FINO ALLE STELLE di Elle Eloise

FINO ALLE STELLE di Elle Eloise

Titolo: Fino alle stelle
Autore: Elle Eloise
Serie: How to diappear completely series #4
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Sam e Mia)
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 8 Dicembre 2019
Editore: Self Publishing

TRAMA


Samuel vive la vita come si guarda un film: immagina dialoghi e situazioni, vola di fantasia, senza vivere davvero. Regista alle prime armi e studioso di Cinema al D.A.M.S. di Torino, da quando due anni prima ha perso suo fratello Max in un incidente, la passione per il cinema non fa altro che acuire la distanza che lui interpone tra sé e gli altri.

Questo capita soprattutto con Mia, la timida compagna di università che invece vorrebbe vivere l’amore con tutta l’intensità che esso richiede. Il cortometraggio che dovranno girare insieme potrà giocare a loro favore o dividerli per sempre.

Il cinema è lo sfondo ideale per una storia di amicizia, amore, passione in una Torino che diventa un crocevia di vite, destini, personaggi. Dopo “Cuore d’inverno”, “Come una tempesta”, “Voci nel vento” e la raccolta di novelle spin off “Bonus Track”, “Fino alle stelle” è la nuova edizione self publishing, riveduta e corretta, di “Solo noi nell’universo”, quarto e ultimo volume autoconclusivo della serie “How to disappear completely”.

RECENSIONE


Capelli rossi, occhi azzurri e barba incolta, Samuel è un ragazzo di ventiquattro anni al quale la vita ha già tolto molto. A distanza di due anni dalla notte che lo ha cambiato per sempre, vive senza farsi coinvolgere da niente e nessuno, cercando di anestetizzare un dolore troppo forte da gestire.
L’unica ancora di salvezza che lo tiene in piedi è la passione per il cinema. È proprio durante un corso universitario che conosce Mia.

Un incontro che fin dal primo momento definisce i contorni di due vite vissute agli antipodi senza, apparentemente, avere nulla in comune.
Un cortometraggio da girare insieme sarà la ragione per avere a che fare l’uno con l’altro, trovandosi ben presto al centro di un vortice che li risucchierà, fino a sfidare le loro convinzioni. In un crescendo di emozioni e ritorni nel passato, Sam e Mia dovranno decidere se salvarsi a vicenda oppure perdersi per sempre.

A fare da sfondo a questa storia è il cinema, con i suoi linguaggi, i suoi tempi, le sue tecniche e la sua magia.

Ci sono tutti gli ingredienti necessari a intrappolare il lettore sul divano come davanti ad un grande schermo (popcorn inclusi): amicizia, amore, dolore, passione.
Due ragazzi che vivono sospesi, alla ricerca di qualcosa che pensano essere fuori dalla loro portata: riscattarsi da una vita senza felicità.

Samuel si fa inquadrare subito: burbero, arrabbiato e pieno di silenzi.
Il suo sguardo disincantato sul mondo ne definisce le ammaccature e gli spigoli, che mostra soprattutto quando interagisce con gli altri, a partire dai suoi familiari fino ai suoi amici. Più che vivere lui sopravvive e lo fa utilizzando la sua immaginazione, applicando alla vita lo schema di un regista che dirige un film, nascondendosi dietro la telecamera:


“Vorrei fermare il tempo, vorrei che non andasse così veloce. Nei film basta mettere in pausa, ma nella realtà appena io mi fermo gli altri sembrano andare al doppio della velocità”.


Ha talento Sam, la sua passione per la regia potrebbe davvero portarlo lontano perché ha tanto da raccontare ma è bloccato, stritolato in un meccanismo che lo imprigiona e che lui stesso alimenta:


“La libertà a volte può essere la più claustrofobica delle prigioni, ora lo so. … io sono ancora quel bambino che vive nel silenzio, da solo”.

«Ho voluto concentrarmi su ciò che non si vede, ciò che rimane nell’ombra, qualcosa che sembrerebbe poco importante ma che invece nasconde qualcosa di fondamentale… Il senso si coglie dall’equilibrio tra il visibile e l’invisibile, quindi ho voluto parlare anche di ciò che sta al di fuori dell’inquadratura, a partire dai suoni fino a concentrarmi sull’oggetto della visione di chi sta in scena»


Mia è timida e insicura, molto lontana dall’idea di una ragazza nel fiore degli anni e che vive la sua età con leggerezza.
A causa della balbuzie che l’affligge fin da piccola e che l’ha resa facile preda di pesanti cattiverie a scuola, Mia ha subìto dei traumi in grado di crearle profonde ferite che diventano certezze nell’avere a che fare con gli altri e soprattutto con sé stessa, facendola sentire diversa, strana fin tanto da scegliere l’invisibilità come unica arma di difesa.

Ma il dolore le ha insegnato a incassare, a essere forte, trasformandola in una guerriera moderna, che sopravvive restando in piedi, che subisce continuando a credere in qualcosa di bello, magari un amore vero, dove sentirsi speciale.
È una sognatrice che immagina e crea fantasie per sfuggire ai momenti più bui, trovando rifugio in un mondo parallelo, un universo fatto di stelle e “piccoli momenti perfetti” che le consentono di carpire attimi di felicità. Mia è un personaggio complesso, pieno di sfumature poetiche, che affascina in modo del tutto inconsapevole ed è per questo che l’ho davvero sentita. Uno dei personaggi femminili più belli che abbia mai letto.


“Perché, come dice la canzone, l’amore è da condividere. Io l’ho sempre donato ma mai ricevuto, ma è come correre una maratona zoppicando. Ti sembra che manchi sempre qualcosa, mentre io voglio avere tutto, voglio essere una di quelle persone che merita un amore come quello. Voglio essere la ragazza della canzone, voglio essere quel tipo di persona a cui si dedicano parole come quelle che Paul ha dedicato alla Asher”.


L’incontro con Sam la destabilizza, la congela. Dal canto suo Sam resta incuriosito, in parte anche affascinato, da questa “stramba creatura”:


“Mi viene da ridere per il suo modo di approcciarsi alle persone: è silenziosa, ma se le dai corda diventa un segugio”.


 La passione per il cinema che li accomuna sarà l’inizio di qualcosa che nessuno dei due ha mai sperimentato prima e che li attirerà inesorabilmente, ponendoli difronte ad una scelta, ad un’evoluzione.

La storia che sceglieranno di realizzare per il cortometraggio li metterà a dura prova e diventerà un percorso sofferto e catartico. Non sarà facile superare i muri che si sono costruiti, illuminare le ombre, uscire dalla telecamera diventando loro stessi i protagonisti del film delle loro vite:


«La storia di un ragazzo e una ragazza, e di come le cose non sono come sembrano.» Altri baci interrompono il suo racconto e si posano sul mio ventre teso. «Di come due anime riescano a incontrarsi in un universo di possibilità, come se fossero destinate a trovarsi per cominciare a vivere. Di come l’invisibile dia il senso al visibile.»


“Fino alle Stelle” forza il cuore, lo incrina fino a scomporlo in piccoli pezzi luminosi come stelle, quelle che Mia ammira sul suo soffitto in camera ogni sera. Stelle che, leggendo questa storia, si ricompongono in una costellazione che rende l’universo più bello.


“Spengo anche l’ultima fonte luminosa e rimaniamo completamente al buio. Le stelle brillano come la prima volta che mio nonno me le ha fatte trovare in camera, diceva che erano una magia. Anche adesso penso che siano una magia insieme alla versione acustica di This must be the place interpretata dai Lumineers, che ascoltiamo per la terza volta di fila.
«Q-quella è Andromeda. Lì ci s-sono i segni zodiacali… Ariete, Sagittario, Scorpione…» vado avanti a spiegare fin quando, con la coda dell’occhio, mi accorgo che Samuel non sta più ammirando il soffitto, ma è rivolto verso di me. Con il cuore in gola, piego la testa nella sua direzione. I suoi occhi azzurri sono ancora più luminosi delle stelle che ci osservano dall’alto del soffitto, ma quando si avvicina per baciarmi, scompaiono dietro le ciglia. È un bacio lento, morbido, straziante”.


