LA NOTTE SI PORTA VIA TUTTO di Miss Black

LA NOTTE SI PORTA VIA TUTTO di Miss Black

Titolo: La notte si porta via tutto
Autore: Miss Black
Serie: autoconclusivo
Genere: Erotic, Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 15 Dicembre 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Lui, una celebrity le cui sregolatezze tengono banco sui giornali scandalistici.
Lei, una chirurga ortopedica di origini somale.
Un paese fantasma, una storia improbabile e intensa, un atto di generosità che non passa impunito.

Quando riceve una richiesta di intervento in un paese fantasma dell’Alto Piemonte, l’ultima cosa che Jamilah si aspetterebbe di trovare è una celebrity con una gamba incastrata tra le assi di un pavimento cadente. E invece l’uomo in difficoltà è proprio Marco Santacroce, il figlio ormai trentottenne della star del rock Vittorio Santacroce. Il celebre cantante è morto dieci anni prima, ma le sregolatezze del figlio tengono ancora banco sui giornali scandalistici. Jamilah è una chirurga ortopedica, lontanissima dal mondo dello spettacolo e da qualsiasi frivolezza. Italiana di origini somale, ha lavorato nei paesi più poveri del mondo e solo da poco è tornata a vivere nel suo paesello di montagna, tra gli amici del liceo e tra la diffidenza di chi fatica a fidarsi di una dottoressa nera. Lei e Marco non hanno nulla in comune, almeno all’apparenza. Certo, lui è bello, ed è anche diverso da come lo dipingono i siti di gossip. È un po’ più vero e disperato dell’immagine che rimanda il web. Jamilah dovrà provare sulla sua pelle che cosa significhi finire alla gogna mediatica per capirlo davvero. E Marco dovrà cercare di allontanarsi dal passato per cominciare a vivere.

RECENSIONE


Una delle ragioni principali per cui non perdo un’uscita di Miss Black è la consapevolezza di leggere una storia che in qualche modo mi stupirà, lasciando una traccia da seguire e che diviene nella maggior parte dei suoi libri un piccolo tatuaggio interiore, indelebile. Stavolta la Signora Black le tracce le ha trasformate in impronte, lasciate sulla neve dell’alto Piemonte, in Italia. Ed eccola la vera novità, una storia totalmente ambientata nel nostro bel paese. Un contesto originale, del resto non potrebbe essere diverso se si tratta di lei, ovvero un piccolo paese di montagna vicino alle Alpi, dove il tempo sembra essersi fermato:


Merano di Sopra, da non confondersi con la Merano in Alto Adige, era uno dei paesi fantasma che si erano spopolati nel corso degli ultimi trent’anni e che, ormai deserti, erano stati reclamati dalla natura e dalle intemperie.


Un luogo atipico, che diviene quasi un non-luogo, esso stesso protagonista del racconto: la montagna, imponente, scura capace di nascondere, isolare, proteggere e perfino rischiare di uccidere.


Merano di Sopra era un borgo medievale, in questo Leila aveva ragione, ma che non fosse abbandonato da centinaia di anni era testimoniato dalle finestre in PVC, dai gradini dritti e simmetrici delle scale che portavano ai primi piani, dai cavi elettrici, da qualche manifesto sbiadito e da mille altri dettagli.

Un paese in bianco e nero anche nella realtà, non solo in foto.


In questo contesto senza tempo e identità si incontrano i due protagonisti molto ben caratterizzati invece, quasi a rimarcare il contrasto tra attori e palcoscenico: una celebrity più famosa per le sue dissolutezze che per il talento nonché figlio d’arte e un medico chirurgo di origini somale, dall’indole altruista e un intenso spirito umanitario.

Una coppia improbabile, dinamica che Miss Black ama offrire nei suoi libri, le cui pagine sono spesso tracciate da una moltitudine di tonalità, nascoste ad arte dietro un pesante strato di ingannevole apparenza in cui personaggi, situazioni, contorni sociali non sono mai quello che sembrano.


Anche perché poi quello che davvero Marco aveva in comune con il paese fantasma era un’altra cosa: entrambi erano a pezzi da molti anni. In Merano era evidente a prima vista, in Marco no, tutto qua.


Marco è un mix letale di sensualità, ironia con una vena dissacrante e disperata che lo rende irresistibile proprio perché simpatico e difettoso allo stesso tempo, e profondamente umano, abituato ad indossare maschere scintillanti, utili a mantenere la sua studiata immagine pubblica.


Marco guardò verso di lei con tutta la gratitudine possibile. Era sui trentacinque, nera. Nera nel senso di origini africane, anche se il suo italiano era impeccabile. Gran ben viso, capelli molto corti e riccioli. Indossava un una divisa verde ospedaliera.


Ma un improvviso incidente, l’incontro con un medico dagli occhi scuri e rassicurantie una notte di sesso da perdere la testa cambia il corso della sua vita. Scoprire come è una gioia che lascio al lettore avvertendo che non leggere questo libro sarebbe un vero peccato, non solo perché nella trama si trovano i temi cari a questa autrice imprevedibile e dal talento inarrestabile, come leingiustizie, la differenza di genere, la discriminazionesociale, l’immigrazione ma soprattutto per come tratta un argomento che solo chi conosce può ben descrivere: il senso di non appartenenza.

Un sentimento che accomuna molte persone, forse più di quanto si creda, e che impedisce di sentirsi inclusi ad un posto, un luogo, una comunità,fino a che a predominare è la viva percezione che il nostro valore e le differenze che ci rendono unici non siano accettate o tollerate evitando così di connetterci agli altri. Una sensazione che richiama anche all’ambientazione scelta, la montagna, posta al confine, uno spazio di transito, di attraversamento spogliato della sua identità, una dimensione in cui si riconosce come non appartenenti.


Perché Jamilah era cresciuta in Italia con due genitori italiani, parlando italiano, mangiando cibo italiano e frequentando una scuola cattolica, ma si era sempre sentita straniera.

Non parlava somalo, non parlava arabo, quindi era italiana. In Italia, invece, era straniera. La gente le chiedeva da dove venisse e se lei rispondeva “alto Piemonte”.


Questa storia coinvolge, nulla da fare, perché i temi al suo interno sono seri, interessanti e profondamente realistici. E non parlo solo dei temi come la diversità e il pregiudizio che dilaga trasformandosi in stupidità umana ma anche di come sia facile sentirsi fragili, inadeguati, insicuri difronte alla nascita di un sentimento che spiazza fino a perdere il controllo, sconnettendoci da noi stessi, e che pare non corrisposto.

Chi ne è stato immune? Miss Black convince sempre e stavolta lo fa con la sua voglia di mettersi in gioco ambientando questa storia in un piccolo e anonimo paesino di montagna, come se il contesto fosse tanto potente da mettere i due protagonisti difronte ad uno specchio. Vi levo tutto, sicurezza personale, agiatezze da star, adesso voglio vedere come ve la cavate…Una bella prova non c’è che dire, un terreno di gioco neutrale che sfida i due protagonisti a oltrepassare le proprie comfort zone, rendendo questo libro appassionato e appassionante.


Da quando riusciva a ricordare, Marco aveva sempre avuto una melodia di sottofondo, una sorta di colonna sonora permanente, a volte ben definita, a volte confusa.


Mia Martini, Loredana Bertè, Samuele Bersani sono solo alcuni dei cantanti italiani che fanno da colonna sonora a questa ostoria, resa particolarmente originale dal personaggio di Marco e dalla suo dono di essere costantemente connesso con la musica, che lo accompagna nella sua testa scegliendo brani in base alle situazioni che sta vivendo, permettendogli di percepire più intensamente certi momenti. Sesso incluso, ah!


Marco aveva un modo tutto suo di muoversi durante il sesso, un modo che Jamilah non aveva mai sperimentato prima. Era come se seguisse un ritmo personale, pieno di armonia, ma imprevedibile.


Questo libro si distingue da quanto fino ad oggi pubblicato da Miss Black per svariati motivi, tra cui, oltre a quelli appena argomentati, la scelta di pubblicare in esclusiva la versione digitale su una nuova piattaforma, Kobo, e lo stile della cover più romantico e colorato dei suoi standard.
Infine la scelta del titolo, “La notte si porta via tutto”, che potrebbe quasi essere assimilato ad una canzone, a conferma di come la musica pervada inesorabilmente questa storia, senza dimenticare il diretto richiamo che questa frase fa emergere dalle pagine: il bisogno vitale di pace per essere sospesi dalle preoccupazioni, ansie, paure. Una necessità, a dire il vero, per molti di noi.


Dopo il sesso Jamilah cadeva in un sonno profondo e senza sogni. La notte si portava via tutto e lei aveva qualche momento di pace.


Mi manca la montagna, ahimè non ci vado da anni, e andarci con Miss Black è uno spasso. Fidatevi.

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RYA SERIES, Vol. 3 e 4 di Barbara Bolzan

RYA SERIES, Vol. 3 e 4 di Barbara Bolzan

Titolo: Deception e Awaken
Autore: Barbara Bolzan
Serie: Rya Series #3 #4
Genere: Historical Romance
Narrazione: POV singolo (Rya)
Tipo di finale: aperto/chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Settembre, Dicembre 2017
Editore: Delrai Edizioni

TRAMA

Possiamo perdonare. Dimenticare, no. Quello, mai. 
Rya torna al proprio passato e guarda al futuro con occhi diversi. In lei si mescolano dubbi e incertezze: gli equilibri di potere in Idrethia sono cambiati e nessuno può più garantirle protezione. La principessa di Temarin deve sopravvivere e lottare ancora per difendere se stessa e la propria dignità. L’amore è una scelta, non un sentimento; l’amore non rende liberi, ma appaga desideri altrui a cui lei non può sottrarsi, se lo scopo è il ritorno a corte. Il prezzo da pagare, però, è alto quando si soffocano le vere emozioni. Il ritorno dell’uomo che Rya ama le sconvolgerà la vita, già difficile, e farà riaffiorare difficoltà prima sopite, sensazioni di un viaggio lontano, mai sbiadite, che con violenza tornano allo scoperto. Il terzo romanzo della Rya Series, dove verità inaspettate si mescolano a intrighi e vendette, e la sincerità di ognuno è messa in discussione. Di chi puoi fidarti quando in gioco c’è la tua stessa vita? Per quanto tempo si può vivere nella menzogna?

RECENSIONE


DECEPTION, libro 3


Roxile, la mia bambina, la figlia che non avevo partorito ma che ugualmente mi apparteneva,
neanche fosse stata parte di me per nove mesi. Mi ero prodigata in tante promesse. Ora
avevano perso valore. Ero una vedova. Nemi e Niken avevano ucciso mio marito. Le mie mani
tornavano vuote.


Quando l’incubo finisce, e la pace sembra più vicina, il destino si accanisce e Rya si ritrova a
dover ricominciare tutto da capo. Stavolta non è più sola, con lei Roxile la bambina che ormai è divenuta sua figlia e unico motivo di continuare a resistere. E Nemi? Ancora non c’è, ancora Rya deve camminare senza di lui.
In questo terzo volume la protagonista di questa serie meravigliosa deve fare i conti con verità difficili, rivelazioni amare. Il suo ritorno alla vita di palazzo sarà costellato di ostacoli, tasselli che iniziano a definire un quadro molto diverso da quanto si fosse immaginata.
Il percorso di crescita che l’ha trasformata, indurita l’aiuterà a sopravvivere anche stavolta,
adesso che deve fronteggiare la sua famiglia, i suoi affetti più cari, la sorella Alsisia, il cognato
Strevj.


