Il 5 aprile 2004, un commando mette a segno una spettacolare rapina alla banca di Stavanger, in Norvegia. Il 24 agosto 2004, dal Museo Munch di Oslo vengono sottratti i dipinti L’Urlo e Madonna. Due fatti apparentemente non correlati, ma che trascineranno il lettore in una vertigine di intrighi, pericoli e misteri, portandolo nel cuore del mercato nero, dell’arte e della musica.
Quando i dipinti scompaiono, infatti, lasciando dietro di sé una scia di morte, Agata Vidacovich, coinvolta nel traffico d’arte, tenterà di venire a capo dell’intricata vicenda, mettendo a dura prova le proprie certezze.
Sposata con un pianista di fama internazionale che ha ormai rinunciato alla propria carriera e al quale ha sempre mentito riguardo alla propria vera vita, Agata si ritroverà costantemente sul filo del rasoio, costretta a mettere a repentaglio tutto quello che ha di più caro per venire a capo di questo mistero.
Dove sono finiti i quadri?
Un thriller avvincente, che si snoda tra Milano, Oslo e Trieste e che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
RECENSIONE
“L’arte nasce dalla disperazione. L’arte impara dall’arte. Si nutre di arte. È un processo costruttivo e distruttivo. Dell’anima dell’uomo.”
Un’opera d’arte, che sia un dipinto o una composizione musicale, prevede estro e impegno. Il risultato, visibile a tutti, è gioia per gli occhi o per le orecchie. E bisogna prendersene cura, come per una relazione d’amore. In questo thriller è l’amore il protagonista: l’amore tra due persone, l’amore per il proprio lavoro, l’amore per l’arte in tutte le sue forme.
Agata e Giulio sono una coppia che non ha più nulla da dirsi. Lei ha una doppia vita tra famiglia, viaggi e perizie: immersa nel mondo dell’arte, non una donna ma un’ombra; lui invece è un pianista riconosciuto a livello internazionale, rinunciatario nel lavoro e fermo nella vita privata: la musica che un tempo lo spingeva avanti, ora è solo un contorno. Vivono ancora insieme ma con stanca accettazione: Giulio tranquillo e rassegnato, Agata tutta un’altra storia. Siete pronti a conoscere questa donna misteriosa ed enigmatica?
“Ma cosa sei?” domanda Giulio. La voce trema più della mano. “Una falsaria, una ricettatrice, una trafficante d’arte…?
Una bella domanda a cui Agata non risponderà in piena verità e mi dispiace, non posso farlo neanche io. Posso dirvi che Agata vive di menzogne, di sotterfugi, di mezze verità sciorinate come oro colato; tutto per amore del suo lavoro e dell’arte. Potrebbe sembrare semplicemente una moglie bugiarda, ambigua, scaltra e senza scrupoli; o magari una probabile criminale patentata che si muove nel mondo nel mercato clandestino tra falsari e ricettatori. Ma sappiate che ogni sua azione porterà al ritrovamento di quadri o opere trafugate da musei. Credo che tutti voi conosciate o abbiate avuto modo di vedere L’urlo e La Madonna di Munch e che conosciate la storia del furto.
L’autrice ne racconta la vicenda, attenendosi scrupolosamente ai fatti reali, e aggiungendo anche del suo per movimentare e rendere accattivante la storia. Leggendo vi ritroverete in magazzini sperduti e sporchi ad ammirare tele, vedrete falsari al lavoro, viaggerete tra Milano, Trieste e Oslo e conoscerete queste diverse città. Non mancheranno misteri, organizzazioni criminali, omicidi; rimarrete stupiti, angosciati, avrete paura di perdere la vita, un’occasione o una persona cara. Agata combatterà con tutte le sue forze per riportare i quadri, ce la farà e a quale prezzo?
Quando ci si mette in gioco completamente si è consapevoli che si può perdere o vincere, mettendoci sempre il massimo impegno. Agata porta avanti la sua battaglia che alla fine non riguarda solo il lavoro ma diventa una battaglia personale.