Si dice che il fine ultimo dell’arte sia far vibrare l’anima. Chi compone, non importa con quale strumento, suono, colore o parola, vuole lasciare un segno negli altri, suscitare ricordi o emozioni.
In questo senso il cinema è la summa delle arti, quando le luci si spengono e immagini, dialoghi, melodie ci avvolgono e ci trasportano altrove, nel tempo e nello spazio. Elle Eloise con “Fino alle Stelle” ha fatto questa magia.

Leggere questa storia per me è stato come guardare un bellissimo film, in cui la regista si riconferma un’autrice capace di emozionarmi.

“How to disappear completely mi ha insegnato che da una singola storia ne possono nascere infinite, come infiniti sono i punti di vista sulla realtà”.

Dopo “Cuore d’inverno”, “Come una tempesta” e “Voci nel Vento”, “Fino alle Stelle” chiude la serie “How to disappear completely “scritta magistralmente da Elle Eloise, grazie alla quale abbiamo conosciuto le storie di un gruppo di ragazzi segnati dal destino che, ognuno in modo diverso, cerca la strada per tornare a casa.

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Recensione precedentemente pubblicata da Alessia sul blog All Colours of Romance

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti

Titolo: Le otto montagne
Autore: Paolo Cognetti
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona (Pietro)
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: Aprile 2016
Editore: Einaudi

TRAMA


Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia.
Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche.
Iniziano cosí estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa piú simile a un’educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un’eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.

RECENSIONE


Un vecchio nepalese disegna nel terreno una ruota divisa da otto raggi, poi afferma: “Noi diciamo che al centro del mondo c’è un monte altissimo, il Sumeru. Intorno al Sumeru ci sono otto montagne e otto mari. … “Avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?”.


L’incontro che si racconta in questa citazione tra il vecchio nepalese e Pietro, protagonista e voce narrante di questo libro, avviene solo nella seconda metà del racconto, eppure si può dire che è in questo passaggio che si concentra il significato profondo dell’opera “Le otto montagne” di Paolo Cognetti.
Un romanzo potente che racconta la storia di un’amicizia tra due ragazzi, Pietro e Bruno, divenuti poi adulti, così diversi da sembrare inconciliabili. Ma spesso sono proprio i poli opposti che si attraggono, fino ad assomigliarsi e completarsi.

Pietro è un ragazzino ombroso, introverso, che ha sempre vissuto in città, insieme ai genitori di origine veneta e amanti della montagna, luogo prediletto dal padre e dove ogni estate trascorrono le vacanze lontano dall’odiata città.
A Grana, piccola località montanara, Pietro conosce Bruno, suo coetaneo che a differenza sua non è mai uscito dal suo paese ed ha già abbandonato la scuola per lavorare nell’alpeggio della famiglia come pastore.

Dal loro primo incontro i due ragazzini instaurano un legame indissolubile che li terrà uniti per tutta la vita.


Quella sera nel mio letto faticai ad addormentarmi. Era l’eccitazione a tenermi sveglio: venivo da un’infanzia solitaria, e non ero abituato a fare le cose in due. Credevo, anche in questo, di essere uguale a mio padre. Ma quel giorno avevo provato qualcosa, un improvviso senso di intimità, che allo stesso tempo mi attirava e spaventava, come un varco su un territorio ignoto.


Un’amicizia che nasce tra due personalità simili, introverse e taciturne, più capaci a comunicare e comprendersi tramite gli sguardi che con le parole. Un rapporto fraterno che diviene collante delle loro vite, in cui le fughe e i ritorni di Pietro, che cresce sempre più tormentato e in cerca di una sua identità, si controbilanciano al radicamento di Bruno, sempre più attaccato a non lasciare la sua valle.

Ed è in questo contrasto che risiede l’essenza del libro, riportando al passaggio iniziale della leggenda delle otto montagne raccontata dal vecchio nepalese a Pietro durante uno dei suoi viaggi. Sarà Pietro che dopo aver vagabondato per il mondo e spinto dalla sua viscerale attrazione per i monti, o l’amico Bruno, che non ha pressoché mai abbandonato le montagne dove è cresciuto, ad aver imparato di più dalla vita?

Una storia dalla trama semplice che lascia così ampio spazio all’evoluzione psicologica ed esistenziale dei due protagonisti, reale forza motrice del romanzo. Un legame basato su un’intesa profonda, quasi atavica, che li compenserà gradualmente nei reciproci momenti del dolore e della perdita, che si alternano nelle loro vite. Durante la lettura si carpiscono i tratti emotivi e psicologici di Pietro e Bruno, rivelati dallo scrittore con naturalezza e autenticità, pur nella loro complessità.


L’estate cancella i ricordi proprio come scioglie la neve, ma il ghiacciaio è la neve degli inverni lontani, è un ricordo d’inverno che non vuole essere dimenticato.”


Due diversi percorsi di crescita che coinvolgono in modo straordinario, in cui l’irrequietezza di Pietro contrasta la tenacia di Bruno, lasciando al lettore la bellezza di capirne virtù e fragilità, forza e debolezza, senza giudizio alcuno.

Terzo indiscusso protagonista del libro è la montagna, non semplice luogo bensì potente metafora poetica, in grado di essere fredda e inospitale e allo stesso tempo accogliente e ristoratrice dell’anima.


«Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa».

La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.


Uno spazio mistico di meditazione, fatica, silenzio, pericoli che ripercorre le vite dei protagonisti attraverso lunghe distanze, sia geografiche che temporali. La voce narrante di Pietro accompagna il lettore con immagini suggestive dall’inizio alla fine, facendo percepire odori, sapori e permettendo di ammirare la purezza di luoghi descritti in modo realistico.


Il lago laggiú assomigliava a una seta nera, con il vento che la increspava. Anzi no, era il contrario di un’increspatura: il vento sembrava una mano gelida che ne spianasse le pieghe. Mi fece venir voglia di allungare le mie verso il fuoco, e poi tenerle lí a rubargli un po’ di calore.


Un libro magnetico da leggere per sperimentare la bellezza del viaggio, non solo quello fatto di spostamenti bensì quello interiore, in cui ritrovare il significato intimo della propria esistenza e del nostro posto nel mondo.

«Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand’ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna.
Sí, parla proprio di questo»

(Paolo Cognetti).

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OPEN, LA MIA STORIA di Andrè Agassi

OPEN, LA MIA STORIA di Andre Agassi

Titolo: Open, la mia storia
Autore: Andre Agassi
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 27 Ottobre 2015
Editore: Einaudi

TRAMA


Costretto ad allenarsi sin da quando aveva quattro anni da un padre dispotico ma determinato a farne un campione a qualunque costo, Andre Agassi cresce con un sentimento fortissimo: l’odio smisurato per il tennis. Contemporaneamente però prende piede in lui anche la consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Ed è proprio in bilico tra una pulsione verso l’autodistruzione e la ricerca della perfezione che si svolgerà la sua incredibile carriera sportiva. Con i capelli ossigenati, l’orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, Agassi ha sconvolto l’austero mondo del tennis, raggiungendo una serie di successi mai vista prima.

RECENSIONE


Era da tempo che volevo leggere questa autobiografia, convinta dai numerosi commenti positivi che mi era capitato di sentire da parte di più persone, molte delle quali non sportive e neppure appassionate di tennis. Coincidenza che mi ha incuriosito, ammetto, facendomi superare la diffidenza che ho sempre avuto verso questo genere di libri, considerati più come il risultato di sapienti operazioni di marketing che altro.
Sbagliarsi non è mai stato tanto illuminante perché “Open, la mia storia” è uno dei libri più belli letti fino ad ora.
Un viaggio tanto bello quanto doloroso, in cui fallimenti, vittorie, sconfitte segnano il destino di un uomo divenuto leggenda dello sport, attraverso un percorso umano tortuoso, raccontato dall’infanzia fino al ritiro, avvenuto nel 2006.


Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato. Quando quest’ultimo tassello della mia identità va al suo posto, scivolo sulle ginocchia e in un sussurro dico: Fa’ che finisca presto. E poi: Non sono pronto a smettere.


