TRAMA

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Anya Robins vive nel lato della città dove non puoi permetterti passi falsi o rischi di perdere facilmente il poco che hai. Capitano di una talentuosa squadra di cheerleading, sa che ogni goccia di sudore sulla sua fronte è il prezzo da pagare per eccellere, soprattutto per chi come lei viene dalla difficile realtà della periferia. Quando il prestigioso istituto Heaton richiede che sia la squadra di Anya ad accompagnare il promettente team di football, controvoglia accetta l’incarico. Quei ragazzi del nord della città sono l’opposto dei suoi amici, l’opposto di ciò che considera familiare. Specialmente Jordan Slade, capitano della squadra e creatura controversa e affascinante. Non c’è nessuno al mondo che Anya odi più di lui. Jordan è, infatti, tecnicamente ancora il ragazzo di una sua cara amica scomparsa nel nulla otto mesi prima, e parte di una famiglia che ha distrutto la sua. Per chiunque alla Heaton, l’unica cosa più difficile che fidarsi di Jordan è resistergli, ma Anya sa che i tipi come lui divorano cuori a colazione e probabilmente non hanno nemmeno un’anima sotto gli addominali scolpiti. Per questo, quando lui le mostra lati di sé del tutto inaspettati, lei la considera una tattica. Eppure, più incrocia i magnetici occhi blu di Jordan, e più Anya non può fare a meno di porsi una difficile domanda: tutti gli esseri umani sono mostri o tutti i mostri sono umani?

RECENSIONE

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Questa è una storia dalle mille sfaccettature, che riluce come un potente caleidoscopio capace di proiettare sulla parete migliaia di colori perfettamente calibrati e miscelati tra loro. Un dipinto cangiante ad opera di una delle firme del panorama romance italiano più amate e seguite, Kat Sherman, composto da una varietà di frammenti che insieme creano meraviglia: personaggi primari e secondari originali e tridimensionali; un intreccio narrativo che alterna una trama romance a una suspence che incolla alle pagine fin da subito; un perfetto equilibrio tra showing e telling; dialoghi coinvolgenti e coerenti. A questo potente collage si aggiunge uno stile di scrittura particolarmente evocativo, che ha la capacità di insinuarsi nella mente del lettore e di impregnare i suoi pensieri con forti emozioni:

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«Da come parli, sembri davvero colpevole.» «E questo ti provoca un brivido nelle ossa, però resti lì.» «Solo perché amo la verità più della sicurezza.» «Ti farò un male cane solo se ti innamorerai di me.»

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Due ragazzi belli che si detestano, l’amore per lo sport, un divario sociale immenso, un contesto universitario tanto ambito quanto competitivo, una passione che esplode e che non dovrebbe, il territorio di una città di provincia diviso tra chi è cittadino di serie A e chi di serie B. Storia già letta e riletta, raccontata così in poche righe, e invece Kat Sherman ha osato laddove pochi fanno, ovvero è riuscita a costruire un romanzo originale e coinvolgente grazie in primis a dei protagonisti tratteggiati in modo sublime, e contraddistinti da forti personalità.

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«Non ho paura di niente, Anya, è scritto nella prima pagina del manuale di sopravvivenza del tizio più odiato della città.»

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Un golden boy, una promessa del football, un vincente, ecco chi è Jordan Slade. Adorato dalle ragazze, mitizzato dai ragazzi. Nella sua vita contano poche persone: Lucinda, governante di casa a servizio della sua famiglia che lo ha cresciuto nell’indifferenza dei suoi ricchi genitori, e i suoi amici nonché compagni di squadra, Brayden e Stormy, a cui è legato indissolubilmente.

Tutto qui? No, perché a rendere questo ragazzo enigmatico e quanto mai controverso è l’essere divenuto il principale sospettato della scomparsa della sua ragazza, Peyton, avvenuta mesi prima. Un accadimento intessuto di bugie, probabili omissioni, mancate verità, che diverrà leva motrice della trama suspence della storia, innescando fin dalle prime pagine molteplici domande su chi sia veramente questo ragazzo, dotato di un’immagine impenetrabile e luccicante, ma resa oscura dall’ombra del dubbio di chi lo crede un assassino, seppure ormai scagionato da ogni accusa.

In prima linea, a crederlo colpevole è Anya, migliore amica della ragazza scomparsa:

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Odio i potenti. Odio qualunque forma di prepotenza che travalichi la giustizia e metta la verità a tacere.

