Intervista a Paola Garbarino

Intervista a Paola Garbarino

Protagonista di questa intervista esclusiva un’autrice a cui siamo particolarmente legate in quanto madrina e “Special Guest” di Reading Marvels.

Intensa, pungente e irresistibile tanto da convincerci ogni volta a salire con lei su montagne russe ripidissime, altezze che tolgono il fiato e capaci di sottoporre il cuore ad emozioni profonde e fibrillanti.

Paola ci regala questa chiacchierata proprio nel giorno in cui “Perfetti sconosciuti” vede la luce, ci auguriamo che Sami e Cecilia possano regalarvi gli stessi brividi che hanno lasciato a noi.

Buona lettura!

Ciao Paola e grazie per averci regalato questa intervista.

Ciao ragazze di Reading Marvels, grazie a voi.

Come definiresti il tuo stile di scrittura?

Questa è una domanda difficile, penso che il mio stile debbano giudicarlo i lettori. Posso dire che amo scrivere in prima persona, entrare nella testa dei personaggi, sviscerarne i pensieri consci e inconsci. Mi piacciono le frasi spesso corte, secche, andare accapo, usare una prosa poetica e dialoghi al contrario talvolta crudi.

Quanto tempo ti occorre di solito per scrivere un romanzo?

Dipende dal grado di ispirazione e ovviamente dal tempo libero che ho a disposizione. Ho scritto 4 volumi della Stars Saga nel giro di nemmeno un anno, nel bel mezzo di un trasloco Genova-Londra, preda di una grande ispirazione, non riuscivo a smettere di scrivere, mi prudevano le dita dalla voglia di essere davanti alla tastiera. Perfetti Sconosciuti, invece, l’ho preso e lasciato più volte e nel frattempo ne ho scritti altre tre. Altri due romanzi li ho scritti contemporaneamente. Diciamo che dipende dalla storia, molte volte, da quanto si fa trovare, da quanto i personaggi mi si mostrano.

Quali sono le caratteristiche di un libro che te lo rendono interessante? E per quali motivi invece decidi di non portarne a termine la lettura?

Una storia deve prendermi dentro, coinvolgermi, farmi venire il desiderio di continuare. Scelgo bene cosa leggere, se un libro si rivela comunque deludente cerco di leggerlo fino alla fine in ogni caso.

I personaggi dei tuoi romanzi di solito sono ispirati a persone esistenti o sono frutto della tua fantasia?

Mi piace volare di fantasia, talvolta c’è mischiata un pochino di realtà ma non c’è nessun personaggio che sia totalmente costruito su una persona che conosco.

Come e a che età è iniziata la tua passione per la scrittura?

La passione per le storie l’ho sempre avuta, ricordo già alle elementari. Alle medie scrivevo racconti fantasy, alle superiori soprattutto poesie, i romanzi veri e propri ho cominciato all’università ma solo nel 2016 ho deciso di pubblicare.

Sei stata incoraggiata da qualcuno a portare avanti questa passione o hai deciso di rischiare e ti sei buttata e basta?

Questa passione è nata con me, e non la definirei nemmeno passione, è riduttivo, per me è un bisogno vitale, è il modo in cui mi esprimo meglio, in cui rifletto su me stessa e sul mondo. Io ho bisogno di scrivere, tenevo anche dei diari, scrivere è un bisogno primario, scrivevo prima e scriverei anche se non pubblicassi più. Mio padre ha sempre sostenuto questo mio talento, ricordo che mi portava trafiletti di quotidiani o riviste in cui si parlava della scrittura o di concorsi letterari. L’amore per le storie penso di averlo respirato da lui, da bambina, a me e a mia sorella narrava storie di fantascienza inventate, da grande ho scoperto suoi quaderni di quand’era ragazzo con racconti di fantascienza scritti e illustrati da lui. Penso sia qualcosa di famiglia. Invece ho avuto chi mi ha osteggiata, soprattutto la mia vecchia professoressa di Italiano, alle medie, che mi disse che “dovevo contenermi” nella scrittura e che al massimo avrei potuto fare la sarta. Come un’insegnante si sia permessa di emettere certe sentenze su una ragazzina è per me tuttora uno shock, se succedesse adesso le farebbero come minimo un richiamo formale. Comunque, grazie alla mia volontà e al mio amore per la scrittura e la lettura, non mi sono contenuta, e sono anche diventata professoressa di Lettere (e ho pure imparato l’arte della Sartoria). Ho narrato questo nei ringraziamenti per Baby Don’t Cry.