Cresciuto a Las Vegas da una famiglia ordinaria, Andre Agassi conosce il tennis fin da piccolissimo grazie al padre, ex atleta e ossessionato da questo sport fino a trasformare la sua vita in una missione: far divenire il figlio un campione. Un padre despota che gli nega un’infanzia fino a chiudere la sua adolescenza in una prigione blindata. Una figura a tratti disturbante e odiosa, con cui Andre nutrirà un rapporto complesso per tutta la sua lunga carriera, fluttuando tra odio e amore, bisogno e rifiuto. Una contraddizione in termini, come lui più volte ammetterà, che riflette i sentimenti interiori vissuti verso lo stesso sport che lo segnerà nel profondo, consacrandolo l’unico tennista ad aver vinto in carriera tutti e quattro tornei dello Slam, la medaglia d’oro del singolare olimpico, il torneo ATP World Championship e la Coppa Davis.
Obiettivi incredibili e impensabili per la maggior parte degli sportivi professionisti, raggiunti pagando però quale prezzo?


Il dolore di perdere, il dolore di giocare. Ci ho messo trent’anni io a capirlo, a risolvere il calcolo della mia psiche.


Un costo altissimo, sia a livello fisico che psicologico, che minerà le fondamenta della vita di un ragazzo fragile, alla perenne ricerca di sé stesso e in costante conflitto con il mondo che lo circonda.

Ricordo da ragazzina Agassi come sportivo ma soprattutto come personaggio, per i suoi look stravaganti e i capelli lunghi, che indignavano i giudici di gara di allora e che facevano impazzire le ragazze. Un’icona sportiva e di stile per più di una generazione e che segnò l’epoca dei ruggenti anni ottanta. Un campione che divenne facile preda del mondo del gossip per i suoi matrimoni, il primo con l’attrice Brooke Shields, e la successiva caduta nella dipendenza da metanfetamine, nonché l’irriverente atteggiamento di tennista insofferente alle regole, tra cui il rifiuto di rispettare il dress code imposto dal rigido torneo di Wimbledon, che gli costò la sua partecipazione per anni.
Una patina da star dal quale traspariva la luccicante superficie glamour e che ben nascondeva la sofferenza e il tormento di un ragazzo che visse una gioventù turbolenta, in un mondo altamente competitivo.
Una storia toccante che insegna moltissimo, in cui è facile identificarsi perché il tennis è un po’ come la vita:


Non è un caso, penso, che il tennis usi il linguaggio della vita. Vantaggio, servizio, errore, break, love (zero), gli elementi basilari del tennis sono quelli dell’esistenza quotidiana, perché ogni match è una vita in miniatura.


Un libro messaggero di speranza, in cui riscatto e rinascita sono al centro di una vita vissuta agli estremi, come i lati di un campo, tra l’ossessiva ricerca della perfezione e la paura del fallimento. Un divario come simbolo ricorrente che segna l’eterno conflitto tra ciò che vorremmo e ciò che in realtà facciamo, come succede ad ognuno di noi.

Lo stile narrazione serrato ed incalzante, raccontato al presente, segna il ritmo della lettura e coinvolge senza lasciare sosta, come se si assistesse virtualmente ad un match combattuto all’ultimo sangue su un campo di tennis, in cui è impossibile staccare gli occhi dalla palla.

Alla fine della lettura sono andata a sbirciare nel profilo Instagram di questo campione, incuriosita ancora di più dalla sua vita. Quello che mi ha maggiormente colpito è stato il suo sorriso luminoso, immortalato in scatti privati autentici che lo ritraggono in una vita ordinaria, condivisa da quasi vent’anni accanto alla moglie Steffi Graff, campionessa di tennis con cui ha avuto due figli, oggi adolescenti. Una coppia solida, che forse nasconde il segreto della sua longevità in aver condiviso un’infanzia con dei padri manipolatori e una gioventù vissuta sotto i riflettori. Il sogno più grande che volevano realizzare era proprio quello dell’anonimato, come stanno facendo da anni.

Nonostante i chili in più e un aspetto visibilmente più maturo, quello che oggi appare chiaro è che Andre Agassi è un uomo appagato, sorridente, sereno, sicuramente molto diverso dalle immagini che si alternano nel suo profilo Instagram da giovane, più magro e in forma ma con quegli occhi bellissimi e tristi che ammaliavano orde di ammiratrici.
Sapere oggi cosa nascondesse quello sguardo così malinconico mi ha commosso profondamente, facendomi apprezzare ancora di più la sua storia, costellata di ricordi ed esperienze che testimoniano una vita straordinaria. Un uomo che ha trasformato le sue cadute in trampolini per lanciarsi in sfide sempre più difficili, alla ricerca di sé stesso e di un’identità per anni privata, raggiungendo quella pace interiore così a lungo negata, per trovare il significato della propria esistenza accanto ai propri affetti più cari e facendo del bene agli altri.


Quello che la gente vede adesso, nel bene e nel male, è la mia prima formazione, la mia prima incarnazione. Non ho alterato la mia immagine, l’ho scoperta.


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SENZA PACE di Miss Black

SENZA PACE di Miss Black

Titolo: Senza pace
Autore: Miss Black
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 22 Aprile 2019
Editore: Self publishing

TRAMA


Chiara lavora per una multinazionale energetica. Viene mandata in Libia a occuparsi degli impianti di estrazione in loco, tra i pericoli di una nazione sempre sull’orlo di una guerra civile e quelli della spietata competizione aziendale interna. È durante il suo periodo in Nord Africa che conosce Yidir, il berbero che gestisce la sicurezza degli italiani per conto dell’autorità petrolifera libica, e tra loro scatta qualcosa. Un’attrazione complicata, che si scontra con due modi diversi di vedere il mondo. Yidir è un uomo inquieto, in fondo legato a un’idea di femminile che per Chiara è inconcepibile, Chiara ha sempre messo la carriera davanti a qualsiasi affetto. Ma tra il calore del deserto e il freddo di Milano, tutto possono fare Chiara e Yidir, tranne provare indifferenza l’uno per l’altra. Tra loro cresce un sentimento che ha il potere di annullare ogni distanza, di far superare ogni difficoltà, ogni incomprensione… ma sarà sufficiente?

RECENSIONE


Ho letto molte storie di Miss Black, e fortunatamente ne ho ancora molte da scoprire, attingendo alla sua ampia e variegata bibliografia. Libri che spesso fungono per me da ristoro, regalandomi il perfetto rifugio dalla vita quotidiana, che spesso ci trascina via con molteplici fluttuazioni e per cui la scelta migliore è quella di volersi bene leggendo.

Ammetto che quando ho deciso di conoscere la storia di Yidir e Chiara non immaginavo di trovarmi coinvolta in un libro tanto potente e intimo. Una lettura che mi ha lasciata per giorni un ricordo vivo, un’esperienza indimenticabile vissuta sorvolando il caldo deserto libico, il magnifico anfiteatro di Lecce e il mare delle coste siciliane. Paesaggi significativi che fanno da contorno ad una storia toccante, la più bella letta fino ad oggi di questa sorprendente scrittrice.

Diversità culturale, guerra, razzismo, immigrazione, nonché l’eterno conflitto tra il valore della vita e gli interessi economici di nazioni e grandi multinazionali sono i temi scottanti che si ritrovano in “Senza pace”. Argomenti raccontati con lucidità e straordinaria schiettezza, caratteristiche che rendono unico lo stile di Miss Black, autrice capace di parlare di tematiche attuali e difficili con arguzia, ironia e quel tocco di sensualità ed erotismo che plasma tutto in modo sublime.

Stavolta però a predominare è una storia d’amore commuovente e bellissima, in cui due esseri umani profondamente diversi si conoscono, ritrovandosi a condividere il palcoscenico spietato e crudele della guerra in Libia, scenario militare e politico complicatissimo e ancora oggi attuale, aggravato dalla presenza di interessi economici in aggiunta ai colpi dei Kalashnikov.


Era silenzioso, discreto, e dopo un po’ non facevi più caso al suo AK-47. Inoltre era bello. Un gran bell’uomo, alto, in forma, con la pelle olivastra e il profilo tagliente della gente del deserto.”