Me ne andai così com’ero arrivata: in silenzio. Destinazione, una dimora denominata Il Roseto e le Querce.


In questa terza parte, Rya dovrà scontrarsi con manovre politiche, complotti e cospirazioni della sua famiglia, ossessionata dall’ottenere sempre più.
Congiure e intrighi che descrivono perfettamente le più bieche dìnamiche umane in cui
ipocrisia, opportunismo e ambizione governano le vite, decidono i destini. Niente ha valore se
non il raggiungimento dei proprio scopi.



Ero la pedina inutile, quella che era stata fatta avanzare, era caduta ed era stata mangiata. Ero una mossa sulla scacchiera da dimenticare alla svelta.


Eppure è qui, nei fasti dei palazzi, che l’umanità scende più in basso, fino ad oltrepassare lo
squallore del bordello, dove sprazzi di carità e altruismo si erano palesati come acqua nel
deserto offrendo a Rya un calore umano insperato. Da qui, l’amara consapevolezza che sotto la lucente patina dorata del suo amato regno si nasconde il peggiore dei marciumi.



Vivevo ai margini, sepolta tra la pioggia, i campi fangosi e la neve, dimenticata da tutti, mentre il mondo–il mio mondo!–andava avanti senza di me. Ugualmente, non demordevo. Potevo sempre sperare di sopravvivere al meglio.


La lotta per la sopravvivenza prevarica sulla disperazione, in questo Rya conferma la sua abilità ovvero quella di usare l’astuzia per risalire, scegliendo l’unico modo per salvarsi. Come starà al lettore scoprirlo, aprendo le porte ad uno dei temi cardini di questo volume, ovvero l’amore camuffato, ciò che sembra che in realtà non è. Un argomento che Barbara Bolzan tratta con consapevolezza e profondo realismo, ovvero la violenza all’interno delle mura domestiche.



Perché, per quanto folle possa sembrare, avevo una certezza: mio marito mi amava. Mi aveva
amato, per lo meno. Non mi avrebbe mai fatto davvero del male.


A mio avviso, questo è uno dei passaggi tra i più intensi del libro: è in questo pensiero di Rya che risiede l’inganno, da qui il titolo del libro. La debole speranza di sbagliarsi, di avere difronte qualcuno di diverso, incapace di fare del male.

L’insidia nascosta tra le promesse di chi professa di amare e che invece cede al male. Non è nella sopportazione che vi è amore, non è nell’attesa di riavere indietro una persona che si crede diversa. L’autrice offre con estrema capacità critica una riflessione davvero importante sul netto confine che c’è tra l’amore e la violenza.



«Chi sei, Rya?» continuò. «Sei l’amorevole sposina, la dolce bimba indifesa che ho tenuto tra le
braccia, la serpe che ha vissuto al mio fianco… Chi sei, sotto le mille maschere che ogni giorno
indossi?»



“Deception” è un inno alle donne, alla loro forza, alla capacità di rialzarsi sempre e salvarsi da
sole. Una principessa spezzata che prosegue il suo cammino da donna forte, consapevole ormai delle sue risorse e del suo vero amore, Nemi, colui che le è sempre stato vicino anche quando distante ma con cui non è ai facile capirsi.


Lui, che mi aveva salvata dalle acque del fiume, che mi aveva condotta a Mejixana, che mi
aveva detto: Finché sarò al vostro fianco, non avrete nulla da temere. Lui, che non aveva mai
fatto niente per danneggiarmi.


Ogni sofferenza subita è funzionale a vedere oltre l’apparenza. Se è vero che Rya è stata forgiata dall’esperienza del bordello è ritornando alla vita di corte che la sua evoluzione tocca l’apice: lei osserva, percepisce sguardi che altri non potrebbero capire, perché il suo vissuto le ha acuito i sensi, e adesso che ha qualcosa in più da perdere sarà sempre meno disposta a ad adattarsi per lottare per chi ama fino a prendere distanza dalla sua famiglia.

Il libro chiude con un colpo di scena che conferma la bravura dell’autrice a tenere il lettore
incollato alle pagine e a temere la conclusione di un viaggio indimenticabile.


AWAKEN Libro 4

“Risveglio”, capitolo finale dove la resa dei conti sembra sempre più vicina. Un cammino durato cinque anni, che si avvia verso la sua conclusione riportando il lettore tra i boschi, nella foresta dove tutto è cominciato.


Camminavo e non mi voltavo indietro. Mi stavo lasciando alle spalle la lordura mascherata di
magnificenza per appartenere alla quale i Niva avevano barattato perfino se stessi. Il mio
silenzio era l’addio definitivo al Paese che, non avendomi incoronata regina, si era sentito in
diritto di prendere di me tutto il resto.


Rya ha deciso di lasciare la vita di corte dove tutto è diverso da come appare, decisa a trovare
un luogo da chiamare casa. Un ritorno che la vede finalmente insieme a Nemi con loro la piccola Roxile, lontani da Idrethia dove regna la menzogna e l’ambizione più sfrenata. Ma questa non è una favola, per cui la storia non può concludersi prima che tutte le verità siano state rivelate.


Guardai gli scuri che Nemi aveva chiuso per me. Avevo creduto che raccontargli la verità mi
avrebbe sgravato dal peso che mi opprimeva. Non succedeva. Il senso di colpa era sempre lì,
appollaiato sulle mie spalle come una poiana. E, come una poiana, aveva artigli che mi
dilaniavano.


Sensi di colpa così radicati nel profondo da non riuscire a estirparli e che non permettono a Rya di vivere appieno un rapporto di coppia che appare come un edificio che rischia dalle basi
crivellate di segreti ancora da confessare e che rischiano di farlo crollare.
Roxyle è il loro unico punto dì Unione, un amore incondizionato che permette a entrambi dì
colmare le distanze emotive che li tengono separati, perché è con loro due che Rya è davvero sé stessa, senza machere da indossare.


«Quanta forza ci vuole per confessare il proprio amore a qualcuno? Credetemi: più di quanta ne occorra per uccidere un uomo.»


Rya e Nemi, semplicemente una donna e un uomo che la vita ha messo a dura prova distruggendo le loro certezze e convizioni. Entrambi sono cambiati, reduci da un percorso a
tratti disumano che li ha avvicinati e allo stesso tempo allontanati, e che adesso rischia di
inghiottirli in una voragine di segreti pesanti come fardelli.
Due sopravvissuti ad una guerra di menzogne causata dai loro affetti più cari, Alsisia e Alher, i
rispettivi punti deboli nonché centri nevralgici di un amore fraterno tanto tossico quanto simile, in grado di avvicinarli con una comprensione reciproca commuovente.
Un messaggio che ricorda quanto spesso la vita ci metta difronte al fatto che i legami più reali e salvifici non siano quelli di sangue:


Anche i fiori più belli possono essere velenosi anche la primavera può uccidere e quanto la
purezza possa essere pericolosa.


Un libro che chiude una quadrilogia straordinaria, in cui colpi di scena, disastri terribili e
rivelazioni sconvolgenti le daranno degna conclusione. Ogni indizio acquisirà sempre maggiore significato unendo i tasselli di un puzzle tanto complesso quanto bellissimo, e terminare la lettura offrirà la stessa emozione: un’opera che ha richiesto tempo e impegno ma che ad avere davanti riempirà il cuore di bellezza e soddisfazione, soprattutto per i risvolti umani appassionanti.


Se chiudo gli occhi, posso rivedere tutte le mie case. Temarin, dove sono nata e dove ho
imparato l’arte della doppiezza. Mejixana, che ha segnato la linea di confine tra ciò che ero e ciò che mi apprestavo a diventare. Mama, dove sono morta e cresciuta – esattamente in
quest’ordine –. Il Roseto e le Querce, dove mi sono fermata per riprendere fiato giusto il tempo per capire che volevo rinascere. La corte di Idrethia, dove ho confuso l’apparenza con la realtà. Juba, dove ho creduto di poter dimenticare il dolore che avevo ricevuto e causato. E oggi, questo nuovo rifugio. Viviamo il presente, ci concentriamo sulla quotidianità. È una nuova vita.


Grazia Barbara Bolzan per questo viaggio nel tempo e nello spazio, un’esperienza che segna e
insegna, e che non dimenticherò, perchè tutte noi donne dovremmo avere un po’ del coraggio di Rya, la sua forza, indipendenza e quel sano orgoglio di non abbassare mai la testa e guardare sempre avanti con la consapevolezza di chi, in un modo o nell’altro, ce la farà. E anche se a volte le sue scelte non sono da prendere ad esempio, forse è proprio questo che la rende unica, umana. In fondo Rya è una ribelle, l’antitesi dell’eroina, colei che sbaglia ma che alla fine trova la strada per tornare a casa.

RYA SERIES, Vol. 1 e 2 di Barbara Bolzan

RYA SERIES, Vol. 1 e 2 di Barbara Bolzan

Titolo: Fracture e Sacrifice
Autore: Barbara Bolzan
Serie: Rya Series #1 #2
Genere: Historical Romance
Narrazione: POV singolo (Rya)
Tipo di finale: aperto
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Gennaio e Maggio 2017
Editore: Delrai Edizioni

TRAMA


All’inizio di tutto, c’è un uomo. C’è sempre un uomo: Nemi. Lui che è il capo di un villaggio in lotta contro l’impero, lui che la salva mentre è ferita sulla riva di un fiume. Rya si risveglia a Mejixana e impara a vivere una nuova realtà, così diversa da quella a cui è abituata. La gente sembra accoglierla con benevolenza, mentre lei nasconde un segreto che potrebbe mettere tutti in grave pericolo, compreso il ribelle che la tratta in maniera sprezzante e non si fida della nuova arrivata. Tra loro c’è una lotta in corso di muti rimproveri e niente è davvero come sembra: la frattura tra presente e passato rischia di confondere i sentimenti della giovane.

La storia di una ragazza che combatte per diventare donna e conquistare il diritto di poter amare in un romanzo che vi terrà incollati alle pagine per il susseguirsi dei colpi di scena con cui l’autrice riesce a pennellare il carattere dei suoi personaggi. Benvenuti nel mondo d’Idrethia, benvenuti nel cuore di Rya.

RECENSIONE


INTRODUZIONE “RYA SERIES” di Barbara Bolzan

Leggere quest’opera è stato un viaggio tra i più appassionanti e coinvolgenti fatti fino ad oggi. Una lettura che avevo pianificato accuratamente e che ho voluto intraprendere proprio durante il periodo festivo per avere a disposizione il tempo necessario a conoscere la storia di Rya, avvincente protagonista di questa omonima serie, composta da quattro libri, “Fracture” (frattura), “Sacrifice” (sacrificio), “Deception” (inganno) e “Awaken” (risveglio).