Possiamo perdonare. Dimenticare, no. Quello, mai. Rya torna al proprio passato e guarda al futuro con occhi diversi. In lei si mescolano dubbi e incertezze: gli equilibri di potere in Idrethia sono cambiati e nessuno può più garantirle protezione. La principessa di Temarin deve sopravvivere e lottare ancora per difendere se stessa e la propria dignità. L’amore è una scelta, non un sentimento; l’amore non rende liberi, ma appaga desideri altrui a cui lei non può sottrarsi, se lo scopo è il ritorno a corte. Il prezzo da pagare, però, è alto quando si soffocano le vere emozioni. Il ritorno dell’uomo che Rya ama le sconvolgerà la vita, già difficile, e farà riaffiorare difficoltà prima sopite, sensazioni di un viaggio lontano, mai sbiadite, che con violenza tornano allo scoperto. Il terzo romanzo della Rya Series, dove verità inaspettate si mescolano a intrighi e vendette, e la sincerità di ognuno è messa in discussione. Di chi puoi fidarti quando in gioco c’è la tua stessa vita? Per quanto tempo si può vivere nella menzogna?
RECENSIONE
DECEPTION, libro 3
Roxile, la mia bambina, la figlia che non avevo partorito ma che ugualmente mi apparteneva, neanche fosse stata parte di me per nove mesi. Mi ero prodigata in tante promesse. Ora avevano perso valore. Ero una vedova. Nemi e Niken avevano ucciso mio marito. Le mie mani tornavano vuote.
Quando l’incubo finisce, e la pace sembra più vicina, il destino si accanisce e Rya si ritrova a dover ricominciare tutto da capo. Stavolta non è più sola, con lei Roxile la bambina che ormai è divenuta sua figlia e unico motivo di continuare a resistere. E Nemi? Ancora non c’è, ancora Rya deve camminare senza di lui. In questo terzo volume la protagonista di questa serie meravigliosa deve fare i conti con verità difficili, rivelazioni amare. Il suo ritorno alla vita di palazzo sarà costellato di ostacoli, tasselli che iniziano a definire un quadro molto diverso da quanto si fosse immaginata. Il percorso di crescita che l’ha trasformata, indurita l’aiuterà a sopravvivere anche stavolta, adesso che deve fronteggiare la sua famiglia, i suoi affetti più cari, la sorella Alsisia, il cognato Strevj.
Me ne andai così com’ero arrivata: in silenzio. Destinazione, una dimora denominata Il Roseto e le Querce.
In questa terza parte, Rya dovrà scontrarsi con manovre politiche, complotti e cospirazioni della sua famiglia, ossessionata dall’ottenere sempre più. Congiure e intrighi che descrivono perfettamente le più bieche dìnamiche umane in cui ipocrisia, opportunismo e ambizione governano le vite, decidono i destini. Niente ha valore se non il raggiungimento dei proprio scopi.
Ero la pedina inutile, quella che era stata fatta avanzare, era caduta ed era stata mangiata. Ero una mossa sulla scacchiera da dimenticare alla svelta.
Eppure è qui, nei fasti dei palazzi, che l’umanità scende più in basso, fino ad oltrepassare lo squallore del bordello, dove sprazzi di carità e altruismo si erano palesati come acqua nel deserto offrendo a Rya un calore umano insperato. Da qui, l’amara consapevolezza che sotto la lucente patina dorata del suo amato regno si nasconde il peggiore dei marciumi.
Vivevo ai margini, sepolta tra la pioggia, i campi fangosi e la neve, dimenticata da tutti, mentre il mondo–il mio mondo!–andava avanti senza di me. Ugualmente, non demordevo. Potevo sempre sperare di sopravvivere al meglio.
La lotta per la sopravvivenza prevarica sulla disperazione, in questo Rya conferma la sua abilità ovvero quella di usare l’astuzia per risalire, scegliendo l’unico modo per salvarsi. Come starà al lettore scoprirlo, aprendo le porte ad uno dei temi cardini di questo volume, ovvero l’amore camuffato, ciò che sembra che in realtà non è. Un argomento che Barbara Bolzan tratta con consapevolezza e profondo realismo, ovvero la violenza all’interno delle mura domestiche.
