CUORE DI NEVE di Bianca Marconero

CUORE DI NEVE di Bianca Marconero

Titolo: Cuore di neve
Autore: Bianca Marconero
Serie: Serristori
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Jcopo, Clara)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 15 Giugno 2022
Editore: Sel Publishing

TRAMA


Mi chiamo Jacopo Serristori, sono un ingegnere, avevo un progetto di vita e ho fallito.
Ho sposato una donna infedele, ho deluso mio padre, ho ferito mio fratello Niccolò e ora devo rimediare.
Per questo mi sono dato cinque Regole. Per questo ho deciso che non mi innamorerò mai più.
Ma ho commesso un errore: non ho fatto i conti con Clara.
La mia personale Disgrazia.
Conoscerla è stato un trauma, avvicinarmi un errore, sfiorarla un inferno. Vorrei baciarla, ma è sbagliato. Posso solo morire dalla voglia di farlo.
Mi sono salvato finora, ma che ne sarà di me adesso?
Adesso che sono costretto a vederla nella mia città, nella mia università, nella mia casa e nella mia vita?

Mi chiamo Clara Francalanza Visconti Baker, sarò un architetto e ho appena fatto una Scelta Ponderata: voglio buttarmi nel mondo delle relazioni stabili. È tempo di lasciarsi alle spalle Jacopo Serristori, visto che, alla fine, lui ha sposato un’altra.
Ora che sono a Roma, è tutto più difficile.
Ora che lo vedo sorridere, non riesco a voltarmi dall’altra parte.
Ora che non posso toccarlo, lui mi ricorda che è l’unica persona che abbia mai sfiorato il mio cuore.
Ma devo togliermelo in fretta dalla testa. Ora. Subito.
Perché, per quanto mi piaccia, nessuno può sciogliere il suo cuore di neve.

Nella magia di Trastevere, tra le calli nebbiose di Venezia, sulla bianca neve di Cortina, nella frenesia di Milano, Jacopo dovrà fare i conti con se stesso, con quello che non riesce a perdonarsi e con quella ragazza che da sempre ha guardato al di là della sua perfezione, arrivando ad abitare quella Casa che nemmeno lui pensava di voler costruire.
Tra mille personaggi e altrettanti ricordi, “Cuore di neve” è il capitolo conclusivo dei romanzi dedicati ai fratelli Serristori e alla loro famiglia. Un viaggio che vi porterà ad abbracciarli tutti, per un saluto che colpisce come un addio, ma che addio in fondo, per chi li ha conosciuti, non sarà mai.

RECENSIONE


Ed eccoci al capitolo finale di una serie che ha fatto innamorare moltissimi lettori, che attendevano con emozioni contrastanti l’ultimo romanzo, dedicato al primogenito di Brando e Agnese, Jacopo Serristori. Sentimenti contrastanti che hanno contraddistinto l’attesa della pubblicazione di Cuore di neve perché se da una parte chi ha seguito l’uscita di ogni capitolo aveva bisogno di sapere come Bianca Marconero avrebbe concluso la serie, dall’altra questa rivelazione avrebbe decretato la fine della storia di una famiglia a cui ogni lettore ha sentito nel profondo di appartenere, condividendo ogni aspetto emotivo, dal dolore alla felicità durante gli anni. Una sensazione rara e difficile da definire ma facile da riconoscere: una sorta di connessione emotiva con i personaggi e quello che accade loro, mentre tutto il “mondo reale” scompare.

Questa autrice impeccabile e sensibile ha permesso di perdersi tra le pagine dei suoi libri creando un profondo legame sia con i suoi personaggi che con lei stessa, facendo la magia più grande, ovvero far percepire grazie alle sue storie un reale senso di appartenenza al mondo e a ciò che lo definisce, come il tempo e lo spazio, creando i contorni di una realtà che esiste da qualche altra parte e che un giorno potrebbe essere nostra. 

Un incantesimo che flette l’empatia dei lettori, allenando la capacità di connettersi con il mondo e con gli altri fino a che Brando, Agnese, Jacopo, Clara, Niccolò, Cecilia, Filippo, Lorenzo, Isabella, Ulisse, Alex, Alice, Alex, Matilde, Lucio, Pier, Giamaica sono divenuti amici, da cui sarà seriamente complicato per ognuno di noi separarsi. Ma resta il regalo di aver conosciuto personaggi straordinari, veri, reali, così vivi da pensare a loro continuamente. E sì, ammetto che Jacopo si è dato parecchio da fare per farmi stare sveglia a leggere, firmando una resa dei conti per niente facile.

Una delle doti che va riconosciuta a Bianca Marconero è l’ineccepibile coerenza narrativa, che fin dal primo volume della serie tesse ad arte ogni dettaglio, ogni emozione, ogni scelta, ogni lato del carattere di ogni personaggio. I passaggi si incastrano, i pensieri ricorrono creando un filo che chi ha letto tutta la serie non può non aver notato ed apprezzato e che chiarisce la scelta di concludere la serie con Cuore di neve. Se da una parte Jacopo è il primogenito della famiglia dall’altra la sua esistenza, ancora prima di nascere, è stata cruciale nella vita dei suoi genitori, fino a decidere destini, determinare scelte.

Per lui Brando e Agnese si sono persi, ritrovati, desiderati, amati per poi rischiare di non capirsi più. Un protagonista dal peso specifico enorme, che anche inconsapevolmente ha condensato in sé le peculiarità dei caratteri dei genitori: il rigore quasi gelido della madre e l’ingenuità (al limite della tara cognitiva, Clara docet) del padre, come a comporre un distinto mosaico delle personalità della sua famiglia, che mediante questo romanzo trova appunto la sua perfetta conclusione.

Ho sempre pensato che condividere le paure fosse troppo intimo.

Una frase che racchiude una parte importante della personalità di Jacopo, che suo malgrado e a dispetto del suo profondo pudore emotivo si trova messo in copertina quasi nudo. Un’immagine che esprime efficacemente tutto ciò che dovrà affrontare, elaborare, superare e i nodi della rete in cui si troverà impigliato tra disagio, senso di inadeguatezza, senso di colpa, fragilità, insicurezze fino a che tutte le sue convinzioni si scioglieranno come neve al sole. Ma prima che lo stesso accada al suo cuore occorrerà leggere fino all’ultima pagina per capire ciò che lo imprigiona, impedendogli per gran parte del racconto di uscire da un dedalo di paure.

«Jacopo, non c’è bisogno che lo fai…». «Cosa?» «Non c’è bisogno che ti punisci». Non so cosa replicare, resto a fissare gli occhi neri di mio fratello, il suo viso smagrito, il naso che io gli ho rotto, l’enorme cicatrice che gli hanno lasciato, per strapparlo alla morte. Ed è come se, guardandolo negli occhi, scorgessi anche ciò che non si vede: le operazioni al bacino, le placche, i ferri. L’ematoma che non sappiamo a che punto sia. Il suo futuro da reinventare. E tutto perché io non gli ho dato la mano.

Un evento di portata troppo grande da sopportare, un dolore originato da una colpa troppo invalidante da prevedere un perdono che sembra non arrivare mai e che lo ha caricato di vergogna. E cosa succede se l’elaborazione di un trauma psicologico non avviene spontaneamente? Accade che le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano, costruendo muri mentali così disfunzionali da compromettere il normale funzionamento psichico e il benessere della persona, escludendo ogni forma di perseguimento della propria felicità.