Quattro titoli evocativi di un complesso percorso di crescita personale vissuto come un lungo viaggio raccontato in prima persona dalla protagonista. Un cammino costellato di cadute e risalite, frastagliato da luci ed ombre con imprevedibili colpi di scena, appassionanti intrighi di Palazzo e una meravigliosa storia d’amore. Non solo, ad aggiungersi una trama originale, un’ambientazione unica, personaggi sfaccettati, tematiche significative ed uno stile di scrittura così magnifico e ricetrcato da rendere l’autrice, Barbara Bolzan, una romanziera tra le più mirabili nel panorama contemporaneo italiano.

La narrazione dell’opera si sviluppa su due livelli temporali, passato e presente, offrendo un racconto appassionante che amplifica il coinvolgimento del lettore, trascinato dalle vicende descritte dalla protagonista e dalle sue riflessioni sul futuro.

Il linguaggio è raffinato e il lessico impeccabile. Le descrizioni sono dettagliate, trasportando chi legge all’interno della storia tra boschi e villaggi, paesaggi innevati e sordidi bordelli, percependo suoni e profumi in ogni scena. L’ambientazione è suggestiva, ovvero un MedioEvo “fantastico” reso originale dalla presenza di regni immaginari e dinastie inventate. Un’espediente fantasioso che resta sotto traccia nella lettura, visto che a prevalere è l’accurato realismo grazie al quale è descritto contesto dell’epoca, a partire dalla condizione della donna, la miseria dei bassifondi, i fasti dei palazzi, fino alle particolareggiate scene di guerra. Un quadro inappuntabile che denota una scrupolosa conoscenza storica, senza ombra di dubbio.

Per rendere merito a quest’opera così degna di nota ho diviso la recensione in due parti, accorpando i primi due capitoli, “Fracture” e “Sacrifice”, che raccontano le fasi iniziali dell’evoluzione di Rya che vivrà esperienze che la segneranno per sempre. A seguire poi gli ultimi due, “Deception” e “Awaken” che seguiranno domani.

FRACTURE, Libro 1


«Era come se stesse aspettando di essere trascinata via dalla corrente.»


Ad usare queste parole è Nemi, protagonista maschile che apre il primo libro di questa serie raccontando il ritrovamento di una giovane ragazza sull’argine di un fiume in piena, durante un acquazzone minaccioso. Un incontro che segnerà il destino di entrambi intrecciando dramma, suspense e una fitta aurea di mistero. Chi è questa ragazza? Cosa faceva lì da sola? Perchè seppur vestita di stracci indossa al collo una collana tanto preziosa?

Rispondere a queste domande non sarà affatto semplice, perché gli intrecci da sciogliere sono moltissimi, un’intricata matassa in cui ogni filo si lega all’altro in modo quasi inspiegabile. Occoreranno cinque anni per svelare verità e menzogne nascoste dietro questo ritrovamento ma il viaggio varrà ogni pagina, credetemi. Non sarete soli, sarà Rya ad accompagnarvi durante il percorso e convicervi ad ascoltare la sua storia. Come? Ovvio, con la sua controversa natura, il suo innato fascino seduttivo capace di renderla divina protagonista di questo capolavoro.


Vivere o morire. Non aveva molta importanza, in quel momento.


Povera domestica sporca di fango o giovanissima sposa e promessa regina?

E’ nella lotta degli opposti che si trova l’essenza di quest’opera, l’eterno conflitto tra bene e male, luce e tenebra, vita e morte che non si alternano, bensì agiscono simultaneamente, dando orgine all’armonia. Un equlibrio dove non c’è prevaricazione perché, come diceva il famoso filosofo greco Eraclito, il giorno non può esistere senza la notte, l’uno non può esistere senza l’altro. Un gioco che crea il divenire, generando il cambiamento: “Nessun uomo entra due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo”.

Una citazione che evoca la scena d’apertura di questo primo romanzo, in cui il fiume è teatro del primo incontro tra i due protagonisti, Rya e Nemi, quasi un preludio a introdurre il tema centrale di questa serie, ovvero il cambiamento, la trasformazione. La scelta del titolo “Fracture”, rappresenta un ulteriore indizio indicando nella rottura il primo passaggio del suo percorso.
Improvvisamente catapultata lontana dalla sua vita, dai suoi affetti più cari, Rya è costretta ad affrontare un cambiamento radicale che le impone di lasciare indietro le sue certezze, il mondo a cui era stata avvezza. Un ambiente privilegiato, altamente condizionante dove sete di potere, sfrenata ambizione e un’avidità irrefrenabile non si fermano davanti a nessun ostacolo pur di arrivare in cima, oltrepassando qualunque cosa. Rya si trova lontana dalla sua famiglia, il porto sicuro che l’ha educata e guidata: l’amata sorella Alsisia e l’ambizioso cognato Strevj:


Mia sorella. La mia meravigliosa sorella. Perfetta in tutto. Chiunque la incontrasse, se ne lasciava conquistare. Ispirava fiducia e c’era ben poco che non sapesse fare meglio di chiunque altro.


Un personaggio che inizialmente conosciamo dai ricordi di Rya, che ne celebra virtù e mirabili qualità, un’ispirazione per lei a cui ambire, una creatura quasi celeste con cui vive in simbiosi, generando un incastro perfetto. Un connubio in cui però Rya si sente costantemente inferiore.


Sapevo che non sarei mai riuscita a reggere un confronto con Alsisia.


Un amore indissolubile che delinea una delle tematiche principali dell’opera: la complessità delle dinamiche familiari e dei nuclei affettivi disfunzionali, che agiscono con modalità tossiche, in grado di gestire vite e decidere destini.


«Mostra di dar loro quello che vogliono» mi raccomandava sempre Strevj. «Poi, prenditi tutto.» Non l’ho mai dimenticato.


A conferma di un quadro familiare intricato sopraggiunge il cognato nonchè cugino di Rya, Strevj, personaggio comprimario superbo: mentore sublime e diabolico, affascinante come solo un demone può essere, abile tessitore di destini, raffinato manipolatore di menti, ferrato stratega.

Rya ne evoca le parole nei momenti più difficili, quando si sente persa, preda della solitudine e dell’incertezza mostrando da una parte una profonda dipendenza affettiva e emotiva e dall’altra un coriaceo senso appartenenza familiare, a cui si appiglia per resistere. Basterà questo legame ad aiutarla a sopravvivere? Trovare un nuovo equilibrio per rispondere al cambiamento diventa la sua sfida, accettare la presenza di Nemi la sua rivalsa.


Pur avendolo visto solo da lontano, avevo capito subito chi fosse l’uomo che chiamavano Nemi: quando compariva, i ragazzi gli si stringevano intorno, creavano capannelli, lo consultavano riguardo a ogni cosa. Lui parlava poco, osservava tutto, impegnato a dar retta a più persone contemporaneamente, e aveva sempre atteggiamenti spicci, quasi scostanti. Eppure, l’intera Mejixana gli si rivolgeva con rispetto. Non solo, c’era dell’altro: sguardi strani. Sembrava gratitudine. O amore.


Personaggio carismatico e controverso, che a tratti affascina e in altri casi si disprezza, capace di atti di eroismo e atteggiamenti crudeli: un anti-eroe dal fascino magnetico e misterioso. Sarà lui a offrire a Rya gli strumenti necessari ad affrontare le avversità, a difenderla ed insegnarle a resistere fuori dall’agio del palazzo, mostrandole il calore di una comunità accogliente, Mejixana, che si prende cura degli altri come una famiglia, crepando la spessa corazza di pregiudizio e certezze che Rya si è costruita addosso.


Guardavo Mejixana con occhi spalancati: un universo nel quale le persone non si muovevano come ombre rarefatte, ma dove uomini e donne potevano passare del tempo insieme senza che nessuno vedesse in questo niente di sconveniente. Un mondo dove ci si poteva abbracciare senza il terrore di sgualcire il vestito.


Un luogo importante che ricorrerà spesso nei dialoghi e nei sogni dei protagonisti, emergendo dai ricordi come simbolo di pace e rinascita. Un posto dove poter ritornare per essere protetti e ricominciare una nuova vita.

E’ qui che Rya conosce Isan, medico del villaggio ed amico fraterno di Nemi. Un uomo dall’animo buono, sempre pronto ad aiutare gli altri che instaurerà con lei un’amicizia basata su un istintivo senso di protezione, che si trasformerà ben presto in un’infatuazione dalle implicazioni pericolose. Un personaggio pieno di ombre e un pesante passato da dimenticare, che non mancherà di suscitare emozioni contrastanti nel lettore, come avviene del resto per altri personaggi, tra cui Alher, enigmatico fratellastro di Nemi.


Un bell’uomo. Tuttavia, provai per lui un’immediata repulsione. Quel sorriso sornione faceva del fratellastro una persona dalla quale guardarsi. Non mi fidavo di lui e non capivo perché Nemi la pensasse diversamente. Non lo ha mai capito nessuno.


Non vi è pagina in cui si possa evitare la domanda: vittima o carnefice? Chi salvare e chi no?
Forse nessuno è totalmente innocente o colpevole, sono le sfumature infatti a rendere tutti i personaggi presenti autentici e fallibili, soprattutto Rya, caratterizzata a dovere da una natura poliedrica che la rende un personaggio articolato e finemente costruito.

Una donna astuta che si ama e si odia, che si stima per alcuni aspetti e detesta per altri; in lei ci si incarna e allo stesso tempo si rifugge, quasi a fungere da cassa di risonanza per un milione di errori che si possono commettere nella vita, e soprattutto in amore.

Sì perchè in questa saga sovrasta su tutto una tumultuosa storia d’amore tra la protagonista e Nemi, capo dei ribelli, acerrimo nemico prima, salvatore poi, fino a divenire l’uomo in grado di farle provare emozioni sconosciute, incutendole una timorosa e inspiegabile attrazione. Una persona che perderà e ritroverà più volte nel suo lungo viaggio e al quale resterà connessa col pensiero sempre, nonostante la natura oscillante della loro relazione che spesso appare più una perenne sfida a concedersi fiducia.


«Ho avuto accanto per mesi una principessina capace di rendersi odiosa con le sue continue lagnanze da bambina viziata, cosa che per altro siete. Adesso, invece, scopro una creatura diversa: voi vedete tutto, sentite tutto, specie quando ne avete meno l’aria. Voi ricordate e analizzate. E, quel che è più sorprendente, siete abbastanza furba da far sì che chi vi è accanto riesca a sottovalutarvi, così da avere campo libero.»


Segreti inconfessabili e la scoperta di un sentimento reciproco sono le fasi finali che chiudono questo primo volume, che si conclude con la separazione dei due protagonisti. Un allontanamento non voluto che non possono evitare. Per fuggire da chi? La fine di un viaggio che li segnerà per sempre e che sarà per Rya un’esperienza vitale a fpermetterle di affrontare quanto l’aspetta nei capitoli successivi.

SACRIFICE, Libro 2

Come prennuncia il titolo, questo secondo volume parla di rinuncia, privazione, sacrificio. Per chi? Per amore, per Nemi.


Adesso, invece, tutto era cambiato, e così rapidamente che io stessa faticavo a riconoscermi. Ma questo era quanto: se volevo che Nemi fosse liberato, potevo contare solo sulle mie forze.


Una discesa verso le oscure profondità di una dimensione dove metterà in gioco ogni cellula del suo corpo, ogni fibra della sua mente, solo per lui.