Chiara, donna italiana in carriera tosta e determinata, e Yidir, capo della sicurezza libico dai modi duri e dalla mentalità tradizionale, sono i protagonisti di una storia originale e profonda, che li renderà inizialmente vittime di un’attrazione travolgente alla quale però non vorranno dare un nome, né offrire un futuro a causa di una realtà troppo complicata da gestire e che li rende inconciliabili.


A volte la guardava con un’intensità da fermarle il cuore. Con affetto, struggimento… amore? Era così impossibile?”


Un popolare detto arabo che dice “L’occhio del sole non si può nascondere con un setaccio” getta la romantica prospettiva che un sentimento che nasce inaspettato non può nascondersi a lungo. Ma in guerra tutto è imprevedibile e nonostante un sentimento possa germogliare nell’aridità del deserto, nulla resta in piedi come lo si è lasciato, nessuno rimane illeso.


Erano sopravvissuti, e il solo fatto di star loro vicini elevava un po’ anche te.”


Una storia di cambiamento, dolore, rinascita e perdita. Un racconto al cui centro c’è la sopravvivenza interpretata a più livelli: dalla ferocia umana più impensabile alla crudeltà della guerra, da un destino di riscatto improvvisamente strappato alla fragilità di un cuore che non si pensava così debole.
Chiara e Yidir sono simboli meravigliosi di speranza e resilienza a sopravvivere oltre il dolore e la rassegnazione, per ricominciare a vivere imparando a riconoscersi, come animali feriti restati troppo a lungo distanti ma che vogliono ridarsi dignità e fiducia, gradualmente.

Un intreccio complesso raccontato con lucidità e perfezionato da un sapiente distacco in grado di offrire una storia in cui il giudizio è sospeso ed è piuttosto la riflessione ad emergere dall’abisso più profondo. Un libro che getta luci e ombre su realtà terribilmente attuali, sommergendo il lettore di domande che parlano al cuore e alla coscienza senza forzature, senza offrire tregua, senza lasciare pace.

Una lettura che per queste ragioni è impossibile dimenticare, come la bellezza di un tramonto nel deserto o l’alba nel mare di Sicilia. Come l’amore che cura, disseta, aspetta, lenisce, abbraccia e salva, al di là di ciò che potrà mai riservare il futuro.

Grazie Miss Black per questa storia.

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SEI IL MIO SOLE ANCHE DI NOTTE di Amy Harmon

SEI IL MIO SOLE ANCHE DI NOTTE di Amy Harmon

Titolo: Sei il mio sole anche di notte
Autore: Amy Harmon
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 19 Marzo 2015
Editore: Newton Compton Editori

TRAMA


Ambrose Young è bellissimo, alto, muscoloso, con lunghi capelli che gli arrivano alle spalle e uno sguardo che brucia di desiderio. Ma è davvero troppo per una come Fern Taylor. Lui è perfetto, il classico protagonista di quei romanzi d’amore che Fern ha sempre adorato leggere. E lei sa bene di non poter essere all’altezza di un ragazzo del genere… Ma la vita a volte prende pieghe inattese. Partito per la guerra dalla piccola cittadina di provincia in cui i due giovani sono cresciuti, Ambrose tornerà trasformato dalla sua esperienza in prima linea: è sfigurato nei lineamenti e profondamente ferito nell’anima. Fern riuscirà ad amarlo anche se non è più bello come prima? Sarà in grado di conquistarlo? Saprà curarlo e ridargli la fiducia in sé? Versione moderna de La bella e la bestia, il nuovo romanzo di Amy Harmon – dopo il grande successo di I cento colori del blu – ci dimostra che in ognuno di noi convivono una parte mostruosa e una meravigliosa creatura e che solo l’amore può essere capace di farle andare d’accordo.

RECENSIONE


Parlarvi di questo libro non è facile, come accade ogni volta che una storia supera il confine di un romanzo, divenendo un capolavoro, così prezioso che anche raccontarlo richiede cura e attenzione, come per un’opera d’arte così intrisa di bellezza e poesia da contemplare in religioso silenzio in attesa che l’emozione avvolga il cuore di luce.

E sono proprio le emozioni ad essere parte essenziale di questo romanzo di Amy Harmon, non a caso considerata una delle voci narranti più autorevoli a raccontarle, perché capace di scrivere storie così profonde da divenire, per coloro che le leggono, esperienze indimenticabili da ricordare per sempre. Libri struggenti che racchiudono messaggi mai banali, raccontati con poesia e dosata commozione, come accade in questo romanzo.

“Sei il mio sole anche di notte” è titolo italiano del libro, traduzione, a mio avviso discutibile, del più potente originale “Making faces”, letteralmente “fare smorfie, mimare con la faccia”. Apparentemente due semplici parole che riportano ad un gesto infantile tipico dei bambini ma che durante la lettura si arricchiscono di significati profondi, come a tracciare le linee di un disegno che pagina dopo pagina si svela sempre più complesso e stratificato, in cui molteplici argomenti come la guerra, la violenza sulle donne, il bullismo, l’emarginazione e la diversità si intrecciano nella storia fino a renderla un mosaico prezioso, come un’opera d’arte.

I protagonisti di questa storia sono Fern e Ambrose, due giovani ragazzi che poco hanno a che fare tra loro.

Fern è una ragazza semplice, non bella, che nessuno nota e che non vuole farsi notare. Altruista, sincera e dotata di una grande auto ironia, quello che la rende davvero particolare è la profonda consapevolezza, nonostante la giovane età, che ha di sé stessa, dei suoi pregi e difetti. Ama leggere romanzi d’amore e adora stare con suo cugino Bailey, affetto da un’invalidante malattia degenerativa. Un legame, il loro, simbiotico da quando sono nati che li ha resi col tempo confidenti, fratelli, migliori amici.


Minuta e pallida, con i capelli rosso fuoco e lineamenti ordinari, Fern sapeva di non essere il tipo di ragazza che attirava gli sguardi. In genere veniva ignorata, e certo non era la donna dei sogni di nessuno. Aveva vissuto un’infanzia tranquilla e sottotono, perfettamente consapevole della propria mediocrità.


Da quando aveva solo dieci anni Fern è segretamente innamorata di Ambrose, il bello della scuola e campione di lotta nella squadra del suo liceo. Ad Hannah Lake, piccola cittadina dove vivono, Ambrose è una celebrità locale non solo grazie ai suoi meriti sportivi, ma anche per il fatto di possedere un animo gentile e altruista. Un ragazzo venerato come un eroe e amato da tutti, che passa la maggior parte del tempo in compagnia dei suoi quattro inseparabili amici.


Per Fern, Ambrose era la perfezione assoluta, un dio greco in mezzo ai mortali, un personaggio da fiaba o da film. A differenza degli altri ragazzi, portava i capelli, scuri e mossi, lunghi fino alle spalle, e a volte li gettava indietro perché non gli ricadessero sugli occhi castani, incorniciati da ciglia lunghe e folte.


Due vite vissute agli antipodi, come le sponde opposte di un fiume destinate a guardarsi ma senza potersi toccare, salvo poi l’arrivo di accadimenti che con la forza devastante di una tempesta inondano tutto cancellando confini e cambiando destini. Il fiume diventa mare e in esso tutto si confonde: il bene col male, il dolore con la felicità, l’amore con l’indifferenza, l’eroismo con la vigliaccheria, la vita con la morte.
Eventi che segnano la fine dell’età dell’innocenza e l’inizio di quella adulta, in cui cambiare prospettiva diventa imperativo e vivere il presente obbligatorio.
Ma non tutto accade per lasciare solo macerie. Spesso è nei cambiamenti che è possibile rinascere davvero per vedere con nuovi occhi che oltre l’apparenza ci sono verità inaspettate che svelano che quello che si è sempre creduto spesso è più lontano dalla realtà ma più vicino a noi, accorciando distanze che sembravano incolmabili, congiungendo gli estremi in un unico punto.


«La vera bellezza, quella che non svanisce e non crolla, ha bisogno di tempo. Di fatica. Di una resistenza incredibile. È la goccia lenta a creare una stalattite, il tremito della Terra a dare origine alle montagne, il continuo infrangersi delle onde a spezzare le rocce e smussare i margini più aspri.»