Perché, per quanto folle possa sembrare, avevo una certezza: mio marito mi amava. Mi aveva amato, per lo meno. Non mi avrebbe mai fatto davvero del male.
A mio avviso, questo è uno dei passaggi tra i più intensi del libro: è in questo pensiero di Rya che risiede l’inganno, da qui il titolo del libro. La debole speranza di sbagliarsi, di avere difronte qualcuno di diverso, incapace di fare del male.
L’insidia nascosta tra le promesse di chi professa di amare e che invece cede al male. Non è nella sopportazione che vi è amore, non è nell’attesa di riavere indietro una persona che si crede diversa. L’autrice offre con estrema capacità critica una riflessione davvero importante sul netto confine che c’è tra l’amore e la violenza.
«Chi sei, Rya?» continuò. «Sei l’amorevole sposina, la dolce bimba indifesa che ho tenuto tra le braccia, la serpe che ha vissuto al mio fianco… Chi sei, sotto le mille maschere che ogni giorno indossi?»
“Deception” è un inno alle donne, alla loro forza, alla capacità di rialzarsi sempre e salvarsi da sole. Una principessa spezzata che prosegue il suo cammino da donna forte, consapevole ormai delle sue risorse e del suo vero amore, Nemi, colui che le è sempre stato vicino anche quando distante ma con cui non è ai facile capirsi.
Lui, che mi aveva salvata dalle acque del fiume, che mi aveva condotta a Mejixana, che mi aveva detto: Finché sarò al vostro fianco, non avrete nulla da temere. Lui, che non aveva mai fatto niente per danneggiarmi.
Ogni sofferenza subita è funzionale a vedere oltre l’apparenza. Se è vero che Rya è stata forgiata dall’esperienza del bordello è ritornando alla vita di corte che la sua evoluzione tocca l’apice: lei osserva, percepisce sguardi che altri non potrebbero capire, perché il suo vissuto le ha acuito i sensi, e adesso che ha qualcosa in più da perdere sarà sempre meno disposta a ad adattarsi per lottare per chi ama fino a prendere distanza dalla sua famiglia.
Il libro chiude con un colpo di scena che conferma la bravura dell’autrice a tenere il lettore incollato alle pagine e a temere la conclusione di un viaggio indimenticabile.
AWAKEN Libro 4
“Risveglio”, capitolo finale dove la resa dei conti sembra sempre più vicina. Un cammino durato cinque anni, che si avvia verso la sua conclusione riportando il lettore tra i boschi, nella foresta dove tutto è cominciato.
Camminavo e non mi voltavo indietro. Mi stavo lasciando alle spalle la lordura mascherata di magnificenza per appartenere alla quale i Niva avevano barattato perfino se stessi. Il mio silenzio era l’addio definitivo al Paese che, non avendomi incoronata regina, si era sentito in diritto di prendere di me tutto il resto.
Rya ha deciso di lasciare la vita di corte dove tutto è diverso da come appare, decisa a trovare un luogo da chiamare casa. Un ritorno che la vede finalmente insieme a Nemi con loro la piccola Roxile, lontani da Idrethia dove regna la menzogna e l’ambizione più sfrenata. Ma questa non è una favola, per cui la storia non può concludersi prima che tutte le verità siano state rivelate.
Guardai gli scuri che Nemi aveva chiuso per me. Avevo creduto che raccontargli la verità mi avrebbe sgravato dal peso che mi opprimeva. Non succedeva. Il senso di colpa era sempre lì, appollaiato sulle mie spalle come una poiana. E, come una poiana, aveva artigli che mi dilaniavano.
Sensi di colpa così radicati nel profondo da non riuscire a estirparli e che non permettono a Rya di vivere appieno un rapporto di coppia che appare come un edificio che rischia dalle basi crivellate di segreti ancora da confessare e che rischiano di farlo crollare. Roxyle è il loro unico punto dì Unione, un amore incondizionato che permette a entrambi dì colmare le distanze emotive che li tengono separati, perché è con loro due che Rya è davvero sé stessa, senza machere da indossare.
«Quanta forza ci vuole per confessare il proprio amore a qualcuno? Credetemi: più di quanta ne occorra per uccidere un uomo.»
