuttosto scandalosa: solo gli uomini? La risposta, con ogni probabilità, era “sì”.


E come sempre, Miss Black supera ogni aspettativa, regalando ai suoi lettori la storia di un protagonista magnifico, amato profondamente, spogliato in ogni sua certezza o convinzione, dimostrando quanto sia bella la diversità, quanto sia meraviglioso abbracciare la nostra essenza al di là delle etichette, ma anche quanto spesso scoprirlo sia durissimo.


«Dovrebbero inventare un altro termine. No, anzi, sa che c’è? Non dovrebbero inventare proprio niente. “Persona” va più che bene, vale per tutti e copre tutte le possibilità».


Ogni caduta, momento di disgusto, sconvolgimento vale il viaggio in terra americana, senza ovviamente rinunciare a momenti esilaranti di quell’humour tanto amato che rendono Miss Black e il suo impeccabile (anche se un po’ stropicciato) Kayal meravigliosi. Senza dubbio alcuno, una delle più belle storie lette quest’anno.

Rispetto agli altri libri della serie Unfit, questo romanzo si inoltra in territori per me sconosciuti… in molti momenti, mentre scrivevo, tremavo di indignazione. Ma volevo dare un lieto fine a Kayal, mi sembrava di doverglielo, e per lui ho creato quanto di più vicino possibile a un happy end.

Era forse il personaggio più infelice e senza speranza della serie, e credo uno dei migliori. Spero che possiate volergli bene quanto gliene voglio io.

Kayal non si può non amare, se possibile adesso ancora di più.

Chapeau.

MAI SFIORATO di Miss Black

MAI SFIORATO di Miss Black

Titolo Mai sfiorato
Autore Miss Black
Serie: Red Oak Manor Collection
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 117 Maggio 2022
Editore: Self Publishing

TRAMA


Vash Cole è uno pseudo-umano. La sua serie di cloni è stata concepita per lavori in condizioni proibitive. Molto più forti degli umani, con un sistema respiratorio più efficiente, abili nel pensiero strategico, i cloni della sua serie hanno però scarse capacità comunicative. D’altronde, quando lavori in una miniera a gravità zero su un asteroide non ti serve saper discutere dei massimi sistemi. Pensa che la sua vita sarà tutta lì, duro lavoro e sempre più acciaio pensante al posto della carne, visto che gli incidenti nello spazio capitano di continuo. Ma l’Assemblea passa una nuova legge in favore degli pseudo-umani e Vash si trova a essere merce avariata, troppo danneggiato per lavorare ancora. Cosa peggiore, i padroni della compagnia mineraria, appartenenti a una nobile e antica famiglia di Teti, la capitale dell’Alleanza, sono costretti a riassorbire in qualche modo gli pseudo ora non più impiegabili nelle miniere.
È così che Vash conosce Galia, la prima persona che gli abbia mai accarezzato una guancia, una che lo tratta da essere umano e vuole insegnargli a vivere in un altro modo, con un po’ di tenerezza. Una donna così in alto da sembrare una vertigine.

RECENSIONE


È il primo libro di fantascienza che leggo di Miss Black, autrice che non risparmia ai propri lettori di vagare tra molteplici generi, offrendo storie che spaziano dal romance, ai paranormal, ai gialli fino ai fantasy. Mai sfiorato segna il ritorno, a sua ammissione, al primo amore.
Un’affinità elettiva quella di immaginare mondi futuri che si percepisce intensamente tra le pagine di questa storia originale, grazie alla quale la sua inesauribile fantasia prende campo trovando un appagamento sublime, fino a disegnare i tratti (tanto spaventosi quanto genialmente ideati) dell’evoluzione del genere umano.

Un mutamento genetico della nostra specie che Miss Black concepisce senza risparmiarsi in dettagli, delineando con grande accuratezza alcuni aspetti inquietanti di questa futura società: il totale controllo della procreazione, la produzione in laboratorio di schiavi ideati per ogni tipo di bisogno, l’assenza dell’importanza dei legami familiari, lo spadroneggiare del pregiudizio e dell’ingiustizia e una stratificazione sociale esasperata, in cui i privilegiati predominano su un esercito di pseudo-umani, concepiti per essere al loro servizio e distinti per grado di umanità e consapevolezza:


Gli pseudo-umani dovevano essere “individuati”, ossia resi individui unici con un chip, ed equiparati agli umani nati dal grembo di una madre. O da una gravidanza in utero artificiale, il sistema preferito dalle classi sociali più elevate. Era così che Galia e Endor avevano avuto due bambini.


Una società cinica in cui si è umani solo per scopi specifici e dove le emozioni sono quasi dimenticate, come accade a Galia, moglie per contratto e madre su progetto che si ritrova ad avere a che fare con una guardia del corpo del tutto speciale.


Lo pseudo-umano era come una freccia puntata verso terra, con le spalle larghe, mastodontiche, il petto ampio, i fianchi stretti e le gambe lunghe, nerborute. Anche se nerboruto lo era in generale. La tuta da lavoro di polimeri grigi era del tipo che si adatta automaticamente al corpo e mostrava… rigonfiamenti e stretti canyon di muscolo duro, distese bugnate, contrafforti e scivoli, percorsi da tendini come corde e vene a fior di pelle.


