
COME VENTO CUCITO ALLA TERRA di Ilaria Tuti
Titolo: Come vento cucito alla terra | |
Autore: Ilaria Tuti | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Narrativa storica | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: Chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: 7 giugno 2022 | |
Editore: Longanesi |
TRAMA
Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell’indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite.
Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine.
L’invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d’ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un’impresa folle e necessaria. È per me un’autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere.
A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.»
Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto.
Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.
RECENSIONE
Potrei iniziare questa recensione riferendomi alla tematiche che spesso si ritrovano nei romanzi ad ambientazione storica e cioè la difficile condizione della donna nel IX secolo, le lotte che sono state portate avanti per il riconoscimento di diritti fondamentali, tanto più in un’epoca sanguinosa come quella del primo conflitto mondiale.
Certamente tutti questi temi sono presenti e trattati impeccabilmente dall’autrice, per usare una terminologia che credo lei apprezzerebbe, sono intessuti perfettamente nella trama che ha costruito.
Penso però che questo libro sia riuscito ad avvalersi degli argomenti su citati per raccontare in realtà un’esperienza che va molto al di là di queste specifiche tematiche o per meglio dire, che le ha utilizzate per raccontare qualcosa che può applicarsi anche a molti altri ambiti e che non conosce epoca, né differenza tra uomini e donne di ieri e di oggi.
Questa secondo me infatti è una storia sul cambiamento e sulla speranza, uno imprescindibile dall’altra.
Sì può affrontare una metamorfosi senza la speranza che ci porti a una condizione migliore?
Il cambiamento di cui racconta Ilaria Tuti è un concetto ampio, che non si riferisce solo alla delicata e quanto più precaria condizione delle prime donne chirurgo protagoniste del romanzo, impegnate nella professione medica in un ambiente ostile e conservatore, ma abbraccia anche gli altri personaggi e molti aspetti delle loro esistenze.
Trovare il proprio posto nel mondo senza dover rinunciare alla propria identità.
Non è semplice nemmeno oggi.
La società in cui viviamo non ama il cambiamento, né la diversità, e queste donne possono testimoniarlo. Non è forse il vostro cammino simile al loro? Si chiama emancipazione. Significa affrancarsi da pregiudizi e catene, significa essere liberi.
Sono molti i processi di cambiamento che avvengono all’interno del romanzo: le donne protagoniste intraprendono una salita impervia per arrivare a conquistare il posto che desiderano avere nella società, una salita durante la quale lasceranno delle parti di sè per acquisirne altre nuove.
La stessa Cate la protagonista alla fine del libro non è più la stessa donna che parte con le dottoresse alla volta della Francia per lavorare in un ospedale gestito interamente da donne, come accadrà agli uomini tornati dal fronte.
Tutti loro, tra cui Alexander l’altro protagonista, dovranno affrontare molte trasformazioni che richiederanno di mettere tutto in discussione, una rivoluzione interiore e non solo, volta a scardinare convinzioni e ideologie radicate nelle coscienze, e che richiederanno grande coraggio e forza per essere sovvertititi.
Padri, figli, amici, uomini e donne che si incontreranno e si scontreranno nel delicato processo del cambiamento, investiti dall’inevitabile scossone che ha origine quando il vecchio deve lasciare posto al nuovo.
Ci hanno chiamato ’nuove donne’. Ora vogliono capire che tipo di ’nuovi uomini’ tentiamo di forgiare qua dentro.»
Ilaria Tuti racconta le metamorfosi che affrontano i personaggi del libro con assoluto realismo, utilizzando parole concrete ma dal grande potere espressivo, non c’è leggerezza dove non può essercene ma senza pesantezza, c’è intensità a tratti dominante a tratti velata, c’è riflessione : si possono toccare le emozioni di un’epoca lontana ma non poi così tanto purtroppo, come quella in cui è in corso la guerra.
Si possono sentire la paura, lo smarrimento, la fatica nell’affrontare un processo lento, difficile, doloroso che spesso richiede un prezzo da pagare.
Un concetto con cui mi trovo pienamente d’accordo ben espresso in passaggi come questo:
Ogni trasformazione portava con sé almeno un tradimento. Di aspettative, di speranze, di promesse, di legami.
Se da un lato la trasformazione è sacrificio, perché bisogna tradire i se stessi di prima per permetterle di compiersi, nello stesso tempo però è alimentata dalla speranza: Ilaria Tuti bilancia perfettamente gli aspetti più difficili con quelli positivi, quella spinta verso il futuro, il desiderio di migliorare, la speranza appunto, che è il motore che spinge i protagonisti a non desistere, a ricominciare ogni volta che si deve farlo.
Quella che aiuta a sopravvivere all’orrore della guerra dove l’umanità sembra perduta, sepolta sotto le macerie fumanti dei bombardamenti in mezzo ai quali trova però sempre modo di resistere, nella bellissima immagine dei papaveri rossi, che colpiscono l’occhio già in copertina, nella sfumatura di quel rosso acceso che brilla in mezzo alla distruzione.
Tra i diversi richiami alla natura che fa l’autrice spiccano sicuramente quelli legati al titolo che rappresentano i due giovani protagonisti delle vicende.
Il riferimento al vento e alla terra sono calzanti nel rappresentare il temperamento di entrambi: un moto interiore sempre irrequieto il vento che anima la dottoressa, la solidità della terra in Alexander.
Ho apprezzato in particolare lo stile di questa talentuosa autrice mia conterranea, che mi verrebbe da definire affinato, senza la “r”: a ogni pagine si sale di livello, proprio come se da una riga all’altra lo stile si affinasse, elegante ma non pomposo, coerente con l’epoca, lieve e leggero a tratti, intenso e struggente nella giusta misura.
Molto ben delineata anche l’abilità di costruire l’intreccio su un’ossatura in cui includere molti personaggi storici, realmente esistiti.
Tra i tanti messaggi di cui l’autrice fa messaggere le sue pagine quello che ho più apprezzato è sicuramente quello della fratellanza.
Che diventa sorellanza nel caso di queste audaci donne che si sono fatte pioniere in un’epoca quanto mai oscura.
Andrew, Cecil, Oliver, Samuel e Alexander in un’altra vita non si sarebbero mai incontrati, probabilmente, né riconosciuti come pari, ma nelle difficoltà erano diventati fratelli.
Penso che il combustibile che mantiene accesa la speranza del cambiamento risieda soprattutto in questo concetto.
Sarà sempre arduo comprendere come l’essere umano possa essere capace di annientarsi reciprocamente tanto quanto è in grado di sostenersi e cooperare per sopravvivere.
Probabilmente perché ogni medaglia ha due facce e nello stesso modo l’umanità ha due lati.
Questa autrice ha indagato entrambi con maestria, attraverso un racconto che ti tiene incollato alle pagine, in un susseguirsi di parole che hanno avuto il potere di fendere l’animo del lettore come il vento più impetuoso e nello stesso tempo essere luogo fertile in cui far attecchire messaggi di speranza e di amore, come la terra più solida.
Chapeu.