Intervista a Moloko Blaze

Intervista a Moloko Blaze

Ad inaugurare questa rubrica, che rappresenta una parte importante dell’anima del nostro blog, un’autrice eclettica e intrigante, Moloko Blaze, conosciuta per aver infiammato gli animi di noi povere ragazze con la serie “Undressed”.
Abbiamo deciso di fare due chiacchiere con lei in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo, “Playing Time”, che noi di Reading Marvels abbiamo recensito all’interno del Review Tour conclusosi ieri. Una storia d’amore molto intensa che ci ha letteralmente travolte, scoprendo una nuova sfumatura dalle tonalità più rosa, dosata a dovere e sapientemente mescolata al rosso più vivo, creando un genere che la stessa autrice ha definito “Hot Contemporary Romance”.

Conosciamola meglio…

Misteriosa, intrigante, sperimentatrice, curiosa, amante dell’eros, artista. Come ti piacerebbe essere definita?
Più che un amante dell’eros credo di essere curiosa della psicologia nell’eros. Mi piace usare l’eros per descrivere un personaggio e la sua storia, approfondire la psiche umana attraverso la sessualità. È questo che mi interessa dell’eros. Il modo in cui ci approcciamo al sesso racconta molto di noi e del nostro vissuto: sono vivide tessere di un puzzle che si assembla poco a poco, rivelando le forme che nascondono. È questo che rende il tutto così intrigante. E credo anche di essere un amante dell’arte, anche se non mi definirei un’artista. Utilizzo l’arte per raccontare un personaggio, così come utilizzo il sesso. Non è un caso che dietro entrambe le cose ci sia una performance: che sia la posa di una modella, la prova di un attore su un palcoscenico, l’incontro fra due o più amanti in una camera da letto, si parla sempre di ruoli. Ed è intrigante scoprire che attraverso una performance si possa raccontare qualcosa di una persona, quindi l’identità dietro una maschera.

A differenza della serie “Undressed”, più squisitamente erotica, “Playing time” ci sembra mostrare un’anima più romantica, quasi a rappresentare il connubio perfetto tra i due generi, erotico e romance appunto. Voglia di sperimentare oppure una naturale evoluzione come scrittrice?
“Playing Time” è stata la mia maschera, mi ha concesso un altissimo grado di sperimentazione poiché non mi ero imposta di seguire le classiche regole di un genere com’era stato per “Undressed” e la sua fortissima componente erotica. Volevo raccontare una storia d’amore attraverso l’eros, volevo che entrambi, chi più chi meno, usassero la sessualità come un travestimento per nascondere i veri sentimenti, fallendo miseramente proprio perché l’eros riesce a svelare la verità dietro la performance. Con “Playing Time” mi sono sentita libera e il risultato è un romanzo libero da etichette, che è ciò che più mi piace. Non è una storia d’amore, ma un romanzo che parla di Amore attraverso l’Eros. Non penso di tornare indietro, trovo che questa strada sia molto più adatta a me e, forse, la mia naturale evoluzione come scrittrice.

Come nasce l’idea di una storia erotica e quanto è complicato non cadere nel volgare?
Per me non è complicato scadere nel volgare, ma è complicato non scivolare nel meccanicismo di un eros puramente anatomico, fatto di posizioni e contorsioni, che rischia di annoiare e di ripetersi. Ho fatto molta pratica nel romance, che scrivo da più tempo ed è la mia comfort zone. Credo inoltre, e mi preme sottolinearlo, che la volgarità non sia solo un rischio per il genere erotico, ma che possa essere un rischio in ogni genere, che si tratti di un thriller o di un fantasy. Il pericolo del “trash” si annida anche negli angoli più immacolati.

C’è un particolare messaggio che hai voluto trasmettere al lettore scrivendo questa storia?
Playing Time, la “durata dello spettacolo”. O anche il “tempo del gioco”. Il messaggio sta nel capire quando (e se) questo gioco ha una fine. Mi è già capitato di riflettere su questo tema, sui ruoli che assumiamo nel quotidiano senza nemmeno accorgercene, sul labile confine tra realtà e finzione che è presente in ogni persona, anche in chi millanta “verità” assolute. Per questo ho voluto trattarlo attraverso due protagonisti che amano il teatro e lavorano per diventare attori. Ma come si inserisce l’erotismo in tutto questo? Ho voluto paragonare il sesso, quando questo è “solo un gioco”, a una sorta di messa in scena, a un gioco delle parti, a una rappresentazione di ruoli: “dom”, “sub”, attivo, passivo, masochista, sadico, ecc… Nel sesso c’è un sempre un palcoscenico, che sia esso una camera da letto, un parco pubblico o il camerino di un teatro. Ci sono le luci, le ombre. C’è un copione, ci sono delle battute che innescano il desiderio, il pathos erotico. Ci sono i costumi di scena. Talvolta si tratta di un allestimento semplice, altre volte complesso, strutturato, artificioso. Erano proprio questi aspetti che volevo sviscerare attraverso i miei protagonisti, giovani attori allo sbaraglio.  Reagan e Noah si muovono in un set d’eccezione, una New York polarizzata in due pianeti completamente separati, ma uniti proprio grazie a loro che, di capitolo in capitolo, vagano tra i due mondi assorbendone un pezzo di entrambi: a Midtown Manhattan c’è lo sfavillio dei teatri di Broadway, dell’Actors Studio nel quartiere di Hell’s Kitchen dove vive e lavora Noah, dall’altra parte, a nord, c’è Harlem e la dimensione multietnica rappresentata da Reagan, figlia di un uomo afroamericano e di una donna bianca, ma abbandonata da entrambi.La chiave di volta per unire il teatro (il cinema e la fotografia) con il leit motiv dell’eros l’ho trovata nel concetto di voyeurismo, pilastro su cui si basano tutte le arti visive. E, per Reagan e Noah, la miccia che fa esplodere tutto il loro erotismo, fatto di desideri, di libertà e, senza che loro se ne rendano pienamente conto, di una “strana forma di amore”.

