
99 GIORNI di K.A. Tucker
Titolo: 99 giorni | |
Autore: K.A. Tucker | |
Serie: Burying Water Vol. 1 | |
Genere: Contemporary Romance | |
Narrazione: Prima persona (POV alternato) | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: Ottimo | |
Data di pubblicazione: Febbraio 2016 | |
Editore: Self publishing |
TRAMA
E se un giorno ti svegliassi e non ricordassi chi sei?
Dall’autrice dei bestseller Dieci piccoli respiri e Quattro secondi per perderti
Abbandonata nella campagna dell’Oregon, dove la credono morta, una giovane donna sfida ogni previsione e sopravvive, ma quando si sveglia non ha alcuna idea di chi sia, o di cosa le sia successo. La donna si dà il nome di Acqua, per un piccolo tatuaggio che scopre sul suo corpo, il solo indizio di un passato che non ricorda. Accolta da Ginny Fitzgerald, una signora irascibile ma gentile che vive in una fattoria, Acqua comincia lentamente a ricostruire la propria vita. Ma mentre cerca di rimetterne insieme i frammenti, altre domande si fanno strada nella sua mente: chi è il vicino di casa che in silenzio lavora sotto il cofano della sua Barracuda? Perché Ginny non gli fa mettere piede nella sua proprietà? E perché Acqua sente di conoscerlo? Jesse Welles non sa quanto tempo ci vorrà prima che la memoria di Acqua riaffiori. Per il suo bene, Jesse spera che non accada mai. Per questo cerca di tenersi alla larga da lei. Perché avvicinarsi troppo potrebbe far riemergere cose che è meglio lasciare sepolte. Ma si sa, l’acqua trova sempre una strada per tornare in superficie…
RECENSIONE
«Cosa è stato? Solo un brutto sogno? Oppure… era un ricordo»
L’importanza del ricordo ha un valore inestimabile. Si dice che si tratti del filo conduttore che lega il passato col presente, tessendo la tela di ciò che costruisce il futuro. Ricordare amplifica e offre la possibilità di dare valore stesso all’esperienza.
Questo romanzo, il primo che leggo di questa autrice, fonda le sue basi sulla ricostruzione di una giovane vita, quella della protagonista Jane, alias Alexandria, che in attesa di ritrovare la sua identità si farà chiamare Acqua. Una scelta dettata da un elemento che fluisce, si adatta, nasconde ma riesce anche a svelare ciò che ha sotto.
Anche io voglio essere come l’acqua. Voglio essere volitiva, andare dove sono destinata ad andare». Le sfioro la guancia con il naso. «Sei qui, giusto?». Trattiene il fiato e si stacca per voltarsi e guardarmi in faccia, l’eccitazione che le brilla negli occhi. «Adesso so quale tatuaggio voglio».
Un tatuaggio, frammenti di sensazioni che confondono e rassicurano insieme a tantissime domande troppo difficili da capire sono tutto quello che resta a questa giovane ragazza dal volto deturpato e un dolore pesante che si porta dentro ma di cui ignora ogni origine.
Tra queste pagine intrise di fatica emotiva e voglia di ricominciare a vivere, l’autrice è bravissima a disseminare cauti ma basilari indizi per aiutare gradualmente il lettore, sempre più coinvolto in un saliscendi di flashback e momenti presenti, da comporre come un mosaico fatto di migliaia di pezzi sparsi, a trovare il filo conduttore della storia.
Quando Acqua viene aiutata dalla dottoressa che le ha salvato la vita e dal marito sceriffo a uscire dall’ospedale non comprende esattamente le ragioni di cosa l’abbiano portata lì, ma la solitudine la attanaglia al punto da non avere scelta. La sua mente è una tela bianca, così vuota da accecarla. L’unico appiglio? L’istinto di sopravvivenza che reclama la sua seconda possibilità.
Osservo e mi chiedo che cosa renda le persone quelle che sono. È la somma dei comportamenti appresi e delle esperienze fatte? E se loro, com’è accaduto a me, non potessero ricordare quelle esperienze, farebbero comunque le cose nello stesso identico modo? O se ne discosterebbero? Quanto sono simile a quella che sono stata un tempo?
Acqua si trova così una nuova casa grazie a Ginny, l’anziana burbera vicina di casa della dottoressa e lo sceriffo, che decide di accoglierla tra le sue mura. Quello che nascerà tra loro sarà un lento e indissolubile legame fatto di silenzi, rispetto e senso di protezione.
A rendere questo romanzo ancora più avvincente è il percorso che Acqua compie, giorno dopo giorno, per ritrovare sé stessa. L’unico faro di cui può servirsi sono le sensazioni più fisiche, la familiarità dell’odore di un profumo, l’intensità di due occhi che non riesce a definire.
Sono catturata dal suo sguardo intenso. Mi invade la sensazione di qualcosa di familiare nel momento in cui fisso con attenzione gli occhi che assomigliano a quelli del padre–sormontati da spettacolari sopracciglia e così scuri che potrebbero passare per neri.
Chi è Jesse? Un semplice meccanico, qualcuno di cui aver paura oppure di cui fidarsi?
99 giorni è una storia che avvolge, cattura e convince. Il tempo che scorre avanti e indietro per creare la trama di un puzzle a tratti cupo e crudele, composto di ricordi terribili, pericolosi e pezzi di un passato che sembrano tornare a galla da un momento all’altro, così dirompenti da fare male, ferire nell’anima.
Due giovani vite, un passato oscuro, verità da ritrovare, un presente appeso ad un filo, sottilissimo.
Un romantic suspense da leggere tutto di un fiato, per riscoprire quanto in un mondo veloce come il nostro, a tratti isterico, dove tutto si consuma in un battito di ciglio, in uno scambio di chat, la memoria sia una parte da tutelare e proteggere.
Riappropriarci della capacità di ricordare serve a recuperare il valore del nostro tempo presente, e interiorizzare le esperienze che facciamo per lasciarne traccia in noi, imprimendo le nostre emozioni.