Dall’aspetto quasi minaccioso, Vash Cole è uno pseudo-umano con parti di metallo, ideato per lavori di fatica e che viene rimosso dal suo lavoro dopo anni in miniera. Una macchina a fine ciclo, fondamentalmente, divenuta inutile se non per proteggere (e forse compiacere) un’umana di nobile rango.

Un colosso di carne e metallo che fin dalle prime battute sembra incapace di parlare ma non di provare emozioni, come la paura:


Cole era ancora preoccupato e confuso. Disorientato. Non capiva la situazione in cui era, non ne capiva il senso e la logica. Perché i suoi padroni l’avevano portato lì?


In un mondo immaginario dove le regole sembrano scritte nella pietra e dove nessuno sembra libero di creare il proprio destino, Miss Black ci rincuora, offrendo a noi lettori la speranza più semplice ed efficace, quella che i sentimenti mantengono i loro poteri salvifici. Ovvio che per crederci la sfida esiste, e va affrontata, a partire dal presente, ovvero vincendo l’inganno di fermarsi in superficie, sia essa di metallo o di carne, e rinunciare a vedere oltre.


Spinta da un impulso difficile da spiegare, accarezzò una guancia irsuta dello pseudo-umano con il dorso delle dita. Per qualche motivo le sembrava che avesse bisogno di essere confortato.


Un libro godibilissimo, in cui la dolcezza e l’innocenza di un ragazzone di quasi due metri scioglie il lettore fino a commuovere. Una creatura dotata di una facoltà straordinaria: la purezza del cuore.


Per il sentimento che provava per Galia, Vash non aveva un nome. Sapeva solo che era grande e fatto di tante cose.


E l’eros? Il livello erotico è altissimo, soprattutto perché segnato dalla riscoperta di sensi ed emozioni perdute, raccontando un viaggio di connessione mentale e fisica struggente, che sfiora per poi travolgere. Un’umana di nobili natali ed uno schiavo quasi-umano da rottamare; due estremi che a dispetto di ogni probabilità annullano distanze e demoliscono i muri della diversità, gettando una luce confortante su un futuro alquanto buio.
Galia e Vash sono semplicemente perfetti insieme, nei dialoghi, nei silenzi e in amplessi dal gusto liberatorio, che risvegliano corpo e cuore. E non solo i loro.

Una delizia imperdibile.

BANG, BANG di Miss Black

BANG, BANG di Miss Black

Titolo: Bang, Bang
Autore: Miss Black
Serie: autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 23 Marzo 2022
Editore: Sel Publishing

TRAMA


Quando un action hero incontra una ragazza dalla lingua tagliente, non c’è tecnica di combattimento che possa salvarlo.

Il sergente del SAS Ryan Hill è in malattia, dopo essere stato ferito a una gamba. A salvarlo da una noiosa convalescenza ci pensa il suo capo, affidandogli un incarico speciale: proteggere una stand-up comedian finita nel mirino del terrorismo islamico. Darcy Yates non immaginava che fare una battuta sulle barbe dei combattenti dell’ISIS l’avrebbe messa in pericolo, ma è successo e ora deve uscirne in qualche modo. Darcy è pungente, è labourista e odia i militari. Non a caso, dato che è la figlia di un generale, lo stesso generale che le ha appena inflitto una scorta di quattro Rambo dei corpi speciali. Darcy non ha alcuna simpatia per quelli che considera sociopatici dal grilletto facile drogati di adrenalina, ma bisogna ammettere che Ryan, il capo pattuglia, è divertente. E sexy. E molto, molto in forma. Nemmeno la consapevolezza che quel tizio è addestrato a uccidere con qualsiasi oggetto, da una matita a un peluche, riesce a smontare l’attrazione che prova per lui, ma c’è un elemento che rema contro sgraditi coinvolgimenti emotivi: il bel Ryan, lì, rischia la vita su base giornaliera in pericolose missioni nei teatri di guerra di tutto il mondo e Darcy sa fin troppo bene com’è aspettare a casa uno che potrebbe non tornare…

RECENSIONE


Una lady elegantissima dalle forme sinuose avvolte da un tailleur in stile vintage anni quaranta; dita affusolate e smaltate che fumano come se avessero appena sparato; un mezzo corazzato sullo sfondo, che promette aria di guerra.
Ad aggiungere fascino (come se ce ne fosse bisogno) e quel pizzico di giusto mistero (marchio di fabbrica di Miss Black) il titolo del libro, lo stesso di una famosa canzone che evoca atmosfere non da genere romance basti solo pensare al mitico Tarantino che utilizzò il brano per la serie Kill Bill.

Miss Black si diverte a regalare qualche dettaglio già dalla scelta grafica della cover (stupenda, diciamolo) e dal nome del libro, forse per preparare il terreno al lettore ed avvisarlo sulla pericolosità di questa signora dall’irresistibile fascino da dark lady. Una copertina che assume le sembianze della locandina di uno spettacolo di altri tempi a cui assistere senza alcuna ombra di dubbio.

E sul palco ci si sale per davvero, insieme alla sua graffiante protagonista, Darcy Yates, tipa tosta, dall’animo indipendente e determinato, di professione stand-up comedian. Un’artista di innato talento capace di intrattenere il suo pubblico con monologhi intrisi di esilarante sarcasmo, fino a sconfinare nel black humour. Ed è proprio una delle battute del suo ultimo repertorio a metterla nei guai quando una sera viene aggredita, entrando così nel mirino dell’ISIS.