Qual è stata la parte più intensa da scrivere e quella dove ti sei più divertita?
La parte più intensa da scrivere? Playing Time ha un altissimo grado di intensità, una montagna russa ad alta velocità: dalla prima scena Reagan e Noah hanno afferrato la mia mano e mi hanno trascinata via. Sono caduta e mi sono rialzata innumerevoli volte insieme a loro, sbucciandomi le ginocchia e ammaccandomi i gomiti. Non ne sono uscita illesa, eppure non posso fare a meno di afferrare la loro mano ogni tanto che posso e farmi un altro giro sulla giostra. Quando ho queste sensazioni dopo aver scritto un romanzo vuol dire che sono sulla strada giusta e Playing Time l’ho “sentito” dall’inizio alla fine, mi ha tolto il sonno per mesi e non riesco a lasciarmelo alle spalle. Mi sono divertita molto a scrivere il dialogo tra Noah e Bullet: una vera prova d’attore la sua e per me una sfida perché dovevo introdurre nel romanzo un genere che andava al di là del romance e dell’erotico. 

Hai dichiarato che prediligi la narrazione solo dal punto di vista femminile. C’è un motivo particolare?
Mentre nel romance amo inserire il punto di vista di entrambi personaggi, pur celando alcuni scheletri negli armadi per tenere viva l’attenzione del lettore, nell’erotico preferisco omettere il punto di vista del protagonista maschile per renderlo più misterioso, più ambiguo, più fumoso e rarefatto. In questo modo un personaggio diventa sexy agli occhi di una donna/lettrice, esattamente come la femme fatale era sexy nei vecchi noir scritti dagli uomini. Pensateci, quante volte vi è capitato di essere attratte da qualcuno che non si rivela mai fino in fondo, che vi tiene in bilico su una corda, che fugge dalle vostre attenzioni per poi manifestarsi quando meno ve lo aspettate? Ci piace il dubbio, il rischio, ci piace l’idea che lui (o lei) con noi possa cambiare, che solo noi abbiamo la chiave che può aprire la porta del suo cuore. Io sfrutto questa psicologia (spicciola? Forse, ma sempre efficace) e la utilizzo nell’erotico per amplificare il sex appeal di un uomo, visto che i miei libri sono letti prevalentemente da donne.

Fino ad oggi le tue storie sono state ambientate negli Stati Uniti. Una scelta legata ad un’esigenza specifica? Hai mai pensato di ambientare le tue storie altrove, ad esempio in Italia?
Con il mio profilo erotico mi piace evadere, distaccarmi dalla realtà. Anche i personaggi non sono quelli ordinari che invece descrivo nei miei romance, che infatti sono quasi tutti ambientati in Italia, ma sono al contrario “sopra le righe”, sono artisti, che vivono quasi sempre vite al limite. Anche la location mira a quest’obiettivo, evadere. Lo spazio in cui mi muovo in questo genere è quello del sogno, del desiderio, della fantasia. In Italia non avrebbero la stessa atmosfera sognante, esotica, almeno per me che in Italia ci vivo.

Sia nella serie “Undressed” che in “Playing Time” è chiara l’ispirazione al mondo delle arti visive come teatro, cinema e pittura. Questa scelta potrebbe essere legata alla consapevolezza che queste siano dimensioni dove le persone per natura hanno meno inibizioni?
Sono legate al concetto di performance che può essere un escamotage per fare ciò che  desideriamo fare ma che nella realtà non ci sentiamo liberi di fare. Attraverso l’arte noi mettiamo una maschera e fingiamo di essere chi non siamo. E con questo meccanismo ci sentiamo liberi di agire assecondando in nostri più reconditi desideri.

A parte il protagonista Noah, liberamente ispirato all’icona del cinema James Dean, c’è qualche altro personaggio della storia che richiami alla memoria personaggi famosi oppure semplicemente persone conosciute nella tua vita che ti hanno ispirato?
Seguendo lo stesso schema ho tracciato il personaggio di Rhys che simbolicamente si rifà a Dennis Stock, il fotografo che l’ha reso un’icona immortale.