Quello che accade a Jacopo, che troviamo all’inizio del racconto: bloccato, solo, rifugiato in una dimensione a lui estranea e spogliato di tutto, sia fisicamente che emotivamente. Un sopravvissuto che non cerca redenzione bensì che fugge da sé stesso, e che ha trovato rifugio in una casa priva di finestre e porte, senza vie di uscita. Un luogo in cui espiare colpe e che ricorda la casa che domina i suoi sogni, divenuti incubi.

Ho sempre avuto un sistema di valori predefinito. La mia vita era un progetto inattaccabile. Avevo effettuato le prove di carico, rivisto i calcoli, selezionato i materiali migliori. Al contrario di chi ha costruito la Casa che vedo nei miei sogni.

La ricerca ossessiva della perfezione definisce Jacopo da sempre; una condizione rischiosa però perché adesso che tutte le sue sicurezze si sono frantumate la bassa considerazione e stima che ha sempre avuto di sé, seppure ben nascosta, emerge con crudele verità, lasciandolo senza armi, senza corazza, nudo, appunto.

E ammettiamolo, è proprio svestito che Jacopo si farà amare ancora di più, con le sue debolezze, afflizioni, ostruzioni del cuore, quell’organo che ha deciso di mettere da parte e congelarlo. Ma per quanto si possa avere la volontà di controllare le proprie emozioni, per quanto ci si ostini a rifiutare la nascita di sentimenti inspiegabili a volte occorre arrendersi alla realtà, soprattutto se non si è di fronte alla scoperta ma ad un risveglio di sensazioni così potenti da aver fatto paura in passato, così forti da destabilizzare.

«Io vorrei proprio capire perché la porti ancora», parla della fede. Immagino che se lo chieda chiunque sappia la mia storia. «Be’, mi sembra ovvio…». Alza lo sguardo su di me. «Non lo è». «Sono sposato». «Più o meno». «Lo sono», ribadisco, «e poi tengo l’anello per via di una delle regole che mi sono dato». 

Clara, pericolosa artefice di emozioni troppo forti da controllare, torna nella sua vita quasi per caso e quello che potrebbe sembrare un attracco sicuro per la sua solitudine spaventa, divenendo minaccia, quella di allargare la voragine di un vuoto lasciato anni prima, proprio da lei che rappresenta quanto di più destabilizzante possa concepire l’inflessibile Jacopo: eccentrica, emotiva, appassionata, bellissima, idealista ed estroversa, nonché amante di creature magiche.
Un animo di una purezza e una forza d’animo fuori scala, così simile alla madre Alice. Troppo per lui, così rigoroso, amante del controllo, e adesso intriso di colpe e incagliato in un reticolo di inibizioni che annullano ogni proiezione futura.

Una convivenza forzata, un articolato intreccio di episodi che lentamente scioglieranno nodi, aprendo porte, offrendo una via d’uscita per rivelare la luce che si era decisa di spegnere in passato per non vedere la bellezza, specialmente quella del cuore.

Cuore di Neve racconta una storia d’amore sofferta, tormentata, fatta di perdite, ritrovamenti, fraintendimenti, incomprensioni e attesa ma non solo. Questo è un romanzo che mette al centro la famiglia che emerge come spazio di conflitto ma anche di conforto, accettazione, crescita, accoglimento.

Clara mi ha rubato il cuore, almeno quanto Jacopo, per la sua emotività, le sue lacrime, la sua determinazione, i suoi ideali. Bellissima la connessione e la fiducia che definisce il legame tra lei e Agnese:

«L’amore è sempre reciproco, Clara, in caso contrario è solo una bugia».

Vederla combattere è stato coinvolgente, perché a volte ritrovarsi da soli a lottare è difficile, estenuante e sarebbe più semplice rinunciare per sempre e perdere chi quell’amore sembra non volerlo più meritare. Clara, seppur ammantata da un profondo senso di inadeguatezza, ha uno spirito di sacrificio che dà valore ad ogni suo pensiero o azione, dimostrando il suo amore aiutando Jacopo ad accettare sé stesso, in modo incondizionato, per liberarlo da schemi mentali e farlo smettere di precipitare.

 Mi sento compreso come non mi era mai capitato, e non posso descrivere quanto mi faccia stare bene sentirmi così prioritario per un’altra persona.

Quanta voglia di accettazione, quanta ricerca di amore, quanta difficoltà ad uscire allo scoperto, a perdonarsi, a sopravvivere agli errori. Un percorso catartico, in cui l’amore in tutte le sue forme trova compimento tra queste pagine magnifiche: quello fraterno verso Niccolò e Isabella che spezza il cuore; quello verso un padre perso e ritrovato; quello verso un altro padre troppo spaventato da accettare di vedere la figlia sbagliare; quello verso una ragazza capace di amare senza riserve; quello verso un ragazzo che si sente troppo sbagliato; quello verso sé stessi, fulcro di ogni equilibrio.

Si ama Jacopo, con i suoi atteggiamenti ottusi, la sua caparbietà nel tenere fede alla parola di persone immeritevoli, la sua determinazione a espiare colpe all’infinito, a perseguire regole fatte per sopravvivere.

La casa mi accoglie come un abbraccio nero. Sembra un luogo dove non abita più nessuno. Prima qui c’erano un senso e un significato. C’era mio padre, che scriveva la sua musica e amava mia madre e c’ero io che giocavo con i Lego sul tappeto. Che costruivo i sogni, un desiderio alla volta. Ora mi sdraio su quello stesso tappetto, lo cerco sotto le dita. Vorrei trovare uno dei miei vecchi mattoncini, uno solo in mezzo alla lana. Solo uno per ricordarmi come si fa a costruire un sogno. Ma c’è solo il nero. Il vuoto mi circonda e mi ammazza il cuore.

Si ama questo ragazzo come abbiamo amato il padre Brando che in questo passaggio di “Un maldetto addio” descrive da giovane il senso di smarrimento che lo attanagliava, così simile adesso a quello che sta provando il figlio, legato a lui da moltissimi particolari, non ultimo la fissazione dei mattoncini Lego.

Jacopo si ama per suoi difetti, come amiamo coloro che sono nella nostra vita, perché sono proprio le imperfezioni a renderle reali, vive, umane, difettose ma non per questo meno meravigliose o indispensabili alla nostra esistenza.

Un’autenticità che si ritrova in ogni personaggio regalato da Bianca Marconero, artigiana sublime che ha regalato ai suoi lettori non personaggi ma persone, perché mentre leggiamo le sue storie stiamo avendo una conversazione con ognuno dei suoi protagonisti. Quando la lettura cattura così siamo in grado di trovare un nuovo amico nel personaggio per il quale facciamo il tifo, e perché no?

Insieme al nuovo amico possiamo trovare un’esistenza più amichevole da prendere come modello di vita. Leggere ci ricorda che non siamo soli, le battaglie e i sogni sono condivisi e la nostra vita è solo una piccola parte di un ecosistema molto più grande. I grandi libri sono capaci di consolarci trasmettendo questo senso di appartenenza, e noi Bianca con i Serristori e con tutti i personaggi a loro collaterali ormai abbiamo una connessione che non smetterà mai di esistere e questo allieta il cuore dal dispiacere di lasciarli andare.
Ma come dici tu: “Dopo l’ultima pagina ci sarà sempre un altro libro”, un messaggio che supera i confini e apre orizzonti su nuove storie.

Adesso il mio cuore è intero con la metà che mancava di Jacopo, e batte più forte con la consolazione che “se dietro ad ogni porta c’è sempre un destino” allora io aspetto la tua prossima storia con l’immensa gratitudine di averci regalato un po’ di te tra queste pagine. Io ti ho vista e sentita in ogni attimo, ero con te, insieme a loro.

