
L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY di D.H. LAWRENCE
Titolo: L’amante di Lady Chatterley | |
Autore: DH Lawrence | |
Serie: autoconclusivo | |
Genere: Historical romance | |
Film | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Data di pubblicazione: 2 Dicembre 2022 | |
Editore: Netflix | |
TRAMA
La nobile Lady Constance Chatterley si ritrova in un matrimonio senza amore né passione. In seguito, intraprende una relazione con il loro guardiacaccia, Oliver Mellors, per sedare la sua noia.
RECENSIONE
“Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, scriveva Italo Calvino. I grandi classici non devono necessariamente farci scoprire qualcosa di nuovo, a volte ci aiutano solo a capire quello che abbiamo sempre saputo, e spesso offrono dei messaggi tanto più significativi quanto più sono in grado di darci delle risposte sul nostro modo di vivere il presente.
Si dice anche non ci sia un’età per scoprirli, anche se le letture fatte in gioventù sono spesso poco proficue rispetto a quelle affrontate in età adulta.
Nel caso specifico, L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence, era nei miei pensieri da anni, da quando da ragazzina vedevo una copia nella libreria di casa della mia famiglia. Un libro rivoluzionario per l’epoca, che, con i suoi espliciti riferimenti sessuali, inevitabilmente fece scandalo e scosse profondamente la sensibilità di generazioni di lettori, oltre a mettere in discussione i vari cliché sul piacere femminile e la virilità. Basti dire che in Gran Bretagna non fu pubblicato fino al 1960, dopo la sua prima pubblicazione nel 1928 a Firenze.
Questo romanzo è oggi un paradigma della letteratura erotica, oltre a uno studio sociologico sulla lotta di classe e l’emancipazione femminile. Sapevo già si trattasse di una lettura per adulti (ricordo una copertina piuttosto sensuale) e come accade nei casi in cui non è permesso fare una cosa, se ne resta sempre intrigati. E solo adesso, che adulta lo sono da un po’, mi sono ritrovata a leggere questo libro, potendone godere anche la sua trasposizione cinematografica, fino a che amare questa storia è stato inevitabile. Soprattutto grazie a questo film, che per molti aspetti supera il libro stesso.
Fu una notte di passione sensuale, durante la quale Connie si sentì un po’ sbigottita e ritrosa; eppure, fu di nuovo trafitta da penetranti fremiti di piacere, diversi, più intensi, più terribili dei fremiti di tenerezza, ma al contempo più desiderabili. Pur essendo un po’ spaventata, lo lasciò fare, e quella impavida, sfrontata sensualità la scosse da capo a piedi, la spogliò fino all’ultimo e la rese una donna diversa.


Se si dovesse racchiudere in poche parole, questa sarebbe una storia non solo d’amore, ma di rinascita umana, risveglio dei sensi, celebrazione della vita, anche se a ispirare la trama pare sia stato proprio il tradimento della moglie dell’autore, Frieda von Richthofen. Nel libro si narra che una nobildonna, Lady Chatterley, sposata a un uomo di nobili origini ritornato paralizzato dalla Prima Guerra mondiale, si trova a doverlo assistere in una tenuta immersa nelle nebbiose Midlands inglesi, fino a che lo tradisce con un guardiacaccia, Oliver Mellors. Si sarebbe scoperto che il personaggio del sanguigno dell’amante era stato ispirato da un certo Angelo Ravagli, vigoroso capitano italiano dei bersaglieri.
Questa però non è l’unica versione circolante, bensì ce ne sarebbe una seconda che porta a Castelmola (Messina), la località nei pressi di Taormina dove David Lawrence e sua moglie Frieda alloggiarono intorno al 1920. Fu in questo periodo che Frieda conobbe Peppino D’Allura, il mulattiere che quasi ogni giorno la portava da Taormina fino a Castelmola a trovare la sua amica inglese Betty. Pare che tra i due nacque una passione incontenibile, che fornì vari spunti per la stesura del romanzo.
“Te lo dico io?” disse Connie guardandolo negli occhi. “Te lo dico io, cos’hai rispetto agli altri uomini, e come sarà il futuro? Te lo dico io?” “Avanti, dimmelo,” rispose lui. “È il coraggio della tua tenerezza, ecco cos’è: come quando mi metti la mano sul sedere e dici che ho un bel sedere.”
Qualunque sia stata la vicenda a ispirare la storia, resta il fatto che il
messaggio di questo romanzo è più che mai incisivo: l’inesorabile progresso
originato dall’avvento dell’era industriale che minaccia il genere umano,
facendogli dimenticare i valori essenziali, come la solidarietà, la purezza dei
sentimenti, la tenerezza tra le persone. L’ambizione sfrenata che annulla ogni
tipo di contatto con la natura e gli uomini, sia in senso fisico che mentale.
