
THE FUCKING FOREVER SERIES di Bianca Marconero
Titolo: The Fucking Forever Series | |
Autore: Bianca Marconero | |
Serie:The Fucking Forever | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: POV alternati (Brando e Agnese) | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 2016 2019 | |
Editore: Self Publishing |
TRAMA
Agnese ha diciannove anni, è la figlia di un senatore piuttosto influente e ha ricevuto un’educazione rigida. Le piace disegnare ma ha messo i sogni nel cassetto e si è iscritta a Giurisprudenza. Dopo la morte della madre, ha imparato a nascondere a tutti i suoi veri sentimenti ed è diventata la classica ragazza ricca, perfetta, composta e fredda, ma in realtà piena di insicurezze. Quando la sua incapacità di lasciarsi andare allontana il ragazzo di cui è innamorata da anni, Agnese capisce di avere bisogno di aiuto. Vorrebbe qualcuno che le insegni a essere meno impacciata e Brando, il suo fratellastro appena acquisito, sembra proprio la persona giusta. Lui lavora di notte, suona in una band e cambia ragazza ogni sera. Peccato che il bacio che i due si scambiano per “prova” sia lontano anni luce da un esercizio senza conseguenze. Così le loro lezioni di seduzione ben presto diventano qualcosa di più…
Cosa sei disposto a fare per la persona che ami? Cosa sei disposto a fare per ritornare a casa?
Brando e Agnese si sono lasciati. Sono passati tre anni dalla loro separazione. I ricordi sono i loro compagni silenziosi ma cercano di andare avanti e ricostruire le loro vite. Brando, dopo le vicende accadute a Montréal, desidera una felicità di base, fatta di amicizia, lavoro e affetti. Vuole consolidare il successo della sua band, gli Urban Knights, e soprattutto desidera innamorarsi di nuovo. Quando incontra Penny, una giovane fotografa, si convince di aver trovato la persona che può aggiustare il suo cuore spezzato. Agnese vive a Milano e ha un unico obiettivo: proteggere la persona più importante della sua vita. Affronta le difficoltà a testa alta, in fuga dal padre, il senatore Goffredo Altavilla e in lotta continua con Lucio, divenuto ora l’avvocato del senatore. Dopo una serie di appuntamenti mancati con il destino, Brando ritrova Agnese e scopre l’esistenza di Jacopo. L’incontro fornirà l’occasione per ripartire un’altra volta o sarà l’ennesima caduta verso un finale sbagliato? In che direzione va il “per sempre”, quando i segreti del passato diventano troppo ingombranti, quando l’amore deve essere gridato, quando la fiamma brucia ancora, pronta a divampare, per l’ultima volta?
RECENSIONE
Era il 2019 quando lessi per la prima volta questa dilogia. Una folgorazione, la netta sensazione di un legame immediato con una nuova dimensione che avrebbe avuto molti significati per me. Raccontarvi la storia di Brando e Agnese è doveroso e lo faccio a poche settimane dall’uscita del romanzo del loro secondo figlio Niccolò di cui vi parlerò prestissimo e in prospettiva di avere tra le mani il libro del loro primo genito, Jacopo, che chiuderà la serie di questa famiglia amatissima.
Così in attesa di arrivare alla conclusione, ho voluto riprendere in mano tutti i fili di questo articolato mosaico, per unire i dettagli, vedere sfumature che mi erano sfuggite e immergermi nuovamente con anima e cuore in un viaggio che mi ha fatto tornare a casa.
E non vi è emozione più grande che il senso di familiarità di una storia che ti appartiene nel profondo, che in un certo senso è stata l’inizio di un’avventura meravigliosa, tuttora in corso. Fu proprio per conoscere Bianca Marconero che 3 anni fa visitai da sola la prima edizione del FRI. Non avevo idea di cosa mi aspettasse ma sapevo che lo zaino in spalla mi sarebbe servito, non solo per riempirlo di libri ma anche di sogni.
Fu una giornata in cui capì che qualcosa era nato dentro di me, una giornata perfetta.
“La perfezione esiste ed è in una giornata come questa”.
Sono queste le parole che aprono “Un maledetto addio” la novella che introduce “The Fucking Forever Series”, grazie alla quale l’autrice Bianca Marconero permette al lettore di sbirciare nei precedenti due anni dall’inizio della tormentata storia di Brando e Agnese, due ragazzi giovanissimi e profondamente diversi che si troveranno indissolubilmente destinati a vivere un amore assoluto e disperato, non solo per la loro giovane età ma anche per le intricate e dolorose vicende familiari che li travolgeranno.