Stavolta Rya è sola, senza Nemi. Il viaggio che ha davanti a sè non prevede di attraversare foreste, guadare fiumi o cercare radure in cui riposarsi sporcandosi di fango. No, stavolta l’itinerario che intraprende la conduce in un luogo chiuso da mura, oscurato da finestre barricate da assi di legno impenetrabili in cui a sporcarsi non saranno le sue vesti bensì l’anima. Un’esperienza così devastante che cambierà il suo cuore, fino ad indurirlo per difendersi dal dolore e dall’assenza della protezione di Nemi e dalla guida della sua famiglia.


Nel mio universo, il firmamento era silente e vuoto, stillava lacrime che le nuvole non asciugavano. Mi sentivo tremendamente sola, eppure non riuscivo a biasimare Nemi per avermi abbandonata.


Scendere a patti potrebbe essere facile per una come Rya, abituata ad assistere agli intrighi di corte, a presenziare alle manovre per compiacere chi conta ma nessun compromesso è possibile se non si ha niente da mangiare, se si è soli e affaticati. Nessuno le ha mai spiegato cosa fare se si è costretti a elemosinare perchè non si ha più niente, nessuno le ha mai detto cosa sia la fame vera, a parte Nemi. A riecheggiare nella mente di Rya, quasi come fosse un conforto ma anche un’illuminazione, il tempo passato nella foresta con il capo dei ribelli, che le appare come un fantasma nei momenti più difficili, come fosse in preda ad un perpetuo flusso di coscienza. Adesso, spossata dalla privazione ma più lucida di prima, ne comprende ogni parola, ogni monito quando da viziata principessa si lamentava per ogni schiocchezza.


Non ero più la principessa di Temarin che elargiva elemosine. Adesso ero esattamente come loro. Non potevo elargire più niente.


Ed insieme a Nemi, il ricordo dell’amata sorella:


«Non dimenticare mai chi sei».


Parole come un faro nella notte, l’unico appiglio a cui attaccarsi per non essere inghiottita da buio dell’oscurità di un inferno indicibile, fatto di polvere e squallore. Una caduta verso il basso fatta per ingenuità, inesperienza, per spirito di sacrificio e per amore. Una scelta di cui dovrà pagare un prezzo altissimo ma mediante cui Rya cambierà pelle, una trasformazione inevitabile in donna: da giovane promessa regina chiusa in una gabbia dorata a prostituta imprigionata in un postribolo costretta a vendere il proprio corpo.


Lottavo contro la vergogna. Respiravo e sentivo odore di decomposizione, in quel luogo lindo e profumato. La mia decomposizione. Gli ultimi brandelli di un’innocenza che, fino a quel momento, avevo difeso con le unghie e con i denti, se n’erano andati.


Eppure, per quanto tutto sembri perso, per quanto il precipizio sia imminente, Rya non smette mai di lottare per sopravvivere. La bellezza di questo volume è in questa stremante lotta, quella di una giovane donna che resta in piedi, nonostante tutto, salvandosi da sola, senza la protezione di nessuno. Un messaggio forte, profondo che vibra tra le pagine di questo libro potente, magistralmente scritto e che trascina il lettore risvegliando i sensi, fino a sentire gli odori della cucina, l’olezzo delle stanze e l’aroma di acquavite.


Era bello. Ero libera. Il bordello svaniva. Non ero più una colomba, non avevo mai avuto un uomo all’infuori di mio marito, colui che mi avrebbe incoronata regina di Idrethia. Ero ancora giovane e frivola, interessata solo ai bei vestiti e ai balli. Un altro piccolo sorso. Un altro ancora. Una piccola aggiunta di acquavite nel bicchiere.


In questo luogo abitato da anime perse e rassegnate, Rya conoscerà un’umanità inattesa, nascosta ma fatta di gesti insospettabili di amore, da persone come Melina, vergine-puttana, che diventerà per lei un’amica e una protettrice dalle cattiverie delle altre prostitute; Roxile, orfana – bambina che diventerà gradualmente la sua ragione di vita. L’iniziale ostilità di Rya verso la bambina pian piano germoglia in affetto per divenire poi amore incondizionato. Un processo bellissimo, che coincide con un intenso risveglio emotivo, una rinascita dopo essere caduta nell’obio.

Incontri salvifici quindi che contribuiranno al suo totale cambiamento, in un conflitto perenne tra disperazione e speranza, tra morte e vita. Sacrifice è un lungo viaggio nel buio della notte più oscura, in cui Rya perderà moltissimo, ma salverà sempre la sua dignità.


Alsisia mi aveva dato un’educazione, ma nessuno aveva mai pensato di forgiare il mio spirito. Ci aveva pensato il bordello.


Domani segue la recensione degli altri due capitoli.

MISS FURY di Charlotte Lays

MISS FURY di Charlotte Lays

Titolo: Miss Fury
Autore: Charlotte Lays
Serie: Sinners Serie #6
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Lou, Sophie)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 6 Gennaio 2022
Editore: More stories

TRAMA


Sfidarsi, spingere le proprie forze oltre il possibile e non averne ancora abbastanza: sarà questo il modo in cui si gestisce il dolore, quando ti avvolge dal primo giorno di vita? Sophie, medico sportivo in gamba e integerrimo nascosto nel corpo di una femme fatale, ha una vita tutto sommato sotto controllo: nessuna relazione, sport estremo e lavoro. Tanto lavoro. Non ha equilibri, né basi solide su cui sentirsi stabile, ma con la sua precarietà ci convive da sempre. Il suo mondo però è destinato a capovolgersi del tutto, lasciandola senza corde a cui aggrapparsi, quando suo padre si risposa e acquisisce un nuovo figlio: il campione di pugilato Lou-The-Hammer-Miller, un concentrato di integrità e voglia di riscatto da cui fuggire sarebbe auspicabile. Perché Sophie lo sa: non serve una complicazione ulteriore alla sua vita già disastrosa. Peccato che il destino non ne tenga minimamente conto. E neanche Lou.

RECENSIONE


“Miss Fury”, già dal titolo è possibile farsi un’idea del tipo di protagonista femminile di questo romanzo, sesto capitolo autoconclusivo della NYSinnersSeries, una serie che ha collezionato storie capaci di affrontare temi anche difficili con bravura e profondità.

Non è da meno questo libro, in cui il difficile percorso di riscatto sportivo di un pugile professionista a fine carriera incrocia il destino di un medico sportivo dai modi diretti e pragmatici ma capace di risollevarne le sorti che lo vedono finito.

Tutto qui? No, perché il questo romanzo la bravissima autrice Charlotte Pugi intreccia a questa rinascita sportiva tematiche complesse come le disfunzioni familiari e tutte le conseguenze che comportano in chi le subisce ma anche in chi ne è anche indirettamente coinvolto.


Avevo ragione ad avere paura della morte: era irreversibile, imprevedibile e contro natura. La morte mi aveva portato via una madre che non conoscevo, ma in quel momento mi stava strappando l’unica persona che invece conoscevo davvero, come quando osservavo il mio riflesso allo specchio.


Una corazza sensuale e attraente quanto inscalfibile, fatta di tenacia e diffidenza, ecco come potrebbe essere riassunta l’immagine di Sophie, protagonista di questo libro, detta anche Miss Fury, nomignolo che si è avvalsa per l’indole particolarmente impetuosa e furiosa.

Scoprire le ragioni che l’hanno portata ad essere un accumulo di rabbia e rigore sarà possibile leggendo questo romanzo, che porta il lettore a vivere sulla pelle un percorso riabilitativo arduo e quasi impossibile.

Non solo perché focalizzato nel vincere una sfida sportiva e riappropriarsi di un un titolo perso in modo vigliacco, ma soprattutto perché per superare la prova Lou, intenso protagonista maschile conosciuto come “The Hammer”, deve allenare contemporaneamente corpo e mente. Una missione difficile da compiere a 39 anni e specialmente se in gioco nascono sentimenti pericolosi, cercando di tenere a bada un orgoglio ferito che brucia così tanto da non far uscire dalle ombre di una vendetta camuffata da riscatto.


Il mio cuore fa degli strani giri dentro il costato, perché Sophie ha appena assunto un ruolo completamente nuovo per me. Un ruolo a cui devo ancora dare una collocazione precisa, ma che la pone in una posizione che non è sicuramente da amica o medico.


Sophie è quanto di meglio Lou possa sperare di avere per rimettersi in piedi come atleta, ma per lei salvargli la carriera assumerà significati ben più profondi, svelando verità nascoste, incrinando certezze, fino a colmare assenze troppo grandi da riempire e troppo invalidanti da ignorare.

L’alternarsi dei punti di vista dei due protagonisti permette al lettore di entrare nei loro pensieri, capirne le esigenze, vederne la luce e il buio, sentirne le paure. L’autrice si trasforma in una spietata allenatrice che li porta sul ring insieme.

Il pugilato non è solo uno sport, spesso diviene metafora di vita, perché è una disciplina sportiva capace di rafforzare il carattere tramite la sofferenza e il sacrificio, in un necessario connubio che connette mente e corpo.

Per praticarlo serve costanza, pazienza, fiducia in sé stessi e la capacità di gestire le emozioni nel combattimento.

Lou e Sophie saranno costretti a fronteggiarsi in un lungo combattimento finale per ridare vita a due cuori induriti. Non basterà allenarsi per vincere, servirà di più, perché connettersi con noi stessi a volte richiede distanza, tempo, fiducia. Serve vivere delle esperienze così forti e coinvolgenti da rimettere tutto in prospettiva e dare un senso giusto, almeno per noi, ai valori in cui crediamo, ed imparare finalmente ad accettare chi amiamo, al di là degli sbagli e dei difetti, oltrepassando il muro di facili egoismi e aride incomprensioni.

C’è uno struggente passaggio che mi piace ricordare di un film che Lou e Sophie guardano insieme, una frase che riassume quanto questa storia insegni a rompere gli argini, a emozionarsi ancora:

Se c’è una magia nella boxe è la magia di combattere battaglie al di là di ogni sopportazione, al di là di costole incrinate, reni fatti a pezzi e retine distaccate.
È la magia di rischiare tutto per realizzare un sogno che nessuno vede tranne te.
(dal film Million Dollar Baby)

La magia di scrivere storie da ricordare. Grazie Charlotte.

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L’ULTIMO DICEMBRE di Bianca Marconero

L’ULTIMO DICEMBRE di Bianca Marconero

Titolo: L’ultimo Dicembre
Autore: Bianca Marconero
Serie: Serristori – I Preludi
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternati (Agnese, Jacopo, Niccolò e Clara)
Tipo di finale: Aperto
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 4 Dicembre 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA

Si avvicina il Capodanno e c’è la neve! Cosa può andare storto stavolta?

Niccolò Serristori è diventato un pugile semiprofessionista e passa le sue giornate tra allenamenti e ragazze, ma il centro del suo mondo è ancora lei: la sua amica Cecilia.
Eppure, qualcosa sta cambiando. Cecilia è diversa, non si confida con lui, sceglie sempre la compagnia di Jacopo e Niccolò comincia a sospettare di non essere più il suo preferito. Forse anche quello che sembrava infinito prima o poi, invece, finisce.