Ci sono delle tematiche o messaggi in particolare a cui tieni e cerchi di trasmettere al lettore coi tuoi personaggi?

Nei miei libri ci sono io, ciò in cui credo, quel che per me è importante e spero che i miei lettori lo sentano e colgano i messaggi: l’amore, che non è egoismo. Il rispetto per gli altri, per la Natura, per la diversità. La mia fede in Dio. Tutto questo si ritrova anche nel mio ultimo romanzo Perfetti Sconosciuti.

Nei tuoi libri si riscontra una certa nostalgia per gli anni 80/90. Credi che il nuovo millennio sia un’epoca in cui la scrittura o l’arte in genere abbiano meno da comunicare?

Credo che sia normale avere nostalgia per l’epoca in cui si era giovani e con tutte le strade aperte davanti ai piedi. Oltre a quello, trovo che questa epoca sia vacua, superficiale, troppo concentrata sull’immagine e sul giudizio altrui. L’Italia è stata un popolo di grandi letterati e artisti, in ogni campo, adesso dire che si vuol fare gli scrittori o i pittori equivale a dire di essere dei nullafacenti. Abbiamo ucciso ciò che ci ha resi grandi, idolatriamo personaggi che non sanno fare nulla se non apparire, abbiamo perso il senso dell’attesa, del meritarsi le cose, le nuove generazioni consumano una cultura/non cultura che io chiamo da Fast-food: veloce e scadente. Mi fa paura, ciò si riflette anche nella letteratura e nella musica di questi tempi. Trovo che ai vertici delle classifiche vi siano spesso romanzi inconsistenti, che sono lì solo perché appoggiati dalla capacità promozionale di una casa editrice, o titoli scritti da persone che non sono scrittori ma che si sentono in diritto di scrivere perché ne hanno voglia o perché sono famosi. I testi della musica, di molta musica di questi tempi, sono vuoti e stupidi. Non posso non paragonare i testi di canzoni come quelle del movimento Grunge, band che hanno dato voce a un’intera generazione che era consapevole che il Sistema stesse pregiudicando, rubando, il loro futuro. Oggi, i giovani non sono nemmeno consapevoli di doversi ribellare. Perlomeno, non la maggior parte. Basta loro l’illusione di poter avere tutto, magari comprandolo online e facendoselo arrivare a casa. Ho messo questo messaggio anche dentro Perfetti Sconosciuti, nei pensieri di Sami.

La musica ha un posto d’onore in ogni tuo libro, quanto è importante questa caratteristica per te? Quanto è d’ispirazione per ideare le tue storie?

La Musica è importante tanto quanto scrivere, è un canale attraverso il quale io respiro emozioni pure e da cui vengo ispirata. Ho sempre avuto le mie playlist. Un tempo, era l’ingombrante walkman con la musicassetta (descritto in Crazy For You), oggi è su Spotify, anche se preferisco le vecchie playlist scaricate direttamente su smartphone, senza interruzioni, senza pubblicità. Amo la musica 80 e 90: Depeche Mode, U2, INXS, Billy Idol, Duran Duran, Tori Amos, Madonna, Pearl Jam, Chris Cornell, Nirvana e chi più ne ha più ne metta. Del 2000, mi piacciono soprattutto i vecchi Tokio Hotel (quelli più gotici) e i Thirty Seconds To Mars. Tra gli italiani, il caro vecchio Luca Carboni, Litfiba, Ligabue, Venditti, soprattutto. Mi piace molto anche cantare, lo faccio a ogni occasione, che sia ai matrimoni, al karaoke sotto la doccia, amo cantare mentre mio fratello suona.

