
DIMMI CHE SARAI QUI di Mia Sheridan
| Titolo: Dimmi che sarai qui | |
| Autore: Mia Sheridan | |
| Serie: Signs of Love Series | |
| Genere: Contemporary romance | |
| Narrazione: POV alternato | |
| Tipo di finale: chiuso | |
| Editing: Ottimo | |
| Data di pubblicazione: agosto 2022 | |
| Editore: Newton Compton Editori |
TRAMA
Bree Prescott si è appena trasferita nella tranquilla e isolata cittadina di Pelion, nel Maine, dove spera di ritrovare la serenità di cui ha disperatamente bisogno. Proprio il primo giorno nella sua nuova casa sul lago, tuttavia, incontra Archer Hale, un uomo affascinante e solitario. Anche lui, come Bree, nasconde dei segreti dolorosi, ferite che hanno scavato così in profondità da farlo chiudere per sempre nel silenzio. Nessuno in città può dire di conoscere davvero Archer, ma Bree vuole provarci, perché forse l’unico modo per liberarsi dalle catene del dolore e riassaporare la felicità è aiutare quell’uomo a trovare la voce che sembra aver perso per sempre…
RECENSIONE
Stavo per attivare i tergicristalli, poi mi fermai e mi chinai in avanti per guardare meglio. C’erano semi di tarassaco sparsi sul vetro. Con la brezza leggera, quei frutti soffici volarono nell’aria e danzarono delicatamente dal mio parabrezza lontano da me, in direzione dell’uomo che se n’era appena andato.
Ho letto la prima volta questo romanzo nel 2019. L’ho voluto rileggere non solo perché ricordavo fosse una storia bellissima (che si conferma dopo anni pietra miliare nel genere romance) ma anche per essere pronta a intraprendere la lettura di “Mai solo amici”, nuova uscita della serie in cui l’autrice Mia Sheridan racconta la storia di Travis, l’antagonista di questo romanzo. Un’occasione che non mi sono lasciata sfuggire, curiosa di capire se sarebbe stata una storia ancora in grado di catturarmi come accade all’epoca, ma di cui mi erano rimasti solo dei frammenti. La magia si è ripetuta, forse più intensa della prima volta, visti anche i riferimenti al tarassaco, fiore dai molti poteri, che simboleggia la forza, la speranza e la fiducia, come anche il viaggio e la rinascita, come piace pensare a noi che lo abbiamo scelto come logo del nostro blog.
Voglio essere in grado di amarti più di quanto io tema di perderti, e non so come. Insegnamelo, Bree. Per favore, insegnamelo. Non permettere che distrugga tutto.
Le ragioni che mi hanno fatto amare questa storia sono in primis il protagonista, Archer, il cui vivo magnetismo e la straordinaria dolcezza sono capaci di scatenare l’empatia anche nel lettore più diffidente. Un giovane ragazzo abituato fin da ragazzino a essere un emarginato, che è stato isolato fino a divenire un’invisibile. Un personaggio molto distante dai classici stereotipi che si ritrovano comunemente nel romance, che si impara ad amare non solo per le sue fragilità ma soprattutto per la sua tenerezza, per il candore della sua anima, ferita nel profondo in modo permanente.
Quello che colpisce nella sua situazione, e che porta molto a riflettere, è il contesto stesso in cui è ambientata la storia: una piccola cittadina di provincia, non la classica metropoli dove essere indifferenti all’altro è normale. No, qui a Pelion tutti si conoscono fin da piccoli, i nuclei familiari sono intrecciati e noti a chiunque, eppure non sempre questo genere di realtà garantisce che vi sia umanità. Anche in contesti così ristretti i diversi, gli invisibili vengono facilmente dimenticati, messi da parte, a vantaggio di chi è più potente e bravo a imporsi.
Mentre mangiavo, pensai a quello che avevano detto sul ragazzo di nome Archer Hale. Aveva senso adesso, era sordo. Mi domandai perché non mi fosse venuto in mente. Era per quello che non aveva parlato. Ovviamente, riusciva a leggere il labiale. E io lo avevo offeso quando lo avevo esortato a dirmi qualcosa. Ecco perché era sembrato deluso e se n’era andato in quel modo. Mi sentii in imbarazzo.
A dare voce a questo pensiero è Bree, giovane ragazza in fuga da un dolore difficile da elaborare, impossibile da lasciarsi facilmente alle spalle, che si ritrova a Pelion per dimenticare quanto di terribile le è accaduto.
L’incontro casuale che avviene con Archer crea tra loro un’istantanea connessione, confermando che se da una parte è la sofferenza a rendere le persone più empatiche di altre, mettendole in ascolto di chi ha a sua volta sofferto o continua ancora a soffrire, dall’altra per riconoscersi spesso le parole non servono. Uno sguardo capace di parlare e che sembra legarli fin da subito è l’innesco che avvolgerà i loro destini in modo sempre più stretto e profondo.
Lui mi rivolse un sorriso. Non ero abituata e per questo il battito del mio cuore iniziò ad accelerare un po’. I suoi sorrisi erano come un dono rarissimo. Lo afferrai e lo conservai da qualche parte dentro di me.
Archer e Bree dovranno fare tantissima strada e nel loro cammino nulla sarà semplice. La loro è una storia sofferta, intrisa di tormentati segreti che fanno spaziare i sentimenti in molteplici dimensioni, coinvolgendo non solo i legami che potrebbero divenire amore ma anche i rapporti familiari e gli amici, mettendo in discussione ogni legame o relazione preesistente o appena nata.
Mia Sheridan con questo libro mette al centro lo stupefacente potere delle emozioni mostrando quanto sia possibile superare le spesse barriere della paura in chi ha sofferto attraverso la tenacia di amare, la pazienza di attendere e creare fiducia.
Il titolo originale del libro, Archer’s voice, è un richiamo potente che l’autrice vuole trasmettere a chi legge, un invito a focalizzarsi su ciò che è essenziale in questo romanzo: la voce di Archer non ha bisogno di suoni. Il suo linguaggio si esprime attraverso i suoi occhi, le sue mani, il suo cuore infinito. Doti preziose capaci di essere riconosciute e usate da Bree per andare oltre la superficie, per conoscerlo ed entrare nel suo mondo, nei meandri del buio che lo avvolge e nel silenzio che lo accompagna quasi da sempre. Una sfida che cresce facendosi più avvincente pagina dopo pagina, una missione per liberarlo dalle catene della sua prigione, sia interiore che esteriore.
La storia di Archer e Bree commuove, stringe il cuore ma allo stesso tempo parla di speranza, di dignità e soprattutto di coraggio, quello di provare a essere felici, anche rischiando di rinunciare all’altro proprio per amore. Una ricerca della felicità da percorrere attraverso un lungo processo di elaborazione personale, offrendo così al lettore la magia delle storie più belle.
«Non c’è nulla da scoprire. Ciò che so, è che tu hai attraversato il mio cancello quel giorno e io ho perso il mio cuore. Ma non perché sarebbe potuto capitare per qualsiasi ragazza, ma perché eri tu. Ho perso il mio cuore per te. E, Bree, nel caso te lo stessi chiedendo, non lo vorrò mai indietro».
Non vedo l’ora di tornare a Pelion per conoscere il libro di Travis, che in questo libro non si impara molto ad apprezzare, ma che si presenta come un personaggio tridimensionale, pieno di sfaccettature e interessanti potenzialità, che lo rendono meritevole di avere la sua storia, e magari farlo finalmente amare da chi lo ha conosciuto grazie a questo libro.
A presto, quindi.