Similitudini e differenze tra James e Noah?
James è istrionico, subdolo, manipolatore. È un uomo di successo anche se molto diverso dal Mr Grey di turno. È un artista controverso, perverso, libertino e molto ironico. Noah non ha la sua ironia, è più estroverso anche se nasconde una grossa fetta del suo passato. Ma è molto onesto fin dall’inizio, molto chiaro con Reagan su ciò che può e che non può darle. Non è subdolo o manipolatore, o almeno non volontariamente. Crede di essere libero, invece si rivelerà come una belva in gabbia, vittima dei suoi stessi giochi, cosa che a James non capita mai in Undressed.

Charlotte e Reagan sono accomunate dall’essere entrambe giovani e vergini. In cosa si differenziano e perché il tema della verginità sembra intrigarti così tanto?
Mi ha sempre affascinato quella parte della vita in cui si comincia a conoscere il sesso, proprio perché il sesso racconta molto di una persona. Ti definisce. Lo trovo un tema molto adatto all’erotico, in generale in questo genere mi piace il concetto di “scoperta”, la conquista di un tassello fondamentale per la crescita e per la definizione di una persona attraverso la propria sessualità e la propria consapevolezza del sesso.

Le scene erotiche sono frutto della tua fantasia oppure hanno attinto ad esperienze vissute, anche indirettamente?
Quasi tutta fantasia. Come dicevo, nell’erotico mi piace evadere!

Potresti definire la tua idea di romanzo erotico? Ci sono scrittori del genere a cui ti ispiri o che ammiri particolarmente?
Un romanzo erotico dovrebbe essere un romanzo che parla di eros in tutte le sue forme, fisiche ma soprattutto mentali, emozionali. Non c’è bisogno di astruse contorsioni, anche la scena di un semplice bacio può diventare molto erotica se scritta da certe autrici, come Anna Chillon, Sylvia Kant, Ann Owen, Lidia Calvano, Tiffany Reisz o Miss Black. Sono autrici che sanno dosare bene le scene di sesso “anatomiche” con situazioni mentali stuzzicanti in cui i due protagonisti nemmeno si sfiorano. Basta una situazione, un dialogo, una parola, un gesto, un’azione apparentemente neutra per innescare un domino di seduzione, manipolazione, dominazione che si insinua nella testa del lettore come un’idea, rimane piantata lì come un seme e cresce, pagina dopo pagina. Costruiscono un set, con tanto di luci, di colori, dirigono gli attori, redigono la sceneggiatura in modo sapiente, selezionando in modo consapevole cosa deve essere inquadrato e cosa invece lasciare fuori campo, creando ancora più mistero.

Appare evidente che un tema a te caro sia quello di vivere il sesso in modo libero, senza etichette o incasellamenti, sfidando e superando spesso la morale comune. Una visione che applichi anche nella vita?
In generale, nell’erotico così come nel romance, il mio obiettivo rimane quello di educare il lettore a non “giudicare” un personaggio. Negli erotici questo concetto si è amplificato all’ennesima potenza perché ci sono pasti più “pesanti” da digerire, nel senso che metto in scena modi di vivere molto borderline, molto poco ordinari. Lo sforzo che chiedo al lettore è quello di “comprendere” punti di vista diversi dal suo, dettati da esperienze di vita lontane dalle sue. È uno sforzo altissimo e sta a me il compito di metterlo nella condizione di poter accettare e di sospendere ogni giudizio sui comportamenti dei miei personaggi. È forse questa la parte più difficile di tutta la faccenda, perché c’è ancora un grande tabù nei confronti del sesso, non solo in Italia. Per quanto mi riguarda, se consensuale da entrambe le parti, non esiste un tipo di sesso giusto e un tipo di sesso sbagliato.

Abbiamo notato che nelle tue storie un posto di rilievo sia sempre occupato dalla colonna sonora, fatta di brani e artisti accuratamente selezionati. Quanto è importante la musica durante la scrittura e nella tua vita?
Avendo studiato cinema all’università (provengo dal DAMS) ho sempre scritto come se dirigessi un film, visualizzando le scene nella mia testa e riproponendole in questo modo anche al lettore. La colonna sonora è imprescindibile dai miei romanzi, detta il ritmo, l’atmosfera, aiuta nella costruzione di un senso. Nel caso della serie Undressed mi sono divertita a ricreare un’atmosfera un po’ retrò, con l’inserimento di canzoni che ricalcano il jazz e il blues anni Trenta e Quaranta, mentre per Playing Time ho giocato di nuovo su un doppio binario: il rap e la musica black per quanto riguarda Reagan, mentre ho utilizzato pezzi anni Cinquanta per caratterizzare il personaggio di Noah, costruito sulla falsariga di un novello James Dean.

Progetti futuri? Ci puoi rivelare qualche anteprima?
Per ora sto scrivendo un romance che parla di un giovane e sexy comico e conduttore televisivo che affronta una brutta depressione a causa della morte del fratello. Nonostante sia ambientato a New York, penso che uscirà con il mio profilo romance. Invece, per quanto riguarda l’erotico ho intenzione di scrivere una novella su Rhys: penso che sia un personaggio che ha molto da dare. Non mi resta che trovargli un personaggio femminile degno di nota a cui affidare la narrazione di questa storia.

Grazie per questa intervista!