Jacopo Serristori ha una vita lastricata di successi. Certo, se dovesse esprimere un desiderio di fine anno, preferirebbe che suo fratello Niccolò non lo mettesse in imbarazzo e gli piacerebbe che il suo interesse per Matilde Barberini fosse ricambiato. Ma, più di ogni altra cosa, vorrebbe dimenticarsi di Clara Francalanza Visconti. Baker.
Clara porta guai, lo destabilizza e, purtroppo per Jacopo, lo manda in confusione con un sorriso. E lui proprio non capisce come possa una persona che non gli piace affatto diventare il centro esatto dei suoi pensieri.

E Brando Serristori? Perfino lui sembra felice ma, da quando ha smesso di dormire, anche Agnese non riesce più a farlo.

Tra cene di gala e serate alcoliche, tra piste da sci e saune, tra avvocati che nessuno vuole e segretarie francesi poco gradite, ecco l’ultimo dicembre della famiglia Serristori come la conosciamo. Perché, dopo la mezzanotte, niente sarà più come prima.

RECENSIONE


Dopo aver letto questa novella, mi piacerebbe scrivere una lettera a Babbo Natale per chiedergli come poter fermare il tempo e ricominciare tutto da capo, a quando dovevo ancora conoscere la storia di Brando e Agnese e poter sentire il batticuore e i patimenti vissuti tra le pagine di quello che non sembrava più un semplice libro ma una storia così coinvolgente che mano a meno è divenuta una viva immersione nelle loro vite.

Sono passati più di tre anni da allora, in cui sono stati scritti due libri e diverse novelle, e mi ritrovo ancora qui a emozionarmi come se tutta la tribù dei Serristori, con amici e parenti collaterali annessi, fossero stati sempre con me per darmi la sensazione indimenticabile che si prova col primo amore, con le stesse fragilità, incertezze, paure. Brando e Agnese sono cresciuti e con loro 5 figli, tanto diversi tra loro quanto simili a pezzetti delle loro stesse essenze.

Niccolò irruento e dal cuore grande come il padre Brando; Jacopo il perfettino, affidabile e attento all’apparenza come la madre Agnese, che allo stesso modo nasconde ad arte insicurezze e fragilità; Clara, un fuoco pronto a divampare, dall’indole ribelle; Cecilia dolcissima e appassionata di danza, piena di sogni da realizzare.

“L’ultimo Dicembre” non è solo una novella, bensì un viaggio che mostra la complessità di attraversare il guado di un fiume in cui scorrono feroci i timori e spietate incertezze di chi ama, così tanto da perdersi e confondersi in facili incomprensioni. Tra sciate, serate di gala e notti in locali di montagna, Bianca Marconero si è divertita a mettere i molteplici protagonisti di questa novella nello stesso palcoscenico, in un susseguirsi di fraintendimenti e incomprensioni dove le agonie dei sentimenti non risparmiano nessuno.

Uno scenario da favola che rischia però di esporre Cortina a rischio valanghe, visto il livello di calore provocato dai respiri affannati dei vari personaggi.

Agnese, Jacopo, Clara e Niccolò sono le voci narranti di questa appassionante novella, in cui raccontano i loro pensieri, percezioni, punti di vista utili ad intessere equilibri e raccontare paure, distanze. A far loro compagnia gli immancabili protagonisti delle loro vite, ovvero Brando, Cecilia, Lucio, Pier, Giamaica e gli immancabili membri della famiglia Francalanza Visconti con Alex e Alice.

L’autrice li ha riuniti tutti in questa ambientazione sognante, mettendo loro gli scii ai piedi e con il sadismo che ci fa amare Bianca sempre di più ha imposto a questi sciagurati malcapitati di affrontare le piste più nere, quelle che richiedono coraggio e controllo, come solo le evoluzioni emotive del cuore possono fare.
Chi resterà in piedi? Sappiate fin da adesso che non basta finire questa stupenda novella per scoprirlo. Occorrerà attendere.

Una novella corale che trasporta il lettore in un contesto bianco e suggestivo, in una resa dei conti solo apparente che dimostra quanto l’età non preservi il cuore dai dubbi o dalla paura. Essere giovani o adulti alla fine non è rilevante, perché quando si ama il rischio di soffrire e non capirsi esiste sempre, fino a rimettere tutto in gioco al di là di essere già genitori o appena innamorati. Come dice l’autrice, “Le relazioni sono atti di fede”, semplici parole ma ricche di significato.


Mi scocca un’occhiata che affonda come lama nel burro. A volte vorrei amarlo di meno, volerlo di meno. Sentirmi più sicura. Ma ultimamente non succede. Non succede più. Allora sorrido. È la coperta larga sotto la quale io, da sempre, so nascondere ogni cosa.”


Ammetto che Bianca mi era mancata, con la sua immancabile ironia, con personaggi autentici e difettosi e con la sua sagacia di offrire con magistrale bravura verità potenti e profonde da comporre un quadro perfetto a descrivere le dinamiche dei sentimenti.
Non vedo l’ora che sia primavera per capire cosa accadrà a Niccolò e Jacopo, due fratelli tanto diversi quanto destinati a inciampare sugli stessi errori dei loro genitori, in un meraviglioso percorso di crescita emotiva che solo questa autrice è capace di disegnare ad arte.


«Amare qualcuno è solo l’inizio. La cosa difficile è mettersi da parte. Tuo padre, pulcino, non era tanto bravo in questo. Ma è meraviglioso come sia riuscito a imparare a farlo. C’è un nucleo caratteriale che non cambia, ma su tutto il resto si può lavorare. E ogni tentativo non va misurato in base al risultato, ma in base allo sforzo. Ogni singolo problema superato è servito per portarci a essere perfetti l’uno per l’altra. Il dolore ha quest’unico vantaggio, chiarisce i percorsi e ci trasforma nelle persone che eravamo destinate a diventare».


Caro Babbo Natale, se potessi esprimere un desiderio sarebbe semplice…vorrei tanto che Bianca non smettesse mai di scrivere perché c’è ne è bisogno di libri cosi, in grado di farci connettere con noi stessi.


«Mamma, se fossimo scritti da qualcuno, sarebbe di sicuro una persona molto cattiva».
«Se fossimo scritti da qualcuno, sono certa che troverebbe il modo di dare a tutti un finale bellissimo. E sarà ancora più bello, Clara, proprio perché ce lo saremo guadagnati».


P.S. Con queste parole non credere di farla franca cara Bianca…ti aspettiamo al varco nei prossimi mesi.

Intanto Buon Natale (in attesa che il mio desiderio si realizzi).

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MAI DIRE NATALE di Adele Vieri Castellano

MAI DIRE NATALE di Adele Vieri Castellano

Titolo: Mai dire Natale
Autore: Adele Vieri Castellano
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 16 Diecembre 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA

Joshua Etienne Ducharme è tornato a Stowe. Cosa cerca un campione mondiale di hockey in una cittadina del Vermont, annidata ai piedi di montagne innevate? Forse solo Madison può rispondere alla domanda, ma l’ultima cosa di cui ha bisogno è trovarsi di fronte a qualcuno che è all’origine di tutti i suoi guai. Lei ha già fatto lo sbaglio di scommettere sull’amore e ha perso tutto: non ha voglia di partecipare a un’altra partita così pericolosa, con un uomo a cui nessuna donna può resistere. Ma Joshua scopre un segreto…

RECENSIONE


Quanto un ritorno dal passato può riaccendere sentimenti sopiti e mai dimenticati?

Si potrebbe intuire la risposta già dal titolo “Mai dire Natale” di Adele Vieri Castellano, autrice che anche nel genere contemporary conferma la sua bravura, regalandoci questo tenero racconto in occasione delle festività. Una storia di seconde possibilità quella di Madison e Joshua, che offre un tema importante su cui riflettere, proprio nel momento dell’anno dove tutti dovremmo essere più buoni, pur ammettendo che non sempre è facile mettere in pratica questo augurio, sicuramente auspicabile ma a volte difficile da perseguire.


L’amore faceva male, molto male, perché ciò che era accaduto con Joshua Etienne Ducharme l’aveva sconvolta fino al midollo. Peggio ancora, le aveva fatto dimenticare i sogni, i progetti per il futuro, la famiglia, tutto quanto.


Due giovani ragazzi che si incontrano in un luogo buio e nascosto e allo stesso tempo in grado di proteggere da un dolore, due mondi opposti che collidono divenendo subito l’uno parte dell’altra per sopperire alla solitudine, fino ad essere travolti da un sentimento forse troppo grande per la loro età, ma impossibile da evitare.


Si frequentavano da qualche settimana incontrandosi nella pineta e parlavano per ore; lui, il più bello della scuola; lei, la perdente.


Uno di quei amori giovanili così intensi da lasciare un segno indelebile nel tempo, uno di quei amori che non si dimenticano. Anche se sono passati anni basta un sogno, un ricordo, una canzone, un profumo, a riportare quei sentimenti alla luce vividi come se fossero ancora lì, come se una parte di chi li ha vissuti fosse rimasta cristallizzata a quel periodo. Forse in fondo è così perché l’amore che resta è quello che non ha finito di bruciare, che non è riuscito a consumarsi perché non è stato intaccato dalla routine e dal tempo.


Non aveva mai smesso di amarla, sentiva di poterla amare ancora di più.


Qualcuno sostiene che il per sempre non esiste, se non nelle favole. L’amore invece ci insegna che un sentimento, può durare per l’eternità anche se non è più vissuto come immaginavamo. E poi accade che a metterci lo zampino arriva il destino, e quell’amore mai dimenticato torna a emanare calore, come se la cenere degli anni non l’avesse ancora spento quel fuoco, anche se è passato tanto tempo, facendo tornare a battere il cuore solo per lui.

Adele Vieri Castellano racconta in terza persona questa storia, lo fa con la sua eleganza e quella raffinatezza propria di chi maneggia ad arte le emozioni, come una sapiente artigiana in grado di forgiare un materiale prezioso e dargli ancora più valore facendolo brillare come neve al sole.


C’era una fiducia enorme in quel bacio, era un patto, un accordo, un sogno in potenza che, insieme, avrebbero potuto realizzare.


Madison e Joshua omaggiano un racconto di seconde possibilità, che di per sé è un tema molto difficile da affrontare, perché in esso risiede una grande dimostrazione di amore e compassione, in primis per noi stessi. Ma spesso è più facile perdonare il danno che qualcun altro ci ha causato e dargli la possibilità di fare ammenda piuttosto che perdonare noi stessi e riprovarci.

Perché? Perché a volte pensiamo di non meritarlo, per il timore di sbagliare ancora e forse per essere troppo ancorati al passato. Le seconde possibilità sono anche grandi momenti per ottenere ciò che ci è sfuggito la prima volta, e la lettura di questa storia ne offre uno spunto di riflessione che vale per molti.


La torta di Madison aveva quel profumo, un aroma reso mitico dal desiderio che provava per lei e che non ne voleva sapere di andarsene, nemmeno dopo tutto ciò che era accaduto.


“Mai dire Natale” celebra la dolcezza (e scoprirete in quanti sensi!) di storie da raccontare e leggere vicino all’albero, nel periodo dell’anno in cui ognuno di noi ha la possibilità di fare del bene e farsi anche del bene, pervasi da quello spirito di gratitudine e perdono che è giusto non dimenticare.