DILLO ALLA PIOGGIA di Bianca Marconero

DILLO ALLA PIOGGIA di Bianca Marconero

Titolo: Dillo alla pioggia
Autore: Bianca Marconero
Serie: Serristori
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Niccolò, Cecilia)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 3 Aprile 2022
Editore: Sel Publishing

TRAMA


«Non posso crederci. Sono stato fottuto, in ogni senso possibile, dalla futura moglie di mio fratello».

Una notte: è bastata una notte perché Niccolò Serristori perdesse la sua amata Cecilia. Lei ha scelto la danza e Londra. E ha scelto di partire con Jacopo, il fratello perfetto di Niccolò.

24 ore: sono sufficienti 24 ore perché Niccolò abbandoni la boxe e il sogno di diventare un professionista e perché suo padre, Brando, gli confessi qualcosa che Niccolò non avrebbe mai voluto sentire.

9 mesi: nove mesi non bastano per ritrovare la felicità e Niccolò si accontenta di vivere in un garage, esserci per i suoi fratelli e rimediare una birra e una ragazza. Una qualsiasi sarebbe la scelta migliore, ma è difficile resistere alla persona più sbagliata, se questa rappresenta la vendetta perfetta. Una vendetta che ha armi di seduzione imprevedibili.

Una festa in giardino: basta una festa di fidanzamento in giardino perché Niccolò sbatta contro l’evidenza che la vita è un gioco di specchi bugiardi e nessun riflesso racconterà mai la verità.

Ogni singolo istante: il tempo che Niccolò sacrificherà per ricomporre i cuori che ha spezzato in una notte di follia.

Sullo sfondo di una Roma che va dai sampietrini ai tetti dei palazzi patrizi, tra ring di periferia e i templi della danza, tra baci proibiti e cadute nel peccato, Niccolò dovrà battersi per salvare ciò che ama e trovare il coraggio di buttare il cuore al di là dell’ostacolo, con il rischio di perderlo per sempre.

Fino all’ultimo respiro. E oltre.

RECENSIONE


“La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.”

Così diceva il grande filoso e politico indiano Mahatma Gandhi, che con questa immagine di grande poesia invita a riflettere sul nostro modo di affrontare le avversità, soprattutto in quei momenti in cui la vita ci mette a dura prova e la tempesta sembra non finire mai. E come non siamo in grado di governare una tempesta, allo stesso modo non possiamo controllare le difficoltà più grandi che a volte intercettano il nostro viaggio.

Un incoraggiamento a non lasciarsi sopraffare, a vivere intensamente ogni istante, nonostante la tempesta. E non solo. La tempesta può persino rivelarsi un’occasione per imparare a danzare e mai come in questo libro questa esortazione trova compimento, ampliando il suo significato grazie alla magistrale bravura di Bianca Marconero.

“Dillo alla pioggia” è un romanzo che si attendeva da tempo, e mai l’attesa è stata ripagata, superando ogni più alta aspettativa. Le ragioni sono molteplici e forse non sarà possibile racchiuderle tutte in poche righe, ma ci proverò iniziando a parlare del magnetico protagonista maschile di questa storia, Niccolò Serristori.

Ribelle, inquieto, tormentato, avvolto da un buio interiore che spesso rischia di inghiottirlo fino a confondere i suoi scuri lineamenti, totalmente opposti al chiarore quasi angelico dei membri della sua famiglia.
Una diversità somatica che lo distingue per definirlo in molti sensi, come fosse una banco di nuvole nere e minacciose cariche di pioggia che appaiono all’orizzonte, una densa macchia nera su una superficie bianchissima, così densa da compenetrare anche lo strato sottostante.


So che dovrei smetterla. So che dovrei fare un passo indietro. Invece corro incontro alla tempesta perché, quando il nero mi chiama, io devo entrarci. Sempre.


E’ il nero che ricorre e sembra definire Niccolò, non solo per il colore dei suoi capelli e degli occhi ma anche per l’inchiostro che ricopre la sua pelle, capace di parlare una lingua muta che non necessita di parole, preferendo esprimersi con disegni e simboli a ricordo di istanti, momenti, legami indissolubili, così importanti da tenere segreti.

Ed è forse la preziosità di certi sentimenti a spaventare chi ha troppo bisogno di amore, chi si sente inadeguato, insicuro, immeritevole di essere amato fino a far predominare il buio interiore, il nero che sovrasta rendendoci incapaci di comunicare, in un costante conflitto con noi stessi e il mondo.


Il pugilato è l’ultimo dei miei punti fermi. L’unico che sono riuscito a conservare.



E’ così che Niccolò vive il rapporto con sé stesso, come fosse eternamente sul ring a tirare pugni alla vita e soprattutto a sfidare chi ama di più, come suo padre Brando, che gli ha donato tutto di sé, le sue fragilità, la sua irruenza e soprattutto il suo cuore immenso.
La natura del rapporto tra Brando e suo figlio è di una autenticità incredibile, proprio perché tratteggiato con una profondità spiazzante, in ogni discussione, ogni parola sbagliata, ogni lacrima versata. Senza dubbio rappresenta una delle parti che ho amato e sentito di più di questo romanzo meraviglioso.

Un legame così genuino in cui è impossibile non specchiarsi fino a commuoversi, in un saliscendi di conflitti, incomprensioni, sfide, ricompense, distanze e riavvicinamenti che raccontano la complessità di certi legami che viviamo con le persone che più ci somigliano ma con cui spesso è più difficile relazionarci.

Bianca Marconero offre con questo libro una chiave di lettura sulle relazioni familiari, nel senso più ampio del termine. Una dimensione ordinaria costituita da sentimenti straordinari che sperimentiamo ogni giorno, in cui l’amore incondizionato che ci unisce alle persone che amiamo è spesso contrapposto alla difficoltà di interagire, all’incapacità di capirsi, rendendo questa lettura un viaggio indimenticabile.


Sono solo un vigliacco che non ha mai avuto un colpo di fortuna. Nessuno, a parte essere amato da lei. Mi basta la sua bocca per accendermi, mi bastano le sue mani per essere suo. Il mio corpo reagisce alla sua presenza come se fosse la destinazione di un viaggio della speranza. Una terra promessa da un mago bugiardo, in cui coltivare tutte le nostre illusioni.


Un romanzo di crescita e di cambiamento che divampa con la potenza di un uragano capace di spazzare via certezze, crepare le superfici più dure e incrinare le mura più alte. Una tempesta tanto devastante da rompere i legami apparentemente più solidi ma che in verità nascondono ancora fessure mai sanate, in cui riecheggia un passato troppo pesante da elaborare, come quello che ha segnato le vite di Brando e Agnese. Un cataclisma che però mai come adesso diventa necessario affrontare per continuare a camminare nello stesso orizzonte:


Non è vero che negli anni si cambia, puoi smettere di pensare alle ferite iniziali, quelle che ti hanno trasformato, nel bene e nel male, ma non le puoi guarire né dimenticare. Loro crescono con te, sono la zavorra della tua sicurezza, il contrappeso delle ambizioni e i nemici delle speranze.


Si dice che si matura con gli anni, altre volte, invece, sono le delusioni ed i fallimenti a farci maturare, anche attraverso il dolore, la perdita, la mancanza. Sono proprio i momenti di maggiore difficoltà e di grande sofferenza a farci crescere di più, mettendoci difronte allo specchio e vedere davvero i nostri limiti e le potenzialità. E non vi è un manuale che insegni ad evolvere, anche se si sta insieme da vent’anni oppure se li abbiamo appena superati anagraficamente, come per Niccolò e Cecilia, perché per ognuno vi sono tempi diversi e soprattutto esperienze diverse.


