DIECI MINUTI di Maria Sole Tognazzi

DIECI MINUTI di Maria Sole Tognazzi

Titolo: Dieci minuti
Regia: Maria Sole Tognazzi
Tratto dal libro: Per dieci minuti di Chiara Gamberale
Genere: Drammatico
Film per il cinema
Tipo di finale: Chiuso
Data di uscita: 25 gennaio 2024
Produzione: Indiana Production

TRAMA


Bianca entra in una fase di piena crisi esistenziale decide di ricorrere ad una psicoterapeuta, che chiede alla sua paziente di dedicare dieci minuti del suo tempo ogni giorno a qualcosa che non ha mai fatto prima

RECENSIONE



Questa domanda viene posta alla protagonista di questo film liberamente ispirato al libro di Chiara Gamberale “Per dieci minuti”. 

Chi non ha mai sperimentato quel senso di vuoto, di solitudine e smarrimento nel corso della propria esistenza? 

In questo caso la strada per cercare di contrastarlo si avvale di tentativi, di un approccio originale, a cui fanno riferimento il titolo di romanzo e film. 

Una trama che suggerisce ad una donna fragile e spezzata, Bianca, un compito semplice solo in apparenza, per provare a tornare a vivere e uscire dal pozzo nero e melmoso in cui è caduta: tentare di portare a termine un’azione o un’esperienza mai fatta prima d’ora, mettersi alla prova contro paure, incognite e difficoltà, ogni settimana per almeno dieci minuti. 



Letto molti anni fa il romanzo è stato uno dei primi approcci a quelle letture a cui ci si affida in momenti di particolare fragilità o crisi. 

Lo ricordo con particolare affetto essendo stato nel suo piccolo un rifugio confortevole ed è per questo che ho deciso per la visione dell’adattamento cinematografico. 

La pellicola di Maria Sole Tognazzi la cui sceneggiatura è stata scritta insieme a Francesca Archibugi, racconta molto intimamente il crollo emotivo di Bianca, che si trova nel giro di poco tempo lasciata dal marito e licenziata. 

Se il romanzo poneva più l’accento sul senso di inadeguatezza della protagonista, le cui vicende assumono sulla carta l’aspetto di un diario in cui racconta i propri tentativi di terapia dei “dieci minuti” (alcuni dei quali molto divertenti), la pellicola invece, fotografa con un tocco asciutto ma profondo il dolore della donna in modo più preponderante rispetto al tentativo di cura. 

Una rilettura che io ho particolarmente apprezzato e nella quale grazie anche all’ ottima recitazione del cast, emerge una tela di debolezze e fragilità umane che raggiungono l’apice nelle relazioni familiari e coniugali della protagonista, consolidando il suo male di vivere. 

Un torpore dello spirito che si traduce anche in una specie di impermeabilità di Bianca nei confronti del mondo esterno e insieme una visione ridotta delle relazioni umane che intesse in ogni ambito della propria vita e con ogni persona con cui ha un rapporto. 

Fantastica l’interpretazione di Margherita Buy nel ruolo della terapeuta che ha in cura Bianca e che le prescrive il gioco dei dieci minuti, che poi assolutamente un gioco non è. 

Una figura all’ apparenza non accudente, ruvida, pratica, a volte irriverente e che invece si rivela la più importante per il cammino, non tanto verso la guarigione, quanto verso l’accettazione della realtà e con essa del dolore che porta con sé. 

Bianca è una donna che non vuole vedere, ascoltare, che non si “accorge” di ciò che la circonda ma questo è il solo mezzo di difesa che conosce. 

Non è un caso che nella sceneggiatura lei sia una scrittrice, quasi non potesse essere altro se non qualcuno che vive dentro a uno spazio d’immaginazione distaccato dal reale. 

L’ esercizio dei dieci minuti non è altro che un sentiero in cui ogni piccolo esperimento di una cosa mai fatta prima, costituisce un passo verso una finestra da aprire per vedere finalmente la realtà. 

Lo scambio finale tra paziente e terapeuta contiene tutto il significato della sofferenza interiore di Bianca e di chiunque l’abbia sperimentata per una ragione o per l’altra: è l’invito a guardarla negli occhi e affrontarla perché a volte testimonia la vera essenza di ciò che siamo.