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PAROLE (UNTOLD) di Anita Sessa

PAROLE (UNTOLD) di Anita Sessa

Titolo: Parole (Untold)
Autore: Anita Sessa
Serie: autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: POV alternato (Livia e Jacopo)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 25 Novembre 2021
Editore: Words Edizioni

TRAMA

Cosa succede quando due anime ferite si incontrano e si mettono a nudo?

Uno scambio di battute scritte su un cartellone pubblicitario, in calce al fondoschiena di una modella di intimo, diventa la chat di Livia e Jacopo. Lei cinica, disillusa e un po’ scontrosa, dopo la morte della madre, si barcamena tra lo studio e un lavoro come cameriera. Lui, più maturo, è un manager affermato e con un matrimonio ai titoli di coda. L’incontro tra Livia e Jacopo è troppo potente ed esplosivo per accontentarsi dello spazio bidimensionale di un poster pubblicitario: i due si incontrano e scontrano, si cercano e sfuggono l’uno all’altra, dando vita a un rapporto perennemente in bilico tra ciò che potrebbe essere e la paura di lasciarsi davvero andare.

RECENSIONE


«Be’, qualcuno deve pure dirla la verità e io, dopo venticinque anni passati a lasciarmi propinare bugie, ho fatto della verità un vessillo da sfoggiare con orgoglio. La verità, in questo caso, è che quella bionda con il taglio di capelli svolazzante mi stava davvero sulle palle.»


Un cartellone pubblicitario, la fermata di autobus, una scritta come atto di giustizia personale «L’ho fatto per te Jane» ed una risposta che segue inaspettata, tanto ironica e provocatoria da innescare la miccia che fa incrociare i destini di Livia e Jacopo, protagonisti di questo libro.

Una storia riletta a distanza di più di tre anni dalla prima volta e che mi è sempre rimasta impressa nel tempo al punto da voler conoscere questa nuova edizione, in cui l’autrice Anita Sessa ha aggiunto alla narrazione il POV di Jacopo. Una scelta accurata e premiante che rende questo libro un vero gioiello.


«Sono solo parole, Livia.» Sono solo parole. Quella frase ha il potere di annichilirmi nell’attimo esatto in cui le sue parole si depositano dentro quello che rimane di me. Non sono solo parole, Jacopo. Forse per te, ma per me non è così.


Il potere delle parole è innegabile, dirompente, quasi pericoloso. È attraverso le parole che trasferiamo emozioni, esprimiamo desideri, stati d’animo e sentimenti ed è per questo che usarle con accuratezza è fondamentale a volte perfino vitale, perché permette una comprensione migliore sia verso noi stessi che verso gli altri.

Livia ha un passato alle spalle che l’ha ferita irreparabilmente, colmandola di sensi di colpa corrosivi che l’hanno fatta crescere troppo in fretta portandola a diffidare degli altri, fino a difendersi con cinismo e freddezza inibendo ogni forma di emozione. Le parole l’hanno colpita, tradita con le bugie, le menzogne che si sono stratificate fino a creare una coltre di solitudine e distaccamento dal mondo esterno.


E, dannazione, io credo di non essere più in grado di guardare niente che non siano quelle iridi azzurre, che mi danno esattamente l’idea di quello che sto vedendo. Una finestra spalancata su un universo parallelo, che nasconde fragilità e dolore. Mi sento così simile a quegli occhi, così vicino a questa sconosciuta. 


Il riconoscimento di un dolore simile, la fragilità di un’anima fatta di schegge e paura, l’inspiegabile desiderio di abbracciare qualcuno che non si conosce, che ha bisogno di amore, sono questi i sentimenti che Jacopo prova al primo sguardo quando incontra gli occhi di Livia. Basta poco a sentire una connessione, un legame in cui ritrovarsi, perdersi fino a fondersi insieme.
Può bastare seguire l’istinto per costruire una relazione?

Questa storia non ci dà delle risposte bensì offre delle riflessioni così coinvolgenti in cui è facile immedesimarsi. Livia e Jacopo si graffiano, si cercano in un susseguirsi travolgente di incontri e scontri, allontanamenti e riavvicinamenti. Un rapporto ineluttabile che cerca amore ma trova spesso paura, rimorso, espiazione. Un libro di un’intensità rara che spalanca le porte al lettore sul cuore e la mente dei protagonisti fino a sentire le loro ferite ancora sanguinanti, capaci di divenire lacerazioni insanabili se ad aggravarle sono le incomprensioni, la paura di lasciarsi ad andare ad un sentimento che forse capita una sola volta nella vita.

Ferite che però potrebbero guarire se si imparasse a comunicare davvero, facendo sì che anche la parola più apparentemente insignificante si riempia di valore, dirigendo la nostra energia al meglio, fino a far percepire in modo appropriato quello che sentiamo davvero, e che è nato nel cuore, al di là della differenza anagrafica e dell’esperienze vissute.

Un ritmo di narrazione incalzante che alterna immagini, pensieri e che focalizza l’attenzione sulle emozioni e sulla passione che vibra dai corpi, con scene sensuali che infuocano da quanto sono scritte con maestria e sentimento.

Anita Sessa è capace di stritolare il cuore per farlo pompare ancora più forte, dimostrando che la bellezza di un libro si misura nella capacità di rapire il lettore e infilarlo tra le pagine come fosse uno spettatore privilegiato che vive con trasporto ogni dialogo, ogni SMS, ogni scena, ogni abbraccio, ogni lacrima versata fino a che le emozioni dei personaggi si fondono con le sue, penetrando nelle costole più nascoste, quelle vicino al cuore.


«Che possiamo essere diversi, ma che spogli di tutto il resto, nudi l’uno contro l’altra, siamo esattamente uguali.»


Una storia ordinaria di una profondità straordinaria. Una meraviglia da leggere.

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USHEEN di Naike Ror

USHEEN di Naike Ror

Titolo: Usheen
Autore: Naike Ror
Serie: r.U.d.e. Serie
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 24 Ottobre 2016
Editore: Self Publishing

TRAMA

Per Ryana Murphy, impiegata di San Francisco con un passato da ballerina classica, mantenere il controllo sulle proprie emozioni è una necessità. La sua esistenza è scandita da regole ben precise, da ligie abitudini, almeno finché Samuel McQueen, giornalista d’inchiesta, non irrompe nella sua vita trascinandola in un vortice di dubbi e agghiaccianti sospetti sul passato della famiglia Murphy.
Decisa a scoprire la verità, Ryana è costretta a tornare nella città in cui è nata; a Derry, come la chiamano i cattolici, o Londonderry, come la chiamano i protestanti come lei. In quel posto dal duplice nome, che però non cambia volto quando si tratta di mostrare una tra le più radicate faide religiose, c’è l’unica pista in grado di condurla alla scoperta della verità sul passato di suo padre. Lì, tra gli antichi vicoli della città vergine, circola ancora il nome di colui che può dare una spiegazione a tutto ciò che ha condizionato l’esistenza di Ryana.
E quel nome è quello di Usheen Doherty.

Vivere a Derry è difficile. Tra quelle strade, spesso è il credo religioso a fare la differenza e Usheen, cattolico cresciuto nel ghetto di Bogside, lo sa bene. A volte, la sua divisa da poliziotto lo porta a rincorrere la giustizia con metodi non convenzionali e a stringere alleanze con persone poco raccomandabili. Qualcuno pensa che combatta dalla parte sbagliata, altri credono che la sua missione sia legittima. Solo Usheen sa quali siano la verità e il suo obiettivo.
Ciò che ignora è che il suo destino sta per incrociare quello della sua nuova vicina di casa, una misteriosa americana dall’aspetto algido e dai movimenti sinuosi, che potrebbe non essere chi dice davvero di essere.

RECENSIONE


“Usheen” è una storia difficile da tanti punti di vista: da digerire, da capire, da scrivere ma soprattutto da dimenticare. Rileggerla dopo anni dalla sua prima pubblicazione è stato un viaggio intenso, che non credevo mi facesse rivivere sensazioni ancora più forti della prima volta, in cui ignara di cosa mi aspettasse fui travolta da un libro crudo, potente e magnetico.


Ryana non aveva mai avuto voglia di urlare di rabbia, ma appena quei bastardi uscirono dalla sua sala mise lo stereo al massimo del volume e urlò. Urlò contro la vita che le metteva in continuazione il viso di Usheen Doherty davanti.


Due protagonisti caustici e ruvidi, personaggi comprimari e secondari altrettanto imperdibili, una trama complessa incentrata sulla ricerca di verità e sul filo della vendetta in un contesto sociale, politico e religioso tra i più controversi del vecchio continente.

Sono questi gli ingredienti predominanti che utilizzerei per riassumere in poche parole “Usheen”, un libro tra i più indimenticabili per me, in cui mi sono immersa a capofitto senza esitazione, per fare ritorno nuovamente a Londonderry/Derry, e rivivere questa storia attraverso gli occhi dei suoi protagonisti.


La storia di Usheen nasce in questa ambientazione e si svolge in una città dal duplice nome: Derry (se siete cattolici) /Londonderry (se siete protestanti). Gli accenni che leggerete a fatti di cronaca sono tutti ispirati ad avvenimenti realmente accaduti così come sono realmente esistite le discutibili leggi contro il terrorismo. Particolare menzione va fatta per i meravigliosi murales di Bogside che un giorno spero di poter visitare.


Già dal prologo l’autrice ci offre un quadro accurato sulla situazione che ha devastato per anni l’Irlanda del Nord, pervasa da un feroce clima di odio, e facendo capire così l’enorme ricerca che è stata necessaria per costruire una trama tanto avvincente quanto credibile, ispirata in parte a episodi realmente accaduti.

Londonderry/Derry , un luogo, due nomi ad indicare uno scontro di radici antiche capace di sfociare in una lotta armata durata decenni e che ha contrapposto famiglie, comunità, quartieri. Un conflitto di minoranze religiose oppresse che tra gli anni sessanta e settanta degenerò in episodi di guerriglia urbana violentissima tra cattolici e protestanti, lasciando ferite profonde e cicatrici ben visibili.

Un contesto intricato che fa da cornice a questo libro, i cui i primi capitoli sono fondamentali a introdurre l’articolato quadro narrativo della storia, che intesse ad arte le fila dei legami che intrecciano i destini dei molteplici personaggi, uniti a livelli diversi tra loro, come fosse la struttura di un romanzo giallo.
Man mano che lo scenario si fa chiaro, contestualmente la distanza tra gli attori principali si riduce, fino a che il sipario del romanzo si alza su Derry (la chiamerò così per rispetto del protagonista e del suo credo), trasportando il lettore con sapiente precisione nelle sue strade, vicoli, nei murales di Bogside, quartiere simbolo della città, nelle rive del fiume Foyle, nei tradizionali pub fino alle meravigliose campagne circostanti che raggiungono il mare grazie a scogliere mozzafiato.

A Derry però niente è come sembra, l’apparenza è il più feroce degli inganni e ogni sentimento che nasce trasforma tutti in facili bersagli, scoprendo così il fianco al nemico, ovvero chi? Chiunque, un vicino di casa, un poliziotto oppure una misteriosa insegnante di danza classica giunta in città da lontano.