In realtà neppure le battute di questa Yates gli sembravano così offensive, ma sapeva per esperienza personale che i fondamentalisti religiosi non avevano senso dell’umorismo e che essere presi in giro da una donna, che per di più li aveva paragonati a un’altra donna, doveva averli irritati a non finire.


La sua incolumità assume un peso specifico maggiore agli occhi del governo dal momento che Darcy è figlia di un generale dell’esercito. Per seguire le indagini vengono coinvolti nientemeno che i SAS, elitario corpo speciale dell’esercito inglese specializzato nelle missioni di anti-terrorismo, salvataggio ostaggi, oltre a operazioni militari speciali e di ricognizione. A dirigere il piano di sicurezza, il sergente Ryan Hill, tipo silenzioso, quasi schivo, una figura descritta come molto lontana dal classico stereotipo da maschio alpha.


«E sai che non amo i militari, per usare un eufemismo, ma mi ha colpita in senso positivo. Non corrisponde allo stereotipo. Non si è messo in mostra, non ha fatto l’alfa. Se tu non l’avessi tanato al volo, non avrei nemmeno fatto caso a lui».


Due protagonisti originali e caratterizzati in modo divino, che escono per molti aspetti dai binari dei clichè del romance, acquisendo variegate sfumature di fragilità e durezza, paura e determinazione, che li rendono sfaccettati e credibili.


Era vero, Darcy veniva da una famiglia di militari e il risultato era che detestava i militari. Ad ascoltare i suoi parenti, qualcosa era andato storto in lei. Ad ascoltare lei, qualcosa non tornava in loro.

Anche a quello le serviva la stand-up: metabolizzare le scorie, riflettere sui propri automatismi.


Darcy è una donna che vuole sentirsi libera di esprimersi in ogni senso, dalla passione per il suo lavoro a come vivere lontana dalla sua famiglia fino all’approccio disincantato al sesso; Ryan seppur addestrato a sopravvivere alle prove più dure, dimostra una sensibilità rara, che rende il suo personaggio antitetico all’immagine del macho. L’incontro tra Ryan e Darcy si basa sulla necessità di rispondere ad un pericolo, l’uomo che deve proteggere la donna, ma cosa succede se nella circostanza nessuno è come sembra? Miss Black a tratti si è divertita a capovolgere i ruoli, sovvertendo la debolezza della donna e la sicurezza dell’uomo e lo fa complicando tutto con un potente risveglio dei sentimenti, in chi sembrava immune dalle emozioni.

Chi è davvero il debole, chi quello forte? Non solo, in questo romanzo la signora scava a fondo in terreni impervi, come quello del controverso ruolo della donna, del facile pregiudizio, fino al dramma della guerra, ai suoi tragici effetti collaterali sulla psiche delle persone. Una perlustrazione all’interno di cosa ci fa scappare e cosa ci fa restare, quanto occorra a volte scegliere la propria strada anche per difendere gli altri e lasciarli liberi.

Un romanzo che fonda le sue dinamiche sulla distanza, sia emotiva che spazio-temporale, in cui i due protagonisti si perdono e ritrovano diversi, cambiati, molto cambiati, come se avessero percorso migliaia di km dopo prove durissime. E la sfida è quella di capire se alla fine il viaggio che si è intrapreso abbia davvero valso la pena.


Ryan la abbracciò da dietro, in silenzio. Continuava a sentirsi quasi tramortito dal dispiacere, confuso riguardo al futuro, disilluso, ferito, pesto e stanco. Dentro di lui si mescolava tutto.


Un romanzo che consiglio a dimostrazione di quanto questa autrice si superi ogni volta, soprattutto nei suoi ultimi libri mediante cui sta dando prove di magistrale bravura nell’offrire con dignitosa eleganza storie originali che includono argomenti complessi, ben documentati, con passaggi commuoventi, struggenti e mai banali.

Un mix che amplifica la sensazione di essere stati intrattenuti con intelligenza, senza rinunciare alla giusta tonalità erotica sempre calibrata secondo la modalità adatta per la situazione. In “Bang, bang” il sesso è più che mai liberatorio, capace di connettere e conoscersi al di là delle maschere indossate, spogliati dalle paure e svincolati dai condizionamenti.


Si accorse che lo stava guardando e le sparò con una pistola fatta con indice e pollice. Bang bang. Darcy si impedì di sorridere come una scema.


E infine la sublime ironia, sparsa ovunque come lo zucchero a velo su una torta lievitata ad arte, e decorata con dieci succose ciliegie condensate alla fine del libro, quando in uno spassoso pezzo di performance Darcy (alias Miss Black) da il meglio di sé:


«Comunque, lei ci viene descritta fin da pagina uno come una sorca incredibile, però incapace di valorizzarsi. Per fortuna, ecco che arriva il nostro Principe Azzurro e le fa un completo makeover, senza nemmeno bisogno di essere gay».


Da leggere, quindi? Sissignori!

UNFIT VOL. 3 VERA di Miss Black

UNFIT VOL. 3 VERA di Miss Black

Titolo: Unfit Vol. 3
Autore: Miss Black
Serie: Unfit – Amori di tre ragazze impresentabili
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 13 Gennaio 2022
Editore: Self Publishing

TRAMA


«Non mi pare una gran buona idea» considerò Haddock.
«Sono una Vassemer, non abbiamo buone idee».