Rya e Nemi, semplicemente una donna e un uomo che la vita ha messo a dura prova distruggendo le loro certezze e convizioni. Entrambi sono cambiati, reduci da un percorso a tratti disumano che li ha avvicinati e allo stesso tempo allontanati, e che adesso rischia di inghiottirli in una voragine di segreti pesanti come fardelli. Due sopravvissuti ad una guerra di menzogne causata dai loro affetti più cari, Alsisia e Alher, i rispettivi punti deboli nonché centri nevralgici di un amore fraterno tanto tossico quanto simile, in grado di avvicinarli con una comprensione reciproca commuovente. Un messaggio che ricorda quanto spesso la vita ci metta difronte al fatto che i legami più reali e salvifici non siano quelli di sangue:
Anche i fiori più belli possono essere velenosi anche la primavera può uccidere e quanto la purezza possa essere pericolosa.
Un libro che chiude una quadrilogia straordinaria, in cui colpi di scena, disastri terribili e rivelazioni sconvolgenti le daranno degna conclusione. Ogni indizio acquisirà sempre maggiore significato unendo i tasselli di un puzzle tanto complesso quanto bellissimo, e terminare la lettura offrirà la stessa emozione: un’opera che ha richiesto tempo e impegno ma che ad avere davanti riempirà il cuore di bellezza e soddisfazione, soprattutto per i risvolti umani appassionanti.
Se chiudo gli occhi, posso rivedere tutte le mie case. Temarin, dove sono nata e dove ho imparato l’arte della doppiezza. Mejixana, che ha segnato la linea di confine tra ciò che ero e ciò che mi apprestavo a diventare. Mama, dove sono morta e cresciuta – esattamente in quest’ordine –. Il Roseto e le Querce, dove mi sono fermata per riprendere fiato giusto il tempo per capire che volevo rinascere. La corte di Idrethia, dove ho confuso l’apparenza con la realtà. Juba, dove ho creduto di poter dimenticare il dolore che avevo ricevuto e causato. E oggi, questo nuovo rifugio. Viviamo il presente, ci concentriamo sulla quotidianità. È una nuova vita.
Grazia Barbara Bolzan per questo viaggio nel tempo e nello spazio, un’esperienza che segna e insegna, e che non dimenticherò, perchè tutte noi donne dovremmo avere un po’ del coraggio di Rya, la sua forza, indipendenza e quel sano orgoglio di non abbassare mai la testa e guardare sempre avanti con la consapevolezza di chi, in un modo o nell’altro, ce la farà. E anche se a volte le sue scelte non sono da prendere ad esempio, forse è proprio questo che la rende unica, umana. In fondo Rya è una ribelle, l’antitesi dell’eroina, colei che sbaglia ma che alla fine trova la strada per tornare a casa.
All’inizio di tutto, c’è un uomo. C’è sempre un uomo: Nemi. Lui che è il capo di un villaggio in lotta contro l’impero, lui che la salva mentre è ferita sulla riva di un fiume. Rya si risveglia a Mejixana e impara a vivere una nuova realtà, così diversa da quella a cui è abituata. La gente sembra accoglierla con benevolenza, mentre lei nasconde un segreto che potrebbe mettere tutti in grave pericolo, compreso il ribelle che la tratta in maniera sprezzante e non si fida della nuova arrivata. Tra loro c’è una lotta in corso di muti rimproveri e niente è davvero come sembra: la frattura tra presente e passato rischia di confondere i sentimenti della giovane.
La storia di una ragazza che combatte per diventare donna e conquistare il diritto di poter amare in un romanzo che vi terrà incollati alle pagine per il susseguirsi dei colpi di scena con cui l’autrice riesce a pennellare il carattere dei suoi personaggi. Benvenuti nel mondo d’Idrethia, benvenuti nel cuore di Rya.
RECENSIONE
INTRODUZIONE “RYA SERIES” di Barbara Bolzan
Leggere quest’opera è stato un viaggio tra i più appassionanti e coinvolgenti fatti fino ad oggi. Una lettura che avevo pianificato accuratamente e che ho voluto intraprendere proprio durante il periodo festivo per avere a disposizione il tempo necessario a conoscere la storia di Rya, avvincente protagonista di questa omonima serie, composta da quattro libri, “Fracture” (frattura), “Sacrifice” (sacrificio), “Deception” (inganno) e “Awaken” (risveglio).