«Allora Bainne, sappiamo che hai una vicina con un probabile bel culo e che è sempre a dieta. Ascolta musica di merda e non passa i sabato pomeriggi all’Ikea.»


In un attento e progressivo avvicinamento Ryana e Usheen si studiano, si spiano perché basta un dettaglio, un accento diverso, a far nascere congetture, a entrare in un mirino.

Due combattenti legati dal rigore e divisi dal sospetto, che si sondano per paura, si provocano per un’insanabile attrazione che li renderà vittime e carnefici allo stesso tempo in un complesso rapporto in cui non mancheranno colpi di scena, tensione, commozione e passione.

Una lotta ostinata, così potente da graffiare la pelle e lasciare lividi che fanno male al cuore fino a crepare il muro di sospetto eretto per difendersi.

La ricerca della verità diverrà per entrambi un vortice di ambiguità, dubbi ed interrogativi, fino a che una missione in incognito si trasforma in qualcosa di inaspettato, ovvero un’esperienza umana così profonda da segnare un risveglio emotivo in grado di scongelare un cuore pietrificato dal dolore e dalla rabbia.


«I sentimenti sono come delle frecce, se ti colpiscono al punto giusto sono letali.»


Sentimenti dati per perduti come l’amicizia, l’affetto più puro fino ad un barlume d’amore riaffiorano in un luogo mai dimenticato, seppure ancora oscuro e diviso da fazioni appese ad un precario equilibrio, ancora alla ricerca di una pace reale.

Una rinascita non facile ma capace di rimettere tutto in discussione, ribaltare ruoli, infrangere certezze.


«Il mio arruolamento equivale al tuo smettere di danzare.».
Ryana capì perfettamente quello che Usheen intendeva; le loro vite avevano finito per essere come i loro appartamenti; perfettamente speculari. «Sai quando la situazione si complica?» Le domandò retoricamente. «Quando iniziamo a volere bene a qualcuno.» Rispose Ryana e fu il turno di Usheen di annuire.


Chi è il buono e chi il cattivo?
Difficile rispondere se non leggendo fino all’ultima pagina di questo romanzo straordinario, che grazie alla magistrale bravura dell’autrice dosa il ritmo della narrazione tra suspense, eros e dramma, intrecciando presente e passato come fossero incastri impossibili e per sognare un futuro (di pace) finalmente possibile.


Solo lei gli provocava tutto questo, smontava il suo umore come uno stupido cubo di Rubik, mettendo a repentaglio la lucidità che la situazione richiedeva. Doveva dominare quel sentimento proprio come doveva dominare lei e ci sarebbe riuscito a costo di usare le maniere forti, l’avrebbe protetta a costo di spazzarla via dalla sua vita.


Tornare a Derry ha equivalso per me ad un viaggio nei miei ricordi, quelli più lontani e preziosi in cui mi sono innamorata della lettura di storie straordinarie.
Spero un giorno di farci visita a Derry, e vedere i murales di Bogside, tra cui la scritta “You are now entering Free Derry“, state entrando nella Derry libera.
Pare che sia possibile fare dei tour commemorativi alcuni dei quali organizzati proprio da Paul Doherty, figlio di una delle vittime della sanguinosa domenica di Derry, in cui persero la vita 14 civili innocenti nel 1972, in quella che fu chiamata “Bloody Sunday”.

Sarebbe bello vedere questo libro trasposto sul grande schermo. Io sarei in prima fila.

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AMOR FUGIT di Vera Demes

AMOR FUGIT di Vera Demes

Titolo: Amor fugit
Autore: Vera Demes
Serie: autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 22 Novembre 2021
Editore: Self Publishing

TRAMA


Imprevedibilità è una parola che Oliver Walton, brillante e stimato archeologo, non include nel proprio vocabolario. Ogni cosa ha una collocazione, ogni attività è programmata e decisa, niente è lasciato al caso. Così, quando il Mallory Institute of Archaeology della Brown University viene coinvolto nel Grande Progetto Pompei sotto la sua guida esperta, vi si dedica con rigore e abnegazione. Oliver non conosce incertezze ma non ha fatto i conti con gli occhi intensi di Clorinda Bentivoglio, giovane antropologa che studia le vite del passato come se ne facesse parte. Lui non sa abbandonarsi ai sentimenti, lei è istinto che brucia appassionato. Esistenze perdute, voci lontane, tracce di antichi amori soffocati dalla violenza di un evento ineluttabile. Senza accorgersene Oliver e Clorinda si inoltrano in un luogo in cui è possibile essere sé stessi e in cui ogni certezza sembra svanire assumendo nuove, straordinarie e inaspettate forme. Nella struggente malinconia delle rovine pompeiane, nei chiari di luna sul mare di Ravello e nelle albe tenui piene di parole non dette, niente sembra più lo stesso. Ma oltre alle vestigia logorate dal tempo esiste la realtà che non fa sconti a nessuno. Oliver lo sa. E Clorinda deve accettarlo. Eppure il passato può rivelare l’essenza più profonda di noi, ciò che abbiamo perduto. Un privilegio. Un attimo rubato e incorruttibile.

L’amore fuggito che vince su tutto. Per l’eternità.

RECENSIONE


Dal primo momento in cui aveva messo piede tra quelle rovine e percepito l’energia vitale che vi era stata racchiusa per centinaia di anni non era riuscita a distaccarsene. Ogni volta era un affastellarsi di sensazioni violente, una strana commistione di stimoli che la trasportava lontano, in un altrove in cui riusciva a liberare la sua essenza più profonda. Il passato le parlava e le raccontava emozioni.


In questa citazione si racchiude il senso profondo di questa storia. Individuarla non è stato facile, lo ammetto, perché Vera Demes ha il dono di scrivere romanzi come fossero lunghe e sospiranti poesie, in cui semplici frasi si rivestono di versi evocativi grazie ad una prosa raffinata e dal sapore antico.


A Pompei contava il cuore. E ci sarebbe stato silenzio. Per chi il cuore non ce l’aveva mai avuto. Proprio così.


Pompei, luogo intriso di storia e ricco di spiritualità, fa da sontuosa cornice ad un libro tra i più belli letti quest’anno. Un posto mistico che ho visitato pochi anni fa e che ho rivissuto grazie alle pagine di questa storia, ripercorrendo le sue silenziose vie, i suoi scorci senza tempo, lasciandomi guidare dalle tracce preesistenti ed immergermi così nelle rovine di una civiltà che ha lasciato qui uno dei suoi segni più evidenti.

Un posto immutato nel tempo che testimonia una delle più immani tragedie avvenute nella storia, così devastante da cancellare in pochi istanti la vita dei suoi abitanti ma lasciandone tracce così profonde da cristallizzare nel tempo la morte e anche la vita stessa. Un dramma che ha fatto risorgere dalle ceneri un passato che sembra ancora oggi vivo, eternamente presente.

E’ qui che si intrecciano i destini dei due protagonisti, Oliver, archeologo americano dal piglio scostante e intransigente, e Clorinda, giovane antropologa italiana appassionata di storia antica, dolce e caparbia.

Profondamente distanti, per estrazione sociale, età, esperienza e sogni da realizzare, l’amore per l’archeologia e per Pompei è l’unico legame ad unirli, con quella passione per la scoperta di rovine che hanno ancora molto da raccontare.


L’archeologia era un settore competitivo, un ambiente in cui gelosie, ritorsioni e ripicche erano all’ordine del giorno. Era difficile ma poi c’era la magia di riportare alla luce ciò che era stato nascosto dai secoli, civiltà sepolte, segreti custoditi dal tempo, le origini dell’umanità che potevano rivelare l’essenza della vita.


Il ritrovamento di un raro manufatto, inconfondibili citazioni lasciate a memoria sui muri, tracce indelebili di un antico affresco costituiranno l’inizio di un intenso viaggio che li coinvolgerà inesorabilmente. Un percorso intimo e commuovente che li unirà sempre di più, fino a far rovesciare i ruoli tra l’esperto professore e l’inesperta dottoranda.

A guidare la scoperta non basteranno la competenza di lui perché a fare la differenza saranno proprio il talento e l’innato istinto di lei, tanto giovane quanto in grado di ascoltare come nessuno le voci dal passato, per interpretare segni, scorgere significati al di là dell’apparenza e percepire vita laddove tutto sembra immobile, perduto.


Perché Clorinda Bentivoglio aveva un dono speciale, quello di vedere oltre, l’istinto capace di guidarla attraverso gli strati del tempo rivelandole la vita nel momento esatto in cui era stata vissuta.


Pompei acquisisce le sembianze di una dimensione spirituale, in cui i due protagonisti perdono il senso del tempo quasi come fossero vittime di un potente incantesimo innescato dal passato per unire i loro destini, portandoli alla scoperta di un’antica e struggente storia d’amore, tra una giovane promessa sposa e un gladiatore. Due segreti amanti che ritorneranno in vita per divenire protagonisti anch’essi di questa storia grazie ad un mosaico di ritrovamenti testimoni del loro amore clandestino.

Una magia che prende vita pagina dopo pagina, in un susseguirsi di emozionanti scenari del passato che compenetrano il presente fino a rivelare un sentimento che travolgerà entrambi. Un rinvenimento tanto prezioso quanto fragilissimo, come i delicati pezzi di un reperto antico da tenere insieme.

Quanto è difficile lasciarsi andare ad un sentimento totalizzante se si è emotivamente impreparati?

Oliver e Clorinda si troveranno a percorrere un itinerario ignoto, in alcuni tratti stretto come gli oscuri vicoli di Pompei e in altri magnifico come la vista su un giardino fiorito nascosto da antiche mura. Una strada in cui la ragione non conta più, bensì sarà l’istinto a guidare e predominare il loro viaggio, così travolgente da placare dubbi, dimenticare incertezze e modificare priorità

La bellezza della lettura è quella di perdersi nel tempo e nello spazio, facendo proprie le vite dei personaggi. “Amor fugit” me lo ha permesso, facendomi vivere l’incanto e lo stupore di un amore passato e toccante, come quello della giovanissima Claudia e il suo tormentato amante Ottaviano, così forte da oltrepassare il tempo fino a riprendere vita nel sentimento che nasce tra Clorinda e Oliver.


Per lei l’amore era altro. Erano i versi latini che narravano di antichi amanti, emozioni struggenti e tormentate che aveva percepito con nitidezza studiando gli affreschi delle abitazioni di Pompei, passeggiando tra corridoi e stanze, disorientata dalla sensazione che ancora ci fosse vita, che tra le pietre sconnesse del passato permanessero le parole, gli sguardi, le carezze, gli abbracci, la vividezza dei sentimenti di chi vi aveva vissuto e amato senza riserve.


Grazie a questa storia, ho rivissuto l’esperienza di essere a Pompei tra le sue antiche rovine, le sue strade rimaste lastricate come un tempo, quando erano piene di vita. Un passato che non si può dimenticare, solo alla vista dei calchi che hanno testimoniato in modo straziante gli ultimi istanti di vita di intere famiglie, di amanti sfortunati, di animali indifesi.

Un luogo unico al mondo, sovrastato dalla tetra cima che si staglia in cielo, simbolo dell’ineluttabilità del destino, ma anche animato dai resti di una vita risorta dalle sue rovine e che continua ancora oggi a parlarci. Un monito che ricorda il destino di una civiltà e in senso assoluto anche il divenire e il trapassare.

