
L’ARMINUTA
| Titolo: L’arminuta | |
| Autore: Donatella Di Pietrantonio | |
| Serie: Autoconclusivo | |
| Genere: Narrativa | |
| Narrazione: Prima persona | |
| Tipo di finale: Chiuso | |
| Editing: ottimo | |
| Data di pubblicazione: 5 febbraio 2019 | |
| Editore: Einaudi |
TRAMA
Ci sono romanzi che toccano corde cosรฌ profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. ร quello che accade con “L’Arminuta” fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosรฌ questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto โ una casa confortevole, le amiche piรน care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per ยซl’Arminutaยป (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa รจ piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’รจ Adriana, che condivide il letto con lei. E c’รจ Vincenzo, che la guarda come fosse giร una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei puรฒ forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono รจ possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternitร , della responsabilitร e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensitร espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
RECENSIONE
La ruvidezza di questa storia รจ ciรฒ che la rende cosรฌ speciale, un piccolo capolavoro di espressivitร , asciutta, diretta, spiazzante.
Donatella di Pietrantonio racconta di una restituzione, quella dell’ Arminuta, la “ritornata” appunto, sradicata da quella che lei ha sempre conosciuto come la propria famiglia e la propria vita di agi, occasioni e amicizie per andare a vivere con dei perfetti estranei.
La ragazzina viene riconsegnata tredicenne alla madre e al padre che l’ avevano ceduta neonata ad una parente, un ritorno alla famiglia biologica che l’ autrice mette su carta attraverso una prosa diretta e incisiva, che trasmette lo smarrimento e la crudezza dell’ evento.
Io non conoscevo nessuna fame e abitavo come una straniera tra gli affamati. Il privilegio che portavo dalla vita precedente mi distingueva, mi isolava nella famiglia. Ero l’arminuta, la ritornata.
L’ autrice fa sentire anche a noi questa fame, ci fa sbattere contro la nuova realtร della protagonista esattamente come fa con lei, catapultata in una vita diversa anche nei luoghi: da una bella e accogliente casa al mare, a una casa di sconosciuti in un piccolo paese abruzzese dove governano la fatica e la fame, le botte e i silenzi.
Un micro mondo completamente agli antipodi rispetto a quello in cui รจ cresciuta e di cui si respira la nostalgia in ogni pagina, in ogni pensiero, fino alla fine.
Sรฌ puรฒ affrontare un doppio abbandono?
Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l’altra mi aveva restituita a 13 anni. Ero figlia di separazioni, (false o taciute), distanze. Non sapevo piรน da chi provenivo. In fondo non lo so neanche adesso.
Se del primo la nostra protagonista non ha inizialmente coscienza il secondo รจ devastante: stringe il cuore assistere alle congetture, le ipotesi sul perchรฉ la ragazzina sia stata rimandata indietro, la speranza che possa tornare a vivere con i genitori che conosce, la rassegnazione ad una vita che le รจ stata vestita addosso a forza ma di cui non possiede le misure.
L’ Arminuta ne subisce i colpi, perdendo pezzi di se stessa.
Sono cominciati cosรฌ gli anni della vergogna. Non mi avrebbe piรน lasciata, come una macchia indelebile addosso, una voglia di vino sulla guancia. Ho costruito una favola possibile per giustificare agli altri, insegnanti, compagni di scuola, la famiglia deserta che mi vedevano intorno.
ร il rapporto con la sorella Adriana e con il maggiore dei fratelli acquisti all’ improvviso che traghetta l’ Arminuta verso l’adeguamento alla nuova esistenza, la rassegnazione e in qualche modo la ripartenza.
Non si puรฒ separare la narrazione di questa figlia oggetto dalla rappresentazione delle figure materne che racconta l’ autrice: due modi di essere madre che sono facilmente giudicabili ma che raccontano anche della condizione femminile del tempo, delle ombre umane che si trovano dentro alle famiglie, del senso di accudimento, dell’ egoismo e delle rinunce.
Ho amato molto questo libro che va a disseppellire sensazioni ancestrali legate alla relazione madre e figlia e in generale alla famiglia, terreno, non sempre fertile, in cui affondano le nostre radici senza le quali rimane sempre un vuoto.
Nel tempo ho perso anche quell’idea confusa di normalitร e oggi davvero ignoro che il luogo sia una madre. Mi manca come puรฒ mancare la salute, un riparo, una certezza. ร un vuoto persistente, che conosco ma non supero.
Una storia che lascia il segno, un esempio di sopravvivenza ad una delle paure istintive e piรน radicate nell’ essere umano fin dalla nascita (che a volte persiste anche nell’ etร adulta) e cioรจ quella di essere abbandonati raccontata qui con proverbiale bravura.