La Stagione 1889 sta per finire e due delle tre sorelle Vassemer si sono sistemate. E, come tutte le malelingue della capitale hanno notato, si sono sistemate molto bene, sposandosi ben al di sopra del loro rango.
Resta solo Vera, la sorella di mezzo, che continua a ripetere a tutti di voler diventare una scrittrice di successo e di non essere interessata al matrimonio. Si è mai sentito qualcosa di più scandaloso? Chi mai potrebbe volere una ragazza del genere?
E, a proposito di scandali, le Vassemer non sono l’unica fonte di pettegolezzi della capitale. La famiglia dell’amata Regina Vittoria è sempre prodiga di comportamenti discutibili e anche il resto dell’aristocrazia non scherza. Peggio ancora, una piaga particolarmente odiosa rischia di venire alla luce. No, non si tratta delle solite quisquilie: adulterio, ricatto, figli illegittimi o evasione fiscale. No, non è neppure l’annoso problema dei nouveaux riches che pretendono sempre più posti al sole. E chiaramente non ha nulla a che fare con l’assurda richiesta delle suffragiste che anche le donne possano votare.
Questo è peggio. Si prepara lo scandalo più gigantesco dell’epoca.
O forse no.
In fondo, se c’è una cosa che la nobiltà del Regno sa fare bene è nascondere la polvere sotto il tappeto.

RECENSIONE


«Ora… io non volevo scrivere un libro su questa roba qua, lo giuro! Volevo scrivere un libro pieno di affascinanti gentiluomini e di deliziose ragazze mordaci. Ma la realtà ha sempre avuto il vizio di infilarsi nelle mie storie e anche stavolta un po’ si è fatta largo.»


Come non credere alle buone intenzioni di un’autrice naturalizzata inglese, dal fascino misterioso e dotata di pungente ironia dal nome Miss Black? Impossibile non farlo dopo aver letto decine di suoi libri e aver ammirato ad ogni occasione gli aspetti che la contraddistinguono, come l’ironia, l’abilità nel graduare la sensualità a suo piacimento, l’imperfezione dei suoi protagonisti, le trame originali.

Sulle sue mirabili virtù come autrice di talento ho avuto modo più volte di parlarne ma onestamente quello che mi ha sempre colpita è la capacità di saper spaziare tra diversi generi, dal fantasy al contemporary romance fino al giallo, mantenendo il filo conduttore di un tasso erotico accuratamente calibrato e che calza alla perfezione in ogni storia.

Scelte quindi adeguate, adatte, che richiamano alla mente il significato antitetico di “Unfit”, letteralmente inappropriato, titolo della trilogia che ha inaugurato la conquista di un genere fino ad allora da lei inesplorato, ovvero lo storico. Si potrebbe pensare ad una sfida piuttosto difficile, perchè scrivere romanzi storici credibili, si sa, prevede ricerca, studio e una ferrata documentazione.
Un’avventura che evidentemente ha appassionato la signora Black, che con questo capitolo finale offre una prova perfetta, mirando dritto al cuore del lettore con accurata lucidità, quella di chi sa come scrivere e come romanzare epoche passate con studio e ricerca, senza rinunciare al suo dissacrante realismo.


Infine c’era l’incognita di Vera. Lei sosteneva di non volersi sposare e di voler diventare una scrittrice di successo.


Protagonista dell’ultimo capitolo di “Unfit” è Vera, la mezzana delle sorelle Vassemer, rimasta illesa dalla doppietta di inattesi e nobili matrimoni che hanno coinvolto le sue sorelle, Rachel e Fortune.
Lei, che ambisce a fare la scrittrice e paladina della libertà individuale, di sposarsi non se la sente proprio, nel rispetto del marchio di fabbrica del sangue Vassemer, che ha fatto dell’anti-conformismo uno stile di vita.
Lei, che potrebbe anche sposarsi per amore, visto che le sorelle hanno unito il loro destino a quello di uomini aristocratici di grande levatura garantendosi un futuro assicurato, inclusivo di amore e rispetto.

Lei, educata da aristocratica e dai modi ineccepibili, amante della scrittura e segretamente vittima di sè stessa, ovvero della sua fervida immaginazione. Una passione che la porta costantemente sulle ali di fantasie (erotiche) irrefrenabili fino a vivere nella sue mente esperienze amorose, sensuali, torbide, quasi controverse con uomini anche insospettabili. Un segreto che la perseguita, e che la rende una protagonista spassosa e finemente meravigliosa:


Riguardava un vizio di cui Vera non aveva mai parlato a nessuno, neppure a Rachel e Fortune. E per quanto la sua educazione fosse stata libera, per quanto la sua famiglia fosse anticonformista, Vera sapeva che si trattava di un vizio, forse persino di una tara mentale. Le sue fantasie. Le fantasie che l’avevano spinta a scrivere Confessioni di una libertina pentita.


Convivere con le sue fantasie la diverte, come vivere mille vite parallele. E cosa ci può essere di più delizioso, e meno prudente, di prendersi a cuore l’educazione di un nouveaux riche, un ricco e ambizioso uomo di umili origini che mira ad un matrimonio di interesse con una nobildonna?


Haddock non si considerava inferiore a nessuno e avrebbe voluto che anche il resto del mondo si decidesse ad ammetterlo. Purtroppo non era per niente facile. Oh, avrebbe potuto sposare una giovane nobile e spiantata.