La casa mi accoglie come un abbraccio nero. Sembra un luogo dove non abita più nessuno. Prima qui c’erano un senso e un significato. C’era mio padre, che scriveva la sua musica e amava mia madre e c’ero io che giocavo con i Lego sul tappeto. Che costruivo i sogni, un desiderio alla volta. Ora mi sdraio su quello stesso tappetto, lo cerco sotto le dita. Vorrei trovare uno dei miei vecchi mattoncini, uno solo in mezzo alla lana. Solo uno per ricordarmi come si fa a costruire un sogno. Ma c’è solo il nero. Il vuoto mi circonda e mi ammazza il cuore.
Il nero, il senso di solitudine, i sogni infranti, la paura del cambiamento. E’ così che conosciamo Brando, e non vi è pagina in cui non si respiri la sua inclinazione a proteggere chi ama, la sua ingenuità, la purezza del suo animo, che lo rende così simile all’amatissima madre Isabella, capace di incarnare in modo profondamente complesso e per questo autentico l’amore materno per antonomasia, il senso di sacrificio.
La natura del rapporto tra Brando e la madre, basato su un fortissimo senso di protezione ed accudimento, è una delle parti più profonde che ci offre questa novella, che stende le basi per quelli che saranno i conflitti, le disfunzioni, le ombre, gli equilibri, le attitudini come anche gli errori e le incomprensioni che segneranno la vita di tutti i protagonisti della serie, fino alla seconda generazione, inclusi alcuni personaggi collaterali come Alice, protagonista della serie “Tabloid”, che ritroveremo più volte.
Schietta, diretta, bellissima e con una spiccata personalità, Alice è una delle poche persone che vedrà Brando nella sua essenza, instaurando con lui una relazione libera ma anche profonda, con un affetto incondizionato fino a fare breccia nelle sue più nascoste paure e insicurezze. Il loro rapporto è di un’autenticità impressionante, ricordandoci in poche parole una grande verità, che molti di noi hanno sperimentato nella vita:
“Potevano essere magnifici , ma siamo semplicemente accaduti nel momento sbagliato.”
Perchè la vita a volte ci toglie qualcuno, privandoci della possibilità realistica di essere completi e felici, mettendoci difronte la persona più diversa da noi, come due universi paralleli inconciliabili, senza orizzonti comuni, senza lo stesso sole che rischiara il giorno, senza la stessa luna che illumina la notte. Ed è così che accade per Brando e Agnese:
E succede che a forza di guardami nello specchio vedo accanto alla mia immagine il riflesso di un’altra persona, lontana. Una ballerina da carillon che alza il braccio e mi rivela il suo profilo.
Assume a comando pose plastiche di una grazia quasi poetica. Una sarta misura, l’altra segna. Mi viene in mente un ritmo, e intuisco una melodia. Qualcosa da appoggiare sopra a questi gesti.
“Una ballerina da carillon” talmente bella come un’apparizione, una visione mistica, da ammirare estasiati. Una descrizione che sembra il perfetto segno premonitore di quanto l’apparenza possa essere ingannevole e fuorviante, preannunciando uno dei fili conduttori che caratterizza questa storia.
Guardo la sua schiena sottile e il movimento gentile dei fianchi finché non sparisce. E per qualche ragione che non riesco ad afferrare continuo a vederlo anche dopo che ho chiuso gli occhi. Mi resta attaccato addosso. E lo porto con me, dentro ai miei sogni.
Si dice che innamorarsi di una persona totalmente opposta a noi nasconda l’istintiva necessità di ritrovare lo stimolo di sviluppare delle qualità che non abbiamo e che sono fondamentali per migliorarsi, per fare un passo in più nella costruzione della propria personalità.
Brando e Agnese ampliano il significato di questo bisogno in modo sublime e veritiero, in un turbine di conflitti, ingenuità, immaturità e fraintendimenti dovuti non solo alla loro giovinezza ed inesperienza ma anche per i condizionamenti di chi è intorno a loro, di chi li ha feriti e amati allo stesso tempo.
Entrambi di una forza ed una fragilità disarmanti. Così veri da sembrare reali, vivi:
Tuttavia il marchio della sconfitta io ce l’ho addosso. Lo sento ogni volta che apro gli occhi in questa casa, ogni volta che guardando me vedo mio padre. Siamo qui, io e mia madre, perché io ho promesso l’impossibile. Perché non sapevo neppure come cominciare a prendermi cura di lei e alla fine mamma ha sposato il senatore. L’ha sposato perché io non so mantenere le promesse.
Brando è un’anima tormentata, in perenne lotta con sé stesso e la vita, vinto da un senso di colpa dilaniante che lo fa sentire perennemente in bilico e inadeguato, con un’insicurezza interiore capace di renderlo cieco all’evidenza.