Uno stile di narrazione potente ed evocativo trasforma questo romanzo in un’opera straordinaria in cui personaggi originali e di raro spessore, tra cui Bailey, diventano simboli di speranza, a vedere oltre la facile superficie perché è al nostro interno che si trova l’essenza di ognuno di noi. La nostra faccia in quanto tale è falsa, è solo una parte del nostro corpo ma non rappresenta quello che siamo veramente, che in verità non ha un volto. Un principio che richiama in modo forte una delle basi portanti della religione cattolica, tema molto caro all’autrice, ovvero come Dio che ci ha creato a sua immagine e somiglianza, perchè è appunto essenza.

Il tema religioso trova spazio nella storia in modi diversi, dall’idolatria malsana che vive su di sé Ambrose, quasi come fosse un Dio pagano, fino alla fede, quella più pura, di credere al di là della comprensione che ci sia sempre un significato in quello che ci accade nella vita e soprattutto che le persone che inaspettatamente troviamo nel nostro cammino siano spesso coloro di cui abbiamo bisogno in un preciso momento.


«Forse ognuno di noi è un pezzo di quel puzzle. Tutti insieme creiamo l’esperienza che definiamo vita. Nessuno di noi riesce a vedere il ruolo che svolge o l’immagine finale. Forse i miracoli cui assistiamo sono solo la punta dell’iceberg. E forse non riusciamo a riconoscere le benedizioni che derivano da eventi terribili».


Gli inconsapevoli eroi di questa storia prendono per mano il lettore, bagnandola con il calore dell’amore e della speranza, per insegnare a superare la paura, imparare ad accettare la perdita e adattarsi al cambiamento, perché si può essere eroi in modi inaspettati e scoprire che la vera bellezza dell’animo umano si propaga da dentro di noi dimostrando che l’amore è la meraviglia più grande di tutte.

Un romanzo che commuove e irrora il cuore di sapiente poesia e delicatezza attraverso l’immenso talento di Amy Harmon che ha il dono di trasformare la lettura in un’esperienza introspettiva che lascia il segno.


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L’INCASTRO (IM)PERFETTO di Colleen Hoover

L’INCASTRO (IM)PERFETTO di Colleen Hoover

Titolo: L’incastro imperfetto
Autore: Colleen Hoover
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Miles e Tate)
Tipo di finale: chiuso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 27 Agosto 2015
Editore: Leggereditore

TRAMA


Quando Tate Collins trova il pilota Miles Archer svenuto davanti alla sua porta di casa, non è decisamente amore a prima vista. Non si considerano neanche amici. Ciò che loro hanno, però, è un’innegabile reciproca attrazione.
Lui non cerca l’amore e lei non ha tempo per una relazione, ma la chimica tra loro non può essere ignorata. Una volta messi in chiaro i propri desideri, i due si rendono conto di aver trovato un accordo, almeno finchè Tate rispetterà due semplici regole: mai fare domande sul passato e non aspettarsi un futuro.
Tate cerca di convincersi che va tutto bene, ma presto si rende conto che è più difficile di quanto pensasse. Sarà in grado di dire di no a quel sexy pilota che abita proprio accanto a lei?

RECENSIONE


Leggere questa storia è stato un viaggio profondo, intenso che mi ha tenuta incollata alle pagine senza sosta. Conoscevo questa autrice grazie a “Forse un giorno”, letto un paio di anni fa. Speravo che anche questa volta potessi ripercorrere la stessa emozione, ovvero sentire una storia mia, proprietà della mia anima e della mia vita.

Si dice che ogni libro abbia il suo momento, a seconda dello stato d’animo che si sta vivendo, dalle nostre emozioni e sensazioni.

“L’incastro (Im)perfetto” è arrivato al momento giusto. Sono trascorsi due anni da quando lo avevo acquistato e decidere di conoscere la storia di Tate e Miles è stato come scartare un regalo, assaporando ogni parola, ogni pagina e farlo mio. Una magia svelata attraverso la lettura, innescando nella mente un misto di ricordi ed emozioni legati al vissuto, come accade quando una storia smuove ciò che è già dentro di noi.


Non ho idea di cosa gli passi per la testa. Non sorride mai. Non ride mai. Non flirta. Sembra portare una specie di maschera di ferro tra la sua espressione e il resto del mondo.


Miles è un pilota, volare è sempre stato il suo sogno. E’ giovane e bello ma non vive come potrebbe fare un ragazzo della sua età, dando spazio anche alla vita privata divertendosi. Lui sopravvive lavorando senza sosta, appesantito da anni da una corazza di dolore che lo ha reso impenetrabile, silenzioso, fino ad avere congelato ogni emozione che rimetta in vita il suo cuore, divenuto freddo, come il metallo più duro. Da anni ha chiuso la porta a chiunque possa scalfire la sua vita. Nessun passato da condividere, nessun futuro da progettare. Il presente è l’unico tempo verbale che si consente di contemplare.


Voglio conoscere tutti i pensieri che gli passano per la mente, soprattutto quello che ha in testa adesso, nascosto dietro quell’espressione stoica e risoluta.


L’incontro con Tate, sorella di uno dei suoi più cari amici, sarà l’inizio di un percorso interiore in cui dolore, paura, elaborazione e disperato desiderio si intrecceranno per divenire le forze motrici di una rinascita difficilissima.

Sguardi, sfioramenti e profumi innescano un’attrazione quasi folle, che entrambi decideranno di vivere come una partita scandita da regole rigide e chiare, per preservare il cuore da possibili complicazioni. Il terreno in cui si fronteggeranno diverrà sempre più scivoloso, fino a che ad ogni incontro restare in piedi sarà sempre più arduo. Quando il sangue ricomincia a fluire il cuore ricomincia a battere, a quel punto non esistono regole che possano ingabbiarlo di nuovo, anche correndo il rischio di spezzarlo, ancora.

Il ritmo del racconto è perfettamente bilanciato, dipanandosi tra presente e passato e arricchendo così la lettura di incredibile intensità. Ogni flaskback è raccontato dal punto di vista di Miles con uno stile originale e incalzante, in grado di far sentire vive le sue emozioni. Ogni ricordo aumenta il pathos della storia per scoprire cosa ci sia dietro il pesante sipario di un passato troppo duro da ricordare e così buio da aver gettato impenetrabili ombre sul presente. La scelta dell’autrice di dare voce a Miles attraverso il passato evidenzia quanto lui sia ancora prigioniero di eventi che lo hanno segnato e reso prigioniero. Tate vive il presente, con gli occhi ancora inesperti di chi il futuro lo sogna.

Il titolo originale, “Ugly love”, reclama con forza il messaggio profondo della storia che porta con sé la bellezza e lo struggimento di un processo difficile di rinascita di chi annega nel buio, divenendo incapace di risalire in superficie.


La differenza tra il brutto dell’amore e il bello dell’amore è che il bello è molto più leggero. Ti fa sembrare di volare. Ti porta in alto. Ti trasporta.
Il brutto dell’amore diventa te. Ti consuma. Ti fa odiare tutto. Ti fa capire che per quanto sia bello il bello dell’amore, il gioco non vale la candela.


Un viaggio introspettivo nei profondi meandri di un cuore indurito come la coltre ghiacciata di un lago oscuro. Un percorso in cui ci si immerge senza indugio, confortati nel seguire, pagina dopo pagina, la luce di Tate, una lunga scia sottile e luminosa, capace di fendere l’abisso per riportare in alto, in cielo, e ammirare l’alba, grazie all’attesa di chi ama davvero e non desiste. Un’esperienza toccante, a tratti anche straziante, ma che vale la pena di vivere.


Accade qualcosa. Qualcosa dentro di me. È come se le sue parole avessero scatenato una valanga nel ghiacciaio che circonda il mio cuore. Sento pezzi di ghiaccio staccarsi e cadere, andando ad aggiungersi agli altri pezzi che avevano iniziato a staccarsi dal giorno in cui ho incontrato Tate.


Lo stile narrativo è evocativo e ricco di sfumature, in cui ogni parola è accuratamente scelta per far riflettere, entrando così in empatia con i protagonisti, nel loro tortuoso viaggio verso la consapevolezza che dolore e felicità sono facce della stessa medaglia, non esiste l’uno senza l’altro.