Quattro titoli evocativi di un complesso percorso di crescita personale vissuto come un lungo viaggio raccontato in prima persona dalla protagonista. Un cammino costellato di cadute e risalite, frastagliato da luci ed ombre con imprevedibili colpi di scena, appassionanti intrighi di Palazzo e una meravigliosa storia d’amore. Non solo, ad aggiungersi una trama originale, un’ambientazione unica, personaggi sfaccettati, tematiche significative ed uno stile di scrittura così magnifico e ricetrcato da rendere l’autrice, Barbara Bolzan, una romanziera tra le più mirabili nel panorama contemporaneo italiano.
La narrazione dell’opera si sviluppa su due livelli temporali, passato e presente, offrendo un racconto appassionante che amplifica il coinvolgimento del lettore, trascinato dalle vicende descritte dalla protagonista e dalle sue riflessioni sul futuro.
Il linguaggio è raffinato e il lessico impeccabile. Le descrizioni sono dettagliate, trasportando chi legge all’interno della storia tra boschi e villaggi, paesaggi innevati e sordidi bordelli, percependo suoni e profumi in ogni scena. L’ambientazione è suggestiva, ovvero un MedioEvo “fantastico” reso originale dalla presenza di regni immaginari e dinastie inventate. Un’espediente fantasioso che resta sotto traccia nella lettura, visto che a prevalere è l’accurato realismo grazie al quale è descritto contesto dell’epoca, a partire dalla condizione della donna, la miseria dei bassifondi, i fasti dei palazzi, fino alle particolareggiate scene di guerra. Un quadro inappuntabile che denota una scrupolosa conoscenza storica, senza ombra di dubbio.
Per rendere merito a quest’opera così degna di nota ho diviso la recensione in due parti, accorpando i primi due capitoli, “Fracture” e “Sacrifice”, che raccontano le fasi iniziali dell’evoluzione di Rya che vivrà esperienze che la segneranno per sempre. A seguire poi gli ultimi due, “Deception” e “Awaken” che seguiranno domani.
FRACTURE, Libro 1
«Era come se stesse aspettando di essere trascinata via dalla corrente.»
Ad usare queste parole è Nemi, protagonista maschile che apre il primo libro di questa serie raccontando il ritrovamento di una giovane ragazza sull’argine di un fiume in piena, durante un acquazzone minaccioso. Un incontro che segnerà il destino di entrambi intrecciando dramma, suspense e una fitta aurea di mistero. Chi è questa ragazza? Cosa faceva lì da sola? Perchè seppur vestita di stracci indossa al collo una collana tanto preziosa?
Rispondere a queste domande non sarà affatto semplice, perché gli intrecci da sciogliere sono moltissimi, un’intricata matassa in cui ogni filo si lega all’altro in modo quasi inspiegabile. Occoreranno cinque anni per svelare verità e menzogne nascoste dietro questo ritrovamento ma il viaggio varrà ogni pagina, credetemi. Non sarete soli, sarà Rya ad accompagnarvi durante il percorso e convicervi ad ascoltare la sua storia. Come? Ovvio, con la sua controversa natura, il suo innato fascino seduttivo capace di renderla divina protagonista di questo capolavoro.
Vivere o morire. Non aveva molta importanza, in quel momento.
Povera domestica sporca di fango o giovanissima sposa e promessa regina?
E’ nella lotta degli opposti che si trova l’essenza di quest’opera, l’eterno conflitto tra bene e male, luce e tenebra, vita e morte che non si alternano, bensì agiscono simultaneamente, dando orgine all’armonia. Un equlibrio dove non c’è prevaricazione perché, come diceva il famoso filosofo greco Eraclito, il giorno non può esistere senza la notte, l’uno non può esistere senza l’altro. Un gioco che crea il divenire, generando il cambiamento: “Nessun uomo entra due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo”.