Haddock lo abbiamo conosciuto anche nel secondo volume della serie, in cui già si annuncia la sua opposizione alle attitudini troppo liberali delle sorelle Vassemer: lui conservatore, tradizionalista e convinto della netta separazione tra i ruoli. Insomma, cosa potrebbe essere di più conflittuale rispetto all’essenza di Vera?

Eppure, la signora Black si è divertita a metterli a confronto, intessendo tra loro una sfida che svela diversità e rivela affinità, in una girandola crescente di incontri clandestini che ad ogni occasione mettono radici in sentimenti inaspettati ma sempre più intensi. Un gioco coinvolgente che amplifica il coinvolgimento del lettore grazie a racconti di fantasie erotiche, che toccano livelli di pura perfezione, confermando la bravura di una signora che sa come eccitare il lettore con raffinata eleganza.


«Quindi che cosa succede? Nella realtà, intendo? Mi faccia una cronaca». Haddock quasi si strozzò. Cominciò a tossire e dovette bere a piccoli sorsi un intero bicchiere, prima di riprendersi. «Una cronaca» ripeté attonito. «Per forza. Ormai non può lasciarmi a becco asciutto». Haddock rise dell’espressione, ma continuò a sembrare scettico. «Non mi pare una gran buona idea». «Sono una Vassemer, non abbiamo buone idee». «Oddio, per quel che ho visto, no».


Un libro di cui ho riletto le parti evidenziate con divertimento, eccitazione, commozione, in un mix potente e magnetico che innalza tutta la trilogia ad opera magnifica e imperdibile.


Deve capire che la donna, la giovane donna, è come una pepita d’oro lasciata incustodita su una panchina: chiunque potrebbe rubarla, se un gentiluomo non vigila su di lei». «Una pepita d’oro». «Con una bocca, ma nessun cervello. Mi segue?» «Non troppo». Vera sospirò. Sapeva che non sarebbe stato facile. «Un’invalida, allora. Un’invalida placcata d’oro, incapace di badare a se stessa. Dobbiamo attraversare la strada: è imperativo che lei mi aiuti a scendere questo semplice gradino». A Haddock sfuggì una risatina. «Sarà un piacere».


Difficile limitarsi nelle parti da citare perchè ad ogni passaggio ci si incastra tra mille emozioni, ma lascio volentieri il piacere a chi deciderà di leggere di affondare nel piacere di conoscere queste sorelle impresentabili, che in questo terzo volume fanno capolino, ognuna con le proprie vite, come ad accompagnare il lettore alla fine della serie.

Una trilogia in cui Miss Black tratteggia con fine realismo l’immagine di Londra a fine ottocento, un fermo immagine accurato, quasi come si fosse divertita a togliere il trucco ingannevole ad una donna mostrata sempre perfetta e impeccabile, mostrandone le rughe, le imperfezioni, i difetti e le implacabili discromie. Una signora svelata, multietnica, capace di parlare mille dialetti, vestita a strati, non particolarmente avvezza al rispetto delle regole sociali, e per tutti questi motivi molto lontana dall’immagine perfetta e romantica trasmessa dalla letteratura classica.


Dai poveri che dormivano su una sedia presa a noleggio per la notte nell’East End, alle donne prive di ogni diritto in tutte le case di ogni classe sociale, alle prostitute disposte a vendersi per un bicchiere di gin, ai bambini costretti a lavorare in fabbrica, agli stranieri disprezzati per il colore della pelle, ai matti in catene al Bethlehem Hospital, agli affamati, ai malati, ai dimenticati, ai delusi, su-su fino alla Regina Vittoria, afflitta dalla vecchiaia, dai lutti e dagli eredi indegni, a Londra l’infelicità non mancava per nessuno.


Prima di concludere non posso non citare Mr Kayal, uno dei personaggi comprimari più interessanti di tutta la serie. Una figura magnetica, che aleggia fin dalle prime pagine del romanzo di Rachel e che trova il suo spazio in questo terzo capitolo. E’ qui che mostra la sue fragilità, la sua essenza, spogliandosi, in molti sensi, della spessa corazza che è abituato ad indossare. Si farà amare ancora di più, proprio per questo.


«Non vuoi spogliarmi? Non vuoi guardarmi?» «Ma certo» disse Kayal, anche se in realtà non voleva. La gioventù di Clair gli feriva gli occhi, la sua professione lo offendeva.
Non era un sentimento razionale. Kayal era consapevole che potevano essere molti i motivi che l’avevano spinto a prostituirsi, ma qualcosa nel suo profondo si ribellava all’idea. Gli sembrava la soluzione di un debole.


Leggere questa trilogia è stato un crescendo di emozioni, che sarà impossibile da dimenticare, un viaggio in compagnia di personaggi graffianti e complessi, capaci di intrattenere con emozione, fino a trasportare il lettore dentro un’epoca dipinta con realismo. Molti dei luoghi, personaggi, citazioni fino ai più piccoli particolari narrati, tra l’altro, sono realmente esistiti, confermando l’incredibile ricerca compiuta da questa autrice che non smette mai di stupire.

Un peccato lasciare andare queste sorelle, difficile non desiderare di leggerne ancora, ma sappiamo che il tempo è prezioso e che Miss Black lo dedicherà a meravigliarci ancora.


Spero che quello resterà di questa trilogia a voi che state leggendo sia il divertimento e la passione con cui l’ho scritta…


Senza ombra di dubbio, mia cara.