Miles e Tate sono i due protagonisti indimenticabili di un libro meraviglioso, in cui l’amore insegna a convivere col dolore, sciogliendo il gelo delle proprie paure nel caldo abbraccio di chi non si è mai arreso.


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LILIM vol. 1 di Miss Black

LILIM vol. 1 di Miss Black

Titolo: Lilim vol. 1
Autore: Miss Black
Serie: Legends
Genere: Erotic e Fantasy Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: aperto
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 10 Aprile 2021
Editore: Self-Publishing

TRAMA


Emma ha una carriera di successo, un compagno con cui ha ritrovato la complicità, un futuro che sembra già scritto. Tutto va in frantumi quando nella sua esistenza compare un uomo così bello da sembrare irreale. E apparentemente lo è, visto che la prima volta Emma lo incontra in sogno, un sogno vivido ed erotico. Da quel momento in poi la vita perfetta di Emma comincia a sgretolarsi. Warad-Sin, l’amante del suo sogno, si presenta in carne e ossa: magnifico, arrogante e tutt’altro che umano. Emma si rende conto di doversi difendere da lui e inizia a studiarlo con l’aiuto del professor Valdes, un antropologo che è quasi stato ucciso da un’esemplare femmina della sua stessa specie: i lilim. I lilim sono antichi come il mondo; belli e letali, si nutrono della forza degli esseri umani durante il sonno. Resistere al loro fascino è quasi impossibile e oltretutto Emma ha un motivo molto solido per non liberarsi di Warad-Sin. Un motivo che le sta crescendo dentro.

RECENSIONE


«Chi non ha mai avuto un sogno, forse ha solo sognato di vivere»


Il sogno come possibile estensione della realtà o proiezione dei propri desideri, quelli più nascosti. Spesso ci chiediamo se queste immagini che si affacciano nella nostra mente nel momento in cui siamo più vulnerabili siano davvero lo specchio di ciò che abbiamo dentro. In realtà non ci sono studi che dimostrano inequivocabilmente la relazione tra il sogno ed il nostro profondo io interiore.

Se nell’antichità i sogni venivano concepiti come segni divini, fu solo con Sigmund Freud che, nel XIX secolo, questi assunsero la caratteristica di rivelatori del nostro inconscio. Freud sosteneva infatti che i sogni rivelassero quelli che sono i nostri desideri più nascosti.

Ad oggi questa visione è stata in parte superata, affermando che il significato dei nostri sogni è quello di essere un’estensione delle emozioni provate quando si è svegli. Nonostante gli studi e le ricerche ad oggi disponibili, il sogno mantiene quell’aurea di mistero profondamente affascinante e capace di intrigare, come questa storia, primo capitolo di una trilogia fantasy che promette molto.


Lei invece si era addormentata e aveva sognato. Nel sogno era lì, a letto.


Emma vive a Londra e incarna una donna moderna e affermata, con una carriera professionale appagante ed una vita sentimentale stabile. Tutto fila liscio se non che a stravolgere la sua vita accade qualcosa di inaspettato, così sconvolgente da rimettere tutto in discussione. Un evento che ha a che fare con un’incontro ravvicinato con una figura che di umano ha ben poco se non l’aspetto, particolarmente conturbante tra l’altro, al punto da togliere il sonno. Letteralmente.


Sopra di lei c’era un uomo dai capelli scuri e sfilati. Un uomo… irreale, nella sua bellezza perfetta. Fisico da modello di intimo e lineamenti squisiti, regolari. Gli occhi allungati e brillanti.


Warad-Sin è bello da mozzare il fiato, perfetto, seducente. Quando appare nei sogni trascina la sua vittima in un turbine di desiderio, annientando ogni volontà di resistenza fino a creare dipendenza. E’ nel sogno che è la sua forza, è nella realtà che si nasconde la sua fragilità.

Il tema di questa storia è intrigante: sogno o realtà? Quanto il sogno rivela della realtà e quanto la realtà nasconde attraverso i sogni desideri repressi o maschere spesse, così tanto da nascondere la vera natura di un individuo, magari sotto una superficie luccicante o un corpo divenuto difettoso.

Miss Black ha la profonda capacità di sorprendere sempre, inventando storie mai banali, con personaggi che non deludono mai, perché sfaccettati e imperfetti. Questa storia strizza l’occhio al genere fantasy, popolato da creature affascinanti e carismatiche che spaziano tra la natura umana e la dimensione divina, con l’aggiunta di quel tocco erotico impeccabile che contraddistingue la firma di questa autrice. Racconti che senza rinunciare ad una sana dose di humour offrono in più prospettive originali, utili ad interpretare in chiave leggera argomenti profondi, come il rapporto ancestrale tra l’uomo e la donna e la maternità, intesa nella sua forma più primitiva.

Un storia in cui la vita e l’amore stanno al centro senza annoiare, in modo originale e mai convenzionale, arrivando a toccare il cuore, che stavolta ha avuto anche qualche sussulto di commozione.


«L’amore a volte è rinuncia.»


Ho percepito quanto a volte la vita riservi amari risvegli, in cui il sogno lascia il posto alla consapevolezza di non essere capaci di vedere oltre l’apparenza, oltre la coltre del pregiudizio, intersecando lo spazio tra bene e male, perdendo l’occasione di guardare con i propri occhi.

Spero di leggere quanto prima il secondo capitolo di questa trilogia, che promette molto bene.

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HOUSE OF PAIN di Naike Ror

HOUSE OF PAIN di Naike Ror

Titolo: House of pain
Autore: Naike Ror
Serie: American’s Creed in love vol. 2
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Emery e Hannah)
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 26 Gennaio 2021
Editore: Self-Publishing

TRAMA


Mi chiamo Emery Scott e sono il Presidente degli American’s Creed, la più antica confraternita studentesca di Yale. Frequento il dottorato in legge, amo le feste selvagge, il football e i dolci al cioccolato.
Ho due amici che considero fratelli: Cruz Sanders, che tutti credono sia un cinico manipolatore, e Tyson Rogers, reputato il professore più stravagante dell’università.
Anche su di me la gente ha un’opinione precisa: crede che io sia il tipico ragazzo ricco, viziato, che ama le avventure di una notte.
Nessuno, però, ha idea di quanto in realtà io mi senta solo.
Terribilmente solo.
Se solo Hanna Foster, la ragazza che mi piace, potesse capirmi… anche lei appare per quello che non è, ne sono sicuro.
Peccato solo che lei mi consideri un maniaco, e ogni volta che tento un approccio, fugge via come se avesse incontrato il diavolo in persona. Non ho proprio una possibilità con Hanna, me ne rendo conto, ma come posso spiegare al mio cuore che deve smetterla di palpitare ogni volta che incrocio i suoi occhi?

RECENSIONE


Era da molto che volevo leggere questo libro. La curiosità mi era rimasta dalla fine del primo capitolo di “House of love”, della serie “America’s Creed in love”, in cui di due protagonisti di questa storia si erano affacciati timidamente, lasciandomi in loro attesa.

Avevo capito che il tono del libro sarebbe stato differente dal primo già dal titolo ,“House of pain”, ma non mi sarei mai immaginata di trovarmi difronte ad una storia così intensa, sofferta ma anche dolcissima. Un miscuglio di tonalità che mi ha fatto amare questa storia fin dalle prime pagine.

I suoi protagonisti, Emery e Hannah, sono molto diversi rispetto a quelli conosciuti nel primo capitolo, perché più ambiziosi, competitivi e pronti ad accettare ogni sfida pur di primeggiare tra loro.

In questa storia non ci sono sfide o primati da superare perché il tema su cui si centra la trama è antitetico, ovvero vivere semplicemente la normalità ed essere sé stessi, oltre le convenzioni e le aspettative altrui. Anche se potrebbe sembrare un’obiettivo raggiungibile, tutto si complica se si è vissuto un passato molto poco ordinario e se l’attuale contesto di vita è studiare a Harvard e Yale, in cui sopravvivere significa eccellere, essere performanti per passare davanti agli altri concorrenti.