Una citazione che evoca la scena d’apertura di questo primo romanzo, in cui il fiume è teatro del primo incontro tra i due protagonisti, Rya e Nemi, quasi un preludio a introdurre il tema centrale di questa serie, ovvero il cambiamento, la trasformazione. La scelta del titolo “Fracture”, rappresenta un ulteriore indizio indicando nella rottura il primo passaggio del suo percorso. Improvvisamente catapultata lontana dalla sua vita, dai suoi affetti più cari, Rya è costretta ad affrontare un cambiamento radicale che le impone di lasciare indietro le sue certezze, il mondo a cui era stata avvezza. Un ambiente privilegiato, altamente condizionante dove sete di potere, sfrenata ambizione e un’avidità irrefrenabile non si fermano davanti a nessun ostacolo pur di arrivare in cima, oltrepassando qualunque cosa. Rya si trova lontana dalla sua famiglia, il porto sicuro che l’ha educata e guidata: l’amata sorella Alsisia e l’ambizioso cognato Strevj:
Mia sorella. La mia meravigliosa sorella. Perfetta in tutto. Chiunque la incontrasse, se ne lasciava conquistare. Ispirava fiducia e c’era ben poco che non sapesse fare meglio di chiunque altro.
Un personaggio che inizialmente conosciamo dai ricordi di Rya, che ne celebra virtù e mirabili qualità, un’ispirazione per lei a cui ambire, una creatura quasi celeste con cui vive in simbiosi, generando un incastro perfetto. Un connubio in cui però Rya si sente costantemente inferiore.
Sapevo che non sarei mai riuscita a reggere un confronto con Alsisia.
Un amore indissolubile che delinea una delle tematiche principali dell’opera: la complessità delle dinamiche familiari e dei nuclei affettivi disfunzionali, che agiscono con modalità tossiche, in grado di gestire vite e decidere destini.
«Mostra di dar loro quello che vogliono» mi raccomandava sempre Strevj. «Poi, prenditi tutto.» Non l’ho mai dimenticato.
A conferma di un quadro familiare intricato sopraggiunge il cognato nonchè cugino di Rya, Strevj, personaggio comprimario superbo: mentore sublime e diabolico, affascinante come solo un demone può essere, abile tessitore di destini, raffinato manipolatore di menti, ferrato stratega.
Rya ne evoca le parole nei momenti più difficili, quando si sente persa, preda della solitudine e dell’incertezza mostrando da una parte una profonda dipendenza affettiva e emotiva e dall’altra un coriaceo senso appartenenza familiare, a cui si appiglia per resistere. Basterà questo legame ad aiutarla a sopravvivere? Trovare un nuovo equilibrio per rispondere al cambiamento diventa la sua sfida, accettare la presenza di Nemi la sua rivalsa.
Pur avendolo visto solo da lontano, avevo capito subito chi fosse l’uomo che chiamavano Nemi: quando compariva, i ragazzi gli si stringevano intorno, creavano capannelli, lo consultavano riguardo a ogni cosa. Lui parlava poco, osservava tutto, impegnato a dar retta a più persone contemporaneamente, e aveva sempre atteggiamenti spicci, quasi scostanti. Eppure, l’intera Mejixana gli si rivolgeva con rispetto. Non solo, c’era dell’altro: sguardi strani. Sembrava gratitudine. O amore.
Personaggio carismatico e controverso, che a tratti affascina e in altri casi si disprezza, capace di atti di eroismo e atteggiamenti crudeli: un anti-eroe dal fascino magnetico e misterioso. Sarà lui a offrire a Rya gli strumenti necessari ad affrontare le avversità, a difenderla ed insegnarle a resistere fuori dall’agio del palazzo, mostrandole il calore di una comunità accogliente, Mejixana, che si prende cura degli altri come una famiglia, crepando la spessa corazza di pregiudizio e certezze che Rya si è costruita addosso.
Guardavo Mejixana con occhi spalancati: un universo nel quale le persone non si muovevano come ombre rarefatte, ma dove uomini e donne potevano passare del tempo insieme senza che nessuno vedesse in questo niente di sconveniente. Un mondo dove ci si poteva abbracciare senza il terrore di sgualcire il vestito.