LA NOTTE SI PORTA VIA TUTTO di Miss Black

LA NOTTE SI PORTA VIA TUTTO di Miss Black

Titolo: La notte si porta via tutto
Autore: Miss Black
Serie: autoconclusivo
Genere: Erotic, Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 15 Dicembre 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Lui, una celebrity le cui sregolatezze tengono banco sui giornali scandalistici.
Lei, una chirurga ortopedica di origini somale.
Un paese fantasma, una storia improbabile e intensa, un atto di generosità che non passa impunito.

Quando riceve una richiesta di intervento in un paese fantasma dell’Alto Piemonte, l’ultima cosa che Jamilah si aspetterebbe di trovare è una celebrity con una gamba incastrata tra le assi di un pavimento cadente. E invece l’uomo in difficoltà è proprio Marco Santacroce, il figlio ormai trentottenne della star del rock Vittorio Santacroce. Il celebre cantante è morto dieci anni prima, ma le sregolatezze del figlio tengono ancora banco sui giornali scandalistici. Jamilah è una chirurga ortopedica, lontanissima dal mondo dello spettacolo e da qualsiasi frivolezza. Italiana di origini somale, ha lavorato nei paesi più poveri del mondo e solo da poco è tornata a vivere nel suo paesello di montagna, tra gli amici del liceo e tra la diffidenza di chi fatica a fidarsi di una dottoressa nera. Lei e Marco non hanno nulla in comune, almeno all’apparenza. Certo, lui è bello, ed è anche diverso da come lo dipingono i siti di gossip. È un po’ più vero e disperato dell’immagine che rimanda il web. Jamilah dovrà provare sulla sua pelle che cosa significhi finire alla gogna mediatica per capirlo davvero. E Marco dovrà cercare di allontanarsi dal passato per cominciare a vivere.

RECENSIONE


Una delle ragioni principali per cui non perdo un’uscita di Miss Black è la consapevolezza di leggere una storia che in qualche modo mi stupirà, lasciando una traccia da seguire e che diviene nella maggior parte dei suoi libri un piccolo tatuaggio interiore, indelebile. Stavolta la Signora Black le tracce le ha trasformate in impronte, lasciate sulla neve dell’alto Piemonte, in Italia. Ed eccola la vera novità, una storia totalmente ambientata nel nostro bel paese. Un contesto originale, del resto non potrebbe essere diverso se si tratta di lei, ovvero un piccolo paese di montagna vicino alle Alpi, dove il tempo sembra essersi fermato:


Merano di Sopra, da non confondersi con la Merano in Alto Adige, era uno dei paesi fantasma che si erano spopolati nel corso degli ultimi trent’anni e che, ormai deserti, erano stati reclamati dalla natura e dalle intemperie.


Un luogo atipico, che diviene quasi un non-luogo, esso stesso protagonista del racconto: la montagna, imponente, scura capace di nascondere, isolare, proteggere e perfino rischiare di uccidere.


Merano di Sopra era un borgo medievale, in questo Leila aveva ragione, ma che non fosse abbandonato da centinaia di anni era testimoniato dalle finestre in PVC, dai gradini dritti e simmetrici delle scale che portavano ai primi piani, dai cavi elettrici, da qualche manifesto sbiadito e da mille altri dettagli.

Un paese in bianco e nero anche nella realtà, non solo in foto.


In questo contesto senza tempo e identità si incontrano i due protagonisti molto ben caratterizzati invece, quasi a rimarcare il contrasto tra attori e palcoscenico: una celebrity più famosa per le sue dissolutezze che per il talento nonché figlio d’arte e un medico chirurgo di origini somale, dall’indole altruista e un intenso spirito umanitario.

Una coppia improbabile, dinamica che Miss Black ama offrire nei suoi libri, le cui pagine sono spesso tracciate da una moltitudine di tonalità, nascoste ad arte dietro un pesante strato di ingannevole apparenza in cui personaggi, situazioni, contorni sociali non sono mai quello che sembrano.


Anche perché poi quello che davvero Marco aveva in comune con il paese fantasma era un’altra cosa: entrambi erano a pezzi da molti anni. In Merano era evidente a prima vista, in Marco no, tutto qua.


Marco è un mix letale di sensualità, ironia con una vena dissacrante e disperata che lo rende irresistibile proprio perché simpatico e difettoso allo stesso tempo, e profondamente umano, abituato ad indossare maschere scintillanti, utili a mantenere la sua studiata immagine pubblica.


Marco guardò verso di lei con tutta la gratitudine possibile. Era sui trentacinque, nera. Nera nel senso di origini africane, anche se il suo italiano era impeccabile. Gran ben viso, capelli molto corti e riccioli. Indossava un una divisa verde ospedaliera.


Ma un improvviso incidente, l’incontro con un medico dagli occhi scuri e rassicurantie una notte di sesso da perdere la testa cambia il corso della sua vita. Scoprire come è una gioia che lascio al lettore avvertendo che non leggere questo libro sarebbe un vero peccato, non solo perché nella trama si trovano i temi cari a questa autrice imprevedibile e dal talento inarrestabile, come leingiustizie, la differenza di genere, la discriminazionesociale, l’immigrazione ma soprattutto per come tratta un argomento che solo chi conosce può ben descrivere: il senso di non appartenenza.