Dinamiche di ricerca dell’eccellenza che possono assumere molteplici significati come essere sempre dei vincenti nello studio, nella vita pervandendo così la personalità fino a condizionare ogni scelta. Meccanismi che possono diventare perversi per chi ha conosciuto il dolore e la solitudine, come Emery e Hannah.

Emery proviene da un’elitaria famiglia di avvocati, è Presidente della confraternita più potente della sua università e membro onorario di un ristretto gruppo di amici. Ma c’è qualcosa che lo distingue dagli altri e lo rende più autentico e sensibile, un ragazzo di rara purezza d’animo.


Quelli del primo anno erano ritenuti degli inferiori, Cruz e Tyson avevano spesso usato i più giovani come zerbini e a proprio piacimento, mentre il sottoscritto non riusciva proprio a farsi andare bene quella consuetudine.


Hannah è una ragazza pacata e riservata, con un doloroso passato alle spalle. Vive per studiare e trovare un’indipendenza economica, per superare il ricordo di un’infanzia da dimenticare. Orgogliosa e tenace, vive tranquilla, nonostante fragilità e paure che le hanno marchiato il cuore in modo indelebile.


Nascondermi sotto le fronde di un salice, mimetizzarmi tra gli altri studenti durante una lezione, mi faceva sentire al sicuro da un mondo in cui la competizione regnava sovrana. Gareggiare e primeggiare richiedevano un’ambizione vorace che non avevo mai posseduto.


Così raccontata, sembrerebbe la trama di un libro già letto, invece mai sensazione potrebbe essere più sbagliata.

“House of pain” è una storia particolare che posa sul cuore la delicatezza e il candore di una piuma fatta per lenire paure e superare il buio. Una lettura che scalda e si scopre più bella se assaporata con la giusta lentezza, seguendo un ritmo di narrazione scandito ad arte che permette di elaborare scelte e carpire gli aspetti più in ombra dei due protagonisti, così semplici perché autentici ma anche complessi per ciò che nascondono dietro le loro maschere.

Emery e Hannah sono intrisi di quelle sfumature che danno intensità a personaggi che si farà fatica a dimenticare, perché è nel contrasto che spesso si trova la bellezza di un forte realismo descrittivo.


Lei voleva essere normale, io volevo che fosse normale vivere ogni momento come se fosse il più speciale di tutti. Poteva esserci una coppia più perfetta?


Uno stile di narrazione fluido e diretto pervade tutto il libro, confermando Naike Ror come un’autrice in grado di colpire in profondità con personaggi imperfetti e non convenzionali, che offrono emozioni vive e credibili, regalando dialoghi pungenti e ricchi di ironia, in grado di lasciare quel lieve senso di amarezza che riserva spesso la vita.

Leggere “House of pain” è stato un viaggio intenso, a tratti toccante, in grado di scavare l’animo umano e scoprire il senso profondo dell’amore capace di aspettare e rispettare, e dell’amicizia, quella più autentica, che riesce a vedere oltre la superficie di mura invalicabili fortificate per proteggersi e difendere chi più si ha a cuore.


Eravamo noi nonostante i dubbi, le differenze, le rotture. Nonostante il mio passato e il suo futuro, malgrado quello che pensavano gli altri. Nonostante le difficoltà e la sofferenza.


Una storia come un inno alla normalità, alla speranza di una rivincita, alla capacità di trasformazione, per superare l’ingiustizia sociale e i segni della ferocia umana. Un libro che ho atteso di leggere e che probabilmente dovevo conoscere al momento giusto, per amarlo di più. Lo ricorderò come le cose belle e indimenticabili, che a volte sono le più semplici.

Chapeu Naike.

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QUELLO CHE NON TI ASPETTI di Giovanna Roma

QUELLO CHE NON TI ASPETTI di Giovanna Roma

Titolo: Quello che non ti aspetti
Autore: Giovanna Roma
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Hope e Trevor)
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 6 Dicembre 2020
Editore: Self Publishing

TRAMA


Sono noto per i miei scatti di rabbia. Ho il numero maggiore di penalità nella squadra di hockey e la faccia sulle riviste scandalistiche. Metto nei guai chi se lo merita e Hope Harley lo merita più di tutti.
Questo finché scopro che qualcosa di più grande di lei manovra la sua vita. All’improvviso i miei soldi sono carta straccia, i muscoli inutili. La mia sregolatezza diventa un’esistenza vuota.
Hope è cieca ai rischi. Sfida Golia, si lancia nel dirupo, non rimanda e ricomincia da zero ogni giorno.
La lezione più dura che mi abbia impartito? Lei è la verità, mentre io sono una bugia.

RECENSIONE


“Quello che non ti aspetti” offre già dal titolo il tema ricorrente del libro, ovvero le aspettative, su di sé e sugli altri. Un concetto che a mio avviso l’autrice ha raccontato in molteplici aspetti.

Una storia dura, in cui dolore, speranza, morte e vita si mischiano continuamente creando un circolo di sensazioni contrastanti che mi ha lasciato con il fiato sospeso fino alla fine.

Hope è una ragazza di vent’anni, metà dei quali passati in ospedale per sconfiggere una malattia terribile che ha cambiato per sempre la sua vita, appendendola ad un filo che rischia di spezzarsi ogni giorno.

All’uscita dell’ospedale dopo uno dei suoi tanti controlli incontra Roy, capitano dei “Falchi”, celebre squadra di hockey su ghiaccio che lei ovviamente non conosce. Tra loro nasce una bella amicizia, fatta di messaggi e racconti di vita, che danno a Hope un po’ di ossigeno per vivere, dopo tantissimo tempo, come una ragazza normale.


Quando scrive… io mi sento coinvolta nella sua vita… meno sola, ecco. Non ho mai giustificato quello che si crea tra noi, neanche nella mia testa.

Non mi è mai interessato l’hockey, ma oggi lo vedo come l’occasione per agire di testa mia e divertirmi come mai. Voglio uscire, stare tra coetanei, farmi trasportare dalla vita.


Roy è quanto di meglio ci si possa aspettare da un ragazzo: premuroso, gentile, paziente, protettivo e capace di immensa comprensione per una ragazza particolare come Hope.

Sembrerebbe che tutto fili liscio e che l’amicizia che sembra legarli sempre di più si possa trasformare in qualcos’altro. A scombinare le carte però si insinua l’imprevisto, ovvero Trevor, migliore amico di Roy nonché attaccante della sua stessa squadra di hockey.

Trevor è irruento, irriverente, allergico ad ogni tipo di sentimentalismo e quanto di più lontano dallo stereotipo di bravo ragazzo. Il suo unico obiettivo nella vita è vincere il campionato.


Ho la stoffa del campione cucita addosso. Governare il disco e schivare chi si intromette nella mia traiettoria dà un senso di onnipotenza.


Le ragazze per lui sono solo oggetti di divertimento da usare a piacimento. Non si fida dell’amore, anzi lo rinnega totalmente, credendo che le donne lo cerchino solo per visibilità e successo sociale. Un animo arido di cui, ammetto, avrei voluto conoscere maggiormente il passato, per capire le ragioni di atteggiamenti tanto spietati.


«Eccoti un prezioso insegnamento: l’amore è una buffonata. Se l’hai inserito nella lista, risparmiati di perdere tempo e cancellalo.»


Il loro incontro li vedrà scontrarsi in tutti i sensi, tra il tragico e il comico. Il preludio di una storia che investirà entrambi in modo appassionato e turbolento.


«Hope Harley» allungo la mano. «Trevor Reeves.» La scuote e assottiglio lo sguardo. L’ho già sentito. I occhi scorrono sul mio corpo e lenti tornano sul viso, puntandomi in modo diretto.


Un doppio filo in cui Roy e Trevor incarneranno due poli opposti di vivere, in cui a farla da padrone saranno proprio l’approccio alla vita e le reazioni agli ostacoli che si presentano.

Da una parte l’amicizia forte e pura verso Roy, protettivo e innamorato, e dall’altra la passione irruenta verso Trevor, cinico, incapace di amare e dai modi quasi disumani.