Considerando come è finita, tra me e la mia ex migliore amica, costruire una riserva di caccia che coinvolge tutte le ragazze legate a lei è stata un po’ la mia missione da quando mi ha girato le spalle ed è partita per Londra.


Sottile, dalle sembianze di una fata dei boschi, con una pelle dal candore abbagliante, i capelli come “fili di liquirizia” e gli occhi “del colore della neve”. Un insieme che le conferisce un aspetto etereo, e danzando l’effetto si espande trasformandosi in un’essenza immateriale. La danza richiede impegno e dedizione, divenendo una maestra di vita e che regala la possibilità di capire le proprie capacità creative, un’esperienza individuale unica, ricca di volontà ed amore.


Sono una ballerina, io sorrido con tutto il peso sulla punta di un piede, è per quello che riesco a sembrare implacabile.


Cecilia è una “combattente sulle punte”, capace di esprimersi solo grazie alla danza, in cui riversa i suoi conflitti interiori, generati da un’antica paura di essere abbandonata, dalla solitudine, da una profonda insicurezza interiore e da una diffidenza innata. Eppure è con Niccolò, il suo “Cocò”, che da sempre è in connessione esclusiva, un legame basata su una condivisione delle stesse paure, del senso profondo di insicurezza. Così apparentemente diversi da essere identici nell’anima, nel cuore.
Lo stesso che li unisce e che batte all’unisono, fin dal loro primo incontro, narrato nella bellissima novella “Un’estate al mare”:


E’ piccolina, ma proprio tanto, con i capelli neri tutti spettinati. Ha un vestito bianco come la sua voce e ha gli occhi, come sarebbe il cielo se lo guardassi attraverso un ghiacciolo al limone. «Ehi!!» Lei tace. «Eìtu», dice lei.


Bianca Marconero regala con questo romanzo una prova magistrale della sua sensibilità come persona e della sua bravura come autrice, impeccabile sotto ogni punto di vista, catturando il lettore fino alla fine grazie ad uno stile evocativo magnifico, dialoghi acuti e potenti, un ritmo d’azione serrato e una perfetta coerenza narrativa che ha unito con sapienza e dovizia ogni dettaglio che accade nelle novelle precedenti, fino a raggiungere l’apice tra queste righe.


«Vorrei farti vedere il mio cuore, un secondo soltanto, e lo troveresti pieno di te», mi prende la mano e se la preme sul petto. «Io ho bisogno che tu sia te stessa, per essere me stesso. Ho bisogno della passione che metti nelle cose, per sentirmi realizzato», afferra il mio viso.


L’amore è un percorso fatto di cadute e risalite, in cui è facile perdersi e a volte impossibile ritrovarsi, perchè l’incapacità di capirsi e di comunicare pone trappole, imbrogli, sensi di colpa creando il feroce inganno del fraintendimento.

È nelle azioni e nelle intenzioni che si vede quanto siamo in gradi di capire l’altro, le parole spesso non bastano, non sono risolutive, soprattutto se non sono attuate da gesti allineati con il pensiero, quello del cuore.

Le parole possono non essere abbastanza è vero, quindi? Allora guardiamo il cielo sopra di noi, anche quando piove, anche quando la tempesta ci travolge e impariamo a ballare aspettando che passi, prendendo confidenza con l’acqua come fosse la vita che ci scorre addosso, lasciandoci senza fiato ma felici, col cuore a mille dalla fatica. Facciamolo, come Cecilia e Niccolò, sublimi danzatori di questo capolavoro.   


Ed è così che dovrebbe finire il racconto di una storia d’amore, con i sogni proiettati nel futuro, due corpi legati per sempre e un bacio senza inizio né conclusione, senza partenza né arrivo. E potrei dire che questo bacio ne vale dieci, ma mentirei. Perché in verità è come Niccolò. Questo bacio è semplicemente infinito.


L’unica consolazione alla fine di una magia e aspettare che presto ne arrivi un’altra:


Ti è mai capitato di immaginare tanto una cosa, di disegnarla nella tua mente e poi renderti conto che quello che hai realizzato non è come quello che avevi progettato?». Ci penso, la domanda merita attenzione. Poi annuisco. «Certo, credo capiti a tutti. C’è sempre un divario tra realtà e fantasia». «Be’, a me non è mai successo. Quello che vedo nella mia testa coincide con ciò che creo. Non ci sono scarti tra un progetto e un’opera». «Okay, e quindi?» «Non sono abituato a questa sensazione», dichiara. «Mentre ora ce l’ho».


Resto in attesa che Jacopo e Clara ci prendano per mano e ci conducano all’epilogo di questa serie indimenticabile, con la consapevolezza che quando i fuochi saranno terminati, essi ci restituiranno un cielo più vasto e silenzioso, e per questo non finiremo mai di guardarlo, né di leggere le storie di Bianca Marconero.

THE FUCKING FOREVER SERIES di Bianca Marconero

THE FUCKING FOREVER SERIES di Bianca Marconero

Titolo: The Fucking Forever Series
Autore: Bianca Marconero
Serie:The Fucking Forever
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternati (Brando e Agnese)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 2016 2019
Editore: Self Publishing

TRAMA


Agnese ha diciannove anni, è la figlia di un senatore piuttosto influente e ha ricevuto un’educazione rigida. Le piace disegnare ma ha messo i sogni nel cassetto e si è iscritta a Giurisprudenza. Dopo la morte della madre, ha imparato a nascondere a tutti i suoi veri sentimenti ed è diventata la classica ragazza ricca, perfetta, composta e fredda, ma in realtà piena di insicurezze. Quando la sua incapacità di lasciarsi andare allontana il ragazzo di cui è innamorata da anni, Agnese capisce di avere bisogno di aiuto. Vorrebbe qualcuno che le insegni a essere meno impacciata e Brando, il suo fratellastro appena acquisito, sembra proprio la persona giusta. Lui lavora di notte, suona in una band e cambia ragazza ogni sera. Peccato che il bacio che i due si scambiano per “prova” sia lontano anni luce da un esercizio senza conseguenze. Così le loro lezioni di seduzione ben presto diventano qualcosa di più…

Cosa sei disposto a fare per la persona che ami? Cosa sei disposto a fare per ritornare a casa?
Brando e Agnese si sono lasciati. Sono passati tre anni dalla loro separazione. I ricordi sono i loro compagni silenziosi ma cercano di andare avanti e ricostruire le loro vite. Brando, dopo le vicende accadute a Montréal, desidera una felicità di base, fatta di amicizia, lavoro e affetti. Vuole consolidare il successo della sua band, gli Urban Knights, e soprattutto desidera innamorarsi di nuovo. Quando incontra Penny, una giovane fotografa, si convince di aver trovato la persona che può aggiustare il suo cuore spezzato. Agnese vive a Milano e ha un unico obiettivo: proteggere la persona più importante della sua vita. Affronta le difficoltà a testa alta, in fuga dal padre, il senatore Goffredo Altavilla e in lotta continua con Lucio, divenuto ora l’avvocato del senatore. Dopo una serie di appuntamenti mancati con il destino, Brando ritrova Agnese e scopre l’esistenza di Jacopo. L’incontro fornirà l’occasione per ripartire un’altra volta o sarà l’ennesima caduta verso un finale sbagliato? In che direzione va il “per sempre”, quando i segreti del passato diventano troppo ingombranti, quando l’amore deve essere gridato, quando la fiamma brucia ancora, pronta a divampare, per l’ultima volta?