La mia matrigna è una donna bellissima ma senza cervello, che tollero per quieto vivere. Suo figlio, un debosciato che mi limito a ignorare. Quindi ho dei familiari, ma non una famiglia che mi possa aiutare.
Agnese figlia ideale, ubbidiente, inquadrata, in costante dimostrazione di essere adeguata alla società a cui appartiene, rispettosa e meritevole di un affetto paterno agognato ma inesistente, così priva di affetti reali, e sinceri da intenerire, come quello di una famiglia.
Quanto il destino possa essere generoso e al contempo traditore perfino crudele si scopre durante il racconto degli eventi che travolgeranno questi due giovani ragazzi, che grazie ad una convivenza forzata si coinvolgono in una relazione di natura educativo-formativa, suggellata da uno scambio apparentemente innocuo che in realtà innescherà un gioco pericoloso, quasi letale, per entrambi:
La facilità con cui l’ho convinta mi esalta. Sono così teso che sto male. Se non la bacio, muoio. E qualcosa mi dice che il bacio che sto per darle sarà una botta al cuore.
Una storia capace di conficcarsi nel cuore, in cui nessuno è vittima e nessuno è carnefice. Ed è questa la sensazione che marchia la pelle del lettore, che lo pone difronte a delle domande a cui è impossibile rispondere in modo univoco. Bianca Marconero si addentra con magistrale bravura nel dedalo delle dinamiche delle relazioni e delle emozioni, offrendo non un semplice romanzo bensì una chiave interpretativa preziosa che promette di rispondere a questioni che sono alla base della nostra vita sentimentale, familiare: quanto è difficile risolvere i conflitti, affrontare i cambiamenti, comprendere ed accogliere le emozioni di chi ci è vicino?
Spesso è più facile fermarsi in superficie, limitarci a vedere quel che gli altri ci mostrano di sè, perché scendere al di sotto di ciò che appare richiede coraggio, significa rinunciare all’ossigeno e imparare a respirare con il cuore, ascoltando i silenzi, guardare al di là delle ombre, mettendo in pausa in cervello.
La perfezione esiste. È in questo momento, tra le mie braccia. Si chiama Agnese. È una perfezione imperfetta, penso, mentre è nuda, in questo letto, girata di schiena e io la abbraccio.
Una piccola mansarda, un amore così assoluto da pretendere l’eternità, non descrivibile in parole ma misurabile in gesti, sguardi, battiti così forti e potenti da crepare le mura erette a difesa di due cuori progettati per palpitare all’unisono, segnando la resa finale di una lotta persa in partenza.
«Non voglio niente tra di noi». «Agnese, no», protesta in un soffio che muore sulle mie labbra. «Già devo stare attento. Non voglio farti stare male, voglio che sia bello, voglio…». «È già bello», rispondo. «È stato bello da subito, e lo è stato sempre. Non puoi farmi male, Brando. C’è troppo amore».
Troppo amore, un sentimento così devastante da rasare al suolo tutte le certezze, da spazzare via dubbi, da capovolgere il tempo e lo spazio, così cieco da illudersi di sopravvivere alle bugie, di dimenticare le promesse fatte fino a sgretolare la speranza di un sognato “per sempre”.
Il primo romanzo si chiude con un epilogo di un’intensità straziante, a tal punto da sospendere il giudizio su chi è innocente e su chi è il colpevole perché quello che l’autrice mostra è la traccia definitiva che delinea il confine del prima e del dopo di due vite, che non saranno mai più come prima, togliendo significato ai “se”.
Il fragore incessante della pioggia fa da teatro ad uno dei momenti più incisivi di questo libro magnifico, in cui l’acqua del cielo sembra fondersi con le lacrime di un amore finito. La pioggia che lava via tutto, che cancella le tracce di ciò che è stato e che si collocherà al centro di un’altra scena struggente, di cui vi parlerò dopo domani.
«Non è questa la domanda che devi farti, Agnese. Non chiederti se ti perdonerò. Cerca piuttosto di capire se potrai mai perdonare te stessa». E piange anche lui mentre lo dice. Piange. Mi gira le spalle e se ne va. Oggi siamo morti tutti.
Un viaggio lungo tre anni in cui niente sarà più come prima, nessuno è stato risparmiato dal tempo e dalle vicissitudini che hanno trasformato vite, stravolto i destini, sovvertito le priorità.