Una sfida difficile, tortuosa, due strade opposte che Hope percorrerà in parallelo, portando con sé una persistente voglia di vita, che me l’ha fatta amare profondamente.

Mi è piaciuta perché incarnazione di un’eroina piccola ma forte, con le sue paure, le sue insicurezze e la sua tenacia. Giovanna Roma ha accuratamente raccontato la sua quotidianità, fatta di passioni come quella per il blog di cucina. Un mondo che Hope si è costruita per evadere ma anche per condividere con chi soffre come lei, ricette per l’alimentazione particolare che deve seguire, offrendo inconsapevolmente speranza a più livelli. In questo libro c’è il suo dolore, quello di una ragazzina giovane e forte, che convive con la sua malattia con dignità e coraggio. Ma c’è anche altro, ovvero la lotta per vivere ogni minuto come se fosse l’ultimo, lasciando spazio ai sogni e la lista delle cose da fare come obiettivo di vita.

Ed è stato bello come Trevor, sbagliato  e imperfetto,  sia l’unico che le crederà, spingendola ad alimentare quella voglia di vivere che i suoi familiari le negano. Un legame che li farà crescere entrambi, nonostante tutto.

Questo è il messaggio più bello: il cuore e la mente spingono a volte verso direzioni inaspettate, verso chi concede più tempo, più vita, un istinto alla sopravvivenza, a vivere fino all’ultimo respiro con fame ed emozione.

Niente sarà facile in questa storia, lunga e turbolenta, ma Hope e Trevor, insieme anche a Roy, mi hanno offerto una visione completa su un concetto importante, ovvero quello delle aspettative a 360°.

Avere aspettative troppo alte nei confronti di chi ci circonda può diventare un atteggiamento egoista e può farli sentire in obbligo di soddisfare tutti i nostri desideri. In questo modo però limitiamo la loro libertà, quando, in realtà, l’unica persona da cui dovremmo aspettarci tutto ciò siamo noi stessi.


«Costruisci le tue giornate su delle liste. Ogni settimana, ogni mese sai cosa fare, ma che mi dici dei momenti?»

«Sono quelli che sfuggono agli schemi, quelli che non vedi arrivare.»


Passiamo la maggior parte della nostra vita “aspettandoci qualcosa”: aspettando che accada ciò che desideriamo, aspettando che le persone si comportino in modo coerente con la nostra opinione su di loro. “Aspettarsi” è a volte sinonimo di “desiderare”, il che implica una piccola manipolazione da parte nostra.
In questa storia desideri, aspettative si sveleranno fino infondo, offrendo una bella riflessione sull’approccio alla vita.

Un libro da leggere.

Recensione precedentemente pubblicata da Alessia sul blog All Colours of Romance

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MILLION KISSES BABY di Laura Pellegrini

MILLION KISSES BABY di Laura Pellegrini

Titolo: Million kisses baby
Autore: Laura Pellegrini
Serie: American Navy Raiders Series
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Scott e Nada)
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 2 Aprile 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Cosa potrebbe accadere se la donna più refrattaria all’amore si innamorasse a prima vista di un Seal abituato ad attendere con pazienza il momento perfetto per centrare il suo obiettivo?Nada è un’agente immobiliare, che ha fatto della sua vita perfetta uno scudo per proteggersi da qualsiasi emozione, soprattutto dai sentimenti. Scott, invece, dalla sera in cui l’ha conosciuta a Hollywood, è determinato a rubarle il cuore. Tra le praterie innevate del Colorado, tormente di neve e passeggiate a cavallo, riuscirà il nostro capitano a far capitolare la bella Nada tra le sue braccia una volta per tutte e tornare incolume dall’ultima missione?

«Million kisses baby, da oggi ti chiamerò così.»

«E perché mai?»

«Perché un tuo bacio vale milioni.»

RECENSIONE


Aspettavo questa storia con grande curiosità, da quando Scott e Nada, i due protagonisti del libro, hanno fatto una fugace apparizione alla fine del primo capitolo di questa serie. Potrei dire fugace ma anche indimenticabile, tanto da farmi attendere questo secondo capitolo con molta trepidazione.


Dio, può un uomo abbattere in poche ore tutti i muri che con dovizia ho innalzato per l’intera vita? Può un uomo essere così… perfetto?


Un libro intenso, coinvolgente che parla di un colpo di fulmine, un’attrazione inspiegabile e potente al pari di un corto circuito, causata dallo scontro di due correnti opposte, una fredda e una calda. Uno sbalzo di tensione seguito da un blackout, che genera un danno così irreparabile, un sentimento così invalidante da cui non tornare più indietro, nonostante il tempo e la distanza.

Perché innamorarsi al primo sguardo può aprire ferite e diventare una condanna per chi l’amore non se lo può permettere, fino ad escluderlo dalla propria vita, come Nada.

Caparbia, determinata e abituata a concedere nulla di sé agli altri. L’unica eccezione alla sua perenne lotta alle emozioni sono le amiche più intime, che ne conoscono i lati più fragili e abilmente nascosti sotto un’impenetrabile maschera di rigore.

Cosa succede se ad una personalità così apparentemente impassibile divampa improvvisa la fiamma di un trasporto emozionale fuori scala, capace di colpire al cuore?

Per ovviare ad un problema di così “alta tensione” potrebbe essere sufficiente non oltrepassare gli “standard di tolleranza” e fare in modo che non si verifichino più sbalzi di tensione. Ma se il limite è già stato superato tornare indietro è impossibile, il danno è fatto.


È diverso. Lui è diverso. Lui non è come tutti gli altri. Lui non scivola via come acqua. Lui si infiltra, lui sconfina. Lui mi spezza.


Amico fidato, soldato encomiabile, fratello presente, Scott è tutto questo e anche di più. Chi lo conosce e gli è vicino lo cerca per avere conforto e sostegno. Un uomo solido che ama le sue radici, immerse nelle montagne del Colorado dove la natura avvolge e protegge, un luogo speciale in cui rifugiarsi insieme ai suoi cavalli e l’adorata famiglia. Uno spirito puro, incapace di fingere con sé stesso e con gli altri.


Nada è un turbine di emozioni sopite, di necessità infrante contro i muri del raziocinio. Lei è la quinta essenza della privazione, della negazione. La ragione che supera ogni cosa.


Due protagonisti che si fanno sentire profondamente, nelle loro paure e insicurezze, e che trasportano il lettore in una dimensione in cui la comunicazione si basa su di un linguaggio speciale, intimo, che tocca l’anima in profondità e si manifesta attraverso un semplice sguardo, una vibrazione appena percepita, un battito accennato:


«Cosa?» Mi giro verso di lui che mi sta così vicino da togliermi la razionalità. La sua mano lascia definitivamente la mia, la spazzola cade tra la segatura a terra. «Quello che si prova.» «A fare cosa?» Sfiora il collo di Misae con una mano, sorride senza guardarmi. «A lasciarsi andare» specifica cristallino. «Pensi che…?» «Io non penso, Nada, io ti vedo.»


Lo stile di narrazione è intenso ed evocativo, la descrizione delle scene è sapiente e accurata, attraversata da immagini e suoni vivi che amplificano le percezioni durante la lettura rendendo coinvolgenti i dialoghi.
Il candore della neve, il rumore della pioggia insieme al sole che rifrange sui vetri costruiscono ad arte la fotografia di questa storia, in cui le ambientazioni sono parte fondamentale della narrazione.


La pioggia ancora cade, le auto passano, le sirene urlano tra i palazzi alti, ma nonostante tutto la sento. La sento come una musica bellissima, come la delicatezza di questa pioggia. Come la meraviglia che è.


Una storia profonda scritta in modo trascinante e avvincente, al cui centro non c’è solo l’amore ma anche l’amicizia, quella salvifica, che definirei il filo conduttore di questa appassionante trilogia, a conferma che spesso a fare la differenza sono gli amici veri.

E con le parole della canzone Candy di Paolo Nutini, al centro di una delle più belle scene del libro, chiudo questo mio pensiero, sperando di conoscere a breve la storia di Predator e Emily, che temo mi faranno impazzire, letteralmente.

Darling, I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy before I go
Oh darling, I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy after my hug

Grazie Laura di questa ennesima storia da ricordare.

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