Sappiamo che crei tu stessa le cover dei tuoi libri, quanto è importante trovare l’immagine giusta? Da dove nasce l’idea?

Curo personalmente tutta la grafica, mi sono soltanto fatta fare il logo dalla brava Catnip. Credo di essere troppo puntigliosa per chiedere a qualcun altro di creare la cover come l’ho in testa io, mi manderebbero al diavolo, ho provato per una cover fantasy ma alla fine non sono stata soddisfatta al cento per cento e dopo la terza prova mi è stato fatto capire che stavo chiedendo troppo. Io devo raggiungere il risultato che desidero e capisco di non poterlo ottenere da qualcun altro. Ho fatto un corso di computer grafica e web design e per il resto penso ci abbia pensato la scuola superiore (corso attinente con disegno e moda) e il master all’accademia di Belle Arti. Trovare lo scatto giusto è difficile, sui siti che vendono immagini ne guardo centinaia per trovare quella adatta e, anche quando l’ho trovata, la maneggio parecchio: la taglio, la ruoto, agisco sui colori, cerco il font giusto. I modelli in copertina devono rispecchiare i protagonisti della storia, quindi di solito cambio il colore dei capelli, ho sempre odiato le cover che non c’entrano niente col libro che poi si andrà a leggere, magari copertine addirittura fuorvianti. Per la Stars Saga presi la prima foto (il cuore attaccato al filo del mouse) da Amazon (era il primo libro in assoluto che pubblicavo, avevo ancora poca esperienza), poi feci realizzare le altre (il cuore rosso su diversi strumenti musicali) da un fotografo, utilizzando gli strumenti musicali di mio fratello. Ogni strumento è legato a uno dei personaggi, chi ha letto la saga sa certamente riconoscerli al volo.

Le tue storie sono spesso ambientate in Liguria, tua terra d’origine. Che rapporto hai con le tue origini e soprattutto con Genova, tua città natale? Ti manca molto adesso che vivi all’estero?

Genova è e sarà sempre la mia città, mi manca molto, è una bella città, pur con le sue ombre, vi sono molto affezionata. Sono legata anche moltissimo al paese di Torriglia, nella campagna ligure, in cui è nato mio nonno e mio padre e in cui passo da sempre gran parte dell’estate (vi ho ambientato Lovesong, parte di Baby Don’t Cry e il finale di Strange Love). Ambiento le mie storie in luoghi che conosco bene, in cui ho vissuto, per me è fondamentale sapere con precisione come far muovere i miei personaggi (Genova, Torriglia, la Toscana). La Corea del Sud (in Il popolo dei Sogni), il Qatar (My Bitter Sweet Symphony), Londra (parte della Stars Saga), la Finlandia (Perfetti Sconosciuti) o luoghi che perlomeno ho visitato in vacanza, come New York e Dublino. Non amo quei libri in cui si capisce che lo scrittore ha cercato l’ambientazione su Wikipedia, o leggere scorrettezze riguardo posti che conosco, come la Corea, che mi fanno subito capire che lo scrittore non c’è mai stato. Prima o poi, quindi, scriverò anche una storia ambientata in Canada, dove sono adesso.

Qualche anticipazione su progetti futuri?

Devo pubblicare il seguito del mio fanta romance Il Sangue degli Angeli, per l’occasione ci sarà anche un rinnovo totale della cover del primo libro.

Non ho ancora iniziato a scrivere un nuovo romance ma ho parecchie idee in testa, soprattutto ho un prestavolto che mi piace da tantissimo e vorrei ispirarmi a lui per un personaggio per metà indiano d’America. Non so se sarà la prossima storia, visto che in questa appena uscita parlo di un’altra tribù indigena, ossia i Sami (gli unici indigeni d’Europa). Dipenderà, come sempre, dalla mia ispirazione.

Grazie a Reading Marvels.