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Orgogliosa, tenace, coraggiosa, talentuosa atleta e autorevole capitana della squadra delle cheerleaders di Glenbrook, dove è cresciuta nella zona a sud. Un’area problematica dove se da una parte vivere significa spesso sopravvivere, dall’altra a predominare tra gli abitanti è un forte spirito di protezione per chiunque vi appartenga, condividendo la lotta per imporsi e cercare un proprio posto nel mondo. Un personaggio femminile bellissimo, solido, coriaceo, in cui l’odio per l’ingiustizia è così forte da essere radicato nel profondo per quanto le è accaduto nel passato. Eventi che l’hanno temprata nell’anima.

Anya convince per la sua voglia di verità e l’energica ostinazione a difendere i valori in cui crede. L’autrice è bravissima a portare il lettore nella sua testa fino a sondare pensieri, dubbi, fragilità. Conflitti interiori che la rendono tanto forte quanto vulnerabile, e per questo si fa amare perdutamente.

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«So che la gente che vive a South Glenbrook viene giudicata di continuo» dice nel silenzio di tomba tra noi, «credevo che voi non lo faceste per ripicca al pregiudizio, ma è evidente che hai già deciso che sono un criminale.»

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È stato molto interessante conoscere da vicino il mondo sportivo delle cheerleaders, a differenza di altri sport romance in cui spesso emerge un’immagine più semplificata e superficiale. Tra queste pagine l’autrice racconta con grande accuratezza cosa significhi primeggiare in una disciplina tanto acrobatica quanto fisicamente dura da perseguire, per le difficoltà e il pericolo a essa connessi. Una passione che preclude dedizione, spirito di sacrificio e di squadra, attitudini perfettamente congeniali al personaggio di Anya.

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Amo questo sport perché sei letteralmente e costantemente nelle mani dei tuoi compagni. Mi ricorda che, nella vita, affidarsi agli altri non è sinonimo di debolezza ma una lotta vinta contro la solitudine.

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L’ambientazione in cui si muovono tutti i personaggi è magistralmente costruita, alla stregua di un palcoscenico teatrale di alto livello: una città separata dalle differenze sociali e unita dal peso del pregiudizio. Una dinamica abile ad amplificare emozioni, seminare fazioni, sedimentare dubbi alternando rivalità e contrapposizioni: innocente o colpevole, verità o bugia, nord o sud, vendetta o perdono, arido deserto o gelida neve, odio o amore?

Guardare oltre la superficie e fidarsi sarà la vera sfida che Anya e Jordan dovranno accettare o rifiutare, oltre a provare a controllare un’attrazione folle che sembra avvolgerli senza pietà, rendendo fatale ogni loro mossa.

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«In quegli attimi» continua, «mi sento vulnerabile. Anche se sono alto e grosso e solo metà della città mi farebbe da scudo come hai fatto tu.» Esita un istante prima di concludere il discorso. «E quando sei vulnerabile per le ragioni più dolci, allora stai rischiando come non mai di morire.»

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Ultima ma non meno importante riflessione riguarda i personaggi secondari, tanto spassosi quanto intensi, ognuno con personalità che ben si intrecciano alla trama. Stormy, Brayden, Kimberly sono stati amati dall’autrice quanto gli stessi protagonisti. Figure delineate con grande singolarità, che reclamano un loro posto d’onore, ricordando il valore fondamentale dell’amicizia, soprattutto quando tutto sembra essere perduto.

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«I sogni non finiscono, si trasformano.» Giro la testa, fisso il sipario ancora chiuso. Provo a trovare una corrispondenza nella nostra storia con la frase bellissima che ha appena pronunciato, ma io e lei siamo condannati. Le ho mentito per tutto questo tempo. L’ho vista infuriarsi con me, avere paura, piangere, implorarmi di dirle la verità su Peyton. Non l’ho mai fatto. Sono stato sincero solo quando mi sono apertamente dichiarato un bugiardo.

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Kat Sherman si conferma un’autrice dal talento profondo, in grado di firmare una storia d’amore appassionante e indimenticabile, in cui il romance vibra di mille sfumature, riflettendo colori così intensi da ammirare estasiati, ricordando l’unicità di un genere in grado di declinarsi in modo sublime, come pochi. Uno dei libri più belli letti quest’anno.

Chapeau.