Un sentimento che accomuna molte persone, forse più di quanto si creda, e che impedisce di sentirsi inclusi ad un posto, un luogo, una comunità,fino a che a predominare è la viva percezione che il nostro valore e le differenze che ci rendono unici non siano accettate o tollerate evitando così di connetterci agli altri. Una sensazione che richiama anche all’ambientazione scelta, la montagna, posta al confine, uno spazio di transito, di attraversamento spogliato della sua identità, una dimensione in cui si riconosce come non appartenenti.


Perché Jamilah era cresciuta in Italia con due genitori italiani, parlando italiano, mangiando cibo italiano e frequentando una scuola cattolica, ma si era sempre sentita straniera.

Non parlava somalo, non parlava arabo, quindi era italiana. In Italia, invece, era straniera. La gente le chiedeva da dove venisse e se lei rispondeva “alto Piemonte”.


Questa storia coinvolge, nulla da fare, perché i temi al suo interno sono seri, interessanti e profondamente realistici. E non parlo solo dei temi come la diversità e il pregiudizio che dilaga trasformandosi in stupidità umana ma anche di come sia facile sentirsi fragili, inadeguati, insicuri difronte alla nascita di un sentimento che spiazza fino a perdere il controllo, sconnettendoci da noi stessi, e che pare non corrisposto.

Chi ne è stato immune? Miss Black convince sempre e stavolta lo fa con la sua voglia di mettersi in gioco ambientando questa storia in un piccolo e anonimo paesino di montagna, come se il contesto fosse tanto potente da mettere i due protagonisti difronte ad uno specchio. Vi levo tutto, sicurezza personale, agiatezze da star, adesso voglio vedere come ve la cavate…Una bella prova non c’è che dire, un terreno di gioco neutrale che sfida i due protagonisti a oltrepassare le proprie comfort zone, rendendo questo libro appassionato e appassionante.


Da quando riusciva a ricordare, Marco aveva sempre avuto una melodia di sottofondo, una sorta di colonna sonora permanente, a volte ben definita, a volte confusa.


Mia Martini, Loredana Bertè, Samuele Bersani sono solo alcuni dei cantanti italiani che fanno da colonna sonora a questa ostoria, resa particolarmente originale dal personaggio di Marco e dalla suo dono di essere costantemente connesso con la musica, che lo accompagna nella sua testa scegliendo brani in base alle situazioni che sta vivendo, permettendogli di percepire più intensamente certi momenti. Sesso incluso, ah!


Marco aveva un modo tutto suo di muoversi durante il sesso, un modo che Jamilah non aveva mai sperimentato prima. Era come se seguisse un ritmo personale, pieno di armonia, ma imprevedibile.


Questo libro si distingue da quanto fino ad oggi pubblicato da Miss Black per svariati motivi, tra cui, oltre a quelli appena argomentati, la scelta di pubblicare in esclusiva la versione digitale su una nuova piattaforma, Kobo, e lo stile della cover più romantico e colorato dei suoi standard.
Infine la scelta del titolo, “La notte si porta via tutto”, che potrebbe quasi essere assimilato ad una canzone, a conferma di come la musica pervada inesorabilmente questa storia, senza dimenticare il diretto richiamo che questa frase fa emergere dalle pagine: il bisogno vitale di pace per essere sospesi dalle preoccupazioni, ansie, paure. Una necessità, a dire il vero, per molti di noi.


Dopo il sesso Jamilah cadeva in un sonno profondo e senza sogni. La notte si portava via tutto e lei aveva qualche momento di pace.


Mi manca la montagna, ahimè non ci vado da anni, e andarci con Miss Black è uno spasso. Fidatevi.

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MOLTO PERSONALE di Miss Black

MOLTO PERSONALE di Miss Black

Titolo: Molto personale
Autore: Miss Black
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic, Thriller
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 27 Ottobre 2021
Editore: Little Black Tales

TRAMA


Quando la polizia contatta Isla Hurley, medico e psicoterapeuta, è per un motivo terribile: Emma, una delle sue pazienti, è stata uccisa. Isla non aveva mai contemplato l’idea che il delitto potesse entrare a far parte della sua vita ordinata, riflessiva e tranquilla. Certo, Emma aveva dei problemi con un ex fidanzato, Jordan. Insieme, avevano lavorato sul loro rapporto distruttivo ed Emma era arrivata a denunciarlo per stalking, ma Isla non credeva che la situazione potesse degenerare a quel punto.
E forse non è successo. Il detective incaricato delle indagini, Giovanni Vallespinosa, sembra un uomo capace e pacato. Cosa più importante, sembra avere davvero a cuore la morte della sua paziente e non è convinto che il responsabile sia Jordan.
Tra lui e Isla nasce una collaborazione asimmetrica, curiosa, e un’attrazione intricata. Isla interpreta il mondo come un insieme di fatti emotivi, lui cerca un’obiettività forse impossibile. E le ferite di entrambi entrano subito in gioco, rendendo le indagini una faccenda molto personale.

RECENSIONE


L’uscita di questo libro è stata inaspettata, senza annunci o avvertimenti. E’ arrivata improvvisa cogliendomi con la solita frenesia di attendere una nuova storia di Miss Black, che con “Molto personale” si è divertita a legare due generi affini, ovvero l’erotico, suo immancabile e rassicurante marchio di fabbrica, e il thriller poliziesco. Un connubio sopraffino, in cui si intersecano molteplici piani narrativi: quello investigativo, psicologico e quello del coinvolgimento sentimentale che lega i due protagonisti, diventando esso stesso il motore della trama.