Tutto sembra perdere significato.
In questo film, la regista Laure de Clermont-Tonnerre ha focalizzato ogni
dettaglio, inquadratura o dialogo a offrire con forza il messaggio del libro,
rappresentando la ribellione di una giovane donna, Constance Reid. Romantica,
intellettuale e di mentalità aperta, la protagonista si trova prigioniera di un
matrimonio con un uomo freddo ed egoista, Clifford Chatterley. Un uomo che rappresenta tutto ciò di cui il mondo si stava all’epoca nutrendo: la bramosia del
successo, la prepotenza imperante delle classi sociali dominanti, l’aridità
emotiva, l’egoismo.
Totalmente ascetico e dedito soprattutto al pensiero e alla
continua ricerca del successo, Clifford ricalca benissimo il personaggio del
libro, che tornato a casa dalla guerra menomato, decide di amare solo sé
stesso. Agogna in modo folle solo il suo personale riscatto come scrittore, ignorando
l’evidente sofferenza della moglie, ormai dimagrita e spenta emotivamente.
Già! È la tenerezza, la consapevolezza sessuale. Il sesso non è che un contatto, il più intimo dei contatti. Ed è proprio il contatto che temiamo. Siamo consapevoli solo per metà, vivi solo per metà. Dobbiamo diventare realmente vivi e consapevoli.
Una delle scene più belle del film è proprio il cedimento di Connie, interpretata dalla bravissima attrice Emma Corrin, che di fronte alla visione di teneri e indifesi pulcini in gabbia si commuove fino alle lacrime. Il semplice sfioramento delle mani di Oliver, impersonato dall’intenso Jack O’Connell, silenzioso e solitario, la sconvolge e la rianima al tempo stesso percependo un’empatia inattesa che la fa risentire viva, lei ormai sempre più sola e alla ricerca di amore e conforto umano.
Non vi è sguardo, dialogo o contatto che non trasmetta in questo film meraviglioso l’amore che legherà in modo quasi primordiale due anime troppo affini per non riconoscersi. Oliver, col suo passato pieno di dolore e sofferenza per aver vissuto una guerra che lo ha segnato nel profondo e da cui ritorna, al contrario di Clifford, cercando pace e tranquillità. Uomo schivo, ormai disilluso dal genere femminile, dopo il tradimento della moglie, vede in Connie una purezza e una femminilità che non aveva mia visto in nessuna.
Il suo tormento è vivo, ed è tramite questo personaggio intenso e passionale che l’autore si dà voce, trasmettendo la sua rabbia verso l’umanità, oramai costituita solo da aridi gentiluomini, di cui lui parla così nel film: “sono una razza diversa, morti, perché ti si devono staccare pezzi di te stesso se mandi gli uomini nelle miniere, in fabbrica, in battaglia; è così o convivi con quello che hai fatto.”
Un film aiutato anche dall’innegabile (ed esplosiva) chimica tra i due protagonisti, amanti particolarmente credibili sul set. Grazie a loro le scene d’amore, sensuali ed erotiche in modo sublime, sembrano autentiche divenendo vere e proprie opere d’arte, in cui la nudità è espressa con poesia, e in cui il pallore angelico dei corpi sporcati dal fango contrasta come in un quadro rinascimentale la vivacità dei colori della natura al suo fondo. Il ballo sotto la pioggia dei due amanti felici che si rincorrono urlando al cielo la loro gioia ricorda Adamo ed Eva all’inizio dei tempi. Un inno alla libertà, alla forza e all’estasi, proprio come riporta il sottotitolo della pellicola.
Questo film è la perfetta celebrazione di un romanzo bellissimo e intenso che ritorna al grande pubblico grazie a una fotografia straordinaria e una sceneggiatura profondamente rispettosa dell’opera da cui è stata tratta. Ovviamente vi sono delle omissioni, come l’esistenza di una figlia di Oliver, avuta dalla prima moglie, la storia della famiglia di lei, come anche la relazione che legò Connie all’inizio del suo matrimonio con lo scrittore irlandese, che qui fa una brevissima comparsa.
Scelte di taglio necessarie per operazioni di questo tipo perché è impossibile riproporre tutto ciò che è narrato, l’importante è che lo spirito del libro sia stato rispettato. E si può dire senza dubbio alcuno che in questa trasposizione ciò che lo scrittore volle comunicare emerge tantissimo, ovvero l’importanza di ritornare a provare delle emozioni, come la tenerezza, l’intimità, la sensualità, il piacere del contatto umano in un’era dove il progresso e l’aridità emotiva minacciavano l’umanità:
“La gente fa finta di avere delle emozioni, ma in realtà non prova niente.”
Una tematica che dopo cento anni possiamo percepire più attuale che mai.