
I TRE VOLTI DI ECATE di Claudia Speggiorin
Titolo: I tre volti di Ecate | |
Autore: Claudia Speggiorin | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Historical Romance | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 24 Settembre 2020 | |
Editore: Golem Edizioni |
RECENSIONE
Durante la lettura di questo libro ho avuto la sensazione di vivere un viaggio nel tempo, seduta su un treno d’epoca con i sedili in legno, un’atmosfera di tempi passati piena di fascino ma soprattutto anche di crudeli realtà, quelle che hanno contrassegnato i primi anni del Novecento del nostro paese. Una storia che mi ha davvero commossa per il realismo su scorci di vita che i nostri nonni hanno vissuto durante il ventennio fascista in Italia. Protagonista di questo romanzo è Adele, una ragazzina di umili origini che a causa della sua innocente avvenenza diviene vittima di una società ignorante e cinica in cui essere donna era più un difetto che una virtù, così colpevole da vedersi mandare in una casa di tolleranza a soli sedici anni, cambiando identità:
Infine lei Viola, perché era fugace come un pensiero, fresca come un fiore, formosa come lo strumento musicale e malinconica come una pennellata di rosso e blu fuse insieme. Tutti però la chiamavano Violetta, poiché era la più giovane.
A dire il vero, era un piccolo bordello di periferia, spalmato in verticale sull’ala laterale di un logoro palazzo che puzzava di piscio e povertà. Più che malfamato, pativa l’onta di sorgere in un quartiere miserabile e le persone che lo frequentavano sembravano macerie di guerra.
L’autrice ha descritto con grande sapienza ed intensità il degrado che caratterizzava questi posti, ed è stata in grado di farmi immaginare perfettamente gli ambienti del bordello “Mariposa” e le condizioni in cui le sue giovani abitanti erano costrette a vivere:
Adele, in arte Violetta, sedeva accanto ai clienti insieme alle compagne. Rapita dall’esibizione, inseguiva gli usignoli dal canto proibito e gli occhi si chiuderò per volare lontano, oltre i servizi che l’attendevano.
Il libro racconta la vita di Adele, costellata di dolore e abusi, priva dell’affetto di una famiglia che la ripudia senza remore. A dimostrazione di come la condizione della donna fosse davvero difficile soprattutto in caso di povertà, dove esistevano solo doveri e sottomissione.
Adele spiava il mondo dalle finestre di una casa chiusa, accartocciando il tempo tra un cliente e l’altro, depositando sul fondo di un’illusione il proprio avvenire.
Se da una parte c’era questa la condizione delle donne, dall’altra parte i giovani ragazzi, venivano mandati al fronte a morire senza speranza, inconsapevoli delle ragioni di un sacrificio che toglieva loro l’illusione di una vita felice. Sono le lettere di Filippo, giovane innamorato di Adele, ad avermi davvero colpita al cuore. Spaccati di vita in cui il giovane divenuto prigioniero del nemico racconta la sua disperazione e la paura di non rivederla, mostrando quanto l’attaccamento agli affetti fosse l’unico appiglio a resistere per non impazzire. Ammetto che più volte mi sono commossa davanti a questi passaggi:
Non mi abbandonare Adele e, anche se non mi ami, fai finta giusto per darmi conforto, almeno fino a quando non esco da qui. Ti penso, ti amo, ti sposo. Filippo
Un ritratto vero, autentico di un’epoca difficile, anni di miseria in cui l’ombra della guerra oscura le speranze e dove la quotidianità si priva di tutto fino al punto che cui vivere in un bordello poteva rappresentare una salvezza.
Durante tutto il libro, l’autrice ha finemente integrato la storia di Adele con gli accadimenti storici dell’epoca, capaci di evocare punti fissi nel tempo a tutti noi noti:
1922. In quell’anno moriva Giovanni Verga. “Una donna non è che come vuol essere.” Queste erano le parole che lo scrittore aveva messo tra le voluttuose labbra della sua Eva, quasi cinquant’anni, per sedare la folle gelosia di Enrico Lanti.
La storia della vita di Adele percorre mille vie che disegnano un universo fatto di incontri significativi, fughe e trasformazioni di identità alla ricerca di un posto nel mondo come a rappresentare il mito della dea Ecate, appartenente alla mitologia greca e legata alla fertilità e al ciclo della vita. Nell’iconografia classica Ecate viene raffigurata con forma triplice, di natura trina come fanciulla, madre e anziana riassunta spesso come dea del tempo e del destino. Ed è in questo simbolismo che ho colto il significato della storia di Adele, poi Violetta e poi Antea, tre figure accomunate dalla speranza di ritrovare un’amore perduto e mai dimenticato.
È un fantasma, è l’ombra che mi porto appresso, è l’amore straordinario mai diventato ordinario, la forza vitale che mi ha fatto andare avanti, crescere e diventare la donna che sono.
Un lungo percorso in cui speranza e rassegnazione si alternano, portandola via dalla realtà di un piccolo paese di campagna fino alla sfavillante Parigi degli anni d’oro della Bella Epoque:
Parigi aveva un volto di ferro battuto e vetri splendenti che riflettevano il cielo. Aveva strade che correvano all’orizzonte, insieme agli alberi e ai palazzi, e fiumi di persone a rotolarci dentro. Aveva una voce squillante e scavata di echi, sembrava ridere e piangere insieme. Aveva un profumo di burro fuso e fragrante di pane, ma anche un’insospettabile puzza urbana che nel naso di Adele rimane insoluta, come i grandi misteri della vita.
Un viaggio in cui il destino la troverà spesso impreparata.
“I tre volti di Ecate” non è stata una lettura semplice e forse non è un libro per tutti ma onestamente mi sento di consigliarlo spassionatamente.
Ho ammirato la potenza e la poesia di un libro a mio avviso straordinario, tanto ben scritto che ho creduto fosse tratto da una storia vera. Il dolore e la disperazione di una vita, quella di Adele, segnata da ferite mai sanate e raccontate con verità, senza drammaticità, senza clamore. Una storia da leggere anche per ripercorrere la storia del nostro paese e grazie alla quale magari riscoprire le nostre radici.
A questo, si aggiunge uno stile di scrittura sapiente, di un livello così raffinato da farmi percepire questo libro come una lunga poesia dedicata alla speranza, nonostante il dolore e un destino avverso.
La bellezza dei “I tre volti di Ecate” è proprio quella di offrire una luce capace di illuminare l’anima, tanto forte come solo l’amore più puro è in grado di fare. Un romanzo che mi ha arricchito profondamente e che porterò sempre con me
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Recensione precedentemente pubblicata da Alessia sul blog All Colours of Romance