RECENSIONE


Era il 2019 quando lessi per la prima volta questa dilogia. Una folgorazione, la netta sensazione di un legame immediato con una nuova dimensione che avrebbe avuto molti significati per me. Raccontarvi la storia di Brando e Agnese è doveroso e lo faccio a poche settimane dall’uscita del romanzo del loro secondo figlio Niccolò di cui vi parlerò prestissimo e in prospettiva di avere tra le mani il libro del loro primo genito, Jacopo, che chiuderà la serie di questa famiglia amatissima.

Così in attesa di arrivare alla conclusione, ho voluto riprendere in mano tutti i fili di questo articolato mosaico, per unire i dettagli, vedere sfumature che mi erano sfuggite e immergermi nuovamente con anima e cuore in un viaggio che mi ha fatto tornare a casa.
E non vi è emozione più grande che il senso di familiarità di una storia che ti appartiene nel profondo, che in un certo senso è stata l’inizio di un’avventura meravigliosa, tuttora in corso. Fu proprio per conoscere Bianca Marconero che 3 anni fa visitai da sola la prima edizione del FRI. Non avevo idea di cosa mi aspettasse ma sapevo che lo zaino in spalla mi sarebbe servito, non solo per riempirlo di libri ma anche di sogni.
Fu una giornata in cui capì che qualcosa era nato dentro di me, una giornata perfetta.


La perfezione esiste ed è in una giornata come questa”.


Sono queste le parole che aprono “Un maledetto addio” la novella che introduce “The Fucking Forever Series”, grazie alla quale l’autrice Bianca Marconero permette al lettore di sbirciare nei precedenti due anni dall’inizio della tormentata storia di Brando e Agnese, due ragazzi giovanissimi e profondamente diversi che si troveranno indissolubilmente destinati a vivere un amore assoluto e disperato, non solo per la loro giovane età ma anche per le intricate e dolorose vicende familiari che li travolgeranno.


La casa mi accoglie come un abbraccio nero. Sembra un luogo dove non abita più nessuno. Prima qui c’erano un senso e un significato. C’era mio padre, che scriveva la sua musica e amava mia madre e c’ero io che giocavo con i Lego sul tappeto. Che costruivo i sogni, un desiderio alla volta. Ora mi sdraio su quello stesso tappetto, lo cerco sotto le dita. Vorrei trovare uno dei miei vecchi mattoncini, uno solo in mezzo alla lana. Solo uno per ricordarmi come si fa a costruire un sogno. Ma c’è solo il nero. Il vuoto mi circonda e mi ammazza il cuore.


Il nero, il senso di solitudine, i sogni infranti, la paura del cambiamento. E’ così che conosciamo Brando, e non vi è pagina in cui non si respiri la sua inclinazione a proteggere chi ama, la sua ingenuità, la purezza del suo animo, che lo rende così simile all’amatissima madre Isabella, capace di incarnare in modo profondamente complesso e per questo autentico l’amore materno per antonomasia, il senso di sacrificio.

La natura del rapporto tra Brando e la madre, basato su un fortissimo senso di protezione ed accudimento, è una delle parti più profonde che ci offre questa novella, che stende le basi per quelli che saranno i conflitti, le disfunzioni, le ombre, gli equilibri, le attitudini come anche gli errori e le incomprensioni che segneranno la vita di tutti i protagonisti della serie, fino alla seconda generazione, inclusi alcuni personaggi collaterali come Alice, protagonista della serie “Tabloid”, che ritroveremo più volte.

Schietta, diretta, bellissima e con una spiccata personalità, Alice è una delle poche persone che vedrà Brando nella sua essenza, instaurando con lui una relazione libera ma anche profonda, con un affetto incondizionato fino a fare breccia nelle sue più nascoste paure e insicurezze. Il loro rapporto è di un’autenticità impressionante, ricordandoci in poche parole una grande verità, che molti di noi hanno sperimentato nella vita:


Potevano essere magnifici , ma siamo semplicemente accaduti nel momento sbagliato.


Perchè la vita a volte ci toglie qualcuno, privandoci della possibilità realistica di essere completi e felici, mettendoci difronte la persona più diversa da noi, come due universi paralleli inconciliabili, senza orizzonti comuni, senza lo stesso sole che rischiara il giorno, senza la stessa luna che illumina la notte. Ed è così che accade per Brando e Agnese:


E succede che a forza di guardami nello specchio vedo accanto alla mia immagine il riflesso di un’altra persona, lontana. Una ballerina da carillon che alza il braccio e mi rivela il suo profilo.
Assume a comando pose plastiche di una grazia quasi poetica. Una sarta misura, l’altra segna. Mi viene in mente un ritmo, e intuisco una melodia. Qualcosa da appoggiare sopra a questi gesti.


“Una ballerina da carillon” talmente bella come un’apparizione, una visione mistica, da ammirare estasiati. Una descrizione che sembra il perfetto segno premonitore di quanto l’apparenza possa essere ingannevole e fuorviante, preannunciando uno dei fili conduttori che caratterizza questa storia.


Guardo la sua schiena sottile e il movimento gentile dei fianchi finché non sparisce. E per qualche ragione che non riesco ad afferrare continuo a vederlo anche dopo che ho chiuso gli occhi. Mi resta attaccato addosso. E lo porto con me, dentro ai miei sogni.


Si dice che innamorarsi di una persona totalmente opposta a noi nasconda l’istintiva necessità di ritrovare lo stimolo di sviluppare delle qualità che non abbiamo e che sono fondamentali per migliorarsi, per fare un passo in più nella costruzione della propria personalità.

Brando e Agnese ampliano il significato di questo bisogno in modo sublime e veritiero, in un turbine di conflitti, ingenuità, immaturità e fraintendimenti dovuti non solo alla loro giovinezza ed inesperienza ma anche per i condizionamenti di chi è intorno a loro, di chi li ha feriti e amati allo stesso tempo.

Entrambi di una forza ed una fragilità disarmanti. Così veri da sembrare reali, vivi:


Tuttavia il marchio della sconfitta io ce l’ho addosso. Lo sento ogni volta che apro gli occhi in questa casa, ogni volta che guardando me vedo mio padre. Siamo qui, io e mia madre, perché io ho promesso l’impossibile. Perché non sapevo neppure come cominciare a prendermi cura di lei e alla fine mamma ha sposato il senatore. L’ha sposato perché io non so mantenere le promesse.


Brando è un’anima tormentata, in perenne lotta con sé stesso e la vita, vinto da un senso di colpa dilaniante che lo fa sentire perennemente in bilico e inadeguato, con un’insicurezza interiore capace di renderlo cieco all’evidenza.


La mia matrigna è una donna bellissima ma senza cervello, che tollero per quieto vivere. Suo figlio, un debosciato che mi limito a ignorare. Quindi ho dei familiari, ma non una famiglia che mi possa aiutare.


Agnese figlia ideale, ubbidiente, inquadrata, in costante dimostrazione di essere adeguata alla società a cui appartiene, rispettosa e meritevole di un affetto paterno agognato ma inesistente, così priva di affetti reali, e sinceri da intenerire, come quello di una famiglia.