Un luogo importante che ricorrerà spesso nei dialoghi e nei sogni dei protagonisti, emergendo dai ricordi come simbolo di pace e rinascita. Un posto dove poter ritornare per essere protetti e ricominciare una nuova vita.
E’ qui che Rya conosce Isan, medico del villaggio ed amico fraterno di Nemi. Un uomo dall’animo buono, sempre pronto ad aiutare gli altri che instaurerà con lei un’amicizia basata su un istintivo senso di protezione, che si trasformerà ben presto in un’infatuazione dalle implicazioni pericolose. Un personaggio pieno di ombre e un pesante passato da dimenticare, che non mancherà di suscitare emozioni contrastanti nel lettore, come avviene del resto per altri personaggi, tra cui Alher, enigmatico fratellastro di Nemi.
Un bell’uomo. Tuttavia, provai per lui un’immediata repulsione. Quel sorriso sornione faceva del fratellastro una persona dalla quale guardarsi. Non mi fidavo di lui e non capivo perché Nemi la pensasse diversamente. Non lo ha mai capito nessuno.
Non vi è pagina in cui si possa evitare la domanda: vittima o carnefice? Chi salvare e chi no? Forse nessuno è totalmente innocente o colpevole, sono le sfumature infatti a rendere tutti i personaggi presenti autentici e fallibili, soprattutto Rya, caratterizzata a dovere da una natura poliedrica che la rende un personaggio articolato e finemente costruito.
Una donna astuta che si ama e si odia, che si stima per alcuni aspetti e detesta per altri; in lei ci si incarna e allo stesso tempo si rifugge, quasi a fungere da cassa di risonanza per un milione di errori che si possono commettere nella vita, e soprattutto in amore.
Sì perchè in questa saga sovrasta su tutto una tumultuosa storia d’amore tra la protagonista e Nemi, capo dei ribelli, acerrimo nemico prima, salvatore poi, fino a divenire l’uomo in grado di farle provare emozioni sconosciute, incutendole una timorosa e inspiegabile attrazione. Una persona che perderà e ritroverà più volte nel suo lungo viaggio e al quale resterà connessa col pensiero sempre, nonostante la natura oscillante della loro relazione che spesso appare più una perenne sfida a concedersi fiducia.
«Ho avuto accanto per mesi una principessina capace di rendersi odiosa con le sue continue lagnanze da bambina viziata, cosa che per altro siete. Adesso, invece, scopro una creatura diversa: voi vedete tutto, sentite tutto, specie quando ne avete meno l’aria. Voi ricordate e analizzate. E, quel che è più sorprendente, siete abbastanza furba da far sì che chi vi è accanto riesca a sottovalutarvi, così da avere campo libero.»
Segreti inconfessabili e la scoperta di un sentimento reciproco sono le fasi finali che chiudono questo primo volume, che si conclude con la separazione dei due protagonisti. Un allontanamento non voluto che non possono evitare. Per fuggire da chi? La fine di un viaggio che li segnerà per sempre e che sarà per Rya un’esperienza vitale a fpermetterle di affrontare quanto l’aspetta nei capitoli successivi.
SACRIFICE, Libro 2
Come prennuncia il titolo, questo secondo volume parla di rinuncia, privazione, sacrificio. Per chi? Per amore, per Nemi.
Adesso, invece, tutto era cambiato, e così rapidamente che io stessa faticavo a riconoscermi. Ma questo era quanto: se volevo che Nemi fosse liberato, potevo contare solo sulle mie forze.
Una discesa verso le oscure profondità di una dimensione dove metterà in gioco ogni cellula del suo corpo, ogni fibra della sua mente, solo per lui.
Stavolta Rya è sola, senza Nemi. Il viaggio che ha davanti a sè non prevede di attraversare foreste, guadare fiumi o cercare radure in cui riposarsi sporcandosi di fango. No, stavolta l’itinerario che intraprende la conduce in un luogo chiuso da mura, oscurato da finestre barricate da assi di legno impenetrabili in cui a sporcarsi non saranno le sue vesti bensì l’anima. Un’esperienza così devastante che cambierà il suo cuore, fino ad indurirlo per difendersi dal dolore e dall’assenza della protezione di Nemi e dalla guida della sua famiglia.