Un delitto efferato, un’assassino da individuare, un’indagine che sembra portare altrove e al di là di indizi frastagliati e controversi fanno da cornice a questa storia in cui predomina inizialmente la protagonista femminile, Isla Hurley, psicoterapeuta della giovane e sfortunata vittima. Solo lei e i suoi cupi pensieri.


Non le era mai successo che una sua paziente morisse così. Era una cicatrice di un tipo del tutto nuovo. Una psicoterapia era una conversazione molto personale, sospesa al di sopra delle banalità quotidiane.


A condurre le indagini il detective Giovanni Vallospinosa, uomo enigmatico e pragmatico, dai modi sicuri e ruvidi:


Di base Giovanni non era un uomo paziente. Era un massimalista, uno che tagliava gli angoli e arrivava dritto al punto con una singola frase deflagrante.


Isla e Giovanni, due mondi paralleli, due ruoli scomodi in un quadro offuscato da un’insana attrazione che rischia di trasformarsi in sentimento, e che diviene ostacolo ad un bene superiore, ovvero rendere giustizia ad una giovane vittima e ricercare il suo omicida. Un omicidio, non un “semplice” femminicidio e in questo l’autrice ne distingue con accuratezza i diversi contorni:


«Riporta tutto al sesso della vittima. Oh, ora non dica che il sesso è il piatto forte di noi strizzacervelli. “Femminicidio” è stato concepito per attirare l’attenzione su un problema, ma se ogni volta in cui una donna muore qualcuno dice “femminicidio”, finisce per attirarla solo su un aspetto del problema. Preferisco credere che sia tutto più complicato».


Complicato sì, come il disorientamento profondo della protagonista, che si ritrova immersa di insicurezze, paure, sensi di colpa così radicati da far destabilizzare la più diligente delle psicoterapeute.
Un esercizio quasi catartico, che coinvolge fino ad intenerire il lettore, smascherando la spessa corazza che a volte può contraddistinguere coloro che per mestiere ci aiutano ad essere più centrati e consapevoli nella vita, dotandoci dei giusti strumenti ad affrontare il viaggio, e magari a volerci più bene.
Miss Black si è messa di punta stavolta, scambiando i ruoli e mettendo nel lettino del paziente proprio il medico (e non solo per sottoporsi a sedute da psicoterapeutiche, ovviamente).

Divertente, no? Forse più ironico, tratto stilistico che non manca quasi mai nelle sue storie:


Era tutto sudato e si era disfatto di quasi tutti i vestiti, tranne i calzini. Per completare il quadro di degrado, i calzini avevano ancora il segno delle infradito, pur non essendo calzini con l’alluce separato.


Passaggi che ci ricordano, rassicurandoci, la sublime maestria di questa autrice di dosare sapientemente l’eros, stavolta carnale e crudo, con il giusto sarcasmo, tocco che rende i suoi personaggi sempre profondamente umani e deliziosamente imperfetti.

Proprio come accade a Isla e Giovanni, coinvolti in una corsa costellata di reciproci dubbi e incertezze, che scavano nei loro passati delineando un presente troppo complicato da affrontare e che si intreccia inesorabilmente con quello della vittima, Emma, ancora troppo “paziente da salvare” per la psicoterapeuta e troppo “vittima a cui rendere giustizia” per il detective.


E a seguire, ecco il pensiero normalizzante, puntuale come un gendarme svizzero: forse la sua vita non era solo “un po’ disordinata” (che cosa vuol dire “un po’ disordinata”?), forse c’erano delle ombre nascoste. Dovevano esserci, è vero? Perché così era più facile continuare a pensare che alla gente perbene certe cose non succedevano. E se alla gente perbene non succedevano, non succedevano a noi. Perché noi siamo perbene.


“Molto personale” induce il lettore a immedesimarsi nei pensieri di Isla, afflitta da sensi di colpa divoranti, coinvolta in modo quasi intimo dalla morte della sua paziente. Un processo che assomiglia molto all’espiazione in cui il sentimento diventa una complicazione, un risveglio dell’anima da non meritare.
In questo lungo viaggio mentale, Isla è la prima ad impegnarsi ad indagare, ripescando ricordi, processando dettagli imparando così ad affondare sotto la superficie di quello che può apparire irrilevante, per capire forse anche più sé stessa.


In terapia, a volte, c’era un momento in cui ti rendevi conto di aver seguito le difese del tuo paziente. Se le seguivi senza riconoscerle e analizzarle, quelle difese ti portavano a occuparti della cosa sbagliata nel modo sbagliato. Ti perdevi in mille rivoli, in mille problemi che erano solo apparenti, che stavano sopra la superficie del problema come una coperta mimetica, proteggendo quel nucleo delicato (erano difese, d’altronde: difendevano) e impedendo a chiunque di mettere le mani sul problema vero, il problema grosso.


156 pagine di intensa narrazione, con dialoghi sempre graffianti, intrisi di domande, possibili risposte da leggere tutto di un fiato e un’eros potente, primordiale quasi caustico, che infuoca gli animi dei due protagonisti e che rende questo libro l’ennesimo gioiello di Miss Black.


Li mise da parte, non c’entravano. Ma poi non era vero, i sentimenti c’entravano sempre. Erano un filo teso dalle mani del tuo inconscio per guidarti tra i ricordi. Una linea rossa su un campo grigio, come nel navigatore della macchina.


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