Quanto il destino possa essere generoso e al contempo traditore perfino crudele si scopre durante il racconto degli eventi che travolgeranno questi due giovani ragazzi, che grazie ad una convivenza forzata si coinvolgono in una relazione di natura educativo-formativa, suggellata da uno scambio apparentemente innocuo che in realtà innescherà un gioco pericoloso, quasi letale, per entrambi:


La facilità con cui l’ho convinta mi esalta. Sono così teso che sto male. Se non la bacio, muoio. E qualcosa mi dice che il bacio che sto per darle sarà una botta al cuore.


Una storia capace di conficcarsi nel cuore, in cui nessuno è vittima e nessuno è carnefice. Ed è questa la sensazione che marchia la pelle del lettore, che lo pone difronte a delle domande a cui è impossibile rispondere in modo univoco. Bianca Marconero si addentra con magistrale bravura nel dedalo delle dinamiche delle relazioni e delle emozioni, offrendo non un semplice romanzo bensì una chiave interpretativa preziosa che promette di rispondere a questioni che sono alla base della nostra vita sentimentale, familiare: quanto è difficile risolvere i conflitti, affrontare i cambiamenti, comprendere ed accogliere le emozioni di chi ci è vicino?

Spesso è più facile fermarsi in superficie, limitarci a vedere quel che gli altri ci mostrano di sè, perché scendere al di sotto di ciò che appare richiede coraggio, significa rinunciare all’ossigeno e imparare a respirare con il cuore, ascoltando i silenzi, guardare al di là delle ombre, mettendo in pausa in cervello.


La perfezione esiste. È in questo momento, tra le mie braccia. Si chiama Agnese. È una perfezione imperfetta, penso, mentre è nuda, in questo letto, girata di schiena e io la abbraccio.


Una piccola mansarda, un amore così assoluto da pretendere l’eternità, non descrivibile in parole ma misurabile in gesti, sguardi, battiti così forti e potenti da crepare le mura erette a difesa di due cuori progettati per palpitare all’unisono, segnando la resa finale di una lotta persa in partenza.



«Non voglio niente tra di noi». «Agnese, no», protesta in un soffio che muore sulle mie labbra. «Già devo stare attento. Non voglio farti stare male, voglio che sia bello, voglio…». «È già bello», rispondo. «È stato bello da subito, e lo è stato sempre. Non puoi farmi male, Brando. C’è troppo amore».


Troppo amore, un sentimento così devastante da rasare al suolo tutte le certezze, da spazzare via dubbi, da capovolgere il tempo e lo spazio, così cieco da illudersi di sopravvivere alle bugie, di dimenticare le promesse fatte fino a sgretolare la speranza di un sognato “per sempre”.
Il primo romanzo si chiude con un epilogo di un’intensità straziante, a tal punto da sospendere il giudizio su chi è innocente e su chi è il colpevole perché quello che l’autrice mostra è la traccia definitiva che delinea il confine del prima e del dopo di due vite, che non saranno mai più come prima, togliendo significato ai “se”.
Il fragore incessante della pioggia fa da teatro ad uno dei momenti più incisivi di questo libro magnifico, in cui l’acqua del cielo sembra fondersi con le lacrime di un amore finito. La pioggia che lava via tutto, che cancella le tracce di ciò che è stato e che si collocherà al centro di un’altra scena struggente, di cui vi parlerò dopo domani.


«Non è questa la domanda che devi farti, Agnese. Non chiederti se ti perdonerò. Cerca piuttosto di capire se potrai mai perdonare te stessa». E piange anche lui mentre lo dice. Piange. Mi gira le spalle e se ne va. Oggi siamo morti tutti.


Un viaggio lungo tre anni in cui niente sarà più come prima, nessuno è stato risparmiato dal tempo e dalle vicissitudini che hanno trasformato vite, stravolto i destini, sovvertito le priorità.

Stravolgimenti che grazie alla novella “Montreal” conosciamo nei dettagli, in cui l’autrice porta il lettore negli abissi di Brando, sprofondato in un buio senza fondo, e nella feroce solitudine di Agnese, abbandonata da chi diceva di amarla, in un percorso parallelo di resa e di rinascita, di dolore e scelta di sopravvivenza.


Il dolore ci ha messo in prigione. Io qui, e lui dall’altra parte del mondo.


Montreal e la Sicilia saranno i due emisferi in cui i due protagonisti combatteranno le loro battaglie con strumenti completamente diversi: lui armato di rabbia e dolore, lei fortificata da una nuova identità. Due percorsi che segnano inesorabilmente la loro trasformazione in adulti, amplificando le loro diversità, mettendo maggiore distanza tra loro.

Nel secondo romanzo “Un maledetto per sempre” ritroviamo due ragazzi completamente diversi, a cui la vita ha tolto moltissimo dimostrando però una reazione alle difficoltà e uno spirito di adattamento al cambiamento per le ferite subite diametralmente opposti.


Il cambiamento in sé non è buono o cattivo. È, potenzialmente, entrambe le cose.


Se da un lato Brando si è perso e dato per vinto fino all’oblio in un saliscendi di successi e fallimenti, Agnese è cambiata, totalmente, scendendo a patti con una nuova realtà, quella di una vita dura ma dignitosa, rivestendo i panni di una combattente pragmatica capace di oltrepassare anche sé stessa per un amore ancora più grande, totalizzante, salvifico, l’unico legame che le consente di amare indirettamente l’amore della sua vita:


Lui si gira di tre quarti, lanciandomi un’occhiata furtiva. E finalmente lo vedo. Ha due enormi occhi verdi come foglie. È più arrabbiato che spaventato, ma a parte questo sembra un miracolo. Ha il tipo di bellezza che richiede un contributo a chi la guarda, ti devi posizionare lì, sull’orlo delle lacrime. Sembra un quadro tratteggiato a occhi chiusi da qualcuno che lo desiderava esattamente così. È una dichiarazione d’amore in carne e ossa.


E rivedersi dopo che ogni particella è stata ammaccata, dopo che ricomporre i pezzi sembra impossibile, ha il sapore dolce amaro della resa, come se il tempo non fosse passato e lo spazio non avesse allontanato, ricalandosi in una bolla di felicità effimera, un’illusione che non lascia scampo a due cuori induriti ma ancora troppo bisognosi l’uno dell’altra da restare indifferenti.


A volte penso che riassumere Agnese richiederebbe una vita supplementare. Un anno per ogni secondo passato con lei. Quanto fosse ingombrante l’ho capito quando l’ho persa. Mi sono misurato con il vuoto, senza trovare i contorni di quello che non avevo più.


Un lungo e turbolento percorso di espiazione, una catarsi in cui i ricordi riaffioreranno, il dolore riemergerà implacabile per riaprire cicatrici mai sanate.

Tra cadute e risalite, sensi di colpa mai elaborati, passi falsi inesorabili, verità da svelare e segreti inconfessabili, ammissioni che prendono il posto delle bugie, paure irrisolte e fragilità nascoste, Brando e Agnese si graffieranno accarezzandosi, proveranno a capirsi fraintendendosi, comunicheranno un linguaggio a due velocità con la speranza sempre viva che le loro frequenze si allineino per battere allo stesso ritmo, e ricomporre l’unisono di due cuori che vorrebbero solo ritrovare la strada per tornare a casa, in una piccola mansarda dove ricongiungersi ai sogni e alle promesse che avevano lasciato sospese, in Vicolo del Leopardo.

Grazie Bianca per averci raccontato questa storia, per aver creato una dimensione dove rifugiarsi e perdersi tra le pagine di un capolavoro, ricordando che vi sono persone nate per donare emozioni, come te.
La storia di Brando e Agnese estende il significato della parola “amore”, quello così autentico da ferire e lenire allo stesso tempo. Quello che molti di noi hanno sperimentato nella vita.