Stravolgimenti che grazie alla novella “Montreal” conosciamo nei dettagli, in cui l’autrice porta il lettore negli abissi di Brando, sprofondato in un buio senza fondo, e nella feroce solitudine di Agnese, abbandonata da chi diceva di amarla, in un percorso parallelo di resa e di rinascita, di dolore e scelta di sopravvivenza.
Il dolore ci ha messo in prigione. Io qui, e lui dall’altra parte del mondo.
Montreal e la Sicilia saranno i due emisferi in cui i due protagonisti combatteranno le loro battaglie con strumenti completamente diversi: lui armato di rabbia e dolore, lei fortificata da una nuova identità. Due percorsi che segnano inesorabilmente la loro trasformazione in adulti, amplificando le loro diversità, mettendo maggiore distanza tra loro.
Nel secondo romanzo “Un maledetto per sempre” ritroviamo due ragazzi completamente diversi, a cui la vita ha tolto moltissimo dimostrando però una reazione alle difficoltà e uno spirito di adattamento al cambiamento per le ferite subite diametralmente opposti.
Il cambiamento in sé non è buono o cattivo. È, potenzialmente, entrambe le cose.
Se da un lato Brando si è perso e dato per vinto fino all’oblio in un saliscendi di successi e fallimenti, Agnese è cambiata, totalmente, scendendo a patti con una nuova realtà, quella di una vita dura ma dignitosa, rivestendo i panni di una combattente pragmatica capace di oltrepassare anche sé stessa per un amore ancora più grande, totalizzante, salvifico, l’unico legame che le consente di amare indirettamente l’amore della sua vita:
Lui si gira di tre quarti, lanciandomi un’occhiata furtiva. E finalmente lo vedo. Ha due enormi occhi verdi come foglie. È più arrabbiato che spaventato, ma a parte questo sembra un miracolo. Ha il tipo di bellezza che richiede un contributo a chi la guarda, ti devi posizionare lì, sull’orlo delle lacrime. Sembra un quadro tratteggiato a occhi chiusi da qualcuno che lo desiderava esattamente così. È una dichiarazione d’amore in carne e ossa.
E rivedersi dopo che ogni particella è stata ammaccata, dopo che ricomporre i pezzi sembra impossibile, ha il sapore dolce amaro della resa, come se il tempo non fosse passato e lo spazio non avesse allontanato, ricalandosi in una bolla di felicità effimera, un’illusione che non lascia scampo a due cuori induriti ma ancora troppo bisognosi l’uno dell’altra da restare indifferenti.
A volte penso che riassumere Agnese richiederebbe una vita supplementare. Un anno per ogni secondo passato con lei. Quanto fosse ingombrante l’ho capito quando l’ho persa. Mi sono misurato con il vuoto, senza trovare i contorni di quello che non avevo più.
Un lungo e turbolento percorso di espiazione, una catarsi in cui i ricordi riaffioreranno, il dolore riemergerà implacabile per riaprire cicatrici mai sanate.
Tra cadute e risalite, sensi di colpa mai elaborati, passi falsi inesorabili, verità da svelare e segreti inconfessabili, ammissioni che prendono il posto delle bugie, paure irrisolte e fragilità nascoste, Brando e Agnese si graffieranno accarezzandosi, proveranno a capirsi fraintendendosi, comunicheranno un linguaggio a due velocità con la speranza sempre viva che le loro frequenze si allineino per battere allo stesso ritmo, e ricomporre l’unisono di due cuori che vorrebbero solo ritrovare la strada per tornare a casa, in una piccola mansarda dove ricongiungersi ai sogni e alle promesse che avevano lasciato sospese, in Vicolo del Leopardo.
Grazie Bianca per averci raccontato questa storia, per aver creato una dimensione dove rifugiarsi e perdersi tra le pagine di un capolavoro, ricordando che vi sono persone nate per donare emozioni, come te.
La storia di Brando e Agnese estende il significato della parola “amore”, quello così autentico da ferire e lenire allo stesso tempo. Quello che molti di noi hanno sperimentato nella vita.
«Lui è la prova che non ho un sasso al posto del cuore, che c’è stata almeno una persona al mondo che cambiava il colore delle mie giornate. E, comunque andrà la mia vita, so che non morirò senza aver provato un amore assoluto, per qualcuno che non fosse mio figlio. Il mio amore sta in piedi da solo. Anche senza di lui. E non voglio smettere».
Come dici tu “c’è un destino dietro a ogni porta”, ed io ci credo perché quella che mi hai aperto tu è stato un regalo dal valore inestimabile, come quello dei sogni ancora da realizzare e di tutte le porte ancora da aprire.
E dopo Niccolò, che mi ha strappato il cuore in due, aspetto la storia di Jacopo per ridare a lui quella metà che gli appartiene già.