Un libro meraviglioso, che conferma la bravura di questa autrice a connettere luoghi con l’anima dei suoi protagonisti, amplificando le loro emozioni e donando magia alla storia d’amore. Una sensazione profonda mediante cui Vera Demes trasmette ai suoi lettori l’importanza che alcune ambientazioni rappresentano per lei, non solo per l’accuratezza delle descrizioni ma soprattutto per la magia di cui li riveste, come è successo nel suo ultimo romanzo, “Breath” un viaggio on the road ricco di ambientazioni indimenticabili che pervadono di significato l’amore dei due giovani protagonisti.

“Amor fugit”, l’amore fugge, ma il vero amore sopravvive anche allo scorrere del tempo. Il cuore è un palpitare di emozioni dove il tempo sembra essersi fermato.

Una lettura che avvolge lo spirito di chi legge, toccando gli angoli più nascosti dell’anima, ricordandoci come in un mondo frenetico e vorace come il nostro, dove tutto corre senza spesso lasciare traccia, sarebbe bello ritornare a contemplare, ascoltare e seguire l’istinto per indicarci la via, nella speranza che sia l’amore a salvare, sempre, fino a superare il tempo.

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PER IL TUO NOME SOLTANTO di Arianna Di Luna

PER IL TUO NOME SOLTANTO di Arianna Di Luna

Titolo: Per il tuo nome soltanto
Autore: Arianna Di Luna
Serie: Autoconclusivo
Genere: Historical Romance
Narrazione: Prima persona (Yvette)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 18 Novembre 2021
Editore: Cigno Nero

TRAMA


Saint-Denis, 1936. Le estati sulla Manica sono grigie e fredde. Lo sa bene Yvette Chambry, che trascorre le vacanze a Nord-Pas-de-Calais, a casa della nonna. Yvette ha dodici anni, vestiti e abitudini da maschiaccio, e una sconfinata ammirazione per i suoi cugini più grandi, Charlotte e Armand. E da qualche tempo ha anche una cotta per Aramis Leroux, il migliore amico di Armand. Ma sa bene che è un amore impossibile. Aramis la tratta gentilmente e non si prende gioco della sua goffaggine e del suo arrossire, ma ha dodici anni più di lei. Per lui, Yvette è solo una bambina.  

Parigi, 1943. A diciannove anni appena compiuti, Yvette è rimasta sola in una Parigi occupata e pericolosa. I suoi genitori sono stati arrestati dai nazisti e l’unico modo per sopravvivere è raggiungere Saint-Denis, dove si trova tutto ciò che resta della sua famiglia: sua cugina Charlotte.
Ed è lì che si trova anche Aramis Leroux.
Yvette non ha mai smesso di pensare a lui, non ha mai dimenticato la cotta che aveva per quel ragazzo gentile. Ma Aramis non è più la persona che lei conosceva, e la notte in cui lo incontra per caso, Yvette si rende conto che è diventato gelido, crudele, feroce. E le fa paura, anche se sta dalla parte giusta. È un comandante partigiano, combatte per la Resistenza contro l’occupazione nazista.
E non si ricorda minimamente di lei, è convinto di non averla mai vista prima.
Dimenticarsi di lui è l’unica soluzione, ma pur non volendo Yvette deve fare i conti con la sua presenza, con l’attrazione che prova e che cerca di soffocare, senza rendersi conto che anche Aramis adesso lotta per reprimere ciò che sente.
Perché Yvette non è più una bambina. È diventata una donna, una donna coraggiosa e testarda che non ha paura di sfidare la morte e i nazisti per amore della libertà. Una donna che non esita a imbracciare le armi e a combattere per difendere il suo Paese dagli invasori tedeschi.
E Aramis se n’è accorto.
Lui, che ora la guarda con diffidenza e desiderio. Lui, che non può permettersi di volerla.
Perché volerla per sé significa spezzarle il cuore.
E più di tutto, volerla per sé significa metterla in pericolo.

RECENSIONE


«Diventerai una bellissima ragazza, un giorno.» Aveva capito che avevo una cotta per lui, ma era gentile e non voleva umiliarmi. «Anche Charlotte lo dice sempre» borbottai goffa, tanto per dire qualcosa. «Tua cugina ha ragione.» La musica sfumò lentamente, le coppie in pista si fermarono. Aramis mi sciolse dalla stretta, continuando però a tenermi le mani sulle spalle. «Grazie per questo ballo» disse. «Posso darti un bacio?»


Un ricordo lontano ma bruciante, un’istante di pura felicità. Poche righe capaci di raccontare un attimo fugace in cui l’emozione predomina la mente, fino ad offuscarla.
Un’istantanea di vita che diverrà più nitida solo più avanti, quando gli spensierati giorni dell’infanzia di Yvette Chambry, protagonista femminile di questa storia, verranno cancellati dal dramma della guerra. Un ballo, un bacio, attimi di felicità nell’età dell’innocenza e dei sogni che la sfiorano e che le imprimeranno nel cuore ricordi indelebili.

«E’ una storia di guerra e libertà. Ma anche, e soprattutto, una storia d’amore».

Sono queste le parole che l’autrice, Arianna Di Luna, usa nel prologo del suo ultimo romanzo, una frase che introduce in modo perfetto quello che il lettore deve aspettarsi.

“Per il tuo nome soltanto” è un romanzo che colpisce al petto e che non risparmia nulla al lettore della ferocia della guerra, con le sue violenze e ingiustizie, descrivendo con accuratezza la vita di chi ha vissuto davvero gli anni dell’invasione nazista, alla soglia della liberazione dei primi anni ‘40.

Ogni pagina mi ha ricordato i racconti di mio nonno, partigiano, catturato dai tedeschi proprio in quegli anni e che da bambina ogni tanto mi riportava alcuni episodi che lo avevano segnato nel profondo. Mia nonna diede alla luce mia mamma proprio il pomeriggio dell’8 settembre del 1943, giorno dell’Armistizio, in cui l’Italia accolse finalmente le truppe alleate anglo-americane firmando il disimpegno con Hitler.
Credo che, come è accaduto a me, capiterà a molti di riconoscere comuni frammenti del passato appartenuti ai nonni o genitori, perché nonostante questa storia sia ambientata in Francia, la devastazione della guerra fu la stessa che investì altri parti d’Europa.

Durante la lettura è sempre stata viva la sensazione che l’autrice abbia vissuto la stessa esperienza, non solo per il fatto che lei stessa ne abbia fatto menzione nel prologo, ma soprattutto dall’intenso coinvolgimento che emerge tra le pagine.

Tutto il libro è pervaso da descrizioni accurate di luoghi finemente tratteggiati, come spiagge, campagne, piazze di paese, boschi e paludi. Paesaggi del Nord della Francia che sembra di avere davanti agli occhi come suggestivi scenari tratti da un film.
Ad aggiungere intensità alla lettura le forti emozioni che Yvette ci racconta, perché è il suo l’unico punto di vista di narrazione che conosciamo.

Una scelta che se da una parte focalizza totalmente l’attenzione sulle sue paure, i suoi desideri, le sue incertezze e percezioni dall’altra lascia un preciso alone di mistero che rende Aramis Lacroix, protagonista maschile della storia, più enigmatico e oscuro di quanto già non lo sia, fino a caricarlo di potente carisma.


Aramis. Aramis Leroux è a tre metri da me, tiene Charlotte tra le braccia e adesso, davanti ai miei occhi, si china su di lei, le asciuga le lacrime e la bacia.

Gli occhi, però, rimangono freddi. Gelidi. Non hanno più il colore del miele, adesso sono quelli di un animale feroce. Una serie di piccole rughe gli increspa la fronte. È cambiato, la sua espressione gentile è svanita.


Un comandante della Resistenza armata, un ribelle ricercato ostile e diffidente, molto diverso dal palpitante ricordo del giovanotto gentile con cui aveva ballato anni prima.

E’ la trasformazione di Aramis in “Lince” a testimoniare in prima persona quello che la guerra può indurre a fare, con le sue barbarie. Il suo coraggio, la sua voglia di libertà marcano profondamente Yvette, che sceglierà di unirsi a lui e i suoi compagni diventando “Nemo”. Un processo duro condotto con tenacia e caparbietà, destinato a cambiare le loro vite e quello di un paese, il Nord-Pas-de-Calais.

Le nefandezze e la crudeltà di quegli anni fanno da cornice ad un romanzo d’amore meraviglioso e struggente in cui l’autrice non ha voluto risparmiare nulla che non fosse credibile di anni che hanno impresso le sorti di moltissimi giovani.

Non vi sono parti della trama da raccontare o anticipare, perché chiunque deciderà di leggerla dovrà percorrere questo viaggio e vivere ogni pagina con il cuore in mano, come è accaduto a me, per nascondersi con loro nei boschi, fibrillando di paura nel buio, con lo stomaco vuoto e il corpo stanco. Vale la pena conoscere tutto, anche ogni straziante dettaglio, per ammirare il nascere di un amore puro e senza tempo, bello come il mare sotto le scogliere di Cap d’Opale.

La caratterizzazione di tutti i personaggi è magistralmente sviluppata: Oliver, Gerard, Charlotte fino agli odiosi comandati tedeschi come il comandante Von Brunner prendono vita dalle pagine, in un susseguirsi di commozione e odio, tenerezza e compassione, speranza e morte.


«Io so chi sei, Aramis. Non conta niente il tuo nome.» «E chi sono, Yvette?» «L’uomo migliore che io abbia mai conosciuto. La persona più generosa, coraggiosa, altruista di questa parte di mondo.»


“Per il tuo nome soltanto” è una storia d’amore ma anche di vendetta, sacrificio, resistenza e di speranza.

Un testimonianza autentica che oltrepassa il valore di un nome perduto, di un passato da ricostruire, perché è la memoria a salvare e rendere giustizia, a chi ha conosciuto la ferocia della guerra, amandosi sotto le bombe nonostante il dolore e la sofferenza, e decidendo di resistere e combattere gli invasori, in ogni modo possibile.

«Ho vent’anni, sono di Parigi. Mi chiamo Yvette Chambry. Quando sarai all’inferno, di’ a tutti che ti ha ucciso una donna.» E gli sparo.

Il coraggio di Yvette, il suo innato eroismo, omaggiano con onore le molte donne che hanno donato la loro vita per la libertà.

Il primo romanzo storico di questa talentuosa scrittrice, e mi auguro onestamente non sia l’ultimo. Un’ammirabile prova che segna un notevole cambio di passo rispetto alle sue opere precedenti, che ho avuto modo di leggere e apprezzare tantissimo.

Un capolavoro, come tutti quei libri che graffiano il cuore per renderlo più forte, più preparato ai colpi e più sensibile a riconoscere la bellezza delle storie a cui vale la pena affidarsi, e dedicare tempo e istanti di toccante emozione.


Nessuno qui fuori sa chi eravamo. Nessuno sa cosa abbiamo fatto nella nostra vita precedente, che abbiamo iniziato ad amarci in mezzo al fango, al freddo, sotto le bombe. Nel sangue degli uomini che abbiamo dovuto uccidere.


Chapeau Arianna. Alla prossima storia.

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