«Lui è la prova che non ho un sasso al posto del cuore, che c’è stata almeno una persona al mondo che cambiava il colore delle mie giornate. E, comunque andrà la mia vita, so che non morirò senza aver provato un amore assoluto, per qualcuno che non fosse mio figlio. Il mio amore sta in piedi da solo. Anche senza di lui. E non voglio smettere».


Come dici tu “c’è un destino dietro a ogni porta”, ed io ci credo perché quella che mi hai aperto tu è stato un regalo dal valore inestimabile, come quello dei sogni ancora da realizzare e di tutte le porte ancora da aprire.

E dopo Niccolò, che mi ha strappato il cuore in due, aspetto la storia di Jacopo per ridare a lui quella metà che gli appartiene già.

L’ULTIMO DICEMBRE di Bianca Marconero

L’ULTIMO DICEMBRE di Bianca Marconero

Titolo: L’ultimo Dicembre
Autore: Bianca Marconero
Serie: Serristori – I Preludi
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternati (Agnese, Jacopo, Niccolò e Clara)
Tipo di finale: Aperto
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 4 Dicembre 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA

Si avvicina il Capodanno e c’è la neve! Cosa può andare storto stavolta?

Niccolò Serristori è diventato un pugile semiprofessionista e passa le sue giornate tra allenamenti e ragazze, ma il centro del suo mondo è ancora lei: la sua amica Cecilia.
Eppure, qualcosa sta cambiando. Cecilia è diversa, non si confida con lui, sceglie sempre la compagnia di Jacopo e Niccolò comincia a sospettare di non essere più il suo preferito. Forse anche quello che sembrava infinito prima o poi, invece, finisce.

Jacopo Serristori ha una vita lastricata di successi. Certo, se dovesse esprimere un desiderio di fine anno, preferirebbe che suo fratello Niccolò non lo mettesse in imbarazzo e gli piacerebbe che il suo interesse per Matilde Barberini fosse ricambiato. Ma, più di ogni altra cosa, vorrebbe dimenticarsi di Clara Francalanza Visconti. Baker.
Clara porta guai, lo destabilizza e, purtroppo per Jacopo, lo manda in confusione con un sorriso. E lui proprio non capisce come possa una persona che non gli piace affatto diventare il centro esatto dei suoi pensieri.

E Brando Serristori? Perfino lui sembra felice ma, da quando ha smesso di dormire, anche Agnese non riesce più a farlo.

Tra cene di gala e serate alcoliche, tra piste da sci e saune, tra avvocati che nessuno vuole e segretarie francesi poco gradite, ecco l’ultimo dicembre della famiglia Serristori come la conosciamo. Perché, dopo la mezzanotte, niente sarà più come prima.

RECENSIONE


Dopo aver letto questa novella, mi piacerebbe scrivere una lettera a Babbo Natale per chiedergli come poter fermare il tempo e ricominciare tutto da capo, a quando dovevo ancora conoscere la storia di Brando e Agnese e poter sentire il batticuore e i patimenti vissuti tra le pagine di quello che non sembrava più un semplice libro ma una storia così coinvolgente che mano a meno è divenuta una viva immersione nelle loro vite.

Sono passati più di tre anni da allora, in cui sono stati scritti due libri e diverse novelle, e mi ritrovo ancora qui a emozionarmi come se tutta la tribù dei Serristori, con amici e parenti collaterali annessi, fossero stati sempre con me per darmi la sensazione indimenticabile che si prova col primo amore, con le stesse fragilità, incertezze, paure. Brando e Agnese sono cresciuti e con loro 5 figli, tanto diversi tra loro quanto simili a pezzetti delle loro stesse essenze.

Niccolò irruento e dal cuore grande come il padre Brando; Jacopo il perfettino, affidabile e attento all’apparenza come la madre Agnese, che allo stesso modo nasconde ad arte insicurezze e fragilità; Clara, un fuoco pronto a divampare, dall’indole ribelle; Cecilia dolcissima e appassionata di danza, piena di sogni da realizzare.

“L’ultimo Dicembre” non è solo una novella, bensì un viaggio che mostra la complessità di attraversare il guado di un fiume in cui scorrono feroci i timori e spietate incertezze di chi ama, così tanto da perdersi e confondersi in facili incomprensioni. Tra sciate, serate di gala e notti in locali di montagna, Bianca Marconero si è divertita a mettere i molteplici protagonisti di questa novella nello stesso palcoscenico, in un susseguirsi di fraintendimenti e incomprensioni dove le agonie dei sentimenti non risparmiano nessuno.

Uno scenario da favola che rischia però di esporre Cortina a rischio valanghe, visto il livello di calore provocato dai respiri affannati dei vari personaggi.

Agnese, Jacopo, Clara e Niccolò sono le voci narranti di questa appassionante novella, in cui raccontano i loro pensieri, percezioni, punti di vista utili ad intessere equilibri e raccontare paure, distanze. A far loro compagnia gli immancabili protagonisti delle loro vite, ovvero Brando, Cecilia, Lucio, Pier, Giamaica e gli immancabili membri della famiglia Francalanza Visconti con Alex e Alice.

L’autrice li ha riuniti tutti in questa ambientazione sognante, mettendo loro gli scii ai piedi e con il sadismo che ci fa amare Bianca sempre di più ha imposto a questi sciagurati malcapitati di affrontare le piste più nere, quelle che richiedono coraggio e controllo, come solo le evoluzioni emotive del cuore possono fare.
Chi resterà in piedi? Sappiate fin da adesso che non basta finire questa stupenda novella per scoprirlo. Occorrerà attendere.

Una novella corale che trasporta il lettore in un contesto bianco e suggestivo, in una resa dei conti solo apparente che dimostra quanto l’età non preservi il cuore dai dubbi o dalla paura. Essere giovani o adulti alla fine non è rilevante, perché quando si ama il rischio di soffrire e non capirsi esiste sempre, fino a rimettere tutto in gioco al di là di essere già genitori o appena innamorati. Come dice l’autrice, “Le relazioni sono atti di fede”, semplici parole ma ricche di significato.


Mi scocca un’occhiata che affonda come lama nel burro. A volte vorrei amarlo di meno, volerlo di meno. Sentirmi più sicura. Ma ultimamente non succede. Non succede più. Allora sorrido. È la coperta larga sotto la quale io, da sempre, so nascondere ogni cosa.”


Ammetto che Bianca mi era mancata, con la sua immancabile ironia, con personaggi autentici e difettosi e con la sua sagacia di offrire con magistrale bravura verità potenti e profonde da comporre un quadro perfetto a descrivere le dinamiche dei sentimenti.
Non vedo l’ora che sia primavera per capire cosa accadrà a Niccolò e Jacopo, due fratelli tanto diversi quanto destinati a inciampare sugli stessi errori dei loro genitori, in un meraviglioso percorso di crescita emotiva che solo questa autrice è capace di disegnare ad arte.


«Amare qualcuno è solo l’inizio. La cosa difficile è mettersi da parte. Tuo padre, pulcino, non era tanto bravo in questo. Ma è meraviglioso come sia riuscito a imparare a farlo. C’è un nucleo caratteriale che non cambia, ma su tutto il resto si può lavorare. E ogni tentativo non va misurato in base al risultato, ma in base allo sforzo. Ogni singolo problema superato è servito per portarci a essere perfetti l’uno per l’altra. Il dolore ha quest’unico vantaggio, chiarisce i percorsi e ci trasforma nelle persone che eravamo destinate a diventare».


