L’UOMO NERO NON ESISTE di Simona De Cupis

L’UOMO NERO NON ESISTE di Simona De Cupis

Titolo: L’uomo nero non esiste
Autore: Simona De Cupis
Serie: Autoconclusivo
Genere: Narrativa
Narrazione: Prima persona
Tipo di finale: Concluso
Editing: ottimo
Data di pubblicazione: 17 Settembre 2020
Editore: Self-Publishing

TRAMA


Anna tiene a bada il dolore di un trauma subito da bambina, adottando la tecnica della sua famiglia: l’oblio. Ne dimentica dinamica ed artefice, custodendo dentro di sé solo l’eco dell’umiliazione subita. Per lei sarà l’Uomo Nero, senza un volto né un nome, che le ha rubato la pace. Sospesa tra il reale e l’immaginario, Anna fugge alla ricerca di storie e personaggi speciali che le permetteranno di non soccombere alla sofferenza. La fuga però non le porta leggerezza, non la libera dal peso della ferita, che si riapre ogni volta che un uomo si affaccia nella sua vita. Stanca del sogno di scrivere, rinuncerà al suo lato magico, a cavalcare unicorni e a scorgere fate dietro ai fiori, prendendo decisioni ‘concrete e mature’ per il suo futuro, mutilandosi però di ogni tipo di incanto. Tuttavia, sarà proprio l’intervento di un personaggio speciale che le consentirà di accogliere il ricordo di ciò che è stato. Avrà ogni tipo di risposta tranne una: cosa definisce ciò che noi chiamiamo reale?

RECENSIONE


“Ho sempre pensato di essere congenitamente incapace di affrontare il dolore. I miei genitori avevano trasmesso a me e ai miei fratelli la loro paura nei confronti della sofferenza, mostrandoci come unica tecnica di sopravvivenza la fuga.”


Anna fa proprio così, fugge dai ricordi e dalla gente dopo un evento traumatico di cui ha volutamente dimenticato l’essenza e i contorni, ma non il dolore che le ha provocato e che continua a fare male. Taglia i contatti con la sua famiglia perché non si è sentita protetta e compresa da loro e si rifugia nei libri.


Quella scelta mi rese libera, anche se, oggi, a distanza di tempo, mi chiedo quanto ci fu di realmente mio in quella decisione e quanto quella dimensione fatta di carta, inchiostro e polvere di fata mi abbia aiutata a diventare la persona che sono.”


Anna è così satura di giustificazioni, silenzi, bugie, speranze deluse che per poter sopravvivere al suo disagio e al senso di vuoto, si rilassa con il profumo della carta stampata, si abbandona alla fantasia dei libri che legge e delle storie che prova a scrivere. Ma neanche i libri riescono ad aiutarla del tutto perché quando chiude la mente dalle storie e rientra nella vita reale, ordinaria e monotona, allora il batticuore riprende e l’ansia le attanaglia la gola non facendola respirare. Tutto per quel dolore lacerante che si porta dentro, tutta colpa di quell’Uomo Nero che non riesce a visualizzare ma che le sta portando via la vita. L’autrice svela piano piano i ricordi di Anna e questo alone di mistero, pagina dopo pagina, invoglia alla lettura.

Il rapporto di Anna con la famiglia è molto conflittuale, sia con i genitori che con i fratelli e leggendo se ne capisce il motivo. Chi invece riesce a starle accanto e a capirla è il suo amico Andrea che con il suo amore fraterno, le sue parole confortanti la riporta al presente e le dà conforto e spinta per andare avanti.


Era la mia roccia, lo scoglio immune all’erosione del tempo, un esempio che avrei tanto voluto seguire.


Ad Anna non basta tutto questo, ha bisogno di più. Ed ecco che inaspettatamente dentro una libreria incontra Alexander, un uomo misterioso e intrigante, anche lui scrittore che la aiuta ad uscire dal suo blocco non solo nella scrittura ma nella vita. Le insegna far parlare i personaggi che ha in testa e a completare finalmente il suo libro, la attira con il suo sorriso impertinente e fa in modo che Anna rovisti tra i suoi ricordi e guardi in faccia le sue paure. Alexander le fa conoscere la passione e l’amore e Anna accoglie questo sentimento nuovo e ne sarà sorpresa, lei che non faceva avvicinare nessuno, adesso è pronta ad aprire il suo cuore.

L’autrice racconta la storia con un linguaggio semplice, scorrevole ma molto toccante e il messaggio che vuole trasmettere e che esce prepotente dalle pagine è quello  di rinascita e di speranza: riuscire a tirare fuori L’Uomo Nero significa togliergli importanza e poter dire che non esiste.


Ho capito che per guarire avrei dovuto guardare in faccia quella paura, riconoscerla, afferrarla e lanciarmici dentro per vedere cosa ci fosse dall’altra parte. Avevo trascorso troppo tempo a girarle attorno. Mi sono presa per mano e mi sono buttata nel fuoco, tenendo stretto tutto il coraggio di cui disponevo”.


Il finale è arrivato inaspettato a sorprendermi poi ho capito che la realtà e il sogno sono due mondi distinti e inconciliabili perché hanno regole e leggi diverse; bisogna imparare a prendere il meglio da entrambi, a volare con la mente tra le fate e al tempo stesso essere proiettai verso il futuro; accogliere il passato senza sacrificare pezzi di noi stessi.


“ Ero fragile e forte, concreta e frivola, ero capace di amare e di perdere, perché, ora lo sapevo, avrei scelto di non soccombere fuggendo”.


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