IL MIO EGITTO

IL MIO EGITTO

Titolo: Il mio Egitto
Autore: Daniela Gatto
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa storico-sentimentale
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 22 gennaio 2025
Editore: Literary Romance Edizionii

TRAMA

Gorizia, 1968. Sara, ormai anziana, siede accanto alla finestra e ripensa al suo passato, ai momenti che hanno definito la sua vita.
Moraro, 1909. Sara ha undici anni quando si reca a Gorizia con la madre e la nonna. Durante una visita, sente pronunciare con disprezzo una parola sconosciuta: Aleksandrinka. Nonostante la curiosità, nessuno le spiega il significato di quel termine.
Negli anni seguenti, Sara cresce in un mondo scosso da grandi cambiamenti. Durante una festa di paese, balla con Giuseppe, un giovane che diventa presto il suo grande amore. Quando scoppia la Prima guerra mondiale, i due si sposano. Sara è incinta, ma non riesce a rivelare la notizia a Giuseppe che muore in battaglia. Distrutta, giura che farà di tutto per proteggere il figlio che porta in grembo.
È allora che la parola Aleksandrinka torna nella sua vita, questa volta come una possibilità. Scopre che si riferisce alle donne che emigrano in Egitto per lavorare come governanti, balie o domestiche, guadagnando abbastanza denaro per dare una vita dignitosa alle loro famiglie. Tornata a Gorizia, chiede aiuto a una delle Aleksandrinke viste anni prima. La donna le offre un lavoro come balia da latte, ma a un prezzo altissimo: Sara dovrà lasciare il suo neonato alle cure di altri per accudire il figlio di una famiglia francese al Cairo. Con il cuore spezzato ma determinata a garantire un futuro migliore al suo bambino, accetta. Pochi giorni dopo il parto, si imbarca a Trieste con destinazione Egitto, iniziando un viaggio che cambierà per sempre il suo destino.


RECENSIONE


Spesso i luoghi nascondono storie sepolte  di cui si perde memoria fin quando qualcuno o qualcosa le riporta alla luce. 

In questo caso lo ha fatto Daniela Gatto, autrice de “Il mio Egitto” che ha rievocato vicende che non conoscevo pur vivendo nei luoghi che ne sono stati testimoni. 

Il libro racconta la storia di una giovane “Aleksandrinka” termine con cui si indicavano tra fine Ottocento e inizio Novecento quelle donne che dalle zone dell’ impero austro ungarico ( di cui facevano parte Slovenia e Gorizia ) migravano verso l’ Egitto per lavorare come governanti e balie e poter così far fronte al sostentamento delle proprie famiglie in patria. 

La protagonista Sara è una di loro, una ragazza che per necessità decide di andare a lavorare ad Alessandria d’Egitto, dove si concentrava il maggior numero di migrazioni di questo tipo e da da cui deriva appunto il termine “Aleksandrinke”. 

L’ autrice ha svolto un accurato e lodevole studio di questo fenomeno storico che è stato dimenticato per molto tempo anche e soprattutto in virtù del fatto che queste donne erano all’ epoca tacciate di essere corrotte. 

La colpa era doppia, non solo non era accettabile che fosse una donna a mantenere la famiglia ma anche che vivesse da sola così lontana da casa, libera di cedere a lusinghe che ne avrebbero minacciato la moralità. 


Forse aveva ragione sua madre: il decadente e molle Oriente la stava corrompendo se in quel pensiero non riusciva più a scorgere il male. 


La narrazione mette in luce tutti questi aspetti in modo emotivamente coinvolgente e intenso, proprio attraverso la protagonista, giovane che incarna la grande forza e lo spirito di sacrificio di queste donne, spesso costrette a separarsi dalle famiglie e dai figli, anche per anni, per garantire loro un futuro. 

Una lacerazione che si può toccare vividamente attraverso i pensieri di Sara, che decide di non cedere alla paura e allo sconforto facendoci testimoni dei suoi timori e della lotta interiore che combatte con sé stessa, a cui però non soccombe sfoderando una tenacia e una forza sconosciute anche a lei stessa. 


Le preoccupazioni, le responsabilità e i sensi di colpa la tormentavano da troppo tempo. Desiderava sentirsi leggera e sicura di sé. Tutto ciò che non era mai stata. 


La solitudine e l’ amarezza di essere una giovane controcorrente, senza il sostegno della famiglia in un luogo completamente diverso e sconosciuto dal proprio, con il peso del sacrificio più grande che si possa chiedere ad una madre, senza piegarvisi, fanno di questa protagonista un’ eroina del suo tempo. 

Sara è acciaio rivestito di velluto, e questo contrasto è ben testimoniato non solo dalla tenacia con cui affronta una vita lontana da casa e dagli affetti in terra straniera ma anche dalla lotta estenuante nei confronti di un sentimento a cui non vuole cedere. 

Il sentimento che la lega al protagonista maschile della vicenda, il dottor Pierre Dumont personaggio altrettanto profondo e diviso tra dovere e desiderio. 

Un uomo che vive facendosi guidare da un radicato senso del dovere che presto però si trova a tentennare vistosamente davanti alla forza dei sentimenti. 

In questo aspetto i due personaggi si somigliano pur con le loro differenze: la vicenda che li lega attraverso una passione che cresce pagina dopo pagina e che il lettore vede nascere come scintilla fino a divampare, si sublima in momenti di forte tensione emotiva a cui si assiste impossibilitati a non sentirsene coinvolti. 

Sensualità, desiderio, conflitto, raggiungono toni molto intensi anche in assenza di fisicità e questo testimonia una lodevole capacità autorale di non scadere nel melenso e di far filtrare con forza le emozioni dalle pagine. 

È un dono o una maledizione essere capaci di amare anche da lontano?  

La testimonianza storica di queste donne dimenticate ci racconta di sì, che si può amare anche nell’assenza che diventa essa stesso un gesto d’amore. 

Forse anche di più proprio in virtù della mancanza. 

Apprezzabile anche l’ inserimento all’ interno del libro di raffigurazioni dell’oriente che accompagnano le descrizioni nitide e vivaci della vita in Egitto a cavallo dei due secoli. 

Un romanzo d’amore anticonvenzionale, come le donne che ha omaggiato, coerente e intenso che racconta ancora una volta la forza e la capacità di amare delle donne nonostante le difficoltà e i pregiudizi.