Caro Babbo Natale, se potessi esprimere un desiderio sarebbe semplice…vorrei tanto che Bianca non smettesse mai di scrivere perché c’è ne è bisogno di libri cosi, in grado di farci connettere con noi stessi.


«Mamma, se fossimo scritti da qualcuno, sarebbe di sicuro una persona molto cattiva».
«Se fossimo scritti da qualcuno, sono certa che troverebbe il modo di dare a tutti un finale bellissimo. E sarà ancora più bello, Clara, proprio perché ce lo saremo guadagnati».


P.S. Con queste parole non credere di farla franca cara Bianca…ti aspettiamo al varco nei prossimi mesi.

Intanto Buon Natale (in attesa che il mio desiderio si realizzi).

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STAND BY ME di Bianca Marconero

Stand by me

STAND BY ME di Bianca Marconero

Titolo: Stand by me
Autore: Rebecca Quasi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV Alternato (Gregorio e Arianna)
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 15 Luglio 2020
Editore: Self Publishing

TRAMA


«Non so se tu sia bipolare o solo bugiarda ma quello di prima non era un bacio. Era un evento cosmico per cui bisognava essere in due. Uno da solo non ce la fa a dare un bacio così»

Gregorio ha tutto quello che gli altri vorrebbero: amici, denaro e talento nel basket.
Trascorre le estati collezionando ragazze, ma finisce per rimettersi sempre con Carolina, la sua fidanzata storica, non appena si avvicina il Natale.
Non ha desideri a parte uno: vendicarsi di Arianna, la figlia del custode.

Arianna non ha niente di ciò che gli altri vorrebbero. È quasi invisibile, ha un’unica amica e un padre spesso oggetto di commenti feroci. Arianna vuole diplomarsi e trasferirsi negli Stati Uniti per frequentare il college dei suoi sogni.
Ha molti desideri e una speranza: sopravvivere alla vendetta di Gregorio.

E magari scoprire perché è tanto arrabbiato con lei.

Eppure, tra una partita di basket e una corsa in moto, tra compiti in classe e feste in piscina, qualcosa nei loro sguardi comincia a cambiare. E se è vero che fuggire da quelle occhiate può sembrare doloroso, fermarsi e ricambiare rischia di essere straziante.
Perché Arianna ha un ragazzo in California.
Perché Gregorio ha già deciso di tornare con Carolina, entro Natale.
Perché, quando entrano in gioco i sentimenti, si può solo sperare di non soffrire troppo.

Una storia di amicizie che sfidano tutto, di abbracci rubati, di baci impressi sul cuore e di un odio dichiarato che però assomiglia tantissimo all’amore.


RECENSIONE

Gregorio ha diciotto anni e ha tutto quello che potrebbe desiderare un suo coetaneo: amici fidati, successo con le ragazze, uno sport che ama, una villa con piscina e una bellissima fidanzata, Carolina. Ha tutti i numeri per essere un vincente ma ha un problema, una spina del fianco che non gli da pace: Arianna Vallesi, figlia del giardiniere a servizio della villa del padre. Arianna è la sua nemesi: testa sulle spalle, introversa, pochi amici e un padre con un disturbo autistico che lo rende oggetto di feroci commenti da parte dei suoi compagni.

La odia e decide di renderle la vita impossibile.

Ma può un odio così feroce e inspiegabile nascondere altro?

Con Bianca Marconero tutto è possibile, basta allacciarsi le cinture di sicurezza e buttarsi in questa bellissima storia e affrontare le montagne russe che le piace tanto farci vivere, quelle che rendono l’adolescenza un periodo spesso tortuoso, a volte drammatico, dove le emozioni sono vissute all’estremo e l’immagine pubblica definisce il successo personale e sociale. Quello che rende questo libro intenso è il chiaroscuro dei personaggi, le sfaccettature nascoste: Gregorio ammirato e osannato da tutti è in verità pieno di paure invalidanti che cerca di dominare tramite ripetuti schemi mentali ed una sistematica routine al di fuori della quale si sente debole e inadeguato:


“Sono persone che restano nella cerchia, che stanno nei soliti posti, che si muovono lungo tracciati che conosco. I punti di appoggio del mio equilibrio.”

“Perché un mondo che non cambia è l’unico in cui io riesco a vivere”.


L’unica dimensione che lo rende davvero felice è il basket, una passione che gli consente di essere davvero sè stesso e che riempe i suoi vuoti interiori, senza ricorrere a filtri o artificiose strutture mentali da ripetere. In tutta la storia lo sport ha un ruolo da co-protagonista: crea legami, esprime dei sogni da realizzare, punisce gli errori e insegna la disciplina.

Dall’altra parte Arianna, “la sfigata”, “la disadattata” che più tenta di essere invisibile agli occhi degli altri e più viene vessata, subendo le perfide umiliazioni di Gregorio e dei suoi alleati in questa lotta impari e incomprensibile.

Pur non comprendendo le ragioni di questo odio contro di lei, Arianna decide di soprassedere con intelligenza e umiltà ai molteplici soprusi per perseguire il suo sogno  e ripartire a fine anno scolastico. Resiste fino al punto di rottura in cui Arianna non cede più e decide di alzare la testa segnando la linea di confine tra lei e Gregorio:


“Questa è la differenza tra di noi: io il futuro me lo sono sempre guadagnato. Tu invece no, se una cosa non si compra con i soldi, è fuori dalla tua portata”.


Il suo coraggio e il timore di perdere la dignità dirompono creando un uragano che immerge tutto, segnando l’inizio della trasformazione interiore del suo nemico che riscopre un sentimento diverso che da una parte lo spaventa ma dall’altra gli smuove le pesanti ombre di un passato difficile.


“Guardarsi non ha sempre lo stesso valore. Guardarsi, a volte, è come incontrarsi per la prima volta. Guardarsi, a volte, più che mettere in chiaro le trasmissioni dell’altra persona, incasina le tue”.


E’ stato bello tornare sui banchi di scuola con questo romanzo, ricordando le emozioni, le fragilità e gli struggimenti di quella fase della vita dove tutto è estasi e dramma nello stesso istante. Ma “Stand By Me” offre di più di una storia d’amore adolescenziale perchè tocca temi diffusi e penetranti come il bullismo, l’avversità verso il diverso, la popolarità sociale come strumento indicatore di successo o fallimento personale:


“La reputazione dei bulli si costruisce proprio scalando la dignità delle persone come me: siamo gli erbivori, nella catena alimentare della popolarità”.


E’ stato un bel viaggio quello che ho fatto con Gregorio e Arianna, pieno di tappe in salita ma si sa che con Bianca occorre sempre una riserva di ossigeno in più per affrontare le sue storie. Lei ha la capacità di scassinare il cuore, farlo a pezzettini, rimetterlo insieme con un filo dorato ricco di luce per farlo battere ancora più forte. E quando arrivi in cima alla montagna tutto appare più luminoso perchè hai nuovi occhi per guardare più lontano e un cuore che pompa più forte.


“Il punto è che se entri in contatto con una luce colorata, il colore ti si riflette addosso, sui vestiti e sulla pelle. Io sono sempre lo stesso, ma a volte mi sento colorato dal fatto che lei c’è”.


“Stand By Me” resta dentro al cuore e mostra che se vogliamo possiamo trovare il coraggio di superare i nostri limiti e se la notte fa paura..


“…l’unico modo è tenerci accanto chi amiamo”.


Bellissimo e indimenticabile.

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Recensione precedentemente pubblicata da Alessia sul blog All Colours of Romance