Nel mio universo, il firmamento era silente e vuoto, stillava lacrime che le nuvole non asciugavano. Mi sentivo tremendamente sola, eppure non riuscivo a biasimare Nemi per avermi abbandonata.
Scendere a patti potrebbe essere facile per una come Rya, abituata ad assistere agli intrighi di corte, a presenziare alle manovre per compiacere chi conta ma nessun compromesso è possibile se non si ha niente da mangiare, se si è soli e affaticati. Nessuno le ha mai spiegato cosa fare se si è costretti a elemosinare perchè non si ha più niente, nessuno le ha mai detto cosa sia la fame vera, a parte Nemi. A riecheggiare nella mente di Rya, quasi come fosse un conforto ma anche un’illuminazione, il tempo passato nella foresta con il capo dei ribelli, che le appare come un fantasma nei momenti più difficili, come fosse in preda ad un perpetuo flusso di coscienza. Adesso, spossata dalla privazione ma più lucida di prima, ne comprende ogni parola, ogni monito quando da viziata principessa si lamentava per ogni schiocchezza.
Non ero più la principessa di Temarin che elargiva elemosine. Adesso ero esattamente come loro. Non potevo elargire più niente.
Ed insieme a Nemi, il ricordo dell’amata sorella:
«Non dimenticare mai chi sei».
Parole come un faro nella notte, l’unico appiglio a cui attaccarsi per non essere inghiottita da buio dell’oscurità di un inferno indicibile, fatto di polvere e squallore. Una caduta verso il basso fatta per ingenuità, inesperienza, per spirito di sacrificio e per amore. Una scelta di cui dovrà pagare un prezzo altissimo ma mediante cui Rya cambierà pelle, una trasformazione inevitabile in donna: da giovane promessa regina chiusa in una gabbia dorata a prostituta imprigionata in un postribolo costretta a vendere il proprio corpo.
Lottavo contro la vergogna. Respiravo e sentivo odore di decomposizione, in quel luogo lindo e profumato. La mia decomposizione. Gli ultimi brandelli di un’innocenza che, fino a quel momento, avevo difeso con le unghie e con i denti, se n’erano andati.
Eppure, per quanto tutto sembri perso, per quanto il precipizio sia imminente, Rya non smette mai di lottare per sopravvivere. La bellezza di questo volume è in questa stremante lotta, quella di una giovane donna che resta in piedi, nonostante tutto, salvandosi da sola, senza la protezione di nessuno. Un messaggio forte, profondo che vibra tra le pagine di questo libro potente, magistralmente scritto e che trascina il lettore risvegliando i sensi, fino a sentire gli odori della cucina, l’olezzo delle stanze e l’aroma di acquavite.
Era bello. Ero libera. Il bordello svaniva. Non ero più una colomba, non avevo mai avuto un uomo all’infuori di mio marito, colui che mi avrebbe incoronata regina di Idrethia. Ero ancora giovane e frivola, interessata solo ai bei vestiti e ai balli. Un altro piccolo sorso. Un altro ancora. Una piccola aggiunta di acquavite nel bicchiere.
In questo luogo abitato da anime perse e rassegnate, Rya conoscerà un’umanità inattesa, nascosta ma fatta di gesti insospettabili di amore, da persone come Melina, vergine-puttana, che diventerà per lei un’amica e una protettrice dalle cattiverie delle altre prostitute; Roxile, orfana – bambina che diventerà gradualmente la sua ragione di vita. L’iniziale ostilità di Rya verso la bambina pian piano germoglia in affetto per divenire poi amore incondizionato. Un processo bellissimo, che coincide con un intenso risveglio emotivo, una rinascita dopo essere caduta nell’obio.
Incontri salvifici quindi che contribuiranno al suo totale cambiamento, in un conflitto perenne tra disperazione e speranza, tra morte e vita. Sacrifice è un lungo viaggio nel buio della notte più oscura, in cui Rya perderà moltissimo, ma salverà sempre la sua dignità.
Alsisia mi aveva dato un’educazione, ma nessuno aveva mai pensato di forgiare il mio spirito. Ci aveva pensato il bordello.
Domani segue la recensione degli altri due capitoli.